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Tirocini, per la nuova legge in Sardegna spunta la sottocommissione di esperti

Mancano dieci giorni esatti alla scadenza del 24 luglio entro cui tutte le Regioni italiane dovrebbero recepire con una propria normativa le indicazioni contenute nelle linee guida nazionali sui tirocini extracurriculari. A poco più di una settimana dal termine, a che punto è la Regione Sardegna? Mariano Ignazio Contu, assessore al Lavoro e alla formazione professionale dal   14 marzo 2013, non ha mai risposto alla richiesta di intervista che la Repubblica degli Stagisti ha inviato a lui e alla sua segreteria più di un mese fa. Lucia Andria, addetto stampa dell'assessorato, ha però spiegato brevemente lo stato dell'arte: «Il 17 giugno si è riunita la Commissione regionale servizi e politiche del lavoro, organo permanente di concertazione e consultazione delle parti sociali, composta dall'assessore regionale del lavoro, dagli 8 assessori provinciali del lavoro, dai rappresentanti sindacali Cgil, Cisl Uil e Ugl, dai rappresentanti delle associazioni datoriali, del mondo della scuola e delle università, e dalla consigliera di parità. Poiché la materia è complessa e molto specifica, la Commissione ha delegato una sottocommissione tecnica che ha il compito di preparare una proposta che sarà la base per la nuova normativa regionale. La sottocommissione ha iniziato i lavori, ma non siamo ancora in grado di dire nulla sul rispetto della scadenza indicata dalla linee guida». Marinora Di Biase, segretaria regionale della Cgil conferma le informazioni date dall'addetto stampa ma è decisamente meno cauta sulla possibilità che la legge sia pronta nei tempi giusti: «È davvero difficile, per non dire impossibile, che la deliberazione di giunta sui tirocini sia approvata entro il 24 luglio. La sottocommissione tecnica, composta da 8 funzionari provinciali, dall'agenzia regionale del lavoro, dai funzionari dell'assessorato del lavoro e da un rappresentante per le parti sociali e datoriali, si è riunita una sola volta finora; quando avrà preparato una proposta di testo la dovrà portare all'esame della Commissione regionale servizi e politiche del lavoro. Sono già emerse posizioni molto diverse tra le varie parti sociali, quindi credo che questo passaggio in Commissione porterà via il suo tempo per consentire un adeguato confronto. A quel punto la palla passerà alla giunta, che adotterà una Dgr che dovrà essere poi ratificata dal Consiglio. Realisticamente, non credo plausibile che tutto ciò si possa concludere entro il 24». Sul testo che sta prendendo forma al tavolo tecnico c'è per ora il massimo riserbo da parte della Regione: «Non è ancora possibile dire nulla sulla disciplina di dettaglio, perché la sottocommissione sta ancora discutendo su come recepire le indicazioni contenute nelle linee guida», spiega Lucia Andria.  Non resta che chiedere qualche indiscrezione al sindacato. La Cgil fa sapere che è ancora presto per capire quali indirizzi prenderà la sottocommissione per stendere la bozza di testo. Sostiene anche di non saper prevedere se le indicazioni contenute nelle linee guida saranno accolte pienamente o se si preferirà inserire delle deroghe su qualche punto per venire incontro alle specifiche esigenze della realtà sarda. Per quanto riguarda l'indennità di partecipazione per gli stagisti, annuncia che è plausibile aspettarsi una cifra compresa tra 300 e 500 euro.Ad oggi, la Sardegna non si è data alcuna normativa regionale che disciplini la materia, a differenza di altre Regioni che avevano legiferato già prima dell'arrivo della linee guida nazionali - e cioè Toscana, Abruzzo, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Provincia Autonoma di Trento e Piemonte. Eppure il fenomeno stage è tutt'altro che irrilevante sull'isola. In base ai dati Unioncamere-Excelsior, nel 2011 in Sardegna sono stati attivati 5.240 stage solo nelle imprese private. Secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, a questi bisogna aggiungere circa 3mila tirocini presso gli enti pubblici e almeno mille nella associazioni non profit, per un totale di più di 9mila stage complessivi. Sempre secondo i dati Unioncamere-Excelsior, la percentuale di laureati/laureandi è del 39,2%, molto più alta della media nazionale (31,9%), e lo stage sfocia in un contratto solo nel 9,7% dei casi.  Nonostante le scarse opportunità di inserimento, i giovani sardi restano molto interessati alle opportunità di tirocinio. Lo dimostra quanto accaduto il 15 gennaio, quando l’Agenzia regionale per il Lavoro è stata sommersa di richieste per i tirocini formativi con voucher 2013 e ha dovuto chiudere anticipatamente il click day sul portale Sardegnatirocini.it. Sul piatto c'erano 1.500 stage semestrali con voucher da 500 euro mensili messi a disposizione dal Por del Fondo Sociale europeo 2007-2013 della Regione Autonoma della Sardegna.L'iniziativa era già stata promossa l'anno scorso con modalità analoghe e anche allora le richieste erano state numerosissime. Nel 2012 erano stati 3.500 i tirocini di formazione e orientamento attivati dall'Agenzia regionale per il lavoro grazie a un investimento di 10 milioni di euro. Tuttavia la Repubblica degli Stagisti aveva già segnalato inquietanti "anomalie", che si sono ripresentate anche nell'ultimo bando: anche nel 2013, infatti, le figure più richieste sulla "vetrina domanda e offerta" risultavano essere baristi, camerieri, commessi, e persino braccianti agricoli e addetti alle pulizie. Una caffetteria, per esempio, cercava un «aiuto banconiere» per «allestire e/o sistemare il banco frigo o le vetrine; avviare i macchinari (lavastoviglie, macchina da caffè); prendere le ordinazioni; preparare e pulire il bancone; accogliere i clienti; vendere al pubblico i prodotti; esporre cibi», mentre un negozio offriva un tirocinio formativo a un «commesso/a per spostamenti, consegne, montaggio bombole gas». Leggendo gli annunci delle aziende che attraverso il portale www.sardegnatirocini.it cercano stagisti ci si accorge cioè che nella maggior parte dei casi i tirocinanti andrebbero a svolgere mansioni di basso e bassissimo profilo, che richiederebbero in realtà una fase di formazione molto rapida e potrebbero essere più correttamente formalizzati attraverso contratti di apprendistato. Si tratta di un impiego delle strumento tirocinio in netto contrasto con quanto stabilito dalle linee guida concordate in sede Conferenza Stato-Regioni, che affermano: «al fine di qualificare l'istituto e di limitarne gli abusi, si concorda sui seguenti principi: a) il tirocinio non può essere utilizzato per tipologie di attività lavorative per le quali non sia necessario un periodo formativo; b) i tirocinanti non possono sostituire i lavoratori con contratti a termine nei periodi di picco delle attività e non possono essere utilizzati per sostituire il personale del soggetto ospitante nei periodi di malattia, maternità o ferie né per ricoprire ruoli necessari all'organizzazione dello stesso». Non resta che attendere il testo della nuova normativa sarda che, se recepirà in toto le indicazioni contenute nelle linee guida, si troverebbe di fatto a rendere illegali gli stage che la Regione stessa ha promosso fino a pochi mesi fa.Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Lombardia / C'è attesa per il 25 luglio: che norme introdurrà la giunta Maroni?- Friuli / L'assessore promette: «Indennità di 500 euro e regolamento entro fine luglio»- In Abruzzo la nuova legge sugli stage «c’è già e funziona bene», il vicino Molise insegue- Trento e Bolzano / Niente stage dopo un anno dalla fine degli studi: «Altrimenti si fa concorrenza ai veri contratti»- Liguria / Tirocini, al via gli incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?- Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassa- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio» E leggi anche:- Un censimento degli stagisti e dei praticanti negli enti pibblici: appello al ministro D'Alia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza

Friuli, l'assessore promette: «Indennità di 500 euro e regolamento entro fine luglio»

