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Oltre 350 tirocini in consolati, ambasciate e istituti di cultura: nuovo bando Maeci-Crui aperto fino al 12 ottobre

C’è tempo fino alle 17 di venerdì 12 ottobre per candidarsi al nuovo bando Maeci-Crui, che mette in palio 357 tirocini curricolari da svolgere nel periodo compreso tra il 14 gennaio e il 12 aprile 2019 presso rappresentanze diplomatiche, uffici consolari e istituti italiani di cultura.Il precedente bando, uscito a maggio con un numero praticamente equivalente di opportunità (in quel caso 349) aveva fatto registrare ben 1.225 candidature (benché ogni candidatura sia da considerare doppia, dato l’obbligo per ciascun candidato di indicare due sedi di preferenza), di cui tuttavia solamente 355 con tutti i requisiti necessari per essere esaminate dalla Commissione; un numero, dunque, relativamente ristretto e destinato a ridursi ulteriormente a seguito delle rinunce da parte di alcuni candidati: ben 82 ragazzi hanno infatti cambiato idea all’ultimo momento, facendo così sì che i tirocini effettivamente attivati siano stati stati solamente 273.Per questo, se si hanno ben chiari i requisiti di accesso, la concorrenza potrebbe essere in fin dei conti non così spietata. La prima cosa da considerare è che questi tirocini, essendo curricolari, sono diretti solamente agli studenti universitari iscritti a uno dei 50 atenei (due in più rispetto al precedente bando, con l’ingresso dell’università di Napoli “Federico II” e di quella di Torino) aderenti all’iniziativa (l’elenco completo si trova, per comodità, in fondo alla pagina) che frequentino uno dei seguenti corsi di laurea magistrale o a ciclo unico: Giurisprudenza, Finanza, Relazioni internazionali, Scienze dell’economia, Scienze della politica, Scienze delle pubbliche amministrazioni, Scienze economiche per l’ambiente e la cultura, Scienze economico-aziendali, Scienze per la cooperazione allo sviluppo, Servizio sociale e politiche sociali, Sociologia e ricerca sociale, Studi Europei. La rosa delle lauree ammissibili si allarga (anche questo elenco si trova, per comodità, in fondo alla pagina) per le opportunità presso gli istituti italiani di cultura; qui c'è anche Lingue, non accettata invece ai fini dei tirocini in ambasciata dal momento che questo tipo di laurea non è valido ai fini dell’accesso al concorso per diplomatici.Necessari alla candidatura sono poi i seguenti requisiti: la cittadinanza italiana; non essere stati condannati o imputati in procedimenti penali; avere un’età non superiore ai 28 anni; avere acquisito almeno 60 crediti formativi universitari (cfu) nel caso delle lauree specialistiche o magistrali e almeno 230 cfu nel caso delle lauree magistrali a ciclo unico; avere una conoscenza certificata della lingua inglese a livello B2; avere riportato una media delle votazioni finali degli esami non inferiore a 27/30. Non possono candidarsi nuovamente coloro che hanno già svolto un tirocinio Maeci-Crui o che hanno rinunciato in passato al posto offerto, mentre potranno ritentare i candidati selezionati per un subentro che avessero rinunciato a suo tempo al posto offerto.Per i tirocinanti è previsto un rimborso spese «nella misura minima di 300 euro mensili», erogato dall’ateneo di appartenenza, a cui si aggiunge, in alcuni (pochi) casi, un alloggio gratuito, messo direttamente a disposizione dalla sede ospitante. Per questo bando, a fornire gratuitamente tale alloggio sono solo 16 sedi estere e precisamente le ambasciate italiane a Madrid, Riga, Addis Abeba in Etiopia, Algeri, Doha in Qatar, Herare in Zimbabwe, Il Cairo, Khartoum in Sudan, Luanda in Angola, Riad in Arabia Saudita, Tbilisi in Georgia; il consolato generale a Marsiglia; gli istituti italiani di cultura di Stoccolma, Addis Abeba, Algeri e Toronto. Tutti gli altri dovranno far fronte da soli ad alloggio e spese quotidiane: un dato da non sottovalutare, forse, al momento della scelta della meta per la quale si decide di candidarsi.Ma su quali altre basi scegliere? Per aiutare i ragazzi, indicando le mete che sembrano poter offrire più possibilità di essere selezionati, Repubblica degli Stagisti è andata a vedere le application pervenute in occasione dell’ultimo bando: al primo posto per numero di candidature si piazzano gli Stati Uniti (133), seguiti dalla Francia (84), dalla Spagna (78) e dal Belgio (63). Sono invece tra i paesi che hanno ricevuto zero o una candidatura, e che offrono quindi maggiori chances di riuscita, lo Zambia e l’Angola, mentre 2-3 candidature sono pervenute per Perù, India e Bahrein.I tirocini hanno una durata standard di tre mesi, prorogabile eventualmente di un ulteriore mese tramite l’accordo fra la sede ospitante, il tirocinante e l’università di provenienza dello studente, e comportano il riconoscimento di almeno 1 cfu per ciascun mese di attività effettiva. L’impegno richiesto è però «a tempo pieno», precisano sul bando: infatti «i tirocinanti saranno impegnati nella realizzazione di ricerche, studi, analisi ed elaborazione di dati utili all'approfondimento dei dossier trattati da ciascuna sede», nonché «coinvolti nell'organizzazione di eventi» e chiamati ad «assistere il personale del Maeci nelle attività di proiezione esterna».Per coloro che fossero interessati a candidarsi, la procedura è abbastanza semplice: basta collegarsi all’applicativo online e inserire i propri dati anagrafici, curriculum vitae e curriculum universitario, e la candidatura vera e propria, composta dall’autocertificazione della veridicità delle informazioni fornite, una lettera motivazionale di una lunghezza massima di 3mila caratteri e l’indicazione obbligatoria di due sedi, di cui una a scelta tra Ue, Norvegia, Principato di Monaco, Santa Sede, Svizzera e Usa e una al di fuori di queste. Le candidature saranno preselezionate dalle università di appartenenza, che verificheranno la presenza dei requisiti necessari, per inviare successivamente quelle ritenute idonee alla commissione Maeci-Miur-Fondazione Crui, che effettuerà la selezione vera e propria. A giochi fatti, gli atenei informeranno i vincitori del bando, i quali avranno tempo tre giorni lavorativi per accettare o rifiutare la proposta. Giada Scotto Università aderenti - Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" - Politecnico di Bari - Università degli Studi di Bergamo - Alma Mater Studiorum Università di Bologna - Università degli Studi di Brescia - Università degli Studi di Cagliari - Università degli studi di Camerino - Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli" - Università degli Studi di Catania - Università degli Studi "G. D'Annunzio" Chieti Pescara - Università degli Studi di Firenze - Università degli Studi di Genova - Università dell'Insubria - Università degli Studi di Macerata - Università degli Studi di Messina - Università degli Studi di Milano - Università degli Studi di Milano-Bicocca - Università Commerciale "Luigi Bocconi" - Università Cattolica del Sacro Cuore - Libera Università di Lingue e Comunicazione – Iulm - Università degli Studi di Napoli “Federico II” - Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" - Università degli Studi di Napoli "Parthenope" - Università degli Studi di Napoli "Suor Orsola Benincasa" - Università degli Studi di Padova - Università degli Studi di Parma - Università degli Studi di Pavia - Università degli Studi di Perugia - Università per Stranieri di Perugia - Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro" - Università di Pisa - Scuola Normale Superiore di Pisa - Scuola Superiore "S.Anna" di Studi Universitari e di Perfezionamento - Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Link Campus University - Libera Università Internazionale degli Studi Sociali "Guido Carli" - LUISS - Libera Università "Maria SS. Assunta" - LUMSA - Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" - Università degli Studi di Salerno - Università degli Studi di Sassari - Università degli Studi di Siena - Università per Stranieri di Siena - Università degli Studi di Teramo - Università degli studi di Torino - Università degli Studi di Trento - Università degli Studi di Trieste - Università degli Studi di Udine - Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" - Università Ca' Foscari di Venezia - Università degli Studi di Verona Elenco classi di laurea ammesse per candidature presso istituti italiani di cultura: - LMG/01- Giurisprudenza - LM-01 Antropologia culturale ed Etnologia - LM-02 Archeologia - LM-05 Archivistica e Biblioteconomia - LM-10 Conservazione dei beni architettonici e ambientali - LM-11 Conservazione e Restauro dei beni culturali - LM-14 Filologia moderna - LM-15 Filologia, Letterature e Storia dell’antichità - LM-16 Finanza - LM-19 Informazione e Sistemi editoriali - LM-36 Lingue e letterature dell’Asia e dell’Africa - LM-37 Lingue e letterature moderne europee e americane - LM-38 Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione internazionale - LM-39 Linguistica - LM-43 Metodologie informatiche per le discipline umanistiche - LM-45 Musicologia e beni culturali - LM-49 Progettazione e gestione dei sistemi turistici - LM-52 Relazioni internazionali - LM-56 Scienze dell’economia - LM-59 Scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità - LM-62 Scineza della politica - LM-63 Scienze delle pubbliche amministrazioni - LM-64 Scienze delle religioni - LM-65 Scienze dello spettacolo e produzione multimediale - LM-76 Scienze economiche per l’ambiente e la cultura - LM-77 Scienze economico-aziendali - LM-78 Scienze filosofiche - LM-81 Scienze per la cooperazione allo sviluppo - LM-84 Scienze storiche - LM-87 Servizio sociale e politiche sociali - LM-88 Sociologia e ricerca sociale - LM-89 Storia dell’arte - LM-90 Studi europei - LM-91 Tecniche e metodi per la società dell’informazione - LM-92 Teorie della comunicazione - LM-94 Traduzione specialistica e interpretariato - LMR/02 Conservazione e restauro dei beni culturali 

