Cento stagisti al Comune di Napoli, un tirocinio formativo ma senza sbocchi lavorativi (in violazione di una certa circolare...)

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 24 Ott 2018 in Notizie

Comune di Napoli Garanzia giovani stage in enti pubblici

È partito un mese fa presso il Comune di Napoli il nuovo ciclo di tirocini formativi per gli iscritti al programma Garanzia Giovani.  Centoundici napoletani con un’età media di 25 anni hanno così cominciato il loro stage che durerà sei mesi, alla presenza dell’assessore ai giovani, Alessandra Clemente, e del sindaco della città partenopea, Luigi De Magistris. Per molti una boccata di ossigeno, visto che questo tirocinio è finanziato con 384mila euro di fondi europei stanziati per la Garanzia Giovani e prevede un rimborso spese mensile di 500 euro. Una cifra importante per i partecipanti che appartengono tutti alla tanto bistrattata categoria dei neet, i giovani che non lavorano, non studiano, né sono alla ricerca attiva di un’occupazione.

«Il tirocinio offerto ha uno scopo formativo», spiega l’assessore
Clemente alla Repubblica degli Stagisti. «Ognuno ha il suo percorso individuale creato in base al proprio percorso di vita, di studi e di interesse. Ad esempio chi viene da studi tecnici è incardinato presso gli uffici della ragioneria del Comune, perché lì mette in campo un’attività formativa inerente ai propri studi. Mentre chi viene da un percorso linguistico è assegnato alla progettualità della direzione turismo e cultura del Comune che ha un percorso formativo nella sezione beni turistici della città di Napoli. Due esempi che potremmo moltiplicare per il numero di tirocini formativi partiti in questa terza edizione».

I tirocini in questione rientrano nel decreto dirigenziale 566 del 2014
della Regione Campania che approvava l’avviso pubblico destinato a datori di lavoro, sia pubblici sia privati, disponibili a ospitare tirocinanti nell’ambito della Garanzia giovani regionale. Anche il Comune di Napoli, infatti, ha aderito al programma europeo e a partire dal dicembre 2015 ha accolto circa 350 tirocinanti, impegnati per sei mesi in percorsi di formazione all’interno degli uffici comunali e nelle strutture culturali e chiese della città. Utilizzando in totale un milione di euro di fondi europei, stanziati per queste politiche, evitando come spesso capita di doverli ridare a Bruxelles perché non spesi.

L’obiettivo del tirocinio, spiega l’assessore Clemente, è quello di approfondire le competenze acquisite durante gli studi e capire meglio la strada lavorativa da intraprendere. Nessun inserimento finale, dunque, visto che si parla di “formazione”. Eppure il primissimo decreto dirigenziale della Regione Campania, il 566 del 2014,
che prevedeva «l’approvazione dell’avviso ai datori di lavoro pubblici e privati per l’adesione al programma e per l’attivazione dei percorsi di inserimento dei giovani attraverso i tirocini» parlava in realtà anche di assunzioni incentivate ex articolo 1 del decreto legge 76 del 2013.

Assunzioni che in un ente pubblico, dove si accede per concorso, non possono in questo caso avvenire
. E se la precisazione del decreto regionale non bastasse, c’è un altro documento che mostra come tali tirocini presso il Comune di Napoli siano contro legge. Si tratta della nota ministeriale del 3 aprile 2015 del ministero del Lavoro in cui si chiariva che «gli enti pubblici nazionali, locali e trasnazionali sono esclusi dal novero dei soggetti ammessi a ospitare tirocini del programma Garanzia giovani» perché lo scopo del programma è l’inserimento lavorativo, impossibile in un ente di questo tipo senza un precedente concorso pubblico. Una posizione, quella espressa nella circolare, che il ministero aveva già detto non essere negoziabile, ma una prescrizione, quindi un principio che va rispettato. E di cui invece Comune e Regione in questo caso non si preoccupano. Anzi, per l’assessore Clemente l’inserimento non è obbligatorio perché lo stage è «prettamente formativo».