La giunta guidata da Debora Serracchiani si è insediata nella sede regionale di Piazza Unità d'Italia a Trieste da appena due mesi, ma il neoassessore al Lavoro Loredana Panariti ha già le idee piuttosto chiare riguardo alla nuova normativa sui tirocini extracurriculari e ha ben presente l'incombente scadenza del 24 luglio entro cui tutte le Regioni italiane dovrebbero recepire le indicazioni contenute nelle linee guida emanate a gennaio: «Il Friuli Venezia Giulia è a buon punto. Entro il termine del 24 luglio sarà adottato il provvedimento, che è un regolamento previsto dalla legge regionale 9 agosto 2005 n. 18 (Norme regionali per l’occupazione, la tutela e la qualità del lavoro). Potrebbe esserci qualche giorno di ritardo solo nel caso subentrasse qualche difficoltà in sede di organismi consultivi.
 Abbiamo già in mano una bozza di testo e, non trattandosi di una legge ma di un regolamento, l’iter di approvazione è piuttosto snello: prevede il passaggio in Comitato interistituzionale e Commissione regionale del lavoro».Quali sono le principali novità in arrivo per i circa 4.500 giovani che, secondo i dati riferiti dall'assessore, svolgono ogni anno un tirocinio extracurriculare in Friuli Venezia Giulia? «È stato previsto un limite minimo di durata dello stage di 2 mesi e massimo di 6 mesi, per tutte le tipologie di tirocinio, con esclusione dei soggetti disabili. L’indennità minima è stata fissata in 500 euro e nel regolamento sarà previsto l’eventuale adeguamento nel tempo dell’indennità, attraverso decreto del Direttore competente». Ovvero: il compenso minimo potrà essere rivisto anno dopo anno perché possa crescere all'aumentare dell'inflazione. «Sono stati individuati anche i soggetti promotori: Centri per l’impiego, Università, Enti di formazione, Servizi di integrazione lavorativa, cooperative sociali», spiega Panariti.C'è un punto contenuto nelle linee guida, che peraltro non faceva che confermare la norma già in vigore sin dal decreto interministeriale 25 marzo 1998, n. 142, che sta sucitando qualche ribellione da parte di alcune Regioni: la questione della proporzione tra stagisti e organico aziendale. Si legge infatti nel documento della Conferenza Stato-Regioni: «Possono ospitare tirocinanti nei limiti di seguito indicati: a) le unità operative con non più di cinque dipendenti a tempo indeterminato: un tirocinante; b) le unità operative con un numero di dipendenti a tempo indeterminato compreso tra sei e venti: non più di due tirocinanti contemporaneamente; c) le unità operative con ventuno o più dipendenti a tempo indeterminato: tirocinanti in misura non superiore al 10% dei suddetti dipendenti contemporaneamente, con arrotondamento all'unità superiore». Ma la Sicilia, con la legge 9/2013, ha raddoppiato il numero massimo di stagisti “ospitabili” contemporaneamente e ha peraltro equiparato i dipendenti a termine con quelli a tempo indeterminato. La bozza di testo predisposta della giunta campana vede addirittura triplicato il tetto massimo del numero di tirocinanti in proporzione al numero di dipendenti. Entrambe le Regioni stanno includendo provvedimenti che si discostano in maniera significativa dalle linee guida concordate a gennaio. Andando a snaturare, su determinati punti, la ratio stessa delle indicazioni, e certamente non a favore dei più deboli. Come si sta muovendo su questo punto il Friuli? «Il nostro testo segue le indicazioni date dalle linee guida ma prevede una deroga per i datori di lavoro iscritti all’albo delle imprese artigiane». Ciò significa che le imprese artigiane, anche se sono costituite dal solo titolare e non hanno dipendenti, potranno comunque ospitare uno stagista: la deroga è stata pensata per favorire la riscoperta dei mestieri manuali da parte dei giovani e favorire il passaggio di un know-how artigianale che rischia di perdersi. Nessuna specifica sanzione in arrivo in Friuli per chi violasse le nuove regole, a differenza di quanto previsto da altre Regioni, come il Piemonte: «Le sanzioni sono quelle previste dalla linee guida nazionali, pertanto se il tirocinio nel corso delle verifiche a cura delle Direzioni territoriali del lavoro non dovesse risultare conforme alla disciplina regionale il personale ispettivo procederà a riqualificare il rapporto come di natura subordinata con relativa applicazione delle sanzioni amministrative applicabili in tali ipotesi». Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - In Abruzzo la nuova legge sugli stage «c’è già e funziona bene», il vicino Molise insegue- Trento e Bolzano / Niente stage dopo un anno dalla fine degli studi: «Altrimenti si fa concorrenza ai veri contratti»- Liguria / Tirocini, al via gli incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?- Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassa- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio» E leggi anche:- Un censimento degli stagisti e dei praticanti negli enti pibblici: appello al ministro D'Alia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza

In Abruzzo la nuova legge sugli stage «c’è già e funziona bene», il vicino Molise insegue

Chissà se gli stagisti molisani da un anno a questa parte stanno rimpiangendo i tempi in cui “gli Abruzzi” erano un’unica Regione. Mentre il Molise non ha ancora una normativa che disciplini i tirocini extracurriculari, il vicino Abruzzo ha infatti emanato già a marzo 2012 una deliberazione che prevede, tra le altre cose, un rimborso spese minimo di 600 euro mensili. Quindi, ad oggi, mentre a Campobasso e Isernia si svolgono ancora stage gratuiti, i cugini abruzzesi percepiscono già da un anno un’indennità che, peraltro, è la più alta d’Italia. La giunta dell’Aquila infatti è stata la prima a seguire l’esempio della Toscana, che nel gennaio 2012 aveva introdotto nuove tutele a favore dei tirocinanti, a cominciare dal diritto a ricevere un compenso mensile. Le linee guida nazionali emanate a gennaio 2013, cui ora tutte le Regioni sono chiamate ad adeguarsi, sono letteralmente modellate sulla legge toscana, tanto che a Firenze la giunta non ha bisogno di introdurre nessuna modifica alla normativa. Anche l’Abruzzo potrà evitare di legiferare nuovamente? La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto a Germano De Sanctis, dirigente regionale a capo della Direzione politiche attive del lavoro, formazione e istruzione [nella foto, a sinistra accanto all'assessore Paolo Gatti]. «Le scelte operate nella Dgr 154/2012 sono già sostanzialmente coerenti con le successive indicazioni contenute nelle linee guida. Tuttavia, data la natura sperimentale della deliberazione in questione, le parti sociali che compongono la Commissione tripartita, al momento dell’approvazione della deliberazione, si sono date appuntamento nel corso del 2013 per valutare l’impatto della riforma sul mercato del lavoro regionale e per trarne le debite conseguenze». È già possibile trarre un primo bilancio, a un anno pieno dall’introduzione della norma abruzzese? «Nonostante l'aumento del rimborso spese a 600 euro mensili previsto dalla nostra riforma dei tirocini nel 2012, il loro numero è rimasto pressoché costante, anche grazie alle nostre campagne promozionali di tale istituto giudico. In altri termini, una buona politica di incentivazione dei tirocini permette che vengano usati lecitamente e che svolgano realmente la loro funzione di "matching" lavorativo», spiega De Sanctis. «Si può affermare che la Dgr 154/2012 abbia disciplinato i tirocini extracurriculari, riportandoli nell’alveo di un loro corretto utilizzo, rispettoso dello spirito originario contenuto nelle disposizioni di legge nazionali, impendendone quindi un uso distorto». Purtroppo il dirigente regionale abruzzese non è in grado di fornire dati precisi sul numero di stage extracurriculari attivati nel 2012 e nel primo semestre del 2013, quindi non è possibile fare un’analisi dettagliata degli effetti della recente normativa abruzzese. Gli ultimi dati disponibili sono quelli relativi al 2011, quando sono stati almeno 9.600 gli stage attivati in Abruzzo: 5.690 quelli svolti presso aziende private, secondo i dati Excelsior Unioncamere, cui bisogna aggiungere, in base alle stime della Repubblica degli Stagisti, almeno mille tirocini effettuati presso le associazioni non profit e altri 2.800 negli enti pubblici. E grossomodo la metà di questi 9.600 dovrebbe essere qualificabile come extracurriculare.Un “vizio strutturale” dalla normativa abruzzese, così come di quella toscana e di tutte le altre che stanno prendendo forma in questi mesi, è il vuoto normativo che si sta creando sul numero massimo di tirocini attivabili presso uno stesso soggetto ospitante. Come la Repubblica degli Stagisti ha già evidenziato, le leggi regionali disciplinano esclusivamente gli stage extracurriculari (gli unici di loro competenza) anche per quanto rigarda la proporzione tra numero di stagisti ospitabili e organico aziendale. Se lo Stato, competente in materia di tirocini curriculari, non interverrà con una sua legge nazionale, niente impedirà a un’azienda o a un ente di affiancare a un numero ben regolamentato di tirocinanti extracurriculari un numero indefinito di stagisti curriculari, cui peraltro non è dovuto alcun compenso obbligatorio. Alla Repubblica degli Stagisti il problema sembra serio e il rischio di abusi molto concreto, nonostante la rassicurazioni di De Sanctis che assicura che, sebbene la legge abruzzese riguardi solo i tirocini extracurriculari, la Regione ha intenzione di prestare attenzione anche all’altra metà dell’universo stage: «L’Abruzzo è molto rispettoso dei limiti della sua competenza esclusiva e/o concorrente in materia. Pertanto, sui tirocini curriculari permane la sua massima disponibilità ad un confronto con le istituzioni dell’istruzione, per poter attivare anche tali percorsi. Per esempio, una linea d’azione del Programma Integrato Giovani Abruzzo tiene conto proprio di tale tipologia d’intervento».
Se dall’Abruzzo si scende poco più a Sud, in Molise la giunta è al lavoro proprio in questi giorni per mettere a punto la nuova disiclina sui tirocini extracurriculari. A breve quindi anche i circa 1.600 tirocinanti molisani (940 nelle imprese private nel 2011, circa 500 negli enti pubblici e 200 nelle associazioni non profit) saranno tutelati da una nuova norma regionale - almeno quelli che svolgeranno la propria esperienza formativa al di fuori di un percorso di studi. «Stiamo approntando proprio in questi giorni il testo della legge di iniziativa di giunta che adeguerà la normativa molisana alle indicazioni contenute nelle linee guida nazionali», spiega Vincenzo Rossi, dirigente responsabile del servizio Politiche per l’occupazione. «Pochi giorni fa la giunta ha adottato una proposta di legge che ora deve essere portata in aula di Consiglio per l’approvazione». A meno di un mese dalla scadenza del 24 luglio, ci sono i tempi tecnici necessari? «Ce la stiamo mettendo tutta. Il testo della proposta di legge è piuttosto snello, è composto da soli nove articoli. Confidiamo quindi in tempi d’approvazione rapidi. Si rimanderà poi a una direttiva di dettaglio più corposa di competenza della giunta». Ma cosa prevede il testo che a breve andrà all’esame del Consiglio regionale? «La proposta di legge ricalca in modo fedele le indicazioni contenute nelle linee guida, senza scostamenti significativi. L’indennità minima obbligatoria è fissata a 300 euro mensili per i tirocini formativi e di orientamento e a 400 per quelli di inserimento / reinserimento. I primi avranno una durata massima di 6 mesi, i secondi di un anno». Ora non resta che votarla.Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Trento e Bolzano / Niente stage dopo un anno dalla fine degli studi: «Altrimenti si fa concorrenza ai veri contratti»- Liguria / Tirocini, al via gli incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?- Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassa- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio» E leggi anche:- Leggi regionali sui tirocini: si va verso il caos e l'anarchia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza

Trento e Bolzano, niente stage dopo un anno dalla fine degli studi: «Altrimenti si fa concorrenza ai veri contratti»

In Alto Adige la delibera di giunta che introdurrà nuove norme sugli stage sarà approvata a giorni: «entro la fine di giugno» assicura alla Repubblica degli Stagisti Michael Mayr, direttore dell'Ufficio servizio lavoro, struttura responsabile dei centri per l'impiego nella Provincia autonoma di Bolzano. La delibera, stando alle prime anticipazioni, non si limiterà a ricalcare pedissequamente le indicazioni contenute nelle linee guida emanate a gennaio in sede Conferenza Stato-Regioni. Lo scostamento più importante riguarderà la riorganizzazione delle tipologie di tirocinio extracurriculari previste. «Per noi non esiste la categoria del tirocinio di inserimento / reinserimento tout court, perché è il contratto di apprendistato lo strumento principale di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. In questo senso lo stage può essere utilizzato solo per venire incontro a esigenze particolari, e cioè per promuovere l’inserimento o il reinserimento di persone svantaggiate nel mercato del lavoro, che necessitano di un'assistenza particolare», spiega Mayr. Rimane invece  invariato rispetto alle linee guida l'impianto sui tirocini formativi e di orientamento, destinati a giovani che hanno conseguito un titolo di studio da non più di un anno e finalizzati ad agevolare le loro scelte professionali nel percorso di transizione tra scuola (o università) e lavoro. Ma cosa si intende esattamente per “persone svantaggiate nel mercato del lavoro”? «Giovani che hanno completato la formazione da non più di due anni e che non hanno ancora ottenuto il primo impiego regolarmente retribuito; migranti; persone che desiderano intraprendere o riprendere un’attività lavorativa e che sono “ferme” da almeno due anni, in particolare a causa della difficoltà di conciliare la vita lavorativa con quella familiare; adulti soli con uno o più figli a carico; persone prive di un titolo di studio di livello secondario superiore, senza un posto di lavoro o in procinto di perderlo; ultracinquantenni nella stessa situazione; disoccupati di lungo periodo; persone che sono state affette da una dipendenza o che hanno scontato una pena detentiva».Un'altra novità di rilievo è il ribaltamento di prospettiva sul percorso che porta all'avvio di un tirocinio: «Il punto di partenza sono le difficoltà e le esigenze delle persone svantaggiate nel mercato del lavoro. Sulla base di queste i Centri di mediazione lavoro individuano le aziende o le associazioni più adatte e offrono loro la possibilità di attivare un tirocinio», spiega Mayr. «Non sono le imprese o gli enti pubblici a chiedere l'attivazione di stage per inserire giovani che hanno già “scelto”. In questo modo si correrebbe il rischio di utilizzare il tirocinio in sostituzione di un regolare contratto di lavoro».Molto particolare è anche il meccanismo delle indennità e della partecipazione della Provincia alle spese sostenute dalle aziende: «La struttura ospitante deve erogare allo stagista una borsa lavoro mensile di almeno 400 euro. L’ammontare dell'indennità e le eventuali altre agevolazioni, come la mensa, devono essere espressamente indicati nella convenzione. Al termine del tirocinio la struttura ospitante compila una relazione sull’andamento dello stage  e sulle competenze acquisite. Le imprese private possono chiedere a questo punto alla Provincia un contributo a parziale o completa copertura dell'importo corrisposto, fino a un massimo di 400 euro al mese. Qualora però al termine del tirocinio non faccia seguito l'assunzione dello stagista, e l'azienda non sappia fornire adeguati motivi per il mancato inserimento, può esserle negata la liquidazione del contributo e anche la possibilità di attivare ulteriori stage». Non c'è il rischio che con regole così severe molti imprenditori rinuncino ad attivare tirocini? «Gli stage extracurriculari sul nostro territorio sono già pochi: nel 2012 in Alto Adige ne sono stati attivati meno di 800, mentre molto diffusi sono i tirocini estivi e quelli curriculari, entrambi utilizzati soprattutto come momento di alternanza scuola/lavoro per i ragazzi delle superiori. Nel 2012 sono stati oltre 4mila i ragazzi che hanno svolto un tirocinio estivo presso una delle 2.700 aziende coinvolte; la maggior parte dei tirocinanti proveniva da una scuola superiore (62%), un quarto da una scuola professionale e solo poco più di un decimo dall’università», spiega Mayr. «Non ritengo affatto che un numero così basso di stage extracurriculari sia negativo: significa anzi che vengono riconosciute le specificità dello strumento e che il tirocinio non viene utilizzato in sostituzione di altre forme contrattuali più idonee». Una posizione ancora più radicale sugli stage di inserimento e reinserimento è quella del Trentino, come spiega alla Repubblica degli Stagisti Sergio Vergari, dirigente del Servizio Lavoro della Provincia autonoma di Trento: «Abbiamo già disciplinato i tirocini formativi e di orientamento un anno fa, con la delibera di giunta 1216 del 15 giugno 2012, poi integrata dalla delibera 175 del primo febbraio 2013. Ora, in seguito all'emanazione delle linee guida di gennaio, dovremo modificare nuovamente la normativa entro il 24 luglio e contiamo di rispettare la scadenza. Per noi però il tirocinio extracurriculare rimarrà di un solo tipo, e cioè di formazione e orientamento. La tipologia di inserimento/reinserimento rischia di diventare un'alternativa a basso costo ad altri contratti di lavoro veri e propri, come l'apprendistato». La classificazione delle tipologie di tirocini non seguirà quindi quella indicata nelle linee guida? «No. D'altra parte il documento emanato a gennaio fornisce delle indicazioni, ma non sopprime la discrezionalità politica delle Regioni», risponde Vergari. «Intendiamo proseguire sulla strada che abbiamo già intrapreso lo scorso anno, e cioè regolamentare in modo dettagliato finalità e modalità di svolgimento dei tirocini. Affermeremo chiaramente che allo stagista non possono essere imposti vincoli produttivi di nessun tipo perché lo stage non è e non deve essere confuso con un rapporto di lavoro. Quanto all'indennità, l'ammontare del compenso sarà rimandato a uno specifico regolamento successivo. Ritengo importante sottolineare che anche in Trentino il ricorso al tirocinio extracurriculare è molto ridotto: se non si considerano i tirocini estivi, negli ultimi anni il numero di stage attivati dall'Agenzia del Lavoro è sempre stato compreso tra le 100 e le 200 unità». Rispetto ai vicini altoatesini, dunque, i trentini mostrano analoghi indirizzi di principio, ma appaiono al momento un po’ più indietro sulla disciplina di dettaglio e sui tempi di approvazione della nuova norma. Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Liguria / Tirocini, al via gli incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?- Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio»- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassaE leggi anche:- Leggi regionali sui tirocini: si va verso il caos e l'anarchia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza

Laureati italiani, più veloci e qualificati di prima: ma le speranze di lavoro sono poche

Quante volte si sentono frasi come «i giovani escono tardi dall’università» oppure «in Italia ci sono troppi  laureati»? Il quindicesimo Profilo dei laureati pubblicato di recente da Almalaurea, consorzio interuniversitario che raggruppa circa il 70% degli atenei italiani, dimostra che la verità è un’altra.Il quadro che emerge è per certi aspetti positivo: innanzitutto i neodottori del 2012 hanno ottenuto il titolo mediamente intorno ai 26,7 anni (valore complessivo che tiene conto di tutte e quattro le tipologie di laurea analizzate: triennale, magistrale, a ciclo unico, di vecchio ordinamento), rispetto ai 27,8 dei laureati del 2004, che rientravano ancora nel vecchio ordinamento universitario. Un dato che rivela come la volontà di finire gli studi «in corso» e cercare di inserirsi il prima possibile nel mondo del lavoro si stia rafforzando. Anche se siamo ancora un po' lontani dai 24-25 anni che rappresentano l'età in cui generalmente si conclude un corso di laurea di cinque anni «in corso».L’indagine si riferisce a circa 227mila studenti  che hanno conseguito un titolo accademico nel 2012 in una delle 63 università del consorzio: in particolare, 127.279 laureati triennali, 65.452 magistrali e 22.171 laureati presso corsi a ciclo unico. I restanti sono laureati che rientrano ancora nel vecchio ordinamento. Il 55% del totale del campione analizzato ha conseguito titoli che fanno riferimento all’area delle scienze umane e sociali e la rimanenente parte a quella tecnico-scientifica. 60 su 100 sono donne.Gli studenti vivono con determinazione gli anni universitari e sono per la maggior parte soddisfatti dei propri studi, tanto che il 68% del totale dei laureati 2012 si iscriverebbe di nuovo al corso di laurea frequentato. Un gruppo di giovani che, oltre a impiegare meno tempo a laurearsi rispetto ai «colleghi» di qualche anno fa, non disdegna neppure esperienze formative a latere, finalizzate all’ampliamento delle proprie conoscenze. Tra queste, l’apprendimento della lingua inglese e l’acquisizione di conoscenze informatiche: nel 2012 la quota di laureati con una conoscenza «almeno buona» dell’inglese e dell’informatica di base è aumentata del 12,5% rispetto al 2004.La Repubblica degli Stagisti ha chiesto ad Andrea Marcucci, presidente della Commissione Istruzione e Cultura al Senato, di commentare questi dati. Secondo il senatore PD «la diminuzione dell'età alla laurea è evidentemente dovuta al passaggio dai 4/5 anni previsti nel vecchio ordinamento agli attuali tre del ciclo universitario minimo necessario a ottenere il titolo. In questo senso la riforma non ha soddisfatto interamente il suo scopo, vale a dire la netta riduzione dei tempi necessari per la laurea. L'estrema frammentazione interna ai corsi di laurea, con insegnamenti che prevedevano 2 o 3 crediti formativi, non ha certamente facilitato la vita agli studenti. D'altro canto nel nostro Paese non sono ancora abbastanza diffusi tutti quegli organismi finalizzati al sostegno degli studenti: le residenze, le borse di studio per i meritevoli che hanno visto negli ultimi anni un'ulteriore contrazione a causa dei tagli, i prestiti d'onore. Si tratta di strumenti che consentono ai giovani di dedicare tutto il loro tempo allo studio e che stimolano a finire nei tempi prescritti, pena l'esclusione dai quei benefici».Un incremento delle agevolazioni, soprattutto di tipo economico, sarebbe sicuramente un incentivo a procedere più rapidamente nel proprio percorso universitario. Ma la preparazione e la maggiore rapidità nel raggiungimento della laurea troverebbero un riscontro positivo nel mercato del lavoro? A quanto pare a oggi la fatica non è adeguatamente ricompensata.Dal 2008 si è accentuata la tendenza, già presente negli anni precedenti, alla diminuzione della quota di occupati nelle professioni ad alta specializzazione, che richiedono quindi titoli di studio superiori al diploma, in controtendenza rispetto a quanto accaduto nel resto d’Europa. Questo significa che, nel nostro Paese, i laureati fanno più fatica a inserirsi nel mercato. Un dato di fatto legato a una serie di fattori, tra cui l’aumento generale della disoccupazione in Italia e lo scarso ricambio generazionale. Non è un caso che molti «cervelli» di casa nostra vadano ad arricchire i mercati lavorativi di altri paesi: non troppo tempo fa l’Istat ha chiaramente individuato questo fenomeno.Secondo il presidente della Commissione Istruzione a Palazzo Madama «mancano, in Italia, adeguati incentivi all'assunzione alla prima esperienza e spesso, il costo del lavoro e la ristrettezza del mercato, inducono i neo laureati ad accettare lavori in nero o con contratti inadeguati. Si potrebbe parlare dell'insufficienza delle politiche nazionali per la ricerca e, più in generale, per lo sviluppo di settori in ambito pubblico o privato legati all'eccellenza, alle nuove tecnologie, alla cultura e alla creatività. Senza dimenticare lo scollamento che, malgrado le riforme, continua ad esistere tra formazione universitaria e mondo del lavoro». Se nel mercato italiano c’è poco spazio per i laureati, questa condizione è aggravata dal fatto che il numero di coloro che possiedono un titolo accademico non è comunque aumentato, a differenza di quanto si possa pensare. Ad aver subìto un incremento è il numero dei titoli universitari, passato dai 172mila del 2001 ai 299mila del 2011, a causa dello «spacchettamento» delle lauree, legato all’introduzione del nuovo ordinamento, per cui un laureato si trova spesso ad avere più di un titolo, come nel caso di triennale e specialistica. Gli immatricolati sono addirittura diminuiti del 17%, passando da 338mila del 2001 a 279mila di 10 anni dopo. Se si pensa, poi, che parte di chi si iscrive non termina gli studi universitari, la situazione appare abbastanza chiara. Tanto da spingere l'Italia a rivedere al ribasso le stime della Commissione Europea, relative al numero di laureati della fascia d’età 30/34 anni: se l’Ue indica una percentuale del 40% di questa fascia, da raggiungere entro il 2020, in Italia presumibilmente non si riuscirà a superare il 26-27%.Dai risultati dell’indagine Almalaurea, nel nostro Paese ci sono, quindi, meno laureati rispetto al resto d’Europa e, per di più, con poche possibilità di inserimento nel mercato occupazionale. Il nuovo governo ha già toccato più volte il tema lavoro, segnalando alcuni strumenti come il rafforzamento del contratto di apprendistato, l’allentamento dei vincoli posti dalla riforma Fornero per i contratti a termine e l’adozione di incentivi per l’assunzione dei giovani a tempo indeterminato. Ancora presto per stabilire se nei prossimi mesi qualcosa inizierà a muoversi. Chiara Del PriorePer approfondire questo argomento, leggi anche:- Tutti geni i neolaureati italiani? Nuovi dati Almalaurea: alla specialistica il voto medio è 108, con punte di 111 per le facoltà letterarie- Almalaurea, crollano occupazione e stipendi dei laureati. E chi fa uno stage ha solo il 6% in più di opportunità di lavoro- I laureati italiani fotografati da Almalaurea: sempre più disoccupati e meno retribuiti

Tirocini, in Liguria incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?