Stage day, mercoledì 10 ottobre il primo evento dell'università Liuc tutto dedicato allo stage

Mercoledì 10 ottobre l’università Liuc organizza il suo primo “Stage Day”. Un pomeriggio dedicato all’orientamento e focalizzato a far conoscere ai giovani tutto quel che c’è da sapere sullo strumento del tirocinio. «Abbiamo fortemente voluto un’iniziativa che fosse aperta a tutti, per raggiungere il più alto numero di studenti possibile» racconta Luigi Rondanini, che dal 2011 guida l’ufficio placement dell’ateneo: «Un’occasione per condividere una riflessione su un tassello fondamentale del percorso: lo stage».Mercoledì 10 si parte con una tripletta di workshop tematici molto pratici: alle 14:15 quello sul “Personal Branding” tenuto da Cristina Rapisarda di Randstad; alle 15:15 un approfondimento su “Come trarre il massimo vantaggio dallo stage e imparare il più possibile” tenuto dalla fondatrice della Repubblica degli Stagisti, la giornalista Eleonora Voltolina; e infine alle 16:15 “Il punto di vista dell’azienda sullo stage di successo” con Ilaria Cattaneo, Hr specialist di Suominen Corporation.Finita questa full immersion nei workshop, alle 17:30 è in programma l’assegnazione del Premio Meta – un acronomo che sta per “Miglior Esperienza di Tirocinio in Azienda” – in collaborazione con la Scuola di Ingegneria industriale, poi una tavola rotonda e per concludere un aperitivo “di networking”.La Liuc, aperta a Castellanza nel 1991 su iniziativa dell’unione industriali di Varese, è stata una delle prime università a dotarsi di un ufficio apposito per accompagnare i giovani nella transizione dalla formazione al mondo del lavoro: il Career Service è attivo dal lontano 1995. «In questi ventitré anni molto è cambiato nel rapporto tra gli atenei e le imprese» riflette Rondanini: «Il segnale più evidente è stato l’ampliamento delle opportunità di tirocinio» – basti pensare che la prima legge specifica sul tirocini è del 1998! – «che permettono agli studenti di entrare nel mondo del lavoro già durante il percorso di studi o appena laureati. In linea generale, il dialogo è migliorato e le aziende ci percepiscono molto di più come interlocutori importanti per raggiungere in maniera efficace i giovani».Sul portale “Stage e Carriere” del sito della Liuc, recentemente rinnovato, transitano ogni anno oltre 4mila proposte di stage e lavoro. «Le aziende possono accedere per pubblicare offerte non solo per i neolaureati, ma anche per i nostri laureati “senior”». Ci sono 6.500 aziende già convenzionate con la Liuc, ma nuove convenzioni vengono attivate continuamente: «La nostra piattaforma snellisce tempi e processi, ma non si sostituisce mai al contatto diretto dei nostri operatori con imprese e giovani».In effetti una delle caratteristiche del modus operandi del Career Service della Liuc è proprio quella di offrire un servizio personalizzato, conoscendo uno per uno gli studenti. Certo, questo è possibile soltanto grazie alle dimensioni ridotte – 2mila studenti iscritti, 550 laureati ogni anno, di cui 300 solitamente proseguono dalla triennale alla specialistica o a percorsi di master – e al fatto di avere a disposizione risorse economiche più generose. «Il primo step è il colloquio con lo studente che ci consente di valutare aspirazioni professionali e attitudini personali». Attenzione, questo colloquio è obbligatorio: è un passaggio imprescindibile dell’iter pre–laurea. «Successivamente “incrociamo” gli esiti del colloquio con i job profile forniti dalle aziende» continua Rondanini: «In sintesi, riusciamo ad essere particolarmente precisi grazie all’incontro diretto con gli studenti e questo giova anche alle aziende».E appunto, dal lato delle aziende, quali sono le competenze più importanti che cercano nei candidati? «Oltre a quelle linguistiche, ormai imprescindibili, sono quelle non strettamente tecniche. In particolare c’è grande attenzione per le soft skills, quelle competenze trasversali che descrivono l’abilità di una persona nell’interagire con le altre e con il contesto». A questo proposito, gli studenti della Liuc hanno accesso a uno specifico percorso denominato “Skills & Behaviour”, oltre ai consueti workshop organizzati ormai da quasi tutti gli uffici placement universitari su come si scrive un cv, come si affronta un colloquio di lavoro e così via. Come valore aggiunto, alla Liuc questi corsi vengono costruiti focalizzando anche «la dimensione del team working, proprio per preparare al meglio gli studenti alla vita quotidiana del mondo del lavoro». Guardando ai profili più richiesti dalle aziende «spiccano tutti quelli dell’area digital» aggiunge Rondanini: «E fatichiamo a soddisfare le richieste di ingegneri gestionali: per la loro duttilità sono richiestissimi in tutti i settori, non ne abbiamo abbastanza».Ma dal punto di vista di un ufficio stage e placement, che ogni giorno aiuta i giovani a entrare nel mondo del lavoro – come sono, questi giovani? «Freschezza di pensiero e creatività sono i loro punti di forza» risponde Rondanini: «Per questo si stanno sviluppando sempre di più iniziative come gli Innovation Olympics, promossi da IXL Center, in cui la Liuc è coinvolta: si tratta di un progetto in cui gli studenti aiutano le aziende a sviluppare progetti di innovazione strategica». Il cliché dell’azienda gerontocratica e ostile al nuovo, dove l’anzianità conta più dell'innovazione, sta per fortuna perdendo piede. «La situazione si sta complessivamente evolvendo e molte imprese, soprattutto quelle più strutturate, hanno attivato dei graduate program per l’inserimento dei neolaureati o si sono attrezzate per proporre percorsi di carriera definiti. Questo tipo di iniziative permette loro di risultare più attrattive verso i migliori talenti». L’obiettivo della Liuc con lo Stage Day di mercoledì 10 ottobre è migliorare il momento di connessione tra neolaureati e aziende. «Continueremo a rafforzare tutte le iniziative che vedono coinvolte le imprese e le università, dalla partecipazione di manager alla didattica al contributo dei recruiter per seminari e workshop» conferma Rondanini: «Ai ragazzi invece mi sento di dare un consiglio: cogliete da subito le opportunità che un career service può offrire, già durante gli studi. Non vogliamo conoscervi solo alla fine del vostro percorso, ma accompagnarvi fin dai primi anni. Perché per pensare al vostro futuro lavoro… Non è mai troppo presto!».

