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Mille master e tirocini finanziati dalla Regione Lazio, apre il bando “Torno Subito” 2015

Sarà pubblicato domani, giovedì 7 maggio, il nuovo bando di “Torno Subito”. Il progetto della regione Lazio dedicato a studenti universitari e laureati anche quest’anno finanzierà master, corsi di formazione e work experience in Italia o all’estero, associati a uno stage “di ritorno” nel Lazio. L’edizione 2015, finanziata per 12 milioni di euro con risorse della nuova programmazione del Fondo sociale europeo 2014/2020, potrà coinvolgere circa mille ragazzi fra i 18 e i 35 anni: il doppio rispetto al 2014, quando erano stati ammessi 513 progetti [nella foto a destra, i vincitori della prima edizione al Maxxi di Roma]. Per candidarsi bisogna essere residenti o domiciliati nel Lazio da almeno sei mesi e risultare disoccupati o inoccupati, iscritti a un centro per l’impiego. Ogni aspirante candidato deve costruire il proprio progetto individuando autonomamente due partner: uno per la formazione all’estero o in altre regioni italiane e uno per il successivo stage nel Lazio, da scegliere fra aziende, università, enti di ricerca o del terzo settore - al momento sono circa 500 le realtà che hanno aderito al progetto.Diverse le novità del bando 2015, che verrà pubblicato sul sito di Laziodisu e rimarrà aperto fino al 6 luglio. Anche perché, come ammette il coordinatore del progetto Nicola Patrizi [nella foto a sinistra], «durante la sperimentazione del 2014, sulla base dei riscontri avuti dai ragazzi, abbiamo individuato gli aspetti da migliorare». Prima di tutto, il bando si dividerà in quattro. Oltre a “Torno Subito Italia” (Tsi) e “Torno Subito Estero” (Tse) – che prevedono un primo periodo di formazione da 3 a 6 mesi fuori dal Lazio e un secondo di tirocinio o attività di ricerca in regione, sempre da 3 a 6 mesi – si aprono due nuove possibilità. La prima è “Torno Subito - Formazione lunga” (Tsfl), in cui la prima fase di studio o formazione potrà estendersi dai 7 ai 12 mesi, mentre la seconda avrà la stessa durata (3-6 mesi). L’altra, invece, è “Torno Subito – Professioni cinematografiche” (Tsp), che sarà aperta anche a studenti e diplomati degli istituti tecnici superiori. In questo caso, il periodo di formazione all’estero o in altre regioni andrà da 1 a 6 mesi e quello di stage rimarrà invariato.Novità anche per quanto riguarda le spese pagate dalla Regione. Se per quelle dei master e dei corsi di formazione il tetto sarà sempre di 7 mila euro, che diventeranno 12 mila per i progetti di “Formazione lunga”, chi sceglie una work experience - cioè un tirocinio - per la prima fase da quest’anno riceverà un’indennità mensile di 600 euro lordi. Mentre anche quella per lo stage finale nel Lazio sarà di 600 euro lordi al mese (contro i 400 dello scorso anno). Saranno coperti, inoltre, anche i costi per la polizza sanitaria - consigliata per chi sceglie Paesi extra Ue - fino a 500 euro. E, per favorire la partecipazione al progetto di ragazzi disabili, è previsto il finanziamento dei costi supplementari fino a 4 mila euro, per servizi di assistenza, accompagnamento e trasporti.Le spese di mobilità e soggiorno - viaggio, vitto e alloggio - per il periodo all’estero o in altre regioni saranno sempre calcolate sulla base di tabelle standard incluse nel bando (per esempio, per gli Stati Uniti, sono previsti 1075 euro al mese). Ma dopo i problemi riscontrati da molti dei vincitori dell’edizione pilota, la Regione ha deciso di modificare le modalità e le tempistiche dell’erogazione dei fondi. Nel 2014 infatti ai partecipanti prima della partenza veniva dato solo un acconto del 50% sul totale del budget previsto. Che spesso non bastava per pagare master o corsi di formazione e sostenere le spese all’estero, tanto che alcuni ragazzi avevano dovuto anticipare una quota di tasca propria. Mentre per il secondo acconto del 30% bisognava aspettare il ritorno nel Lazio e per il terzo (del 20%) l’ultima fase di stage. Per far fronte al problema, subito segnalato dai ragazzi partiti nel 2014, era stato poi concesso a chi lo chiedeva un anticipo del secondo acconto. Da quest’anno, però, regole nuove: «Ai vincitori verranno subito erogati, prima della partenza, tutti i contributi relativi alla prima fase» assicura Patrizi «mentre durante lo stage riceveranno ogni mese l’indennità di 600 euro».Ancora è presto invece per fare un bilancio sulle ricadute occupazionali del progetto, visto che il percorso per quasi tutti i vincitori del 2014 non si è ancora concluso. Quel che si sa, per ora, è che sui 447 progetti poi effettivamente proseguiti, 315 sono arrivati alla conclusione della prima fase, e di questi 270 sono già passati a quella di tirocinio. «In 10 casi i progetti sono stati sospesi perché enti e aziende hanno deciso di trasformare gli stage in corso in contratti di lavoro» puntalizza fiero il vicepresidente della Regione e assessore alla Formazione, Massimiliano Smeriglio [nella foto a destra]. In particolare, in cinque casi su dieci, si è trattato di contratti di collaborazione a progetto, in un caso con partita Iva, in un altro di un assegno di ricerca presso l’università di Viterbo. Per un ragazzo, invece, la proposta della sport company in cui aveva fatto lo stage a Roma (dopo le esperienze a Londra in marketing e comunicazione sportiva) è stata quella di un contratto a tempo determinato. Mentre negli ultimi due casi le aziende (una del settore rifiuti, l’altra di ingegneria chimica) hanno optato subito per un contratto a tempo indeterminato.Sara Grattoggi

"Precari della giustizia", la Cgil domani in piazza con gli stagisti - cassintegrati

Domani, martedì 28 aprile, i precari della giustizia scenderanno in piazza a Roma per una manifestazione nazionale indetta dalla Cgil: di mattina un sit-in a piazza Cairoli, nel pomeriggio un presidio di fronte a Montecitorio per sensibilizzare la politica alla loro battaglia. Già lo scorso 17 aprile si sono svolte manifestazioni territoriali, in concomitanza, a Reggio Calabria, Milano, Cagliari, Bologna e Napoli. Qualche giorno fa i precari della giustizia hanno inviato addirittura una lettera al Papa per raccontargli la loro vicenda.Ma chi sono i "precari della giustizia"? Sono 2650 ex tirocinanti selezionati tra disoccupati, cassintegrati e neolaureati inoccupati coinvolti da cinque anni in un progetto volto all’inserimento lavorativo, finanziato con denari dell'Ue. In seguito il loro percorso è andato avanti grazie a progetti gestiti prima a livello regionale e poi dal Ministero della Giustizia, che hanno permesso ogni anno il rinnovo della convenzione di stage. Per eludere il limite massimo di durata, fissato dalla legge prima in 6 e poi in 12 mesi proroghe comprese per la loro categoria, regioni e ministero si sono inventati formule fantasiose, come “completamento del tirocinio” (2013) o “perfezionamento del tirocinio” (2014). Di fatto, dal 2010 a oggi, questi stagisti hanno riempito i buchi di personale degli uffici giudiziari italiani e dal primo maggio rischiano di essere mandati a casa senza prospettive concrete.«La Cgil vuole cercare, dopo 5 anni, una soluzione con il governo e rivolge un appello ai ministri Orlando e Madia, ma anche al premier Renzi, affinchè si ragioni sulla possibilità di trovare una collocazione contrattuale per riconoscere ai precari della giustizia lo status di lavoratori, coinvolgendo così tutte le controparti nella riforma della giustizia»: con queste parole qualche giorno fa Gianna Fracassi, segretario confederale Cgil, ha annunciato la mobilitazione.La proposta del sindacato è di far sì che l’inserimento di queste 2650 persone possa sopperire alla mancanza di personale del sistema giustizia Italia stimato intorno alle novemila unità: per far ciò la proposta è di utilizzare le risorse del Fondo Unico Giustizia. Finora il costo medio di questi tirocinanti è stato di 240 euro al mese pro capite, in prima battuta finanziati dal Fondo Sociale Europeo, Asse Occupabilità, come specificato da Daniele De Angelis, ex tirocinante e coordinatore dell'Upg (Unione Precari Giustizia), che ha anche inviato un messaggio di solidarietà ai colleghi del tribunale di Milano coinvolti nell’attentato del 9 aprile. Episodio che, tra le altre cose, evidenzia come la mancanza di personale - anche addetto alla sicurezza - comporti all'interno dei tribunali italiani non solo rallentamenti ma anche falle nella sicurezza.Il segretario nazionale della Funzione Pubblica, Salvatore Chiaramonte, chiarisce che questa non vuole essere un’operazione di tipo assistenziale e che anzi  si vogliono evitare i toni melodrammatici; le persone coinvolte sono donne e uomini che di fatto svolgono un lavoro mascherato da tirocinio e che chiedono semplicemente un riconoscimento ufficiale della situazione, come in qualunque paese civile. Chiaramonte spiega che questa non è una richiesta priva di fondamento giuridico o economico: non si chiede cioè la trasformazione tout court dei tirocini in rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Il segretario inoltre ha annunciato la presentazione di una vertenza contro il governo.Rispetto a come sanare la situazione, e a quanto costerebbe questa manovra alle casse dello stato, la Cgil dice che si potrebbero contrattualizzare gli ex tirocinanti con rapporti di lavoro a tempo determinato con i soldi del Fug, il fondo unico della giustizia. Ma la domanda nasce spontanea: dove porterebbero queste forme precarie di inserimento? Alla fine del tempo “determinato” cosa succederebbe? Il ministro Orlando, a cui la Repubblica degli Stagisti ha chiesto un commento, non ha ancora risposto. Fino ad ora le alternative ventilate dal ministero sono state due: garantire un punteggio aggiuntivo in caso di concorso, o coinvolgere questi tirocinanti nella creazione del nuovo Ufficio per il Processo, ufficio creato per l’implementazione del processo telematico; quest’ultima opportunità valida solo per i giovani con alto titolo di studio.Resta da capire come sia stato possibile che quasi 3mila disoccupati e cassintegrati, molti dei quali ultraquarantenni, siano stati utilizzati per ben cinque anni come stagisti nei tribunali, reiterando gli stage anno dopo anno, senza che nessuno all'interno del settore Funzione pubblica della Cgil o di altri sindacati se ne accorgesse, e si opponesse. Ora certo non resta altro che provare a convincere i ministri competenti a trovare una soluzione, se non altro per salvaguardare la dignità delle persone coinvolte: ma a questa situazione un Paese civile non sarebbe dovuto nemmeno arrivare.Maddalena D'Urso  