La parola tirocinio ha fatto capolino la settimana scorsa su tutte le testate locali liguri. Ma la notizia non ha nulla a che fare con la nuova normativa regionale che, entro il 24 luglio, dovrà recepire le linee guida nazionali sugli stage extracurriculari concordate a gennaio in sede Conferenza Stato-Regioni. Per il nuovo testo, che dovrebbe introdurre anche in Liguria un'indennità minima obbligatoria per i tirocinanti, bisogna ancora pazientare. Lo stage è assurto agli onori della cronaca perché il 3 giugno gli assessori alla Formazione e al Lavoro, Sergio Rossetti ed Enrico Vesco, hanno siglato un protocollo d'intesa con le associazioni datoriali regionali per introdurre due nuovi provvedimenti di contrasto alla disoccupazione giovanile. Il primo riguarda l'introduzione di una forma sperimentale di “staffetta generazionale”, sul modello di quella proposta dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini, per fare in modo che i lavoratori prossimi alla pensione possano ridurre le loro ore, mantenendo inalterati i contributi, in cambio dell’assunzione di under 30. Il secondo riguarda proprio i tirocini, considerati dai due assessori come una tappa strategica nel percorso di inserimento lavorativo dei giovani: la Regione ha stanziato 2 milioni di euro, messi a disposizione dal Fondo sociale europeo, per incentivare le aziende che attivino tirocini di 6 mesi o contratti di apprendistato ad assumere poi i giovani lavoratori. Gli stage, 500, sono rivolti ad altrettanti giovani tra i 15 e i 35 anni e i primi bandi saranno pubblicati presumibilmente a settembre. Con questi interventi, che vanno ad aggiungersi a quelli già previsti dal Piano giovani approvato lo scorso agosto, la Liguria si muove per arginare la drammatica situazione della crescente disoccupazione. Nel 2012 infatti i disoccupati liguri sono cresciuti del 30,2% rispetto all'anno precedente, arrivando a superare il tasso generale dell'8%. Ma nella fascia tra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione ha superato il 30%, e ha toccato l'11% nella classe d'età tra i 25 e i 34 anni.Incentivare le aziende che assumano i loro tirocinanti è sicuramente una buona iniziativa, sebbene l'accostamento tra apprendistato e stage possa forse indurre le aziende a non fare le dovute distinzioni tra questi due strumenti, molto diversi, e ad optare per la soluzione più facile ed economica tra le due – e cioè ovviamente lo stage. Ma oltre agli incentivi alle aziende è in arrivo o no anche la tanto attesa indennità obbligatoria per i tirocinanti? A che punto è la Liguria rispetto al recepimento delle linee guida nazionali che la prevedono? La Regione aveva già legiferato un anno fa in materia, con la Dgr 555/2012. Questa disciplina regolamenta già molti aspetti sull'uso (e abuso) dei tirocini ma all'articolo 13 afferma in modo generico che «i soggetti promotori o i datori di lavoro ospitanti riconoscono di norma in favore dei tirocinanti un’indennità di partecipazione», non introducendo di fatto nessun obbligo. È necessario dunque che la Liguria intervenga di nuovo per adeguare la norma attualmente in vigore alle indicazioni contenute nelle linee guida nazionali emanate a gennaio. Lo conferma alla Repubblica degli Stagisti l'assessore al Lavoro Enrico Vesco: «Con deliberazione della giunta regionale del 18 maggio 2012 n. 555, la Liguria aveva già approvato una propria disciplina regionale per cui per recepire le linee guida si sta procedendo ad una revisione, in seno alla Commissione Regionale di Concertazione, della disciplina già esistente. Poiché i provvedimenti di giunta sono immediatamente esecutivi, non vi sono vincoli istruttori da rispettare per cui, nel rispetto dalla data ultima del 24 luglio prossimo, la deliberazione di modifica della disciplina esistente sarà sicuramente approvata in una delle sedute a venire».L'assessore spiega che al momento la bozza di testo «è ancora in fase di concertazione, per cui tutte le migliorie e le restrizioni che possono produrre scostamenti dalle linee guida sono ancora oggetto di attenta valutazione e discussione, sia di merito che di opportunità». Nessuna anticipazione dunque sui dettagli della nuova norma, neppure sul punto – cruciale – del compenso agli stagisti, su cui in molte Regioni italiane sindacati e associazioni datoriali si sono dati battaglia. Al momento i giovani liguri devono accontentarsi di una vaga rassicurazione dell'assessore: «L'indennità di partecipazione da corrispondere al tirocinante è ovviamente uno dei nodi più caldi della discussione con le parti sociali che è ancora in atto, per cui al momento non é possibile fare anticipazioni sulla conclusione della discussione, ma di certo la Liguria non avrà un comportamento più penalizzante delle altre Regioni». La Repubblica degli Stagisti ha chiesto alla Cgil Liguria quali siano le diverse istanze su cui si sta battagliando e purtroppo pare che non ci siano in discussione cifre da capogiro: i sindacati starebbero insistendo per alzare a 400 euro l'indennità minima obbligatoria, mentre le associazioni datoriali vorrebbero fermarsi a 300.Per quanto riguarda le sanzioni alle aziende o agli enti che dovessero contravvenire alla norma, sembra che la Liguria non abbia intenzione di seguire l'esempio del vicino Piemonte, che ha previsto specifiche ammende per chi violi le nuove regole sugli stage. «Le sanzioni sono definite con normativa nazionale e irrogate dal servizio ispettivo del Ministero del Lavoro. C'é l'intenzione di richiamare solo i provvedimenti sanzionatori previsti dalla normative regionali vigenti per quei soggetti promotori che sono riconosciuti tali solo in virtù di accreditamento regionale». Ma anche su questo punto la discussione con le parti sociali è ancora in atto, perché la Cgil Liguria ha fatto sapere che sta insistendo per poter introdurre misure specifiche in caso di violazione delle norma.La Repubblica degli Stagisti ha chiesto all'assessore Vesco anche se ha disposizione dati aggiornati sulle dimensioni numeriche del “fenomeno tirocinio” in Liguria. Nel 2011, secondo i dati Excelsior Unioncamere, sono stati 7.820 gli stage attivati, solo nelle imprese private, nel territorio regionale. A questi bisogna aggiungere, secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, almeno 4mila tirocini svolti nelle pubbliche amministrazioni e più o meno altri mille nelle associazioni non profit. Per un totale di circa 13mila stagisti: un numero non da poco, considerando che la popolazione ligure arriva solo a 1 milione e mezzo di abitanti. L’assessore risponde che al momento non ha dati più aggiornati o più completi, anche perché non è stata ancora realizzata la banca dati telematica prevista in realtà già dalla Dgr 555/2012: la delibera di giunta dell’anno scorso indicava che sia il progetto formativo che la convenzione fossero presentati telematicamente. Ma poi, in previsione delle ulteriore modifiche da apportare per adeguare il testo alle linee guida nazionali, la Regione ha ritenuto opportuno differire l'aggiornamento del sistema informativo. «Sono al momento disponibili le analisi statistiche effettuate dalla Provincia di Genova e quelle desumibili presso l'Agenzia Liguria Lavoro dal sistema regionale delle comunicazioni obbligatorie. Per il futuro si pensa di ovviare a questa lacuna prevedendo l'obbligo del trattamento informatico dei dati», afferma Vesco. Anche per poter analizzare dati e statistiche, così come per scoprire l'ammontare dell'indennità agli stagisti, bisogna ancora attendere.   Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:   - Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio»- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassaE leggi anche:- Leggi regionali sui tirocini: si va verso il caos e l'anarchia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza

Campania, 5 milioni per «tirocini di inserimento» nel sociosanitario: ma nessuna garanzia di assunzione