Tirocini curriculari, il rimborso deve esserci perché «fa parte dell'esperienza»

«Se lo stage è uno strumento per avvicinare al lavoro chi fino a quel momento ha studiato, ricevere un compenso fa parte dell'esperienza di lavoro. La persona deve ricevere tutto il “package”: quindi anche soldi per il lavoro che sta facendo». Parole sante, verrebbe da dire, pronunciate da Manuela Kron, responsabile della Comunicazione istituzionale di Nestlé Italia, azienda del circolo virtuoso della Repubblica degli Stagisti, nel suo intervento alla conferenza stampa per la presentazione della proposta di legge sui tirocini curriculari – quelli svolti  mentre si studia. Alla stesura del testo, il cui primo firmatario è il giovane deputato PD Massimo Ungaro, abbiamo attivamente collaborato anche noi della Repubblica degli Stagisti, che da anni ci battiamo per la regolamentazione degli stage curriculari. Stage curriculari che per la cronaca sono circa 200-250mila ogni anno, ma la cifra è a spanne non esistendo un monitoraggio ufficiale (e le ragioni sono spiegate in questo editoriale). Percorsi formativi per i quali non è obbligatorio erogare una indennità mensile, come la legge prevede invece per gli stage extracurriculari, e che quindi si svolgono sostanzialmente gratis a meno che l'azienda non si dimostri particolarmente generosa. Un controsenso perché – proprio come dice Kron –  ricevere un compenso «fa parte dell'esperienza». E riconosce anche un valore al tempo e all'energia che ogni giovane dedica allo stage. La proposta principale del testo di Ungaro – un passato decennale nel Regno Unito, «dove la campagna contro gli stage gratuiti va avanti da molto tempo» – è che «l'indennità sia pari almeno a 350 euro al mese». Unica eccezione sarebbero gli stage della durata di meno di un mese (160 ore), «ma sopra queste tempistiche il rimborso deve esserci, altrimenti il tirocinio diventa un veicolo di immobilismo sociale che solo alcuni possono permettersi». Tra le novità elencate da Ungaro c'è anche una diminuzione della durata massima, «limitata a tre mesi nel caso di lavori manuali, a sei in caso di mansioni di concetto», perché il «tirocinio è utile se si tratta di un'esperienza formativa, non se si trasforma in lavoro a basso costo». E ancora la nuova regolamentazione prevederebbe la comunicazione dell'avvio dello stage all'Ispettorato del lavoro in modo da consentirne la mappatura. E poi niente turni festivi o notturni per gli stagisti curriculari, divieto di sostituire lavoratori in malattia o che stanno scioperando, quote massime rispetto al numero dipendenti. «Tutte cose di buon senso» commenta Ungaro, «in un Paese che non dà ancora attenzione sufficiente ai giovani e non pensa alla giustizia intergenerazionale».Delle migliorie nel settore degli stage sono già state fatte. «Tra il 2012 e il 2014 le istituzioni sono intervenute e la vita degli stagisti è migliorata» precisa Voltolina, riferendosi in particolare alla legge-pilota della Regione Toscana del 2012, e poi all'approvazione delle linee guida sui tirocini extracurricolari nel 2013 in sede di conferenza Stato-Regioni con tutte le conseguenti normative regionali da lì discese. «Ma questo è avvenuto solo per la metà degli stagisti». Oggi ci sono dunque da una parte tirocinanti extracurriculari che godono di varie tutele e dall'altra parte «stagisti studenti che invece si devono rifare a una normativa che ha vent'anni – mi riferisco al decreto ministeriale 142/1998 – al punto che alcune prescrizioni vanno in conflitto con le normative regionali fatte per gli extracurriculari, perché la differenziazione non esiste da sempre, e certo non esisteva nel 1998». Ma serve proprio una nuova legge? Secondo Voltolina «in questo caso non si può fare altrimenti, per uscire dal paradosso della compresenza di tirocinanti di serie A e serie B, e introdurre garanzie simili». Tra l'altro, come sottolinea Valeria Cotza, responsabile Scuola e università di FutureDem, spesso i tirocinanti sono «disposti a tutto per assicurarsi un contratto dopo», esponendosi quindi al rischio di «un ricatto anche economico». I tirocini «vanno riconosciuti, e non si può solo e sempre ragionare in termini costi ma anche in diritti e tutele» rincara Chiara Gribaudo, deputata PD. Alla fine, dalla platea arriva la domanda di un ragazzo, Federico: «Non temete che così si possa ridurre il numero di aziende disposte a attivare tirocini?». Secondo Ungaro no: ciò che serve è proprio «una battaglia culturale contro ogni forma di lavoro non retribuito». D'altronde se lo stage non prevede indennità, vuol dire «quella mansione non reca valore alla azienda, quindi non dovrebbe esistere». Ma anche i numeri smentiscono questo scenario. Ricorda Voltolina che «si diceva lo stesso per gli extracurriculari nel 2011-2012, prima che venisse introdotto il rimborso obbligatorio». Eppure a oggi il numero complessivo di tirocini è aumentato. Si sono solo date «le stesse opportunità, anzi di più, con una maggiore qualità». Ilaria Mariotti 

Banca centrale europea, 50 tirocini pagati oltre 1000 euro al mese: domande fino all'8 ottobre

C'è tempo fino all'8 ottobre per candidarsi per un tirocinio presso la Direzione Generale Statistiche della Banca centrale europea, a Francoforte. «La European central bank offre circa 400 tirocini ogni anno, distribuiti fra le dodici direzioni», spiega Valentina Geneva della Direzione Generale Comunicazione «con un rimborso spese di 1.050 euro, che sale a 1.900 per gli studenti che hanno completato almeno due anni di dottorato, più un'indennità per l'alloggio».Il bando in scadenza tra una settimana mette in palio per il 2019 circa 50 posti per tirocinanti per un periodo fra i 3 e i 12 mesi. I requisiti per fare domanda sono: laurea o titolo superiore in Statistica, Economia, Matematica, Finanza, Informatica o altro campo pertinente, buone conoscenze informatiche e conoscenza operativa di MS Office (in particolare Word, Excel e Power Point), familiarità con analisi e gestione dei dati e con pacchetti software statistici o matematici e/o database relazionali, conoscenza avanzata dell'inglese e intermedia di almeno un'altra lingua dell'Unione europea.Sono poi graditi quali requisiti opzionali: conoscenza di strumenti finanziari, istituzioni e mercati e metodi statistici, nonché di statistica economica internazionale, contabilità o standard di supervisione, capacità di programmazione o familiarità con linguaggi di programmazione, anche per l'analisi dei dati, esperienza in analisi e ottimizzazione dei processi di business. E ancora, curiosità e desiderio di imparare, migliorando le proprie abilità nell'analisi di informazioni complesse, desiderio di collaborare con altri, perseguire obiettivi di team e imparare dagli altri e dai loro diversi punti di vista, e infine interesse a capire e ad anticipare i bisogni degli stakeholders e a segnalare ogni necessità di cambiamento, proponendo soluzioni alternative.Ci si può candidare compilando l'apposito form online in lingua inglese. Successivamente si potrebbe essere sottoposti a un test online, a una video intervista e, in caso di superamento della preselezione, a un colloquio tramite WebEx.Come si legge nella pagina ufficiale di presentazione dell'offerta, la Bce tende a incoraggiare le candidature femminili, per accrescere la diversità del team, che ad oggi è a predominanza maschile. La Repubblica degli Stagisti ha chiesto i dati sulle candidature agli ultimi bandi, sia per genere sia per nazionalità, ma la Direzione Comunicazione non è stata in grado di fornirli. La Banca centrale europea, istituita nel 1998 in sostituzione dell'Istituto monetario europeo, è l'istituzione incaricata dell'attuazione della politica monetaria del diciannove paesi che adottano la moneta unica e rientrano nella cosiddetta "zona euro" e della politica di vigilanza sugli enti creditizi. Vi sono impiegati circa 3.400 dipendenti. In particolare, la Direzione Generale Statistiche si occupa della raccolta e diffusione di dati microeconomici e della produzione di analisi statistiche. Essa è suddivisa in sei divisioni, che si occupano di: applicazioni e strumenti statistici, dati analitici sul credito e anagrafi, dati di vigilanza bancaria, dati su titoli e mercati finanziari, statistiche monetarie ed economiche e statistiche su estero e conti settoriali.Questi gli obiettivi fissati per il tirocinante: contribuire al lavoro di una delle divisioni della Direzione, ampliare il punto di vista interno sul lavoro concettuale, metodologico e operativo sulla statistica e la gestione dei dati in un ambiente politico, lavorare in team o individualmente – sotto la guida di un mentore – prendendo iniziativa e interagendo con i membri dello staff e in management. Inoltre ciascun tirocinante avrà la possibilità di condurre un proprio studio, che potrà presentare alla fine del periodo di formazione. Il tirocinio presso la Direzione di Statistica della Bce rappresenta una preziosa opportunità per conoscere da vicino uno degli ingranaggi centrali dell'Unione europea e per affinare le proprie competenze economico-finanziarie nonché tecniche e linguistiche. Chi è interessato a trovare uno sbocco successivo all'interno della Banca può monitorare il sito ufficiale alla sezione "Vacancies", che propone ciclicamente numerose offerte. Rossella Nocca