Riparte Eccellenze in Digitale con Google e Unioncamere: 128 borse di studio da 9mila euro

Una buona opportunità per appassionati di web e nuove tecnologie, con un profilo internazionale, conoscitori e potenziali valorizzatori delle ricchezze territoriali italiane. C’è tempo fino giovedì 30 aprile per candidarsi al progetto Made in Italy - Eccellenze in Digitale 2015, in collaborazione con Google e Unioncamere. I 128 under 30 selezionati riceveranno  ciascuno una borsa di studio di 9 mila euro e saranno impegnati nel progetto da giugno 2015 a ad aprile 2016 - ricevendo quindi, a conti fatti, un contributo di circa 1000 euro al mese.Dopo Distretti sul web ed Eccellenze in Digitale 2014, arriva al terzo anno la collaborazione fra Google e Uniocamere. «L’obiettivo è favorire la digitalizzazione del mondo imprenditoriale che rappresenta il meglio della produzione italiana» ha sottolineato il Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello: «I risultati raggiunti nelle precedenti iniziative in termini di concrete opportunità di lavoro per i giovani borsisti e di diffusione della cultura digitale per tante nostre piccole e medie imprese ci spingono a rinnovare il progetto».Google si occupa della formazione dei selezionati e fornisce gli strumenti web e il materiale per il progetto (racconta uno dei venti selezionati per il progetto-pilota del 2013 che nel corso intensivo si viene «preparati in marketing, informatica, comunicazione, strategie economiche, internazionalizzazione»), mentre le borse sono finanziate da Unioncamere e dalle 64* Camere di Commercio che quest'anno partecipano al progetto.Conditio sine qua non per potersi candidare è la conoscenza approfondita del territorio per cui si intende fare domanda, mentre la residenza costituisce titolo preferenziale. Il concorso è aperto ai nati fino al 1986 e si può fare domanda per una sola provincia. Si richiede anche un elevato livello d' inglese ed è preferibile conoscere anche altre lingue. Rispetto ai bandi precedenti la prima novità di questa edizione è un impegno più lungo richiesto ai vincitori. «Abbiamo deciso di finanziare le borse di studio per un periodo di 10 mesi, mentre nelle edizioni precedenti i borsisti sono stati impegnati un semestre» conferma Barbara Rivolta, dell'ufficio stampa di Unioncamere: «I selezionati del 2015 partiranno a giugno col corso intensivo».Un altro cambiamento riguarda i requisiti: per i territori di Bari, Biella, Campobasso, Catanzaro, Cosenza, Cuneo, Fermo, Foggia, Genova, La spezia, Latina, Lecce, Monza e Brianza, Novara, Pavia, Pesaro e Urbino, Piacenza, Potenza, Prato, Reggio Emilia, Sassari, Savona, Sondrio, Taranto, Terni, Torino, Trento,Verbano Cusio Ossola, Verona, Viterbo, Agrigento, Caltanissetta, Chieti, Parma, Perugia, Pescara, Pistoia, Rieti, Rovigo, Siracusa basta essere maggiorenni e diplomati con almeno 70/100 in un istituto tecnico o commerciale. Per le restanti province invece occorre, come nelle edizioni precedenti, una laurea almeno triennale ottenuta con un punteggio non inferiore a 95/110 oppure aver ottenuto 120 cfu nel corso di laurea a cui si  è iscritti. La candidatura (non poteva essere altrimenti) si fa online sul sito di Eccellenze in digitale e sul sito dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne. Dopo aver inserito le proprie generalità, inizia il questionario vero e proprio: una sorta di modulo precompilato in cui andranno inseriti i titoli di studio ed eventuali master o corsi di formazione frequentati. Una seconda parte è dedicata ai livelli di conoscenza delle lingue straniere e alle capacità informatiche (dai programmi di editing, ai social, ai motori di ricerca). C’è anche spazio per raccontare le proprie esperienze di stage o di lavoro attinenti al progetto ed eventuali esperienze all’estero. Nella parte finale viene richiesto di indicare che cosa si potrebbe fare per migliorare la digitalizzazione nel proprio territorio.Sulla base delle risposte al questionario e dei titoli di studio verranno stilate le graduatorie provinciali. I primi trenta di ogni territorio saranno convocati a Roma per la selezione vera e propria, articolata in due fasi: si inizia con un test scritto, contenente quesiti di informatica, economia, marketing e cultura generale. Poi il candidato affronterà un colloquio volto ad accertare l’attitudine, le capacità relazionali e la conoscenza del territorio per cui si è fatta domanda.Tra i vincitori delle edizioni precedenti c’è chi ha aperto un’impresa, chi ha scelto il settore della comunicazione, chi lavora per alcune delle aziende o per le Camere di commercio coinvolte nel progetto e perfino chi è approdato negli uffici di Google in Irlanda. Ma anche per gli altri si sono aperte numerose porte nei settori più disparati. «Per i ragazzi delle scorse edizioni è arrivato il momento di passare il testimone ai nuovi digitalizzatori» conferma alla Repubblica degli Stagisti Diego Ciulli, senior policy analyst di Google, fra i curatori del progetto: «È un'esperienza che richiede una grande capacità di mettersi in gioco, aiuta a formarsi sotto più profili e a relazionarsi col mondo delle imprese e della pubblica amministrazione».Si legge nel bando che i vincitori, ovvero i primi due di ogni graduatoria provinciale, dovranno partecipare a un training intensivo previsto a giugno 2015, organizzare un evento di presentazione e riferire periodicamente i risultati del loro progetto. Admir Daca, 28 anni, vincitore del bando Eccellenze in digitale 2014 per la Camera di Commercio di Perugia, lo racconta da un punto di vista concreto: «In questa provincia ci siamo occupati delle piccole aziende dell’olio e dell’artigianato artistico. Per farlo ci siamo interessati trasversalmente d’informazione, marketing, siti web, social, progetti e fondi erogati dalle istituzioni. Siamo arrivati a seguire una quarantina di aziende. Come base avevamo gli uffici della Camera di Commercio, ma ci siamo spesso spostati nelle aziende e abbiamo partecipato a convegni e seminari legati al tema delle imprese e della digitalizzazione». Tutte attività molto interessanti e formative, che possono certamente essere messe a frutto nel proprio percorso professionale: «Ora ho vinto un progetto simile nel mio paese, l’Albania» chiude infatti Admir Daca, senza escludere di poter tornare di nuovo in Italia, in futuro, per nuove opportunità.Silvia Colangeli*Agrigento; Alessandria; Ancona; Ascoli Piceno; Avellino; Bari; Biella; Cagliari; Caltanissetta; Campobasso; Caserta; Catania; Catanzaro; Chieti; Cosenza; Cuneo; Fermo; Firenze; Foggia; Frosinone; Genova; La Spezia; Latina; Lecce; Lecco; Livorno; Lucca; Macerata; Monza e Brianza; Napoli; Novara; Nuoro; Padova; Parma; Pavia; Perugia; Pesaro e Urbino; Pescara; Piacenza; Pisa; Pistoia; Pordenone; Potenza; Prato; Ragusa; Reggio Calabria; Reggio Emilia; Rieti; Roma; Rovigo; Sassari; Savona; Siracusa; Sondrio; Taranto; Teramo; Terni; Torino; Trento; Verbano Cusio Ossola; Vercelli; Verona; Vicenza; Viterbo.

