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Bandi Erasmus Plus, oltre 800 stage all'estero a bando: da Sassari a Roma tutte le scadenze

Parafrasando un famoso detto, «i bandi Erasmus Plus non finiscono mai». Chi cerca nuove opportunità di formazione all’estero può provare a candidarsi. «È possibile effettuare una mobilità per traineeship all’estero, dai 2 a 12 mesi, presso una impresa o altra organizzazione, in uno dei Paesi partecipanti al Programma» si legge nella pagina ufficiale del sito Erasmus+: oltre agli studenti, «anche gli assistenti di lingua, così come i neolaureati, possono fare domanda di traineeship. Questi ultimi dovranno rispondere al bando di Ateneo e risultare selezionati, prima di laurearsi; dal momento del conseguimento della laurea, ci sono 12 mesi di tempo per svolgere la mobilità di traineeship».Partiamo dalle scadenze più imminenti. Il prossimo 25 giugno è l’ultima data utile per fare domanda per il programma di mobilità promosso dall’università Tor Vergata di Roma. Destinatari studenti di corsi triennale, specialistica o a ciclo unico che non abbiano già beneficiato di mobilità Erasmus Plus o effettuato altri scambi internazionali, con una conoscenza della lingua del paese ospitante pari almeno al livello A1. L’ateneo offre 500 borse di mobilità con partenze previste a settembre 2015 e febbraio del prossimo anno di durata variabile tra i tre e i 12 mesi. Il periodo di mobilità deve necessariamente concludersi entro il 30 settembre 2016. Gli importi netti mensili oscillano tra i 230 euro di paesi come Bulgaria e Polonia e i 280 di Stati come Austria, Danimarca o Norvegia, a cui si aggiunge un contributo di 200 euro mensili. La domanda di partecipazione va effettuata esclusivamente online, collegandosi all’area dedicata agli studenti del portale dell’università.Sono 337 invece le borse di studio per tirocini all’estero di durata tra i due e i sei mesi messe a bando dall’università di Sassari. L’ultimo giorno per candidarsi è il 26 giugno 2015. I contributi stanziati per le borse di studio vanno dai 430 euro netti mensili di paesi di terza fascia con costo della vita basso, tra cui Malta e Ungheria, ai 480 ad esempio di Svezia e Regno Unito. A questi importi si aggiunge una borsa aggiuntiva fissata dal Miur di 270 euro o 220, variabile anch’essa in base al costo della vita dei paesi ospitanti. Destinatari gli studenti di qualsiasi corso di laurea dell’ateneo. La presentazione delle candidature è articolata in due fasi: compilazione del modulo di candidatura online sul sito dell’università, cui va allegato il proprio cv e invio della stampa cartacea del modulo in duplice copia all’ufficio Relazioni Internazionali dell’università (via Macao 32, Sassari) entro la data indicata.Il progetto Mobility Consortia, gestito dall’ente capofila Mine Vaganti NGO, comprende invece una serie di enti pubblici e privati e nove università italiane (università degli Studi di Padova, università Alma Mater Studiorum di Bologna, università Tor Vergata di Roma, università degli Studi di Sassari, università degli Studi della Basilicata, università della Calabria, Accademia delle Belle Arti di Catanzaro, università “Kore” di Enna e università di Messina). Il bando del consorzio rende disponibili 100 borse di mobilità di tre mesi ciascuna, destinate a studenti di qualsiasi corso di laurea iscritti nelle università precedentemente elencate. Nel dettaglio sono state fissate 13 borse per gli studenti regolarmente iscritti all’Università degli studi di Padova, 10 per Bologna, 13 per Tor Vergata,  13 per Sassari, 10 per la Basilicata, 10 per la Calabria, 11 per l’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro, 10 per  di Enna e 10 per Messina. Il 30 giugno la data di scadenza del bando. L’importo mensile cambia in base al costo della vita del paese di destinazione e può oscillare tra i 230 e i 480 euro netti mensili, validi come contributo forfettario per le spese di viaggio, vitto e alloggio. La cifra è erogata in due fasi, la prima, pari al 30% del totale, entro il primo mese di permanenza e la restante quota entro 120 giorni dalla fine del soggiorno. La candidatura va inviata esclusivamente online attraverso la compilazione del modulo disponibile sul sito www.heiconsortium.it, da inviare poi all’indirizzo di posta elettronica info [chiocciola] heiconsortium.com, allegando cv formato europeo in italiano e nella lingua del paese di destinazione.Può fare con più calma - la scadenza è fissata al 15 ottobre - chi intende concorrere per una delle 70 borse di mobilità della durata di un mese per paesi anglosassoni e Spagna messe a bando nell’ambito del progetto FORM-AZIONE II, promosso dalla cooperativa sociale Ferrante Aporti. Destinatari neodiplomati (il titolo deve essere stato conseguito da non più di un anno) provenienti da Puglia, Abruzzo, Molise, Lazio, Umbria, Marche, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, che desiderino fare un’esperienza formativa in realtà del settore turistico o sociale, con partenza fissata da maggio del prossimo anno. Per partecipare è necessario compilare il modulo (disponibile a questa pagina), cui vanno allegati cv formato europeo, certificato di diploma ed eventuali certificati linguistici. La domanda può essere inviata via email all’indirizzo laura.sgura [chiocciola] lavaligiadileonardo.it, consegnata a mano alla cooperativa o spedita mediante raccomandata all’indirizzo della cooperativa (viale Commenda 26, 72100 Brindisi). La borsa copre, tra i vari servizi, soggiorno in pensione completa presso famiglia o ostello e viaggio andata e ritorno per e da i paesi di destinazione. Il tirocinante non dovrà anticipare nulla, in quanto tutti le spese saranno pagate dalla cooperativa prima della partenza.Chiara Del Priore

Best Stage 2015 ai blocchi di partenza: ecco tutte le novità della Repubblica degli Stagisti per i suoi lettori

Oggi è il giorno di Best Stage. La Repubblica degli Stagisti organizza infatti dall'anno scorso un evento annuale, con l'obiettivo di mettere intorno un tavolo giovani, aziende, istituzioni, mondo della politica, dell'università, del sindacato e in generale tutti gli attori che agiscono nel mercato del lavoro ogni giorno, per fare il punto sull'occupazione giovanile in Italia e sull'utilizzo dello strumento del tirocinio.Ed è anche il momento in cui la Repubblica degli Stagisti presenta le sue novità alle migliaia e migliaia di persone che ogni giorno leggono i suoi articoli navigando sul sito, guardano le offerte di stage di lavoro, si candidano agli annunci interessanti, leggono il Forum scambiandosi opinioni e commenti con gli altri lettori o chiedendo informazioni alla redazione. Best Stage è infatti prima di tutto e sopratutto il titolo della nostra guida annuale, un vademecum per tutti i giovani che si affacciano al mondo del lavoro: un PDF scaricabile gratuitamente che contiene tantissime informazioni utili su come e dove trovare le migliori occasioni di stage, sulle leggi che regolamentano i diritti e i doveri degli stagisti nelle varie Regioni italiane, e naturalmente sulle aziende virtuose che fanno parte dell'RdS network e che dunque garantiscono ai giovani un trattamento rispettoso e dignitoso durante (e dopo) lo stage - ecco le aziende che fanno parte del network: Arval, Assioma.net, Axteria, Gruppo Bosch, Carglass, Contactlab, Gruppo Danone, DPV, Elica, Everis, EY, Ferrero, Hilti, Indra, Infocert, Insiel, JTI, Kellogg, KpnqWest, Leroy Merlin, Medtronic, Gruppo Nestlé Italia, Novamont, Philips, ProgettoED, PwC, Reti, Sic Servizi integrati e consulenze, Spindox, Tetrapak e Varvel (qui l'elenco sempre aggiornato).Nel 2014 abbiamo pubblicato la prima guida Best Stage, e abbiamo ottenuto l'incredibile risultato di 50mila download: considerando che gli stagisti italiani sono 500mila ogni anno, potremmo quasi dire che uno stagista su dieci ha letto la nostra guida.Questo ci è stato da stimolo per farne nel 2015 una versione ancora più bella e ancora più ricca, aggiungendo ex novo due sezioni che l'anno scorso non c'erano: la prima dedicata alle migliori occasioni di stage all'estero, negli organismi europei e internazionali, con un buon rimborso spese naturalmente: Parlamento europeo, Nato, Osce, Banca centrale europea e molti altri aprono periodicamente bandi offrendo opportunità di stage, e in Best Stage 2015 sono riassunte tutte le informazioni più importanti per potersi candidare. La seconda sezione è quella delle FAQ, che ci sono state richieste a gran voce da molti lettori: quando si compiono i primi passi nel mercato del lavoro effettivamente è facile trovarsi in difficoltà. Nelle FAQ sono contenute le risposte ai più comuni dubbi e problemi: uno strumento utile, potremmo dire un "no panic tool" per trovare velocemente la risposta al proprio quesito. (E se invece la risposta non c'è… C'è sempre il Forum per postarla!)C'è però un altro servizio che da oggi la Repubblica degli Stagisti offre al suo pubblico. Si tratta in questo caso di una novità assoluta: una APP. Negli ultimi mesi infatti, come è del resto naturale, c'è stata una impennata delle visite al nostro sito attraverso i device mobili: smartphone e tablet. Insomma le persone non leggono più la Repubblica degli Stagisti solamente dal proprio computer, ma attraverso i loro dispositivi mobili. Per questo abbiamo deciso di creare una APP che permetta di navigare sul nostro sito in una maniera totalmente innovativa. La APP si chiama "RdS Job Community" ed è scaricabile su Androïd, iOS, Amazon (qui). "RdS Job Community" è gratuita, grazie alla sponsorizzazione di una delle aziende dell'RdS network - Spindox - e permette di fruire di tutti i contenuti del sito: articoli, annunci, discussioni sul Forum. Ovviamente non solo fruire ma anche interagire, per esempio intervenendo con un post, oppure candidandosi in pochi clic a un annuncio.Il simbolo che abbiamo scelto è quello di una volpetta, perché la volpe è un animale intelligente, furbo, capace di sfruttare a suo vantaggio le situazioni. La nostra APP insomma è una volpetta che diventa l'alleata di ciascuno dei nostri lettori perché attraverso la sezione "consigli" è in grado di seguire gli interessi di ciascuno, e suggerirgli automaticamente articoli e annunci di stage e di lavoro in linea con quelli che ha visualizzato in precedenza. Insomma una personal assistant che all'interno del nostro sito va a trovare proprio quei contenuti che potrebbero interessare il suo "padrone".Oggi presenteremo queste due novità nel corso di Best Stage 2015, e metteremo tanta carne al fuoco conversando con le aziende, le istituzioni, la società civile.Al dibattito parteciperanno il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, l'assessora al Lavoro del Comune di Milano Cristina Tajani, l'eurodeputato Brando Benifei, la giornalista Daniela Stigliano, la presidente di Acta Anna Soru, il direttore de Linkiesta.it Francesco Cancellato. Ci saranno poi 5 top manager: Patrizia Manganaro, Head of People Department di Everis; Manuela Kron, direttore Corporate Affairs del Gruppo Nestlé in Italia; Gianmaurizio Cazzarolli, HR and Services Director del Modena Site di Tetra Pak; Fabio Dioguardi, Global Employer Branding & Talent Acquisition Director di Ferrero; e Rosaria Lodigiani, responsabile dell'area Giuslavoristica di PwC Italia. E ancora il professor Alessandro Rosina, che presenterà in anteprima alcuni dati inediti del Rapporto Giovani dell'Istituto Toniolo relativi a come i giovani italiani percepiscono lo stage. Oggi insomma è un giorno speciale per la Repubblica degli Stagisti: naturalmente racconteremo su queste pagine, prossimamente, i contenuti emersi dal dibattito che avrà luogo questa mattina. Intanto, chi vuole può seguirci su twitter: l'hashtag è #beststage2015, e ogni condivisione è più che benvenuta.

