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I giovani smuovono un'Italia bloccata, Censis: primi in Europa per lavoro autonomo

Per l'occupazione giovanile i dati restano drammatici, ma per la prima volta da anni affiora qualche elemento in controtendenza. «I fenomeni positivi riscontrati sono due» spiega alla Repubblica degli Stagisti Ester Dini, responsabile della sezione lavoro del Rapporto Censis 2014, presentato oggi alla stampa. Il primo è la riscoperta delle competenze da parte delle imprese, convinte che siano la chiave di volta per uscire dalla crisi. «I loro comportamenti sono diversificati, ma per quelle che stanno affrontando la congiuntura più aggressiva, si è aperto un fabbisogno di nuovi profili che non possono che essere ricoperti dai giovani» commenta la Dini. Agenti commerciali, esperti di export, social media editor: c'è tutto un mondo di nuove skills richieste di cui «i giovani non sono spesso neppure consapevoli». Per loro che hanno tra le mani un tesoro «che deriva dall'essere cittadini globali e digitali».Attestano i dati che un'inclinazione in questo senso appartiene sia alle aziende che attuano attraverso una «logica difensiva» - si legge nel Rapporto - che «vivono una fase di ridimensionamento e per le quali la riorganizzazione rappresenta l’ultima chance di sopravvivenza». In questo caso si verificano interventi drastici sul fronte organizzativo, che prevedono non solo «tagli al personale (48,7%) e riduzione di orari (45,7%)» ma anche «riqualificazione e riconversione delle figure professionali esistenti (30,9%)». C'è poi un'altra fetta di imprese, circa l'8%, addirittura in espansione oppure quelle che «pur in fase di stazionarietà, stanno rivedendo la propria struttura organizzativa». È qui che l'occupazione torna a crescere: «Il 75% ha assunto nuove professionalità e ben il 53,7% ha dovuto acquisire competenze del tutto nuove che prima non aveva: ingegneri innanzitutto (sono le figure prescelte dal 50,2% delle imprese), da inserire nelle funzioni produttive, di ricerca e sviluppo, ma anche gestionali e di controllo; a seguire, tecnici (il 40,6% dei casi), commerciali (35,7%) e amministrativi (29,9%)». Il secondo snodo è costituto dal ritorno del lavoro autonomo, per anni «calato a picco» - commenta la ricercatrice - nonostante «l'Italia ne fosse la patria». «Un'ultimissima indagine di Eurobarometro testimonia finalmente un cambio di rotta: gli italiani sono più interessati a svolgere attività in proprio, stanno ritrovando la vocazione del far da sé». Un cambiamento che interessa soprattutto i giovani che, bombardati per anni «anche dalle ossessionanti campagne mediatiche sui dati negativi della disoccupazione e sul dilagare dei Neet», hanno capito il messaggio e deciso di rimettersi in gioco. «C’è grande voglia di darsi da fare proprio tra i ragazzi, che aspirano in più casi a creare da sé un business: il 22% ha già avviato una start up o intende seriamente farlo nei prossimi anni, e il dato europeo è perfettamente in linea, mentre quello tedesco nettamente inferiore (15%)» secondo quanto emerge dal rapporto.Un universo che, a detta del Censis, «sarebbe ancora più ampio se soltanto ci fosse un tessuto di imprese e istituzioni pronto a dare loro sostegno nell’avvio di una nuova attività: il 38%, infatti, sarebbe interessato ad avviare un proprio business, ma ritiene che sia troppo complicato, mentre in Europa tale quota scende al 22% e in Germania al 12%». Se tra i giovani sono dunque scomparsi «i giudizi di valore» sottolinea la Dini, sono stati accantonati certi schemi per cui «a un determinato tipo di istruzione deve corrispondere un tipo di lavoro: oggi può diventare miliardario un ragazzo che si inventa una app senza aver mai studiato». Ma la politica non riesce invece a assecondare le evoluzioni della società: «Deve cominciare a muoversi e smetterla di fare chiacchiere» è dunque il monito a governo e amministratori pubblici, anche perché la Youth Guarantee non basta: secondo la ricercatrice Censis «è un meccanismo totalmente bloccato che finirà per essere risolto solo dalle regioni più virtuose». Insomma, i giovani sono la vera chiave per uscire dalla crisi e fermare il crollo della disoccupazione, che ormai non riguarda solo i paesi più arretrati d'Europa: «O disoccupati tra i 15 e i 24 anni sono 710mila in Italia, 713mila nel Regno Unito, 654mila in Francia» si legge nel Rapporto. «Ai due estremi opposti si collocano la Spagna, con 837mila disoccupati, e la Germania, con soli 332mila. In Italia la quota di giovani sul totale dei disoccupati è pari al 22,7%, in Francia è del 21,5%, ma nel Regno Unito tale quota supera un terzo: 35,8%».  Se nel 2004 era occupato il 60,5% dei giovani, nel 2012 questa percentuale è piombata al 48%: sono oltre 2,6 milioni i posti di lavoro polverizzati «e il costo della perdita ammonta a oltre 142 miliardi di euro». Il riflesso si vede «nella ricchezza familiare netta delle famiglie con capofamiglia giovane che risulta pari a 106.766 euro, -25,8% rispetto al 1991» ribadisce l'analisi. Tutto il contrario per «le famiglie con capofamiglia un baby-boomer di età compresa tra 35 e 64 anni, che hanno visto un incremento del 40,5% e quelle con capofamiglia un anziano addirittura di quasi il 118%».Se dunque per il lavoro giovanile si fanno avanti alcune speranze, «il vero boomerang è quello del lavoro dei quaranta-cinquantenni» chiosa la Dini. Vero è che per le fasce sopra i 50 anni il lavoro è in ascesa: secondo i dati raccolti nel Rapporto c'è un «boom di occupati over 50 registrato dal 2011 a oggi, +19,1%, proprio in concomitanza del crollo osservato tra quanti hanno un’età inferiore: -11,5%». Ma se tra gli inattivi la grande maggioranza, «pari a circa 14 milioni, non cerca lavoro e si dichiara indisponibile a lavorare, ci sono anche quasi 700mila over 50 che si configurano come forze lavoro potenziali, persone cioè che sarebbero disponibili a lavorare a determinate condizioni» chiarisce sempre il Rapporto. «Anche questo è un segnale delle difficoltà contingenti attraversate da questa schiera di persone e del radicale mutamento di prospettive dal quale sono state investite. Rispetto al 2008, sono aumentati di ben il 33,3%». Fa capolino dunque qualche segnale di movimento. Una piccola speranza in questa Italia bloccata delle sette «giare»: quei «mondi non comunicanti» di cui ha parlato il presidente Censis Giuseppe De Rita. Mondi dove si muovono, ma senza interagire davvero tra loro, poteri sopranazionali, politica nazionale, ruoli disordinati nelle varie sedi istituzionali, minoranze vitali, «gente del quotidiano», sommerso sempre più ambiguo, e un mondo della comunicazione connotato più dal bisogno di rappresentare "l’evento" che di raccontare della realtà.Ilaria Mariotti 

Stage all'estero, opportunità in tre istituzioni europee con rimborsi da mille euro al mese

