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Ultimi giorni per far domanda per un tirocinio al Consiglio d’Europa, indennità di 630 euro

Tra i tanti programmi internazionali di stage c’è anche quello presso il Consiglio d’Europa, l’Organizzazione con sede a Strasburgo che riunisce 46 stati membri – di cui 27 membri dell’Unione europea – per un totale di 700milioni di cittadini e ha la missione di promuovere la democrazia e di proteggere i diritti umani e lo stato di diritto in Europa. Ben diverso, quindi, dal Consiglio europeo, che è invece un’istituzione dell’Unione europea composta dai capi di Stato e di governo degli Stati membri e dal Presidente della commissione europea, volta alla pianificazione delle politiche comunitarie.  Due volte l’anno l’Organizzazione apre le sue porte per ospitare giovani laureati come tirocinanti e offrirgli l’opportunità di fare un’esperienza in un ambiente lavorativo complesso, multiculturale e stimolante. Ma è la stessa organizzazione a beneficiare della presenza dei giovani e del loro «entusiasmo, motivazione e competenza», come si legge dal sito internet. Ora è il momento per fare domanda per gli stage che prenderanno il via a ottobre 2024. Data ultima per l’application è la mezzanotte del 26 aprile. E ci sarà una novità non di poco conto: «Eccezionalmente selezioneremo 90 tirocinanti per la sessione autunnale, mentre di solito sono circa 80 per ogni sessione», spiega il servizio dei Portavoce del Consiglio d’Europa alla Repubblica degli Stagisti, questo perché per l’anno in corso «disponiamo dei mezzi finanziari per includere altri 10 tirocinanti». Se selezionati si riceverà un rimborso spese mensile di 630 euro, leggermente aumentato quest’anno rispetto ai circa 600 degli anni passati. Il rimborso spese è stato introdotto da relativamente poco tempo visto che ha preso il via a settembre del 2020. Lo stage potrà cominciare il primo ottobre e, a seconda della durata, terminare il 28 febbraio 2025. I tirocini in Coe, infatti, possono durare dalle otto settimane ai cinque mesi. «La maggior parte si svolgono presso la sede centrale nella città di Strasburgo ma alcuni tirocinanti possono essere ospitati anche nelle sedi esterne, principalmente a Bruxelles, Graz, Vienna, Lisbona, Lussemburgo, Ginevra e Budapest». Anche per loro il rimborso spese mensile sarà di 630 euro. La notifica della selezione arriverà a giugno.  Anche se lo stage al Consiglio d’Europa è decisamente economicamente meno conveniente di gran parte dei tirocini presso le varie istituzioni europee, in realtà gode di un certo appeal tra i giovani, anche italiani. Basta dare un’occhiata ai numeri per rendersene conto: per la sessione di marzo 2024, infatti, sono arrivate 1.719 domande. Il Coe ha selezionato 114 giovani, ma 31 hanno rifiutato l’offerta e alla fine hanno iniziato lo stage in 83. Ancora una volta l’Italia si piazza decisamente bene per application presentate: ben 391, ed è seconda solo alla Francia con 628, terza la Germania con appena 82 domande. Il nostro Paese non delude nemmeno per quanto riguarda le selezioni, piazzandosi al secondo posto. In seguito alla selezione da parte del Coe sono state offerte 25 posizioni di stage a francesi, 22 a italiani e 10 a tedeschi. Come detto non tutti hanno accettato e, infatti, nella top tre per numero di selezionati vince sempre la Francia con 21 a cui segue l’Italia con 16 e Georgia e Regno Unito a pari merito con sette.  Le cose cambiano se si analizzano invece i numeri relativi allo scorso anno: innanzi tutto perché nel 2023 si è tenuta una sola sessione di stage che ha raccolto 1.889 domande. «All’inizio dello scorso anno l’Organizzazione era nel mezzo di un’importante riforma del suo statuto e regolamento del personale e lo staff della direzione delle risorse umane era concentrato sul nuovo quadro. Di conseguenza una sessione di tirocinio è stata annullata». Il consiglio d’Europa ha inviato, quindi, 114 offerte ma in 39 hanno rifiutato e alla fine hanno cominciato lo stage 75 giovani. In questo caso è stata l’Italia a battere tutti per richieste: ben 449 application, cui segue la Francia, 284, e la Turchia, 111. I primi tre Paesi per numero di offerte di tirocinio da parte del Coe sono stati la Francia, 22, l’Italia, 13 e Germania, Grecia e Spagna tutti con otto offerte. Alla fine, la top tre dei Paesi con più tirocinanti che hanno accettato è stata Francia, con 15 stagisti, Italia, con 12, e Norvegia, Spagna e Turchia tutti con cinque.  Una volta selezionati «i tirocinanti hanno lo stesso orario dei membri dello staff, sette ore e 45 minuti al giorno». Al momento, precisa il servizio dei Portavoce del Consiglio d’Europa, non sono previsti sconti per il pranzo o ticket pasto, ma la possibilità di introdurli è in fase di studio. Per provare a partecipare allo stage bisogna innanzi tutto verificare di avere tutti i requisiti richiesti: avere la nazionalità di uno degli stati membri del Consiglio d’Europa, avere un diploma di laurea di primo livello, avere un’ottima conoscenza di una delle due lingue ufficiali del Consiglio, ovvero inglese o francese, e una buona conoscenza dell’altra, oltre al desiderio di acquisire esperienza pratica e conoscenza del funzionamento e delle attività del Consiglio d’Europa. Come spesso capita in questi casi, è poi necessario non aver già svolto un tirocinio o un periodo di studio all’interno del Coe.  Tra le sue varie strutture interne vi è anche la Corte europea dei diritti umani, l’organo giudiziario permanente che garantisce a tutti gli europei i diritti tutelati dalla convenzione europea dei diritti dell’uomo: nel caso si desideri fare il tirocinio qui è necessario avere una laurea di secondo livello o un diploma di master. In fase di candidatura è possibile scegliere un solo dipartimento all’interno dell’organizzazione e conviene, quindi, dare un’attenta lettura ai compiti e ruoli di ognuno. Per fare domanda è necessario accedere alla pagina dedicata e iniziare a compilare tutti i campi richiesti, partendo dalla durata dello stage che può essere di due, tre, quattro o cinque mesi. Poi compilare tutte le sezioni tra cui, in ultimo, una breve descrizione che dimostri di essere in possesso delle competenze richieste. Sul sito del Consiglio d’Europa si elencano anche i compiti che normalmente sono assegnati agli stagisti: lavoro di ricerca, preparazione di progetti e studi per riunioni di esperti, redazione dei resoconti delle riunioni, assistenza nei lavori in corso, aggiornamento dei siti web. Tirocinanti che non sono abbandonati a sé stessi visto che «Forniamo un programma completo di introduzione alla professione per i tirocinanti che gli consente di conoscere le strutture, le attività e le procedure di cooperazione internazionale seguite dal Consiglio d’Europa, compresa l’attuazione della Convenzione europea sui diritti umani. I tirocinanti possono partecipare alle conferenze organizzate all’interno dell’Organizzazione, alle sedute dell’Assemblea parlamentare del consiglio d’Europa e agli incontri che possono svolgersi durante il loro soggiorno a Strasburgo e sul campo».Se interessati a far domanda, il Consiglio d’Europa mette a disposizione anche un’intera sezione con tutte le informazioni pratiche necessarie per trasferirsi a Strasburgo, dalle zone in cui cercare casa agli aeroporti più vicini, dai mezzi pubblici disponibili agli eventi culturali in città. C’è poi il sito dell’ufficio del turismo disponibile anche in italiano e un’intera sezione con le faq più importanti relative al processo di selezione.  È bene ricordare che svolgere un tirocinio non è un primo step per entrare a far parte dello staff del Consiglio d'Europa, tanto che il servizio dei Portavoce precisa che «non è la prospettiva principale, ma i nostri stagisti possono e fanno domanda sia per le posizioni di reclutamento temporaneo che permanente». In entrambi i casi a fare la vera differenza per essere reclutati è la corrispondenza tra l’esperienza del singolo e il profilo ricercato. «Spesso i tirocinanti sono all’inizio della loro carriera, quindi sono più adatti i giovani che escono dai nostri programmi Junior Professional e Assistant avvocati». Se si è comunque interessati a provare questa esperienza internazionale, conviene affrettarsi a far domanda; nel caso non si venisse reclutati, si potrà ritentare per la prossima sessione di stage – quella che prenderà il via a marzo del prossimo anno, per la quale le application partiranno a ottobre. Marianna LeporeFoto di apertura: Palais de l'Europe, dell'architetto Henry Bernard, credits Consiglio d’EuropaFoto in alto a destra e in basso a sinistra: credits Consiglio d'Europa

Tirocini pagati 2mila euro al mese presso l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale

C’è tempo fino al primo luglio per fare domanda per uno stage presso la World Intellectual Property Organization, una delle tante agenzie specializzate delle Nazioni Unite con la sede principale a Ginevra in Svizzera. La buona notizia è che la Wipo rientra tra le agenzie delle Nazioni Unite che prevedono un rimborso spese per i suoi stagisti: l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, nata nel 1967 con la finalità di incoraggiare l’attività creativa e promuovere la protezione della proprietà intellettuale nel mondo, in effetti paga i suoi tirocinanti fin dall’avvio del suo programma di stage, nel 1999. Negli anni l’indennità prevista è anche aumentata, segno di un’attenzione verso gli stagisti.  Per il 2024 il rimborso spese per i tirocinanti è di 1.645 franchi svizzeri per gli stagisti con una laurea di primo livello e 2.170 per quelli con laurea di secondo livello, pari rispettivamente a circa 2mila 200 e 1.600 euro. E pensare che fino a quattro anni fa il rimborso spese per i tirocini con una laurea di primo livello era solo di 500 franchi svizzeri; poi nel 2020 è arrivata la decisione di aumentarlo a 1.570, e adesso il nuovo aumento fino appunto a 1.645 franchi. (Gli stagisti, non dubitiamo, apprezzano).Per il 2024, come per l’anno passato, sono a disposizione circa 50 posti di tirocinio anche se Edward Harris, Senior Communications Officer alla World Intellectual Property Organization, precisa alla Repubblica degli Stagisti che «la disponibilità di stage è direttamente collegata alle esigenze operative degli uffici», il che significa che non c’è certezza il numero sia effettivamente questo. Per esempio, nel 2023 «avevamo ricevuto 2.561 domande e alla fine sono stati selezionati trentacinque stagisti, trenta per la Categoria II e i cinque rimanenti per la Categoria I». Numeri simili per il 2022, quando «le candidature totali sono state 2.112 e i tirocinanti selezionati ventotto».  Sia per l’anno scorso che per il 2022, i primi tre paesi per numero di candidature sono stati Italia, India e Cina. Mentre per quanto riguarda i tirocinanti, nel 2023 la top tre delle regioni con più selezionati (ndr. Wipo non classifica per Paese ma ha solo il dato per aree geografiche) vede Asia e Pacifico al primo posto, seguita da Nord America ed Europa occidentale, mentre l’anno precedente la prima posizione è sempre la stessa seguita da Europa occidentale e Africa.   Nel periodo che va dal 2009 al 2022, l’Organizzazione per la proprietà intellettuale ha ospitato 572 stagisti, di cui la stragrande maggioranza, ben 375, donne. Il numero maggiore di tirocinanti in questo lasso di tempo proveniva dall’area Asia e Pacifico, 164, tallonata subito dall’area dell’Europa occidentale, in cui rientra anche l’Italia, con 163.  Similmente a quasi tutti gli altri programmi di stage di enti sovranazionali e ong, anche questo del Wipo non è un primo passaggio per una futura selezione come personale interno. E, infatti, negli ultimi due anni nessuno stagista ha avuto poi uno sbocco di questo tipo. «Maggiori opportunità, in questo senso, le dà il Fellowship program (ndr. il programma di borse di studio) sempre rivolto ai più giovani, che prevede ulteriori opportunità per imparare e sviluppare un’esperienza professionale per due – tre anni» spiega Harris: «Abbiamo registrato un aumento significativo del numero di borse di studio che offriamo per cercare di raggiungere le regioni e i paesi sottorappresentati».   Se si analizza il Programma di spesa 2024/2025 dell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale si scopre che il budget per tirocini e borse di studio è aumentato di quasi il 27 per cento, pari a 4 milioni di franchi svizzeri, rispetto al biennio 2022/2023, ma guardando il dato disaggregato, l’aumento è stato concentrato nelle borse di studio e non nelle indennità di tirocini, per i quali, anzi, l’investimento è diminuito di quasi il 30 per cento.     Questo numero è però relativo alla pianificazione di spesa e non a quella effettiva secondo la quale il taglio per il biennio in corso è “solo” del 12 per cento. Diminuzione del budget che non ha in realtà influito sul numero effettivo dei posti, come dimostrano i numeri degli ultimi anni. Come già in passato l’ufficio stampa Wipo aveva confermato alla Repubblica degli Stagisti, di norma l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale pianificava di ospitare tra i 50 e i 60 stagisti l’anno, per i quali accantonava delle risorse in bilancio. Di fatto negli ultimi tre anni il numero di selezionati non è stato, però, mai superiore ai 40 tirocinanti, anzi di gran lunga inferiore. Quindi il taglio in bilancio del 12 per cento fotografa una realtà già in corso da tempo in cui i tirocini offerti non superano le quaranta unità. Nella differenza tra tirocini di prima o seconda categoria non rientra solo il titolo per accedervi e il diverso rimborso spese, più alto per il secondo caso, ma anche la durata dello stage. Per la prima categoria, infatti, il percorso formativo può durare da un minimo di due mesi fino a sei, mentre per la seconda va dai due mesi a un anno. Per i tirocinanti assegnati a una sede diversa da quella centrale a Ginevra, il rimborso spese è determinato anche in base alle condizioni del luogo ed è pagato in valuta locale, quindi non in franchi svizzeri, perciò per avere maggiori dettagli bisogna controllare in quel caso i singoli siti internet. Sul sito dell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale si precisa anche che non è possibile svolgere il tirocinio da remoto, quindi se si accetta l’offerta di stage bisogna necessariamente trasferirsi.   Wipo non è responsabile dell’organizzazione del viaggio per raggiungere Ginevra né dei relativi costi: unica eccezione sono i tirocinanti cittadini di Paesi in via di sviluppo, meno sviluppati o in transizione, per i quali è previsto un rimborso fino a un massimo di 1.500 franchi svizzeri per il viaggio di andata e ritorno.  Per partecipare è necessario essere iscritti a un corso di laurea di primo livello, in questo caso all’ultimo anno, o a un corso di laurea di secondo livello o aver conseguito il titolo negli ultimi due anni. È poi necessaria un’ottima conoscenza della lingua inglese e meglio anche del francese. Per far domanda bisogna creare un profilo sul sito della Wipo e registrarsi compilando tutte le sezioni, compresa quella riferita all’area preferita di lavoro. A questo punto è possibile mandare la propria application, che verrà salvata automaticamente per un anno. Ogni volta che nel corso dei 365 giorni seguenti si aprono in qualche ufficio nuove opportunità di stage, vengono esaminate le domande inviate e i giovani che meglio combaciano con le richieste degli uffici sono contattati e invitati per un’’intervista, che può essere condotta al telefono, in videochiamata o di persona.A volte il processo di selezione consiste anche in un test scritto. Passato un anno dall’inserimento della candidatura, è necessario farne una nuova perché la precedente viene automaticamente cancellata. I tempi di selezione non sono certo brevi, anche dopo aver passato il primo step, tanto che sul sito si specifica che «una volta che il candidato è stato contattato per un’opportunità, di solito servono diverse settimane per concludere la selezione e informare degli esiti». Sfortunatamente, però, «a causa del gran numero di domande che riceviamo, possiamo contattare solo i candidati selezionati. Quindi se dopo sei mesi dalla chiusura dell’annuncio non vieni contattato, significa che la tua candidatura non è stata accolta o non c’erano opportunità adeguate al tuo profilo».  Si incoraggiano, però, i giovani a presentare nuovamente domanda non appena sarà pubblicata la nuova vacancy. Se selezionati si entra a far parte di un gruppo di lavoro multiculturale che al giugno dello scorso anno contava 1.684 persone, in gran parte donne, più del 54 per cento. Nella maggior parte dei casi gli stagisti vengono assegnati alla Direzione generale (un terzo esatto di quelli accolti tra il 2009 e il 2022, 186 su 572, sono stati inseriti in questa struttura) oppure all’ufficio Sfide globali, dove hanno fatto esperienza nello stesso arco di tempo 92 tirocinanti (pari al 16%): la restante metà finisce sparsa in tutti gli altri uffici. Il programma di stage della Wipo riceve un riscontro positivo anche dagli stagisti stessi. Secondo lo Un Internships Quality Index 2019/2021 della Fair Internship Initiative - rete globale di stagisti, attuali ed ex, consulenti e giovani professionisti dell’Onu che si battono per condizioni di lavoro più sostenibili soprattutto per i più giovani nel network di uffici Onu - la Wipo occupa il terzo posto nella classifica dei programmi di tirocinio delle Nazioni Unite. Secondo FII, l’organizzazione ha ottenuto anche dei miglioramenti nel processo di candidatura e selezione. Wipo è alla ricerca di persone di talento in una varietà di ambiti che vanno da quello economico al legale, dal marketing e comunicazione al campo delle traduzioni, dal project management all’information technology. Sul sito sono presenti tutte le informazioni, c’è anche una pagina dedicata alle testimonianze degli ex stagisti  e un’altra alla storia dell’Organizzazione e ai settori in cui saranno assegnati gli stagisti.  Non resta che raccogliere tutte le informazioni necessarie e provare a partecipare a questa opportunità internazionale.Marianna Lepore   Foto di apertura: credit Wipo/Berrot in modalità Creative Commons Foto a sinistra: credit Wipo/Pierre Albouy in modalità Creative Commons Attribution 4.0 International License 

Una bussola nel mondo del lavoro: decima edizione per l' “operazione trasparenza” della Guida Best Stage