Stage da 1200 euro al mese al Parlamento europeo, aperti i bandi Schuman e per traduttori

Mezzanotte del 15 maggio. È questa la deadline da tenere in mente per chi vuole tentare la candidatura alla prossima tornata di tirocini al Parlamento europeo. In palio ci sono da tre a cinque mesi tra i corridoi dell’assemblea comunitaria, e  una indennità mensile di circa 1.220 euro, a cui si aggiungono il rimborso del viaggio e  altre agevolazioni. Agli italiani, a dirla tutta, questo trattamento economico sembra più uno stipendio vero e proprio che un rimborso di stage: non a caso, con 8.142 candidature presentate nel 2014, l’Italia si piazza di gran lunga al primo posto nelle domande, come confermano alla Repubblica degli Stagisti dall’ufficio tirocini basato in Lussemburgo. La scadenza di maggio vale per tutte e tre le opportunità di stage, ovvero i tirocini Robert Schuman (suddivisi a loro volta in opzione generale e opzione giornalismo), i tirocini per persone con disabilità e i quelli per traduttori. Variabile la durata: nei primi due casi è di cinque mesi, non estendibili, con inizio fissato al primo ottobre; nell’ultimo si può rimanere in stage per tre mesi, prorogabili però di altri tre. Rimborso e prestigio dell’esperienza rendono la selezione per i tirocini al Parlamento sempre più serrata. A firmare il "contratto" di stage arriva in media il 2% dei candidati. Nel 2014, ad esempio sono arrivate quasi 21mila domande per i tirocini Schuman.  Un vero e proprio boom rispetto alle 8.500 domande arrivate nel 2012. Il numero di stagisti non è fissato a priori. Dipende dal budget e dalle richieste delle varie Direzioni generali. L’esperienza insegna però che a varcare le porte dell’emiciclo europeo sono circa 500 giovani ogni anno. Nel 2014  sono stati per esempio 484 (poco più di 240 per tornata), di cui 77 italiani. Stessa sorte per i traduttori: delle quasi 6300 application registrate nel 2012, in 177 hanno strappato un biglietto per il Lussemburgo, sede della Direzione generale per la Traduzione, divisa nelle 24 lingue ufficiali. I criteri per l’ammissione sono tutti rintracciabili online, nelle “Norme interne relative ai tirocini” e nelle “Frequently asked questions” sul sito ufficiale del Parlamento. Per l’opzione generale dei tirocini Schuman bisogna aver completato un percorso di laurea almeno triennale. Agli aspiranti stagiaire per l’opzione giornalismo, invece, è richiesta l’iscrizione ad un albo nazionale; ma c’è anche la possibilità, in alternativa, di certificare la propria esperienza professionale presentando articoli già pubblicati o di dimostrare un percorso di formazione giornalistica svolto in uno degli Stati membri. È possibile, in ogni caso, candidarsi per entrambe le opzioni. Nel 2014 sono stati 399 gli stagisti presi per l’opzione generale e 85 quelli che hanno svolto uno stage giornalistico. Requisito obbligatorio poi, ça va sans dire, è la buona conoscenza di una delle lingue ufficiali dell’Ue (meglio se inglese, francese o tedesco), oltre a non aver mai avuto altre opportunità di stage o occupazione retribuita per più di quattro settimane in nessun altra istituzione europea. I primi passi per la candidatura si compiono online. In questa fase non è necessario allegare nessun documento. Per l’opzione generale è richiesto di indicare il titolo della tesi, mentre i giornalisti devono indicare l’appartenenza o meno a un ordine professionale. A tutti è richiesto di descrivere le proprie esperienze di studio e le motivazioni che spingono a candidarsi, oltre ad indicare due direzioni generali di preferenza e, in ultimo, due città dove si vorrebbe svolgere il tirocinio. Oltre alle sedi ufficiali di Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo, gli stage possono svolgersi infatti anche negli uffici “nazionali” del Parlamento, nei vari Stati membri. Per compilare la domanda si hanno 30 minuti di tempo, oltre i quali i dati non vengono salvati e bisogna ricominciare daccapo. È bene dunque informarsi prima su quali siano i dipartimenti più affini alle proprie esperienze ed obiettivi, nonché preparare in anticipo le risposte motivazionali da inserire nel form: una volta conclusa, infatti, la domanda non può essere modificata. Nella propria casella mail arriverà una mail automatica di conferma con il riepilogo della domanda, da stampare e firmare in caso di selezione. Il feedback, in  caso positivo, arriva via mail tra i due e i tre mesi prima dell’inizio dello stage. Solo allora sarà necessario spedire copia cartacea dei diplomi indicati online, insieme al riassunto stampato e firmato della domanda presentata. Il rimborso previsto dal contratto di stage è aggiornato ogni anno. Per il 2015 ammonta a 1.223,26 euro netti, in quanto non soggetti a tassazione europea. Sta al tirocinante dare conto della borsa ricevuta nella propria denuncia dei redditi a livello nazionale. Alla copertura standard, il Parlamento aggiunge inoltre un rimborso per il viaggio andata/ritorno, in base al chilometraggio (130 euro circa per mille chilometri), oltre al rimborso per le missioni in altre sedi del Parlamento, con una base di 65 euro (nel caso non si pernotti fuori) e di 180 euro nel caso di una missione di almeno 24 ore. Agli stagisti sposati o con figli è concesso inoltre un ulteriore contributo di circa 240 euro al mese. Regole quasi del tutto simili anche per le persone con disabilità, cui il Parlamento destina un numero riservato di posti (circa una decina per tornata) «come misura di azione positiva volta a favorire l’integrazione delle persone disabili sul luogo di lavoro». Più elastici i requisiti: è sufficiente anche un diploma non universitario. Il tempo per compilare online la candidatura sale a 90 minuti, ma c’è anche la possibilità di richiedere il modulo in altri formati. Il rimborso standard, inoltre, può essere incrementato fino alla metà - dunque fino a 600 euro - per coprire spese imputabili alla disabilità, a fronte di una certificazione opportuna delle esigenze. Sede unica, invece, nel Granducato di Lussemburgo, per i tirocini riservati ai traduttori, con una media di circa 40 posti in ognuno dei quattro trimestri di stage. Tra i requisiti, la conoscenza di altre due lingue ufficiali europee, anche se la laurea in lingue non è un titolo discriminante. Simile l’ammontare della borsa prevista per i traduttori (nel 2014 ammontava a 1.223,26 euro), così come il rimborso extra per le spese di viaggio e per il sostegno familiare, in caso di coniuge o figli a carico. Anche la candidatura segue le stesse modalità di presentazione online, con il limite dei 30 minuti da rispettare. Meglio dunque farsi trovare preparati, scrivendo in anticipo motivazioni ed esperienze professionali. Per tutti, in ogni caso, vale la regola indicata nei documenti ufficiali: il tirocinio non dà diritto né modo di accedere ad un posto di lavoro al Parlamento.  Lì si apre il mondo dei test Epso. Ma questa è tutta un’altra storia.Maura Bertanzon 