Dai cocopro all'assegno di ricollocazione, tutte le novità del Jobs Act: ma niente salario minimo

Stop ai contratti di collaborazione a progetto e più tempo per beneficiare del congedo parentale facoltativo. Ma anche riduzione della durata della cassa integrazione, che viene estesa però anche alle imprese con oltre cinque dipendenti. Sono alcune delle principali novità contenute nei decreti attuativi del Jobs Act approvati dal Consiglio dei Ministri l’11 giugno, su proposta del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti [nella foto a destra]. Approvati in via definitiva i decreti legislativi sulla “Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro" e sulla "Disciplina organica dei contratti di lavoro e la revisione della normativa in tema di mansioni", mentre gli altri quattro decreti (sugli ammortizzatori sociali, le politiche attive del lavoro, l'attività ispettiva e la semplificazione) sono stati approvati in via preliminare. «L’unico argomento di delega che non è stato affrontato» come ha dichiarato Poletti «è quello sul salario minimo». RIORDINO DEI CONTRATTI DI LAVORO – A partire dall’entrata in vigore del decreto, che ora dovrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale, i contratti di collaborazione a progetto non potranno più essere attivati (mentre quelli in corso potranno proseguire fino alla scadenza). Comunque, a partire dal 1° gennaio 2016, è previsto il superamento dei co.co.pro e dell'associazione in partecipazione: ai rapporti di collaborazione che prevedano prestazioni di lavoro continuative con modalità organizzate dal committente saranno applicate le norme del lavoro subordinato. Restano salve, però, le collaborazioni regolamentate da accordi collettivi stipulati dai sindacati. Non spariranno il contratto di somministrazione (per cui si eliminano le causali e si fissa un tetto all’utilizzo del 20%, calcolato sul totale dei dipendenti a tempo indeterminato dell’impresa), quello a chiamata e i voucher per il lavoro accessorio (con un aumento fino a 7 mila euro del tetto dell’importo per il lavoratore). In tema di mansioni, è previsto che il lavoratore possa essere assegnato a qualunque mansione del livello di inquadramento, purché rientri nella medesima categoria (e non più soltanto a mansioni «equivalenti», che implichino cioè l'utilizzo della stessa professionalità). In presenza di processi di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale e negli altri casi individuati dai contratti collettivi, l’impresa potrà modificare le mansioni di un lavoratore fino a un livello, senza modificare il suo trattamento economico. Prevista anche la possibilità di accordi individuali, «in sede protetta», tra datore di lavoro e lavoratore che possano contemplare la modifica anche del livello di inquadramento e della retribuzione. SERVIZI PER IL LAVORO E LE POLITICHE ATTIVE - ll decreto legislativo istituisce una Rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, coordinata dalla nuova Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), formata dalle strutture regionali per le politiche attive del lavoro, dall’Inps, dall’Inail, dalle Agenzie per il lavoro e dagli altri soggetti autorizzati all’attività di intermediazione, compresi Italia Lavoro e Isfol. Sarà istituito un Albo nazionale dei soggetti accreditati a svolgere funzioni in materia di politiche attive del lavoro, un Sistema informativo delle politiche del lavoro e il fascicolo elettronico del lavoratore. I disoccupati o i lavoratori a rischio disoccupazione saranno convocati dai Centri per l’impiego per la stipula di un Patto di servizio personalizzato. Il Patto dovrà riportare la disponibilità del richiedente a partecipare a iniziative formative, di riqualificazione o di politica attiva e ad accettare congrue offerte di lavoro. In quest’ottica, la domanda di Aspi, Naspi o Dis-coll equivarrà a dichiarazione di immediata disponibilità del lavoratore. Si introduce inoltre un assegno di ricollocazione, per i disoccupati da oltre sei mesi, che potrà essere usato per acquistare servizi finalizzati al rientro nel mondo del lavoro. ATTIVITÀ ISPETTIVA – Prevista l’istituzione dell’Ispettorato nazionale del lavoro, che coordinerà anche gli ispettori Inps e Inail, in vista di un accentramento di tutte le funzioni di vigilanza in materia di lavoro, contribuzione e assicurazione obbligatoria. SEMPLIFICAZIONE – Fra le novità contenute nel decreto legislativo sulle “Disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità”, l’introduzione delle “ferie solidali”. Vale a dire, «la possibilità per i lavoratori di cedere, a titolo gratuito, ai lavoratori dipendenti dallo stesso datore di lavoro, che svolgono mansioni di pari livello e categoria, i riposi e le ferie maturati, con esclusione dei giorni di riposo e di ferie minimi garantiti dalla legge, al fine di assistere i figli minori» che abbiano bisogno di assistenza e cure. CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI VITA E LAVORO – Si allungano i tempi per poter godere del congedo parentale facoltativo: si passa dai 3 ai 6 anni di età del bambino per quello parzialmente retribuito (al 30%), con possibile estensione per le famiglie meno abbienti, e dagli attuali 8 ai 12 anni di vita del bambino per quello non retribuito, la cui durata resta comunque di sei mesi. Un’analoga previsione è stata introdotta per i casi di adozione o di affidamento. Ciascun genitore, inoltre, potrà scegliere di fruire del congedo su base oraria (anziché giornaliera), trasformando il proprio congedo parentale in un part-time al 50%. Si riduce, poi, da quindici a cinque giorni il periodo minimo di preavviso al datore di lavoro per fruire del congedo parentale, che diventa di due giorni per quello su base oraria. Il congedo obbligatorio di maternità, invece, diventa più flessibile in alcuni casi: i giorni di astensione non goduti prima del parto si aggiungono al periodo di congedo successivo, anche quando la somma dei due periodi supera il limite complessivo di cinque mesi (una previsione pensata soprattutto per i parti prematuri). Per quanto riguarda i congedi di paternità, viene estesa a tutte le categorie di lavoratori, e quindi non più solo a quelli dipendenti, la possibilità di fruirne nei casi in cui la madre non possa. Prevista anche l’estensione dell’automaticità delle prestazioni (e cioè dell’erogazione dell’indennità di maternità anche in caso di mancato versamento dei relativi contributi) ai lavoratori iscritti alla gestione separata di cui alla legge n. 335/95 e non iscritti ad altre forme obbligatorie. Infine, la norma sul telelavoro prevede benefici per i datori di lavoro privato che lo concedano per venire incontro alle esigenze di cure parentali dei loro dipendenti. Mentre un’altra norma introduce la possibilità di congedo per le donne vittime di violenza di genere. RIORDINO DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI – La durata massima della cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, scende a 24 mesi in cinque anni, fatti salvi solo gli accordi già in essere, ma può salire a 36 con il ricorso al contratto di solidarietà. Questi interventi di integrazione salariale vengono estesi alle imprese con più di 5 dipendenti, per eventi «di sospensione o riduzione del lavoro» verificatisi dal 1° luglio 2016: a partire dal 1° gennaio 2016 sarà versata un'aliquota dello 0,45% della retribuzione per quelle tra 6 e 15 dipendenti e dello 0,65% per quelle oltre i 15 dipendenti. Introdotto anche un meccanismo di "bonus-malus" sulle aliquote pagate dalle imprese per la cassa integrazione: per le aziende che più utilizzano la Cig è fissato un contributo addizionale del 9% della retribuzione fino a un anno, del 12% fino a due anni e del 15% fino a tre. In generale, però, per tutte è stato introdotto uno sconto del 10% circa sul contributo ordinario. Dal 1° gennaio 2016 la cassa integrazione straordinaria non potrà essere richiesta nei casi di cessazione definitiva dell'attività produttiva dell'azienda, ma è previsto che possa essere autorizzata per sei mesi entro il limite di 50 milioni di euro di spesa per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018, nei casi in cui «l’impresa cessi l’attività produttiva e sussistano concrete prospettive di rapida cessione dell’azienda e di un conseguente riassorbimento occupazionale». Durata massima di 24 mesi per la Naspi, anche dopo il 2016 (inizialmente era stato previsto che scendesse a 18 mesi nel 2017). Stabilita, infine, l’estensione dei trattamenti di integrazione salariale per chi ha un contratto di apprendistato professionalizzante. Con le norme previste dallo schema di decreto, sottolinea il governo, «vengono estese le tutele a 1,4 milioni di lavoratori sinora esclusi». Sara Grattoggi

I dottorandi non sono lavoratori: per loro niente indennità di disoccupazione

Estendere la Dis-coll a una platea di 5-6mila dottorandi e assegnisti di ricerca, per un periodo di sei mesi: è quanto chiedono Adi (associazione dottorandi) e Flc Cgil (sindacato dei lavoratori della conoscenza) per la nuova disoccupazione per collaboratori disposta dal Jobs Act. A fine maggio hanno organizzato un sit in di protesta sotto il ministero del Lavoro a Roma: qualche decina di precari dell'università, rappresentati del sindacato e uno striscione con la scritta «È un lavoro, non un hobby», per ricordare al ministro che chi per mestiere studia dentro gli atenei è un lavoratore al pari degli altri. «È un diritto che va riconosciuto per garantire la sussistenza di chi fa ricerca», ricorda alla Repubblica degli Stagisti Alessio Rotisciani di Adi.«È una questione politica: così facendo il ministro dimostra di non considerare la categoria appartentente al mondo dei lavoratori» gli fa eco Claudia Pratelli di Flc Cgil, convinta che l'esclusione dalla fascia di beneficiari del nuovo sussidio non abbia ragione d'essere: «Incomprensibile lasciare fuori assegnisti, dottorandi e borsisti, negando la dignità del lavoro a circa 60mila persone che rappresentano una delle poche possibilità di rilancio del nostro Paese».Il decreto 22 del 4 marzo 2015, sul riordino degli ammortizzatori sociali stabilisce infatti che la cosiddetta Dis-coll abbia come destinatari i «collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto - con esclusione degli amministratori e dei sindaci - iscritti in via esclusiva alla gestione separata presso l’Inps, non pensionati e privi di partita Iva, che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione». Ma come sottolineato sul sito di Adi, assegnisti e dottori di ricerca «hanno l’obbligo di versare contributi previdenziali presso la Gestione separata Inps, pagando un’aliquota contributiva del 30% sul loro reddito annuo». Condizione che li equipara «ai lavoratori parasubordinati», senza contare che «per le peculiari caratteristiche delle attività da loro svolte appaiono pienamente assimilabili ai collaboratori coordinati e continuativi, ovvero a progetto».Dal punto di vista finanziario, i costi sarebbero contenuti in caso di allargamento dell'indennità. Secondo i calcoli Adi, tarati su un reddito medio netto di mille euro al mese per i dottorandi e di circa 1400 per gli assegnisti di ricerca, l'importo oscillerebbe tra i 700 e i 900 euro mensili, da erogare su sei mensilità. A spanne la somma necessaria per la copertura ammonterebbe a circa 30 milioni di euro: «cifra microscopica per le finanze pubbliche», fa notare Pratelli. Eppure Poletti sul tema è stato chiaro. Di fronte all'interrogazione parlamentare della deputata Pd Anna Ascani sulla possibile estensione dell'indennità ai lavoratori universitari, il ministro ha spiegato che «assegnisti e ricerca e dottorandi sono iscritti alla Gestione separata per previsione di legge ma non come categoria di lavoratori coordinati e continuativi». «La finalità del dottorato non è quella di eseguire prestazioni lavorative dietro pagamento di un compenso» ha aggiunto Poletti «ma di consentire al beneficiario della borsa di studio di dedicarsi ad attività di studio e di ricerca utili a perfezionare il proprio bagaglio di conoscenze». Non un vero lavoro dunque: ma allora perché far pagare i contributi? Inoltre non bisogna dimenticare che oggi è proprio l'apporto delle figure più precarie a consentire il proseguimento della didattica dentro gli atenei, ormai giunte a coprire un terzo dell'intero organico universitario, con un turn over sempre più all'osso: la Repubblica degli Stagisti ha dedicato al tema vari articoli, da cui emergono i numeri drammatici sulla precarizzazione dei sistema. Si tratta di persone non più giovanissime, quasi tutte over 30. Forse Poletti «pensa che quello della ricerca sia un hobby di massa coltivato da 30-40enni annoiati» si legge ancora nel comunicato.Eppure per il ministro «la loro situazione non è assimilabile a quella dei collaboratori che svolgono attività in contesto di vero e proprio rapporto di lavoro». Qualche apertura lascia tuttavia ben sperare. «Se si volesse estendere la Dis-coll ci vorrebbero un intervento normativo specifico. Un'ipotesi valutabile solo dopo la verifica degli effetti della misura, al momento sperimentale, e per cui si potrebbe prevedere una proroga». Più o meno analogo il senso dell'incontro il giorno del sit in tra la delegazione di Adi e Flc Cgil e Ugo Menziani, direttore generale presso l'ufficio ammortizzatori sociali, che ha promesso che «la situazione sarà presa in considerazione». Un po' poco, per ora, ma la battaglia non si ferma.Su Change.org è in corso la petizione #perchénoino per chiedere il riconoscimento dell'indennità di disoccupazione Dis-coll a dottori di ricerca e assegnisti, e le firme sono già oltre 7mila. A giugno sono invece in programma nuove giornate di protesta in attesa che dal ministero qualcosa si muova. La questione non è marginale: «Cosa succederebbe se tutti questi 'non lavoratori' smettessero di svolgere le loro attività e di versare i contributi, come andrebbero avanti gli atenei e gli enti di ricerca, come si sosterrebbe il sistema previdenziale?» si chiedono dal sindacato.Ilaria Mariotti