In Lazio trovati i fondi per prorogare gli stage nei tribunali: “Vanno avanti però da otto anni, il Ministero della Giustizia li assuma”

Un emendamento approvato in Consiglio regionale nel Lazio che garantisce un altro anno di stage per i tirocinanti della giustizia. È il risultato ottenuto dalla giunta Zingaretti che dà un po’ di fiato a quanti rischiavano di fare un tirocinio senza rimborso spese per gli ultimi mesi del 2018 e di rimanere a casa il prossimo anno.«Abbiamo stanziato 700mila euro complessivi, di cui 250mila per il 2018 e 450mila per il 2019, a valere sul programma 03 “Sostegno all’occupazione” della missione 15 “politiche per il lavoro e la formazione professionale”», spiega alla Repubblica degli stagisti Eleonora Mattia, presidente della Commissione lavoro della Regione Lazio e consigliera in quota PD. Grazie ai fondi regionali stanziati e all’emendamento approvato, quindi, i 120 tirocinanti rientranti in questo precedente provvedimento avranno la certezza di continuare il proprio lavoro fino al 31 agosto 2019 e gli uffici giudiziari potranno avvalersi di queste figure chiave per il loro funzionamento. Ma all’orizzonte si prospetta una più ampia discussione che cerchi dopo ben otto lunghi anni di trovare una soluzione.La Repubblica degli Stagisti segue il caso più ampio dei tirocinanti della giustizia – che riguarda tutte le regioni italiane - ormai da anni e ha sempre avanzato la necessità di trovare un modo per includere questi falsi tirocinanti, lavoratori a tutti gli effetti, in contratti veri, che abbiano anche una vera copertura previdenziale e che non siano la reiterazione continua, per di più contra legem, di uno stage. «È naturale che questa non può essere la soluzione a una questione che da otto anni non viene affrontata come avrebbe dovuto» ammette Mattia: «Purtroppo gli uffici giudiziari dipendono dal Ministero della giustizia e non può essere certo la Regione ad assumere chi lavora lì dentro. Noi, però, con l’emendamento approvato in Consiglio regionale, abbiamo voluto garantire ancora per un anno il rinnovo del tirocinio». Un’approvazione possibile grazie a tutte le forze politiche che hanno «sostenuto quella che oggi era l’unica strada possibile per salvaguardare tante donne e uomini che operano all’interno degli uffici giudiziari». In realtà il sindacato Fp Cgil a fine luglio, durante un’audizione in commissione lavoro, aveva chiesto garanzie per la prosecuzione del tirocinio fino a fine anno, ma una soluzione diversa per l’impiego di questi tirocinanti per il 2019. Avanzando anche delle proposte: come quella di «impiegare i lavoratori per altro genere di progetti nelle amministrazioni che gestiscono servizi relativi al “verde pubblico” o alla “valorizzazione dei beni culturali archeologici e ambientali” diffusi sul territorio del Lazio, anche con contratti di lavoro in somministrazione o a tempo determinato a orario ridotto»; o quella di utilizzare i tirocinanti che ormai si possono definire “operatori amministrativi” «come una sorta di “task force” per intervenire sui servizi offerti dalla regione o dove si registrano urgenti interventi improcrastinabili»; oltre a quella di prevedere attraverso il Ministero della giustizia «un progetto che coinvolga le stesse regioni e sia finalizzato all’efficientamento degli uffici giudiziari di tutto il territorio nazionale, così da dare una prospettiva occupazionale al bacino dei tirocinanti».La Fp Cgil, in pratica, chiedeva di non disperdere un patrimonio di conoscenze e competenze acquisite negli anni e di uscire dal sistema dei tirocini reiterati per tutti i tirocinanti, quelli impegnati in progetti regionali di tutta Italia e quelli inseriti nell’Ufficio per il processo. Una richiesta in parte acquisita dalla presidente della Commissione regionale lavoro del Lazio. L’obiettivo dichiarato da Eleonora Mattia, infatti, è quello di arrivare quanto prima a una stabilizzazione di questi lavoratori. «Dopo otto anni in cui l’errore è stato quello di non occuparsi del problema, oggi l’auspicio è che, tutti insieme, si riesca a dare stabilità e prospettive a questi precari presenti in molti uffici giudiziari d’Italia». A fine luglio una interrogazione al ministro della Giustizia e a quello dell’economia, presentata alla Camera dei deputati dal piddino Claudio Mancini e ancora senza risposta, chiedeva ai ministri interrogati «quali iniziative urgenti intendano intraprendere considerata la fattuale non prorogabilità dei “percorsi di formazione” e se e quali iniziative intendano adottare per rimediare alla precarietà dei cosìdetti tirocinanti della giustizia». Il Lazio, quindi, prova ad andare avanti. E, infatti, la Commissione Lavoro ha convocato per la prossima settimana «tutti i soggetti coinvolti, dall’assessore al lavoro, alle parti sociali, a una delegazioni di tirocinanti, per avviare un percorso che ci porti a impegnare il Ministero della giustizia ad affrontare e risolvere, una volta per tutte, una situazione di precarietà e rispetto della dignità dei lavoratori».Per questo motivo si è deciso che la Commissione resterà aperta fino alla risoluzione del problema. «Ripeto, la stabilizzazione non può farla la Regione Lazio, ma il nostro impegno sarà massimo per far sì che il Ministero si faccia carico delle proprie responsabilità». Per questo motivo non sarà un unico incontro interlocutorio, ma l’inizio di un percorso «affinché l’anno di proroga che abbiamo finanziato serva a cambiare una volta per tutte lo status di questi tirocinanti».Anche perché, a parte i fondi regionali, diventa sempre più difficile finanziare questi percorsi con fondi europei: una pratica che era diventata la norma degli ultimi anni. Grazie a varie interrogazioni presentate a partire dal 2014 dall’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Laura Ferrara, sull’uso improprio dei finanziamenti europei, e di cui la Repubblica degli Stagisti aveva dato ampia notizia, è infatti partita un’indagine della Commissione che ha portato, di fatto, all’impossibilità di utilizzare questi stessi fondi. «La Commissaria all’occupazione, affari sociali e integrazione ha risposto che, in base alla normativa comunitaria, gli stati membri devono porre in essere misure contro abusi sul ricorso a contratti a tempo determinato. E questo impedisce, di fatto, di reiterare i tirocini con fondi europei».Eppure, anche all’interno dello stesso Movimento 5 Stelle non è chiaro quale sia la linea da seguire. Visto che nonostante l’alto interessamento al problema da parte dei pentastellati nella passata legislatura, ad oggi non c’è stato nessun intervento da parte del Ministro. «Sono convinta che dopo le interrogazioni, l’europarlamentare Ferrara voglia intercedere sul proprio Ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, del suo stesso partito» aggiunge Mattia «affinché dia finalmente una risposta strutturale, con stipendi adeguati, a chi ha ormai assunto ruoli e funzioni irrinunciabili all’interno degli uffici giudiziari».Nel frattempo, di fronte alla prospettiva di mandare a casa queste persone, «la Regione ha deciso di far fronte all’emergenza con fondi propri». Perché, ribadisce Mattia, ad oggi «nessuna Regione può reiterare questi tirocini con fondi europei». Per questo motivo è necessario trovare una soluzione. Che deve arrivare, però, dal ministero. Nel frattempo, in attesa che dalla nuova legislatura arrivi qualche iniziativa in tal senso, i “tirocinanti della giustizia” - di tutta Italia - continuano ad aspettare.  Marianna Lepore

