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Agenzia europea del farmaco, quaranta tirocini con rimborso record: 1600 euro al mese

Un eldorado dove i tirocini sono rimborsati 1350 sterline nette al mese (l'equivalente di 1600 euro). E per di più non tassate, a meno che così non voglia il Paese di origine. In più, l'accredito di spese per il viaggio di andata e ritorno (se superiore a 150 chilometri e fino a un massimo di 670 euro) e una maggiorazione fino al 50% per i disabili. Accade all'Agenzia europea del farmaco (Ema) di Londra, un organismo europeo che conta circa 800 dipendenti e che si occupa della valutazione scientifica delle medicine messe in commercio dalle case farmaceutiche della Ue. Uno dei suoi scopi è la protezione «della salute delle persone e degli animali» del Vecchio Continente, come si legge sul sito, e un periodo di tirocinio presso la struttura offre la possibilità di arricchirsi professionalemente in un ambiente «intellettualmente stimolante». «Le posizioni aperte variano tra le 40 e le 42», riferisce alla Repubblica degli Stagisti Birgit Breen dell'ufficio risorse umane: la corsa per aggiudicarsi un posto per quest'anno si chiuderà il prossimo 15 giugno e la domanda per partecipare va scaricata a questo link. Solo una volta selezionati dovrà essere raccolta e inviata tutta la documentazione cartacea. C'è una solo tornata per anno: la partenza dello stage è fissata a ottobre 2013 e la durata è di sei mesi, prorogabili a nove. I requisiti: la cittadinanza di un paese membro della Ue (o candidato a esserlo), il possesso di un diploma di laurea e la buona conoscenza dell'inglese e di un'altra lingua europea sono elementi sufficienti per candidarsi. Non c'è un indirizzo specifico di studi richiesto ma sul sito si specifica che in genere i selezionati provengono da facoltà come farmacia, chimica, medicina, ingegneria. Ma non solo di bakground scientifico si tratta: l'esperienza non è infatti preclusa ai laureati in giurisprudenza, economia, scienze della comunicazione o perfino lettere, che possono essere impiegati in settori dell'ente che utilizzino professionalità affini a quei corsi di studi. Spesso, è sottolineato nelle faq della pagina, le domande provengono da persone che già lavorano in case farmaceutiche: infatti anche nell'application form una sezione è dedicata alle esperienze lavorative, a dimostrazione che si tratta di un tirocinio molto ambito anche da giovani lavoratori vista l'entità della borsa. A loro sono però richieste le dimissioni dal posto di lavoro prima di iniziare lo stage presso l'Ema. Il processo di selezione. Una volta mandata la domanda - in inglese, e con un testo che spieghi le motivazioni della candidatura - passano circa due settimane prima di ricevere la conferma di avvenuta ricezione. Dopodiché tra luglio e settembre i selezionatori contattano per telefono i candidati ammessi alla shortlist finale per chiedere loro se sono ancora disponibili e concordare insieme gli obiettivi da perseguire nell'agenzia: una sorta di colloquio informale, insomma. È poi il direttore generale dell'agenzia, sulla base delle inidicazioni dei singoli uffici che operano le selezioni, a decidere chi sarà ammesso. A quel punto viene stilata la graduatoria definitiva, e ai finalisti arriva una lettera di accettazione dello stage (in genere entro agosto). I non ammessi non riceveranno alcuna comunicazione, ma potranno tentare di nuovo la sorte nelle successive edizioni. Come sempre in casi di tirocini presso enti pubblici, non è prevista altra forma di assunzione post stage se non tramite un regolare concorso pubblico. Come conferma alla Repubblica degli Stagisti Birgit Breen, «gli stagiaire sono i benvenuti  alle prove di selezione dei concorsi messi a bando. Sempre e quando rispettino tutti i requisiti richiesti». Nella pagina dedicata al programma di traineeship c'è un'ampia sezione dedicata alla vita dello stagista nell'agenzia: i suoi diritti e doveri, il dress code, il trasporto londinese, le assenze e così via. Due gli aspetti che colpiscono. Il primo: all'inizio dello stage viene consegnato un work plan con i compiti assegnati. Una "tabella di marcia" che poi verrà aggiornata man mano che lo stage prosegue e che la formazione della risorsa è stata avviata. E poi l'aspetto degli orari. Potrebbe sembrare marginale ma non lo è, soprattutto in Italia dove i diritti degli stagisti sono spesso ignorati. La giornata lavorativa, è specificato, va dalle 9 alle 17.30 con un'ora di pausa pranzo che lo stagista può prendere a suo piacimento tra le 12 e le 14:30. Si può anche decidere di prendere mezz'ora, ma l'ente consiglia di rispettare l'ora di pausa (che può estendersi anche a due ore e mezzo in casi particolari). Si parla poi del cosiddetto flexitime, «un sistema per meglio bilanciare il rapporto tra vita e lavoro», applicato principalmente ai dipendenti ma anche agli stagisti, seppur con particolare cautela. Se capita loro di eccedere nelle ore 'lavorative' (7,5), le stesse andranno scontate nelle settimane o nei mesi successivi. Il tirocinante, in quanto tale, non deve insomma passare troppe ore in ufficio. Le passate edizioni. Nonostante le ottime condizioni offerte dall'Ema, il numero di candidature ogni anno è piuttosto contenuto: normalmente sono 1400 con percentuali variabili di nazionalità. Ma l'anno scorso c'è stato un picco, con un aumento di quasi il 30%: «Nel 2012 in effetti ci sono pervenute 1.800 domande di partecipazione» dice la Breen. Un rialzo da ricollegare, probabilmente, alla crisi e alla diminuzione di opportunità di lavoro per i giovani. Ilaria Mariotti Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - In Italia? Difficile aver voglia di tornarci, dopo aver lavorato all'estero- Un tarantino a Cambridge: «Qui in Inghilterra se vali ti assumono, perché in Italia no?»- Fuggi-fuggi dall'Italia: sono almeno 2 milioni i giovani all'esteroE anche: - Regioni, muovetevi: le vostre leggi sui tirocini devono essere pronte entro luglio- Solo un giovane su dieci viene assunto dopo lo stage: «il mondo deve sapere» anche questo

Nuove regole sugli stage, Emilia ancora in alto mare. Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»