Per chi pensa all'estero per formarsi attraverso tirocini di qualità le opportunità non mancano mai. Specie nelle istituzioni europee. E in questo periodo sono almeno tre quelle che aprono le porte ai giovani europei.   Corte di giustizia europea   La prima è la Corte di Giustizia europea, l'organo che – come recita la presentazione sul sito – «ha il compito di assicurare il rispetto del diritto nell'interpretazione e nell'applicazione dei trattati». Gli stage prevedono due tornate annuali ma in pratica ci si può candidare sempre. E cioè per chi si candida entro il 30 aprile, le partenze sono fissate per il primo ottobre dello stesso anno. Quindi se si dovesse inoltrare la domanda adesso, si partirebbe a ottobre 2015. Per chi invece fa richiesta dopo, e fino al 30 settembre, l'avvio del tirocinio è il primo marzo. La durata è in ogni caso di cinque mesi. Per il rimborso buone notizie: l'importo è di 1100 euro al mese, cifra che dovrebbe assicurare la possibilità di mantenersi, almeno in parte, a Lussemburgo, la città sede della Corte (un ex stagista per esempio raccontò alla Repubblica degli Stagisti di aver pagato 650 euro per una stanza in una casa in condivisione).Quanto ai requisiti, può concorrere chi sia «in possesso di un diploma di laurea in giurisprudenza o scienze politiche (a indirizzo prevalentemente giuridico)» e abbia «una buona conoscenza della lingua francese». Questo perché le tre direzioni a cui vengono assegnati gli stagisti sono ricerca e documentazione, il servizio stampa e informazione e la direzione generale della traduzione e dell'interpretazione. Per quest'ultima si tratta di stage che durano di meno («dalle dieci alle dodici settimane») e rivolti a giovani diplomati in interpretazione di conferenza «la cui combinazione di lingue presenta un interesse per la direzione» si legge sul sito. Dove si specifica anche che le mansioni affidate comporteranno «la preparazione dei fascicoli, un lavoro di ricerca terminologica ed esercitazioni pratiche in 'cabina muta'». L'application non va inviata online ma per posta ordinaria (per le scadenze fa infatti fede il timbro postale), allegando curriculum e copie di attestati. Di curriculum alla Corte di Giustizia Ue ne arrivano a centinaia (settecento nel solo 2013), ma i posti disponibili non superano in genere le cinquanta unità all'anno.Comitato europeo delle RegioniSempre cinque mesi è la durata del tirocinio anche per il Comitato delle Regioni Ue, organo consultivo brussellese chiamato a esprimere pareri sulle politiche comunitarie che interessino regioni e città. In questo periodo sono aperte le selezioni per la sessione autunnale (le application possono essere compilate dal 30 ottobre al 31 marzo). Il tirocinio inizia il 16 settembre 2015 per finire il 15 febbraio dell'anno successivo, dunque nel 2016. Il rimborso spese è leggermente inferiore, di circa mille euro mensili, «equivalente al 25% del salario di un funzionario inquadrato come AD livello 5» chiarisce il sito. Sono inoltre accreditati 100 euro mensili in più agli stagisti sposati il cui coniuge risulti disoccupato oppure a chi ha figli.Come sempre per gli stage europei, sono accordate maggiorazioni per i disabili e per le spese di viaggio di andata e ritorno a Bruxelles (la distanza deve però superare i 50 chilometri). I requisiti di ammissione, oltre alla cittadinanza europea e alla laurea (vale qualunque facoltà) attengono soprattutto alle lingue. Deve dimostrarsi il dominio di almeno una lingua europea, mentre di una seconda basta una conoscenza «sufficiente», evidenzia il sito. La domanda va inoltrata online (redigendola in tedesco, inglese o francese). A seguire una fitta serie di passaggi che conducono all'esito finale della selezione. La verifica dei requisiti di ammissione termina infatti il 15 aprile, mentre il mese successivo si stila la classifica dei preselezionati (a cui è richiesto l'invio della documentazione ufficiale cartacea). La chiusura definitiva è il 30 giugno, e dopo questa data il risultato verrà comunicato ai candidati tramite mail (solo in caso di successo). Non esiste un numero predeterminato di selezionati, ma la media – nonostante le migliaia di richieste annuali – si aggira sui venti stage annuali.Comitato economico e sociale europeoC'è infine il Comitato economico e sociale della Ue, l'organo di consulenza dell'Unione volto a promuovere «l'integrazione» dei cittadini e a rafforzare la «legittimazione democratica» della Ue, come spiega il sito. I tirocini – che si svolgono a Bruxelles - sono messi a bando due volte all'anno e la loro durata è di cinque mesi (ce ne sono anche di trimestrali, ma si tratta di stage rivolti a neodiplomati e privi di rimborso). Per chi volesse tentare la sorte ora, le selezioni cominceranno il 3 gennaio (lo stop è a fine marzo) e lo stage si svolgerà dal 16 settembre al 16 febbraio. Come per il Comitato delle regioni, anche qui l'emolumento mensile è calcolato in base al salario dei funzionari di grado AD 5, ed è quindi pari a circa mille euro mensili (con eventuale rimborso del tragitto di andata e ritorno verso la capitale belga fino a un massimo di 400 euro mensili).Entra solo chi ha una laurea triennale, il dominio fluente di una lingua europea, e una conoscenza «sufficiente», sottolinea il regolamento, di una seconda lingua a scelta tra inglese o francese (le due lingue di lavoro del Comitato). Ancora una volta non è dato sapere con esattezza il numero dei post vacanti, variabili in base alle esigenze dei dipartimenti e del budget a disposizione. In media sono però 50 gli stagisti che varcano ogni anno la soglia del Comitato europeo, su una percentuale di candidature che arriva anche a 10mila. Superare la selezione non è dunque una passeggiata. Sarà per questo forse che – per chi è dentro - il codice comportamentale contiene regole piuttosto rigide: rispetto degli orari, poche assenze e massimo riserbo sul contenuto del proprio lavoro. Ilaria Mariotti 

Fuga dei giovani dall'Italia e auspicabile ritorno: il 19 dicembre Meetalents a Perugia

