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Alliance for Youth: al patto per l'occupazione giovanile promosso da Nestlé aderiscono 12 aziende

Un grande progetto, quello lanciato nei giorni scorsi da Nestlé: l'accordo 'Alliance for YOUth', un'alleanza europea che la multinazionale stringerà con i fornitori europei e con altre case italiane per creare occupazione a favore dei giovani. Scopo del patto transnazionale è attivare fino a 100mila posti di lavoro, di cui 5mila solo in Italia, nel prossimo triennio. Traguardo ambizioso, ma le aziende aderenti sono già dodici (Accenture, Arti Grafiche Reggiane, DHL, Dimension Data, DS Smith, FM Italia, Gi Group,  Inalca, Nielsen, Praesidium, Publicis, Sit Group). La convenzione internazionale è stata ufficializzata a Roma la settimana scorsa con un evento avvenuto in simultanea ad altri incontri europei, e si inserisce nell'ambito di un più vasto programma anti-disoccupazione e anti-Neet, dal titolo Nestlé needs YOUth, lanciato già nel novembre dello scorso anno e attraverso il quale l'azienda - 5500 dipendenti e circa 2,2 miliardi di fatturato solo in Italia - si è impegnata a creare, nei prossimi tre anni, oltre 20mila opportunità di occupazione giovanile in Europa, stage inclusi. L'iniziativa si compone di quattro pilastri. Il primo prevede l'assunzione, entro il 2016, di 10mila under 30 da impiegare nei settori più disparati, dalla produzione, alla finanza, alla ricerca e sviluppo. Il secondo step ha le stesse tempistiche e destinatari, ma obiettivi diversi: qui il traguardo è aprire 10mila posizioni di stage. Il terzo filone del progetto riguarda invece l'avvio di un programma di preparazione al lavoro ('Readiness for work') «che includerà orientamento professionale, workshop dedicati alla stesura del cv e preparazione al colloquio di lavoro». Il quarto è stato, appunto, il lancio di Alliance for Youth a Roma. Per quanto riguarda l'Italia, le nuove opportunità per under 29 che Nestlé si è impegnata ad aprire in prima persona saranno mille nel triennio 2014-2016, coinvolgendo quasi tutti i 16 stabilimenti di Nestlé nel nostro Paese. Il progetto è infatti in fase di avvio da otto mesi e, fanno sapere dall'ufficio stampa, già si possono toccare con mano i primi risultati: «Sono 188 i ragazzi che hanno trovato un’opportunità di lavoro, e 205 hanno ottenuto invece una posizione di stage o di tirocinio curriculare». Una premessa importante è che Nestlé fa parte del circuito etico, garantito dalla Repubblica degli Stagisti, delle aziende che assicurano stage di qualità e nel rispetto dei parametri di legalità (dotate del cosiddetto 'Bollino Ok Stage'). Come verificato da questa testata, in Nestlé il rimborso spese mensile è di 710 euro netti, la durata dello stage è semestrale, e la media di assunti post stage è del 30% (dati 2013). Niente sfruttamento o stage abusivi dunque, ma - come testimoniato dai numeri - opportunità formative e di inserimento occupazionale a tutti gli effetti. Adesso Nestlé amplia il raggio d'azione e innalza ancora l'ambizione, mirando a "farsi emulare": a coinvolgere cioè le aziende con cui è in contatto per il suo business a imitarla, aprendo posizioni di stage e di lavoro per gli under 29 e offrendo così una opportunità a tanti giovani che non ne trovano. Questo è stato il fulcro della presentazione di Alliance for Youth: presente all'incontro anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, quasi in funzione di 'garante' alla firma del patto tra le firme italiane partecipanti. Un'occasione, per il titolare del Lavoro, anche per tornare sull'attualità della legge delega appena firmata in Commissione al Senato («Abbiamo cercato di mettere sul tavolo tutta una serie di aspetti, ammortizzatori, tutele, concilizazione, per fare un quadro complessivo di dove andremo a finire»), e per incoraggiare l'iniziativa, come in questo caso, di un privato: «Non ci si limita a un'analisi ma si decide di agire. Si parte dall'idea che ci sia un ritorno economico ma anche dei rischi condivisi» ha ricordato il ministro. Per le istituzioni il messaggio è inequivocabile: «Bisogna raccogliere questi stimoli» ammette, «veniamo da un periodo in cui la convinzione è che la politica sia incapace di prendere decisioni intellegibili per la pubblica opinione, o comunque lontane dalle sue aspettative». Dunque «lo sforzo da parte nostra di dimostrare che le cose si possono fare, che accadono, che è poi il senso di questo progetto». Un'azienda deve dare lavoro, è questa la sua missione, mentre invece si tende a concepirla «come luogo terribile, di sfruttamento, di negazione». E di nuovo, da parte di Poletti, il riferimento al governo di cui è parte, il cui compito, ha aggiunto, «è creare gli strumenti perché l'impresa sia giudicata sulla base di ciò che fa, degli obiettivi che persegue e del valore che crea». La visione verso cui andare è quella di una «società solidale, dove si passi dalle rendite alle opportunità». Il plauso per Nestlé needs YOUth è arrivato anche da Michele Tiraboschi, direttore di Adapt, tra i relatori della presentazione: «I nostri studenti hanno bisogno di chi crede in loro, il significato della loro vita si basa sull'accompagnamento ed è proprio questo che è mancato a livello europeo», ha ribadito, specificando che per l'Italia ciò significa in particolare guardare anche alla platea dei 25-26enni, i più colpiti, «quelli con alle spalle difficili percorsi di inserimento aziendale». Se a loro viene data un'opportunità, «se sentono che qualcuno li accende, loro rispondono, sanno canalizzare le energie». L'iniziativa messa in campo da Nestlé dovrebbe essere, e speriamo lo diventi, «la normalità». Ilaria Mariotti 