«La Regione Emilia Romagna sta ancora lavorando alla legge regionale che recepirà le indicazioni sui tirocini e pertanto al momento non è in grado di dire nulla»: è questa la risposta dietro cui si trincera l’assessore al Lavoro Patrizio Bianchi, attraverso l'ufficio stampa della giunta. Ma allora a che punto è l’Emilia rispetto alla deadline del 24 luglio, entro cui ogni Regione dovrebbe tradurre in legge i contenuti del documento concordato a gennaio in sede di Conferenza Stato-Regioni.In effetti neppure Puglia, Veneto e Campania - le Regioni interpellate sinora nel "viaggio alla scoperta dell'attuazione delle linee guida" avviato dalla Repubblica degli Stagisti ad aprile - hanno emanato leggi o provvedimenti: ma almeno hanno già in mano una bozza e i loro assessori non hanno avuto problemi a illustrare il testo che intendono portare in aula per la discussione, spiegandolo punto per punto (indennità obbligatoria, durata massima, proporzione stagisti / dipendenti e così via). Il primo silenzio arriva, a sorpresa, dall’Emilia Romagna. Eppure non si può certo dire che qui il fenomeno stage sia irrilevante: secondo le stime della Repubblica degli Stagisti nel 2011 sono stati attivati ben 55mila tirocini, 31.280 in imprese private (dati Unioncamere Excelsior), più o meno 18mila in enti pubblici e almeno 6mila in associazioni non profit. Non solo: oltre un anno fa, ben prima delle linee guida di gennaio, la Regione aveva promesso che avrebbe presto emanato una legge in materia. Eppure oggi nessuno in Regione sembra sapere proprio della normativa in arrivo, nemmeno il presidente della Commissione lavoro e istruzione, Beppe Pagani [nella foto a destra]: «La Commissione non ha ancora in mano niente perché sta aspettando che la giunta le dia un testo su cui lavorare. Non sappiamo neppure se si tratterà di un disegno di legge regionale, di un provvedimento di giunta o di un regolamento…».Nonostante tutto la giunta, attraverso l’addetto stampa Barbara Musiani, afferma di non essere in ritardo: «La Regione ha tempo sino a fine luglio per legiferare. L’assessore sta lavorando su questo tema e ha già sentito le parti sociali, ma non siamo ancora in una fase tale da poter parlare dei punti concreti della legge». Ma se l’assessore Bianchi [nella foto a sinistra] se ne sta già occupando, perché non spiegare a cosa sta lavorando concretamente, che tempistiche prevede, quale “congrua indennità” e quali altre garanzie intende introdurre per i tirocinanti, quali sono le proposte dei diversi attori coinvolti? «Perché la discussione con le parti sociali non è ancora avvenuta», spiega Claudio Cattini, responsabile del dipartimento formazione e ricerca della Cgil Emilia Romagna. «Noi non abbiamo ancora potuto vedere nessun testo, né discutere con le altre associazioni sindacali e datoriali, né presentare le nostre idee. Al momento l’assessore ci ha solo annunciato l’imminente avvio di un ragionamento rispetto alle linee guida di gennaio. Mi aspetto che nelle prossime due settimane questo tavolo di discussione e contrattazione prenda effettivamente vita, ma al momento non c’è una data precisa». Ma questo “ragionamento” con le parti sociali  non era già stato avviato più di un anno fa, come lo stesso Cattini aveva dichiarato alla Repubblica degli Stagisti a gennaio 2012? Già allora sembrava che dovesse arrivare a breve una legge regionale che regolamentasse la materia. «Sì, la discussione era stata effettivamente avviata ed era giunta pochi mesi dopo a una sua conclusione, e cioè che fosse meglio non toccare nulla. Mi spiego meglio: l’Emilia ha già una legge regionale in materia, la n° 12 del 2003. Dopo l’iniziativa toscana ci eravamo chiesti se fosse il caso di introdurre anche qui una normativa più dettagliata che prevedesse, per esempio, un’indennità obbligatoria per gli stagisti. Ma poi l’assessore e le parti sociali avevano convenuto sul fatto che fosse meglio “tenersi” la legge del 2003, la quale afferma in modo chiaro un principio per noi essenziale: il tirocinio non è un contratto di lavoro né uno strumento di inserimento lavorativo, ma una modalità didattica». Il tempo in Emilia Romagna pare essersi fermato. E l’affermazione questa volta non è dovuta alla contemplazione dei suoi bellissimi centri storici medievali: sul terreno degli stage, pare che il dibattito sia rimasto esattamente allo stesso punto in cui si era impantanato più di un anno fa. Ma in mezzo non ci sono state le linee guida emanate dalla Conferenza Stato-Regioni, che avrebbero dovuto scuotere dal torpore le giunte e le assemblee legislative di tutta Italia? «Ovviamente sì, ed è per questo che l’assessore Patrizio Bianchi ci ha annunciato che presto dovremo riparlarne», spiega Cattini [nella foto a destra]. «Se ancora non si è fatto niente non è per negligenza né per disinteresse, ma perché su questo terreno in Emilia ci sono parecchie tensioni e contraddizioni». Sarebbe a dire? «Le associazioni sindacali regionali sui tirocini hanno un’idea molto chiara, che non collima pienamente con i principi espressi nelle linee guida: per noi il tirocinio è una modalità didattica e non una transizione al lavoro. Riteniamo che non abbia proprio senso parlare di tirocinio di inserimento/reinserimento, perché non vediamo dove sia il contenuto formativo: una persona che ha perso il lavoro e deve apprendere nuove competenze per rientrare nel mercato va indirizzata verso un percorso formativo di riconversione o di specializzazione, al cui interno può essere previsto anche un tirocinio. Ma che contenuto formativo ha lo stage in sé, slegato da qualsiasi percorso di didattica, anche formale? E davvero pensiamo che tutte le aziende abbiano una struttura adeguata all’accoglienza e alla formazione? L’uso del tirocinio come strumento di sfruttamento di forza lavoro sottopagata, o anche solo come strumento di selezione dei giovani da assumere come apprendisti, è un uso assolutamente distorto che va fermato e condannato. Ci sono già altre forme per facilitare l’ingresso di giovani e meno giovani nel mercato del lavoro: per gli under 30 l’apprendistato, recentemente modificato dalla riforma Fornero; poi ci sono gli incentivi per l'assunzione di donne e lavoratori over 50 rimasti senza impiego, le nuove misure a favore delle start up, il "bonus ricerca" per assumere personale altamente qualificato. In tutti i casi, si stipula un vero contratto di lavoro, che prevede un minimo salariale, il versamento di contributi, il riconoscimento di diritti inalienabili a tutti i lavoratori come maternità, ferie e malattia. Il tirocinio non può e non deve in alcun modo essere usato in sostituzione di questi. Le aziende e gli enti che ne abusano fanno concorrenza sleale a quelle che invece ricorrono alle forme contrattuali più adeguate. Inoltre, siamo molto perplessi sull’idea di regolare i soli tirocini extracurriculari, come previsto dalle linee guida. Se si vuole legiferare sugli stage, lo si deve fare su tutti, perché esiste un nocciolo di diritti minimi da garantire a tutti i tirocinanti, a partire da un’indennità congrua che per noi non può essere inferiore a 500 euro lordi, e dalla garanzia che dietro ogni tirocinio ci sia una seria progettazione formativa, fatta da enti qualificati e certificati».Ma, a questo punto, ci sono i tempi necessari per rispettare la deadline del 24 luglio? «I tempi ci sono se si arriva a una bozza entro fine maggio», risponde Cattini. «L’importante è che ci sia la volontà politica di sciogliere in modo chiaro e univoco i nodi concettuali che stanno alla base della discussione e, ancor prima, della definizione stessa di tirocinio».di Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Leggi regionali sugli stage, la Puglia ha già una bozza: «La approveremo entro luglio» - Stage, la Regione Veneto promette «Veglieremo sugli abusi»: ma l'indennità minima sarà bassa- Stage, prime ribellioni alle linee guida: in Campania il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto E anche:- Regioni, muovetevi: le vostre leggi sui tirocini devono essere pronte entro luglio- Simoncini: «Positive le linee guida sugli stage: ora vigilate affinché ciascuna Regione le renda al più presto operative»- Patto per lo stage: perché dalle parole si passi ai fatti

Stage, prime ribellioni alle linee guida: in Campania il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto

Più ombre che luci nel regolamento regionale sugli stage in arrivo in Campania. La data del 24 luglio, entro cui le Regioni italiane sono chiamate a recepire con un proprio provvedimento le linee guida nazionali sui tirocini extracurriculari emanate a gennaio, potrebbe trasformarsi in un appuntamento amaro per gli oltre 22mila giovani che, secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, ogni anno svolgono un tirocinio nel territorio campano. Attualmente questa schiera di stagisti non ha a disposizione alcuna normativa regionale cui rifarsi, a differenza dei “colleghi” toscani, abruzzesi e lombardi, ma può fare riferimento solo all’intricatissima normativa nazionale: il decreto interministeriale 142/1998, l'articolo 11 del decreto legge 138/2011 poi annullato dicembre 2012 da una sentenza della Corte Costituzionale, l'articolo 12 della riforma Fornero. Un groviglio di norme in cui è difficile orientarsi, e che lascia - purtroppo - ampi margini di libertà d'azione e d'interpretazione a tutte quelle aziende e quegli enti che vogliano usare impropriamente il tirocinio in sostituzione di un regolare contratto di lavoro e in assenza di reali contenuti formativi. Insomma, di flessibilità - talvolta spinta ai limiti della deregolamentazione assoluta - nell'universo stage pare ce ne sia a sufficienza. Eppure l'avvocato Severino Nappi, assessore al Lavoro e alla formazione della Regione Campania, nonché professore ordinario di Diritto del lavoro presso l’università della Calabria, è di diverso avviso: «Non pensiamo di ricorrere a una legge regionale, perché in una materia dinamica come quella delle regole sul lavoro c’è bisogno di flessibilità e di capacità di adeguamento alle esigenze del mercato per evitare di rendere sempre tutto complicato. Abbiamo già delle linee guida nazionali, e quindi è sufficiente un regolamento». Eppure, dato che l'uso distorto e talvolta anche il palese abuso dei tirocini in Italia è all'ordine del giorno - come la Repubblica degli Stagisti denuncia da anni - questo è un terreno terreno su cui, in fatto di regole chiare, non sarebbe il caso di andare al risparmio.Ma non è questa l'unica sorpresa che riserva l'assessore della giunta guidata dal marzo 2010 da Stefano Caldoro (PdL). Dapprima l'avvocato esprime rassicurazioni sul rispetto dei tempi («Abbiamo già predisposto una bozza di regolamento che recepisce le linee guida, in una versione che definirei estremamente avanzata e pronta per l’approvazione»), poi però per rispondere alla domanda sul coinvolgimento delle parti sociali nell'elaborazione del testo sceglie un tempo verbale molto sospetto, il futuro: «Le proposte programmatiche o legislative specie in materia di lavoro e formazione sono sempre condivise preventivamente con le parti sociali. È una modalità già sperimentata con successo per altri testi di legge come l’apprendistato, la sicurezza sul lavoro, la regolamentazione del mondo della cooperazione e altri dispositivi di politica del lavoro. Anche questa volta la proposta sarà preliminarmente condivisa al tavolo del partenariato e poi approderà in giunta». Ma come, la bozza è in una versione «estremamente avanzata», già «pronta per essere approvata» nell'arco di settimane, ma le parti sociali non sono ancora state coinvolte? Per fare un confronto: anche Puglia e Veneto hanno in mano al momento una bozza, il cui iter legislativo sembra nella stessa fase del documento campano, ma in entrambi i casi il testo è stato frutto della concertazione con le parti sociali che hanno avuto un peso non trascurabile nell'indirizzare i contenuti del provvedimento. Come mai all'ombra del Vesuvio le cose sono andate diversamente? Forse perché le parti sociali, e in particolare le associazioni sindacali, potrebbero muovere più di un'obiezione su vari punti del testo. Non tanto sull'indennità obbligatoria, su cui la Regione non mostra la volontà politica di migliorare le indicazioni contenute nelle linee guida: «Nella nostra bozza abbiamo previsto un rimborso mensile lordo di 300 euro per i primi tre mesi di tirocinio, che diventano 400 nel caso in cui il tirocinio preveda una durata superiore». E neppure sulla durata dello stage, altro punto su cui la Campania sembra non sentire l'esigenza di interventi migliorativi rispetto alle indicazioni emanate a gennaio, mantenendo a 12 mesi la durata massima dei tirocini di inserimento / reinserimento (a differenza di Puglia e Veneto che intendono abbassarla a 6). Fin qui, comunque, le indicazioni minime previste dalle linee guida vengono rispettate.La mesta sorpresa arriva da un altro punto della bozza, quello che regola la proporzione tra tirocinanti e dipendenti. In quest'ambito le linee guida non hanno modificato per nulla la norma in vigore già dal decreto interministeriale 142/1998. Si legge infatti nel documento della Conferenza Stato-Regioni: «Possono ospitare tirocinanti nei limiti di seguito indicati: a) le unità operative con non più di cinque dipendenti a tempo indeterminato: un tirocinante; b) le unità operative con un numero di dipendenti a tempo indeterminato compreso tra sei e venti: non più di due tirocinanti contemporaneamente; c) le unità operative con ventuno o più dipendenti a tempo indeterminato: tirocinanti in misura non superiore al 10% dei suddetti dipendenti contemporaneamente, con arrotondamento all'unità superiore». Su questo punto la Regione Campania ha preferito «prevedere una ripartizione più diversificata», come spiega Nappi: «per i soggetti ospitanti che hanno un numero di dipendenti a tempo indeterminato compreso fra uno e quattro: massimo un tirocinante; compreso fra cinque e otto: massimo due tirocinanti; compreso fra nove e dodici: massimo tre; compreso fra tredici e sedici: massimo quattro; compreso fra diciassette e venti: massimo cinque; per i soggetti ospitanti che hanno oltre venti dipendenti a tempo indeterminato: un numero di tirocinanti non superiore al 30% dell’organico a tempo indeterminato». Ricapitolando: una piccola azienda con 13 dipendenti passerà dal poter ospitare due stagisti, come è sempre stato dal 1998, a quattro, raddoppiando così le sue capacità di accoglienza e formazione - o forse la possibilità di utilizzare forza lavoro a basso costo? Per non parlare di un'azienda di medie o grandi dimensioni che potrà letteralmente triplicare il numero di stagisti, “saltando” improvvisamente dal 10 al 30%. 