Dieci anni fa – correva l’anno 2014 – con la Repubblica degli Stagisti ci inventammo la “Guida Best Stage”. Un breve e accurato compendio di tutte le informazioni che potevano essere utili a qualsiasi giovane stesse finendo di studiare, o muovendo i primi passi nel mondo del lavoro: un pdf destinato ai lettori della Repubblica degli Stagisti, “in regalo” perché scaricabile gratuitamente dal sito, contenente dettagli sui diritti e i doveri degli stagisti, focus sull'attualità e sul mondo del lavoro, e una panoramica delle condizioni offerte dalle aziende dell'RdS network.Da allora a oggi la Guida Best Stage è uscita tutti gli anni – perfino nell'annus horribilis della pandemia, con una edizione cumulativa 2021/2022 – continuando ad aggiornarsi e rinnovarsi, ad approfondire la tematica dello stage in Italia e non solo, e a offrire ai giovani un utile strumento per orientarsi, poter valutare le offerte ricevute, conoscere la normativa di riferimento, e anche semplicemente per sentirsi meno soli nelle esperienze di stage. Ed eccoci, in questo 2024, alla decima edizione.In questi dieci anni la situazione degli stagisti italiani si è molto evoluta: ci sono stati diversi cambiamenti normativi a livello di tirocini extracurricolari; il numero degli stage attivati ogni anno è continuato a crescere, poi ha subito un piccolo stop nel 2020 causa Covid, e negli ultimi anni si è stabilizzato. Noi con la Repubblica degli Stagisti – che da quest'anno fa parte del progetto internazionale portato avanti dall'associazione non profit Journalism for Social Change – non abbiamo mai smesso di rendere conto dell'evoluzione dello strumento dello stage, e dei suoi utilizzi.Solo nell'ultimo anno abbiamo denunciato, per esempio, la vergogna dei programmi di tirocinio gratuito organizzati presso enti pubblici prestigiosi come la Camera dei Deputati e il ministero dell'Università e ricerca, che aprono le porte a studenti universitari “di eccellenza” ma non sono nemmeno in grado di mettere a disposizione di questi studenti-stagisti eccellenti un minimo di indennità mensile.Abbiamo raccontato l'impegno a livello dell'Unione Europea verso una nuova definizione dei tirocini di qualità, che metta finalmente al bando i tirocini gratuiti, seguendo da vicino le proposte che dovrebbero sperabilmente portare, in un futuro prossimo, alla pubblicazione di una direttiva che imponga agli Stati membri a normare meglio lo stage per evitare gli abusi.La Guida Best Stage anche nel 2024 si inscrive in questo ambito, proponendo al suo pubblico uno strumento agile e di facile lettura che contiene una miriade di informazioni utili e dipana i dubbi più frequenti. La gratuità della Guida è nuovamente assicurata dalla sponsorship offerta da una società di consulenza che da molti anni fa parte del network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti: si tratta del Gruppo EY, attivo in tutto il mondo nei servizi professionali di revisione e organizzazione contabile, assistenza fiscale e legale, transaction, e presente in Italia con oltre 9mila dipendenti.«Anche quest'anno abbiamo voluto dare il nostro contributo per la Guida Best Stage perché riteniamo che ricevere informazioni di qualità sia la chiave per un ingresso nel mercato del lavoro efficace» conferma Francesca Giraudo, HR Director di EY per l'Italia, la Spagna e il Portogallo: «Ci è parso naturale fare la nostra parte anche per divulgare al massimo buone prassi, consigli e punti di attenzione per chi per la prima volta si affaccia al mondo del lavoro».In effetti nel solo 2022 il gruppo EY ha effettuato oltre mille assunzioni dirette di giovani under 30 – di cui 616 in apprendistato, 207 a tempo determinato e 185 con contratto a tempo indeterminato – guadagnandosi a pieno titolo l'AwaRdS 2023 per la miglior performance di assunzioni dirette di under 30 (“dirette” perchè effettuate senza il passaggio intermedio dello stage). E questo senza contare il 73% di tasso di assunzione post stage relativo ai 950 stagisti (di cui 495 curriculari) accolti nel 2022. Per i quali lo stage è stato letteralmente l'anticamera del lavoro.Questi dati si ritrovano anche riportati nella Guida Best Stage, che a ognuna delle aziende che fanno parte dell'RdS network dedica una pagina con una descrizione dell'attività e i dettagli rispetto alle condizioni offerte agli stagisti (e anche il palmares con gli AwaRdS eventualmente vinti negli ultimi cinque anni, tra il 2019 e il 2023!). Per la Repubblica degli Stagisti infatti la trasparenza è sempre stata e continua ad essere uno dei valori fondamentali per costruire un mercato del lavoro equo e rispettoso dei diritti dei giovani, a partire proprio dallo stage.Il contributo di EY alla Guida Best Stage 2024 non si limita però alla sponsorship: il Talent Team cura anche all'interno della Guida una sezione con con molti consigli per affrontare al meglio il momento delle candidature, dall'invio del curriculum al colloquio vero e proprio.La Guida offre poi una panoramica delle normative di riferimento per i tirocini, ripercorrendo le disposizioni regionali sugli extracurricolari Regione per Regione, e un'ampia sezione aggiornata di FAQ. Alcune di queste domande-risposte scaturiscono direttamente dal nostro Forum, in cui i lettori possono venire a porre i propri quesiti e chiedere consiglio, anche senza bisogno di apparire col proprio nome e cognome.La Guida, quest'anno impaginata in un insolito e bellissimo formato 800x600, è disponibile per chiunque, scaricabile gratuitamente attraverso l'homepage della Repubblica degli Stagisti (cliccando sulla linguetta verde “Guida Best Stage 2024” in altro a destra sullo schermo). E se vorrete condividerla, tanto saremo contenti più che i contenuti viaggino e siano utili a più giovani possibile. Buona lettura!  

Tornano gli stage da mille euro al mese al ministero della Cultura, ma non è proprio una buona notizia

Puntuale anche quest’anno è arrivato il bando 2024 per l’attivazione di 133 tirocini formativi e di orientamento per giovani fino a 29 anni, «che saranno impiegati per la realizzazione di progetti specifici, nell’ambito del sostegno delle attività di tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale», nell’ambito del Fondo giovani per la cultura, presso gli uffici centrali e periferici e gli istituti del Ministero della cultura.  Il ministro Gennaro Sangiuliano conferma di voler proseguire nelle politiche di utilizzo dei giovani all’interno di musei, archivi di stato e biblioteche pubbliche con tirocini formativi in uffici senza alcuna possibilità di sbocco lavorativo. Il tirocinio durerà sei mesi con un impegno di 25 ore settimanali e un rimborso spese di mille euro lordi al mese. Un’indennità che fa gola, visto lo sfruttamento lavorativo dei giovani (e anche non più giovani) in ambito culturale, costretti spesso a lavorare a partita iva con retribuzioni molto basse. E sopratutto considerando che invece altri enti pubblici – come recentemente abbiamo denunciato, qui sulla Repubblica degli Stagisti, a proposito degli stage gratuiti alla Camera o al ministero dell’Istruzione – non prevedono neanche un euro di indennità per i tirocinanti.Qui almeno la sostenibilità economica è assicurata, ma lo sbocco lavorativo invece è pressoché nullo: il tirocinio in un ente pubblico non potrà poi sfociare in un’eventuale assunzione, infatti anche questa volta nel bando si sottolinea che l’ammissione «non dà luogo in alcun modo alla costituzione di un rapporto di lavoro subordinato con il Ministero».  Però l’articolo 7 specifica che al termine del programma formativo «è rilasciato un apposito attestato di partecipazione valutabile ai fini di eventuali successive procedure selettive nella Pubblica amministrazione». E, infatti, nell’ultimo concorso per oltre 500 posti bandito nel dicembre 2022 al Ministero della cultura (Mic), erano assegnati 5 punti «per ogni semestre di esperienza professionale acquisita mediante attività di tirocinio presso il Ministero della cultura», fino ad un massimo di 10 punti. Una decisione che, se da una parte almeno offre un vantaggio a chi si impegna in questi stage, dall’altra però quasi incoraggia i giovani a tentare la carta dello stage al Mic per provare poi un successivo concorso.Il fine del bando è «attrarre i giovani più capaci e meritevoli»: per questo conferma «l’importo dell’indennità mensile previsto nel 2014 e 2015 (... ...) nella misura di mille euro lordi». Si applica, quindi, quanto previsto nelle modalità di accesso al Fondo giovani per la cultura del decreto legge del 2022.È necessario un breve excursus storico: nel 2013 il ministero istituisce il “Fondo mille giovani per la cultura” e stanzia 1 milione di euro per l’anno seguente per promuovere tirocini per giovani fino a 29 anni. Sei anni dopo, in piena pandemia, il programma cambia nome: diventa “Fondo giovani per la cultura” ed è finanziato per 300mila euro per quell’anno e per un milione di euro annui per il seguente. Nel 2021 i posti messi a bando sono 130. Stesso numero per quello di fine 2022. Contando il programma in corso si arriva a un totale di 390 tirocinanti.  Facendo un rapido calcolo, ad oggi il ministero ha speso per questi stage 2 milioni 340mila euro, quanto servirebbe per assumere a tempo determinato quattro funzionari e mezzo, come Alessandro Garrisi, presidente dell’Associazione nazionale archeologi aveva spiegato alla Repubblica degli Stagisti. Non risolverebbe il problema, ma darebbe a qualcuno un contratto vero.  E invece si continua con i tirocini a getto continuo. Per chi comunque volesse partecipare alla selezione di quest’anno è necessario inviare la domanda direttamente online entro l’11 aprile: è possibile candidarsi per un massimo di due strutture ospitanti e due progetti formativi per struttura. I posti sono così suddivisi: 30 per la Direzione generale Archivi, 30 per la Direzione generale biblioteche e diritto d’autore, 30 per la Direzione generale musei, 10 per la Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio, 11 per la Direzione generale educazione, ricerca e istituti culturali, 11 presso l’istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale e 11 presso il Segretariato generale.  È necessario essere laureati da non più di 12 mesi, avere un voto di laurea alto (con un 110 e lode si hanno 14 punti), e visto che si cercano i “migliori”, ulteriori punteggi sono attribuiti per titoli di studio universitari o post, pubblicazioni, diplomi rilasciati dalle scuole operanti presso gli Istituti centrali e nazionali, dottorati di ricerca nelle materie della selezione, ma anche all’aver svolto periodi di collaborazione o tirocinio nei settori delle attività culturali. In quest’ultimo caso ben 20 punti. Con il solito paradosso di cercare l’eccellenza, ma offrendo solo uno stage. In questo caso, quantomeno, ben pagato. Ma sempre di stage si tratta. Dopo una prima selezione per titoli, l’elenco degli ammessi al colloquio, che si svolgerà in modalità telematica, sarà pubblicato sul sito del ministero. Ma perché continuare a offrire tirocini ai giovani? Il ministero è un ente con una spiccata volontà di formazione verso le nuove generazioni o nonostante i concorsi degli ultimi anni ha ancora forti carenze di organico a cui sopperiscono, appunto, i tirocinanti? Basta leggere qualche articolo degli ultimi anni sulle polemiche dei musei chiusi durante le festività per realizzare che la motivazione è la carenza di organico. Secondo il Piano integrato di attività e organizzazione 2024/2026 del ministero della Cultura, la carenza di personale raffrontando l’organico di diritto con il personale in servizio attraversa tutte le aree: operatori, funzionari e assistenti. Un esempio: nell’area funzionari il personale in servizio è pari a poco più di 3mila unità su un organico di diritto superiore a 5mila 500.  Nonostante le numerose selezioni effettuate negli ultimi anni il ministero ha anche una pianificazione delle future procedure di reclutamento per un totale di 3mila persone tra nuovi concorsi e scorrimenti di graduatorie. Che coprirebbero però solo una parte del vuoto di organico, pari a 8.321 unità al 31 dicembre 2021.Una buona notizia per i tirocinanti fino ad oggi però c’è: leggendo attentamente il Piano integrato di attività e organizzazione 2024/2026 si scopre che il ministero «si riserva la possibilità di valutare il ricorso al contratto di apprendistato e al contratto di formazione e lavoro, entro il 31 dicembre 2026, alla luce delle eventuali carenze di personale nell’area dei funzionari che si dovessero riscontrare all’esito delle procedure assunzionali in atto e non colmabili con altri strumenti». Vorrebbe dire che oltre ai concorsi presenti e futuri il ministero, finalmente, prenderà in considerazione delle forme di inserimento reali, giuste per i giovani. Senza illuderli per sei mesi con un tirocinio senza sbocchi.Marianna LeporeFoto di apertura di wirestock da FreepikFoto in alto a destra di Ministero dei beni culturali in modalità CC BY