Indennità, diritti e garanzie anche per gli stagisti curriculari: da oggi in Parlamento c'è una proposta di legge

Una nuova legge sui tirocini curricolari viene presentata oggi alla Camera dei deputati. Primo firmatario è Massimo Ungaro, eletto lo scorso marzo nelle fila del PD nella circoscrizione estero: un “cervello in fuga” che ha lavorato dieci anni a Londra e che ora, in Parlamento, focalizza il suo impegno sul tema dei giovani.L’aveva promesso all’evento “Best Stage”, Ungaro, che si sarebbe fatto portavoce delle istanze degli stagisti, collaborando con la Repubblica degli Stagisti per stilare una proposta di legge per aggiornare il quadro normativo degli stage curricolari, quelli svolti durante il percorso di studi. 200mila giovani - il numero preciso non esiste, la stima è nostra - che ogni anno si ritrovano a fare tirocini, spesso obbligatoriamente previsti dai piani di studi, per completare il proprio percorso formativo, e che però hanno da cinque anni molte meno tutele dei loro “colleghi” extracurricolari. Una situazione di discriminazione intollerabile, che verrebbe sanata se questa proposta di legge vedesse la luce.Nel testo di Ungaro vi sono alcune novità molto importanti. Innanzitutto uno stop pressoché definitivo agli stage gratuiti: si propone di rendere obbligatorio anche per i tirocinanti curricolari quello che già esiste per gli extracurricolari, e cioè una indennità mensile minima garantita. La cifra minima è fissata in 350 euro al mese e diventerebbe un diritto per tutti i tirocini di durata superiore alle 160 ore, cioè un mese.La seconda novità riguarda la durata massima degli stage, che scenderebbe a tre mesi per gli stage che mirano a far apprendere mansioni prevalentemente manuali o meramente esecutive e a sei mesi per gli stage per mansioni di concetto. Viene poi vietato di lasciare soli gli stagisti, «nemmeno per brevi periodi» recita il testo della proposta di legge: «il tutor o altra persona regolarmente impiegata presso il soggetto promotore deve essere sempre presente all'interno del luogo di lavoro dove lo stagista è impegnato a svolgere il tirocinio». Stop quindi agli stagisti “abbandonati” e caricati di eccessive responsabilità.Molte tutele e garanzie introdotte tra il 2012 e il 2014 dalle leggi regionali a favore dei tirocinanti extracurricolari vengono poi estese anche ai tirocinanti curricolari, come il divieto di sostituire il personale in malattia, maternità, ferie o assente per sciopero.Per la prima volta viene promossa attivamente la modalità di tirocinio part-time, molto adatta a conciliare una formazione “on the job” con gli impegni universitari: se l’impegno orario settimanale richiesto al tirocinante è abitualmente identico all’orario di lavoro standard previsto per un cosiddetto “tempo pieno”, e cioè 36-40 ore settimanali, il testo propone che «qualora lo stagista esprima la preferenza di un tirocinio part-time per un numero di ore settimanali inferiore (comunque non meno di 20), tale richiesta deve essere accolta dai soggetti promotore e ospitante».L’ultima novità è un dettaglio tecnico, da addetti ai lavori, che però ha un risvolto di enorme importanza per tutti: Ungaro propone di ripristinare, dopo 11 anni, l’obbligo di comunicare ufficialmente l’avvio dei tirocini curricolari attraverso la cosiddetta CO, comunicazione obbligatoria. Perché questo è così importante? Perché ad oggi non è possibile tracciare e mappare i tirocini curricolari: la situazione è talmente opaca che nemmeno se ne conosce il numero complessivo. Se però i tirocini curricolari rientreranno nel radar delle Comunicazioni obbligatorie, sarà possibile monitorarli e produrre ogni anno un report, similmente a quanto accade per gli extracurricolari, dando conto dell’utilizzo di questo strumento secondo parametri oggettivi e incontrovertibili.Oggi la proposta di legge viene presentata a Montecitorio, con la presenza anche della fondatrice della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina che ha collaborato attivamente alla stesura del testo. Ma ovviamente non è che l'inizio del percorso. La speranza è che i diritti degli stagisti trovino un sostegno bipartisan, e che altri deputati, appartenenti anche a schieramenti diversi dal PD, scelgano di appoggiare questa proposta e di evitare che finisca in un cassetto, permettendole di procedere nell’iter parlamentare.

A Milano nella notte dell'equinozio un grande evento per raccontare le persone comuni che illuminano l'Italia col loro impegno

C’è un’Italia silenziosa che giorno dopo giorno costruisce il futuro. Si rimbocca le maniche e lavora, idea progetti di inclusione e innovazione, non si abbatte. È un’Italia che non vuole arrendersi, che non si lascia sedurre dalle sirene del disfattismo, che sa esprimere anche in questi tempi bui un’energia bella e positiva.Stanotte - tra il 22 e il 23 settembre - cade l’equinozio d’autunno: il momento preciso in cui il Sole si trova allo zenit dell’equatore della Terra, l’istante esatto in cui termina l’estate e inizia l’autunno, uno dei due soli giorni all’anno in cui il giorno ha la stessa durata della notte. In questa notte così simbolica a Milano è stato organizzato un grande evento, la “Mappa celeste dell’Italia che c’è”, sottotitolo “100 storie che illuminano il futuro”. L’idea è di Alessandro Rosina, cinquant’anni appena compiuti, professore di Demografia e presidente dell’associazione Milano IN, che da molti anni offre lucide analisi della situazione italiana. Quest’estate Rosina, osservando con preoccupazione il clima di risentimento, paura e rassegnazione che sta avviluppando «in una logica corrosiva della divisione, dell’individuazione del nemico da combattere», ha deciso che c’era bisogno di un segnale forte. Un momento di condivisione pubblico per raccontare che non tutti si lasciano abbattere, che molti continuano a pensare il futuro come un luogo  accogliente: non solo desiderarlo vagamente, agognarlo - ma costruirlo giorno per giorno, con fatica e impegno. L’idea è «mettere insieme le realtà che già oggi “dal basso” si muovono», cioè «connettere chi nella sua azione sul territorio già oggi sperimenta concretamente che l’apertura è più feconda della chiusura». Intendendo questa apertura su tre direttrici: «temporale, spaziale e relazionale: verso il futuro, verso l’Europa e il mondo, verso l’altro».La proposta di Rosina è stata poi condivisa e perfezionata con Ivana Pais, 42enne docente di Sociologia economica nella facoltà di Economia dell'Università Cattolica ed esperta delle nuove forme di lavoro nell'economia digitale; Sergio Sorgi, 52enne vicepresidente di Progetica e esperto di welfare, che con Rosina è coautore del libro “Il futuro che (non) c’è”, sottotitolo “Costruire un domani migliore con la demografia”, uscito nel 2016; Tommaso Vitale, 44 anni, sociologo e docente alla prestigiosa SciencesPo di Parigi; e Maria Chiara Prodi, 40enne coordinatrice artistica del Teatro dell'Opéra Comique e presidente della commissione “Nuove migrazioni e nuove pratiche” del Consiglio generale per gli italiani all’estero. Quasi una coproduzione italofrancese, a pensarci bene, dato che Vitale e Prodi sono italiani ma vivono ormai da tempo a Parigi.Il risultato è una notte bianca, un appuntamento notturno per far conoscere «gli attori dell’apertura che funziona e produce valore sul territorio», e far conoscere una «idea positiva di Italia da costruire insieme, per ricominciare a prendersi individualmente e collettivamente cura del Bene Comune». Con un regalo d’eccezione: la locandina disegnata apposta per l’evento dal grandissimo fumettista Altan. L’appuntamento è per stasera in centro a Milano, a due passi dal Duomo, dalle 21:30 a notte fonda: l’Auditorium, gli spazi del Centro Culturale S.Fedele e la piazza S.Fedele accoglieranno tutti coloro che vorranno ascoltare le cento storie e dimostrare di avere voglia di accendere il futuro di una luce nuova. L’evento sarà anche in diretta streaming grazie al prezioso contributo di Elisabetta Soglio, che dirige l’unico esperimento giornalistico interamente dedicato al racconto positivo dell’Italia che funziona: “Buone Notizie - L'impresa del bene”, supplemento settimanale del Corriere della Sera che proprio in questi giorni festeggia il suo primo compleanno.Cinque minuti per ogni storia, sul palco con la scrittrice e ricercatrice Benedetta Tobagi, la giornalista fondatrice della Repubblica degli Stagisti, Eleonora Voltolina, e la giornalista di Avvenire Lucia Bellaspiga a coordinare gli interventi sul palco - che verranno intermezzati da momenti musical-teatrali a cura della Dual Band.E dopo? «Non ci sarà una vera conclusione dell’evento» spiegano gli organizzatori «perché l’intenzione è che dal tenere accesa tale notte sino all’alba possa partire un impegno comune a costruire concretamente insieme un’idea comune di Italia in grado di dar più forza e valorizzazione a ciò che oggi funziona e produce valore sul territorio. L’impegno è rimanere svegli e contribuire a dar luce a tale idea comune, rendendola un progetto concreto da realizzare  e in grado di condizionare positivamente l’offerta politica».