In Campania nel 2011 sono stati 13.010 gli stage (curriculari ed extracurriculari) svolti nelle imprese private (dati Unioncamere Excelsior), a cui bisogna aggiungerne, secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, altri 7/8mila negli enti pubblici e almeno 2.500 nelle organizzazioni non profit, per un totale di oltre 22mila stage attivati in un anno. Sui 13.010 tirocinanti nel settore privato, quelli "ad alta scolarizzazione" («laureati o laureandi», li definisce la ricerca Unioncamere) costituivano il 44,1%, un dato ben più alto della media nazionale (31,9%). Per il 2012, qualche numero lo offre l'assessore Nappi: «I dati disponibili dalle comunicazioni obbligatorie [che riguardano solo gli stage extracurriculari, ndr] indicano che ogni anno in Campania sono attivati circa 7mila tirocini. In particolare 7.171 nel 2010, 7.406 nel 2011 e 7.495 nel 2012. Un dato crescente, che crediamo verrà confermato nei prossimi anni».
Ma c'è da andar fieri di questo pronostico? Non c'è dubbio che se la bozza verrà approvata così come viene prospettata da oggi dall'assessore, aziende, associazioni ed enti pubblici potranno addirittura triplicare, già a partire dalla seconda metà del 2013, il numero di stagisti. Ma è importante capire le motivazioni reali che spingono e spingeranno le realtà pubbliche e private campane a prendere sempre più stagisti. Un anelito puramente altruistico verso i giovani, per formarli e trasferire loro competenze, oppure un semplice calcolo di risparmio, perché rispetto al costo di un dipendente regolarmente assunto o di un apprendista gli stagisti, con i loro 300 euro scarsi di indennità obbligatoria, saranno molto più convenienti? Si attende, a questo punto, la reazione dei sindacati.di Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Leggi regionali sugli stage, la Puglia ha già una bozza: «La approveremo entro luglio» - Stage, la Regione Veneto promette «Veglieremo sugli abusi»: ma l'indennità minima sarà bassa- Regioni, muovetevi: le vostre leggi sui tirocini devono essere pronte entro luglio- Simoncini: «Positive le linee guida sugli stage: ora vigilate affinché ciascuna Regione le renda al più presto operative» E anche: - Patto per lo stage: perché dalle parole si passi ai fatti- Stagisti in hotel e ristoranti: troppi o troppo pochi?

Nasce Articolo36: una testata online dedicata al lavoro precario, sottopagato, gratuito

Da ieri è online un sito "cugino" della Repubblica degli Stagisti. Si intitola Articolo 36 ed è stato presentato in anteprima al Festival del giornalismo di Perugia, nell'ambito del panel “I precari: gratis non è lavoro”, attraverso un dibattito cui a fianco di Eleonora Voltolina - anche in questo caso fondatrice e direttore della testata - hanno partecipato Benedetta Tobagi scrittrice e consigliere di amministrazione Rai, Matteo Valerio, giornalista freelance e tra i fondatori del collettivo di precari romani Errori di Stampa, e Ester Castano, giovane giornalista freelance. Una cornice, quella del Festival, particolarmente adatta al tema. Perché l'«articolo 36» in questione è quello della nostra Costituzione, che prevede che ogni lavoratore abbia diritto «ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa». Una frase che alle orecchie di migliaia e migliaia di giornalisti precari, spesso pagati pochi euro a pezzo, sembra quasi beffarda.Ed è proprio dal tema del precariato e delle retribuzioni da fame che vuole ripartire questa nuova testata: facendo una informazione di qualità focalizzata sul lavoro e sulla connessione (purtroppo sempre più spesso spezzata) tra lavoro e retribuzione. «Siamo partiti proprio con un pezzo sul lavoro giornalistico» ha spiegato Eleonora Voltolina presentando l'articolo "di esordio" di Articolo36, scritto dalla freelance Marianna Lepore e dedicato ai magri compensi che il sito o2o del gruppo Banzai eroga a chi produce i suoi contenuti: «Perché il giornalismo è, insieme a molte altre professioni intellettuali, uno dei campi in cui più spesso le persone si sentono proporre di lavorare per pochi spiccioli o addirittura gratuitamente».Voltolina ha anche raccontato in breve la genesi del nuovo sito, ricordando di aver parlato dell'articolo 36 della Costituzione in un'occasione speciale: «Un po' meno di un anno fa mi venne proposto, insieme a una trentina di altri giovani, di essere presente a un evento al Quirinale di fronte al Presidente della Repubblica. Era la presentazione di un libro, Giovani senza futuro, a cui io avevo collaborato scrivendo un capitolo insieme ad Alessandro Rosina. Mi venne detto che avrei avuto però solo due minuti per il mio discorso. Così scelsi di parlare di un articolo della Costituzione importantissimo, bellissimo, che però viene quotidianamente calpestato. Quello che dice una cosa che può sembrare quasi banale: che il lavoro va pagato. E lo dice con delle parole-chiave bellissime: libertà e dignità unite a lavoro e retribuzione». Di ritorno dal Quirinale, l'idea di fondare una testata giornalistica con questo nome e dedicata a questi temi: «Il giorno dopo registrammo il dominio Articolo36.it. Poi, come ogni progetto, c'è voluto del tempo per realizzarlo, ma finalmente eccolo qua, adesso esiste. Parlerà di lavoro ma con un preciso focus specifico: questo lavoro ti permette di mantenerti?». Per Voltolina è lì che sta il fulcro del problema: «Le persone non lavorano solo per realizzarsi, per il proprio piacere. Lavorano anche, e io direi essenzialmente, per poter essere economicamente indipendenti, pagare la propria vita, la propria casa, il proprio futuro. Per non dover dipendere dalle famiglie d'origine». Pericolosissimo dunque spezzare il legame tra lavoro e retribuzione: «Così si innesca un circolo vizioso mostruoso anche dal pinto di vista macroeconomico: perché se le persone non guadagnano, poi non possono spendere: quando si parla di contrazione dei consumi, si dovrebbe pensare anche a questo».Articolo36.it andrà a scandagliare il mondo del lavoro alla ricerca delle sacche di illegalità e di sfruttamento; ma darà anche voce a quella parte di imprese sane che subiscono trattamenti iniqui da parte dello Stato: «Vogliamo occuparci anche della controparte, dell'impresa. Perché ce ne sono tante che vogliono comportarsi bene», ma che paradossalmente oltre che contro la crisi si trovano a dover combattere ogni giorno anche contro lo Stato «Con le tasse ingiuste, come l'Irap, che è una tassa demenziale, perché penalizza chi assume dipendenti e va ad avvantaggiare chi invece si avvale di lavoratori a partita Iva. Oppure basti pensare alle aziende che rischiano di chiudere, o che non possono pagare i propri dipendenti, perché magari hanno preso qualche appalto dalla pubblica amministrazione e aspettano da mesi o magari da anni che i prodotti che loro hanno venduto o i servizi che hanno erogato vengano pagati da chi li ha commissionati e ha promesso di pagarli: che in questo caso - ancor più grave - è lo Stato». La grande ambizione di Articolo36.it insomma è quella di «descrivere a 360 gradi il mercato del lavoro, cercando di mettere il dito nella piaga dove si annida la cancrena», che secondo Eleonora Voltolina si colloca in un preciso punto: «quello in cui si scollano lavoro e retribuzione».Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Presidente Napolitano, la dignitosa retribuzione è un diritto costituzionale anche per i giovani

