Nuove assunzioni in Rai, finisce la validità della graduatoria 2015: ci sarà un'altra selezione l'anno prossimo?

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 14 Ott 2018 in Notizie

giornalista Rai selezione

La validità della graduatoria cesserà domani, lunedì 15 ottobre; e allora oggi è tempo di analisi. La selezione coinvolse in prima battuta circa 2.600 candidati. Eccoli, allora, i numeri: duecento persone a cui è stato proposto un contratto, da alcuni rifiutato, e oltre 150 persone ad oggi assunte con contratti a tempo determinato: è questo il primo bilancio della selezione pubblica per giornalisti in Rai, bandito nel 2014 e svoltosi nell’estate 2015.

«Ci fu tanta polemica su quella selezione. Dissero: non
chiameranno nessuno. I profeti di sventura, però, hanno avuto torto perché non solo la Rai ha chiamato, ma abbiamo avuto bisogno di più persone di quelle inizialmente immaginate. Chi aprì tutte le polemiche, anche su quella che definirono la “deportazione” a Bastia Umbra per il multiple choice, ha avuto torto su tutta la linea. E oggi in Rai abbiamo più di 150 persone che devono dire grazie solo alla loro capacità di aver vinto una selezione pubblica». Con queste parole Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai, sintetizza il percorso che dal 2014 portò prima alla pubblicazione del bando, poi alla prova preselettiva a cui parteciparono circa 2.600 persone con un'età media tra i 30 e i 40 anni, fino alle ulteriori prove per stilare una graduatoria di 100 professionisti che nell’arco di tre anni sarebbero stati chiamati dalla Rai per contratti a tempo determinato.

Il bilancio sembra positivo: «Sono stati offerti contratti a termine per la gran parte in redazioni regionali, ma anche nelle altre testate come tg1, tg2, tg3, raisport» spiega Di Trapani alla Repubblica degli Stagisti. Contratti a termine proposti non da un’azienda qualsiasi, ma dalla Rai: il che significa iniziare sì un percorso di precariato ma all’interno degli accordi Rai – Usigrai, quindi di durata molto ristretta, massimo 36 mesi. Che, in aggiunta, potrebbero anche diminuire visto che «in queste settimane dovremmo discutere ulteriori modifiche derivanti dal cosidetto decreto dignità».

Le polemiche all’epoca ci furono anche per la sede di destinazione, che poteva essere qualsiasi regione. Ma anche in questo caso non c’erano tempi minimi necessari per richiedere un eventuale trasferimento. Tanto che ad oggi «abbiamo oltre un centinaio di richieste di trasferimento, che non riguardano solo concorsisti, per essere assegnati a una sede per loro più adeguata. Una richiesta legittima». Rifiutare una proposta di contratto voleva dire perdere la chance di entrare in Rai, ma questo non è successo per tutte le proposte perché alla fine si è fatta una ragionevole distinzione grazie a un accordo tra sindacati e azienda.

C’erano, infatti, due grandi fattispecie: i così detti contratti nei fatti di organico, della durata di 12 mesi, e quelli brevi legati a esigenze temporanee e contingenti. «Rifiutare un contratto di 12 mesi comportava inevitabilmente l’esclusione, come previsto da bando. Mentre le offerte per le sostituzioni ferie, di due o tre mesi, o le sostituzioni maternità, di cinque mesi, essendo contratti più brevi e spesso in sedi diverse dai luoghi di residenza, non comportavano un’esclusione». Il ragionamento dietro a questa scelta è semplice: «se devi cambiare vita lasciando un lavoro precedente e una città per un contratto nei fatti di organico di dodici mesi che ti fa entrare nei bacini previsti dagli accordi Rai-usigrai, allora quella è un’offerta solida. Se invece devi lasciare tutto e dare anche una risposta in tempi brevi per un contratto dai 2 ai 5 mesi, oggettivamente era una scelta troppo pesante per il professionista». Per questo motivo la rinuncia non comportava l’esclusione. Nessuna precedenza, però, a chi aveva figli. Perché in ogni caso si è dovuto seguire l’ordine della graduatoria. Che, come da accordi sindacali e come ribadito dal contratto di servizio, scade il 15 ottobre.