Ancora qualche speranza, per gli operatori socio sanitari della Campania, di riuscire a frequentare dei tirocini d’inserimento lavorativo: la Regione ha infatti prorogato al 30 giugno 2013 il termine che consente alle strutture sanitarie, in possesso dei requisiti richiesti dal bando scaduto a dicembre 2012, di chiedere e ottenere i finanziamenti per attivare i tirocini. Il motivo della proroga è presto detto: nonostante le agevolazioni previste per le aziende, la richiesta è stata molto bassa e risultano ancora da investire circa 2 milioni di euro degli oltre 5 milioni del Fondo sociale europeo che dovevano essere impiegati in questo campo.Il provvedimento in questione è il bando Primimpresa Oss e rientra nel piano di azione strategico Campania al Lavoro! che prevede specifici provvedimenti per contrastare la crisi economica e rilanciare l’occupazione. In questo caso i tirocini erano destinati a disoccupati e inoccupati da almeno sei mesi residenti in Campania già in possesso della qualifica di operatore socio sanitario e che avevano precedentemente espresso «una manifestazione di interesse attraverso la sottoscrizione sul sito Osscampania.org». L’elenco costituito ha quindi formato una long list gestita dall’Agenzia regionale per il lavoro e l’istruzione (Arlas) dalla quale dovevano essere selezionati gli operatori.L’obiettivo, come scritto nel decreto dirigenziale 260 del 2010, «è facilitare l’inserimento di disoccupati qualificati e formati nel mondo del lavoro». Tirocinanti cui andrà una borsa mensile di 500 euro per sei mesi mentre alle imprese il rimborso delle spese e degli oneri previdenziali e assicurativi per ciascun allievo. Il bando, dunque, trattandosi di tirocini d’inserimento e reinserimento lavorativo, dovrebbe essere finalizzato all’assunzione, tanto che anche nel decreto dirigenziale n. 7 del 2011 - in cui si rettificano alcuni punti del primo decreto - si specifica all’articolo 1 che «i destinatari avranno l’opportunità di un contatto diretto con una realtà lavorativa che è finalizzata a un eventuale inserimento lavorativo» e all’articolo due che pur non essendo vincolanti per le imprese in termini di possibili assunzioni, questi tirocini dovrebbero favorire «l’inserimento o il reinserimento lavorativo di soggetti in difficoltà rispetto al mercato del lavoro». Negli ultimi anni si sono moltiplicati i corsi per operatori socio sanitari autorizzati dalla Regione, ma le tante figure professionali formate non hanno trovato uno sbocco occupazionale. Tanto che gli Oss più o meno giovani - il bando non prevedeva limiti di età - hanno risposto in massa all’avviso. E all’agenzia regionale per il lavoro e l’istruzione si sono ritrovati con «una platea di circa 4mila iscritti» alla long list dei tirocinanti, come dichiara alla Repubblica degli Stagisti Arturo Bisceglie, Arlas Campania al Lavoro, contro una richiesta delle aziende che può soddisfare al massimo 500 giovani. Per questo motivo la Regione ha deciso di prorogare il bando, «perché sono arrivate meno domande rispetto alle risorse stanziate» e ha scelto di non riaprire la selezione per i tirocinanti perché visto l’esiguo numero di richieste da parte delle aziende «anche con la proroga arriveremo a un massimo di mille unità impegnate e già c’è una situazione di divario tra le richieste e la platea potenziale». Ai tirocini potranno quindi partecipare gli oss che si erano iscritti in banca dati subito dopo la pubblicazione del primo bando e non sono ancora stati selezionati nella prima tornata di stage, ma dovranno aspettare ancora diversi mesi prima di cominciare. Una volta scaduto il termine del 30 giugno, infatti, «i progetti presentati dalle aziende vanno in approvazione e, in seguito, quelli che sono in regola con il decreto vengono ammessi a finanziamento» dichiara Bisceglie: «da allora ci sono sei mesi di tempo per dare inizio alle attività». In quel periodo saranno direttamente le aziende a fare la selezione degli stagisti desiderati, secondo alcuni requisiti già indicati dall’assessorato al lavoro nel 2011. «Accedono alla banca dati, vedono le schede degli iscritti e possono fare l’estrazione delle persone che desiderano, ad esempio in base all’anzianità anagrafica». Il bando, sulla carta, tutela i tirocinanti rispetto a un futuro inserimento lavorativo anche dal punto di vista delle proporzioni numeriche: il numero massimo di borsisti non deve superare un determinato rapporto con quello dei dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato. E già nel novembre 2011 l’assessorato al lavoro della regione Campania con una nota sottolineava il carattere professionalizzante del tirocinio, scrivendo che «con il bando sosteniamo il percorso di inserimento lavorativo nelle aziende pubbliche e private del comparto socio-sanitario della regione» e a scanso di equivoci sulle possibili opportunità di assunzione continuava dicendo che «il comparto della sanità in Campania sarà interessato nei prossimi anni da un cospicuo turn-over soprattutto nell’ambito del personale para-subordinato».Quindi sia nel testo del primo bando, sia nel decreto dirigenziale, sia nella proroga della scadenza dei termini per le aziende sanitarie e nel decreto dirigenziale 260/2010 si parla sempre di «tirocini di inserimento e re-inserimento lavorativo», ma i veri sbocchi in Campania non sono assicurati nemmeno considerando il turn-over. Il vero problema, infatti, è il blocco delle assunzioni imposto dal patto di stabilità e Bisceglie è chiaro su questo punto: «Nelle aziende pubbliche si accede solo per concorso: quindi è un tirocinio, togliamo l’idea che dal tirocinio si passi poi all’assunzione. L’azienda privata, invece, a fine tirocinio può decidere se stipulare con i tirocinanti una qualche forma di contratto. Potrebbe, nel senso che non c’è l’obbligo. È un tirocinio, punto». Un tirocinio che da bando avrebbe però l’obiettivo operativo e specifico di «rafforzare l’inserimento/reinserimento lavorativo dei lavoratori adulti attraverso percorsi integrati e incentivi» e che sembra invece approfittare della disperazione dei tantissimi operatori socio sanitari abilitati in Campania che non hanno possibilità di lavorare e del forte tasso di disoccupazione totale della regione che nel quarto trimestre 2012 è arrivato, secondo dati Istat, a oltre il 21%. Invece di pensare a un provvedimento di lungo periodo che miri alla reale soluzione per queste figure lavorative, la Regione preferisce investire in programmi di breve termine - che danno ossigeno momentaneo ma lasciano intatto il problema iniziale.Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Professioni sanitarie, tanti posti di lavoro: ma davvero, o solo sulla carta?- Stage, prime ribellioni alle linee guida: in Campania il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Giovanni Malservigi: «Il servizio civile in una casa di riposo mi ha aperto un altro mondo»