“Lavoro etico e trasparenza sono valori che condividiamo con la Repubblica degli Stagisti”: Kirey Group entra nel network

Questo primo scorcio di 2024 segna l'ingresso nel network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti di Kirey Group, un "system integrator" che accompagna le aziende nel loro percorso di evoluzione tecnologica. Un'azienda in crescita, passata da 78 milioni di euro di fatturato nel 2021 a 87,4 nel 2022: «Operiamo nell’IT, uno dei mercati del lavoro più competitivi: per noi è cruciale incontrare, riconoscere e coltivare il talento» dice Melisa Costantino, HR manager del gruppo dal 2021: «Siamo sempre alla ricerca di giovani talenti e di senior ultra specializzati» specie negli ambiti «sistemistico, di Business Intelligence, delle applicazioni web, del mondo Cloud e DevOps e di quello della cybersecurity».Oggi Kirey conta 850 dipendenti nel suo headquarter in Italia, più altri 200 sparsi in altri sette Paesi europei – Spagna, Portogallo, Croazia, Romania, Bulgaria, Serbia, Albania – e nelle due sedi in Messico e Kenya. In questo quadro lo stage è uno momento fondamentale di primo contatto con i giovani. «Crediamo sia un efficace strumento, e abbiamo aderito alla Repubblica degli Stagisti perché ne sposiamo i valori in termini di lavoro etico e di trasparenza» conferma Costantino, che da esperta di Risorse umane con oltre vent'anni di esperienza, e anche da coach certificata, vede il lavoro «come punto di convergenza fra la massima espressione del proprio talento e la possibilità di avere una vita gratificante anche dal punto di vista sociale ed economico».Attraverso gli stage «abbiamo avuto modo, negli anni, di incontrare giovani talentuosi che in pochi mesi si sono inseriti benissimo nella nostra realtà aziendale, cogliendone a pieno le opportunità» dice ancora Costantino: «Oggi è una soddisfazione vedere che molti di loro stanno crescendo come professionisti in azienda». I dati lo confermano: nel 2022 Kirey ha ospitato poco meno di una cinquantina di stagisti, e ne ha poi assunti oltre il 90%, facendo seguire allo stage un contratto di apprendistato. «Abbiamo ottimi rapporti di collaborazione con tredici delle principali università italiane e con numerosi ITS sul tutto il territorio» racconta Costantino.Sul suo sito Kirey indica l'integrità come uno dei valori aziendali più importanti: “Agiamo in modo etico e trasparente con tutti: clienti, dipendenti, fornitori, investitori e stakeholder”. Perché non restino solo parole, l'azienda ha un codice etico che aggiorna periodicamente e diffonde ai dipendenti. «Facciamo il possibile per assicurarci che tutte le procedure e le norme che contiene non restino sulla carta, ma ispirino le nostre persone all’azione ogni giorno» conferma Costantino: «E questa attitudine alla trasparenza, all’agire etico e all’integrità ci viene riconosciuta anche dai nostri clienti».Il settore in cui Kirey opera è quello della digital transformation: consulenza, applicazioni tecnologiche, data management, sviluppo software, Cloud, cybersecurity. Tutte attività tradizionalmente percepite come maschili: e dunque a livello HR la sfida nella sfida è quella di rompere gli stereotipi di genere e puntare al gender balance, stimolando le candidature da parte di ragazze e donne. «Confermo, il nostro settore purtroppo è ancora lontano dal gender balance in termini assoluti» si rammarica Melisa Costantino, ma «stiamo notando con piacere una crescita di candidature da parte di giovani donne anche per ruoli tecnici. Oggi in Kirey Group abbiamo un 35% di donne, in aumento, e molte di loro hanno ruoli manageriali».Per rafforzare l'impegno sul fronte delle pari opportunità e della parità di genere, dall'anno scorso Kirey ha deciso di entrare a far parte di Valore D, la prima associazione di imprese in Italia che promuove l'equilibrio di genere e una cultura inclusiva nelle organizzazioni. Questo si traduce in azioni concrete che in Kirey spaziano dal «fare attività di sensibilizzazione sul tema in azienda al far partecipare alcune delle nostre professioniste a programmi di mentoring, al condividere con le altre imprese del network i nostri progetti di successo nell’ambito dell’inclusione». L'anno scorso è stato anche messo a punto un regolamento DE&I (diversity, equity and inclusion) focalizzato sulla «politica di genere, l’attenzione alle disabilità e la promozione dell’interculturalità».Nel selezionare le nuove risorse, il team HR non guarda solo sulle competenze tecniche ma anche «flessibilità, velocità di adattamento di fronte al cambiamento, learning agility» racconta la manager: «L’obiettivo è comprendere la capacità dei candidati di mettere in discussione i loro modelli di pensiero, per essere in grado di apprendere continuamente» anche sulla scorta del fatto che «lo sviluppo dell’intelligenza artificiale porterà a una veloce trasformazione che cambierà il nostro modo di pensare, lavorare e organizzare il lavoro».Le attività sono organizzate secondo una formula di lavoro ibrido «che prevede la presenza in ufficio 4 giorni al mese» spiega Costantino, «che può essere organizzata con il proprio team in modo flessibile». Gli stage durano dai 3 ai 12 mesi a seconda della complessità del progetto formativo e «nelle regioni in cui è permesso possono essere anche svolti da remoto». Oltre al tutor di linea, a ogni stagista viene anche assegnato «un riferimento fisso all’interno del team Recruiting, che lo contatta per indagare l’andamento dello stage in termini di relazione con i colleghi, apprendimento» e così via.«Il nostro è forse uno dei settori in cui il divario fra domanda e offerta è più ampio» chiude l'HR manager di Kirey Group, e questo fa sì che per chi ha «competenze tecnologiche ci siano moltissime opportunità, anche in Italia». Anche per questo, Kirey ha sviluppato «partnership con enti locali che, per dare una risposta alla carenza di figure informatiche, negli ultimi anni si sono organizzati per offrire percorsi di skilling e reskilling di laureati non Stem». Percorsi che permettono, appunto, di sviluppare le competenze più richieste dal mercato del lavoro del presente – e, sopratutto, del futuro.

Far vivere il mondo della consulenza ai giovani attraverso Instagram, il progetto di EY