Tirocini Schuman al Parlamento europeo: 150 opportunità da 1200 euro al mese aperte anche ai giornalisti

Un lavoro come giornalista e un compenso da più di mille euro al mese: praticamente un ossimoro per i tempi che corrono in Italia. Invece il Parlamento europeo (con sede a Bruxelles e Lussemburgo) lo rende possibile lanciando due programmi di tirocinio della durata di cinque mesi (non prorogabili), uno «generale» e l'altro «opzione giornalismo»: le cosiddette borse Schuman. Per i selezionati di questa tornata il tirocinio inizierà il primo ottobre 2013 e terminerà il 28 febbraio 2014. La corsa si è aperta il 15 marzo, ma c'è tempo fino al 15 maggio per compilare l'application form – anche se dal sito raccomandano di non aspettare l'ultimo momento vista l'elevata quantità di candidature che arrivano (in media 4mila per ogni tornata, quindi 8mila l'anno). L'aspetto economico è davvero interessante: la borsa di studio è di 1.213,55 euro lordi al mese tassati in base alle percentuali fiscali applicate nel Paese di provenienza (ogni anno viene però ricalcolata, e – in caso di stage presso una sede estera del Parlamento europeo - l'importo viene tarato sulla base del costo della vita del Paese ospitante). Alla somma si aggiunge il rimborso spese del viaggio per l'andata e il ritorno (sempre che il luogo di origine sia più distante di 50 chilometri) e il pagamento avverrà rispettivamente all'inizio e subito dopo la fine del traineeship. A parte viene riconosciuto anche il rimborso per eventuali trasferte a Strasburgo e circa 200 euro per chi è sposato e ha figli a carico; per chi è disabile l'importo della borsa è invece maggiorato del 50%. Ed è perfino prevista la possibilità di richiedere un anticipo sul compenso del primo mese di stage, per far fronte alle prime spese.Quanto al numero di candidature accettate non esiste un numero fisso. Come documentato nelle faq del sito, nel 2010 sono pervenute più di 7.300 domande (solo per i tirocini retribuiti), ma solo 391 hanno passato la selezione. L'anno successivo si è ripetuta più o meno la stessa proporzione: 390 vincitori su circa 7mila. Il dato che fa riflettere è che sono i giornalisti (o aspitanti tali) italiani a sgomitare di più per accaparrarsi uno stage con compenso, obiettivo quasi impossibile oggi nel nostro Paese. Nel 2012 si è verificato peraltro un notevole aumento delle richieste: la responsabile dell'ufficio traineeship di Lussemburgo Karen Jeppesen conferma alla Repubblica degli Stagisti che le applications ricevute, riferite a tirocini previsti per il 2013, sono state oltre 14mila. L'anno precedente, il 2011, ne erano arrivate quasi 11mila, di cui 8.465 per stage pagati (la restante parte è quella dei tirocini gratuiti, i cosiddetti «atipici»). Di queste candidature circa un terzo (2.539) provenivano da italiani. Nella tornata del 2012 i selezionati italiani (su 455 totali) sono stati invece 71, quindi la proporzione è un po' scesa trattandosi di circa un sesto del totale. I requisiti. Per entrambe le opzioni le condizioni sono il possesso di un diploma di laurea, la nazionalità di un Paese europeo (o Paese candidato), la maggiore età, la conoscenza fluente di una lingua europea e di un'altra a un buon livello, non aver usufruito in precedenza di stage retribuiti presso le istituzioni europee. Nel caso dell'opzione generale bisogna inoltre «provare di aver elaborato, contestualmente a un diploma universitario o per una pubblicazione scientifica, un lavoro scritto di una certa consistenza» si legge sul sito. Uno di questi tirocini, denominato 'borsa Chris Piening', scrivono «potrà essere assegnato a un candidato il cui lavoro sia stato consacrato in particolare alle relazioni tra l'Unione europea e gli Stati Uniti». Per l'opzione giornalismo invece i candidati devono «avere una competenza professionale comprovata da pubblicazioni, o dall'iscrizione all'ordine dei giornalisti di uno Stato membro dell'Unione europea, o dall'acquisizione di una formazione giornalistica riconosciuta negli Stati membri dell'Unione europea o negli Stati candidati all'adesione». Attenzione poi all'application form: si può fare in un'unica tappa (altrimenti, passati 30 minuti, scade la sessione) e dopo averla compilata è necessario stamparne la sintesi prima dell'invio. Una volta inviata si riceverà via mail un numero identificativo da conservare per tutte le comunicazioni che avverranno nel corso della selezione. Il procedimento di selezione (basato su titoli e curriculum) inizia subito dopo: a chi non possiede i requisiti di ammissibilità verra comunicata in poche settimane l'esclusione. Per gli altri, due o tre mesi prima dell'inizio del tirocinio arriveranno - sempre via mail - le informazioni sullo status della candidatura: esclusione, waiting list (i cui componenti saranno chiamati solo in caso di rinuncia dei selezionati), ammissione. I vincitori riceveranno infine per posta ordinaria una lettera di invito con alcune informazioni utili. A loro è anche richiesto di presentare una serie di documenti cartacei: copie di passaporto e diploma di laurea, lettera di referenze di un professionista che attesti l'idoneità della persona, un giustificativo di un lavoro scritto per l'opzione generale e un attestato di iscrizione all'ordine dei giornalisti o di un diploma nel settore per il giornalismo. Cosa fanno gli stagisti al Parlamento europeo? Mentre per chi opta per il giornalismo le mansioni saranno quelle tipiche della professione, come per esempio l'editing, tutti gli altri saranno assegnati a una delle direzioni generali del Parlamento, in base alle esigenze di lavoro di ognuna. Si spazia tra settori di varia natura, politiche interne, comunicazione, finanza, servizio giuridico, presidenza. A ogni candidato verrà affiancato un tutor e avrà assegnato un progetto formativo. Le chance di assunzione post stage sono – come spesso in questi casi – quasi inesistenti: si parte per farsi le ossa, seppur remunerati, in una grande e prestigiosa istituzione europea ma ciò non costituisce titolo per futuri impieghi. Per tentare la sorte occorre passare per un regolare concorso pubblico, procedura a cui è sottoposto ogni candidato funzionario.   Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Tirocini Schuman, un lettore vince e ringrazia la Repubblica degli Stagisti: «Ho saputo del bando grazie alla vostra Newsletter»- Duecento stage da 1.200 euro al mese al Parlamento europeo, tutte le informazioni su come rispondere al bando- Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti- Emilie Turunen, pasionaria dei diritti degli stagisti al Parlamento europeo: «L'Italia è fra i Paesi messi peggio»

Stage, la Regione Veneto promette «Veglieremo sugli abusi»: ma l'indennità minima sarà bassa