Dicembre, è tempo di MeeTalents. Torna l'appuntamento dedicato ai giovani italiani "in movimento": gli expat che hanno preso la via dell'estero, e che vivono stabilmente (chi più chi meno) in altri paesi; quelli che dopo un periodo fuori hanno fatto la scelta di rientrare in Italia; e quelli che ancora non sono partiti ma che vorrebbero farlo.Per loro l'associazione Italents - che vede tra i suoi fondatori tra gli altri anche il direttore della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina, il professor Alessandro Rosina autore del libro cult Non è un paese per giovani, e i giornalisti esperti di italiani all'estero Claudia Cucchiarato (Vivo altrove), Sergio Nava (La fuga dei talenti) e Roberto Bonzio (Italiani di Frontiera) - organizza anche quest'anno un appuntamento imperdibile. Una giornata dedicata al tema degli italiani all'estero a 360 gradi, secondo il motto "dalla fuga dei talenti alla circolazione dei talenti".Meetalents ha avuto la sua prima edizione nel dicembre del 2012 a Milano, con il patrocinio del Comune; nel 2013 poi la location prescelta è stata l'Interporto di Nola, alle porte di Napoli, con una collaborazione della Regione Campania. Quindi dopo una tappa al nord e una al sud, era tempo di centro: per questo la prossima edizione del Meetalents, la terza, verrà ospitata dalla magnifica città di Perugia, grazie alla partnership dell'Agenzia Umbria Ricerche ormai da anni attiva e proattiva sul tema dei giovani italiani (e in particolare umbri) all'estero.A partecipare al Meetalents, come di consueto, sono invitati non solo i giovani che potranno portare idee, esperienze, spunti di discussione, ma anche le istituzioni e le aziende italiane che hanno tutto l'interesse a mettersi all’ascolto dei talenti espatriati. In particolare, i giovani possono prenotare la propria partecipazione, e quelli tra loro che vivono all'estero possono anche fare richiesta (fino a esaurimento fondi) di un contributo per le spese di viaggio. Qui il link per le iscrizioni.L'appuntamento è dunque per venerdì 19 dicembre a Perugia, al Teatro della Sapienza (Centro Onaosi). La giornata prenderà avvio appena dopo pranzo con tre saluti di benvenuto dei padroni di casa: quello di Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria; poi di Claudio Carnieri, presidente dell'Agenzia Umbria Ricerche; e infine del sindaco Andrea Romizi. Subito dopo il presidente di Italents Alessandro Rosina darà il via all'apertura dei lavori insieme ad Anna Ascani dell'Agenzia Umbria Ricerche.Ad aprire le danze sarà un intervento di Roberto Bonzio, forte della sua esperienza di narratore con il progetto Italiani di Frontiera, che parlerà di "Quale Italia comunichiamo all’estero". Perché comunicare bene, creare una narrazione di quel che fanno gli italiani dentro e fuori dall'Italia, è fondamentale per elaborare e far camminare le nuove idee, farle arrivare alle orecchie delle istituzioni e delle imprese. Subito dopo, proiezione di un frammento del video “Quale Italia comunichiamo all’estero” e premiazione del concorso fotografico “L’Umbria che attrae”, che nel corso del 2014 ha coinvolto i giovani delle quinte classi delle scuole superiori umbre.La scaletta procederà poi a spron battuto con un panel dedicato alle "Proposte su circolazione, attrazione e rete dei talenti". Qui a introdurre sarà Paolo Balduzzi, docente della Cattolica attivo in iTalents, che coordinerà una serie di interventi programmati in base al lavoro fatto online, sulle proposte selezionate attraverso il sondaggio (c'è ancora tempo per partecipare, proporre temi e contribuire alla discussione!).Subito dopo si aprirà un momento di "Q&A", cioè uno spazio per domande dei partecipanti; a gestirlo sarà Gabriele Biccini, portavoce del Forum regionale dei Giovani dell'Umbria. Partirà poi lo spazio della prima tavola rotonda, intitolata "Valorizzare i talenti in tempi di crisi". Qui sono previsti gli interventi di Federica Angelantoni, amministratore delegato di Archimede Solar Energy; Patrizia Fontana, partner di Carter & Benson; Chiara Gabbi, coordinatrice di Young Issnaf – Italian Scientists and Scholars in North America Foundation;  Gabriele Galatioto del Maglificio Galassia – Pashmere; Tiziana Grassi, giornalista e direttore del Dizionario Enciclopedico “Dizionario delle Migrazioni Italiane nel Mondo”; Giovanni Paciullo, rettore dell'università per Stranieri di Perugia; Elena Stanghellini, referente Relazioni internazionali dell'università di Perugia; e Riccardo Stefanelli, in rappresentanza dell'azienda Brunello Cucinelli.Ampio spazio anche alle testimonianze di talenti umbri dall’estero: hanno già confermato la propria presenza Federico Bonotto, general manager di Faist China (la sede cinese di Faist Group, azienda del settore metalmeccanico umbro) e direttore della Camera di Commercio Italiana in Cina, e Michele Bruni, presidente di Autentica, una start-up creata grazie ai contributo del bando Brain Back Umbria. A moderare qui sarà Andrea Marinelli, collaboratore del Corriere della Sera e co-fondatore di “Peninsula Hotel”.Solo dopo questo momento di ascolto delle ragioni dei giovani e del mondo imprenditoriale sarà data “La parola alla istituzioni”, con l'ultimo panel in programma. Qui i relatori, coordinati da Eleonora Voltolina, saranno Brando Benifei, il più giovane parlamentare europeo; Carla Casciari, vicepresidente della Giunta Regionale della Regione Umbria; Mario Pera, segretario generale della Camera di Commercio di Perugia, che racconterà il progetto “Improve your Talent”; di nuovo il sindaco di Perugia Andrea Romizi; e Guglielmo Vaccaro, deputato e grande promotore della legge Controesodo e di altri provvedimenti sul tema dei giovani italiani all'estero.A chiudere la giornata è previsto una conclusione di Luigi Bobba, sottosegretario del ministero del Lavoro con delega alle politiche giovanili. Una giornata intensa: chi vuole partecipare si iscriva!

Alimenta2Talent premia 5 nuove startup per un'agricoltura sostenibile e biotech

C'è chi ha lasciato il lavoro, chi dopo quindici anni da ricercatrice precaria si sentiva stanca e intravedeva il capolinea. C'è chi è tornato in Italia nonostante un buon lavoro all'estero e chi ha scelto di realizzare il suo sogno dopo che la vita da dipendente lo aveva tradito. Dietro ai cinque progetti che grazie ad Alimenta2Talent, l'incubatore d'impresa voluto dal Comune di Milano e dalla Fondazione Parco tecnologico padano, si preparano a diventare start-up dell'agroalimentare ci sono le storie  dell'Italia di oggi. C'è la tecnologia, ci sono le risorse applicate all'alimentazione, e ci sono soprattutto tante idee innovative. Colture acquaponiche,  aerogel ecologici, pack lunch per le intolleranze alimentari, spesa ready to cook, una piattaforma web per limitare gli sprechi alimentari.Agricoltura 2.0, Eco-aerogel, My Foody, Outdoors safe food e Quomi: sono le migliori idee di impresa per cambiare il modo di fare agricoltura. Riceveranno una borsa di studio di 1.500 euro al mese per sei mesi:   Alimenta2Talent non è infatti un finanziamento diretto, ma un percorso di formazione all’imprenditoria: le start-up avranno a disposizione un tutor dedicato per la definizione di obiettivi e strategie, un gruppo di mentor da cui attingere conoscenze  e l’uso degli spazi di coworking offerti del Parco Tecnologico Padano, uno dei maggiori poli italiani di ricerca e sviluppo nell’agroalimentare e nelle biotecnologie. I cinque team vincitori potranno anche incontrare esponenti del mondo del venture capitalism e della grande industria pronta a scommettere su idee ad alto tasso di innovazione. Ecco che cosa lega questi progetti: la tecnologia applicata a diversi settori dell'agroalimentare e delle scienze per la vita, le opportunità della rete al servizio del corretto consumo alimentare. E' il caso di MyFoody, una piattaforma web con l’obiettivo di minimizzare gli sprechi la cui idea nasce da un pacco di biscotti scaduti: «Li avevo acquistati la sera prima in un supermercato di Genk, in Belgio, dove stavo facendo delle ricerche per la mia tesi di laurea in giurisprudenza, ma quando li ho aperti al mattino mi sono accorto che la data di scadenza era passata» racconta l'ideatore Francesco Giberti: «Così mi sono messo a pensare a un sistema con cui si potesse evitare di pagare a prezzo pieno un prodotto in scadenza. Ci ho messo un po', ma alla fine ho lascito il mio lavoro e ho parlato dell'idea a degli amici che oggi condividono con me questa splendida avventura». Insieme a Francesco oggi ci sono Luca Masseretti, Esmeralda Colombo, Stefano Rolla, Francesco Luziatelli e Giulia Pagani. «Abbiamo creato una piattaforma online dove le aziende che sprecano cibo possano mettere in vendita i loro prodotti a prezzo scontato, ma anche fare donazioni» dice Ghiberti: «si possono vendere i prodotti in scadenza, difettati o in eccesso, ma si possono anche donare a organizzazioni no profit. My Foody non è solo una rete commerciale, ma anche una rete solidale».Nuove idee per cucinare e anche qui per non buttare via neanche una briciola arrivano poi da Quomi. «Non un semplice ecommerce di prodotti alimentari, ma un ecommerce di ricette» così lo definisce il suo fondatore Daniele Bruttini. Gli chef di Quomi creeranno ogni settimana, ricette della cucina italiana facili da preparare e gli ingredienti arriveranno a casa  già nelle giuste quantità. «L'idea è venuta a me, Alessandro Pantina e Andrea Bruno, quando vivevamo a Berlino dove insieme lavoravamo per una piattaforma di ecommerce. Dopo un po' la mancanza del cibo italiano si è fatta sentire e così ci è venuto in mente che avremmo voluto ricevere ricette da poterci cucinare a casa» racconta Daniele che ha lasciato il lavoro, è tornato in Italia e si occupa a tempo pieno del progetto a cui si sono aggiunti Alberto Tiradossi e Francesca Cortese. Grazie a loro invitare amici a cena non sarà più un problema,  perché ci sarà sempre il piatto giusto da cucinare senza avere sprechi. E se qualcosa avanza c’è Eco-aerogel, la nuova frontiera nella conservazione dei cibi. Eco-aerogel è soprattutto la storia di Stefania Grandi, 15 anni da ricercatrice precaria al dipertimento di  chimica dell'università di Pavia e nessuna prospettiva per un incarico di ruolo. «Ho passato quasi un terzo della mia vita a studiare l'aerogel, ma a 40 anni anziché stare aspettare il benservito dell'università ho preferito rimboccarmi le maniche e quando ho scoperto che la cenere della lolla del riso, una sostanza che nelle zone risicole è materiale di scarto, era ricca di silice ho avuto l'illuminazione:  sintetizzare l'aerogel non più per via chimica, ma con un materiale "rinnovabile", che viene prodotto ogni anno dalla coltivazione del riso». Oggi l'università di Pavia si prepara attraverso uno spin off ad aiutare Stefania e il suo team, formato da Piercarlo Mustarelli, Andrea Nulli e dalla srl ForEnergy: «Questi materiali presentano caratteristiche isolanti uniche al mondo, sono in grado di resistere ad oltre 1000° C» conclude orgogliosa Stefania.Dalle nuove strategie per la distribuzione alimentare ai nuovi metodi di produzione: Agricoltura 2.0 il tema della crescita sostenibile. Per capire il progetto bisogna familiarizzare con il concetto di acquaponica, ovvero  la combinazione di acquacoltura e coltivazione idroponica.  «La nostra idea è quella di mettere al primo posto il benessere della natura e una produzione agricola che sia realmente ecologica» spiega Davide Balbi, nel team con Fabrizio Borriello, Renzo Armellin, Luigi Merucci, Ylenia Fortuna e Sabrina Segatta. «Con Agricoltura 2.0 attraverso la simbiosi acqua-pesci, la cosiddetta acquacoltura, possiamo fornire un nutrimento naturale alle piante facendole crescere velocemente, con un sapore più buono. E tutto il sistema è alimentato dall'energia solare. Cioè produzione tutta biologica e a basso costo». Insomma, lobiettivo è quello di eliminare le componenti inquinanti del processo produttivo agricolo. Outdoors Save Food ha pensato infine a chi  ha allergie o intolleranze alimentari. Un pacco dove trovare non solo l'alimento giusto in base alle proprie esigenze, ma preparato in modo tale che possa essere consumato ovunque, per esempio al lavoro. «Nasce tutto da un'esigenza personale» spiega Erna Lorenzini, 50enne ricercatrice a tempo definito all'università di Milano e medico nutrizionista «le mie allergie alimentari mi costringono a stare molto attenta, ma se per lavoro sono costretta a mangiare fuori non so a cosa vado incontro, così ho pensato ad un pasto già pronto che abbini due caratteristiche: la certezza che non troverò un certo ingrediente e la qualità gastronomica». In questa idea Erna è accompagnata dal marito Augusto, che per anni si è occupato di matematica e finanza finché la sua società non ha chiuso. «Da tempo sognavamo di realizzare una cosa del genere, adesso ne abbiamo l'opportunità». A designare i vincitori è stata una commissione tecnica composta da rappresentanti di fondi di investimento, società di brokeraggio tecnologico e dai responsabili della Ricerca e Sviluppo del Parco Tecnologico e di altri istituti di ricerca che ha scelto fra una rosa di quindici finalisti fra oltre 100 proposte arrivate da tutta Italia. «L’interesse suscitato dalla call avviata a giugno dimostra come il settore dell’agroalimentare possa rappresentare una concreta opportunità per i nostri ragazzi di fare ricerca e impresa» dice soddisfatta l’assessore al Lavoro, Sviluppo economico, università e Ricerca Cristina Tajani. «Sono oltre 200 i progetti di impresa che hanno già ricevuto un sostegno dal comune di Milano. Oggi aggiungiamo un tassello ulteriore per una città in grado di offrire spazi ed opportunità all'intraprendenza dei più giovani".Soddisfazione espressa anche da Gianluca Carenzo, direttore generale del Parco Tecnologico Padano che a marzo ospiterà, in ottica Expo a Lodi  il primo forum dedicato al contrasto della contraffazione alimentare. «Le idee arrivate in finale, in particolare quelle che abbiamo deciso di sostenere, dimostrano che il sistema italiano è in grado di dare risposte ai temi di Expo, attraverso soluzioni creative che passano dalla ricerca e diventano innovazione. L’Acceleratore del Parco Tecnologico di Lodi nasce per fare in modo che questa potenzialità non vada sprecata, ma trovi anzi gli strumenti giusti per concretizzarsi in progetti di impresa capaci di generare occupazione».Massimiliano Cocchi