Premi di laurea, i bandi in scadenza: 25mila euro complessivi in palio

Mentre si svolgono le ultime sedute di laurea dello scorso anno accademico, chi ha vissuto l'emozione dell'ultima prova universitaria o si accinge a farlo può dare un'occhiata ai diversi bandi ad hoc in scadenza nelle prossime settimane, che premiano i più diversi ambiti di studio - anche inusuali. Intanto, un bando last minute, che scade domani. Lo Smi, organo di rappresentanza delle industrie italiane del settore tessile e moda propone la quinta edizione del bando "Alfredo Canessa", vicepresidente della federazione prematuramente scomparso. Con 1500 euro verrà premiato il migliore lavoro di tesi specialistica o magistrale, oppure di dottorato, che tra il primo aprile 2014 e il 30 marzo 2015 abbia discusso di proprietà intellettuale, lotta alla contraffazione e made in Italy. Modulo di domanda e allegati (copia cartacea e digitale della tesi, più certificato storico vidimato dall'ateneo) devono pervenire, anche a mano, entro domani, 15 aprile, presso la sede dello Smi, a Milano.Scade invece giovedì 30 aprile il premio "Scudo d'oro", promosso dal centro studi araldici di Arcisate (Varese), che offre mille euro netti per la migliore tesi sulla disciplina che studia gli stemmi, purché discussa negli anni solari 2013 e 2014. La candidatura è composta da: cv, copia del certificato di laurea, copia cartacea e digitale dell'elaborato, abstract, lettera di presentazione del relatore in busta chiusa, copia documento e copia del bando (una pagina) firmata per accettazione. Il tutto deve pervenire entro fine mese al centro, a mano o per posta. A fine gennaio 2016 la commissione annuncerà il vincitore, che sarà premiato in una cerimonia pubblica entro il giugno seguente.Sempre in tema di discipline di nicchia, l'Accademia italiana di studi numismatici di Bari indice poi la seconda edizione del premio intitolato alla memoria del presidente onorario Mario Traina, riservato ai laureati italiani che negli anni accademici 2011/2012 a quello in corso abbiano approfondito in maniera scientifica e innovativa un tema legato allo studio delle monete di qualunque epoca, dal mondo classico a quello contemporaneo, ottenendo un voto di almeno 90/110. Per candidarsi bisogna comporre una domanda in carta libera indicando generalità e contatti, allegando una lettera di accompagnamento del relatore (che indichi anche il voto di laurea) e una copia cartacea della tesi. Il tutto va spedito per raccomandata A/R all'accademia. In palio ci sono cinque premi: mille euro al primo classificato, 750 e 500 euro rispettivamente al secondo e terzo, e due menzioni speciali da 500 euro l'una, che saranno assegnati ufficialmente a fine settembre a Taormina, in occasione del XV congresso internazionale di numismatica.C'è tempo invece fino a giovedì 7 maggio per partecipare al premio che la fondazione modenese "Filippo Marazzi" indice insieme all'università di Modena e Reggio Emilia in memoria del noto imprenditore della ceramica: una somma di 5mila euro lordi e due di 2mila euro lordi ciascuna (cumulabili con altre borse) per autori e autrici di tesi magistrali, o a ciclo unico, sul tema "Internazionalizzazione e made In Italy". Ammesse quelle discusse nell’anno accademico 2013/2014 (entro il prossimo 30 aprile) con una votazione di almeno 105/110. La domanda, da presentare presso la direzione servizi studenti dell’università - a mano previo appuntamento, o per raccomandata A/R o posta celere indirizzata al Magnifico rettore - deve pervenire entro le ore 13 del 7 maggio (non fa fede il timbro postale), insieme a certificato di laurea (o, se ancora non disponibile, certificato storico), tesi di laurea su cd e abstract. Scade poi il 15 maggio un premio riservato ai laureati con disabilità dell'università di Siena, intitolato alla memoria dell'ex studentessa e dipendente del Laboratorio per l'accessibilità universale Erica Angelini. Due gli importi a bando, di 1500 euro ciascuno, uno per il migliore elaborato di area scientifica e uno per il suo corrispettivo di area umanistica, triennali o  biennali e con tema libero. I candidati devono aver concluso gli studi tra la prima sessione utile dell'anno accademico 2011/2012 e fine aprile prossimo. La candidatura si compone di modulo, copia della tesi (preferibilmente cartacea) e copia di un certificato che attesti una disabilità pari almeno al 66%. Il tutto deve essere spedito per raccomandata A/R entro il 15 maggio (fa fede il timbro) alla sede legale dell'ateneo o consegnata a mano all'ufficio Diritto allo studio (in via Bandini 25 a Siena). Il premio verrà consegnato a luglio, in coincidenza con il compleanno di Erica Angelini, in una cerimonia organizzata dall'ufficio accoglienza disabili.Infine, l'Acat - Associazione cristiana per l'abolizione della tortura assegna due premi da 3500 lordi ciascuno alle due migliori tesi dell'anno accademico 2013-2014, di qualsiasi facoltà, dedicate rispettivamente al tema della pena di morte e a quello della tortura, e alle strategie per combatterle. Per partecipare è necessario inviare all'associazione romana entro il 31 maggio (fa fede il timbro): modulo di domanda, una copia cartacea e una digitale della tesi, un abstract, una copia vidimata dall'ateneo del certificato di laurea e una lettera di accompagnamento a firma dal relatore della tesi. La premiazione è prevista nel corso di una cerimonia pubblica che si terrà a Roma a metà dicembre, in concomitanza con la Giornata mondiale dei diritti umani. Annalisa Di Palo

Da bruco a farfalla, da una startup il kit per salvare la biodiversità

Un battito colorato, moltiplicato per duecento. Una nuvola di ali di farfalla ad avvolgere invitati e sposi nel loro giorno più bello. Effetti speciali, ma non artificiali: negli Stati Uniti i rilasci di farfalle per matrimoni ed eventi sono una moda. In Italia lo stanno diventando. C’è chi è riuscito a farne un business. Basta essere biologi, avere la passione per gli insetti. E la percezione di qualcosa che ancora mancava sul mercato: così Emanuele Rigato e Pier Paolo Poli si sono inventati Smart Bugs. Ufficialmente, una società semplice agricola a Ponzano Veneto, poco fuori Treviso; di fatto una start up per l’allevamento di insetti. Farfalle, certo, ma anche bachi da seta e larve di mosche, ottime esche per l’alimentazione di rettili e altri animali. La passione per gli insetti nasce da Emanuele, 26 anni, biologo evoluzionista e neolaureato. È stato lui a convincere Pier Paolo, amico d’infanzia e biologo marino, a lasciare un impiego a tempo indeterminato - ottenuto a nemmeno trent'anni! - nel controllo qualità della filiera ittica, per un’avventura da pionieri: oltre alle farfalle, allevano bachi da seta, non con il classico gelso ma con un mangime innovativo e autoprodotto. «Non c’è mai la certezza che quanto in commercio sia sicuro per gli insetti: viviamo in una società che non li ama. Gli insetticidi sono dappertutto, per la nostra salute, a scapito della loro. Per questo coltiviamo da noi le piante che diventano mangime. Ci vuole più tempo. È un processo più artigianale. Ma siamo sicuri del risultato», spiega Poli. Un anno fa, a marzo 2014, la nascita della società: «Prima di arrivarci, c’è stato un anno e mezzo di studi e tentativi, spesso andati male». Che fosse un salto nel buio, Poli e Rigato lo avevano capito vedendo l'estrema difficoltà nel trovare altri soci disponibili a crederci. Tutti volevano già prospettive concrete, proiezioni sui risultati. Difficile però tracciare un quadro a priori. Con i propri risparmi e i prestiti di qualche conoscente, i due biologi sono arrivati al capitale iniziale: 50mila euro, per una società semplice agricola, «anche se l’Inps, dopo un anno, non sa ancora come inquadrarci». Dalla Regione del Veneto, un contributo di 30mila euro come primo insediamento agricolo, tramite l’Agenzia per i pagamenti in agricoltura Avepa, usati per ristrutturare un laboratorio di 300 metri quadri e approntare gli impianti di riscaldamento e ricircolo d’aria necessari per allevare gli insetti. Molto se ne va nell’affitto del laboratorio stesso, 850 euro al mese, nonché in bollette, variabili tra i 500 e i mille euro a bimestre, a seconda della stagione, e in spese fisse (cancelleria, internet, commercialista) intorno ai duemila euro mensili. «Nel prevedere le spese per affitto e corrente siamo stati precisi. Ci hanno sorpreso gli alti costi fissi:  soprattutto per il commercialista ci siamo accorti di avere esigenze maggiori. Come costi totali, siamo intorno ai tremila euro al mese. Il primo bilancio non ce l’abbiamo ancora. Però siamo in pari con le spese. Ma ancora niente stipendio per noi due: il poco che ricaviamo lo reinvestiamo nell’attività», spiega Poli. «È già un buon risultato, considerato il budget limitato di partenza». Il marketing è una terra ancora da esplorare. Un primo esperimento, però, lo hanno già fatto. Da poco è in vendita il Macakit, un kit per allevare a casa, da soli, la farfalla Macaone. Tre bruchi, una gabbietta e l’attrezzatura minima necessaria. Quanto basta per vederne almeno uno trasformarsi giorno dopo giorno in una delle farfalle europee più belle. Tra le più comuni. Ma anche tra le più fragili. Non a rischio estinzione, ma comunque una specie minacciata. Il segreto sta nel mangime. Quello che Poli e Rigato hanno messo a punto dentro Smart Bugs. «L’idea di allevarla in casa ci è venuta per sensibilizzare le persone sulla fragilità di questa specie. È molto bella e vederla crescere in tutte le sue fasi dà molta soddisfazione. Speriamo porti la gente a essere più consapevole sulla conservazione della biodiversità. A pensare, una volta in più, a quanti insetticidi usiamo nella vita di ogni giorno», spiega Pier Paolo Poli. Il kit è in vendita a 23 euro. «Niente male, per un’idea che non abbiamo pubblicizzato se non attraverso il crowdfunding». Un’operazione pubblicitaria sul sito produzionidalbasso.com, più che un vero e proprio finanziamento. Il ricavato non ha sfiorato neanche i mille euro sui 15mila investiti per sviluppare il progetto. Ma la voce si è sparsa. I due soci hanno potuto testare l’interesse della gente prima di iniziare le vendite. In pochi giorni hanno ricevuto già 50 ordini sul loro sito. Ora sperano di arrivare anche sugli scaffali dei negozi. I bachi, poi, non servono però per ricavarne filato prezioso, ma come cibo vivo per rettili. Stesso destino per le larve di mosche soldato, insetti molto proteici e con ottimi valori nutrizionali: «Possono benissimo sostituire le farine di pesce prodotte magari con sardine pescate in modo intensivo in Cile, oggi alla base di molti mangimi», spiega Poli. Una filiera più corta e forse anche più sostenibile. La visione dei due biologi sarà pure all’insegna del rispetto per l’ambiente, ma non senza dimenticare un certo disincanto: «Nessuno o quasi in Italia aveva mai pensato a come valorizzare gli insetti in modo multi sfaccettato, a livello industriale», riflette Poli. L’idea sembra funzionare. Tanto che è partita anche una collaborazione con il Cra-api e con le università di Padova e di Milano per studiare l’utilizzo delle larve per lo smaltimento dei rifiuti organici. Il Comune di Treviso li ha chiamati nelle scuole, per un progetto di educazione ambientale: costruire insieme agli allievi aiuole dove far crescere le farfalle. I clienti sono in tutta Italia (fotografi, ristoranti, negozi di animali), qualcuno pure in Svizzera e Germania, oltre ai contatti di wedding planner stranieri, ben più consapevoli delle tendenze internazionali.  «Negli Stati Uniti il rilascio di farfalle è un’usanza diffusa per eventi molto diversi, dai matrimoni fino ai funerali. Ecco, forse l’Italia non è ancora pronta per quest’ultima proposta. Ma il nostro obiettivo è arrivare a fornire farfalle per dieci eventi a settimana, nei sei mesi di stagionalità di questi animali, dalla primavera all’autunno. Al momento abbiamo molte richieste soprattutto per il mese di settembre». L’allevamento conta oggi milioni di larve, mezzo milione di bachi da seta e una produzione di circa tremila farfalle al mese, a seconda delle richieste di mercato: «Veder crescere le cose mi è sempre piaciuto un sacco», conclude Pier Paolo Poli. «Ma per allevare pesci ci vorrebbe un capitale stratosferico. Gli insetti, in fondo, sono molto più abbordabili». Maura Bertanzon