Un milione di euro e 75 opportunità di stage, riapre il bando della Fondazione Crc per disoccupati di ogni età

Un’opportunità per settantacinque disoccupati o inoccupati iscritti presso un centro per l’impiego e residenti nella provincia di Cuneo: è quanto offre Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo in collaborazione con una fitta rete di soggetti, che comprende numerose associazioni di categoria e partner tecnici come Adecco, Enaip, Apro e CFP Cebano Monregalese. L’iniziativa, alla seconda edizione, si chiama Opp.la, che sta per opportunità lavoro, e prevedeva una prima sessione di raccolta delle candidature nel mese di aprile per altri cinquanta disoccupati, che ora stanno svolgendo gli stage, per un totale di 125 opportunità offerte dal bando.Opp.la raccoglie l’eredità di una precedente iniziativa dal nome Esperienza lavoro e rientra in uno dei tanti ambiti in cui la Fondazione interviene, quello della promozione della solidarietà sociale, per offrire un’opportunità a persone in cerca di occupazione e rispondere a situazioni di fragilità sociale, con l’obiettivo di rilanciare, allo stesso tempo, realtà produttive della provincia di Cuneo.«La Fondazione Crc da sette anni promuove iniziative di inserimento e reinserimento lavorativo per dare risposta alle esigenze di chi è alla ricerca di lavoro attraverso il contatto diretto con le realtà produttive locali» spiega alla Repubblica degli Stagisti Giandomenico Genta, presidente della Fondazione: «Con il bando Opp.la si vuole offrire ai partecipanti l’occasione di rimettersi in gioco e confrontarsi con l’ambiente lavorativo, all’interno di contesti capaci di garantire al contempo un arricchimento di conoscenze e competenze professionali, spendibili anche per future opportunità».L'iniziativa, infatti, prevede la presa in carico delle persone, il supporto orientativo finalizzato alla strutturazione di un progetto professionale realizzabile e l’inserimento in tirocinio presso aziende del territorio. Il budget totale annuale investito da Fondazione per questo progetto ammonta a quasi un milione di euro, a copertura delle indennità di partecipazione e dei costi per i corsi della sicurezza.«La sfida della Fondazione è quella di offrire a questi soggetti un’opportunità lavorativa» conferma alla Repubblica degli stagisti Gianluca Olivero, referente della Fondazione per questa iniziativa. «Abbiamo scelto di non mettere limiti di età, quindi raccogliamo tutte le richieste dai 18 anni in su. Ma siamo consapevoli» conclude Olivero «che lo strumento del tirocinio diventa meno efficace quando il candidato ha alle spalle esperienze lavorative, magari anche da anni».Ieri, lunedì 17 settembre, è partita la seconda finestra del bando, che chiuderà il 12 ottobre. Nella scorsa edizione, quella del 2017, sono stati attivati sessanta tirocini di cui ventiquattro si sono trasformati in un contratto di lavoro a tempo determinato e due in un tempo indeterminato. Quindi più del quarantatré per cento dei tirocinanti al termine dei sei mesi di stage è stato assunto. «Nel 2017, il primo anno in cui abbiamo promosso Opp.la, sono pervenute 393 candidature» continua Olivero «A luglio 2017, in una sola giornata con le modalità dello speed-date, un colloquio rapido di dieci minuti, abbiamo permesso a novanta candidati di incontrare le settanta aziende ospitanti: così in una sola giornata si sono svolti complessivamente 310 colloqui di lavoro!».Ma come si fa a partecipare? «Gli aspiranti tirocinanti si candidano su un portale internet dove possono selezionare fino a un massimo di due opportunità». La particolarità è nel fatto che sulla scheda riassuntiva dell’opportunità offerta non compare il nominativo dell’azienda, ma solo le specifiche rispetto alla mansione e al profilo richiesto e la zona in cui è la sede. Una scelta fatta per aiutare il candidato «a verificare innanzitutto che ci sia una vicinanza territoriale rispetto alla sua residenza e alle aziende in cui viene inserito, anche per valutare anche che l’azienda sia raggiungibile con i mezzi pubblici», spiega Olivero. Agli stagisti viene riconosciuta un’indennità mensile di 550 euro a carico della Fondazione, a cui si aggiunge  il contributo dell’azienda ospitante che deve essere pari ad almeno 150 euro. L’indennità mensile totale è quindi di 700 euro (lordi) per un massimo di sei mesi, a cui si aggiungono anche i corsi per la sicurezza gestiti dalle associazioni di categoria della provincia – Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confindustria e Coldiretti – e a carico di Fondazione. L’obiettivo del progetto, suffragato dai dati delle precedenti edizioni, è quello di far proseguire la collaborazione con un successivo contratto. Una volta inviata la propria candidatura tutti i soggetti ricevono una risposta. «Lo abbiamo fortemente voluto perché sappiamo quanto è frustrante mandare una candidatura e non avere nemmeno un cenno di conferma di ricezione né una motivazione» assicura Olivero alla Repubblica degli stagisti. Se si supera la prima fase c’è poi un’intervista telefonica, un colloquio di gruppo, a cui fa seguito un altro colloquio personale e infine quello con l’azienda, a cui vengono proposti massimo cinque candidati per ogni opportunità. Tutta la fase di selezione viene gestita da Adecco, dai colloqui  al matching con le imprese che vengono, invece, identificate sul territorio della provincia di Cuneo dalle associazioni di categoria, che raccolgono le adesioni di quelle interessate ad ospitare tirocinanti.Ma anche se i risultati occupazionali – quel 43% di contratti post stage di cui sopra lo dimostra – sono notevoli, l'obiettivo primario del progetto non è tanto garantire al tirocinante un’assunzione finale nell’azienda, quanto piuttosto reintrodurre nel circuito lavorativo chi dal mercato è ormai fuori, dandogli anche forza a reagire. «Sappiamo come dopo un certo periodo di disoccupazione diventi più difficile reinserirsi nel mercato del lavoro. Mentre un’esperienza di questo tipo, anche se è solo un tirocinio, può aiutare il meccanismo di reintegro nel mondo occupazionale». Per avere un’idea del tipo di tirocini offerti si può dare un’occhiata alle opportunità presenti nella prima tornata. Il livello di scolarizzazione ricercato è medio: in alcuni tirocini sono richieste figure in possesso di laurea di tipo triennale o magistrale, ma la maggioranza richiede solo il diploma e magari la conoscenza specifica di una lingua o di un programma informatico. Si va dall’aiuto cucina all’addetto alla segreteria amministrativa, dal programmatore informatico all’addetto alla sicurezza sul lavoro, dall’aiuto tecnico all’operaio. In pratica un po’ tutti i settori, tra questi i più impiegati sono la ristorazione, il commercio, il turismo e l’attività di ufficio.Una volta finiti i tirocini alcuni continuano presso la stessa azienda con collaborazioni o contratti a tempo determinato, ma la cosa più importante sono gli effetti positivi ottenuti dallo stage, che permette di far riattivare i soggetti e magari attraverso altri canali alla fine ottenere comunque da qualche altra parte un altro lavoro.Insomma un’opportunità che cerca di far ripartire chi dal mercato del lavoro al momento si sente escluso. Ai possibili destinatari non resta, quindi, che provare a candidarsi e  con un po’ di fortuna riuscire ad essere selezionati: i tirocini correlati a questo bando prenderanno avvio nel mese di dicembre. Marianna Lepore