Garanzia Giovani incontra Google e Unioncamere: 3mila opportunità di "Crescere in digitale" con uno stage

I tirocini di Garanzia Giovani avranno anche una veste "digital". La versione italiana del programma europeo contro la disoccupazione giovanile ha messo in cantiere una nuova iniziativa, in collaborazione con Google e Unioncamere, per scommettere sulle competenze legate alla gestione delle nuove tecnologie. Sul sito creato ad hoc si possono leggere le informazioni preliminari che riguardano il progetto, che si chiama appunto "Crescere in digitale".  C’è uno spazio per le aziende, che possono già aderire, e un altro riservato ai ragazzi, che vengono invitati a iscriversi a Garanzia Giovani. Per tutti quelli che partecipano al programma europeo contro la disoccupazione e desiderano avvicinarsi al mondo imprenditoriale ci sarà un’opportunità di formazione in più. Si tratta di 50 ore di corso online che permetteranno  di acquisire competenze di base in web marketing e nuove tecnologie. «A curare i contenuti del corso sarà un comitato scientifico composto da manager di Unioncamere e Google Italia, giornalisti e docenti universitari» spiega alla Repubblica degli Stagisti Claudio Monteverde dell’ufficio stampa di Google Italia: «Noi metteremo a disposizione la piattaforma digitale, che sarà accessibile a tutti gli iscritti di Garanzia Giovani entro luglio». Ma la formazione online costituirà solo la prima fase del progetto. Terminate le 50 ore, i ragazzi  potranno partecipare a un test selettivo, attraverso il quale verranno scelti i partecipanti ai 120 laboratori nazionali, organizzati su base tematico-settoriale o territoriale. Ogni laboratorio sarà costituito da massimo  50 persone  e lo scopo è avviare i giovani formati e selezionati verso un tirocinio o un’attività imprenditoriale. Ai laboratori parteciperanno anche le associazioni d’imprese e i rappresentanti delle Camere di commercio.Per quanto riguarda l’argomento croce e delizia di Garanzia Giovani - i tirocini - Crescere in digitale ne promette 3mila in tutta Italia, mentre sull’autoimprenditorialità non si ipotizzano cifre. Sui finanziamenti di queste esperienze digitali Monteverde precisa: «Google e Unioncamere si occuperanno della formazione e della piattaforma digitale,  nonché di assistere e supportare i tirocinanti nelle loro attività, ma i fondi per questi tirocini sono quelli già previsti per Garanzia Giovani». Infatti anche le esperienze formative  nelle aziende con Crescere in digitale dureranno un semestre e saranno ricompensate con 500 euro al mese. Nessun costo ricadrà sulle imprese ospitanti, che anzi riceveranno un bonus fino a 6mila euro in caso assumano il giovane dopo il tirocinio.A fine aprile alla presentazione di Crescere in Digitale c'era Giorgia Abeltino, responsabile delle Relazioni istituzionali e degli affari regolamentari di Google in Italia.  «Da tempo siamo impegnati in progetti che favoriscano la digitalizzazione delle imprese tradizionali del Made in Italy e siamo convinti che i giovani siano gli abilitatori naturali di questa transizione» aveva affermato la manager in quell'occasione: «Di recente, a Bruxelles, abbiamo confermato il nostro impegno a formare 1 milione di cittadini europei sulle competenze digitali entro il 2016». Era presente anche il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti che aveva  descritto Crescere in Digitale come «un esempio positivo di collaborazione tra istituzioni e soggetti privati, fondamentale per rendere più agevole l’accesso dei giovani al mercato del lavoro. Rappresenta un esempio significativo delle azioni che stiamo portando avanti per rafforzare e qualificare il programma Garanzia Giovani, nel segno dell’innovazione e di un ampliamento delle opportunità che vogliamo offrire ai ragazzi che si registrano».Sempre nel corso della presentazione del progetto, il ministro aveva sottolineato: «Siamo convinti che un intervento formativo di qualità, che punti a far acquisire ai giovani competenze digitali anche attraverso tirocini nelle imprese, costituisca una leva essenziale per migliorare la loro occupabilità, obiettivo della Garanzia Giovani». E a un mese dall'avvio, qualcuno si è già attivato. Le aziende. Conferma Claudio Monteverde: «Nella piattaforma abbiamo predisposto anche uno spazio a loro riservato, alla voce Hai un'impresa? E ci sono centinaia di adesioni da tutta Italia. L'obiettivo è essere in grado di offrire almeno 3mila tirocini».Silvia Colangeli