Garanzia Giovani, ritardi con i rimborsi agli stagisti anche in Sardegna, Marche e Basilicata: ma l'Inps non risponde

Garanzia Giovani, gli stagisti che pur avendo iniziato da mesi il percorso formativo non hanno ancora percepito alcun compenso sono più del previsto. Dopo il caso del Lazio, la Repubblica degli Stagisti  ha fatto un focus approfondendo la questione del rimborso regione per regione. Bisogna premettere che nella maggior parte dei territori i tirocini ancora non sono partiti, e dunque comprensibilmente non sussistono ancora problemi di rimborso. Là dove invece sono già in atto stage in Garanzia Giovani, la situazione è a macchia di leopardo.Nelle Marche, in Basilicata e in Sardegna la situazione è purtroppo simile a quella del Lazio, con numerosi ritardi nei rimborsi. La Repubblica degli Stagisti si è dunque rivolta all'Inps per chiedere conto delle ragioni che stanno lasciando centinaia di ragazzi senza compensi, ma due settimane di contatti email e telefonici con la Direzione centrale Entrate e con il personale dell'ufficio stampa dell'Inps, tra cui il responsabile Marco Barbieri, sembrano non essere bastati: le spiegazioni purtroppo non sono ancora arrivate. La speranza è che arrivino presto, sopratutto per rispetto ai giovani che stanno svolgendo gli stage e che per adesso addirittura ci stanno rimettendo: anticipando denaro per gli spostamenti, per il pranzo, senza ricevere l'indennità prevista. Nelle Marche i primi tirocinanti di Garanzia Giovani hanno iniziato a settembre: l'iniziativa lì prevede che ricevano 500 euro al mese, rimborsati dall’Inps ogni 2 mensilità. Ma già a gennaio centinaia di ragazzi segnalavano sui gruppi Facebook di non essere stati ancora rimborsati. All'inizio di febbraio Il consigliere regionale di Sel Massimo Binci ha depositato un’interrogazione in Consiglio regionale. Dopo due mesi è Jacopo Cesari, responsabile del Servizio orientamento lavorativo della Cgil Pesaro che ha seguito la faccenda dall’inizio, a fare il punto insieme alla Repubblica degli Stagisti: «A gennaio sono finalmente iniziati i pagamenti dei primo mese di stage, ma esclusivamente per i primi 300 tirocinanti, che hanno iniziato a ottobre 2014. Ora si dovrebbe procedere al pagamento col resto dei ragazzi, circa 2700, ma sulle tempistiche di pagamento non c'è nessuna certezza». Intanto sul gruppo Facebook Garanzia Giovani Pesaro Urbino all'inizio di aprile i ragazzi lasciano post chiedendosi quando verranno accreditati i soldi di gennaio.Anche in Sardegna i primi dei 2mila tirocini extracurriculari previsti sono stati avviati da diversi mesi, ma i tirocinanti aspettano ancora i rimborsi spese. Il regolamento sardo li chiama voucher: 470 euro lordi al mese per un periodo di 6 mesi. I voucher sono stati ripartiti su base provinciale e assegnati in base all'ordine cronologico di adesione dei giovani al programma Garanzia Giovani. Per ora sono partiti i tirocini dei partecipanti iscritti al programma fino  al 25 novembre. Anche la Sardegna ha affidato all’Inps l’erogazione del rimborso e, come nel Lazio, qualcosa non ha funzionato. Lo denunciano anche qui gli iscritti al gruppo Facebook Garanzia giovani Sardegna. La protesta è stata raccolta anche da un'interrogazione del capogruppo regionale Gianluigi Rubiu (Area Popolare). La Repubblica degli Stagisti si è messa in contatto con  lo sportello “Sardegna tirocini” che si occupa di gestire il programma a  livello regionale: «Ci scusiamo con I ragazzi che aspettano I loro voucher, immaginavamo che nei passaggi burocratici tra noi e l’Inps si sarebbero potuti verificare dei ritardi ma ci stiamo attivando per risolvere al più presto questa incresciosa situazione che riguarda centinaia di ragazzi».Anche in Basilicata i primi tirocini sono stati attivati alla fine dell’anno scorso. Ai ragazzi che usufruiscono di Garanzia Giovani spettano 450 euro mensili lordi a cui l’azienda ospitante può aggiungere ulteriori benefit. La procedura di registrazione può avvenire anche online, così come le pratiche per ottenere il rimborso, di cui si occupa l’Inps. L’erogazione dovrebbe avvenire ogni due mesi. Ma anche in questa regione si sono verificati ritardi. Alcuni sono più fortunati: per esempio un tirocinante lucano, Federico d' Innocenzo, a fine marzo sul gruppo Facebook regionale scriveva rassicurante: «Ho iniziato a metà dicembre e mi è arrivato il primo rimborso». Ma molti altri sono ancora in attesa. Purtroppo la Repubblica degli Stagisti non è riuscita a raggiungere al telefono nessuno della Direzione regionale del lavoro, ma alcuni ragazzi hanno pubblicato sul gruppo Facebook il testo di una email che la Regione ha inviato ai partecipanti a Garanzia Giovani in tirocinio il 24 marzo: «I termini potrebbero slittare dato che la Regione inoltra i dati all’Inps che direttamente eroga il contributo» si legge «Una volta inoltrate le informazioni, la Regione delega le procedure di pagamento al suddetto ente che svolge in autonomia i processi. Una volta ricevuto il primo pagamento la procedura è automatizzata e costante senza ulteriori slittamenti».Per quanto riguarda l'Umbria, il dirigente del centro dell’Impiego di Perugia Riccardo Pompili spiega alla Repubblica degli Stagisti: «Ai 1527 ragazzi a cui abbiamo finora assegnato un tirocinio spettano 500 euro lordi mensili. Anche il regolamento umbro prevede che sia l’Inps a erogare il rimborso. Stiamo comunicando ora i dati dei primi tirocinanti e probabilmente per ricevere l’indennità del primo mese si dovrà attendere, ma speriamo che una volta messa a punto la procedura digitale non si verifichino ritardi». Su Facebook una iscritta al programma, Silvia, appena dopo Pasqua ricorda che i tirocinanti vanno incontro anche a spese vive di trasporto per raggiungere il luogo dove effettueranno lo stage:«Finalmente il 7 inizio, anche se io avevo aderito perché il lavoro era a Bastia Umbra, a 15 minuti da dove abito, invece scopro ora che dovrò arrivare anche fino a Corciano: 45 minuti! Vabè, vedremo come andrà!».E al Nord? Come già riscontrato da questa testata, in Lombardia Garanzia Giovani funziona a pieno ritmo. Confermano dal Centro dell'Impiego di Milano: «Finora, in questa regione, abbiamo assegnato il tirocinio a 6.271 giovani . Dopo le prime difficoltà di coordinamento nella trasmissione dei dati all'Inps, al momento non ci risultano ritardi nei rimborsi». E' bene ricordare che in Lombardia spetta all'azienda erogare il compenso allo stagista, fissato a un minimo 400 euro lorde mensili (o 300 se vengono forniti i buoni pasto). Completata l'esperienza formativa, l'ente ospitante può richiedere il rimborso all'Inps. A riferire sulla situazione degli stage Garanzia Giovani in Piemonte è Roberta Cattoretti, funzionario della direzione lavoro della Regione: «I tirocinanti saranno rimborsati dall’Inps. A loro spetta un compenso che va da 300 a 600 euro lordi. A gennaio abbiamo assegnato i primi tirocini e a metà aprile avremo le rendicontazioni, speriamo che finora non si siano verificate situazioni di ritardo».