Contro questa scadenza, però, si è posto il Comitato per l’informazione pubblica, fondato da oltre 100 professionisti risultati idonei alla selezione del 2015, ma classificatisi in graduatoria tra la 201esima e la 392esima posizione. Il Comitato ha chiesto il 27 settembre al neo presidente Foa di “prorogare la graduatoria attualmente in vigore fino al suo esaurimento”. E qualche giorno dopo ha presentato un ricorso al Tar per l’accesso agli atti della selezione. «Come Usigrai abbiamo firmato un accordo che prevedeva una validità triennale della graduatoria» ripete Di Trapani. «Chi ha fondato questo comitato rivendica dei diritti ed è giusto che possano farlo. Noi siamo chiamati a fare accordi. Quello stipulato aveva una validità triennale e su quel solco ci muoveremo».

Il 15 ottobre, quindi, la graduatoria cessa di avere valore. A quel punto tutti quelli che hanno inziato a lavorare in Rai attraverso la selezione pubblica si troveranno già in un percorso di organico o in uno di precariato che li porterà all’assunzione. Saranno loro quindi a coprire le eventuali sostituzioni future e a questi si aggiungeranno anche un’altra dozzina di colleghi che avevano partecipato a una selezione interna nel 2014 tra assistenti ai programmi, programmi registi e partite iva che avano però contratti di natura non giornalistica con la Rai. «Per il resto noi auspichiamo che si faccia con urgenza una nuova selezione pubblica. Lo stiamo chiedendo da mesi» sottolinea Di Trapani, «quando ormai era chiaro il percorso e i ritmi di assunzione. Lo abbiamo sottoscritto anche nel contratto di lavoro tra Rai e Usigrai in Primavera, dove c’è un impegno a discutere una nuova selezione pubblica su richiesta del sindacato». Necessaria anche per dare l’opportunità di partecipare ai tanti nuovi professionisti che dal 2014 ad oggi hanno superato l’esame di abilitazione. Questa volta, però, l’Usigrai si augura che nel nuovo bando ci sia un maggiore aggancio territoriale, per dare a chi si candida una maggiore certezza rispetto alle ipotesi e alle opportunità eventuali di collocazione, ma anche per dare alle redazioni, specie regionali, una maggiore sicurezza di continuità di presenza in organico.

Se il sindacato, quindi, chiede una nuova selezione pubblica, ritenendo che sia questa l’unica strada irriversibile per accedere, la Rai dal canto suo non si è ancora espressa ma non sembra avere al momento preclusioni sull’argomento. Certo adesso è arrivato un nuovo gruppo dirigente e bisognerà quindi vedere qual è la loro posizione. Ma la speranza Usigrai è che si possa continuare su quella strada.

E a chi fosse scettico sulla necessità di reclutare altro personale giornalistico in un’azienda che nell’ultimo bilancio disponibile, quello del 2017, al 31 dicembre contava 1.816 giornalisti, di cui 189 a tempo determinato e 1.627 a tempo indeterminato, ci pensano i dati a dimostrare che non è così. «Quasi tutte le redazioni ci richiedono di adeguare l’organico perché manca personale. Non solo a causa dei pensionamenti, ma anche perché l’aumento della produzione richiede un adeguamento». È il caso delle redazioni regionali dove è partita la sperimentazione sul web e sui social, con la conseguenza di un importante incremento dal punto di vista della produzione «che non può essere fatto a costo zero e a parità di organico». Perché le redazioni regionali già lavorano al limite e un ulteriore produzione rischierebbe solo un abbassamento della qualità.

Una nuova selezione, quindi, per ampliare gli organici ma anche per esigenze estemporanee come le sostituzioni maternità. Senza un bacino di reperimento, infatti, «non si possono sostituire le mamme in maternità, cosa eticamente riprovevole», perciò è obbligatorio averne uno da cui attingere. «E per formarlo ho bisogno di una selezione pubblica», dice Di Trapani.

Alla vigilia dello scadere di una
graduatoria che quattro anni fa sembrava un progetto impossibile e che invece ha dato la possibilità a molti di iniziare una carriera in Rai, si rende sempre più evidente la necessità di una nuova selezione che superi le criticità che all’epoca fecero discutere e che continui la buona pratica recentemente iniziata.


 Marianna Lepore

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