Regionali 2015, quanti e chi sono i candidati under 35 in Puglia e in Campania

Continua il viaggio della Repubblica degli Stagisti nelle sette regioni in cui il 31 maggio si voterà per eleggere il governatore e i consigli regionali, per capire quanti siano i candidati under 35 e dar loro visibilità. Dopo le prime puntate su Veneto e Liguria e su Toscana, Umbria e Marche, RdS è andata a “spulciare” le liste principali presentate anche in Puglia e in Campania.PUGLIA – Sono 19 le liste in Puglia, per sette candidati alla presidenza della Regione. Otto sono quelle che appoggiano Michele Emiliano, ex sindaco di Bari e candidato del centrosinistra (Pd, “La Puglia con Emiliano”, “Emiliano sindaco di Puglia”, “Noi a sinistra per la Puglia”, Partito comunista d’Italia, “Popolari”, “Popolari per l’Italia” e “Pensionati, invalidi e giovani insieme”). A sfidarlo, un centrodestra spaccato fra Francesco Schittulli - appoggiato dall’ex governatore Raffaele Fitto e sostenuto da tre liste: Fratelli d’Italia, “Oltre con Fitto” e “Movimento politico Schittulli-Area Popolare” – e Adriana Poli Bortone, che correrà contro il suo stesso (ex) partito (FdI, che pochi giorni fa l’ha sospesa), appoggiata da Forza Italia, Noi con Salvini, “Puglia nazionale” e Partito liberale italiano. Una sola lista sostiene gli altri quattro candidati: Riccardo Rossi (“L’Altra Puglia”), Gregorio Mariggiò (Verdi), Michele Rizzi (Alternativa comunista) e Antonella Laricchia (Movimento 5 Stelle). Come in Veneto e Liguria, anche in Puglia la candidata grillina è l’unica under 35 in corsa per la poltrona di governatore. Studentessa di Architettura a un esame dalla laurea, classe 1986, Antonella Laricchia [nella foto a sinistra] ha vinto le “Regionalie” del M5S - con 596 preferenze su 3.034 - dopo essere stata candidata l’anno scorso alle elezioni europee 2014: in quell'occasione aveva ottenuto quasi 35mila preferenze. «Il mio impegno nel Movimento 5 Stelle» racconta «è nato due anni e mezzo fa e mi ha visto attiva nelle proteste alle amministrazioni in tema di gestione dei rifiuti e tutela ambientale: un lavoro del tutto in continuità con il mio servizio di volontariato in tema di promozione turistica». Fra le priorità, se venisse eletta, indica «un reddito di cittadinanza per la formazione nei nuovi settori in grado di sbloccare opportunità di lavoro per piccoli investimenti della pubblica amministrazione (bonifiche, turismo, cultura, efficientamento energetico degli edifici, agricoltura biologica)». Ma anche «una sanità che punti sui servizi di prossimità, come le case della salute, anche per evitare di intasare gli ospedali, e sull’assistenza domiciliare». Promette poi Laricchia «un'attenzione concreta al mondo delle piccole e medie imprese, con meno tasse e burocrazia, ma anche con l’istituzione del microcredito regionale da un fondo di garanzia finanziato con i nostri stessi stipendi, esattamente come facciamo in Sicilia da più di due anni, dove abbiamo raccolto 550 mila euro e abbiamo permesso l'apertura di 23 nuove aziende». Laricchia intende puntare inoltre sul «connubio tra ricerca e agricoltura per realizzare, ad esempio, un piano olivicolo regionale al fine di aumentare la produzione agricola in quantità e qualità, fino al 25%». In tema di diritto allo studio, propone di «ridurre fino all'azzeramento la tassa universitaria regionale e favorire con gli e-book le famiglie meno abbienti, come abbiamo proposto in Parlamento». Mentre per quanto riguarda la lotta alla disoccupazione, spiega: «La politica può creare più o meno posti di lavoro a seconda dei settori in cui sceglie di investire risorse: se la pubblica amministrazione investe un miliardo di euro in grandi opere sblocca appena 600 posti di lavoro, se invece sceglie di investire lo stesso miliardo di euro in agricoltura biologica, ne sblocca 4 mila. Se punta sulle bonifiche, 13 mila, mentre sull’efficientamento energetico, ne crea 18mila. Noi investiremo nei settori a più alta potenzialità occupazionale ignorando le lusinghe della corruzione che si annida spesso nelle grandi opere».PUGLIESI UNDER 35 – Sui circa 900 candidati ai 50 scranni in consiglio regionale, il 15% circa è under 35. La lista in cui si trovano più nati dal 1980 in poi è quella del M5S (18 su 50). Fra le liste che sostengono Michele Emiliano, quelle che in proporzione hanno candidato più under 35 sono “La Puglia con Emiliano” e quella dei “Popolari per l’Italia”. Subito dopo il Pd, con 8 candidati su 50.Fra di loro c’è Paolo Foresio [nella foto a destra], classe 1980, speaker radiofonico e capogruppo Pd al Comune di Lecce. Parlando del suo impegno politico, cominciato nel 2007 quando si candidò (e fu eletto) per la prima volta in consiglio comunale, spiega: «La politica è una scelta, non una professione, legata alla necessità urgente di provare a cambiare le cose». Per questo racconta di aver scelto di candidarsi al Consiglio regionale: «Credo sia arrivato il momento di cercare di cambiare la Regione invece di cambiare regione, come fanno tanti miei coetanei. Siamo davanti a un bivio: da una parte chi fa politica per professione, dall’altra noi, la nostra schiena dritta e il nostro entusiasmo». «Credo che la nostra generazione» prosegue «sia stata maltrattata da una classe politica che ha agito nella maggior parte dei casi per salvaguardare i propri interessi. La classe politica dei privilegi, dei vitalizi e degli assegni di fine mandato». Se verrà eletto, spiega, proporrà «una modifica della legge elettorale perché impedisca a condannati e indagati di essere candidati. Sono convinto che passi da qui la strada per restituire credibilità alla politica fatta dalle persone perbene e disarmare l’antipolitica, che su queste incongruenze ha costruito le sue fortune». Ma si batterà anche «perché il vitalizio acquisito dai consiglieri uscenti venga ridotto al livello di una pensione minima, 450 euro bastano e avanzano invece di cifre a tre zeri, visto già quanto si guadagna mentre si è in carica». Fra gli altri temi per cui si spenderà, se verrà eletto, indica «la sanità, fuori la politica e dentro l’innovazione tecnologica, ma anche il turismo, migliorando e potenziando i collegamenti interni alla Puglia e, soprattutto, al Salento. E ancora la cultura, andando oltre la pizzica e provando a dar vita ad un festival internazionale di teatro nella terra che ha dato i natali a Carmelo Bene e a Eugenio Barba. E infine, l’ambiente. Una delle grandi operazioni incompiute della giunta uscente è stata quella di non aver chiuso e completato il ciclo dei rifiuti. Bisogna farlo con urgenza, come pure bonificare le discariche dove sono stati interrati rifiuti tossici nel sud del Salento». Per quanto riguarda, invece, l’occupazione giovanile, spiega: «Sarebbe opportuno creare un maggiore collegamento con le imprese del territorio, in modo da poter costruire corsi utili a creare le figure professionali richieste. Inoltre, gli attuali bandi rivolti alle Start up/Newco giovanili hanno ormai ridotto la Regione ad agire solo come un sostituto della banca, salvo che per il tasso più agevolato. Questi bandi, invece, dovrebbero prevedere una quota più consistente a fondo perduto che consenta, quindi, l’accesso agli incentivi anche a chi ha una buona idea imprenditoriale, ma non ha già un capitale iniziale da investire».Fra le liste che sostengono Poli Bortone, quella in cui in proporzione il numero di giovani è maggiore è “Puglia Nazionale” (7 su 37). Mentre fra quelle che sostengono Schittulli è la lista di Fratelli d’Italia (8 su 49).CAMPANIA – Cinque candidati presidenti, di cui nessuno under 35, e 20 liste. Sono i numeri delle prossime elezioni regionali in Campania. I due principali sfidanti sono il governatore di centrodestra uscente, Stefano Caldoro, e l’ex sindaco di Salerno Vincenzo de Luca, candidato del centrosinistra. Il primo è appoggiato da otto liste: quelle di Forza Italia, Ncd, Fratelli d’Italia, Noi Sud e Popolari per l’Italia, a cui si aggiungono “Caldoro Presidente”, “Mai più la Terra dei fuochi con Ferrillo” e “Vittime della giustizia e del fisco”. Il secondo da nove: quelle di Pd, Italia dei Valori, Verdi, Unione di Centro, Centro democratico e Partito socialista italiano, a cui si sommano “Campania in #rete”, “Campania libera” e “De Luca Presidente”. Non sono mancate, per entrambi, le polemiche sui molti candidati definiti “impresentabili” in lista. E lo scontro è acceso. Ma per la poltrona di governatore della Campania corrono anche l'ex parlamentare Salvatore Vozza (“Sinistra al lavoro”), Valeria Ciarambino (Movimento 5 Stelle) e il giornalista Marco Esposito con la lista civica meridionalista “Mo!”.CAMPANI UNDER 35 – Dei circa 900 candidati delle liste provinciali ai 50 seggi in consiglio regionale, il 19% circa è under 35. La lista che vede più nati dal 1980 in poi è quella del Movimento 5 Stelle (18 su 49). Fra le liste che appoggiano Caldoro, quelle con il numero più alto di giovani, in proporzione, sono “Mai più la terra dei Fuochi con Ferrillo” e Fratelli d’Italia. Mentre nella lista di Forza Italia i candidati under 35 sono 7 su 50. Tra loro c’è Veronica Riefolo [nella foto a sinistra], 28 anni, giornalista e già mamma di due bimbi. Volto nuovo della politica, racconta di essere scesa in campo «per potermi impegnare direttamente per la mia comunità e la mia regione. Per anni da cronista ho seguito la politica e ne ho giudicato l’operato. Questa volta ho deciso di mettermi in gioco e di provare a vedere le cose stando dall'altra parte della barricata». A chi nota come il Gruppo Julie, dove lei lavora (è nuora dell’editore), fino a poco tempo fa non abbia risparmiato critiche a Caldoro, risponde: «Io sono da sempre culturalmente di centrodestra, mi riconosco nei valori di questo schieramento e credo che negli ultimi 5 anni in Campania sia stato fatto un lavoro importante. Ma ciò non toglie che uno possa riconoscersi in un'idea politica e criticare coloro che la rappresentano e pretendere che si faccia di meglio e di più. Io penso di portare, allora, un valore aggiunto a Forza Italia e al presidente Caldoro, un punto di vista leale, ma critico quando serve». Per quanto riguarda le sue priorità, indica «il lavoro per i giovani. La Campania è la regione più “giovane" d'Italia e purtroppo ha ancora un tasso di disoccupazione giovanile altissimo. Il problema però non è creare occupazione assistenziale, ma garantire a chi ne ha la voglia e le qualità, condizioni favorevoli per fare impresa. Inoltre desidero occuparmi di politiche per il turismo. Credo che per la Campania sia uno dei settori strategici, in cui, più che di costruire alberghi o case-vacanza, ci sia bisogno di intelligenti politiche di marketing e di promozione del territorio. Dobbiamo puntare su di un turismo di qualità, internazionale, fortemente concentrato anche sull'offerta culturale e di servizi da affiancare alle nostre meraviglie storico-artistiche e paesaggistiche. Uno sforzo in questa direzione, con incentivi e sgravi fiscali, può essere un'occasione innanzitutto per giovani». Per incentivare l’occupazione, nota però Riefolo, «ci deve essere un contesto favorevole. Per questo dobbiamo lavorare affinché Napoli e la Campania tornino al centro dell'agenda politica nazionale. È in atto, da circa vent'anni, un processo di desertificazione industriale nel territorio della provincia di Napoli. Se le principali industrie pesanti, Whirlpool o Finmeccanica, delocalizzano al nord, che occupazione possiamo sperare di offrire ai nostri ragazzi? Se i grandi investimenti strategici – come Expo o il Mose -  interessano soprattutto le regioni settentrionali, che sviluppo può avere il nostro territorio?». Certo, ammette Riefolo, «abbiamo bisogno di modernizzare il nostro sistema di politiche del lavoro. In questi anni si è puntato sulle politiche attive, cercando di favorire l'incontro tra domanda e offerta, anche con programmi europei come Garanzia Giovani, che deve continuare. Ma è evidente che le politiche attive funzionano se c'è un tessuto economico e imprenditoriale vivace».Fra le liste che sostengono De Luca, invece, la presenza di under 35 è più alta in quelle dell’Italia dei Valori (15 su 50) e dei Verdi (13 su 50). Solo 4 su 49 sono, invece, i candidati del Pd nati dopo il 1980. La più giovane di loro è Regina Milo [nella foto a destra], 30 anni appena compiuti. «Dopo l'università» racconta «sono entrata nei Giovani Democratici, con cui, negli anni, ho portato avanti tante battaglie, per sostenere e rappresentare la mia generazione, che ormai non crede più nella politica. Sono stata, poi, eletta al consiglio comunale di Agerola, il paese dove abito, e ora sono assessore alle Politiche giovanili, alla Cultura e al Commercio». Anche la Milo crede sia giusto dare alla sua generazione l'opportunità di essere rappresentata «e credo sia giusto mostrare che nelle nostre liste, delle quali si è parlato tanto per gli impresentabili, ci sono anche persone come me, che hanno una storia di impegno politico alle spalle. Sono espressione di un gruppo di giovani che in questi anni ha scelto di dedicarsi con passione alla propria comunità e sono orgogliosa di questo». Fra le priorità, se venisse eletta, indica «innanzitutto il lavoro, dato che siamo una delle regioni con i tassi di disoccupazione più alti in Italia. Intendo impegnarmi, in particolare, per aumentare i finanziamenti e il microcredito per i giovani che vogliono “crearsi” il lavoro e fondare una start-up. E per i voucher pagati dalla Regione per stage presso le realtà produttive del territorio. È necessario coltivare il rapporto scuola-lavoro e dare ai nostri giovani una formazione completa». Per quanto riguarda il diritto allo studio, invece, «innanzitutto basta con i tagli e basta con gli “idonei non assegnatari”: è ora di iniziare a pagare (e di aumentare) le borse di studio per gli studenti meritevoli in difficoltà». «Non bisogna poi» aggiunge «dimenticare la sanità e i trasporti. Per esempio, credo sia giusto rendere gratuito il trasporto pubblico per i giovani sui percorsi casa-scuola e casa-università». Necessarie, secondo Milo, anche politiche a sostegno delle donne e delle madri lavoratrici: «Ancora oggi» spiega «c’è una disparità dettata dalle condizioni sociali ed economiche e va superata. C’è bisogno di più asili nido, di più tempo pieno a scuola, di un piano di incentivi alle imprese per l’occupazione femminile».Sara Grattoggi

Regionali 2015, quanti e chi sono i candidati under 35 in Toscana, Umbria e Marche

