"Precari della giustizia", la Cgil domani in piazza con gli stagisti - cassintegrati

Maddalena D'Urso

Maddalena D'Urso

Scritto il 27 Apr 2015 in Notizie

Domani, martedì 28 aprile, i precari della giustizia scenderanno in piazza a Roma per una manifestazione nazionale indetta dalla Cgil: di mattina un sit-in a piazza Cairoli, nel pomeriggio un presidio di fronte a Montecitorio per sensibilizzare la politica alla loro battaglia. Già lo scorso 17 aprile si sono svolte manifestazioni territoriali, in concomitanza, a Reggio Calabria, Milano, Cagliari, Bologna e Napoli. Qualche giorno fa i precari della giustizia hanno inviato addirittura una lettera al Papa per raccontargli la loro vicenda.

Ma chi sono i "precari della giustizia"? Sono 2650 ex tirocinanti selezionati tra disoccupati, cassintegrati e neolaureati inoccupati coinvolti da cinque anni in un progetto volto all’inserimento lavorativo, finanziato con denari dell'Ue. In seguito il loro percorso è andato avanti grazie a progetti gestiti prima a livello regionale e poi dal Ministero della Giustizia, che hanno permesso ogni anno il rinnovo della convenzione di stage. Per eludere il limite massimo di durata, fissato dalla legge prima in 6 e poi in 12 mesi proroghe comprese per la loro categoria, regioni e ministero si sono inventati formule fantasiose, come “completamento del tirocinio” (2013) o “perfezionamento del tirocinio” (2014). Di fatto, dal 2010 a oggi, questi stagisti hanno riempito i buchi di personale degli uffici giudiziari italiani e dal primo maggio rischiano di essere mandati a casa senza prospettive concrete.

«La Cgil vuole cercare, dopo 5 anni, una soluzione con il governo e rivolge un appello ai ministri Orlando e Madia, ma anche al premier Renzi, affinchè si ragioni sulla possibilità di trovare una collocazione contrattuale per riconoscere ai precari della giustizia lo status di lavoratori, coinvolgendo così tutte le controparti nella riforma della giustizia»: con queste parole qualche giorno fa Gianna Fracassi, segretario confederale Cgil, ha annunciato la mobilitazione.

La proposta del sindacato è di far sì che l’inserimento di queste 2650 persone possa sopperire alla mancanza di personale del sistema giustizia Italia stimato intorno alle novemila unità: per far ciò la proposta è di utilizzare le risorse del Fondo Unico Giustizia. Finora il costo medio di questi tirocinanti è stato di 240 euro al mese pro capite, in prima battuta finanziati dal Fondo Sociale Europeo, Asse Occupabilità, come specificato da Daniele De Angelis, ex tirocinante e coordinatore dell'Upg (Unione Precari Giustizia), che ha anche inviato un messaggio di solidarietà ai colleghi del tribunale di Milano coinvolti nell’attentato del 9 aprile. Episodio che, tra le altre cose, evidenzia come la mancanza di personale - anche addetto alla sicurezza - comporti all'interno dei tribunali italiani non solo rallentamenti ma anche falle nella sicurezza.

Il segretario nazionale della Funzione Pubblica, Salvatore Chiaramonte, chiarisce che questa non vuole essere un’operazione di tipo assistenziale e che anzi  si vogliono evitare i toni melodrammatici; le persone coinvolte sono donne e uomini che di fatto svolgono un lavoro mascherato da tirocinio e che chiedono semplicemente un riconoscimento ufficiale della situazione, come in qualunque paese civile. Chiaramonte spiega che questa non è una richiesta priva di fondamento giuridico o economico: non si chiede cioè la trasformazione tout court dei tirocini in rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Il segretario inoltre ha annunciato la presentazione di una vertenza contro il governo.

Rispetto a come sanare la situazione, e a
quanto costerebbe questa manovra alle casse dello stato, la Cgil dice che si potrebbero contrattualizzare gli ex tirocinanti con rapporti di lavoro a tempo determinato con i soldi del Fug, il fondo unico della giustizia. Ma la domanda nasce spontanea: dove porterebbero queste forme precarie di inserimento? Alla fine del tempo “determinato” cosa succederebbe?

Il ministro Orlando, a cui la Repubblica degli Stagisti ha chiesto un commento, non ha ancora risposto. Fino ad ora le alternative ventilate dal ministero sono state due: garantire un punteggio aggiuntivo in caso di concorso, o coinvolgere questi tirocinanti nella creazione del nuovo Ufficio per il Processo, ufficio creato per l’implementazione del processo telematico; quest’ultima opportunità valida solo per i giovani con alto titolo di studio.

Resta da capire come sia stato possibile che quasi 3mila disoccupati e cassintegrati, molti dei quali ultraquarantenni, siano stati utilizzati per ben cinque anni come stagisti nei tribunali, reiterando gli stage anno dopo anno, senza che nessuno all'interno del settore Funzione pubblica della Cgil o di altri sindacati se ne accorgesse, e si opponesse. Ora certo non resta altro che provare a convincere i ministri competenti a trovare una soluzione, se non altro per salvaguardare la dignità delle persone coinvolte: ma a questa situazione un Paese civile non sarebbe dovuto nemmeno arrivare.

Maddalena D'Urso

 

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