Oltre 850mila micro e piccole imprese, per la maggior parte attive nel settore dell’artigianato: il Veneto è storicamente uno dei punti nevralgici dell’imprenditoria in Italia. Ma è anche una delle aree in cui il ricorso allo stage come strumento di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro è più massiccio: secondo le stime della Repubblica degli Stagisti sono stati almeno 62mila i tirocini attivati nel 2011, un dato inferiore soltanto a quello lombardo. Ai quasi 37mila stage svolti nelle imprese private (dati Unioncamere Excelsior) bisogna infatti aggiungerne altri 18/24mila negli enti pubblici e almeno 7mila nelle organizzazioni non profit. Sul terreno dei tirocini in Veneto si scontrano quindi due forti interessi contrapposti: da una parte un esercito di stagisti che reclamano più tutele, dall’altra una folta schiera di aziende che, soprattutto in tempi di crisi, non vogliono rinunciare a uno strumento a basso costo di selezione, formazione e talvolta anche sfruttamento di nuova forza lavoro. Date queste premesse, si capisce perché ci sia molta attesa, da entrambe le parti, per il provvedimento con cui la Regione dovrebbe recepire, entro il 24 luglio, le linee guida nazionali sui tirocini extracurriculari emanate a gennaio. L’argomento è così caldo in questo angolo di nordest che la Regione, guidata da tre anni dal governatore leghista Luca Zaia, l'anno scorso era intervenuta in materia. La direttiva DGR 337/2012 emanata nel marzo 2012 e attualmente in vigore già si sforzava di definire un quadro normativo di riferimento più specifico per enti promotori e soggetti interessati, con l’obiettivo esplicito di evitare che lo stage potesse essere impropriamente usato in sostituzione di un regolare contratto di lavoro e in assenza di reali contenuti formativi. Ma non prevedeva alcun obbligo di corrispondere un compenso ai tirocinanti. Dopo l’accordo in conferenza Stato-Regioni sulle linee guida, che prevedono di fissare “un’indennità di partecipazione” obbligatoria di almeno 300 euro mensili lordi, la musica sta per cambiare per gli stagisti veneti. Lo promette l’assessore al Lavoro Elena Donazzan [nella foto], assicurando anche alla Repubblica degli Stagisti, in una lunga intervista, che la giunta regionale ha tutta l'intenzione di muoversi per tempo per riuscire a rispettare la scadenza di luglio. «Un documento di recepimento dell’accordo del 24 gennaio 2013 è stato già sottoposto all’esame degli organismi di concertazione della Regione e proprio pochi giorni fa, giovedì 18 aprile, ha terminato il suo iter con le parti sociali. Ora la giunta dovrà chiedere il parere sul provvedimento alla commissione consiliare competente in materia di lavoro. Ricevuto tale parere la giunta adotterà una delibera di disposizioni in materia di stage, in conformità con la legge regionale 3/2009, che all’articolo 41 demanda alla giunta l’adozione del provvedimento di regolazione dei tirocini. Pertanto le linee guida saranno attuate con provvedimento di giunta e ritengo che entro luglio l’iter sarà completamente concluso».Tra qualche mese, dunque, anche in Veneto l’indennità dovrebbe diventare obbligatoria. A quanto ammonterebbe? «Nel documento, peraltro ancora in esame, si prevede un minimo di 300 euro lordi al mese se al tirocinante sono garantiti buoni pasto o il servizio mensa, altrimenti 400 euro lordi». Ma le Regioni non si erano impegnate, in un documento annesso alle linee guida, ad alzare l’indennità minima ad almeno 400 euro? «Se monetizziamo il benefit dei buoni pasto o della mensa gratuita si arriva certamente a quella cifra», risponde l’assessore. È vero, ma è altrettanto vero che qualcosa in più si poteva fare, se la Toscana ha fissato il limite minimo a 500 euro e l’Abruzzo a 600. Come mai non si è avuto il coraggio di alzare un po’ l’asticella? «Il tavolo con le parti sociali è stato quello previsto dalla legge regionale 3/2009: perciò sono stati pariteticamente presenti le associazioni datoriali e sindacali, 13 rappresentanti per parte, un rappresentate delle professioni, degli istituti del credito, delle associazioni dei disabili e la Consigliera di parità regionale. Se sulla maggior parte dei punti, come qualli atti a contrastare gli abusi, tutte le parti sociali sono state in perfetto accordo, sull’indennità di partecipazione la battaglia è stata piuttosto accesa». Associazioni datoriali contro sindacati, lascia intuire l’assessore. Alla fine sembra proprio che abbiano prevalso le prime. «In  Veneto sarebbe impensabile non ascoltare anche la voce delle imprese, soprattutto di quelle artigianali» ricorda la Donazzan: «In una fase economica come questa, le Pmi si sono strenuamente opposte a un’indennità obbligatoria più alta, fermo restando che nulla impedisce alle aziende sane di gratificare maggiormente i propri stagisti». Per quanto concerne tutte le altre forme di tutela, il documento veneto si uniforma sostanzialmente a quanto previsto dalle linee guida. «La Regione Veneto aveva già emanato una propria disciplina in materia di tirocini. Questa direttiva è stata leggermente emendata laddove necessario per uniformarsi al testo delle linee guida. Tali emendamenti sono in fase avanzata di definizione, perché hanno già ricevuto il parere favorevole del Comitato istituzionale - Province - e sono stati  esaminati a lungo dalle parti sociali», spiega l'assessore. «Oltre alla questione dell’indennità obbligatoria, c’è un punto su cui la nostra direttiva DGR 337/2012 e le linee guida nazionali divergono: la durata massima dei tirocini di inserimento lavorativo. Mentre l’accordo di gennaio fissava un limite di 12 mesi, noi abbiamo ritenuto opportuno lasciarlo a 6 mesi come nella precedente normativa regionale». 
Anche gli enti abilitati ad agire da soggetti promotori sono gli stessi previsti nella DGR 337/2012, vale a dire i centri per l’Impiego, i soggetti accreditati ai servizi per il lavoro, gli enti accreditati allla formazione, le università, le Ulss, le cooperative sociali di tipo A.Per quanto riguarda la proporzione tra stagisti e dipendenti dell’azienda ospitante, le linee guida suggeriscono che per le realtà fino a 5 dipendenti venga posto il limite massimo di un tirocinante alla volta, che per quelle con un numero di dipendenti compreso tra 6 e 20 il limite sia due, e che per le altre la percentuale di stagisti non sia superiore al 10% dei dipendenti. Tuttavia contro quest’indicazione Federalberghi ha recentemente presentato ricorso al Tar, giudicando le linee guida troppo severe. Forse per venire incontro agli albergatori il Veneto ha optato per un’interpretazione più soft del “suggerimento”? «No invece: l’abbiamo accolto pienamente» risponde l’assessore alla Repubblica degli Stagisti: «Anzi, abbiamo esplicitamente indicato che per calcolare il numero dei dipendenti e, di conseguenza, dei possibili tirocinanti si considerano solo i lavoratori a tempo indeterminato Nessuna deroga neppure per le pubbliche amministrazioni? Le linee guida prevedono che tutte le regole - compreso l’obbligo di erogazione dell'indennità - valgano anche per i tirocini attivati da enti pubblici, ma al contempo affermano che dalle leggi regionali sugli stage non debbano derivare oneri per lo Stato. «È un problema della pubblica amministrazione: se avrà risorse potrà attivare tirocini, altrimenti non sarà possibile. Lo stage deve essere indennizzato» riassume la Donazzan. «Le disposizioni regionali regolamentano tutti gli stage extracurriculari, compresi quelli estivi e di orientamento. Le tipologie escluse sono i tirocini transazionali all’interno di programmi europei che hanno una propria regolamentazione e i tirocini per extracomunitari all’interno di quote di ingresso disciplinate con specifica deliberazione. Non sono inclusi inoltre i tirocini di accesso alle professioni, che hanno una propria regolamentazione, e i tirocini curriculari che per quanto riguardo i principi generali si riferiscono alla legge nazionale, mentre le disposizioni di dettaglio sono dettate dalla scuola o dall’università». Ma perché ignorare ancora una volta tutti coloro che svolgono che svolgono stage durante un percorso di studi? Perché non concordare con scuole, università ed enti di formazione del territorio alcune garanzie minime anche per loro, come ha proposto la Repubblica degli Stagisti attraverso il Patto per lo stage? «Non abbiamo ritenuto necessario occuparci degli stage curriculari perché in questi casi ci sono già scuole e università a vigilare sulla qualità dei tirocini che offrono ai loro studenti», risponde l’assessore: «Sugli stage extracurriculari ci stiamo impegnando invece a monitorare la regolarità e il contenuto formativo. Stiamo anche costituendo una banca dati che sarà sempre più ricca. Per il 2012 al momento abbiamo a disposizione il numero di tirocini extracurriculari attivati in Veneto per i quali è stata fatta la dovuta comunicazione obbligatoria di avvio: sono stati 22.502 in tutta la Regione. Maggiori dati saranno comunicati nel consueto rapporto del mercato del lavoro veneto che esce intorno a giugno. Da dicembre 2012 il nostro archivio digitale raccoglie non solo le comunicazioni di avvio stage, ma anche tutti i progetti formativi dei tirocini extracurriculari svolti nel nostro territorio. Per il 2013 quindi avremo sicuramente a disposizione un quadro molto più completo. Vogliamo dare ai ragazzi l’impressione che la Regione “vegli” sul loro percorso formativo e di inserimento e vogliamo far sapere alle aziende che stiamo vigilando sugli abusi».di Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:Leggi regionali sugli stage, la Puglia ha già una bozza: «La approveremo entro luglio» Regioni, muovetevi: le vostre leggi sui tirocini devono essere pronte entro luglioSimoncini: «Positive le linee guida sugli stage: ora vigilate affinché ciascuna Regione le renda al più presto operative»E anche:Patto per lo stage: perché dalle parole si passi ai fattiStagisti in hotel e ristoranti: troppi o troppo pochi?

