Trento e Bolzano, niente stage dopo un anno dalla fine degli studi: «Altrimenti si fa concorrenza ai veri contratti»

Anna Guida

Anna Guida

Scritto il 24 Giu 2013 in Notizie

In Alto Adige la delibera di giunta che introdurrà nuove norme sugli stage sarà approvata a giorni: «entro la fine di giugno» assicura alla Repubblica degli Stagisti Michael Mayr, direttore dell'Ufficio servizio lavoro, struttura responsabile dei centri per l'impiego nella Provincia autonoma di Bolzano.
La delibera, stando alle prime anticipazioni, non si limiterà a ricalcare pedissequamente le indicazioni contenute nelle linee guida emanate a gennaio in sede Conferenza Stato-Regioni. Lo scostamento più importante riguarderà la riorganizzazione delle tipologie di tirocinio extracurriculari previste. «Per noi non esiste la categoria del tirocinio di inserimento / reinserimento tout court, perché è il contratto di apprendistato lo strumento principale di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. In questo senso lo stage può essere utilizzato solo per venire incontro a esigenze particolari, e cioè per promuovere l’inserimento o il reinserimento di persone svantaggiate nel mercato del lavoro, che necessitano di un'assistenza particolare», spiega Mayr. Rimane invece  invariato rispetto alle linee guida l'impianto sui tirocini formativi e di orientamento, destinati a giovani che hanno conseguito un titolo di studio da non più di un anno e finalizzati ad agevolare le loro scelte professionali nel percorso di transizione tra scuola (o università) e lavoro.

Ma cosa si intende esattamente per “persone svantaggiate nel mercato del lavoro”? «Giovani che hanno completato la formazione da non più di due anni e che non hanno ancora ottenuto il primo impiego regolarmente retribuito; migranti; persone che desiderano intraprendere o riprendere un’attività lavorativa e che sono “ferme” da almeno due anni, in particolare a causa della difficoltà di conciliare la vita lavorativa con quella familiare; adulti soli con uno o più figli a carico; persone prive di un titolo di studio di livello secondario superiore, senza un posto di lavoro o in procinto di perderlo; ultracinquantenni nella stessa situazione; disoccupati di lungo periodo; persone che sono state affette da una dipendenza o che hanno scontato una pena detentiva».
Un'altra novità di rilievo è il ribaltamento di prospettiva sul percorso che porta all'avvio di un tirocinio: «Il punto di partenza sono le difficoltà e le esigenze delle persone svantaggiate nel mercato del lavoro. Sulla base di queste i Centri di mediazione lavoro individuano le aziende o le associazioni più adatte e offrono loro la possibilità di attivare un tirocinio», spiega Mayr. «Non sono le imprese o gli enti pubblici a chiedere l'attivazione di stage per inserire giovani che hanno già “scelto”. In questo modo si correrebbe il rischio di utilizzare il tirocinio in sostituzione di un regolare contratto di lavoro».
Molto particolare è anche il meccanismo delle indennità e della partecipazione della Provincia alle spese sostenute dalle aziende: «La struttura ospitante deve erogare allo stagista una borsa lavoro mensile di almeno 400 euro. L’ammontare dell'indennità e le eventuali altre agevolazioni, come la mensa, devono essere espressamente indicati nella convenzione. Al termine del tirocinio la struttura ospitante compila una relazione sull’andamento dello stage  e sulle competenze acquisite. Le imprese private possono chiedere a questo punto alla Provincia un contributo a parziale o completa copertura dell'importo corrisposto, fino a un massimo di 400 euro al mese. Qualora però al termine del tirocinio non faccia seguito l'assunzione dello stagista, e l'azienda non sappia fornire adeguati motivi per il mancato inserimento, può esserle negata la liquidazione del contributo e anche la possibilità di attivare ulteriori stage». Non c'è il rischio che con regole così severe molti imprenditori rinuncino ad attivare tirocini? «Gli stage extracurriculari sul nostro territorio sono già pochi: nel 2012 in Alto Adige ne sono stati attivati meno di 800, mentre molto diffusi sono i tirocini estivi e quelli curriculari, entrambi utilizzati soprattutto come momento di alternanza scuola/lavoro per i ragazzi delle superiori. Nel 2012 sono stati oltre 4mila i ragazzi che hanno svolto un tirocinio estivo presso una delle 2.700 aziende coinvolte; la maggior parte dei tirocinanti proveniva da una scuola superiore (62%), un quarto da una scuola professionale e solo poco più di un decimo dall’università
», spiega Mayr. «Non ritengo affatto che un numero così basso di stage extracurriculari sia negativo: significa anzi che vengono riconosciute le specificità dello strumento e che il tirocinio non viene utilizzato in sostituzione di altre forme contrattuali più idonee».
Una posizione ancora più radicale sugli stage di inserimento e reinserimento è quella del Trentino, come spiega alla Repubblica degli Stagisti Sergio Vergari, dirigente del Servizio Lavoro della Provincia autonoma di Trento: «Abbiamo già disciplinato i tirocini formativi e di orientamento un anno fa, con la delibera di giunta 1216 del 15 giugno 2012, poi integrata dalla delibera 175 del primo febbraio 2013. Ora, in seguito all'emanazione delle linee guida di gennaio, dovremo modificare nuovamente la normativa entro il 24 luglio e contiamo di rispettare la scadenza. Per noi però il tirocinio extracurriculare rimarrà di un solo tipo, e cioè di formazione e orientamento. La tipologia di inserimento/reinserimento rischia di diventare un'alternativa a basso costo ad altri contratti di lavoro veri e propri, come l'apprendistato». La classificazione delle tipologie di tirocini non seguirà quindi quella indicata nelle linee guida? «No. D'altra parte il documento emanato a gennaio fornisce delle indicazioni, ma non sopprime la discrezionalità politica delle Regioni», risponde Vergari.
«Intendiamo proseguire sulla strada che abbiamo già intrapreso lo scorso anno, e cioè regolamentare in modo dettagliato finalità e modalità di svolgimento dei tirocini. Affermeremo chiaramente che allo stagista non possono essere imposti vincoli produttivi di nessun tipo perché lo stage non è e non deve essere confuso con un rapporto di lavoro. Quanto all'indennità, l'ammontare del compenso sarà rimandato a uno specifico regolamento successivo. Ritengo importante sottolineare che anche in Trentino il ricorso al tirocinio extracurriculare è molto ridotto: se non si considerano i tirocini estivi, negli ultimi anni il numero di stage attivati dall'Agenzia del Lavoro è sempre stato compreso tra le 100 e le 200 unità». Rispetto ai vicini altoatesini, dunque, i trentini mostrano analoghi indirizzi di principio, ma appaiono al momento un po’ più indietro sulla disciplina di dettaglio e sui tempi di approvazione della nuova norma.


Anna Guida

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