Continua il viaggio della Repubblica degli Stagisti nelle sette regioni in cui a fine maggio si voterà per eleggere il governatore e i consigli regionali, per capire quanti siano i candidati under 35 e dar loro quella visibilità che molto spesso il sistema mediatico nega, perché tutto a favore dei "senior". Dopo la prima puntata su Veneto e Liguria, RdS è andata a “spulciare” le liste principali presentate anche in Toscana, Umbria e Marche.TOSCANA - Sono 7 i candidati alla presidenza della Regione Toscana e 10 le liste che li sostengono. In corsa per la riconferma, Enrico Rossi, governatore uscente, sostenuto da Pd e dalla lista “Popolo Toscano”. Forza Italia e “Lega Toscana-Più Toscana” appoggiano il consigliere azzurro uscente Stafano Mugnai, mentre Lega Nord e Fratelli d’Italia Claudio Borghi, l’economista anti-euro del Carroccio. Area Popolare con la lista “Passione per la Toscana” sostiene Giovanni Lamioni, presidente della Camera di Commercio di Grosseto e vicepresidente nazionale di Unioncamere. Per “Sì – Toscana a sinistra” corre, invece, Tommaso Fattori, ex leader del Social Forum, mentre per “Democrazia diretta” (esclusa però dalla circoscrizione di Pisa) c’è Gabriele Chiurli, consigliere regionale uscente subentrato con la Lega Nord, poi fuoriuscito e passato al gruppo misto.Il più giovane candidato alla presidenza della Regione è il 36enne Giacomo Giannarelli [nella foto a sinistra] del Movimento 5 Stelle, vincitore delle “Regionalie” con 258 preferenze su 2.505. Laureato in Scienze politiche con una tesi sulla “Decrescita felice e le buone pratiche per il territorio Apuano”, libero professionista, ha lavorato come Energy manager e consulente per l’innovazione aziendale. Esperto di energie rinnovabili e risparmio energetico, è anche un formatore certificato del Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori. Attivista del M5S dal 2005, nel 2006 ha attivato il Meetup Carrara. «Dobbiamo per prima cosa aumentare l’incidenza del turismo sul bilancio regionale, che oggi è solo del 6%» spiega «siamo la terza regione per afflusso di turisti stranieri, ma possiamo diventare la prima. In particolare, si potrebbero usare i fondi europei per formare personale turistico in grado di affrontare questa sfida, con competenze professionali nelle lingue straniere e la capacità di promuovere il territorio e di autopromuoversi sul web». Giannarelli pensa sia necessario poi «puntare su ricerca e sviluppo, settori che si sono dimostrati chiave nei distretti industriali che hanno retto alla crisi, anche e soprattutto per quanto riguarda la gestione dei rifiuti». «Bisogna arrivare alla “Terza rivoluzione industriale” di cui parla Jeremy Rifkin, puntando sulla massima diffusione delle energie rinnovabili, sulla riduzione, il riuso e il riciclo dei materiali, adottando la strategia Rifiuti Zero. Che, fra l’altro, crea occupazione dieci volte in più rispetto a un inceneritore». «Dobbiamo guardare alle smart city, a cominciare da San Francisco, e seguirne l’esempio» prosegue Giannarelli «anche per quanto riguarda la mobilità sostenibile. Non siamo contrari alle grandi opere, ma a quelle che non servono, come la Tav. Bisogna puntare, invece, sull’elettrificazione della mobilità e sul raddoppio delle linee ferroviarie». La salvaguardia dell’ambiente (e l’incremento del turismo), passa anche per «un necessario intervento sui depuratori, in particolare a Livorno, Piombino e Massa Carrara. Sia per migliorare la qualità delle acque balneabili, che di quella potabile».TOSCANI UNDER 35 – Per quanto riguarda invece i 700 aspiranti consiglieri regionali, il 15% circa è under 35. Solo due liste su 10 (quelle di Lega Nord e Lega Toscana – Più Toscana) hanno deciso di avvalersi del listino bloccato (massimo tre nomi a livello regionale), per il resto a decidere chi conquisterà i 40 seggi in consiglio regionale saranno le preferenze. Fra le liste in cui si trovano, in proporzione, più nati dal 1980 in poi ci sono quella della Lega Nord e quella di “Democrazia diretta”. Seguono quelle di “Sì – Toscana a sinistra” (15 under 35 su 80), del Pd (14 su 80) e dei 5 stelle (11 su 66).Tra gli aspiranti consiglieri dem c’è Andrea Giorgio, 29 anni, segretario regionale dei Giovani Democratici. Fresco di laurea specialistica in “Analisi e politiche dello sviluppo locale e regionale”, è il più giovane candidato del Pd - nella circoscrizione di Firenze - al consiglio regionale. «I giovani e il lavoro sono un’emergenza» spiega «per questo è necessaria una rappresentanza della nostra generazione in Regione, visto che lì si programmano moltissime politiche su lavoro e formazione, che non possono essere decise solo da chi ha sessant'anni». «I Giovani Democratici toscani, in questi anni, hanno fatto molto» ricorda «dalla campagna che ha portato al progetto “Giovani sì” della Regione Toscana alla proposta, poi diventata legge, sul rimborso spese per gli stage, che la Toscana è stata la prima regione in Italia ad adottare». Tra i punti fondamentali del suo impegno politico, quello sulla qualità delle politiche sul diritto allo studio: «Siamo una delle poche regioni che garantisce il 100% delle borse di studio agli aventi diritto» dice Andrea Giorgio: «Ed è prevista anche una borsa servizi per studenti con Isee nella fascia 18-21mila euro». La sua priorità, se venisse eletto, è «fare in modo che il miliardo e mezzo di fondi europei che avremo a disposizione nei prossimi anni venga speso interamente per formazione e lavoro». «Prima di tutto, chiediamo che i giovani che vogliano aprire un’attività in Toscana possano avere prestiti agevolati fino a 25mila euro attraverso Fidi Toscana, la finanziaria regionale». «Vorremmo poi che anche in Toscana si sperimentasse, come in Piemonte, la “staffetta generazionale”». E cioè, la possibilità per i lavoratori over 50, che entro tre anni maturino i requisiti per la pensione, di trasformare il proprio contratto di lavoro in un part-time (garantendo loro però il versamento integrale dei contributi previdenziali) a patto che l’azienda provveda all’assunzione contestuale di un giovane. «Bisogna infine cambiare i criteri con cui la Regione aiuta le imprese per progetti di sviluppo» conclude Giorgio: «Ora c’è il criterio dell’impresa dinamica, che cioè non deve avere avuto negli ultimi anni cali di fatturato. Ma bisogna anche aiutare le aziende in difficoltà, che hanno buoni progetti di rilancio, ma non possono accedere ai finanziamenti delle banche. A patto, naturalmente, che non ci siano licenziamenti».UMBRIA – Sedici liste per 8 candidati alla presidenza della regione Umbria. In corsa per la riconferma, la governatrice uscente Catiuscia Marini, sostenuta da Pd, Socialisti riformisti, “Iniziativa per l’Umbria civica e popolare” e “Umbria più uguale” (Sel). A sfidarla, il sindaco di Assisi, Claudio Ricci, appoggiato da sei liste: quelle di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega Nord, a cui si aggiungono “Ricci Presidente”, “Cambiare in Umbria con Ricci” e “Per l’Umbria popolare”. Per l’estrema destra di “Sovranità” corre il numero due di CasaPound Italia, Simone Di Stefano, mentre per Forza Nuova Fulvio Carlo Maiorca. E, ancora, per il Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati. Per “Casa Rossa – Partito comunista dei lavoratori”, Aurelio Fabiani. Mentre per “Alternativa riformista”, Amato John De Paulis. Unico candidato governatore under 35 è Michele Vecchietti per “L’Umbria per un’altra Europa”, ispirata all’esperienza Tsipras. Precario del pubblico impiego classe 1981, è sposato e già padre di due figli. Laureato in filosofia e con un master in cooperazione internazionale, ha lavorato come operatore sociale e insegnante. Il suo impegno politico comincia con il movimento studentesco negli anni del liceo e dell’università: «Poi nel 2005 ho aderito a Rifondazione Comunista e nel 2014 ai comitati per l’Altra Europa con Tsipras». La prima priorità, in caso di elezione, è «contrastare le politiche neoliberiste e di austerità che hanno peggiorato le condizioni di vita anche in Umbria. La disoccupazione è al 13% e le persone che vivono in condizioni di povertà relativa e assoluta sono il 14,6%, contro il 7,7% del 2010». «Per questo è indispensabile creare un piano per il lavoro utilizzando i fondi europei» spiega: «Avremo a disposizione, complessivamente, 1.500 milioni di euro nei prossimi sette anni». «I fondi per lo sviluppo regionale dovrebbero essere convogliati per progetti studiati sulla base della ricaduta occupazionale. Ma è necessario anche puntare sul rafforzamento della domanda interna. Per questo serve un piano per la lotta alla povertà, da attuare con i finanziamenti del fondo sociale europeo. Sperimentando anche il reddito di cittadinanza, con sussidi rivolti prima di tutto a disoccupati e inoccupati attraverso un contratto di inserimento socio-lavorativo». Vecchietti propone, inoltre, «di anticipare, come Regione, le risorse per la cassa integrazione in deroga, in modo da non dover aspettare il trasferimento dei fondi dallo Stato», di «ridurre gli indennizzi per assessori e consiglieri regionali di un terzo» e di «aumentare l’addizionale regionale per i redditi sopra i 75mila euro, per potenziare con quei fondi il welfare locale». Infine, di «alzare il compenso minimo per gli stage in Umbria, portandolo a 500 euro al mese. E di introdurre un sistema di garanzie per i tirocinanti attraverso uno statuto degli stagisti e l’individuazione di un’autorità garante terza a cui possano appellarsi qualora le condizioni previste non vengano applicate».UMBRI UNDER 35 – In lizza per i 20 seggi in consiglio regionale ci sono 319 candidati, di cui 42 nati dal 1980 in poi: il 13,1%. Le liste in cui si trovano più under 35 sono quella di “Sovranità” (14 su 20) e quella di “Alternativa riformista” (7 su 20). Fra le liste che sostengono Catiuscia Marini quelle con più giovani sono “Umbria più uguale” e “Socialisti riformisti” (4 su 20). In quella del Pd si trova solo un candidato su 20 nato dopo il 1980, ma altri tre fra i 35 e i 37 anni. Fra le liste che sostengono Ricci, invece, quella con più giovani (4 su 20) è “Per l’Umbria popolare”, seguita da quelle di Lega Nord, Fratelli d’Italia e “Ricci Presidente” (3 su 20).MARCHE – Dieci liste per cinque candidati presidenti, di cui nessuno under 35. Fra di loro c’è il governatore uscente Gian Mario Spacca, in lizza per la terza volta: dopo aver abbandonato il Pd (con cui aveva governato per anni con coalizioni di centrosinistra), sarà sostenuto dalla sua lista “Marche 2020” (in cui ci sono anche candidati di Area Popolare) e da quelle di Democrazia Cristiana e Forza Italia. Per il Pd correrà invece Luca Ceriscoli, ex sindaco di Pesaro vincitore delle primarie, appoggiato anche dalle liste “Uniti per le Marche” e “Popolari Marche – Udc”. Sostengono Francesco Acquaroli, invece, Fratelli d’Italia e Lega Nord. Mentre per il Movimento 5 Stelle il candidato governatore è Gianni Maggi e per “Altre Marche – Sinistra unita” corre Edoardo Mentrasti.MARCHIGIANI UNDER 35 – Sui 273 candidati ai 30 seggi disponibili in consiglio regionale, gli under 35 sono 26: solo il 9,5%. Le liste che hanno candidato più giovani (4 su 30) sono quelle del Movimento 5 Stelle, di “Altre Marche – Sinistra unita” e di Fratelli d’Italia. Seguono, con 3 nati dal 1980 in poi, quella di Forza Italia e “Marche 2020”, dove fra i giovani candidati c’è Mirco Carloni, già consigliere regionale nel gruppo del Pdl nell’ultima legislatura, con un tasso di presenze in aula del 90,16%. Nato a Fano nel 1981, dove vive con la moglie e la figlia, racconta di essersi appassionato alla politica fin da giovanissimo. «Il giorno del mio 18esimo compleanno mi sono candidato nella lista di Forza Italia alle comunali» ricorda «così quando ho votato per la prima volta, mi sono votato e nel 1999 sono diventato consigliere comunale di Fano». Rieletto nel 2004, è stato assessore al Bilancio del Comune. Mentre nel 2009, dopo essere stato eletto per la terza volta, è diventato vicesindaco. Un ruolo da cui si è dimesso nel 2010 per candidarsi al consiglio regionale. «In questi anni ho lavorato per avvicinare l’istituzione alla popolazione» spiega «sfruttando tutte le tecnologie e gli strumenti disponibili per informare i miei concittadini e le imprese delle opportunità che la Regione offriva e dei finanziamenti a cui potevano accedere. Sono riuscito, inoltre, a modificare alcune leggi che andavano riviste, come il Piano Casa. Ma c’è ancora molto da fare. Anche perché le Marche, regione con la popolazione più anziana quindi più longeva, hanno delle grandi opportunità, ma anche delle difficoltà a sfruttare le proprie risorse». Fra le priorità, indica «la sanità, perché nella mia provincia, Pesaro e Urbino, sono stati fatti tagli pesanti, che hanno ridotto i servizi e aumentato la mobilità passiva verso altre regioni». Ma bisogna anche «dare una spinta fortissima ai giovani che vogliano aprire attività, soprattutto nel settore culturale e turistico che è il nostro patrimonio. Bisogna defiscalizzare il coraggio e la speranza».Nelle tre liste che sostengono Ceriscoli, gli under 35 sono quattro in tutto. Nella lista del Pd se ne trovano due, fra cui Manuela Bora, ex consigliere comunale a Monte San Vito (in provincia di Ancona) e candidata per il Pd nella circoscrizione Centro alle elezioni europee 2014, in cui ha ottenuto 50.540 preferenze (è stata la under 40 più votata d’Italia) arrivando al decimo posto, seconda dei non eletti. Commercialista classe 1985, laureata in Economia alla Bocconi e impegnata in politica da quando aveva 23 anni, racconta di essere scesa in campo «per rivendicare il diritto della nostra generazione, che vive il momento storico più difficile dal secondo dopoguerra, di essere rappresentata in Regione per avere voce in capitolo nelle decisioni che riguardano il nostro futuro». Per questo, Bora ha promesso che la sua prima iniziativa sarà «una proposta di legge per i giovani, per garantire il diritto allo studio e aumentare le opportunità d’ingresso nel mondo del lavoro». «Secondo un recente rapporto di Confindustria la dinamica occupazionale marchigiana nel 2014 è risultata migliore di quella nazionale» spiega «tuttavia la disoccupazione giovanile è ancora troppo alta: 36,4%. Nelle Marche l’impresa è sempre più giovane, oltre un terzo delle circa 10 mila aziende nate nel 2014 sono guidate da imprenditori con meno di 35 anni. E, secondo le stime di Unioncamere, sono almeno 2.500 i giovani potenziali imprenditori marchigiani tra i 18 e 34 anni che sono pronti ad avviare una loro attività, ma che per mancanza di mezzi finanziari o per le difficoltà connesse alla fase di start up - difficoltà burocratiche, scarsa conoscenza dei mercati - rinunciano. Aiutandole a realizzare il loro proposito, si favorirebbe anche la creazione di 8 mila nuovi posti di lavoro». Inoltre, aggiunge Bora, «va potenziato il progetto Garanzia Giovani e ripensato il ruolo dei Centri per l’impiego». Mentre sul fronte del diritto allo studio «è inaccettabile che i nostri studenti subiscano tagli nelle borse di studio, che non esistano fasce Isee intermedie e nemmeno agevolazioni sui trasporti. Credo che la Regione debba riconoscere una sorta di status di studente. E mi piacerebbe che nelle Marche si parlasse di un vero e proprio welfare studentesco, basato sull’accesso agevolato alla cultura, al materiale didattico e ai trasporti».Sara Grattoggi