Nuove norme sugli stage, luglio si avvicina e l'Umbria non ha ancora una bozza

La Conferenza Stato-Regioni ha fissato per il prossimo 24 luglio la data entro la quale le Regioni, a cui una recente sentenza della Corte costituzionale ha confermato l'esclusiva competenza sulla materia, dovranno regolamentare i tirocini extracurriculari. A un mese e mezzo dalla scadenza, però, in Umbria è ancora difficile sapere quali saranno gli orientamenti e persino capire qual è, ad oggi, lo stato dell'arte. Squilla a vuoto da più di un mese il telefono dell’assessore al Lavoro Vincenzo Riommi del Pd. La Repubblica degli Stagisti gli invia la sua richiesta di intervista a fine aprile, ma nonostante numerose chiamate alla sua segreteria e al responsabile della comunicazione, nessuna risposta né da lui né dai suoi collaboratori. Eros Brega, presidente del Consiglio regionale, invece risponde ma solo constatando di non avere competenze specifiche sulla materia, che è oggetto dell'esecutivo, e cioè della giunta. In effetti il testo della normativa non è mai arrivato sul tavolo del Consiglio. Anche perché non esiste ancora.Lo conferma Giuliana Renelli [nella foto] della Cgil Umbria: «Insieme a Cisl e Uil abbiamo sollecitato l'incontro e da quanto so la Regione sta predisponendo un testo normativo che recepisce le linee guida e sarà portato in concertazione con le parti sociali. Non conosco al momento i contenuti di quanto si andrà a declinare ma credo di poter affermare, seppure con una prudenza, che il dispositivo non si discosterà di molto da quanto vanno facendo le Regioni a noi limitrofe, in particolare Toscana e Marche. Certo ci sono aspetti che vanno calati nelle singole realtà, che vanno dalla scelta dei soggetti promotori alla possibilità di rendere obbligatorie le comunicazioni di attivazione oltre che aumentare il compenso. In particolare mi preme sottolineare il ruolo fondamentale che dovrebbero assolvere i centri pubblici per l'impiego tra i soggetti promotori. Lo stage è uno strumento importante di politica attiva che va usato con molti accorgimenti. Non sono in grado di aggiungere altro».Ad oggi quindi non è dato sapere come cambierà la vita dei circa 9mila tirocinanti che ogni anno svolgono uno stage in Umbria. Secondo l'indagine Excelsior 2012, realizzata da Unioncamere, sono 5.470 i tirocini che hanno preso il via nel 2011 all'interno delle aziende private nel “cuore verde d'Italia”. Inoltre la Repubblica degli Stagisti stima che le amministrazioni pubbliche del territorio ospitino ogni anno circa 3mila tirocinanti e che più di mille abbiano luogo nelle associazioni non-profit. Si può considerare che, di questi 9mila stagisti complessivi, più o meno la metà siano configurabili come «extra curriculari» e dunque soggetti alla normativa prossima ventura.Qualche informazione in più la fornisce Luigi Rossetti, coordinatore dell’area imprese e lavoro della Regione: «La Regione sta ancora predisponendo il testo dell'atto normativo con cui intende recepire le linee guida, per cui non è possibile per il momento parlare né dell'indennità né del resto della disciplina di dettaglio. Posso affermare però che abbiamo intenzione di uniformarci alle indicazioni date dalla Conferenza Stato–Regioni e anche di rispettare la scadenza del 24 luglio. Si tratterà infatti di un atto normativo sintetico e snello, che non richiede un lungo iter legislativo. Prevediamo di approvarlo alla fine di giugno insieme all’assestamento di bilancio». La Regione è piccola, afferma Rossetti [nella foto], il fenomeno stage ha dimensioni ridotte e l'atto normativo può essere approvato in tempi rapidi. Ma c'è un passaggio che sfugge: ci sarà il tempo per un'adeguata discussione con le parti sociali, che non sono state ancora convocate per la trattativa, come ha affermato Giuliana Renelli? «Appena avremo pronta una bozza convocheremo le parti sociali competenti», risponde Rossetti. «Non abbiamo alcuna intenzione di saltare questo passaggio, che riteniamo fondamentale. Come la Repubblica degli Stagisti ha già evidenziato per altre Regioni, il confronto con i sindacati e le organizzazioni rappresentative delle imprese è stato spesso laborioso ma molto prezioso e ha consentito di trovare un equilibrio tra l'istanza di tutelare gli stagisti e quella di offrire uno strumento formativo prezioso alle aziende. Prevedo che anche qui in Umbria, come già è accaduto in Veneto, la discussione sarà accesa ma proficua. Il nostro tessuto produttivo è composto per la maggior parte da piccole e medie imprese, che sicuramente faranno sentire la loro voce ed esprimeranno le loro esigenze». Insomma la Regione non si è dimenticata dei suoi stagisti. «Riteniamo che il tirocinio sia una strumento di transizione tra formazione e lavoro molto utile, se ben regolamentato. Occorre vigilare soprattutto sul suo corretto utilizzo, affinché lo stage non si trasformi nella declinazione più vile di lavoro precario, ad alto tasso di sfruttamento e basso contenuto formativo. Per questo intendiamo intervenire soprattutto per incentivare le assunzioni al termine del tirocinio». 
Gli ultimi dati a disposizione non sono confortanti: dalla rilevazione di Unioncamere - limitatamente alle imprese private - emerge che appena il 9,9% dei tirocinanti umbri ha ottenuto una proposta di contratto al termine dello stage. «Ne siamo consapevoli e per questo intendiamo focalizzarci su questo punto», spiega Rossetti. «Ritengo che sia un aspetto molto importante, forse più dell'esatto importo dell'indennità, che pure capisco stia molto a cuore agli stagisti».  Non resta che attendere luglio per verificare che, come promesso, in poco più di un mese la norma prenda una prima forma, venga discussa con le parti sociali, modificata e infine approvata.Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio»- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassaE leggi anche:- Leggi regionali sui tirocini: si va verso il caos e l'anarchia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza

Nuove leggi sugli stage: Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta lontana

Buone notizie da Torino: la Regione Piemonte il 13 maggio ha raggiunto un accordo con le organizzazioni sindacali per regolamentare i tirocini in applicazione alle linee guida nazionali. «Il Protocollo di intesa è stato sottoscritto tra la Regione, le Province e le parti sociali territorialmente competenti e verrà approvata con Delibera di giunta regionale questa settimana», annuncia soddisfatta alla Repubblica degli Stagisti l'assessore al Lavoro e formazione professionale Claudia Porchietto (PdL), che aggiunge: «La predisposizione della disciplina è stato frutto di un articolato processo di concertazione sociale e istituzionale». La conferma arriva dalla Cgil Piemonte: «È stata necessaria una discussione piuttosto laboriosa, che però è stata utile e ha consentito di raggiungere risultati nel complesso soddisfacenti». Secondo le indiscrezioni, la nuova normativa dovrebbe entrare in vigore già dal primo luglio 2013, andando a sostituire la legge regionale attualmente in vigore, la 34/2008. Nel frattempo la Repubblica degli Stagisti è in grado di anticipare i contenuti del testo, che appare per molti aspetti migliorativo rispetto alle linee guida di gennaio. Innanzitutto, i circa 20mila giovani che ogni anno svolgono uno stage extracurriculare nel territorio piemontese (per la precisione 18.912 nel 2012 secondo i dati dell'Agenzia Piemonte Lavoro, ente strumentale della Regione cui sono affidati il monitoraggio e la valutazione dei tirocini; in tutto gli stage, contando anche quelli curriculari e comprendendo  le stime di quelli svolti in enti pubblici e organizzazioni non profit, sono circa 43mila all'anno in Piemonte) potranno contare su un compenso obbligatorio. La Delibera di giunta gioca al rialzo rispetto alle linee guida: «Abbiamo previsto un’indennità di partecipazione minima mensile di 300 euro lordi corrispondente all’impegno massimo di 20 ore settimanali. Tale importo aumenta proporzionalmente in relazione all’impegno del tirocinante fino a un massimo di 40 ore settimanali, corrispondente a un’indennità minima mensile pari a 600 euro lordi», spiega l'assessore Porchietto. Non solo: coloro che usufruiscono di ammortizzatori sociali (Cig, mobilità, Aspi) e che sono pertanto esclusi dall'indennità avranno diritto comunque al rimborso delle spese di trasporto e vitto, o tramite l'accesso alla mensa aziendale o tramite il riconoscimento di un ticket pasto. 
Come già previsto da altre Regioni, anche in Piemonte la durata massima dei tirocini di inserimento / reinserimento lavorativo viene ridotta a 6 mesi. Per quanto riguarda invece tutti gli altri aspetti (soggetti promotori, obblighi formali dei soggetti promotori e di quelli ospitanti), si è cercato semplicemente di adeguare la regolamentazione già in vigore con la legge regionale 34/2008 a quanto indicato dalla linee guida nazionali. Ancora più innovativa appare la parte del testo che introduce un sistema di azioni di vigilanza volte a evitare l'utilizzo improprio dei tirocini. Spiega l'assessore Porchietto: «Nell’ambito delle attività di monitoraggio e valutazione la Regione pone particolare attenzione alla rilevazione di eventuali elementi distorsivi quali, per esempio, la sistematica reiterazione della stessa mansione con soggetti diversi, il numero anomalo di cessazioni anticipate, la concentrazione degli stage in determinati periodi dell'anno, lo svolgimento di attività non conformi al progetto formativo o di inserimento/reinserimento». Parte del merito va alle associazioni sindacali che, secondo quanto dichiarato dalla Cgil Piemonte, hanno premuto molto su questi punti in fase di concertazione: «Sin dall'inizio della discussione abbiamo rifiutato l'impostazione della Regione, che faceva soprattutto dell'indennità di partecipazione l'elemento qualificante. Anche migliorando la misura dell’indennità rispetto a quanto previsto dall'accordo Stato-Regioni, come poi effettivamente si è realizzato, sarebbe rimasto incompiuto l’obiettivo di evitare l'utilizzo improprio dei tirocinanti come sostitutivi di apprendisti o contratti a termine». Oltre alle attività di monitoraggio spiegate dall'assessore, il testo della Dgr si sforza di definire nei termini più precisi possibili tutti i casi di esclusione del ricorso ai tirocini: per attività elementari per le quali non è necessaria alcuna formazione, in aziende dove sia in corso l'utilizzo di Cig o che abbiano attuato licenziamenti per riduzione di personale nei 6 mesi antecedenti, o ancora per coprire esigenze di organico stabile o temporaneo. Inoltre, il progetto formativo viene reso più articolato: dovrà indicare, oltre all'impegno orario settimanale, anche le modalità di svolgimento e di prestazione, che dovranno essere necessariamente diverse da quelle tipiche di un vero e proprio rapporto di lavoro. L'obiettivo è chiaro: cercare di ridurre l'utilizzo dei tirocinanti come “tappabuchi” a fronte di scoperture di organico. Inoltre, per chi dovesse violare l'obbligo di erogazione dell'indennità viene introdotta una specifica sanzione amministrativa, da un minimo di mille a un massimo di 6mila euro. Un solo aspetto risulta “peggiorativo” rispetto a quanto indicato a gennaio dalla conferenza Stato-Regioni: la proporzione tra tirocinanti e organico aziendale, che rimane numericamente invariata ma consente un'interpretazione piuttosto ampia del concetto di “organico”. La Dgr piemontese stabilisce il numero possibile di stagisti «in relazione al numero di dipendenti a tempo indeterminato, a tempo determinato superiore a sei mesi, in proporzione al periodo contrattuale di riferimento, assunti con contratto stagionale di durata non inferiore a tre mesi, nonché soci e/o familiari coadiuvanti inseriti nell’impresa». Peraltro, la questione della proporzione tra stagisti e dipendenti è al centro di un problema serissimo, già evidenziato dalla Repubblica degli Stagisti: anche nel caso del Piemonte, come per le altre normative regionali, «la proporzione fissata, così come tutti altri gli elementi regolamentativi, ha ad oggetto esclusivamente i tirocini extracurricolari». Ma queste poche parole aprono la porta a uno scenario pericoloso: aziende ed enti potrebbero attenersi alla normativa per quanto riguarda il numero di tirocinanti extracurriculari ospitati, ma poi aggiungere ad libitum tirocinanti curriculari, senza avere qui - di fatto - un tetto massimo. È una delle tante storture generate dall'aver preteso di suddividere gli stage curriculari, di competenza statale, da quelli extracurriculari, di competenza regionale. Per questo la Repubblica degli Stagisti ha lanciato un appello al neoministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza perché il governo elabori al più presto una legge statale sui tirocini curriculari. Nel frattempo dal Piemonte l'assessore Porchietto, pur ribadendo che la Dgr non può regolamentare gli stage previsti all’interno di un percorso formale di istruzione o di formazione, promette che nell’ambito del monitoraggio dei tirocini verrà posta particolare attenzione alla tutela di quelli curriculari. Se da Torino ci si sposta un centinaio di chilometri più a nord, ad Aosta, la situazione cambia drasticamente. La Repubblica degli Stagisti ha interpellato l'ufficio stampa della Regione ormai un mese fa. La risposta ricevuta alle dettagliate domande poste su diversi punti (tempistica, iter legislativo, indennità, durata massima, etc) è stata sintetica e piuttosto vaga: «Abbiamo cominciato a lavorare sul recepimento delle Linee guida che quindi non è ancora attuato ma in fieri», ha fatto sapere il Centro Orientamento politiche per l'ompiego. «La Valle d'Aosta ha una esperienza consolidata nella gestione dei tirocini ed ha sempre vigilato affinché tale strumento avesse una connotazione formativa e di sostegno all'inserimento lavorativo. L'atto sarà una Deliberazione di giunta per garantire rapidità e anche possibilità di nuovi adattamenti. Il testo sarà confrontato preliminarmente con le parti sociali». 
Secondo i dati Unioncamere Excelsior nel 2011 sono stati attivati 870 stage nelle imprese private valdostane (cui vanno aggiunti, secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, almeno 400-500 tirocini nelle pubbliche amministrazioni e circa 200 nelle associazioni non profit). Ma il rischio, se la Regione non interviene velocemente per regolamentare la materia in accordo con le linee guida, è che i giovani valdostani snobbino le imprese e gli enti del loro territorio e migrino quotidianamente verso il vicino Piemonte. In materia di tirocini, l'Italia si prepara e dover fare i conti con una legislazione a macchia di leopardo; uno degli effetti potrebbe essere proprio la nascita di una nuova categoria: quella degli “stagisti pendolari”.di Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio»- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previstoE leggi anche:- Leggi regionali sui tirocini: si va verso il caos e l'anarchia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza- Tirocini extracurriculari, linee guida approvate: le Regioni legiferino entro luglio