Jobs Act, cosa c'è scritto davvero nel testo appena approvato dalla Camera

La riforma del lavoro di Matteo Renzi procede ben più velocemente del previsto. L'altroieri il disegno di legge "Deleghe al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell'attività ispettiva e di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro" - cioè il cosiddetto Jobs Act - è stato approvato alla Camera e dunque ora torna in Senato. I senatori dovranno approvare le modifiche apportate dai deputati. La novità più importante è che l'innegabile protagonista del dibattito, l'articolo 18, finalmente appare nel testo, mentre nella versione licenziata dal Senato nemmeno veniva nominato. Neanche in questa, a dir la verità, è citato esplicitamente: però almeno si smette di sottintendere e si trova un riferimento chiaro ai licenziamenti economici e a quelli disciplinari.Che l'articolo 18 sia stato il protagonista del dibattito su questa riforma è qualcosa, a dire il vero, di poco ragionevole - anzi quasi assurdo. Perché questo famoso articolo - detto "di tutela reale" contro i licenziamenti - che prevede, secondo lo Statuto dei lavoratori del 1970 e dalle sue successive modifiche, la possibilità per i tribunali di reintegrare i lavoratori nello stesso posto di lavoro da cui sono stati licenziati, ovviamente solo in quei casi in cui il giudice ritenga che vi sia stato qualche vizio nel licenziamento, non è che un aspetto infinitesimale della nostra legislazione sul lavoro. Non riguarda che poche centinaia di persone all'anno, tutte assunte a tempo indeterminato, tendenzialmente tutte adulte o addirittura anziane. Assurdo dunque che si siano sprecate le prime pagine dei giornali su questo tema anziché su molti altri che sarebbero potuti essere migliorati nel testo del Jobs Act: ma in Italia va così, l'ideologia "tira" molto più della ragionevolezza, e allora a tutti - destra e sinistra, parti datoriali e sindacati - fa comodo semplificare lo scontro utilizzando una bandiera, un tema sintetico che scalda gli animi e infuoca i talk show.Che dire? Ormai è andata così, bisogna rassegnarsi a questa ciclica polarizzazione dello scontro sul lavoro e cercare di approfondire per conto proprio, evitando le semplificazioni della maggior parte dei media, per capire cosa davvero potrebbe cambiare con l'entrata in vigore delle norme contenute in questo Jobs Act. Il testo adesso attende l'ultimo ok, quello del Senato, e Matteo Renzi già pensa di riuscire ad approvarlo nella prima metà di dicembre, per poi partire a spron battuto con la stesura dei decreti attuativi di questa legge delega (che qualcuno mormora siano già pronti in bozze, anche se il ministero del Lavoro giura di no). Perché forse è bene ricordare che il Jobs Act, di per sé, dice quel che si farà in linea generale: si può dire che riassuma i valori e le idee sulle quali l'esecutivo si impegna a muoversI quando andrà a generare - attraverso vari decreti legislativi - questa riforma del lavoro tanto annunciata.E allora vediamo le principali modifiche apportate dalla Commissione lavoro della Camera al testo che era stato approvato in Senato all'inizio di ottobre, e che ieri sono state vidimate dal voto favorevole dell'aula di Montecitorio.La prima modifica rilevante si trova al comma 2 lettera b3, in cui si legge in un certo senso la promessa che i cococo e i cocopro verranno progressivamente aboliti: il testo del Senato parlava di «universalizzazione del campo di applicazione dell'ASpI, con estensione ai lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa e con l'esclusione degli amministratori…» mentre alla Camera lo hanno modificato aggiungendo tre parole: «universalizzazione del campo di applicazione dell'ASpI, con estensione ai lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, fino al suo superamento, e con l'esclusione degli amministratori…». Dunque le tre parole in più sono «Fino al suo superamento»: il superamento della tipologia di collaborazione coordinata e continuativa, cioè cococo e cocopro. In favore, nelle intenzioni del legislatore, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.Una seconda modifica di rilievo riguarda l'interazione tra sistema pubblico e sistema privato sul tema dei servizi per l'impiego: in particolare il Senato prometteva una «valorizzazione delle sinergie tra servizi pubblici e privati, al fine di rafforzare le capacità d'incontro tra domanda e offerta di lavoro…» mentre la Camera rivendendo il comma 4 lettera n ha ampliato il senso di questa frase: «valorizzazione delle sinergie tra servizi pubblici e privati nonché operatori del terzo settore, dell'istruzione secondaria, professionale e universitaria, anche mediante lo scambio di informazioni sul profilo curriculare dei soggetti inoccupati o disoccupati, al fine di rafforzare le capacità d'incontro tra domanda e offerta di lavoro…». Una modifica interessante che va a includere per esempio gli uffici stage e placement universitari, finora abbastanza ignorati dalla politica.Terza modifica degna di nota, quella che riguarda i futuri rapporti tra l'Agenzia nazionale per l'impiego prossima ventura e l'Inps: qui il testo del Senato prometteva sinteticamente una «previsione di meccanismi di raccordo tra l'Agenzia e l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), sia a livello centrale che a livello territoriale», mentre la Camera (lettera r) ha voluto specificare meglio: «previsione di meccanismi di raccordo e di coordinamento delle funzioni tra l'Agenzia e l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), sia a livello centrale che a livello territoriale, al fine di tendere a una maggiore integrazione delle politiche attive e delle politiche di sostegno del reddito».E dopo qualche altra modifica più che altro formale, si arriva alla vera novità del testo. Le due scarnissime righe riguardanti il contratto a tutele crescenti, e sopratutto al contenuto di queste tutele in caso di licenziamento - previste dal Senato, «previsione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio», acquistano dopo il lungo dibattito una forma più definita, che vincola maggiormente il governo ad attenersi alla linea tracciata dal Parlamento. Il testo formulato dalla Commissione Lavoro della Camera, al comma 7 lettera c, è ora il seguente: «previsione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio, escludendo per i licenziamenti economici la possibilità della reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, prevedendo un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianità di servizio e limitando il diritto alla reintegrazione ai licenziamenti nulli e discriminatori e a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato, nonché prevedendo termini certi per l'impugnazione del licenziamento».Infine una modifica interessante è quella apportata al comma 13, nel solco della nuova attenzione all'efficacia dei provvedimenti legislativi: si legge infatti nell'aggiunta della Camera che «il monitoraggio permanente degli effetti degli interventi di attuazione della presente legge, con particolare riferimento agli effetti sull'efficienza del mercato del lavoro, sull'occupabilità dei cittadini e sulle modalità di entrata e uscita nell'impiego, anche ai fini dell'adozione dei decreti di cui al primo periodo, è assicurato dal sistema permanente di monitoraggio e valutazione istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 28 giugno 2012, n. 92, che vi provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Sempre sperando che i dati siano disponibili, che le pubbliche amministrazioni li condividano tra loro in maniera celere, che vengano interpretati in correttamente e senza faziosità: e che si abbia poi il coraggio di correggere in itinere i punti che si rivelino eventualmente meno funzionali del previsto.Ma il punto fondamentale da tenere bene a mente è che la partita del Jobs Act non è affatto chiusa, e che non lo sarà neanche a metà dicembre quando prevedibilmente arriverà l'ultimo ok del Senato. La partita si giocherà su ciascuno dei singoli decreti legislativi di attuazione, perché sarà in questi testi - scritti dal governo - che staranno veramente le nuove regole sul lavoro che Renzi vorrà mettere in campo.