«In Toscana Garanzia Giovani propone alcune misure già presenti dal 2013, che il programma europeo contro la disoccupazione ha potenziato» le fa eco un’impiegata del call center di  Giovanisì, sportello che in Toscana si occupa di politiche del lavoro: «Ai tirocinanti spettano almeno 500 euro mensili a cui deve provvedere l’azienda. Una volta terminata l’esperienza formativa, l’ente ospitante può chiedere all’Inps fino a 300 euro di rimborso mensile per ogni ragazzo ospitato». Regole ancora diverse disciplinano Garanzia Giovani in Emilia Romagna. Il datore di lavoro che ospita un tirocinante è tenuto a corrispondergli un'indennità di partecipazione, che deve essere di almeno 450 euro al mese. Si legge nel portale web dedicato: «Per i tirocini avviati nell'ambito di Garanzia Giovani, una parte di questa indennità (al massimo 300 euro mensili) è finanziata dalla Regione ed erogata direttamente al giovane dall'Inps. Il datore di lavoro deve corrispondere al tirocinante solo la restante quota».Per quanto riguarda il Veneto, la direzione lavoro regionale spiega alla Repubblica degli Stagisti: «Il rimborso spese dei tirocini extracurriculari, disciplinati dalla legge 1324/2013, prevede 500 euro mensili lordi per ogni tirocinante. Per quanto riguarda i tirocinanti inseriti nel programma Garanzia Giovani, spetta all’Inps l’erogazione: una prima parte arriva a metà del percorso formativo, la seconda a esperienza conclusa. Per ora non ci risultano ritardi nei rimborsi». Stessa puntualità in Valle d’Aosta; dal Dipartimento politiche del Lavoro regionale aggiungono: «Prevediamo di destinare complessivamente 1 milione e 200mila euro ai tirocini extracurriculari, misura di cui beneficeranno circa 300 giovani per il 2015. Per gli enti ospitanti prevediamo un rimborso a risultato: da 200 a 500 euro mensili, che le aziende potranno richiedere una volta superato il 50% delle presenze. Ai tirocinanti spetta invece un rimborso mensile lordo di massimo di 500 euro mensili, che aumenterà nel caso di mobilità extraregionale. Per quanto riguarda l’erogazione dei rimborsi anche noi abbiamo delegato l’Inps».Non risultano casi di ritardo nei rimborsi nemmeno in Friuli Venezia Giulia, che ha esteso le misure di Garanzia Giovani a disoccupati e persone sopra i trent'anni, e in Trentino Alto Adige. Dal Centro dell'impiego di Trento specificano: «In questa provincia hanno disciplinato i tirocini extracurriculari disponendo una retribuzione minima per il tirocinante di 70 euro a settimana erogata dall’Inps. Alle risorse di Garanzia Giovani, l’azienda può aggiungere ulteriori rimborsi e per ogni tirocinante che abbia superato il 70 % delle presenze, l’ente ospitante può richiedere un rimborso che va da 200 a 500 euro mensili, a seconda della distanza del giovane dal mondo  del lavoro.Ma nella maggior parte delle Regioni i tirocini di Garanzia Giovani non sono ancora partiti. Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Abruzzo: in tutte queste Regioni i ragazzi ancora sono in attesa di cominciare.In Sicilia, nel dettaglio, il il regolamento regionale prevede che a ogni tirocinante spettino 500 euro e che sia l’Inps a rimborsarli, ma dal centro dell’impiego di Palermo ammettono che le esperienze formative non sono ancora iniziate. Sui gruppi Facebook regionali alcuni ragazzi denunciano la diffusa disinformazione, ancor prima che i tirocini abbiano inizio: «Le aziende in cui sono stato non credono che per i primi sei mesi non dovranno rimborsarmi» scrive per esempio Eugenio. La situazione procede a rilento anche in Molise: dall’Agenzia Regionale Molise Lavoro informano che la normativa sui tirocini di Garanzia Giovani sta per uscire, per questo preferiscono non dire a quanto ammonta il rimborso per ogni tirocinante, ma confermano che sarà l‘Inps a erogarlo. In Calabria la Repubblica degli Stagisti non è riuscita a raggiungere nessuno dell’ufficio regionale preposto, ma un comunicato informa che dall'inizio di aprile è attivo un numero verde (800 10 11 40) proprio per dare informazioni su Garanzia Giovani. La normativa territoriale dispone che i tirocinanti verranno rimborsati con 400 euro lordi mensili e che sarà l’Inps a occuparsi dell’erogazione. Sul sito regionale appena dopo Pasqua è comparso un avviso per ricordare alle migliaia di ragazzi in cerca di lavoro che «Non vince la velocità, ma la qualità» e che la partenza del programma è prevista dal 7 aprile.Idem in Campania: gli operatori del numero verde creato ad hoc per Garanzia Giovani (800 463303) rispondono che tirocini non sono stati ancora attivati. Ma assicurano che ogni tirocinante sarà rimborsato un massimo di 500 euro lordi al mese e che sarà cura del soggetto ospitante, e non del tirocinante come in altre regioni, preoccuparsi di inoltrare all’Inps i documenti necessari per ottenere il rimborso. Anche in Puglia, come conferma il centro dell’Impiego di Bari, non è ancora possibile registrare casi di eventuali ritardi perché i tirocini non sono ancora partiti. Ai ragazzi spetteranno 450 euro lordi, che dovrebbero essere erogati dall’Inps ogni 2 mesi.  Tirocini non ancora partiti anche in alcune regioni del Nord: per quanto riguarda la Liguria, Piero Arganini del portale IolavoroLiguria precisa che «anche da noi sarà l’Inps ad occuparsi di erogare i rimborsi dei tirocini extracurriculari che fanno parte di Garanzia Giovani. A ogni tirocinante spetteranno 500 euro mensili che verranno rimborsati ogni 2 mesi. Ma dobbiamo ancora partire con l’assegnazione delle misure». Gli oltre 2700 tirocinanti abruzzesi di Garanzia Giovani  saranno infine più pagati d’Italia, con 600 euro netti mensili, che verranno rimborsati mensilmente dall’Inps. Per il momento le esperienze formative non sono ancora partite, ma la normativa regionale è già predisposta e dettagliata. A esperienza conclusa, le stesse aziende ospitanti potranno ricevere un rimborso in base a quale tirocinante avranno ospitato nell’azienda - se classificato come “molto distante” dal mondo del lavoro 500 euro mensili, se “mediamente distante” 300 o 400 euro, se “poco distante” 200 euro.Resta comunque da capire la ragione per la quale in Lazio, Basilicata, Sardegna e nelle Marche si stiano verificando questi ritardi, che mettono in grande difficoltà i giovani stagisti e che ovviamente contribuiscono ad aumentare la diffidenza e la delusione nei confronti dell'intera iniziativa Garanzia Giovani. La Repubblica degli Stagisti auspica che in breve arrivino risposte chiare dall'Inps, anche in nome del "nuovo corso" di trasparenza e contatto con i giovani promesso dal neopresidente Tito Boeri.

Il ministero vieta gli stage negli enti pubblici in Garanzia Giovani: «Impossibile l'inserimento lavorativo»