Dalla Spagna all'Irlanda, dalla Francia alla Lituania: oltre 120 tirocini Leonardo a bando

Occuparsi di meccanica in Portogallo, approfondire la “green economy” in Gran Bretagna, conoscere il mondo del turismo in Spagna: sono queste le possibilità offerte da tre bandi legati al progetto Leonardo in scadenza durante il mese di giugno. In totale, ci sono a disposizione 124 borse.Spagna, Germania, Irlanda, Inghilterra, Lituania, Francia e Portogallo sono le mete proposte dal “Mech your move”, bando promosso dalle provincia di Bologna, Reggio Emilia e Modena in collaborazione con il Centro servizi Pmi dell'Emilia Romagna. Si tratta di 41 borse di tirocinio per svolgere percorsi formativi della durata di 14 settimane in aziende che operano in diversi settori. Meccanica, elettronica, automazione, energia, ambiente, gestione aziendale: queste le attività nelle quali potranno essere coinvolti i ragazzi e le ragazze selezionate per partecipare al progetto.La partecipazione al bando è riservata ai residenti in Emilia Romagna, con la precisazione che a parità di titoli la residenza in una delle tre provincie promotrici costituirà titolo preferenziale, di età compresa tra i 19 ed i 32 anni e in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado. È necessario conoscere la lingua del Paese ospitante. Solo per Germania, Portogallo e Lituania è ammesso l'utilizzo dell'inglese come linguaggio veicolare.Ai tirocinanti verranno garantiti un alloggio, un corso di lingua, un'assicurazione ed un contributo una tantum compreso tra i 700 e i 900 euro. Le spese di viaggio sono invece a carico dei partecipanti. C'è tempo fino al 7 giugno per presentare la propria candidatura, inviando la documentazione sia in forma cartacea che in formato digitale. Dopodiché prenderà il via la fase di selezione, che prevede colloqui individuali con gli enti promotori e interviste telefoniche con le aziende ospitanti. I vincitori partiranno alla volta delle rispettiva destinazioni all'inizio di settembre.Scade sempre il 7 giugno il bando “Yousud”, acronimo che sta per “Youth for sustainable development”, che mette a disposizione 45 borse per progetti relativi alla green economy, alle telecomunicazioni e al turismo. Il progetto è promosso da Velia srl, società di consulenza di Caserta, in collaborazione con l'associazione Glosef Italy e la Seconda università degli studi di Napoli. Destinazioni previste sono la Spagna ed il Regno Unito, rispettivamente con 25 e 20 tirocini della durata di 13 settimane ciascuno. La borsa di studio garantita ai partecipanti ammonta a 2.295 euro per quanti si recheranno nella penisola iberica e a 3.250 per chi attraverserà la Manica. I contributi non saranno assegnati direttamente agli stagisti, ma saranno gestiti da Velia che si occuperà del'acquisto dei biglietti aerei e della stipula di un'assicurazione. La somma rimanente verrà girata all'azienda ospitante perché copra le spese per l'alloggio a mezza pensione garantito da una famiglia del luogo all'interno della propria abitazione.Per presentare domanda è necessario essere residenti in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia o Sardegna e non aver ancora compiuto 35 anni. Il titolo di studio richiesto è la laurea, sia di primo che di secondo livello, in una delle discipline attinenti ai progetti. Ovvero ingegneria, scienze naturali o ambientali, economia, scienze della comunicazione, agraria, biologia, scienze del turismo o informatica. La domanda di partecipazione può essere presentata on line, oppure inviata in forma cartacea a Giosef Italy. Sarà quindi un comitato tecnico indicato dal dipartimento di Scienze politiche della Seconda università a selezionare i vincitori. Gli stage si svolgeranno tra il 22 settembre ed il 22 dicembre 2013.Prenderanno invece il via tra la metà di settembre e la fine di ottobre i progetti legati a “Yeah! Youth environment and heritage”, programma che offre 38 tirocini della durata di 13 settimane nel settore turistico che si svolgeranno in Irlanda e in Spagna. L'iniziativa è promossa dalla cooperativa sociale Mistral di Brescia ed è rivolta a neo diplomati dagli istituti secondari di secondo grado e a persone inoccupate e disoccupate, in possesso di diploma e che non abbiano compiuto 35 anni. Altro requisito fondamentale è la conoscenza della lingua del Paese ospitante.Come spesso accade nell'ambito del programma Leonardo, la partecipazione a questi stage non prevede alcun rimborso "cash", ma l'ente promotore coprirà i costi di viaggio, di assicurazione, di vitto e di alloggio per tutta la durata del tirocinio. Sono 14 i posti a disposizione in Irlanda, con partenza il 14 settembre, e 24 quelli relativi alla Spagna: 14 per un'esperienza a Barcellona, che prenderà il via il 21 settembre, 10 a Siviglia con inizio il 26 ottobre. Quanti fossero interessati devono scaricare il modulo e compilarlo in inglese ed inviarlo sia in formato elettronico che cartaceo. La fase di selezione prevederà innanzitutto una valutazione dei curricula dei candidati, cui farà seguito un colloquio individuale con quanti avranno superato la prima fase di selezione. Dopodiché ai 38 candidati scelti non resterà che preparare le valigie.Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? 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