Il Lazio riparte dalle start up: bando da 1 milione e mezzo di euro per quelle più innovative

«Siamo un paese pieno di eccellenze ma pigro, che non ha tenuto ai ritmi di innovazione che la globalizzazione impone». A parlare è il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che, intervenendo alla Start up Marathon, un business game per imprese neonate organizzato alle Officine Farneto di Roma, dice la sua sui motivi della recessione italiana. «Il mondo consuma sempre meno i nostri beni manifatturieri perché siamo usciti dalla capacità di produrre, ma non siamo morti» assicura, ricordando come il Lazio sia «la seconda regione italiana per prodotto interno lordo». Le start up diventano allora un'occasione per «scommettere su nuove filiere, e non come sistema secondario» prosegue il governatore.All'iniziativa dedicata qualche giorno fa ai creativi digitali c'era un fermento palpabile: decine di giovani startupper, circondati da investitori e tutor, per una giornata si sono confrontati su come sviluppare la loro idea di impresa. Si partiva infatti da un modello ancora 'sulla carta'. Una volta entrati nel business game, si veniva divisi in squadre e quindi affiancati da esperti in avviamenti di impresa, tutti responsabili di Luiss Enlab, acceleratore di impresa punto di riferimento delle start up romane. Scopo degli incroci tra diversi team era mettere davanti alle reali difficoltà del mercato e alle concrete possibilità di guadagno e crescita. Le idee sono state poi valutate da una giuria di esperti, che ne ha selezionate tre (il premio consiste in uno spazio di visibilità allo stand del Lazio a Expo 2015). Il primo classificato è stato BioPic, progetto per un orto biologico a led ricaricabile che consente di piantare gli ortaggi in casa. Sul podio anche Scoobe, servizio di scooter sharing a prezzi competitivi rispetto a quelli delle auto in condivisione come Car2go o Enjoy, e infine Food for All, un quiz sull’alimentazione che converte i punti accumulati in buoni spesa e donazioni a favore di onlus - finanziato dagli inserzionisti. È (anche) sulla base di progetti come questi che Zingaretti vorrebbe rilanciare l'economia laziale, sostenendoli per «evitare che, sentendosi soli, questi cervelli se ne vadano a produrre altrove». Niente finanziamenti a pioggia però: si deve puntare sulla «buona spesa pubblica», quella che si traduce in punti di pil. Bisogna dire addio, ne è convinto Zingaretti che è un fiume in piena alla convention, allo «Stato bad company che non funziona mai», «ai carrozzoni del passato tipo quello che ruota attorno al Mose», perché «siamo stanchi di non cambiare mai». Se il «corpaccione» dell'Italia non si modernizza, «non entrerà nei processi di competizione». Il Lazio che prova a ripartire dalle start up passa dalle parole ai fatti con un bando - appena pubblicato - che stanzia un milione e mezzo di fondi a favore delle neo imprese che si cimentino in progetti di innovazione. L'obiettivo è «incentivare indirettamente lo sviluppo di un ecosistema locale favorevole alla nascita di nuove imprese innovative». Anche perché il Lazio, lo ha ribadito Zingaretti, è un concentrato senza pari in Italia di università e centri di ricerca. Ed è con questi che le start up devono fare rete. Ci sono dei paletti da rispettare per accedere ai contributi, che vanno da un minimo di 20 a un massimo di 30mila euro a progetto. Le proposte devono riguardare i settori aereospazio, scienze della vita, patrimonio culturale e tecnologie della cultura, industrie creative digitali, agrifood, green economy e sicurezza. Il modello di business deve essere incentrato nella regione Lazio, basarsi quindi sull'attività di impresa locale, e «coprire un orizzonte temporale di almeno due anni», spiega il bando. Si deve trattare poi di start up «in regola» con gli obblighi previsti dai regolamenti nazionali e comunitari, con una sede già operativa nel Lazio e costituite da meno di due anni. È richiesta anche la partecipazione di investitori indipendenti, «che prevedano un apporto di capitale per un importo almeno pari al contributo richiesto». Non ci sono limiti temporali per le domande, che verranno accolte «fino a esaurimento dei fondi disponibili». Perché se i poli industriali di una volta si sono sgretolati sotto i colpi della crisi - «come il polo farmaceutico di Roma sud» ricorda Zingaretti - l'impegno deve essere adesso quello di ricostruirne di nuovi, e possibilmente innovativi. Ilaria Mariotti 