Solo un giovane su dieci viene assunto dopo lo stage: «il mondo deve sapere» anche questo

Qualche anno fa uscì un film che ebbe grande successo descrivendo in toni quasi grotteschi la situazione tremenda di migliaia e migliaia di laureati italiani, costretti a una vita precaria e a lavori lontani anni luce dalla loro formazione. Il film, di Paolo Virzì, si chiamava Tutta la vita davanti ed era liberamente tratto da un libro, Il mondo deve sapere: dopo il film ovviamente tutti corsero a recuperarsi il libro, il che fece la fortuna della sua autrice Michela Murgia.In effetti, sono tante le cose che «il mondo deve sapere». Per esempio i giovani italiani, gli studenti, i neodiplomati e neolaureati, gli inoccupati e i disoccupati dovrebbero sapere una cosa rispetto agli stage: che solo in un caso su 10 portano ad un'assunzione.È importantissimo conoscere questo dato, per parametrare le proprie aspettative, per non nutrire eccessive speranze, per valutare bene se accettare o rifiutare una proposta di tirocinio. Ovviamente si parla qui esclusivamente dei circa 300mila stage svolti ogni anno nelle imprese private: per quelli svolti all'interno di enti pubblici (che sono un numero ignoto, indicativamente compreso tra 150mila e 200mila) la probabilità di essere assunti al termine dell'esperienza formativa rasenta lo zero.Fatta questa premessa, ecco in sintesi i dati e i numeri che «il mondo deve sapere» (e sopratutto i giovani italiani).Primo numero: 10,6. Questa è la percentuale di «personale in tirocinio formativo e stage ospitato dalle imprese nel 2011 che è stato o sarà trasformato in assunzioni», tratta dal rapporto annuale Excelsior 2012 realizzato da Unioncamere, l'unione delle Camere di commercio italiane. Dunque in media su 1000 giovani che cominciano uno stage, 106 verranno assunti (con qualsiasi tipo di contratto), e 894 verranno invece lasciati a casa senza ricevere una proposta di lavoro.La probabilità di essere assunti però si alza con l'aumentare della grandezza dell'azienda. Per cui approfondendo questo numero si scopre che chi fa uno stage in una microimpresa (con meno di 10 dipendenti) ha solo il 7,5% di possibilità di essere assunto. Le probabilità lievitano impercettibilmente per la classe immediatamente superiore (imprese con un numero di dipendenti compreso tra 10 e 49): qui il valore medio si attesta a 8,3%. Va meglio a chi fa uno stage in una impresa medio-grande (tra 50 e 249 dipendenti): qui si può sperare di essere assunti al 13,6%. La prospettiva di inserimento lavorativo più concreta è comunque nelle grandi aziende, quelle con oltre 250 dipendenti: qui l'indagine Excelsior rileva che la probabilità di essere assunto per uno stagista è quasi una su quattro (22,9%).Ma la possibilità di essere assunti non aumenta o diminuisce solo per il fattore della grandezza dell'azienda che accoglie lo stagista. Vi sono anche significative differenze a seconda del settore di attività dell'impresa. Pessime le prospettive di assunzione per chi fa uno tirocinio in una industria di estrazione di minerali: solo il 3,6% di assunzioni. Meno male che gli stagisti che hanno fatto stage in questo settore nel corso dell'intero 2011 sono poche decine: solo 250 in totale (meno della metà degli anni precedenti). Malissimo anche per gli stagisti delle industria che svolgono lavori di impianto tecnico (riparazione, manutenzione e installazione), dove Excelsior registra solo un 6,5% di assunzioni dopo lo stage - dunque 183 assunti su 2.820 stage avviati - e nelle industrie del legno e del mobile (6,8% di probabilità di ricevere una proposta di lavoro dopo il periodo formativo - in numeri assoluti, 228 assunti su 3.360).Ma per questi settori si tratta di poche migliaia di stagisti all'anno. Una vera emergenza invece è quella del settore "Servizi di alloggio e ristorazione e servizi turistici": cioè alberghi, bar, ristoranti, campeggi, stabilimenti balneari e chi più ne ha più ne metta. Qui gli stagisti sono un esercito: circa 50mila all'anno. Ma ad ottenere un vero lavoro dopo il tirocinio sono solo il 7,1 %. In parole ancor più chiare e precise: dei 46.460 giovani che hanno fatto stage in questo settore nel corso del 2011, solo 3.299 sono poi stati assunti. Poco più di tremila su oltre 45mila!Malissimo anche il settore "Istruzione e servizi formativi privati" con un 5,9% di assunzione dopo lo stage (362 assunti su 6.130 stage realizzati), e quello "Sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati" con un 6% (1.513 assunti su 25.220).Ma dopo le bad news è giusto anche dare le good news. E dunque: fortunati i giovani che finiscono in stage nelle aziende di "Public utilities" (quelle che si occupano di energia, gas, acqua, ambiente): qui la percentuale di assunzione media è addirittura del 18,9%, dunque quasi uno stagista su cinque - 495 sul totale di 2.620 - ha ottenuto un vero contratto.Reggono ottimamente anche le "industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere", per le quali Excelsior registra un 17,8% di contrattualizzazione dopo lo stage; benino, anche se parecchio distanziati, anche i settori industriali di "fabbricazione macchinari e attrezzature e dei mezzi di trasporto" (13,3 stagisti assunti ogni 100) e le "industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali" (12,3 assunti su 100).Sul settore delle imprese di servizi, la miglior prospettiva di inserimento occupazionale dopo lo stage viene garantita dal settore "Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio" che assume mediamente il 20,3% delle persone che accoglie in tirocinio; bene come sempre i "servizi informatici e delle telecomunicazioni" che contrattualizzano il 17,2% degli stagisti;  benino anche il commercio al dettaglio con un 15,3% (oltre due punti percentuali sopra i "cugini" del commercio all'ingrosso, fermi a 12,8%). Anche la geografia poi ha un suo peso. La Regione dove fare uno stage porta meno spesso all'assunzione è la Sicilia: solo il 7,2% dei giovani vengono contrattualizzati dopo l'esperienza formativa. Percentuale identica a quella del Trentino, ma in questo caso l'interpretazione è molto più positiva: nelle province autonome di Trento e Bolzano lo stage è utilizzato prevalentemente con i giovanissimi, studenti universitari o addirittura delle superiori, e in questi casi l'inserimento lavorativo non è un elemento prioritario.Il Lazio si conferma invece la Regione dove gli stage più spesso si trasformano in lavoro: siamo al 15,8%, oltre cinque punti sopra la media nazionale. Bene, a sorpresa, anche il Molise (15,2%).Che vogliono dire questi dati? Che bisogna farsi poche, pochissime illusioni sulla reale efficacia dello stage come strumento di inserimento lavorativo. E che per bypassare la frase standard (corretta, ma troppo generica) «Non possiamo assicurare nulla, al termine del tirocinio si valuterà» bisogna chiedere alle aziende di dire chiaramente quale percentuale di assunzione post-stage hanno registrato negli anni passati. È giustissimo da parte delle imprese non voler dare false speranze. Ancor più giusto però è dare informazioni precise, attuando un comportamento trasparente e responsabile.Intanto a chi vuole farsi un'idea, almeno generale, rispetto alle prospettive che offrono gli stage nei vari settori delle industrie e dei servizi in Italia, viene in aiuto Unioncamere con questi dati. Perchè «il mondo deve sapere».Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Stagisti laureati, solo nelle imprese private sono 100mila. Un esercito che però difficilmente trova lavoro- Regioni, muovetevi: le vostre leggi sui tirocini devono essere pronte entro luglioE anche:- Stagisti in hotel e ristoranti, troppi o troppo pochi?

Leggi regionali sugli stage, la Puglia ha già una bozza: «La approveremo entro luglio»