Prima o poi tutti han sentito la frase “Quando non si capisce che lavoro fa, vuol dire che lavora in consulenza”: l'impegno di EY, ormai da qualche anno, è di cercare invece di spiegare questo mestiere alle platee più giovani. Arrivato ormai alla quarta edizione, attraverso appuntamenti con cadenza settimanale, il programma social EY4NextGeneration si propone di smentire i luoghi comuni raccontando il settore senza segreti e dando anche la possibilità di fare domande a chi in questo mondo ci lavora.  Quattro anni hanno consentito al programma di essere rifinito e perfezionato. La prima novità di questa edizione è la possibilità di seguire le dirette senza doversi necessariamente registrare, come in passato. «Il programma va live dall’account di EY su Instagram, quindi per seguire gli appuntamenti basta tenere d’occhio il calendario e seguirci sull’account social» spiega alla Repubblica degli Stagisti Silvia Zanella, EY Italy Employer Branding & Employee Experience Leader: «Non partecipiamo ognuno dal proprio account personale, come le classiche live su Instagram, ma abbiamo una sala dedicata per la diretta sia nella sede a Roma sia in quella a Milano in cui incontriamo live i professionisti EY delle interviste. Rispetto al passato, quindi, quest’anno abbiamo un approccio un po’ più diretto e cerchiamo di rispondere alla domanda: “chi sono e cosa fanno i consulenti in EY?”». Per esempio, illustrando anche tutti i percorsi formativi che è possibile intraprendere nella consulenza, aprendo una finestra sugli uffici.  L’altra novità, infatti, è proprio lo scenario delle dirette: fino allo scorso anno non c’era un vero e proprio “set”. Ora invece c’è una vera e propria sala ufficio dedicata alla live: «Una scelta anche frutto dell’evoluzione del programma: il fine è raccontare l’azienda cercando di fartela vivere. Certo EY4NextGeneration dà voce ai nostri professionisti, ma ti porta anche davvero dentro gli uffici: ti facciamo passare i tornelli ed essere presente. Il racconto di cos’è EY in questo modo è ancora più autentico».Quest’anno il programma si è trasformato in una sorta di video-podcast, soffermandosi sulle storie ed esperienze dei professionisti. «Abbiamo un programma settimanale molto fitto anche con ospiti speciali per consentire di conoscere meglio il settore professionale, i valori, il cardine dell’azienda». Gli appuntamenti sono in corso e proseguiranno fino a luglio: «Cerchiamo di coinvolgere tutta la firm, con esponenti di tutte le service line». Ogni argomento viene affrontato da chi all’interno della linea di servizio se ne occupa. I due filoni principali del programma sono l’orientamento e i progetti di EY, quindi quelli che aiutano a capire cosa fa un consulente per esempio in consulting, in auditing, in tax e legal o in strategy and transaction. Ogni tematica è affrontata da un consulente diverso che può spiegare cosa significa fare questo lavoro nella specifica service line a cui è assegnato.  Destinatari del programma sono principalmente gli studenti universitari che si approcciano al mercato del lavoro, i giovani professionisti interessati al mondo della consulenza, ma anche i professionisti un po’ più senior che hanno deciso di cambiare e avvicinarsi al settore consulting partendo da una storia ispirazionale. Tra tutti, però, «il target primario è quello delle nuove generazioni».  Le prime live sono partite a dicembre (sono comunque tutte sempre disponibili sull'account Instagram di EY): «La primissima, SheBelongs, era direttamente collegata a un’iniziativa di recruiting. Puntava a raccontare la posizione aperta per una delle nostre service line, con la testimonianza di una delle consulenti che già sono in EY dopo essere entrate con questo progetto; e visto che c’era una posizione aperta, era anche l’occasione per rispondere alle domande di chi voleva candidarsi», racconta Silvia Zanella: «Il fatto poi che fosse pensata per le donne ci ha dato occasione di manifestare come in azienda esistano progetti di recruiting tutti al femminile. Dedicare, infatti, alcuni progetti gender oriented ci permette di dare il nostro impatto sulla situazione gender in azienda anche se in EY fortunatamente il gender pay gap è praticamente nullo!». Un tema toccato anche nel corso della seconda diretta, Women in Tech, focalizzata su un progetto italiano e internazionale che vuole sensibilizzare e avvicinare le donne. «Anche in questo caso avevamo la testimonianza di chi fa parte del board italiano di Women in Tech: attraverso la narrazione di questo progetto abbiamo cercato di avvicinare le donne al tema». Altre live sono state già dedicate ai temi dell’orientamento, con l’incontro con una recruiter sul tema dello storytelling personale al colloquio; del Cv check dei profili interessati al mondo della consulenza con Fabiana Andreani, Career Mentor & Digital Content Creator. A metà marzo Andrea Nuzzo, content creator noto ai più per essere il papà della pagina Facebook “Sii come Bill”, ha focalizzato alcuni dei temi più cari alle nuove generazioni come l’inclusività nel linguaggio sul lavoro, la flessibilità, il work-life balance, partendo da un’indagine social svolta anche dalla community di Unfluencer, un gruppo di creator digitali con la missione di influenzare responsabilmente.Pochi giorni fa è stata la volta di Come funziona lo stage in EY, con Beatriz Dona Roldan e Daniele Piazza del team Talent Attraction & Acquisition che hanno cercato di dare una risposta a tutte le domande che un neo stagista ha, e spesso non chiede, appena riceve la conferma di inizio stage. Mentre dopodomani, mercoledì 27 marzo, si affronta il tema attualissimo dell’Intelligenza artificiale. Gli appuntamenti in calendario per il mese di aprile sono: mercoledì 3, il secondo episodio di Women in Tech; e mercoledì 17, un focus tutto sulla professione di auditor dal titolo “Cosa significa essere un revisore oggi?”. EY è infatti società di consulenza ma anche di revisione.Infine, a chiudere la serie di appuntamenti di aprile è prevista mercoledì 24, appena prima del ponte della Liberazione, la live con Road to Y7,  -1 mese al Summit. Il riferimento è al G7 Youth Summit, uno dei gruppi di lavoro del G7 – che quest'anno si svolgerà a giugno in Puglia – che permette ai giovani di diverse nazionalità di presentare le loro idee e proposte politiche ai leader dei grandi Paesi. Proprio in vista dell'evento, EY ha lanciato il programma “Road to Youth 7” durante il quale giovani professionisti o studenti appartenenti al network EY Campus Ambassador hanno avuto l’opportunità di sviluppare proposte su temi cruciali come sostenibilità, diversità, equità, inclusione, futuro del lavoro e innovazione.   Un aspetto importante che emerge da molte delle live di EY4NextGeneration è la trasversalità della figura del consulente, che può appartenere a diversi background accademici. «Ci sono ex ingegneri, laureati in giurisprudenza o in comunicazione» conferma Zanella: «Per alcuni team logicamente c’è la prevalenza di alcune facoltà, come economia, finanza. Ma il fattore differenziale è che la consulenza ti dà modo di sperimentare un lavoro». Un’apertura che può stimolare la curiosità di molti giovani. Marianna Lepore

Verso lo stop agli stage gratuiti nell'Ue, il testo della proposta di direttiva della Commissione

La Commissione Europea ha appena pubblicato le proposte di direttiva e di raccomandazione per migliorare in tutta Europa le normative sui tirocini e dare più diritti agli stagisti. Come prevedibile, il testo della direttiva – l’atto cioè più forte, perché vincolante per gli Stati membri, da adottare in ciascuno Stato entro due anni – è molto più blando di quello della raccomandazione: la Commissione ha scelto la via sicura di imporre poco, e suggerire un po’ di più. Il testo esplicativo spiega che si è giunti a questa formula dopo lunga riflessione e discussione, e che alla fine «l'opzione di policy ritenuta più adeguata» è risultata essere appunto «un pacchetto costituito da una direttiva da applicare agli stagisti che sono lavoratori secondo la legislazione europea e una raccomandazione aggiornata del Consiglio dell'Unione europea che copra tutti gli stagisti».In particolare, qui ci soffermeremo sul testo della proposta di direttiva. L’intento esplicito è quello di rischiare il meno possibile opposizioni da parte degli Stati e dei partiti politici in disaccordo con queste disposizioni – opposizioni che potrebbero basarsi sul fatto che l’Unione Europea non è competente rispetto alla materia del mercato del lavoro. Apparentemente, molte resistenze al lavoro del Commissario europeo per il Lavoro e i diritti sociali Nicolas Schmit sono arrivate anche a livello dei servizi giuridici della Commissione, che hanno spinto per un testo più prudente per evitare conflitti tra le competenze dell’UE e quelle degli Stati Membri. Ragion per cui la proposta licenziata dalla Commissione ha un approccio così cauto.Gli obiettivi focalizzati sono due «situazioni problematiche e illegali rilevate in tutti i tipi di stage nell'UE». La prima, quando gli stagisti pur facendo un vero percorso formativo e acquisendo nuove competenze «non godono dei diritti che sono  loro riconosciuti». La seconda, quando gli stage mascherano in realtà lavoro dipendente, e vengono cioè utilizzati dai datori di lavoro per risparmiare sul costo del personale. Interessanti i punti esplicitati nel testo per scovare i tirocini fittizi: dalla mancanza di progetto formativo alla durata eccessiva, dall’aspettativa di “performance” dello stagista quasi fosse un normale dipendente alla richiesta di “stagisti con esperienza” o con precedenti esperienze di stage o di lavoro nello stesso settore o attività, fino alla quantità di rapporti di stage comparata ai contratti di lavoro. 
La delusione più grande è quella relativa all'assenza di una chiara messa al bando degli stage senza compenso. Lo stesso commissario  Schmit ha affrontato di petto la questione con un tweet su X: “Perché la Commissione non ha proposto di vietare esplicitamente gli stage gratuiti? Perché legalmente non ci è possibile farlo! Abbiamo messo il massimo possibile nella direttiva e nella raccomandazione. Nel recepire la direttiva, gli Stati membri chiaramente dovrebbero vietare gli stage gratuiti».Gli stage gratuiti vengono scoraggiati, nel testo reso pubblico dalla Commissione, con una formulazione blanda (lo vedremo nel dettaglio tra un attimo). La direttiva invece si sofferma molto sulla possibilità per gli stagisti di far valere i propri diritti, dedicando vari articoli alla garanzia che possano fare ricorso, che possano essere difesi dai sindacati, che possano avere protezione contro possibili ritorsioni, o anche ottenere risarcimenti in caso le autorità accertassero che sono stati trattati ingiustamente. Sono principi condivisibili, ma la fattispecie non è forse così frequente da giustificare un’attenzione tanto diffusa all’interno di una direttiva di tale portata. 