Selezioni aperte per cento stage all'Ema e alla Corte di giustizia Ue. Rimborsi da più di mille euro

Tempo di candidature per il programma di tirocini dell'Ema, l'Agenzia del farmaco europea con sede a Londra. Scadrà infatti il prossimo 15 giugno il termine per inviare le domande a uno degli enti più richiesti per i tirocini nel settore medico-farmaceutico, molto ambito anche per l'entità del rimborso spese: 1350 sterline nette al mese, pari a circa 1860 euro. A questi vanno aggiunti la copertura delle spese di viaggio di andata e ritorno e di altri costi non meglio specificati ma «sostenuti all'inizio e alle fine dello stage», si legge sul sito. Per chi si fa avanti adesso la partenza è prevista per il primo ottobre, con una durata dell'esperienza di un massimo di dodici mesi - possono essere stipulati «due contratti di sei mesi ciascuno». E le condizioni sono le stesse di un impiegato standard: circa 40 ore settimanali (l'orario è dalle 9 alle 17:30), con la variante del flexitime, che permette di gestire le ore settimanali spalmandole in base alle proprie esigenze, 12 giorni di permessi all'anno ferie Ema escluse. Le chance sono due ogni anno: esiste infatti anche una tornata primaverile, partita il primo aprile scorso, e per cui gli ammessi sono stati 48. Non c'è un tetto massimo di posizioni aperte, ma – anche in base ai dati in possesso della Repubblica degli Stagisti sulle precedenti edizioni – si può dire che la media si aggira intorno ai cinquanta selezionati (nel 2014 sono stati ad esempio 58). Il numero di candidature annuali, a fronte di queste posizioni, è altissimoo e con un trend in progressiva crescita: «Le application del 2014 sono state 2720, di nuovo in salita rispetto agli anni precedenti» dice alla Repubblica degli Stagisti Birgit Breen, capo delle risorse umane Ema. Gli italiani non si smentiscono neppure in questo caso, sempre in testa tra chi cerca fortuna all'estero: «Nel 2014 hanno fatto domanda in 1608» riferisce la Breen, mentre l'anno prima erano stati circa 1000. Un incremento di oltre il 60%, che porta i candidati di nazionalità italiana a rappresentare, da soli, praticamente la metà delle application ricevute dall'Ema.Per candidarsi basta essere cittadino dell'Unione europea, possedere una laurea, anche triennale, e una buona padronanza sia dell'inglese che di una seconda lingua europea. Quanto all'indirizzo di studi, non è richiesta nessuna specializzazione, anche se di solito i candidati selezionati «hanno un background di studi in medicina, farmacia, biologia, chimica, legge, finanza, risorse umane, comunicazione, information technology, lettere», chiariscono sul sito Ema. Nella selezione contano «anche i titoli, e il mantenimento dell'equilibrio in base al criterio geografico», avverte il regolamento. Le mansioni dello stagisti, che dipendono dal dipartimento a cui si è assegnati, prevedono – come spesso in questi casi – «l'assistenza a meeting e la partecipazione a tipologie di progetti compatibili con le proprie competenze», è ancora sottolineato. Per candidarsi, si deve cliccare qui (attenzione alle indicazioni sul sito sulle procedure, specie per chi utilizza un Mac) e si prosegue con la compilazione dell'application, anche nella propria lingua madre. La comunicazione dell'esito arriva tra luglio e settembre dopo le interviste telefoniche ai finalisti. Oltre che all'Ema, in questo periodo si può tentare la sorte anche con la Corte di giustizia di Lussemburgo, l'organo Ue che assicura l'applicazione e l'uniformità nell'interpretazione dei trattati europei. Qui la deadline è il 30 settembre, per un tirocinio di cinque mesi dal primo marzo al 31 luglio 2016. Il rimborso spese anche qui è di tutto rispetto: circa 1100 euro mensili già tassati, quindi netti.Per i requisiti, sono ammessi «i candidati, in possesso di un diploma di laurea in giurisprudenza o scienze politiche (ad indirizzo prevalentemente giuridico)» e una buona conoscenza della lingua francese, «per ragioni di servizio», si spiega sul sito. I tirocini si svolgono principalmente presso la Direzione della ricerca e documentazione, il servizio stampa e informazione, e le domande si spediscono per posta dopo aver complilato il modulo in francese o inglese, con allegato curriculum vitae e copie dei diplomi. Anche qui il numero degli ammessi non è elevato, intorno ai 50 (l'anno scorso sono stati 52). Le candidature non sono numerose. «Per gli stage di ottobre 2014 – marzo 2015 il totale è stato di 569» spiega infatti alla Repubblica degli Stagisti Marilena Cavassa della direzione della comunicazione. Ma anche qui la preponderanza di application provenienti dall'Italia è enorme: 178 italiani su 569, oltre il 30%. «Per la tornata di tirocini tra marzo e ottobre 2015 i candidati sono stati 415, di cui 106 italiani» aggiunge la Cavassa. Chissà se anche quest'anno qualcuno ce la farà ad essere selezionato. Ilaria Mariotti  

Garanzia Giovani, di chi è la responsabilità dei ritardi dei rimborsi agli stagisti? Trasparenza zero