Mestieri del futuro, Magneti Marelli assume dodici giovani per custodire la cybersecurity aziendale

Magneti Marelli ha sviluppato un progetto speciale messo in campo per potenziare un settore del futuro, la cybersecurity, assumendo dodici giovani.La parola cybersecurity è un neologismo che unisce un prefisso dal profumo fantascientifico – “cyber”, cioè “cibernetico” – al termine inglese che significa “sicurezza” e “difesa”. «La sempre più capillare diffusione di Internet e lo spazio virtuale nel quale si naviga grazie alle reti telematiche» recita l'enciclopedia Treccani «ripropongono situazioni spesso già proprie dell’esperienza umana, collocandole però in un’altra dimensione». Da qui la «necessità di trovare nuove denominazioni» che entrano nel linguaggio comune «per designare azioni, luoghi, funzioni o condizioni, anche quotidiane, che si avvalgono di tecnologie informatiche e telematiche».E la sicurezza è certamente un'azione che oggi viaggia anche – forse soprattutto! – attraverso la Rete. In particolare, Magneti Marelli ha scelto di puntare sulla “cybersecurity di prodotto”:  «I nostri prodotti» spiega Simona Chiapino, HR Manager di Electronics Venaria, una delle Linee di Business di Magneti Marelli che ha sede in Piemonte «devono garantire una solida affidabilità dal punto di vista della sicurezza, intesa come prevenzione e protezione da parte di attacchi esterni, che ne possano compromettere integrità e funzionalità». A fine 2017 è dunque emersa l'esigenza di  creare un progetto sulla cybersecurity «per rispondere velocemente ad una richiesta dei nostri clienti, sempre più sensibili a questo tema».È così partita un’azione di recruiting: Magneti Marelli ha aperto le candidature rivolgendosi a giovani con una buona infarinatura di competenze tecnico-scientifiche, nello specifico a laureati triennali o magistrali in Ingegneria elettronica, Ingegneria informatica, Fisica, Matematica e Informatica. «I candidati ricercati dovevano avere un buon background accademico nello sviluppo software» racconta Chiapino «E poi passione per tematiche di informatica, meglio ancora se proprio di cybersecurity, oltre alla conoscenza della lingua inglese e ad una predisposizione al lavoro in team».L'annuncio è stato pubblicato a metà dicembre dell'anno scorso sulla pagina “Lavora con noi” del sito aziendale e pubblicizzato attraverso una campagna di comunicazione sui principali social network e utilizzando i classici canali di matching domanda ed offerta di lavoro. «Dalla campagna social abbiamo ottenuto davvero molta visibilità» dice soddisfatta Chiapino: «Oltre 220mila impression, quasi 2mila click e circa 300 candidature». La preselezione ed il primo screening sono stati effettuati da una società esterna che ha supportato Magneti Marelli nell’individuare una trentina di cv validi per organizzare tre assessment. Alla fine del percorso di selezione, il dipartimento Human Resources di Magneti Marelli ha individuato i dodici profili idonei: «Per la nostra valutazione abbiamo considerato il percorso di studi, eventuali tesi con focus sulla Cybersecurity, la conoscenza di base di alcune skills tecniche, come la capacità di sviluppo in C, C++ e Linux. E poi naturalmente lingua inglese e le soft skills».Ma non è stato facile trovare candidati che avessero il background richiesto: purtroppo ci sono ancora troppi pochi giovani, in Italia, che scelgono i percorsi formativi dedicati alla tecnologia e all'informatica. Il che è davvero un peccato, perché si tratta di competenze molto richieste dal mercato del lavoro di oggi e di domani, che garantiscono – come questo caso di Magneti Marelli dimostra bene – l'accesso ad opportunità di lavoro molto allettanti, con buoni inquadramenti contrattuali e buone retribuzioni. E la penuria di candidati con queste competenze è particolarmente accentuata per quanto riguarda le donne: la percentuale di ragazze che scelgono questo tipo di facoltà arriva mediamente a malapena al 15-20%.Per i dodici prescelti – undici ragazzi e una ragazza, età media 27 anni – è arrivata l'assunzione all’interno dell’area Product Development presso la sede Magneti Marelli di Venaria Reale, alle porte di Torino, con un contratto a tempo indeterminato. «Abbiamo deciso di assumerli con questo contratto per essere competitivi: ad oggi il mercato offre spesso ai neolaureati in Ingegneria contratti a tempo indeterminato» dice Manuela Gamba, che all'interno di Magneti Marelli è HR Leadership Development e Recruiment Specialist presso la business line Electronics e ha seguito passo passo il progetto di assunzione del team Cybersecurity: «È stato estremamente importante stabilire fin da subito un forte commitment verso il progetto sia da parte dell’azienda sia dei candidati».I neoassunti hanno iniziato il loro contratto di lavoro con Magneti Marelli il 20 febbraio di quest'anno. Non tutti vivevano già nel torinese: alcuni si sono trasferiti appositamente dal Lazio, dalla Sicilia, dalla Campania per poter cogliere al volo questa opportunità. Il primo step è stato quello di seguire un percorso di formazione: «Un master in Cybersecurity organizzato in collaborazione con il Corep e con la docenza del Politecnico di Torino presso la Scuola di Amministrazione Aziendale di Torino» aggiunge Gamba: «Il master è stato creato appositamente per dare ai ragazzi una formazione specifica sul tema Cybersecurity e le giornate in aula sono state intervallate da training on the job in azienda».Ora i dodici addetti alla Cybersecurity sono coinvolti in attività di sviluppo software e “penetration test” – cioè quei processi che simulano un attacco informatico, o di un hacker, per valutare la sicurezza di un sistema informatico o di una Rete. Il lavoro si preannuncia anche un po' internazionale: «Non veri e propri periodi all’estero», precisa Simona Chiapino, «ma certamente qualche trasferta presso le nostre sedi estere: è una cosa abbastanza comune per i dipendenti di Magneti Marelli». E per quanto riguarda le loro prospettive di crescita professionale? «Sono e saranno certamente seguiti e monitorati dal punto di vista formativo per consolidare ed accrescere le competenze e da quello gestionale. Per noi è molto importante curare anche la loro exposure con interlocutori e aree organizzative diverse». Un mestiere del futuro, dunque – che si preannuncia pieno di sfide.