Avremmo voluto vedere focalizzati i punti più salienti. Avremmo voluto leggere nero su bianco che qualsiasi tirocinio gratuito (a parte quelli brevissimi) non può più essere legale. In qualsiasi posto sia svolto (quindi anche enti pubblici), senza alcuna eccezione. Ma questo nel testo non c’è.A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, questo è comunque un passo avanti notevole – inimmaginabile anche solo pochi anni fa: basti pensare alla posizione che l’Unione Europea aveva preso nel 2014 con lo European Quality Framework for Traineeships, una misura insipida e per questo infatti largamente criticata, all’epoca, dai difensori dei diritti degli stagisti per la timidezza con la quale i grandi problemi degli stagisti erano stati affrontati. Adesso quindi è intenzione dell’Unione Europea, con questo testo di direttiva, cambiare atteggiamento verso il tema, venendo incontro alle esigenze degli stagisti. Il problema è che tra le righe del testo della direttiva ci sono alcuni scivoloni che potrebbero trasformarsi in trappoloni.“In respect of pay, trainees are not treated in a less favourable manner than employees”Il primo è più evidente è la perifrasi che viene utilizzata per vietare la gratuità degli stage. Anziché dire che ad ogni stagista è dovuto un compenso commisurato al tempo e all’impegno che dedica allo stage, ed eventualmente anche alle conoscenze pregresse e al suo grado di istruzione, il testo della direttiva è più arzigogolato: «Gli Stati membri dovrebbero assicurare che, rispetto alle condizioni di lavoro ivi compresa la retribuzione, gli stagisti non siano trattati in maniera meno favorevole che analoghi normali dipendenti  nella stessa struttura, a meno che un trattamento differente non sia giustificato da motivi oggettivi» si legge nell’articolo 3. Ma nella comparazione tra un lavoratore e uno stagista, il fatto stesso dell’inquadramento differente è un «motivo oggettivo» (“objective ground”).Purtroppo, pur assicurando il preambolo (non il testo vero e proprio) che no, “il semplice fatto di essere uno stagista non può costituire la base per un trattamento meno favorevole», l’articolo 3 si chiude specificando che un objective ground può invece essere tranquillamente rappresentato da “compiti differenti, minori responsabilità, minore intensità di lavoro, o l'onere della componente di formazione e addestramento professionale».È ovvio, perfino banale che uno stagista non possa pretendere di guadagnare quanto un dipendente. Quindi perché mai formulare la frase così? Perché alludere a un diritto che però nei fatti sarebbe inapplicabile, per il fatto stesso che lo stagista non assicura praticamente mai una performance paragonabile (tantomeno identica) a un dipendente?Sulla scorta di quella frase, nell’applicazione futura di questi principi, qualsiasi Stato potrebbe non solo (com’è ragionevole) limitarsi a prevedere che l’importo dell’indennità minima di stage sia inferiore a quello di uno stipendio, ma anche andare più in là. E scegliere per esempio di mantenere la gratuità degli stage, o inserire indennità minime irrisorie, sostenendo che gli stagisti hanno ovviamente meno competenze professionali, non sono autonomi, non prendono responsabilità per il loro lavoro, devono essere costantemente formati e supervisionati da qualcun altro. Che non svolgono un’attività equiparabile a quella di un dipendente, pur anche magari condividendo lo stesso “mansionario” col proprio tutor e/o con altre risorse junior. E che appunto “l'onere della componente” della loro formazione grava sull'azienda ospitante, costituendo già un sufficiente disturbo.“Trainees who are workers”Un altro punto critico è la definizione del raggio d’azione. Ben consapevole del fatto che questo è un elemento cruciale, la Commissione ha dedicato l’intero articolo 2 alle Definizioni. E quindi ecco le quattro fornite «ai fini di questa direttiva»:(a) con “stage” si intende un periodo limitato nel tempo di pratica di lavoro che include una significativa componente di formazione e addestramento professionale, effettuato per acquisire esperienza pratica e professionale nell'ottica di aumentare l'occupabilità e di facilitare la transizione verso un regolare rapporto di lavoro o accedere a una professione(b) con “stagista” si intende qualsiasi persona che svolga uno stage avendo un un contratto di lavoro o rapporto di lavoro così come definito da leggi, accordi collettivi o prassi in vigore in ognuno degli Stati membri con tenendo conto della giurisprudenza della Corte di Giustizia(c) con “regolare rapporto di lavoro” si intende qualsiasi rapporto di lavoro che non sia uno stage (d) con “dipendente regolare” si intende qualsiasi persona impegnata in un regolare contratto di lavoro Scrivere un testo che abbia senso i tutti i 27 Paesi dell’Unione, ciascuno con la sua lingua, le sue tipologie contrattuali, le sue denominazioni e definizioni delle variegate esperienze di formazione e lavoro, è certamente complesso. Ma chiunque mastichi un po’ di diritto del lavoro non può che notare alcuni passaggi (come questi due nella lunga premessa esplicativa: «Le disposizioni di attuazione incluse in questa proposta di direttiva sono  finalizzate ad assicurare che gli stagisti che sono lavoratori godano di tali diritti», e «sia i lavoratori (compresi gli stagisti che sono lavoratori) sia i lavoratori autonomi [devono] avere accesso a un'effettiva e adeguata protezione sociale») che farebbero intendere che ci sia una categoria di “stagisti che sono lavoratori” (“trainees who are workers”) e un’altra categoria diversa non meglio specificata – e che, salvo smentita, resterebbe esclusa da questi diritti. Il che combacia anche con la già citata frase che spiega che la direttiva riguarderebbe i “trainees who are workers”, e invece la raccomandazione coprirebbe “all trainees”.Nel testo della direttiva ricorre l’equiparazione tra stagista e lavoratore; si legge per esempio nella premessa che “La direttiva proposta contiene una serie di disposizioni che aiutano gli stagisti a difendere i loro diritti di “lavoratori”» (“defend their rights as ‘workers’”). In Italia, e probabilmente non solo in Italia, questo farà rizzare i capelli in testa a molti: basti pensare che nella nostra normativa è ripetuto continuamente che il tirocinio consiste in un periodo di orientamento al lavoro e di formazione e che non si configura come un rapporto di lavoro.

Nessuna menzione, invece, dei tirocini svolti durante periodi di formazione, quelli che noi in italiano chiamiamo “curricolari”. Di fatto, la richiesta contenuta nella risoluzione del Parlamento europeo di includerli nel raggio d’azione della futura legislazione europea a protezione degli stagisti è stata ignorata nella bozza di direttiva, e recuperata solo nella raccomandazione.Nel preambolo della direttiva invece trova purtroppo posto una menzione non entusiasmante, al comma 4, che sdogana gli stage per persone mature: siccome la popolazione invecchia e mancano lavoratori con competenze in determinati settori in crescita, come quelli legati alla transizione digitale, “gli stage di qualità possono essere un'utile strada upskilling e/o reskilling per persone di qualsiasi età per acquisire competenze pratiche sul lavoro per entrare nel mercato del lavoro o dare una nuova direzione alla loro carriera». Come, “di qualsiasi età”? Noi qui sulla Repubblica degli Stagisti abbiamo denunciato a più riprese le storture e i rischi di inquadrare le persone di mezza età, o perfino quasi anziane, al ruolo di stagisti con il paravento della “formazione”. Per riqualificare le competenze di una persona che ha già anni di esperienza nel mondo lavorativo ci sono altre strade: non la retrocessione a stagisti.Ma bisogna ricordare che questa è sola la prima bozza: adesso comincia una discussione in Parlamento e in Consiglio per portare a casa un testo definitivo – che comunque non riuscirà ad essere approvato prima della fine di questa legislatura, dato che le elezioni europee incombono. Nei prossimi mesi cambieranno sia la composizione del Parlamento europeo e quella della Commissione europea sia le forze politiche in campo, a seconda dei risultati di queste elezioni.Resta il fatto che la Commissione europea ha mantenuto la promessa e ha partorito una bozza di direttiva che contiene aspetti interessanti e che si propone di risolvere un problema che affligge in Europa milioni di persone: gli stage gratuiti, quelli di bassa qualità, quelli utilizzati per sfruttare manodopera o cervellodopera gratuita senza fare contratti di lavoro corretti e pagare le retribuzioni dovute. Si staglia all'orizzonte, anche se ancora lontano, il traguardo di ottenere più diritti per gli stagisti in tutta Europa grazie ad una presa di posizione netta dell’Unione Europea: bisognerà lavorarci nella prossima legislatura.Eleonora Voltolina

Ancora niente retribuzione per gli specializzandi di area sanitaria, la protesta e lo stallo della politica

Il disegno di legge è stato depositato un anno fa, ma per il momento è lettera morta. Grandi speranze per ora non se ne vedono per il testo che chiede di sanare la discriminazione che subiscono gli specializzandi di area sanitaria, che pur prestando servizio full time negli ospedali pubblici non percepiscono – a differenza dei medici – nessuna retribuzione. Lo conferma alla Repubblica degli Stagisti Andrea Crisanti, virologo e senatore del Pd, nonché primo firmatario del disegno di legge: «Dobbiamo lavorare in Commissione istruzione e ricerca affinché il finanziamento arrivi nella prossima legge di Bilancio». L’accordo politico in teoria ci sarebbe pure, prosegue, «ma i tentativi di inserire la riforma per ora sono andati a vuoto. Ci avevamo provato anche con il Milleproroghe, ma nulla». Lo scoglio sono i costi, pur contenuti rispetto agli introiti dello Stato. «Sono circa 800 milioni» spiega Crisanti. Gli specializzandi a cui andrebbe diretta la misura si aggirano sui 5mila e 500 tra farmacisti, biologi, psicologi: quindi «35mila euro per ognuno all’anno, da moltiplicare per gli anni del percorso di specializzazione, che nel caso dei farmacisti sono quattro, diventando quindi 140mila circa».A complicare ulteriormente la situazione, il caso degli psicologi. «Lì c’è una zona grigia, un po’ un sottobosco per quanto riguarda le scuole di specializzazione». Perché «sono spesso private, anche se accreditate». E anche questa «è una questione da risolvere» dice Crisanti. Si è anche tentato un altro escamotage, cioè «quello di destinare agli specializzandi non medici le borse stanziate per i bandi di specializzazione in medicina andati deserti negli ultimi anni». Ma neppure questa proposta ha avuto seguito. «Adesso torneremo alla carica per cercare di calendarizzare la proposta» assicura. Le categorie a cui si rivolge il disegno di legge sono tre: farmacisti, biologi e psicologi. E le associazioni studentesche che li rappresentano – rispettivamente ReNaSFO, ABIFB e L.A.psi. – sono sul piede di guerra, tanto che hanno annunciato per il prossimo 23 marzo una manifestazione in centro a Roma, a piazza Santi Apostoli. La disparità è palese, sottolinea con la RdS Seydou Sanogo, 31enne farmacista ospedaliero a Lecce e rappresentante ReNaSFO [il terzo da sinistra nella foto qui accanto]: «Un medico specializzando percepisce una borsa di studio che inizialmente è di circa 1.500 euro, per poi salire fino a circa 1.700 negli anni successivi». Un 'privilegio' da cui sono invece esclusi tutti gli altri, pur lavorando a tempo pieno negli ospedali. Per di più, sottolinea Sanogo, «dobbiamo versare 4.500 euro alle casse previdenziali dell’Enpam, e pagare le tasse della scuola, pari a circa 2.500 euro». Va chiarito poi che le scuole non sono facoltative, e lo ribadisce lo stesso disegno di legge. «ll possesso di un titolo di specializzazione è diventato requisito necessario per l'accesso alla dirigenza sanitaria del Servizio sanitario nazionale» specifica il ddl, «sia per i dirigenti di area medica sia per quelli di area non medica». Non si tratta quindi di un rimborso spese per un tirocinio: «quello si svolge prima dell’abilitazione» conferma Sanogo. In questo caso «parliamo di soggetti abilitati, che lavorano a tutti gli effetti». E che per partecipare a un concorso pubblico e essere assunti in ospedale devono passare per il percorso di specializzazione. Sono addetti nell'ambito delle attività formative di tipo pratico «a mansioni di tipo operativo, ad esempio nei laboratori» aggiunge il testo del ddl. Svolgendo mansioni di primaria importanza. Nel caso degli specializzandi farmacisti ospedalieri, ad esempio – 700 attualmente in Italia – «nel corso delle 6mila ore di formazione le attività riguardano l’analisi dell’appropriatezza prescrittiva dei farmaci, il corretto impiego dei dispositivi medici e la loro gestione logistica sulla base del rapporto costo efficacia» spiega un comunicato ReNaSFO. Non solo, ma gli specializzandi hanno la responsabilità anche relativa a «analisi farmaco-economiche e allestimento di terapie oncologiche e nutrizionali enterali e parenterali». Il risultato è che le scuole di specializzazione diventano elitarie. Sono «accessibili solo alle famiglie che possono permettersi di mantenere i figli che si stanno formando fino ai trent'anni di età» avverte Sanogo. Gli articoli costituzionali violati diventano almeno tre, denunciano le associazioni: «Non solo l'articolo 3 (il diritto all’uguaglianza, ndr), ma anche il 34» come sottolinea perfino il ddl. Quello «che garantisce l'accesso ai gradi più alti degli studi ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi». E infine l’articolo 36 della Costituzione, «che prevede che il lavoro debba essere sempre retribuito in modo tale da assicurare al lavoratore e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa». Ilaria Mariotti