Centro per l'impiego di Prato, l'isola felice che teme di affondare

Otto utenti su dieci che si rivolgono al Centro per l’impiego di Prato dicono di essere soddisfatti del servizio. Una percentuale sorprendente, che spiazza. Anche perché l’erede del vecchio collocamento non è proprio da annoverare fra gli uffici più amati dagli italiani, anzi. In molti lamentano code infinite, lungaggini burocratiche e, soprattutto, enormi difficoltà nel fare incontrare domanda e offerta di lavoro. Eppure al cpi di Prato, che copre un territorio provinciale di 246mila abitanti, le cose sembrano andare nel verso giusto. Attualmente l’ufficio è controllato da una società strumentale della Provincia di Prato, la Fil (Formazione, innovazione, lavoro), che fino al 2010 ha avuto un’esperienza di gestione di natura partecipata pubblico-privata. «Proprio questo connubio ci ha permesso di coinvolgere più parti sociali che operano nel mondo del lavoro e ottenere risultati soddisfacenti» spiega alla Repubblica degli Stagisti il direttore della Fil e dirigente unico cel Centro, Michele Del Campo. «Nel corso degli anni abbiamo costruito ottimi rapporti con sindacati, aziende e con le agenzie interinali private, con le quali collaboriamo senza nessun tipo di problema». La commistione pubblico-privato, almeno secondo il dirigente, è quindi alla base del successo del cpi e i numeri sembrano dargli ragione: nel 2013 l’ufficio ha registrato 70mila presenze, sono state contattate ben 4 mila 500 aziende e, di queste, circa 2mila hanno proposto offerte di lavoro e tirocinio. Inoltre, sono state incrociate 1400 richieste di lavoro e l’indice di intermediazione, che per anni non è mai sceso sotto il 12%, oggi si attesta comunque all’8%. Per quanto riguarda, invece il collocamento mirato, sempre nel 2013, si sono tenuti circa 100 colloqui. Una mole di lavoro significativa, gestita con ordine da 29 dipendenti, tutti assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. A loro si aggiungono 30-40 professionisti, che offrono consulenze di ogni tipo, dall’orientamento al supporto psicologico. Per quanto concerne i servizi ad hoc, quello che sta riscuotendo maggiore successo riguarda l’autoimprenditorialità giovanile: i ragazzi si recano al Centro per l’impiego, raccontano la loro idea e, se giudicata fattibile, ricevono un finanziamento fino a un massimo di 25 mila euro a tasso agevolato, utile per l’avvio dell’attività. In tre anni di servizio, in media, sono nate 20-25 imprese e di queste solo quattro non ce l’hanno fatta. Soddisfacenti anche i numeri del Servizio tirocini. «Abbiamo un buon rapporto con l’imprenditoria locale, più che altro piccole aziende che raramente superano i 100 dipendenti» dice Del Campo. «Con queste aziende attiviamo dei tirocini, finanziati per gran parte da Regione e Provincia, cosicché all’azienda costano davvero poco. I ragazzi guadagnano 500 euro al mese e quasi il 50% di loro, terminato il tirocinio, ottiene un contratto di lavoro». L’ufficio non si limita solo alla sfera lavorativa, ma vi è anche un impegno consistente nel sociale. «Da anni, gradualmente, ci occupiamo dei ragazzi che abbandonano la scuola e non hanno un’occupazione, i cosiddetti Neet» racconta il direttore. «Li chiamiamo a casa e proponiamo loro percorsi di orientamento; oppure, se possibile, proviamo a convincerli a tornare a scuola. Purtroppo nella provincia di Prato il tasso di abbandono scolastico è molto alto, sfiora il 19% e quasi la metà dei ragazzi sono stranieri». Eppure nel cielo azzurro del centro per l’impiego di Prato, neppure così tanto in lontananza, si scorgono delle nubi cariche di pioggia. Con la dismissione delle Province, infatti, il futuro degli uffici è un’incognita e nessuno con esattezza sa che fine faranno. Anche il direttore Del Campo è preoccupato: «Quello che temiamo è che la nostra società partecipata, la Fil, possa scomparire. Sarebbe un vero peccato perdere tutto quello che abbiamo costruito con fatica in questi anni». In generale, è il mercato del lavoro ad essere circondato da un alone di incertezza. A partire dal Jobs Act: «Credo sia fondamentale ridurre le tipologie di contratto e dare più certezze a chi cerca lavoro» riflette Del Campo. «Purtroppo negli ultimi anni i contratti sono diventati flessibili, ma lo stesso non è successo al mercato del lavoro. Anche se molto criticati, sono convinto che senza i Centri per l’impiego, e questo vale certamente per Prato, oggi la situazione sarebbe ancora più disastrosa». 

Tutti i premi di laurea in scadenza, oltre 25mila euro in palio

Hanno spesso il sapore delle ultime fatiche, ma le tesi di laurea, stappato lo spumante ed esaurite le congratulazioni, finiscono per lo più chiuse in un cassetto... Passata la festa, gabbato lo santo. Una possibilità per ridare nuova vita agli elaborati più rappresentativi della carriera universitaria arriva da molti bandi ad hoc, che premiano eccellenza e sperimentazione. Questi quelli in scadenza nelle prossime settimane.Fino al 30 novembre è possibile partecipare al premio "Ivo Taddei", promosso da Anasf - Associazione promotori finanziari in memoria del proprio consigliere nazionale. L'avviso è rivolto a tutti i laureati di primo livello (in corso) che hanno approfondito il tema dell'intermediazione finanziaria e che oggi siano iscritti al biennio specialistico (nel bando le classi di laurea ammesse, tutte dell'area economico-finanziaria). La candidatura deve contenere - tutto in formato digitale: modulo di partecipazione, certificazione di laurea dell'università o autoprodotta, abstract, copia della tesi, prova dell'avvenuta iscrizione al corso magistrale e fotocopia del documento di identità. Il tutto va allegato ad una mail a formazione [chiocciola] anasf.it oppure messo su cd o dvd e spedito all'associazione, a Milano (in quest'ultimo caso attenzione perché il 30 novembre capita di domenica). La commissione individuerà l'elaborato migliore entro giugno 2015, premiando l'autore o l'autrice con 3mila euro lordi, corrisposti in un'unica soluzione entro la fine dell'anno.Sono invece 2.500 gli euro complessivi messi a disposizione, in tutt'altro ambito di studi, da un gruppo di enti pubblici e privati di Macerata. Protagoniste sono le tesi di laurea magistrale o di dottorato che tra l'accademico 2011/12 e 20013/2014 hanno discusso di Resistenza, formazione della Repubblica, organizzazione sindacale e politica nel secondo dopoguerra.  Il premio è infatti dedicato alla memoria del ex partigiano, politico e sindacalista Primo Boarelli, scomparso due anni fa. La domanda, sia in copia cartacea all'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea che digitale a isituto [chiocciola] storiamacerata.com, deve comprendere modulo di domanda, copia della tesi, abstract, attestato di laurea o dottorato e curriculum di studi. C'è tempo fino al 30 novembre (fa fede il timbro postale e vale la raccomandazione precedente). La vincita, salvo imprevisti, sarà formalizzata ad aprile 2015.Chi poi ha recentemente discusso una tesi su sviluppo e riforma delle istituzioni democratiche o in tema di cittadinanza attiva, può partecipare al bando "Vittorio Bachelet" della Fondazione istituto Aci, dedicato al presidente dell'Azione cattolica italiana ucciso dalle Brigate rosse nel 1980. Fino al 12 dicembre l'ente mette in palio due somme da 1500 euro lordi ciascuna per chi ha concluso una laurea magistrale - in Giurisprudenza, Sociologia, Storia, Scienze politiche e materie affini - tra settembre 2013 e questo novembre. Per provare a vincere bisogna inviare all'istituto Bachelet, a Roma, una raccomandata a/r contenente: modulo di domanda, copia cartacea e digitale della tesi, autocertificazione di laurea, copia del documento di identità, curriculum vitae e di studi, e un paio di consensi firmati. Il prossimo febbraio si terrà a Roma il convegno annuale dell'istituto, e in quell'occasione i due (o più, in caso di pari merito) vincitori otterrano pubblicamente il riconoscimento.È dedicato alle nanoscienze invece il premio Nest promosso dalla Normale di Pisa e riservato ai ricercatori che al 14 dicembre, data di scadenza dell'avviso, non abbiano compiuto 35 anni. Necessario anche aver pubblicato su una rivista scientifica internazionale, non prima di gennaio 2013 e in qualità di autori unici o principali, almeno uno studio sulla nanoscienza sperimentale, interamente condotto in Italia. In palio c'è un premio da 5mila euro lordi, offerti dall'azienda Rivoira, gruppo Praxair, che produce e distribuisce gas industriali. Mille euro verranno utilizzati per le spese di gestione del premio, quindi la vincita lorda effettiva è di 4mila euro, a cui si somma però la copertura delle spese di partecipazione alla conferenza internazionale NanotechItaly, in cui a fine 2015 avverrà la premiazione. La domanda si compila velocemente online riempiendo il form e allegando la tesi.Tutto al femminile il bando "Neda Agha Soltan", che il Comune di Pordenone e l'associazione Neda Day dedicano alla memoria della studentessa iraniana di 24 anni uccisa a Teheran nel 2009, durante le proteste che seguirono le elezioni presidenziali. Possono partecipare le neolaureate magistrali di area umanistica che nell'anno accademico 2012/2013 hanno discusso una tesi sulla condizione della donna nella società, particolarmente in quella odierna, ricevendo una votazione di almeno 100/110. Due gli importi in palio, di 2mila e mille euro netti, per prima e seconda classificata. La candidatura è composta da: modulo di domanda, testo ed abstract del lavoro digitali in formato pdf, più copia di certificato di laurea, documento di identità e codice fiscale. Il tutto deve pervenire al Comune di Pordenone entro le ore 12 del 19 dicembre tramite raccomandata a/r, pec o a mano.Scade infine l’ultimissimo giorno dell’anno Technology for Human Beings, il concorso bandito dall’azienda milanese Prysmian Group e dalla Human Foundation per le tesi triennali e magistrali in Ingegneria e Fisica incentrate su un aspetto delle tecnologie per lo sviluppo sostenibile: soluzioni per l’efficienza energetica, ad esempio, sviluppo di materiali riciclabili, o cablaggio di zone rurali o in via di sviluppo. Gli elaborati ammessi sono quelli discussi tra novembre 2013 e dicembre 2014 – anche in inglese - a firma di studenti con non più di 28 anni. Sei i premi a disposizione: tre per le tesi magistrali (di 4mila, 3200 e 2.500 euro rispettivamente per primo, secondo e terzo classificato) e tre per quelle triennali (2mila, 1800 e 1500 euro). Le candidature vanno consegnate a mano, per raccomandata a/r o per pec entro le ore 12 del 31 dicembre complete di copia digitale della tesi (solo a chi supererà la prima fase di selezione verrà richiesta una copia cartacea), un articolo di presentazione di 2 pagine, un breve abstract, certificato di laurea, cv e fotocopia del documento. I nomi dei vincitori? Già a fine gennaio 2015: un buon modo di iniziare l’anno nuovo.Annalisa Di Palo 