A che punto sono le 20 Regioni italiane rispetto alla deadline del 24 luglio entro cui dovranno (o forse sarebbe più realistico dire dovrebbero?) recepire le linee guida sugli stage emanate dalla Conferenza Stato – Regioni? Sono già passati quasi tre mesi dalla firma dell'accordo sui tirocini extracurriculari, il documento che dovrebbe assicurare a tutti coloro che svolgono stage al di fuori di percorsi di studio - scuole, università, master etc - un rimborso spese di almeno 300 euro al mese. La scadenza si avvicina: ciascuna Regione ha tempo fino al 24 luglio per emanare una propria legge che tuteli – e magari migliori - i principi espressi nelle linee guida. La Repubblica degli Stagisti avvia da questa settimana un’indagine approfondita della situazione, per tracciare una mappa di come si stanno muovendo le Regioni, che tempistiche prevedono, quale “congrua indennità” e quali altre garanzie intendono introdurre per i tirocinanti. Il viaggio inizia dalla Puglia, dove vengono attivati ogni anno oltre 25mila stage. Secondo i dati Unioncamere Excelsior nel 2011 sono stati 15.640 solo nelle imprese private, cui si devono aggiungere – secondo le stime della Repubblica degli Stagisti – tra i 7mila e i 10mila tirocini negli enti pubblici e almeno 3mila nella associazioni e organizzazioni non profit. La percentuale di stagisti laureati/laureandi sul totale è del 40,1%, ben superiore al dato nazionale (31,9%), mentre la percentuale di assunzioni dopo lo stage (9,7%) è di poco inferiore alla media italiana, già molto bassa (10,6%). Guidata dal 2005 da Nichi Vendola, la Puglia non ha emesso finora provvedimenti regionali in materia, come hanno fatto invece Toscana, Abruzzo e Lombardia. Pertanto oggi gli stagisti pugliesi possono fare riferimento solo all’intricatissima normativa nazionale: la legge 142/1998, l'articolo 11 del decreto legge 138/2011 poi annullato dalla sentenza della Corte Costituzionale di dicembre 2012, infine l'articolo sui tirocini della riforma Fornero. Dopo la firma dell’accordo sulle linee guida la situazione sta per cambiare? La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto all’assessore al Lavoro Leo Caroli e a quello al Diritto allo Studio e Formazione Alba Sasso [nella foto], i quali hanno risposto con una prima importante notizia: la giunta ha già in mano una bozza di disegno di legge regionale sugli stage che, come ha promesso la stessa Sasso, «verà discussa nelle prossime settimane». La Repubblica degli Stagisti ha chiesto conferma a Luisa Anna Fiore, responsabile del Servizio Politiche attive per il lavoro, che ha lavorato alla stesura del testo: «La Regione ha predisposto una bozza di disegno di legge che ha costituito oggetto di concertazione con tutte le parti sociali, sia organizzazioni sindacali che datoriali, in modo da assicurare la più ampia condivisione dei contenuti. Al momento, fermo restando la scadenza del 24 luglio, non è possibile fornire indicazioni certe sui tempi di approvazione. La Regione, pur avendo scelto come strumento normativo per il recepimento delle linee guida quello della legge regionale, tuttavia ha previsto che la disciplina cosiddetta di dettaglio costituisca oggetto di un regolamento, cui si fa espresso rinvio e che la giunta adotterà entro 60 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento legislativo». Quindi una bozza esiste già e la Regione ha intenzione di emanare la sua legge entro la fine di luglio. Ma ci sono i tempi tecnici per farlo? «Il Consiglio non ha ancora calendarizzato nulla a riguardo», risponde Felice Laudadio [nella foto], addetto stampa del Presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna, «perché spetta prima alla giunta predisporre il disegno di legge regionale che sarò poi presentato all'approvazione dei consiglieri. Ma è nell’interesse di tutti, senza distinzioni di colore politico, approvare velocemente una legge che rientra appieno nelle politiche attive a favore dell’occupazione giovanile. Quindi prevedo che quando il disegno di legge sarà pronto l’iter legislativo sarà piuttosto rapido. L’importante è che il testo approdi nelle aule del Consiglio entro la fine di maggio, perché ci siano i tempi tecnici per il rispetto della scadenza».Se tutto andrà liscio, dunque, in Puglia entro pochi mesi la musica dovrebbe cambiare per tutti gli stagisti extracurriculari. Innanzitutto, avranno diritto a un’indennità obbligatoria non inferiore a 400 euro al mese, come spiega Luisa Anna Fiore: «La bozza predisposta prevede una “indennità di partecipazione” parametrata al numero di ore effettivamente svolte dal tirocinante, e comunque non inferiore all’importo mensile di 400 euro, al lordo delle ritenute di legge, rinviando al successivo regolamento la determinazione dell’importo orario». Un aspetto innovativo del documento è poi quello relativo alla durata dello stage: le linee guida indicano come durata massima dei tirocini 6 mesi per quelli formativi, 12 per quelli di inserimento lavorativo, 24 per quelli dedicati a soggetti svantaggiati. Ma la Regione Puglia ha optato per un abbassamento del limite di durata massima a 6 mesi anche per i tirocini di inserimento lavorativo, conservando l’indicazione che era stata riportata nell’art. 11 del decreto legge 138/2011 (poi divenuto legge 148/2011). Per quanto concerne tutte le altre forme di tutela, la bozza pugliese si uniforma sostazialmente a quanto previsto dalle linee guida. Tra i punti più significativi, quello che prescrive che ciascun soggetto ospitante non possa realizzare più di un tirocinio con il medesimo stagista e quello che vieta gli stage per mansioni di basso profilo. Inoltre i tirocinanti non potranno «sostituire i lavoratori con contratto a termine nei periodi di picco delle attività» né essere utilizzati «per sostituire il personale del soggetto ospitante nei periodi di malattia, maternità o ferie né per ricoprire ruoli necessari all’organizzazione dello stesso». Ma, in una zona turistica come la Puglia, come reagirà Federalberghi, che ha già presentato ricorso al Tar giudicando troppo “severe” le linee guida nazionali? «Dovrà adeguarsi», risponde la responsabile del Servizio Politiche attive per il lavoro Fiore: «perchè non sono previste deroghe in nessun settore».Nessuna deroga neppure per le pubbliche amministrazioni: come già indicato nelle linee guida, la bozza pugliese prevede che tutte le regole (compreso l’obbligo di erogazione dell'indennità) valgano anche per i tirocini attivati da enti pubblici. Ma come si risolverà il busillis tra l'obbligo di estendere la normativa agli stage svolti presso amministrazioni pubbliche, e il vincolo (espresso nero su bianco nella legge Fornero) che da queste nuove leggi non derivino nuovi o maggiori oneri per lo Stato? «La nostra bozza prevede che l’iniziativa del soggetto pubblico resti subordinata alla disponibilità di risorse contenute nei limiti della spesa destinata ai tirocini nel corso dell’anno antecedente alla entrata in vigore della legge e/o nei limiti della spesa consentita per finalità formative». Dunque gli enti pubblici pugliesi che non avranno (o non vorranno destinare) fondi per dare l'indennità di 400 euro al mese, da quando entrerà in vigore la legge regionale potranno ospitare solo stagisti curriculari, cioè gli studenti, rinunciando a quelli extra-curriculari.Ma che ne sarà, appunto, dell’altra metà dell’universo degli stagisti, quelli cosiddetti “curriculari”? Le linee guida non li prendono in considerazione, partendo dal presupposto che le Regioni siano competenti solo in materia di tirocini extra-curriculari.Ma non è giusto ignorarli, dato che rappresentano una fetta consistente - circa la metà - di tutti gli stage annualmente attivati in Italia. A febbraio la Repubblica degli Stagisti attraverso il suo Patto per lo stage aveva proposto che le Regioni concordassero con scuole, università ed enti di formazione del territorio alcune garanzie minime (a cominciare da un'indennità di almeno 250 euro al mese) anche per coloro che svolgono stage durante un percorso di studi. Forse la Puglia ha preso in considerazione questo suggerimento? «Il provvedimento regionale regolamenterà esclusivamente i tirocini extracurriculari, rinviando ad altro specifico intervento normativo la disciplina di quelli curriculari», risponde Luisa Anna Fiore. Come dire: al momento no, in futuro chissà.di Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:Regioni, muovetevi: le vostre leggi sui tirocini devono essere pronte entro luglioTirocini extracurriculari, linee guida approvate: le Regioni legiferino entro luglioSimoncini: «Positive le linee guida sugli stage: ora vigilate affinché ciascuna Regione le renda al più presto operative»E anche:Patto per lo stage: perché dalle parole si passi ai fattiStagisti in hotel e ristoranti: troppi o troppo pochi?

Nato, cercasi 40 stagisti: 800 euro al mese di compenso, bando aperto fino al 19 aprile