Niente stage negli enti pubblici all'interno del progetto Garanzia Giovani. Lo chiarisce il ministero del Lavoro in risposta alle richieste di delucidazione arrivate da alcune Regioni negli ultimi mesi. «Attraverso l'attivazione dei percorsi di tirocinio», si legge in una nota ministeriale datata 3 aprile 2015, si intende favorire «l'inserimento / reinserimento nel mondo del lavoro di giovani disoccupati e/o inoccupati» e questi tirocini devono avere uno sbocco lavorativo almeno in potenza: si deve cioè mirare, «entro sessanta giorni dalla fine del tirocinio», primariamente all'«inserimento occupazionale dei giovani che concludono con successo il percorso».Il ministero sottolinea che questa non è una posizione negoziabile, bensì una prescrizione contenuta nella «scheda descrittiva della Misura 5 del PON IOG». Cioè un principio che va rispettato, perché sta alla base dell'utilizzo dei tirocini all'interno del progetto Garanzia Giovani.La direzione per le politiche attive, i servizi per il lavoro e la formazione del Ministero del Lavoro esplicita dunque senza più dubbi che, se gli stage di Garanzia Giovani devono mirare all'inserimento lavorativo, non ha alcun senso che vengano attivati all'interno di uffici pubblici, che ovviamente al termine del percorso formativo non hanno alcun modo di assumere i giovani. Bisogna infatti partire dalla Costituzione, e in particolare dal «principio secondo cui l'accesso agli impieghi presso la P.A. debba avvenire mediante concorso» scrive il direttore generale Salvatore Pirrone [nella foto], richiamando a questo proposito l'articolo 97 che appunto prescrive, al terzo comma, che «agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso». Da questo si deduce che «gli enti pubblici locali, nazionali e transnazionali vadano esclusi dal novero dei soggetti ammessi ad ospitare i tirocini nell'ambito del Programma» Garanzia Giovani. Esclusi perché non vi è alcuna ragionevole prospettiva di assunzione post stage: «vista l'impossibilità che i periodi di tirocinio presso tali soggetti» conclude infatti Pirrone nella sua nota «consentano un successivo inserimento lavorativo».Questo pronunciamento del ministero del Lavoro blocca dunque sul nascere qualsiasi tentativo di utilizzare i fondi di Garanzia Giovani per inserire giovani senza lavoro in stage nelle pubbliche amministrazioni. Una pratica molto comune, che spesso purtroppo è stata messa in atto per coprire attraverso i tirocinanti - a costo zero o quasi - i buchi di organico. Un caso per tutti, quello degli stagisti all'interno dei Tribunali: dai neolaureati in Giurisprudenza ai cassaintegrati 50enni, negli ultimi anni migliaia di persone sono state sistematicamente usate negli uffici giudiziari per sopperire alla cronica mancanza di personale, pensando dunque non tanto ai benefici di formazione da offrire ai singoli stagisti, quanto al vantaggio per gli uffici di avere manodopera e cervellodopera in più.A questo punto però, sulla scorta di questo improtante pronunciamento del ministero del Lavoro, la questione deve essere affrontata a livello complessivo. Se per Garanzia Giovani, che vincola l'attivazione degli stage a una prospettiva almeno probabile di inserimento occupazionale, gli stage negli enti pubblici non hanno senso, come la mettiamo con gli stage di "inserimento / reinserimento lavorativo"?Già un anno fa, nel giugno del 2014, la Repubblica degli Stagisti aveva posto con forza il problema, ricordando la distinzione tra gli stage curriculari - quelli svolti durante un percorso di studi, di competenza statale perché inseriti in percorsi formali di istruzione - e gli stage extracurriculari, svolti da persone che non stanno facendo un percorso di studi, di competenza regionale. In particolare, i tirocini extracurriculari possono essere essenzialmente di due tipologie: "di formazione e orientamento" oppure di "inserimento - reinserimento lavorativo". I primi sono riservati a persone che abbiano terminato l'ultimo ciclo di studi da meno di 12 mesi; i secondi sono rivolti a tutti gli altri, purché si dichiarino inoccupati o disoccupati in cerca di impiego.L'accordo raggiunto a gennaio 2013 in sede di conferenza Stato - Regioni rispetto ai tirocini extracurriculari, poi ripreso più o meno fedelmente nelle varie normative regionali, prevede che i tirocini di formazione e orientamento possano durare al massimo 6 mesi (proroghe comprese), mentre i tirocini di inserimento - reinserimento possano avere una durata doppia, fino addirittura a un massimo di 12 mesi. Le cosiddette Linee Guida non hanno specificato se quest'ultima tipologia di stage possa o non possa essere utilizzata all'interno di enti pubblici, né lo hanno fatto le Regioni.A questo punto, vista la posizione presa pochi giorni fa dal Ministero del Lavoro, manca il passo conclusivo: e cioè mettere nero su bianco che tutti i tirocini extracurriculari di "inserimento - reinserimento lavorativo", che siano o non siano attivati all'interno del programma Garanzia Giovani, non possono essere svolti all'interno di pubbliche amministrazioni. Lasciando che siano possibili negli enti pubblici solamente i tirocini extracurriculari "di formazione e orientamento", quelli riservati a chi ha smesso di studiare da meno di un anno.Un passo certamente difficile, che impedirebbe d'ora in poi il verificarsi casi come quello dei "Precari della Giustizia" (cioè i 3mila ex cassaintegrati - disoccupati inseriti in stage per ben 5 anni all'interno dei Tribunali), o dei superstage calabresi (i 500 laureati under 35 messi per due anni in tirocinio nelle pubbliche amministrazioni della Regione, che hanno poi innescato un'aspra battaglia per essere assunti) o del progetto Work Training di nuovo della Regione Calabria, o ancora della Leva civica volontaria regionale della Lombardia. Un passo difficile, ma l'unico ragionevole.

Stage alla Nato, ottanta posizioni aperte e 800 euro di rimborso

Ancora pochi giorni, fino a martedì 14 aprile a mezzanotte, e poi scadranno i termini per candidarsi ai tirocini che la Nato offre annualmente. L'organizzazione atlantica chiama a raccolta fin dal 2004 un numero ristretto di giovani, circa 80, suddivisi in due tornate a edizione: il reclutamento avviene in primavera ma le partenze sono fissate o a marzo o a settembre dell'anno successivo, per un'esperienza di almeno sei mesi. Vale la pena tentare: il rimborso spese è di 800 euro mensili, tassati a seconda della legislazione del paese di origine (per l'Italia non sussiste obbligo di versamento sotto una certa soglia di reddito). In aggiunta è prevista la copertura delle spese di viaggio fino a Bruxelles, la sede della Nato e dunque del tirocinio, comprese quelle del rientro, fino a un massimo di 1200 euro.I requisiti per fare domanda non sono dei più stringenti: un'età superiore ai 21 anni, essere cittadino di uno Stato membro della Nato (qui lo schema dei paesi membri e quelli partner), essere uno studente universitario o laureato da meno di un anno (nel primo caso è necessario essere al terzo anno di studi o aver almeno completato il biennio), nei più vasti campi del sapere: «dal giornalismo all'economia, dalle scienze politiche, alla letteratura e all'ingegneria», si legge sul sito. Obbligatorio anche avere una conoscenza fluente di almeno una delle due lingue ufficiali della Nato, ovvero inglese e francese. Gli stagisti selezionati devono anche rispondere della propria assicurazione contro gli infortuni (l'organizzazione atlantica non ne risponde) e fornire una security clearance, documento che emana il Paese di provenienza e che la Nato deve poi approvare. Per inviare la domanda, il link è questo: sono richiesti application form, curriculum e lettera motivazionale. A tutti i candidati, che entrino o meno nella shortlist - quindi nella preselezione - viene data notizia dell'esito della candidatura. Lo stesso vale per la fase finale della selezione. Sul sito è specificato che se il security clearance arriva prima della metà di gennaio 2016, la partenza potrà essere a marzo o settembre 2016, a seconda della propria preferenza o delle esigenze della divisione di riferimento. In caso contrario, l'inizio del tirocinio slitta a settembre.  Aggiudicarsi un tirocinio alla Nato è impresa non facile ma molto ambita - specie per gli italiani, tra i più attivi nelle domande (visto che tra i criteri della selezione c'è quello del rispetto dell'equilibrio tra i Paesi di provenienza). Tra il 2012 e il 2014 il numero delle domande di partecipazione è rimasto stabile, un po' sopra le 5mila all'anno (5600 nel solo 2013), ma le candidature dei giovani italiani «dalle 1300 del 2012 e 2013, sono passate nel 2014 a 1896» fa sapere alla Repubblica degli Stagisti Yesim Yenersoy dell'ufficio del personale Nato. Un aumento del 45% dei candidati italiani nell'arco di un solo anno: segno che, con numeri sulla disoccupazione giovanile così elevati, la scelta di molti resta quella di guardare altrove. Non a caso gli italiani sono spesso in testa nelle classifiche dei tirocini internazionali. Interessante poi anche un altro aspetto: «L'età media dei tirocinanti è in salita, quest'anno i selezionati hanno in media 25-26 anni» aggiunge Yenersoy. Una riprova anche questa che la mancanza di lavoro spinge a cercare opportunità alternative, come quelle di uno stage internazionale. Per chi decide di tentare, le possibilità sono diverse: ci si può candidare per il dipartimento della Difesa, che «si concentra sullo sviluppo delle capacità militari, ad esempio nella programmazione delle armi» si legge sul sito. Oppure per il dipartimento della Sicurezza, che «risponde alle esigenze della evoluzione dell'ambiente internazionale». Questo può significare, per un intern, occuparsi di «difesa cibernetica, sicurezza energetica, terrorismo» spiega un ex sul sito della Nato.Se invece l'interesse è più marcato verso temi non militari le opzioni sono svariate: dal dipartimento della Diplomazia, dove tra i principali compiti «c'è quello di pianificare ad esempio workshop di esperti sulle conseguenze della crisi finanziaria» fa sapere un ex stagista, o ancora il dipartimento della Comunicazione, «la più grande organizzazione della Nato» assicurano sul web, «creata per dare vita a un sistema informativo tra l'organizzazione atlantica e i suoi stati membri». In generale le tipiche mansioni del tirocinante sono quelle di «assistenza nella preparazione di documenti, relazione di meeting e conferenze, ricerca, rassegna stampa, supporto alle attività amministrative», sintetizzano le faq. Chiaro è che trattandosi di un ente di massima sicurezza, da parte di chi entra nei suoi palazzi si esige «la massima discrezione riguardo a fatti e documenti di cui si venga a conoscenza durante lo stage». Il rischio è altrimenti quello «della sospensione del tirocinio», avvertono sul sito. Stagista avvisato, mezzo salvato.Ilaria Mariotti  