Si dice sempre che in Italia per la Garanzia Giovani, il programma di matrice europea contro la disoccupazione giovanile a cui hanno aderito oltre mezzo milione di ragazzi italiani, sia stato stanziato : 1 miliardo e mezzo di euro per il biennio 2014-2015. È vero. Un fondo molto consistente: dunque suscita molto scalpore il grande ritardo con cui molti dei tirocinanti di Garanzia Giovani stanno ricevendo il pagamento dei compensi bimestrali previsti. Centinaia di ragazzi laziali ed emiliani aspettano ancora, per esempio, gli 800 euro che avrebbero dovuto ricevere a gennaio - febbraio, dopo i primi due mesi di stage. Non si tratta di cifre altissime, ma per giovani che non svolgono altre attività possono fare la differenza. E allora, se le risorse ci sono, di chi è la colpa di questi inaccettabili ritardi nei pagamenti e nell'attuazione del programma? Il punto è che i soldi ci sono, ma solo virtualmente.Come evidenziato dall'eurodeputato Brando Benifei in un'intervista alla Repubblica degli Stagisti di qualche settimana fa, era lo stesso regolamento emanato per attivare lo Youth Employement program (da cui derivano i finanziamenti per realizzare le Garanzie Giovani in tutti gli Stati membri che abbiano livelli di disoccupazione giovanile preoccupanti) a stabilire che gli Stati ricevessero all'inizio solo l'1,5% dell'importo a loro assegnato: quel che si chiama, appunto, “prefinanziamento”. Vedendo che in molti Paesi però la Garanzia Giovani non partiva proprio perché gli Stati nazionali non avevano i fondi per anticipare le spese, recentemente su questa percentuale è stata realizzata dall'Ue una modifica importante, portandola al 30%. Ma di fatto, in attesa dei soldi da Bruxelles, finora ogni Paese è stato chiamato ad attuare il programma coi propri fondi. Risultato: alcuni, tra cui l'Italia, hanno preferito lasciare Garanzia Giovani nelle sabbie mobili.Il caso dei rimborsi non ancora pagati agli stagisti è emblematico. Alcune Regioni hanno adottato una convenzione, sottoscritta anche dal Ministero del lavoro, in cui affidano all'Inps l'erogazione del compenso da corrispondere a chi sceglie la misura del tirocinio. Nel documento si legge: «Le risorse destinate dalla Regione / Provincia autonoma all’erogazione delle indennità di tirocinio saranno trattenute dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali dalle somme assegnate alla Regione / Provincia autonoma per l’attuazione del programma operativo nazionale Iniziativa Occupazione Giovani e saranno versate anticipatamente all’Inps mediante accredito diretto, da parte dello stesso Ministero, sul conto corrente di Tesoreria centrale della Direzione generale. L’Inps effettuerà i pagamenti nei limiti delle risorse finanziarie anticipate». Attenzione a queste ultime paroline: dicono chiaramente che se l'Inps non riceve i soldi prima, semplicemente non paga le indennità agli stagisti. Significa che l'Inps non si accolla la responsabilità di anticipare.Consultando i report periodici presenti sul sito nazionale di Garanzia Giovani, si può conoscere anche l'ammontare delle risorse destinate all'attuazione dei tirocini extracurriculari: si va dai 7 milioni di euro della Basilicata ai quasi 30 del Lazio. Si tratta complessivamente di centinaia di milioni di euro: in alcuni territori i tirocini di Garanzia Giovani sono ancora in fase di avvio, mentre in altri sono iniziati. I dati non mancano, gli accordi sono stati firmati anche a livello regionale, ma si tratta solo di un'apparente trasparenza. Nessuno degli enti interpellati da questa testata infatti, dall' ufficio stampa dell'Inps diretto da Marco Barbieri, alla direzione regionale competente del Ministero del lavoro guidata da Salvatore Pirrone, fino ai dirigenti regionali di Lazio, Basilicata, Sardegna ed Emilia Romagna, ha saputo rispondere con chiarezza ad alcune semplici domande sulla gestione della dotazione finanziaria destinata ai tirocini di Garanzia Giovani. Fra i pochi che hanno provato a rispondere c'è Paola Cicognani, responsabile del settore lavoro della Regione Emilia Romagna: «Nella convenzione stipulata dall'Emilia Romagna nell'autunno 2014 è stabilito che il ministero del Lavoro trattiene i fondi che la nostra regione ha destinato ai tirocini, quasi 27 milioni di euro, per passarli direttamente all'Inps». Secondo la dirigente emiliana i motivi del ritardo nell'erogazione delle indennità per gli stagisti sarebbero «di ordine amministrativo: all'inizio di novembre, il mese in cui abbiamo attivato questa misura, la documentazione relativa all’85% dei tirocini autorizzati doveva essere rivista e di nuovo presentata, perché c'erano imprecisioni burocratiche, errori di natura formale che ci hanno fatto perdere un sacco di tempo. E non c’entravano i ragazzi, ma le aziende. Dopo qualche mese siamo all'85% di pratiche corrette e speriamo di aver abbassato notevolmente i ritardi. I ragazzi hanno pienamente ragione a lamentarsi e a esprimere la rabbia perché non riusciamo a dargli nemmeno quei 400 euro al mese». Fra le regioni ritardatarie c'è anche la Basilicata. In accordo con sindacati e associazioni di categoria territoriali, essa ha sottoscritto una convenzione in cui si legge che il tirocinio «deve rappresentare la principale misura all’interno del piano di attuazione regionale Garanzia Giovani». Il dirigente del dipartimento delle politiche di Sviluppo Giandomenico Marchese, sui ritardi nell’erogazione dei compensi segnalati dai tirocinanti lucani, alla Repubblica degli Stagisti spiega: «Il trasferimento della dotazione finanziaria destinata ai tirocini dei ragazzi lucani avviene direttamente da parte del ministero del Lavoro all’Inps, per effetto della convezione sottoscritta anche dalla nostra regione. Siamo partiti alla fine di ottobre coi primi tirocini, cui abbiamo destinato 7 milioni di euro. Finora ne sono stati attivati 2mila e ci stiamo attivando per aumentare il budget destinato a questa misura. Mi risulta che qualche episodio si sia verificato alla fine di febbraio. Quando ho saputo che alcuni ragazzi aspettavano il compenso, ho chiamato il dottor Salvatore Pirrone [dirigente dell’Inps firmatario della convenzione con le Regioni relativa all’erogazione dei compensi per i tirocinanti di Garanzia Giovani, ndr] a Roma. Dopo 15 giorni l’Inps regionale mi ha comunicato che stavano finalmente procedendo. Se il problema si sta verificando di nuovo, invito i ragazzi a segnalarlo direttamente all’assessorato».Agli inizi di maggio l’assessore al Lavoro della Sardegna Virginia Mura, sulla ritardata erogazione dei pagamenti, ha dichiarato che «la lungaggine burocratica è dipesa dalla rivisitazione delle linee guida a livello nazionale, che hanno richiesto una nuova convenzione tra Ministero, Regione e Inps. Con l'Agenzia del lavoro ci siamo mobilitati per trasmettere all'Inps i dati dei tirocinanti, e consentire di espletare le procedure per il pagamento». Anche sul sito regionale si legge che i ragazzi, in attesa da febbraio, potranno ricevere il loro compenso a partire da metà maggio. Sul gruppo Garanzia Giovani Sardegna molti confermano di aver ricevuto la comunicazione, ma continuano ad attendere i soldi, non certo nel clima di «entusiasmo e motivazione» auspicato dallo stesso assessore, che purtroppo - malgrado ripetuti tentativi via mail e telefono - la Repubblica degli Stagisti non è riuscita a raggiungere per un commento. Sono arrivati i primi soldi anche agli stagisti che nel Lazio attendendevano da febbraio. Nel frattempo c'è anche una buona notizia: l'indennità per il tirocinio è stata aumentata a 500 euro mensili, con effetto retroattivo. A confermarlo è Marino Fardelli, consigliere regionale della Commissione Bilancio: «I compensi per i tirocinanti sono stati aumentati e saranno versati anche i conguagli relativi al quelle di chi già sta svolgendo il percorso formativo. Sui ritardi confermo che ci stiamo attivando per recuperare». La Regione Lazio ha scelto di destinare la maggior parte dei soldi a sua disposizione proprio per la misura del tirocinio extracurriculare, destinando a questa voce quasi 30 milioni euro, ma migliaia di ragazzi aspettano ancora i compensi dei mesi invernali. Maria Sole Gentili, 28enne della provincia di Rieti, è una dei 6500 tirocinanti della regione. Ha scelto di svolgere uno stage in uno studio di architettura e design; senza molto entusiasmo racconta alla Repubblica degli Stagisti  di aver finalmente ricevuto i primi compensi: «Il 30 aprile sono arrivati i soldi di gennaio e febbraio, ormai non ci speravo più». Commenti simili piovono sul gruppo Garanzia “ma de che” Giovani Lazio. La Repubblica degli stagisti ha tentato di contattare via mail e telefonicamente vari dirigenti laziali, tra cui il direttore della Direzione Regionale Lavoro Marco Noccioli, che il 5 maggio aveva  dichiarato a Left: «A luglio abbiamo chiesto al ministero di girare i fondi destinati a tale scopo direttamente all’Inps. Il problema sta nel fatto che l’Europa non aveva mandato i fondi all’Italia per Garanzia Giovani, e quindi questi soldi li avrebbe dovuti anticipare il ministero che non aveva disponibilità liquida. Da qui i ritardi». Da queste parole sembrerebbe quasi una novità - una sorpresa - che dovesse essere il ministero a dover stanziare in anticipo i fondi per Garanzia Giovani. Ma si sapeva fin dall'inizio che l'Ue avrebbe soltanto rimborsato e non anticipato - se non in minima parte - i soldi per il programma. Quindi rimane un mistero perché le  regioni abbiano comunque avviato il programma, anche senza che ci fosse la copertura finanziaria. Un altro strano silenzio è quello dell'Inps. Ha ricevuto questi soldi dal ministero o dalle Regioni? Se non li ha ricevuti, perché non lo dice chiaramente? Dirlo, peraltro, gli gioverebbe: perché i giovani potrebbero sapere che non è responsabilità sua, ma di altri, il ritardo nel pagamento delle indennità. O forse le cose non stanno così? Forse l'Inps i soldi li ha ricevuti, ma per qualche strano motivo ha preferito comunque ritardare le procedure di erogazione delle indennità a favore degli stagisti di Garanzia Giovani?Questa poca trasparenza su chi debba mettere i soldi, chi li debba custodire, e quando debbano essere erogati, nonchè su di chi sia la responsabilità in caso di ritardi, è inaccettabile. E scoraggiante risulta l'opacità sul funzionamento della Garanzia Giovani. Certo però la Repubblica degli Stagisti non si stancherà di chiedere spiegazioni agli enti responsabili, a nome di quelle centinaia di migliaia di under 30 senza lavoro che da questo programma europeo contro la disoccupazione si aspettano chance concrete per il loro futuro, e non inceppi amministrativi e rimpalli stile scaricabarile. Silvia Colangeli