Anche quest'anno la Nato, una delle organizzazioni internazionali più importanti al mondo, apre le porte ai neolaureati con la decima edizione del suo Internship Programme. I selezionati – circa 40 suddivisi in due tornate - svolgeranno uno stage di sei mesi presso il quartier generale dell'istituzione, a Bruxelles, oppure in una delle sedi secondarie. E potranno contare su un buon emolumento: 800 euro lordi al mese (la percentuale di tassazione dipende dal Paese di origine dello stagista) più un rimborso spese per i viaggi di andata e ritorno per l'inizio e la fine dello stage fino a un totale di 1200 euro. C'è tempo fino al 19 aprile per inoltrare la domanda online; oltre alla compilazione dell'application form occorre allegare curriculum vitae e lettera di motivazione di 500 parole sul perché della propria candidatura. Quanto ai requisiti di accesso, è necessaria un'età superiore ai 21 anni, la cittadinanza di uno stato membro della Nato, essere uno studente universitario (e in questo caso aver completato con profitto i primi due anni e essere iscritti al terzo) o un neolaureato (da non più di dodici mesi) e infine conoscere in maniera fluente una delle due lingue ufficiali dell'organizzazione, l'inglese o il francese. Non sono richiesti particolari indirizzi di laurea. Nella pagine del sito dedicata al recruitment si fa riferimento a studi che spaziano dalle scienze politiche e le relazioni internazionali al giornalismo e all'ingegneria. «La diversità è proprio quello che cerchiamo» spiega Virginia Keener, assistente nelle risorse umane in un'intervista sul sito. «A loro volta gli stagisti quando fanno ritorno nei loro Paesi d'origine, avendo acquisito informazioni sulla Nato, apportano una determinata conoscenza sull'organizzazione atlantica. Questo contribuisce a creare anche degli effetti post stage» commenta rispondendo alla domanda sui benefici che ottiene l'istituzione grazie al programma di tirocini. C'è solo una possibilità all'anno di richiedere un tirocinio alla Nato. Le selezioni cominciano in genere in primavera, mentre gli stage hanno inizio a marzo e a settembre dell'anno successivo per una durata indicativa di sei mesi (che può variare ad esempio per necessità accademiche ma non potrà essere inferiore ai tre mesi). I primi a partire saranno operativi dunque da marzo 2014. Il processo di selezione è infatti piuttosto lungo. Terminata la prima scrematura, entro settembre 2013 verrà stilata la cosiddetta shortlist dei finalisti (che riceveranno una notifica da parte dei selezionatori). Gli ammessi, così come gli esclusi, saranno infine selezionati entro fine ottobre 2013 e a entrambi i gruppi verrà comunicata la decisione della commissione tramite mail. Gli interns prescelti avranno anche l'obbligo di sottoscrivere una security clearance, ovvero un nulla osta per la sicurezza rilasciato dal paese d'origine e dall'ufficio di sicurezza della Nato.I criteri di selezione si basano sulla valutazione del curriculum e sulla congruità degli studi in base al dipartimento prescelto ma incide anche il cosiddetto nationality and gender balance, ovvero un sistema di riequilibrio  in base alla provenienza geografica e al genere.Quali dipartimenti scegliere e perché uno stage alla Nato. La gamma è molto vasta, si può optare per l'ufficio legale, il Segretariato generale, la sicurezza, gli affari politici, il controllo, solo per citarne alcuni. Sul sito sono elencati uno per uno con la spiegazione del funzionamento e i commenti degli ex stagisti. Per esempio, per la divisione Relazioni esterne, dipartimento dedicato alla comunicazione con il pubblico, gli ex tirocinanti – in genere con un background in giornalismo ed editing - raccontano di aver svolto lavori di scrittura e realizzazione video, e di aver appreso i meccanismi decisionali interni dell'Alleanza atlantica. Se si sceglie invece il settore Affari politici, che è un po' come il ministero degli Affari Esteri della Nato, uno dei lavori svolti, raccontano gli ex, è stato quello di «realizzare un workshop con esperti e think thank di settore per capire in quale modo la crisi finanziaria influisse sulle risorse a disposizione dell'organizzazione e quindi trovare soluzioni per porvi rimedio e garantire le capacità strategiche di difesa». Terminato l'evento, lo stagiaire si è infine occupato di compilare un documento ufficiale che riassumesse i punti trattati.  In generale comunque le tipiche mansioni di uno stagista - si specifica sulla pagina dedicata al programma - sono quelle di assistenza nella preparazione dei documenti, partecipazione e riassunti delle riunioni, attività di ricerca, supporto nelle pubbliche relazioni e nel lavoro amministrativo. Le precedenti edizioni. La Nato, che ha un organico composto da circa 1300 dipendenti, riceve in media 3200 candidature ogni anno da giovani che hanno mediamente 23 anni. Nel 2012 le domande sono state circa 5000, registrando quindi un considerevole incremento: «gli applicants sono aumentati per via della crisi» commenta Yesim Yenrsoy, dell'ufficio internship della Nato. Tra questi gli italiani sono spesso una parte consistente: nell'edizione del 2011 sono stati 800 e l'anno successivo sono diventati 1300, circa il 35% del totale. A dimostrazione che la crisi finanziaria ha dispiegato i suoi effetti anche tra i nostri connazionali. Quanto alle opportunità di lavoro post stage «non esiste un sistema che garantisca un'assunzione post stage», ci sono dei concorsi, ma poi «sta ai candidati vincerli», spiega alla Repubblica degli Stagisti Céline Shakouri-Dias del dipartimento risorse umane. Tuttavia questa possibilità non è esclusa secondo ciò che si legge nelle faq: «non c'è un collegamento tra lo stage e il lavoro, ma se tutte le condizioni richieste per un'assunzione sono rispettate dallo stagista, questo può entrare a far parte dell'organico». Una ragione in più per partecipare.Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Dal turismo all'ambiente, più di 80 stage Leonardo- Stage UE, oltre 800 occasioni da più di mille euro al mese- Giovani in fuga, ecco l'ebook che aiuta a dire una volta per tutte «Goodbye mamma»- «Non voglio fuggire all'estero, ma realizzarmi professionalmente qui in Italia»

Dal turismo all'ambiente, più di 80 stage Leonardo

Aprile è il momento giusto per chi si è laureato e vuol tentare la carta di un'esperienza di tirocinio all'estero. Sono tre i bandi del programma Leonardo che andranno a scadenza da qui alla fine del mese, che offrono più di 80 borse per altrettanti stage da svolgersi in diversi Paesi europei.Vanno presentate entro mezzogiorno di giovedì 11 aprile le domande di partecipazione al progetto “Giovani cittadini d'Europa”, promosso dal Centro educazione all'Europa di Ravenna in collaborazione con la Fondazione Flaminia, l'università di Bologna e alcune associazioni di categoria del ravvenate. A disposizione ci sono dieci borse per altrettanti percorsi formativi di durata compresa tra le 16 e le 20 settimane, di importo complessivo variabile tra i 2.750 ed i 3.480 euro a seconda della destinazione. Belgio, Lussemburgo, Francia, Grecia, Malta, Portogallo e Spagna le possibili mete. Possono partecipare al bando quanti abbiano conseguito la laurea alla scadenza del bando, e comunque non prima dell'anno accademico 2009/2010, nei corsi di Giurisprudenza, Giurista d'impresa, Cooperazione internazionale, Scienza ambientali, Biologia marina, Diagnostica per il restauro e Conservazione dei beni culturali tenuti al Campus di Ravenna dell'Unibo. Altro requisito la conoscenza dell'inglese e, in alcuni casi, della lingua del Paese ospitante. Non può candidarsi chi abbia già compiuto 32 anni, goda di altre borse concesse da uno degli enti promotori o risieda in uno dei Paesi ospitanti. La selezione dei candidati avverrà nel mese di maggio, mentre le partenze sono previste per giugno. Le domande dovranno essere inviate sia in forma cartacea alla Fondazione Flaminia sia via email al Centro di educazione all'Europa.Il giorno successivo, venerdì 12 aprile, scade un altro bando inserito nel'ambito del Progetto Leonardo. Si tratta di “Teen”, acronimo che sta per “Tourism and environment training experience in Europe for new-graduates”, ed è rivolto ai neolaureati delle università di Trento, Bolzano, Verona e della Basilicata, così come ai residenti in Trentino, Basilicata e in provincia di Verona che abbiano conseguito un titolo accademico da non più di 12 mesi. Il progetto si articola su 35 borse di studio di importo compreso tra i 3.500 ed i 4.300 euro lordi, della durata di 26 settimane ciascuno, che saranno avviate alla fine di maggio. I tirocini si svolgeranno in Austria, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda e Spagna. Può partecipare inoltre solo chi ancora non abbia compiuto 29 anni alla scadenza del bando e non abbia già preso parte a stage finanziati tramite Leonardo. Ai partecipanti sarà offerta la possibilità di sviluppare professionalità nel settore dell'ambiente e in quello del turismo. Le candidature si ricevono solo via Internet e devono pervenire entro venerdì 12 aprile.C'è tempo invece fino alla fine del mese per il secondo bando “Pavia towards Expo” promosso dall'associazione “Porta nuova Europa”, dall'università di Pavia e da Paviasviluppo, azienda speciale della locale Camera di commercio. Si tratta di 36 stage della durata di 13 settimane in Regno Unito, Francia, Spagna e Germania. Possono partecipare i diplomati e i laureati residenti in provincia di Pavia o che abbiano conseguito il titolo di studio nel territorio provinciale, ma anche disoccupati e inoccupati under 40. Nella stesura della graduatoria, però, sarà riservata la precedenza ha chi ha meno di 30 anni. Gli stage si svolgeranno all'interno di aziende attive in settori come il turismo, il marketing, la gestione e amministrazione, l'agricoltura. In questo caso non viene previsto un rimborso spese, ma vengono coperte le spese di viaggio e sono garantiti un alloggio ed un contributo per sostenere le spese di vitto e quelle telefoniche. Quanti fossero interessati a partecipare dovranno inviare la domanda di partecipazione all'ufficio Sviluppo economico della provincia in forma cartacea, oppure via email tramite posta elettronica certificata. Le selezioni si svolgeranno tra maggio e giugno, mentre la partenza dei progetti è prevista per il prossimo 22 settembre.Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? Leggi anche:- Programma Leonardo, stage in giro per l'Europa dai quindici ai sessant'anni sotto il segno della formazione permanente- Stage Leonardo, duecento possibilità per partire in Europa- Avvocati, ingegneri, architetti, economisti: Leonardo porta oltre 100 stagisti in Europa- Leonardo Unipharma, 80 tirocini ben pagati nei centri di ricerca europei