Per i tirocini “comunali”, sarà però la Regione a erogare materialmente il contributo mensile agli stagisti; nell’ipotesi di ritardi nei pagamenti Clemente rivendica di essere stata già protagonista più volte di grandi battaglie verso il governo regionale per le indennità arrivate con molto ritardo. Come a dire, se dovesse ricapitare, non si tirerà indietro.

Il comune da parte sua, però, mette in campo con proprie risorse l’organizzazione di alcuni job days per favorire l’incontro tra «i ragazzi con il mondo delle attività produttive e della città. E attraverso questi colloqui applicare quello che si è imparato».

I centoundici giovani che hanno cominciato il loro percorso sono stati assegnati a due progetti: Napoli Città Giovane e Napoli Museo Aperto. Nel primo caso all’interno delle strutture del comune, nel secondo in strutture culturali o chiese della città di Napoli. Inizialmente sono stati i giovani a candidarsi per uno dei progetti,
dopo di ché la Regione ha incrociato i candidati con i profili richiesti dal Comune garantendo coerenza tra il percorso di studio e il progetto.

Dei 111 che hanno cominciato a settembre, 46 sono stati destinati a Napoli Museo Aperto, che prevede l’inserimento dei giovani all’interno delle strutture culturali e delle chiese del Comune di Napoli come “addetti all’accoglienza e all’informazione turistica”. Gli stagisti scelti sono in questo caso per lo più diplomati o laureati in lingue straniere o scienze del turismo con il compito di svolgere prima accoglienza turistica e di interagire con i turisti dando informazioni sulle strutture in cui sono inseriti. Nessun ruolo di unici custodi dei beni culturali, però – l’assessore ci tiene a precisarlo – perché per questo c’è già il personale comunale. In pratica, quindi, gli stagisti si occupano di fare prima accoglienza, di distribuire materiale informativo, ma anche di organizzare attività culturali. «L’assessorato li sprona ad essere parte attiva del progetto formativo attraverso l’elaborazione di idee progettuali che possano valorizzarne le competenze e rendere la formazione più stimolante».

Ma una volta finito il progetto, che sbocco avranno questi giovani e che iniziative metterà in campo il Comune per risolvere il grave problema della disoccupazione giovanile in città? Certo, gli stagisti potranno mettere in pratica quanto imparato, magari sfruttando i contatti avuti anche durante l’incontro con le aziende del territorio. Un po’ poco, ma un inizio per chi ad oggi non sapeva da che parte cominciare.

Quanto alle prossime iniziative, l’assessore Clemente è chiara: «Come Comune non abbiamo assi di spesa diretti per finanziare programmi destinati a questa fascia di popolazione. Possiamo usare solo i fondi europei e ci auguriamo che la Regione possa in modo sempre più attento mettere in campo una spesa pubblica intelligente che eviti questi finanziamenti tornino indietro a Bruxelles». Anche se spendere questi soldi non sempre significa dare subito una mano ai giovani, visto che proprio sulla misura Garazia Giovani l’assessore non manca di ricordare le tante criticità che in questi anni ha sempre evidenziato: «Come il ritardo nei pagamenti o il fatto che le aziende, sia pubbliche sia private, non ricevano fondi per dare una formazione reale ai ragazzi, magari per acquistare attrezzature. La formazione di qualità ha un costo e sarebbe importante che oltre al rimborso spese dato ai ragazzi si preveda per le aziende una dotazione finanziaria per organizzare una formazione di maggiore qualità».

A febbraio 2019, quando i centoundici tirocini – che già si sa non daranno alcuno sbocco lavorativo – si concluderanno, si potranno trarre le somme dei reali benefici dello stage, al di là del fattore prettamente formativo: e vedere se questi ragazzi, con la formazione ricevuta dal Comune aggiunta al curriculum, riusciranno ad essere assunti da qualche parte.


 Marianna Lepore


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