Regionali 2015, quanti e chi sono i candidati under 35 in Veneto e Liguria

La campagna elettorale è ormai entrata nel vivo nelle sette regioni (Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Campania e Puglia) in cui il 31 maggio si voterà per eleggere il governatore e i consigli regionali. Il 2 maggio è scaduto il termine per la presentazione delle liste. E la Repubblica degli Stagisti è andata a “spulciare” le principali, per capire quanti siano i candidati under 35 delle Regionali 2015.VENETO – Sono 6 (e non più 7) i candidati alla presidenza in Veneto e 19 le liste, dopo che la candidatura di Sebastiano Sartori per Forza Nuova è stata ricusata per presunte irregolarità nelle firme e il movimento di estrema destra ha scelto di non presentare ricorso. In campo restano Luca Zaia, governatore uscente della Lega Nord, appoggiato da cinque liste (la “Lista Zaia” e quelle di Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia e “Indipendenza noi Veneto con Zaia”). La principale sfidante sarà la dem Alessandra Moretti, a capo di una coalizione di centrosinistra, sostenuta da cinque liste: quella del Pd, quella di “Veneto nuovo” (che raggruppa Verdi, Sel e Sinistra veneta) e tre civiche (“Alessandra Moretti Presidente”, “Veneto civico” e “Progetto Veneto autonomo”). Ma a contendersi i voti di Zaia, dopo la rottura con il Carroccio, ci sarà anche il sindaco di Verona Flavio Tosi, sostenuto da ben sei liste (“Tosi per il Veneto”, quella di Area popolare, “Il Veneto del fare”, “Unione Nordest”, “Razza Piave – Veneto Stato” e “Famiglia pensionati con Tosi”). Corre da solo, sostenuto dalla lista “Indipendenza veneta”, Alessio Morosin, l'indipendentista che si ispira alla Serenissima Repubblica. Mentre per “L’Altro Veneto. Ora possiamo” (che guarda alle esperienze di Syriza in Grecia e Podemos in Spagna) si candida a governatore Laura Coletti Di Lucia.Per il Movimento 5 Stelle, infine, c’è Jacopo Berti [nella foto], unico under 35 nella corsa a governatore. Padovano classe 1983, laureato in Giurisprudenza, è fondatore e socio della start-up “The Squero”, che si occupa di business intelligence e commercio on-line. Ed è attivista del M5S da tre anni. «Sono sceso in politica per un motivo principale: non voglio emigrare» racconta alla Repubblica degli Stagisti «ma per restare è indispensabile cambiare le cose e ho voluto mettermi in gioco in prima persona». In caso venisse eletto, si propone «prima di tutto di tagliare gli sprechi e i costi della politica». «Se si abolissero i vitalizi e gli assegni di fine mandato in Veneto si recupererebbero 65 milioni di euro» spiega «soldi con cui sostenere le piccole e medie imprese, che sono il tessuto vitale della nostra regione, e aiutare chi voglia cominciare un’attività con 25 mila euro. Con i 65 milioni risparmiati, in questo modo, si potrebbero creare 2.600 nuove imprese in Veneto». Berti guarda anche ai molti immobili liberi, «che si potrebbero trasformare in strutture di coworking, da dare in uso gratuito a chi ne faccia richiesta, naturalmente presentando un progetto solido». Se da un lato punta a «recuperare il gap della banda larga», dall’altro sottolinea di credere molto anche nel lavoro agricolo: «Stiamo lavorando per la riunificazione fondiaria perché abbiamo un problema di eccessiva frammentazione dei terreni e delle proprietà».VENETI UNDER 35 – Sugli oltre mille candidati delle liste provinciali rimasti in corsa per i 49 seggi del consiglio regionale (escludendo il governatore eletto e lo sfidante miglior perdente), soltanto il 12% è under 35. Solo in tre liste su 19, considerando tutte le circoscrizioni, i candidati nati dal 1980 in poi sono almeno uno su cinque. La lista che ha candidato più giovani (12 su 55) è quella di “Veneto nuovo”, che raggruppa Verdi, Sel e Sinistra veneta e sostiene Alessandra Moretti. Seguono quella del Movimento 5 Stelle (11 su 52) e la lista Zaia, con 11 candidati su 55.Fra gli under 35 della lista Zaia c’è Nicola Ignazio Finco [nella foto a destra], classe 1983, già consigliere regionale dal 2010 (nell’ultima legislatura è stato, con le 7.720 preferenze ottenute, il più giovane eletto) con un tasso di presenze da manuale: 94,35%. Dopo la prima tessera della Lega Nord sottoscritta a diciott'anni, è stato segretario del Carroccio di Bassano del Grappa, coordinatore veneto del movimento Giovani padani e consigliere comunale, sempre a Bassano, prima di approdare in consiglio regionale, dove ha presieduto la commissione Ambiente, lavori pubblici e Protezione civile. «Mi ricandido per portare avanti il lavoro fatto fino ad oggi dal governatore Zaia» dice «innanzitutto sulla sanità, punta d’eccellenza in Veneto per la qualità dei servizi erogati e per non aver applicato dal 2009 l’addizionale regionale sui redditi. La nostra è una delle tre regioni di riferimento a livello nazionale per i costi standard. Inoltre, per primi in Italia, abbiamo aperto gli ospedali di sera e nei festivi per gli esami». Fra le priorità indica poi «le politiche del lavoro e della formazione attivate grazie ai fondi europei e la sicurezza». Ma anche i trasporti per cui, ricorda, «è appena stato avviato il biglietto unico per tutta la Regione». Fra le cinque liste che sostengono Alessandra Moretti, invece, quella dove la percentuale di under 35 è maggiore, come detto, è “Veneto nuovo”. Seguono la lista per “Alessandra Moretti Presidente” (9 candidati su 55), “Progetto Veneto autonomo” (7 su 55) e quella del Pd (5 su 55). In coda, “Veneto civico” in cui gli aspiranti consiglieri regionali under 35 sono solo tre su 55. Fra questi “panda” c’è Luca Frasson [nella foto a sinistra], architetto libero professionista classe 1985, attualmente vicesindaco e assessore all’Edilizia del comune di Tombolo, in provincia di Padova. «Le mie priorità per il Veneto? Bisogna per prima cosa facilitare il lavoro per le imprese, cercando di snellire la burocrazia. E combattere la disoccupazione». «Anche mio fratello, architetto come me, dopo anni alla ricerca di lavoro in Italia si è trasferito in Francia, dove ha trovato più opportunità» racconta «per questo, credo sia indispensabile lavorare sugli incentivi alle aziende per le nuove assunzioni». Altro punto fondamentale la «salvaguardia del territorio, da realizzarsi con una pianificazione urbanistica controllata. Bisogna ridurre la cementificazione e andare verso il riuso delle strutture presenti, anche perché ci sono moltissimi capannoni e edifici sfitti. Il Veneto si merita, insomma, una legge migliore del Piano casa».Per quanto riguarda le sei liste che appoggiano Tosi, quella con il maggior numero di under 35 è “Razza Piave – Veneto Stato” (9 su 55), seguono “Il Veneto del fare” e la lista Tosi, mentre in quelle di Area popolare e “Famiglia pensionati con Tosi” se ne trovano solo tre. Ma la lista che, su tutte, vede il minor numero di under 35 in campo è “Unione Nordest”, dove ce n’è solo uno su 55.LIGURIA – In Liguria sono 8 i candidati alla presidenza della Regione e 14 le liste. Per il Pd corre Raffaella Paita, già assessore regionale alle Infrastrutture e alla Protezione civile nella giunta dell’uscente Claudio Burlando, appoggiata anche dalle liste “Liguri con Paita” e “Liguria Cambia”. Stando agli ultimi sondaggi, si preannuncia un testa a testa con l’europarlamentare Giovanni Toti di Forza Italia, sostenuto anche da Lega Nord, Fratelli d’Italia e Area Popolare. A contendersi i voti a sinistra, dopo aver lasciato a marzo il Pd, anche il deputato Luca Pastorino (appoggiato dalle liste “Rete a sinistra” e “Pastorino Presidente), Antonio Bruno per l’“Altra Liguria” e Matteo Piccardi per il Partito comunista dei lavoratori. Mentre a strappare voti preziosi a Toti potrebbe essere Enrico Musso, ex senatore (eletto come indipendente per il Popolo delle Libertà e poi passato al Partito liberale italiano) e consigliare comunale a Genova, appoggiato dalla lista “Liguria libera”. Per “Fratellanza donne” corre la fondatrice Mirella Batini.Mentre per i 5 Stelle c’è Alice Salvatore [nella foto a destra], 33 anni appena compiuti, vincitrice delle “Regionalie” del movimento con 469 voti e unica candidata under 35 alla presidenza. Genovese, con una laurea in Lingue e letterature straniere e un curriculum europeo che l’ha portata a studiare in Belgio e nel Regno Unito, è diventata attivista del M5S nel 2012 – racconta alla Repubblica degli Stagisti – «dopo un’esperienza giovanile nel “Comitato 16 marzo Genova in piazza”, nato dopo gli scempi del G8 a Genova del 2001 contro le politiche dell’allora governo Berlusconi». Fra i punti del suo programma, «trasparenza nella rendicontazione delle spese della Regione, prevenzione del dissesto idrogeologico attraverso manutenzione e decementificazione, e riduzione della pressione fiscale sulle imprese per rilanciare l’occupazione». In particolare, spiega, «proporrei la riduzione dell’Irap in caso di assunzioni e la sua eliminazione quando si tratta di giovani». «Vorremmo inserire, inoltre, il reddito di cittadinanza, per garantire a tutti uno stile di vita dignitoso» aggiunge «naturalmente i beneficiari disoccupati o inoccupati dovrebbero rendersi disponibili a lavorare e iscriversi ai centri per l’impiego, con l’obbligo di accettare una delle prime tre proposte di lavoro congrue che gli venissero offerte».LIGURI UNDER 35 – Fra le liste che hanno candidato più under 35 al consiglio regionale per i 30 seggi disponibili (presidente escluso) ci sono quella del M5S (7 su 30) e quelle che sostengono Pastorino (6 su 30 per “Rete a sinistra” e 5 su 21 per “Pastorino Presidente”). Fra questi, il giovanissimo Jan Casella, classe 1989, attivo nell’Anci e nell’Anpi, unico under 35 inserito nel listino (e cioè fra i 6 candidati consiglieri nominati, la cui elezione, in caso di vittoria del candidato, avviene di diritto senza dipendere dalle preferenze) di Pastorino.Nella lista di Forza Italia, una delle quattro per Toti presidente, figurano quattro candidati under 35 su 30, di cui uno nel listino: si tratta di Giacomo Giampedrone, attuale sindaco di Ameglia, classe 1981. Stessa proporzione anche per “Liguria libera” che sostiene Musso, dove nel listino c'è Lorenzo Pellerano [nella foto a sinistra], avvocato specializzato nel settore marittimo classe 1983. Laureato in Giurisprudenza, ha studiato fra Milano e Londra, ed è impegnato in politica dal 2007, quando è stato eletto consigliere nel Municipio Centro–Est di Genova. Già consigliere regionale d’opposizione subentrato nel 2010 (gli bastarono 864 preferenze), in questi anni ha presentato, fra gli altri, 9 proposte di legge, 93 interrogazioni e 208 ordini del giorno. Oggi indica fra le sue «battaglie vinte», quella per «togliere Telelepass e Viacard ai consiglieri, che già percepiscono rimborsi spese proporzionali alla distanza a cui abitano. E quella per “salvare” dalla vendita da parte della Regione l’ex ospedale psichiatrico di Quarto, che ora si trasformerà invece in una struttura con servizi per il quartiere, fra cui una Casa della salute». Fra gli obiettivi futuri invece mette al primo posto «finanziamenti a sostegno dell’imprenditoria giovanile e più attenzione a “Garanzia Giovani”: alla Liguria sono andati 27 milioni di euro, ma bisogna monitorare attentamente i risultati. Perché nei mesi scorsi a volte mi è sembrato che i fondi siano serviti più per sostenere gli enti di formazione che per trovare realmente un lavoro ai ragazzi». «È necessario inoltre investire sulla promozione turistica della Regione e di Genova» aggiunge: «Bisognerebbe incrementare le aperture dei palazzi storici, magari con visite guidate condotte dagli studenti di Architettura e Storia dell’arte. E mi piacerebbe lavorare per favorire la trasformazione dei forti dismessi in ostelli».Sono tre i nati dal 1980 in poi nella lista dell’”Altra Liguria”, ispirata all’esperienza de “L’Altra Europa con Tsipras”. E non è più folta nemmeno la rappresentanza under 35 nella lista del Pd - una delle tre a sostegno della Paita - che si riduce a soli due candidati su trenta. Che diventano tre sollevando di qualche mese l’asticella e considerando Alessandro Terrile, classe 1979, [nella foto a destra], attuale segretario del Pd di Genova e unico candidato consigliere sotto i 36 anni inserito nel listino di Paita, nonostante alle primarie liguri avesse sostenuto Sergio Cofferati. Avvocato, iscritto al Pd dal 2007, Terrile indica fra le priorità «una decisa riforma dei costi della politica, con la diminuzione delle indennità per i consiglieri regionali, da portare al livello del sindaco della città capoluogo, e l’abolizione dei rimborsi». «Ma anche la modifica della legge elettorale regionale, con l’abolizione del listino e l’introduzione della doppia preferenza di genere». Per quanto riguarda i temi del lavoro, sottolinea alla Repubblica degli Stagisti che «bisogna invertire la tendenza che vede i ragazzi liguri più bravi e dinamici emigrare all’estero. È necessario investire sullo sviluppo del porto, delle infrastrutture e sui nuovi settori trainanti legati a ricerca e sviluppo. Portando al completamento, anche con investimenti pubblici, il villaggio della tecnologia sulla collina degli Erzelli, coinvolgendo l’Istituto italiano di Tecnologia». Altro fronte, conclude, è quello legato «al “made in Liguria” che va potenziato creando un marchio regionale d’eccellenza e supportando, anche con investimenti pubblici, la costituzione di consorzi e distretti che operano sulla filiera corta».Nei prossimi giorni la Repubblica degli Stagisti proseguirà il suo viaggio alla scoperta dei candidati “giovani” di questa tornata elettorale, con l'auspicio che molti di loro possano competere ad armi pari con i più anziani, ottenere la medesima visibilità e di conseguenza la possibilità di essere conosciuti dagli elettori. Perché il rischio, altrimenti, è sempre lo stesso: che gli anziani politicanti facciano fruttare le proprie rendite di posizione, i “bacini elettorali” costruiti in decenni, azzerando lo spazio per il ricambio generazionale. Sara Grattoggi