Garanzia giovani, al via i bandi di servizio civile

Il servizio civile approda ufficialmente dentro Garanzia giovani. Sono appena stati pubblicati i bandi regionali per partecipare ai progetti di tipo socio-assistenziale - e non solo - messi a punto dagli enti accreditati. Destinatari sono solo 5463 giovani, un po' meno rispetto al numero ipotizzato: dovevano infatti «essere 7300» secondo Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum nazionale per il servizio civile. Niente a che vedere però con il bando di servizio civile nazionale, «quello ordinario, per cui sono previste circa 27mila partenze e che dovrebbe in teoria uscire nella primavera dell'anno prossimo» spiega Borrelli alla Repubblica degli Stagisti. Per ora si tratta di quasi 5.500 percorsi che rientrano a tutti gli effetti all'interno di Garanzia Giovani, veicolati attraverso i nullaosta dell'ufficio nazionale e sostenuti con i fondi erogati alle singole Regioni dal programma europeo contro la disoccupazione – o più in generale inattività – che colpisce larga parte dei ragazzi nella Ue.I progetti avranno dunque tutte le caratteristiche tipiche del servizio civile, tra cui i canonici 433 euro di rimborso mensile garantiti dalla prestazione del servizio. E, nella maggior parte dei casi, saranno attinenti alle funzioni più tipiche della partecipazione civile: l'assistenza è la prima aerea di interesse (ne fa parte il 48% dei progetti), mentre compare in percentuali molto piccole (4%) il settore protezione civile. Seguono comparti più insoliti per il servizio civile come l'educazione e la promozione culturale (31%), il patrimonio artistico e culturale (10%), l'ambiente (5%). Secondo la descrizione sul sito nazionale il servizio civile include infatti qualunque attività non solo di «difesa della patria» ma che possa qualificarsi come «impegno per il bene di tutti e di ciascuno e quindi come valore di coesione sociale». Dieci le Regioni coinvolte nei bandi in via di pubblicazione. Meglio di tutti ha fatto la Campania, con 298 progetti approvati per 2mila volontari. Al secondo posto la Sicilia (215 progetti per 1185 giovani) e al terzo la Puglia (122 progetti per 554 giovani), quasi a pari merito con il Lazio (120 iniziative rivolte a 504 ragazzi). A seguire il Piemonte (90), l'Umbria (76), la Basilicata e l'Abruzzo (con 50 e 49 progetti), e il Friuli Venezia Giulia (14). All'appello mancherebbe il Molise, i cui progetti sono in fase di esame. Al termine, sottolinea il comunicato che dà notizia dei bandi, «verrà emanato un ulteriore bando destinato ad attivare oltre trecento posti di volontario in servizio civile nazionale, fino al raggiungimento di 5.790 posti». Quanto ai fondi, la parte impiegata per i progetti di servizio civile regionale è di «29,5 milioni di euro, pari al 74,17% del totale», come dichiarato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Tre quarti del totale dunque: in questo il primato spetta alla Campania, che «ha impiegato 15 milioni», sottolinea Borrelli. Un numero che però va riferito non alla dotazione complessiva di Garanzia giovani da 1,5 miliardi di euro stanziata per la quasi totalità dalle Ue (con un contributo dall'Italia), bensì alla quota destinata al solo servizio civile pari a circa 40 milioni. «La percentuale restante sarà utilizzata anch’essa in tempi rapidi» ha specificato Poletti: «il dipartimento è impegnato per consentirlo già nei primi mesi del 2015».Possono partecipare, dopo essersi registrati a Garanzia Giovani, tutti i cittadini italiani tra i 18 e i 28 anni (inclusi gli stranieri residenti, come stabilito dalle recenti sentenze in materia). Ai selezionati andrà anche il riconoscimento delle competenze: «È stato avviato il sistema per la loro certificazione» ha assicurato il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba «per permettere ai giovani di potersi spendere nel mondo del lavoro». L'esperienza «comporterà un accrescimento motivazionale e valoriale del giovane, che è l’obiettivo di tutto il programma» ha aggiunto.Ilaria Mariotti 

Garanzia Giovani, già 800 risposte al monitoraggio: ma c'è bisogno di più partner e di passaparola!