Orientamento sui social, ogni settimana EY racconta ai giovani chi è e cosa fa “il consulente”

Anche quest’anno torna EY4NextGeneration, il programma di orientamento professionale e volontariato di competenza offerto gratuitamente ai giovani che stanno entrando nel mondo del lavoro, per far scoprire chi è e che cosa fa un consulente. Appuntamenti a cadenza settimanale in diretta su Instagram, fino a fine luglio, con interviste a professionisti EY e ospiti speciali che raccontano quel che c’è dietro la parola “consulenza”. Ogni live è anche occasione per fare domande in diretta e ricevere subito una risposta. Prossime live: mercoledì 20 marzo “Come funziona lo stage in EY” e mercoledì 27 marzo "Intelligenza artificiale al lavoro", in entrambi i casi alle 18.«Siamo partiti quattro anni fa con una serie di live in cui i professionisti EY discutevano i temi più disparati dell’orientamento e del mondo della consulenza, e rispondevano alle domande che chi seguiva le live poteva porre», racconta Eleonora Torre, Employer Branding and Employee Experience in EY: «In abbinamento alle dirette c’erano anche dei programmi di mentoring, un link diretto con il team recruiting di EY: l’obiettivo primario era ed è tutt’ora instaurare un dialogo con i follower dell’account, quindi ragazzi, studenti che seguono e si approcciano per la prima volta al mondo della consulenza e hanno così l’opportunità di avere risposte a curiosità che in fase di colloquio probabilmente non chiederebbero mai».Il programma ha una finalità di orientamento per le nuove generazioni, come ad esempio l’approccio a uno stage o i chiarimenti su cosa faccia un consulente. «Su questo abbiamo sviluppato il concept dell’iniziativa. Negli anni, però, ci siamo resi conto che se il primo obiettivo era quello di trasferire conoscenza sul mondo del lavoro in generale, quello della consulenza rimaneva sui generis, di difficile approccio per chi non è al suo interno. Così abbiamo cercato di settorializzarci e rispondere alla domanda che tutti fanno: “Che cosa fa un consulente?”», racconta Torre. La risposta sta nelle storie personali e le esperienze dei professionisti di EY, veri protagonisti del programma. «I social oggi sono pieni di orientamento sul mondo del lavoro: noi abbiamo capito che farne uno settoriale era quel passetto in più che poteva aiutare. Di solito si immagina il consulente in giacca e cravatta, impettito, distante: EY4NextGeneration vuole rompere lo stereotipo, avvicinare, instaurare un dialogo».I feedback ricevuti da parte di giovani e professionisti nelle passate tre edizioni sono stati incoraggianti. «Per due motivi: il primo perché siamo la prima Big Four (ndr. le quattro società di consulenza e revisione che si dividono il mercato mondiale, ovvero EY, PwC, Deloitte, KPMG) che si approccia a questo nuovo modo di raccontarsi alle nuove generazioni di talenti. È piaciuto il modo in cui si cerca di instaurare un dialogo, a prescindere dall’occasione del colloquio o del rapporto di lavoro già esistente. E poi c’è l’utilità per gli studenti, lo stupore quasi nel poter sentire l’apertura dei professionisti rispetto alle loro storie», racconta Eleonora Torre. Quest’anno si è voluto poi dare più attenzione alle storie personali e ispirazionali: «Sento una storia, mi interesso e ho un modello di riferimento. Poi noi creiamo una serie di follow up, quindi se ci sono domande una diretta a volte consente di sbloccare il coraggio per scrivere un messaggio su Linkedin».Una differenza rispetto alle edizioni passate è proprio l’intervista live. In passato erano tutti collegati da casa, «quest’anno abbiamo cercato un modo per comunicare un’apertura e portare il programma dentro l’azienda. Perciò le live avvengono dalla sede di Milano e di Roma». Gli appuntamenti si dividono in incontri con finalità di orientamento e live con protagonisti i professionisti interni. «In una live di dicembre ci siamo occupati di Storytelling e colloquio, parlando con una nostra recruiter: un tema di interesse generale grazie al quale abbiamo instaurato delle interazioni con chi seguiva la diretta e ha voluto fare delle domande. Per esempio, mi ha colpito che qualcuno abbia chiesto se era corretto stringere la mano a un colloquio in presenza: non dimentichiamoci che il programma ha vissuto anche l’evoluzione del lavoro durante il periodo Covid. Oppure spieghiamo cosa fa un auditor oggi: perché siamo società di consulenza ma anche di revisione, e in questo modo cerchiamo di fornire quella comprensione e consapevolezza che spesso non si ha quando da neolaureati ci si candida per una Big Four senza sapere moltissimo delle attività. O ancora, spieghiamo come affrontare un business case durante un colloquio. Insomma sono incontri che vogliono fornire delle tip concrete».Anche se è difficile quantificare il numero esatto delle persone raggiunte in queste quattro edizioni, «negli anni passati sono stati migliaia» dice Eleonora Torre «gli studenti che ci hanno chiesto informazioni sul mondo della consulenza, quando ci sono state occasioni di mentoring o di contatto con il recruiter, e che hanno risposto in maniera attiva rispetto alle occasioni che il programma creava» ricorda Eleonora Torre. Ma l’obiettivo principale non è quello di selezionare nuove risorse: «Non è un programma di recruiting, ma un ripple, quindi nostre persone che mettono a disposizione dei giovani all'esterno le loro storie e il loro tempo per affrontare temi importanti nel mondo del lavoro e rispondere a domande e curiosità. Aprirsi e raccontarsi».Un “Ripple” è, nel gergo aziendale di EY, un programma global di volontariato di competenze: la società consente ai dipendenti di fare volontariato in orario lavorativo su quattro tematiche, di cui una è appunto avere un impatto sulle nuove generazioni. In questa categoria rientra EY4NextGeneration e tutte le ore che i dipendenti dedicano al programma sono identificate appunto come volontariato.Certo però è vero che, dal punto di vista dei giovani fruitori, «il programma crea un’occasione di recruiting in maniera indiretta» aggiunge Torre, «perché ci sono state persone che solo seguendolo si sono incuriosite ad EY e dopo sono entrate a far parte dell’azienda».Il settore della consulenza resta complesso, ma in questi  anni grazie al programma è aumentata l’interazione con le persone interessate a questo mondo anche perché «abbiamo cercato di renderlo più comprensibile possibile, di semplificare la complessità del concetto di “consulente”. La nostra non è un’azienda di prodotto, ma di servizio, e investire così tanto in iniziative come EY4NextGeneration pone l’accento su quello che effettivamente è il prodotto della società di consulenza: le sue persone» conclude Eleonora Torre. La consulenza oggi è oggetto di meme sui social ed è riuscita quindi ad avvicinare e incuriosire più giovani. Che nel 2024 avranno molte occasioni per togliersi tutti i dubbi a riguardo, seguendo gli appuntamenti settimanali di EY4NextGeneration: il prossimo il 20 marzo.Marianna Lepore

Stage in Toscana, cambia la normativa: l'indennità minima sale a 600 euro, incentivi solo se c'è assunzione