«Ogni giovane è un investimento»: l’Amesci international meeting dà fiducia alle nuove generazioni

Tre giorni di confronto internazionale sulle politiche giovanili: è successo a Napoli dal 24 al 26 marzo grazie all’Amesci International Meeting, in cui giovani, politici, stakeholders, giornalisti si sono incontrati per discutere attraverso le più moderne tecnologie di tematiche attualissime come università, formazione, lavoro, servizio civile universale. Un’occasione per presentare anche il progetto Mille giovani per l’Italia, annunciato dal presidente Amesci, Enrico Maria Borrelli, e il Rapporto annuale dell’associazione, alla presenza del sottosegretario al ministero del lavoro con delega alle politiche giovanili e al servizio civile, Luigi Bobba (nella foto), del deputato del Partito democratico Francesca Bonomo, degli assessori al lavoro e alle politiche sociali della regione Campania, Severino Nappi e Bianca D’Angelo, e dell’assessore alle politiche giovanili del comune di Napoli, Alessandra Clemente.Una tre giorni all’avanguardia, senza gerarchie tra i partecipanti, tutti invitati a darsi del tu per abbattere le distanze e cercare di arrivare subito ai problemi. Che sono comuni non solo tra i giovani italiani, ma anche all’estero. Tanto che all’evento erano presenti anche rappresentanti delle organizzazioni di sedici paesi stranieri che hanno preso parte all’assemblea costituente di Aim – Amesci international movement: «Un nuovo progetto associativo di politiche per i giovani in cui parleremo una lingua comune per cercare di costruire una rinnovata cittadinanza europea», ha spiegato il presidente Enrico Maria Borrelli. Il meeting, prima ancora che incontro tra giovani e istituzioni è stato anche opportunità di accedere a borse formative, visto che i partner dell’evento hanno messo a disposizione 213mila euro per 113 borse formative nei settori dell’inclusione sociale, della progettazione sociale ed europea o del business planning. Non solo opportunità, ma anche e soprattutto confronto tra giovani e adulti che è stato decisamente proficuo, con decine di proposte arrivate dai focus group – che si occupavano di cultura, università, formazione e lavoro, servizio civile universale europeo e strumenti di partecipazione – e illustrate nella giornata di chiusura mentre i politici, mischiati al pubblico, prendevano appunti per dare poi delle risposte.  Tra le proposte più interessanti arrivate dai giovani c’è innanzi tutto quella del gruppo “università” che chiede che le strutture siano accessibili ben oltre le 6 del pomeriggio - tradizionale orario di chiusura - e che nella scelta universitaria si orientino i giovani fin dalle scuole superiori. Concetto, quello dell’orientamento, condiviso dal gruppo “formazione e lavoro” che suggerisce anche una maggiore trasparenza e reperibilità delle informazioni che riguardano le opportunità di occupazione, magari istituzionalizzando degli sportelli ad hoc all’interno delle università. La circolazione delle notizie sembra essere il vero punto cruciale per i giovani che, infatti, dal focus group sugli strumenti di partecipazione chiedono una diffusione maggiore delle informazioni sui nuovi bandi di servizio civile, magari istituendo degli sportelli specializzati e più centri informa giovani sul territorio. Oltre all’istituzione dei forum dei giovani in tutte le città, così come prescrive la legge. E dopo le proposte dei giovani, la parola è passata alla politica. Il primo a intervenire è stato il sottosegretario Luigi Bobba, che ha voluto sottolineare i traguardi raggiunti da quando ha ricevuto la delega per il servizio civile: «Abbiamo cercato di dare un po’ di vita a quello che qualcuno aveva definito un malato terminale. Il servizio civile rischiava di chiudere, ma poiché crediamo in questa esperienza, io per primo che l’ho anche fatta all’epoca, abbiamo cercato più risorse». Che sono state trovate, visto che l’anno scorso hanno partecipato 15.700 giovani, contro 90mila domande di adesione, mentre «quest’anno faremo partire circa 50mila giovani, sia perché sono state implementate le risorse del servizio civile, sia perché lo si può realizzare anche grazie a Garanzia Giovani. Anche la regione Campania ha, infatti, destinato delle risorse a questa opportunità».Se quindi nelle scorse settimane grazie a questa nuova collaborazione hanno iniziato il servizio civile mille giovani, la vera notizia è che a breve, nel mese di maggio, «partirà, con il ministero dei beni culturali, un bando per 2mila giovani proprio nel settore della tutela e valorizzazione dei beni artistici, per mettere a valore il talento di quanti hanno, per esempio, studiato archeologia». E poi c’è la dimensione europea del servizio civile che il sottosegretario ricorda alla platea di giovani: «Sotto la forte spinta del presidente del consiglio abbiamo vinto un progetto con Germania, Francia e Inghilterra per realizzare un prototipo di servizio civile e creare qualcosa come l’Erasmus. Che è stata la via principale attraverso cui i giovani diventano europei ed è la traiettoria che vogliamo seguire anche per il servizio civile. Per questo cominceremo con un protocollo d’intesa con i francesi».Alla platea che applaude, Bobba inizia a questo punto a snocciolare le ambiziose prossime sfide, prima fra tutti trovare le risorse economiche per confermare il traguardo dei 100mila giovani in servizio civile nel 2017. E poi provare ad allargare la platea dei destinatari: «Ora il servizio civile seleziona verso l’alto mentre vorremmo che potesse incontrare anche i giovani più sfavoriti, che non hanno avuto occasione di studiare e hanno meno opportunità». Prima di chiudere il sottosegretario sceglie di ricordare ai giovani una frase di sant’Agostino: «La speranza ha due bei figli: la rabbia e il coraggio». Gli stessi figli che Bobba spera nascano anche dal servizio civile: «La rabbia per dare impulso a cambiare le cose e non lasciarle così come sono, e il coraggio per cominciare a cambiarle».Di fronte a un pubblico ormai "scaldato" dalle parole del sottosegretario tocca poi a Severino Nappi, assessore al lavoro e alla formazione in Campania, ritornare all’attuale tema dello scollamento tra scuola e lavoro. Problema a cui la Regione spera di metter fine attraverso la scommessa sulla Garanzia Giovani. Su cui senza mezzi termini cerca di smorzare le aspettative: «Ci hanno venduto l’idea che fosse un postificio e che solo perché partiva un programma in questo paese si sarebbero creati un milione e mezzo di posti di lavoro. Non è così. La Garanzia incrocia la domanda e l’offerta di lavoro e lo fa con strumenti particolari: dal tirocinio al servizio civile. In Campania» spiega l’assessore «abbiamo scelto di puntare anche su questo. Perciò la Regione ha stanziato 30milioni di euro, nessun altra regione ci ha creduto così tanto». L'assessore ricorda che 2700 ragazzi hanno già cominciato e c’è già un bando per altri 2700, con l’obiettivo di «far fare al servizio civile un salto ulteriore di qualità e farlo diventare luogo di anteprima per la certificazione delle competenze, dando valore economico, giuridico e sociale all’impegno dei giovani».Tra gli altri intervenuti all’evento anche Francesca Bonomo, deputata del Partito democratico, che ha raccontato ai giovani come fare rete, mettersi in relazione, sia un punto decisivo al giorno d’oggi. Ma alla richiesta, arrivata a inizio giornata, di allargare l’età di partecipazione del servizio civile fino ai 30 anni, lei 28enne prende il microfono e chiede «ma perché? Penso ai colleghi degli altri Paesi e al fatto che noi qui siamo valutati sempre come troppo giovani. Lo dicono a me che ho 28 anni, mentre in un altro Stato a questa età sono già laureati, lavorano e hanno famiglia. Non sono d’accordo sull’ampliare la platea di quelli che nel nostro Paese vengono definiti giovani. Non lo siamo. Siamo persone che hanno acquisito delle competenze e con questa capacità possiamo far parte delle istituzioni».L’Amesci international meeting si chiude con l'appoggio sempre più forte delle nuove generazioni e l'entusiasmo per i traguardi raggiunti fino ad oggi. Ma soprattutto focalizzandosi sullo scambio continuo di informazioni ed esperienze, quelle che fanno dire “io sono stato qui” come parte di una collettività ma anche con il proprio vissuto e la propria individualità. L’incrocio di tutte queste conoscenze e competenze lascia, quando le luci si spengono, le migliori sensazioni ed emozioni ai partecipanti, buttando un occhio già al prossimo appuntamento.