Come sta andando la Garanzia Giovani? Da tre settimane è attivo il monitoraggio promosso dalla Repubblica degli Stagisti insieme all'associazione Adapt: un questionario online, veloce e anonimo, che permette a tutti i giovani di dare un giudizio sulla GG, raccontando la propria personale esperienza. Un monitoraggio ovviamente "informale", ma che sta permettendo di raccogliere informazioni preziosissime sui tempi di attesa, sulle risposte che i ragazzi ricevono dai servizi all'impiego, e in generale sul "sentiment" generato da questa iniziativa che nelle intenzioni dovrebbe migliorare l'occupazione e l'occupabilità dei giovani italiani senza impiego, ma che rischia seriamente di trasformarsi in un boomerang se le proposte di attività "garantite" non cominceranno ad arrivare in tempi brevi e in quantità proporzionate alla domanda.Al monitoraggio RdS-Adapt hanno già partecipato ad oggi oltre 800 giovani, di cui circa 600 si sono già iscritti a Garanzia Giovani e dunque sono stati già in grado di raccontare nei dettagli i primi step che stanno effettuando per arrivare all'agognata «presa in carico» con la «proposta di politica attiva». Chi sono questi giovani? E' troppo presto per dirlo. Per ora il lavoro più importante è quello di promuovere l'esistenza del monitoraggio, intercettare gli under 30 e proporre loro di venire a raccontare attraverso questo questionario la propria esperienza. Per questo la Repubblica degli Stagisti e l'Adapt hanno lanciato da subito un appello a tutti coloro che sono interessati all'esito della Garanzia Giovani e più in generale al grande tema dell'occupazione giovanile, affinché ciascuno possa aiutare, attraverso i suoi canali e le sue reti, a arrivare al maggior numero possibile di giovani.Università, associazioni giovanili, sindacati, uffici Informagiovani, testate online e siti web… Tutti possono diventare preziosissimi partner per "passare parola" e spingere avanti il monitoraggio, permettendo di raccogliere una molteplicità di voci. Alcune realtà hanno già scelto di dare il loro sostegno attivo. Ne riportiamo i loghi qui sotto: si tratta per ora di tre organizzazioni sindacali territoriali - la Cisl Lombardia, la Cgil Marche e la Cgil Toscana; dell'ufficio Informagiovani del Comune di Venezia; delle associazioni Amesci (Associazione MEditerranea per la promozione e lo sviluppo del Servizio CIvile), Ugei (Unione Giovani Ebrei d'Italia), Rena (Rete per l'Eccellenza NAzionale) e Giovani Italiani Bruxelles. «La battaglia per l'implementazione ed il monitoraggio dei risultati del progetto Garanzia Giovani, così come altre iniziative per la promozione della "buona" occupazione per la nostra generazione, siamo convinti non possano che vedere il mondo dell'associazionismo giovanile italiano unito, compatto e battagliero» dice il presidente Ugei Simone Disegni: «a tutela di tutti quei coetanei che non intendono arrendersi all'imperativo dell'emigrazione ed aspirano invece in piena legittimità a costruire i propri progetti, di vita e professionali, in questo Paese».E infatti con un'altra associazione che ha risposto all'appello c'è anche un progetto di collaborazione concreta sul proseguio del monitoraggio: l'Amesci collaborerà infatti nelle prossime settimane con la Repubblica degli Stagisti e l'Adapt alla messa a punto di un set di domande che verranno poste a chi racconterà, attraverso il questionario, di aver iniziato un percorso di servizio civile all'interno della GG. «Il servizio civile non è solo un’esperienza di impegno e partecipazione, ma uno strumento per l’occupabilità dei giovani perché permette di maturare le cosiddette ‘soft skills’, quelle competenze trasversali divenute sempre più rilevanti per rispondere alle nuove esigenze del mercato del lavoro, che è difficile acquisire durante i percorsi di formazione tradizionali» puntualizza il presidente Amesci Enrico Maria Borrelli: «È per questo motivo che l’Europa ha previsto il servizio civile tra le misure del piano volto al contrasto della disoccupazione dei ragazzi tra i 15 e 29 anni non impegnati in percorsi di istruzione o formazione. La specificità dello strumento richiede una particolare attenzione nei percorsi di selezione del servizio civile: per offrire davvero una ‘garanzia’ ai giovani è necessario che venga impegnato in un progetto che lo appassioni e formi allo stesso tempo».Anche da parte dei sindacati c'è comprensibilmente grande attenzione verso la Garanzia Giovani: «Un importante strumento di modernizzazione del mercato del lavoro che deve dare soprattutto opportunità concrete e servizi ai giovani, a partire da chi è più in difficoltà, per aumentarne l'occupabilità» dice Roberto Benaglia, segretario regionale della Cisl Lombardia: «È uno strumento nuovo per il nostro paese, pertanto va curata l'attuazione, non con l'obiettivo di spendere le risorse ma di creare una rete di servizi al lavoro stabili sia per i Neet che per chi termina un percorso di istruzione. Per Cisl Lombardia una azione di monitoraggio puntuale delle buone pratiche così come delle problematicità è quindi indispensabile, al fine di intervenire su Ministero e Regioni e correggere l'efficacia dello strumento».«Contribuiamo a diffondere l'indagine perché siamo da tempo impegnati a promuovere, sia al nostro interno che nel confronto con Regione Toscana, un processo di valutazione del Progetto Garanzia Giovani su cui manteniamo un giudizio critico» gli fa eco Daniele Quiriconi, responsabile mercato del lavoro della segreteria regionale Cgil Toscana: «La nostra regione è quella che prima delle altre ha iniziato il lavoro di profilazione degli iscritti al portale e i colloqui di orientamento da parte dei centri per l'impiego,  ma ad oggi non risultano particolari manifestazioni d'interesse ai fini delle assunzioni. La quasi totalità delle risorse destinate ai tirocini e al servizio civile è la dimostrazione che non ci si attendono vere e proprie opportunità di lavoro».Perplessità simili vengono espresse anche da Daniela Barbaresi, che all'interno della segreteria regionale della Cgil Marche riveste il ruolo di responsabile delle Politiche del lavoro, e da Carlo Cotichelli suo "omologo" per le Politiche giovanili: «Garanzia Giovani nella sua impostazione originaria rappresentava una reale occasione di potenziamento dei servizi pubblici per l’impiego e di riattivazione dei Neet» dicono «ma l’eccessivo carico di aspettative ha contribuito a creare, per il momento, un'ulteriore illusione per i giovani coinvolti. I tempi eccessivamente lunghi per l’attuazione del programma - ad esempio le prime misure nelle Marche sono entrate in vigore a settembre - e la pressante attenzione sulle modalità di gestione, a svantaggio di una riflessione concreta sulle risposte concrete a favore dei giovani, hanno contribuito a  sviluppare una misura di gran lunga al di sotto delle aspettative incapace di dare risposte concrete ai bisogni dei giovani». E proprio «per contrastare le numerose segnalazioni negative» giunte nelle ultime settimane alla Cgil delle Marche, «ad esempio imprese che accolgono tirocinanti con Garanzia Giovani anziché assumere personale», Barbaresi e Cotichelli hanno deciso di sostenere il monitoraggio promosso da RdS e Adapt: «Riteniamo fondamentale promuovere ogni opera di monitoraggio e valutazione che possa  dar voce ai ragazzi coinvolti».A livello universitario invece c'è stato per ora solo il sostegno delle università di Catania e di Padova e poi di Soul, il sistema che federa la maggior parte delle università del Lazio promuovendo l'incontro domanda/offerta di stage  e di lavoro. «Ciascuna università ha una mailing list molto nutrita di ex studenti laureati negli anni passati e che adesso, in una situazione di inoccupazione o disoccupazione, con grande probabilità si stanno rivolgendo a Garanzia Giovani. Gli uffici stage e placement di questi atenei ci potrebbero aiutare a intercettarli: per questo speriamo che qualcuno accolga il nostro appello e diventi nostro partner in questa iniziativa» spiega Eleonora Voltolina, direttore della Repubblica degli Stagisti: «L'appello è davvero rivolto a tutte le realtà che abbiano una rete, anche piccola, di giovani che potenzialmente potrebbero essere toccati da Garanzia Giovani. Senza dimenticare che chiunque ci può aiutare anche con gesti piccolissimi, come condividere su Facebook o su Twitter il link al questionario».«Ogni giovane partecipante inoltre può fare la sua parte» aggiunge Francesco Seghezzi, responsabile comunicazione e relazioni esterne dell'Adapt: «Basta condividere sui social network la notizia di aver partecipato al monitoraggio, postando il link al questionario: su Twitter già tanti lo stanno facendo, utilizzando il nostro hashtag #lavostragaranzia».La speranza insomma è  che la rosa dei partner si ingrandisca e che ai primi 800 si aggiungano nelle prossime settimane tanti altri partecipanti: in questo modo il monitoraggio della Garanzia Giovani risulterà davvero incisivo e potrà portare al ministero del Lavoro e alle Regioni un quadro completo di come sta andando questa iniziativa dal punto di vista dei suoi protagonisti: gli utenti.I partner:- Informagiovani Comune di Venezia- Ugei- Amesci- Rena- Giovani Bruxelles- Soul- Cisl Lombardia- Cgil Marche- Cgil Toscana