Un rimborso spese più alto per i tirocinanti, più controlli per evitare l’uso distorto dello stage e sostegno finanziario per le aziende vincolato alle assunzioni: sono i punti chiave delle nuove linee guida della Regione Toscana sui tirocini extracurriculari presentate la settimana scorsa dal presidente Eugenio Giani e dall’assessora al lavoro e formazione Alessandra Nardini. Obiettivo: migliorare l’uso degli stage e favorire realmente l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Per arrivare a questo risultato c’è stato un lungo confronto con le parti sociali e i soggetti della Commissione regionale permanente tripartita con cui sono state poi approvate le linee guida.  Le nuove regole hanno avuto il via libera dalla giunta regionale con la delibera 206 del 26 febbraio e diventerannooperative tra circa un mese. La legge regionale in vigore resterà la 15 del 2018 e sarà modificato solo il suo regolamento attuativo.  «Raccogliamo una delle esigenze delle tirocinanti e dei tirocinanti: l’aumento dell’indennità mensile», ha spiegato durante la conferenza stampa l’assessora Nardini. Il minimo obbligatorio «dai 500 euro attuali passa a 600 euro» al mese, spiega, «accollandoci come Regione l’aumento dell’importo» – perché «se prima il rimborso complessivo dato alle aziende era di 300 euro, adesso diventa 400» al mese. In realtà la Regione Toscana non se lo accolla (giustamente) per tutti, ma  solo per quei soggetti ospitanti che poi assumono lo stagista. Il cambiamento più significativo infatti «è aver legato il contributo al tema dell’assunzione. Questo significa che l’azienda riceve il contributo solo se attiva entro 30 giorni dal termine dello stage un contratto o a tempo indeterminato, o a tempo determinato ma di almeno 12 mesi o un apprendistato professionalizzante o di primo o di terzo livello». Contributo che arriva a coprire il 100 per cento dell’indennità corrisposta dall’azienda nel caso in cui lo stagista poi assunto sia un soggetto disabile o svantaggiato. Gli incentivi sono erogati all’azienda ospitante anche nel caso in cui lo stagista sia assunto da un’altra azienda, entro sei mesi dal termine del tirocinio, «per riconoscere la valenza formativa dell’impresa». In questo caso il soggetto terzo che assume il tirocinante non resta comunque a bocca asciutta: può presentare domanda di incentivo all’occupazione attraverso gli avvisi di Arti, l’ente che gestisce la rete regionale dei centri per l’impiego e le misure di politica attiva in regione Toscana, che saranno estesi a questa tipologia.  Per esempio per uno stage di sei mesi fino ad oggi le aziende della Toscana potevano richiedere alla Regione un contributo per la copertura parziale dell'indennità di stage e ricevere una somma di 1.800 euro (300 per 6 mesi). D'ora in poi, con le nuove linee guida, il contributo regionale sale a 400 euro, quindi la somma a disposizione per un'azienda che ospita uno stagista per sei mesi sale a 2.400 euro (400 per 6 mesi), ma è subordinata alla stipula di un contratto entro un mese dal termine del tirocinio.L’impresa ospitante che procederà all’assunzione potrà fruire anche degli incentivi all’occupazione: 8.721 euro per un tempo indeterminato, cifra che sale a oltre 10mila in caso di disabili o svantaggiati, e fino a 4.360 euro per il tempo determinato o l’apprendistato. La notizia, quindi, è che l'azienda "virtuosa" potrà sommare ai classici incentivi all'occupazione anche il rimborso per l'indennità erogata per sei mesi al tirocinante poi assunto. Quindi per esempio se attiva un contratto a tempo indeterminato al giovane che ha ospitato in stage per sei mesi, potrà alla fine fruire di un totale contributo di 11.121 euro. Gli incentivi previsti nel caso di assunzione da parte della stessa impresa che ospita il tirocinante, sono una novità di questo atto perché il contributo economico è dato a tutte le imprese che assumono indipendentemetne dalla situazione di disagio o difficoltà. Le risorse investite saranno 27,5 milioni di euro a valere sul fondo Sociale europeo 2021/2027.Non solo più investimenti ma anche più controlli. «Grazie al rinnovato accordo con l’Ispettorato nazionale del lavoro e alle professionalità di chi lavora nella nostra Agenzia regionale toscana per l’impiego, ci saranno più operatori che potranno controllare il buon andamento dei tirocini», ha infatti annunciato Nardini, aggiungendo che «nel 2022 nella nostra regione sono stati attivati 16.104 tirocini, oltre la metà donne, e giovani, con quasi otto su dieci nella fascia fino a 29 anni». Purtroppo, poi però, l’assessora ha presentato dati imprecisi sui risultati occupazionali degli stage in Toscana: «Abbiamo il tasso di inserimento occupazionale più alto, il 67 per cento dei ragazzi ha firmato un contratto entro sei mesi secondo una recentissima ricerca della Fondazione studi consulenti del lavoro. Davanti a Veneto, Marche, Umbria ed Emilia Romagna, regioni che spesso sono indicate come traini per il Paese e molto sopra la media per il centro Italia, ferma al 62 per cento». Peccato che il 67% non si riferisca affatto ai tirocini extracurricolari attivati sul territorio toscano nel corso del 2022 citati poco prima. La percentuale è invece tratta da un documento intitolato “I tirocini di Fondazione Lavoro e l’inserimento occupazionale”, pubblicato dall'Ufficio studi della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, ed è riferita in realtà solo agli esiti dei tirocini promossi dalla Fondazione Lavoro. Cioè la Fondazione ha analizzato esclusivamente i tirocini “avviati e terminati” per i quali ha rivestito il ruolo di soggetto promotore, e ha conteggiato tutti gli stagisti che, a sei mesi dalla fine del tirocinio, risultavano essere stati assunti (sia nel posto dove era avvenuto lo stage, sia presso “altro datore”). La Fondazione Lavoro è però soltanto uno dei tanti soggetti promotori attivi nella Regione Toscana – e in tutta Italia: dei 307mila tirocini extracurricolari avviati in Italia nel corso del 2022, solo 21mila sono stati attivati dalla Fondazione, il 7% del totale. Ancor più nello specifico, dei quasi 14mila stage attivati in Toscana in quell'anno (in effetti è 13.746 il dato ufficiale del ministero del Lavoro), quelli promossi dalla (e dunque considerati nelle statistiche della) Fondazione Lavoro sono stati solamente poche centinaia: nello specifico, 526. Meno del 4% del totale. Dunque dire “67% di assunti post stage in Toscana” è un dato fuorviante, perché non fotografa l'esito occupazionale di tutti i tirocini extracurricolari avvenuti in Toscana, ma solo della microscopica fettina di stage che in questa Regione hanno avuto come soggetto promotore la Fondazione dei consulenti del lavoro. Quel 67% è cioè riferito ai poco meno di 3.500 tirocini attivati in Toscana (peraltro nell’arco di ben 9 anni, tra il 2014 e il 2022) dalla Fondazione Lavoro. E il confronto con le altre Regioni è sempre basato solo ed esclusivamente sui tirocini attivati dalla Fondazione. Un dettaglio che i vertici regionali avrebbero dovuto conoscere, e certamente esplicitare durante la conferenza stampa. Tornando alle novità annunciate, la nuova normativa prevede l’introduzione di un digital badge, un vero e proprio tesserino digitale che conserverà tutte le informazioni rispetto alle esperienze fatte e alla abilità acquisite. «Siamo la prima regione in Italia a utilizzare questo strumento» ha sottolineato Nardini: «Lo facciamo per migliorare e qualificare ancora di più lo stage. Era una riflessione già partita a livello nazionale con l’ex ministro Orlando che aveva iniziato un percorso di revisione delle linee guida a livello nazionale. Purtroppo, quel lavoro si è interrotto con il cambio di governo». Lavoro di cui proprio l’assessora si era occupata in prima linea da coordinatrice della Commissione lavoro e formazione professionale. «In Toscana, però, abbiamo deciso di fare la nostra parte, fermo restando le nostre competenze regionali e rimanendo nel perimetro delle linee guida nazionali che sono rimaste invariate, al contrario di quanto ci saremmo aspettati e per cui stavamo lavorando. Un risultato che abbiamo raggiunto in sinergia con le parti sociali». Il digital badge non è, però, una novità. Già nel 2005 era stato istituito il libretto formativo del cittadino, che aveva però dovuto aspettare il 2013 per avere una normativa che lo rendesse agibile e il 2015 per essere integrato nel fascicolo elettronico del lavoratore, una versione moderna e digitale del libretto. Nel 2017, quando la Repubblica degli Stagisti aveva dedicato un approfondimento al tema, risultavano essere quattro le regioni in cui era possibile richiedere lo strumento, largamente sottoutilizzato – tra cui proprio la Toscana. Questo nuovo badge avrà comunque una piattaforma a sé stante in cui si attesteranno (similmente al libretto formativo del cittadino) «le conoscenze, abilità e competenze acquisite dal tirocinante nel contesto formativo ed esperienziale sperimentato nel corso del tirocinio».Il presidente Giani e l’assessora Nardini hanno poi sottolineato il cambio di prospettiva sull'utilizzo dello stage, visto che il contributo messo a disposizione dalla regione sarà legato all’assunzione dello stagista entro sei mesi. E sarà la stessa amministrazione a verificarne l’eventualità.  Tra gli aspetti positivi delle nuove linee guida c’è anche la creazione di un Osservatorio regionale dei tirocini in collaborazione con l’Istituto Regionale Programmazione Economica della Toscana, Irpet, e l’ufficio regionale di statistica. Sarà proprio l’Osservatorio ad analizzare e verificare i risultati, in particolare per quanto riguarda la qualità dell’occupazione creata, dopo una prima fase di attuazione sperimentale di almeno un anno. Positivo il commento dei sindacati e delle associazioni datoriali. Monica Stelloni della Cgil [nella foto a sinistra] parla di un risultato «frutto di un metodo» e del tirocinio che «torna ad essere strumento di politica attiva» di cui l’osservatorio potrà finalmente misurare l’efficacia; Flavio Gambini, della Uil, sottolinea anche la volontà «di cercare il work in progress e vedere l’attuazione e l’impatto che avrà», e Stefano Boni, Cisl, plaude al fatto che il contributo sia vincolato a una effettiva assunzione «quindi una cosa reale, non fittizia» e si augura che «nei controlli si verifichino che non ci siano anche mansioni troppo ripetitive».   Sul fronte delle imprese, Tiziano Tempestini di Confcommercio parla di «nuova dignità» per la misura del tirocinio; Laura Simoncini, di Confartigianato, di «un percorso costruttivo»; e Gabriele Baccetti di Confindustria ricorda che «sarà il monitoraggio a dirci se la strada individuata è quella giusta, come pensiamo, o se sarà necessario introdurre dei correttivi». Secondo Cinzia Caraviello di Confesercenti «aver aumentato anche se solo di 100 euro il rimborso spese è comunque un indicatore importante perché si andrà a pagare meglio questi giovani. E ben venga il monitoraggio perché ci diamo del tempo per essere vigili su quello che succederà».  L’aumento del rimborso spese a 600 euro mensili è senza dubbio una notizia positiva. Con questa modifica la Toscana si pone immediatamente dietro al Lazio, la più virtuosa con un’indennità per gli stagisti di 800 euro al mese, condividendo la posizione con Valle d’Aosta, Piemonte, Abruzzo e Molise, come si vede anche dall’ultima Guida Best Stage 2023 della Repubblica degli Stagisti. Ora bisognerà aspettare per capire se le modifiche introdotte continueranno ad attestare la Regione tra le virtuose per uso dello stage o se, invece, le aziende decideranno di invertire la rotta. Marianna Lepore