In Sicilia è la Regione a pagare i praticanti negli studi professionali

Sembra un regalo ai professionisti siciliani – sopratutto avvocati e commercialisti: potranno approfittare di una prestazione lavorativa totalmente a costo zero da parte di laureati in tirocinio. Che verranno sì pagati, – 7.200 euro lordi per un anno – ma con soldi pubblici: fondi europei, per la precisione. Stiamo parlando dei tirocini dell’Avviso 20/2018, il programma di finanziamento della Regione Sicilia per tirocini obbligatori e non obbligatori delle professioni ordinistiche, per cui a breve si aprirà la seconda finestra che andrà avanti fino al 30 ottobre.Fin troppo facile prevedere che le candidature fioccheranno, basti vedere gli alti numeri della prima finestra per la quale sono arrivate nei mesi scorsi 3.309 domande: di queste 694 sono state poi accolte e finanziate, 92 accolte ma non finanziate per incapienza e 2.523 non ammesse.  Ora, quindi, a metà settembre i circa 2.600 rimasti fuori – più tutti gli altri interessati – potranno tentare una nuova candidatura. Nel frattempo, i quasi 700 che sono stati ammessi a breve cominceranno il proprio tirocinio, ricevendo un’indennità di partecipazione di 600 euro lordi al mese per 12 mesi.L’avviso è diretto a ingegneri, notai, avvocati, commercialisti, farmacisti, assistenti sociali, medici specialista, chimici: una platea potenziale che fa capo a quasi trenta professioni complessivamente regolate da un ordine professionale specifico.Questa seconda finestra, e la terza prevista all'inizio dell'anno prossimo (dal 7 gennaio al 15 febbraio), prevedono una novità non di poco conto. Dopo un paio di mesi di confronti tra Ordini professionali siciliani e Regione si è deciso, infatti, di inserire il mantenimento del contributo per i giovani laureati che a tirocinio in corso dovessero conseguire l’abilitazione professionale e l’iscrizione all’albo. Purché, però, non siano titolari di rapporti di lavoro subordinato o di partita Iva.Per capire il nodo della discordia bisogna partire dall’articolo 5 del primo bando, pubblicato il 7 maggio, in cui c’era tra i requisiti per partecipare per il tirocinante anche il «non essere ancora iscritto all’ordine/albo al quale il tirocinio si riferisce, né aver superato l’esame di stato per l’iscrizione allo stesso», altrimenti la presenza di anche solo uno dei due elementi determinava «l’automatica conclusione del periodo di tirocinio». Una scelta che aveva fatto alzare molte critiche in particolare dall’Ordine degli ingegneri della Sicilia che, insieme ad altri otto ordini professionali, aveva presentato ricorso al Tar per “disparità di trattamento”. Questo perché per alcune categorie, come appunto gli ingegneri, l’abilitazione e l’iscrizione all’ordine professionale non prevedono un obbligatorio periodo precedente di tirocinio e, quindi, i giovani ingegneri – come anche gli architetti e agronomi, categorie ugualmente esenti per legge dall’obbligo del praticantato – per partecipare allo stage e ricevere il rimborso spese avrebbero dovuto posticipare l’iscrizione all’ordine.Alla fine, a fine luglio presso l’Assessorato regionale del lavoro la Regione ha accolto le osservazioni sollevate e deciso di modificare parzialmente l’avviso 20, solo per la seconda e la terza finestra del bando. Per questo motivo all’articolo 3, relativo alla durata del tirocinio, è stato aggiunto, nel nuovo testo pubblicato il 7 agosto, il comma tre che precisa come «l’iscrizione all’ordine/albo per il quale il tirocinio viene finanziato o il superamento dell’esame di stato, non determina la risoluzione del tirocinio avviato che può proseguire fino alla sua conclusione purché il tirocinante non abbia partita Iva né riceva compensi per attività professionale sotto altra forma contrattuale».Le risorse che saranno messe in campo saranno uguali a quelle della prima finestra: cinque milioni di euro provenienti dal Fondo Sociale europeo 2014-2020. L’obiettivo è quello di sostenere la formazione e l’inserimento lavorativo dei giovani professionisti: destinatari del bando sono i giovani tra i 18 e i 35 anni che, nel caso delle professioni in cui è previsto il periodo di pratica professionale obbligatoria, siano regolarmente iscritti al registro dei praticanti dell’ordine di competenza, mentre in caso in cui la pratica non sia prescritta dalla legge abbiano soltanto conseguito la laurea con una votazione minima di 90/110.Il progetto è nato dalla collaborazione tra l’associazione degli enti di previdenza privati e privatizzati e l’assessorato alla famiglia e al lavoro della regione Sicilia. Ed è stato ben accolto proprio dal presidente dell’Adepp, Alberto Oliveti [nella foto], che in fase di presentazione del piano aveva dichiarato come l'obiettivo fosse «quello di entrare bene, prima e in maniera regolare nel mercato del lavoro delle professioni». Anche se qui è necessario sottolineare che finito il tirocinio/pratica il professionista non ha nessun obbligo nei confronti dei praticanti rispetto al proseguimento della collaborazione professionale, motivo per cui parlare di un’entrata “prima e in maniera regolare” nel mercato del lavoro sembra un po’ azzardato.La Sicilia non è la prima regione a siglare accordi di questo tipo. La Toscana, per esempio, già nel luglio 2012 aveva sottoscritto un accordo di collaborazione tra Regione e rappresentazioni ordinistiche per praticantato e tirocini – accordo che aveva poi portato a un primo avviso pubblico nel 2014  per tirocinanti tra i 18 e i 32 anni che non avessero un rapporto di lavoro autonomo, subordinato e parasubordinato con il soggetto ospitante. In questo caso, però, il tirocinio doveva prevedere un rimborso spese forfettario pagato dallo studio professionale ospitante pari ad almeno 500 euro mensili. La Regione, poi, rimborsava 300 euro mensili, dopo l'invio delle copie conformi dei giustificativi di pagamento allo stagista: dunque lo studio continuava ad avere obblighi e responsabilità sul fronte monetario nei confronti del tirocinante, e solo in un secondo momento riceveva parziale copertura delle spese. Il bando è stato poi riproposto nel 2016, questa volta abbassando il limite di età ai 29 anni e includendolo nel progetto Giovanisì cofinanziato dal Programma operativo regionale del Fondo sociale europeo 2014-20. Anche in questo caso il contributo era solo a «parziale copertura dell’indennità corrisposta ai praticanti dai professionisti», che doveva essere di almeno 500 euro mensili, mentre il contributo regionale che il soggetto ospitante poteva richiedere (per un massimo di 12 mesi) era di 300 euro (500 in caso di tirocinanti disabili).Finanziamenti simili anche in Campania, dove nel 2017 è stata approvata tra le misure di politica attiva quella per percorsi di tirocinio obbligatorio e non obbligatorio per l’accesso alle professioni ordinistiche, utilizzando 4 milioni di euro anche in questo caso provenienti dal Fondo Sociale europeo 2014-2020. Agevolazioni per lo svolgimento di tirocini che potranno essere usufruite fino al 2020. Anche qui, come in Sicilia, il limite di età è 35 anni ma viene riconosciuta un’indennità di partecipazione per il tirocinante per un periodo di soli sei mesi e un importo massimo di 3mila euro. Nel caso campano, com’era inizialmente per la Sicilia, tra i requisiti del tirocinante c’è quello di non avere in corso con il soggetto ospitante un contratto di lavoro ma, sopratutto, di non essere iscritto ancora all’ordine o albo al quale si riferisce il tirocinio, pena l’automatica conclusione del tirocinio. Certo in questo caso i mesi coperti da rimborso sono “solo” sei, e forse per questo motivo gli ordini professionali non hanno protestato per chiedere la modifica del requisito.Quello che sorprende in tutti i tre casi esaminati e in particolare in quello siciliano – dove ad ogni giovane professionista arriveranno oltre 7mila euro di fondi comunitari – è che le risorse europee possano essere usate per pagare i rimborsi spese di cui si sarebbero dovuti far carico i professionisti, i veri “utilizzatori finali del servizio”, potendo avere forza lavoro gratuita senza dare nulla in cambio, visto che finito il periodo di tirocinio non avranno alcun obbligo di proseguire la collaborazione professionale. Mentre per «entrare bene, prima e in maniera regolare nel mercato del lavoro» sarebbe stato opportuno introdurre dei paletti per incentivare i soggetti ospitanti a mantenere con lo stagista, al termine del tirocinio, una collaborazione professionale – magari pena la copertura di tasca propria di tutta l’indennità.Marianna Lepore