Stage al Comitato europeo economico e sociale: 1000 euro di rimborso, candidature fino a fine settembre

Archiviate le vacanze estive, si riapre – per chi è in cerca di opportunità internazionali – la caccia agli stage europei. Una delle offerte migliori di questo periodo arriva dal Comitato economico e sociale europeo, organo brussellese che ha lo scopo di «rafforzare la legittimazione democratica della Ue abilitando le organizzazioni della società civile degli stati membri a esprimere il proprio parere a livello europeo», come è scritto sul sito. Un organo di mediazione che collabora con le istituzioni governative europee dunque, e che organizza due tornate di tirocinio all'anno. Le domande che arrivano ogni anno sono tantissime: «5mila per sessione, 10mila dunque ogni anno» riferiscono dall'ufficio stampa alla Repubblica degli stagisti. Gli italiani che si sono fatti avanti l'anno scorso sono una percentuale abnorme di questi 10mila: da soli rappresentano oltre un quinto dei candidati. «Sono stati 2047», infatti, per la precisione un numero sempre crescente di sessione in sessione. Probabilmente a causa della crisi: «Non abbiamo dati scientifici in questo senso, ma la sensazione - anche in base a quello che dicono i ragazzi - è proprio questa» spiegano ancora. Per chi fa domanda ora (ed entro il 30 settembre), lo stage partirà – in caso di esito positivo – a febbraio, con una durata di cinque mesi (quindi fino a luglio) non prorogabili. Per la sessione autunnale, ci si candida invece da gennaio a marzo. Il rimborso spese è quello canonico per gli organi di Bruxelles: «l'emolumento sarà pari al 25% del salario base di un funzionario di livello AD/5», si legge nel regolamento, quindi circa 1070 euro mensili. Che siano netti o meno dipende dalla normativa fiscale del proprio Paese, che può tassare o meno questo genere di emolumenti. A ciò si aggiunge, come di norma in questi casi, anche il rimborso spese del viaggio di andata e ritorno per raggiungere la sede di destinazione (e «sempre che si siano completati almeno tre mesi di tirocinio» è specificato). Il massimo è però di 400 euro a tragitto, e il contributo cresce quanto maggiore è la distanza. È prevista infine la sottoscrizione obbligatoria di una assicurazione contro gli incidenti, a carico dello stagista, mentre quella sanitaria è facoltativa. Quanto alle condizioni di accesso alla selezioni, non sono delle più stringenti. Servono una laurea almeno triennale, il dominio fluente di una lingua europea, e una conoscenza «sufficiente» di una seconda lingua a scelta tra inglese o francese (i due idiomi di lavoro del Comitato). Essere cittadino Ue è un requisito, ma non escludente: sono ammessi anche giovani da Paesi extra Ue. È peraltro possibile tentare l'application form anche per chi fosse alle dipendenze di un'altra organizzazione, sia pubblica che privata. In questo caso però, chiarisce il regolamento, «il Comitato non si farà carico del rimborso», e il tirocinante continuerà a essere remunerato dal datore di lavoro originario. Non sono invece ammessi alla selezioni quelli che abbiano alle spalle esperienze – retribuite – di più di sei settimane nelle organizzazioni dell'Unione (è escluso anche chi per esempio sia stato membro dello staff di parlamentari europei). Altre richieste a latere per la domanda sono il casellario giudiziario e un certificato di sana e robusta costituzione. Per partecipare occorre spedire l'application form cliccando sul link apposito del sito. In caso di avvenuta preselezione si è informati tramite mail. A questo punto, lo step successivo è inviare copia cartacea (anche non autenticata) delle documentazione necessaria (attestato di laurea, contratti delle precedenti esperienze professionali, documento di identità). Sono invece obbligatori gli originali del casellario giudiziario (il police record) e del certificato medico. È possibile anche allegare altro materiale come il curriculum vitae o altro tipo di referenze, ma solo a supporto della propria candidatura. Sul numeri di stagisti ammessi a ogni tornata non esistono tetti definitivi (nelle scorse tornate sono stati presi in media «circa 50 stagisti all'anno», informano dagli uffici di Bruxelles). «Dipende» chiarisce il regolamento, «dalla doppia condizione della disponibilità di budget e dalle esigenze dei singoli dipartimenti che potrebbero essere interessati ad avere stagisti». La selezione del tirocinante è collegata infatti alle esigenze dichiarate dalle singole unità del Comitato e non c'è modo di interferire con questo processo. Anzi, spiegano i responsabili sul sito «che è sconsigliabile mandare mail per sponsorizzare la propria candidatura»: un sistema opposto rispetto, per esempio, a quello per gli stage alla Commissione europea, dove invece scrivere ai dirigenti e autopromuoversi può risultare la mossa decisiva per essere scelti [v. testimonianza di alcuni ex stagisti]. Dal regolamento non emergono altri dettagli sui passaggi della selezione. Un intero capitolo è però dedicato ai diritti e ai doveri dei ragazzi che la superano: niente iniziative personali «se non su autorizzazione del tutor», evitare conflitti di interesse o qualunque comportamento «in detrimento dell'immagine del Comitato», rispetto degli orari e limite massimo di assenze consentito di due giorni al mese. Per le informazioni di cui si entra in possesso è chiesto il massimo riserbo: «Non si dovrà rivelare a persone non autorizzate il contenuto di documenti o informazioni che non siano di pubblico dominio» è sancito nelle provisions regarding traineeships. Di buono c'è poi che un paragrafo è dedicato «alla partecipazione del tirocinante», segno che si tratta di un elemento tenuto in grande considerazione. Lì si chiede di «prendere parte alle attività del dipartimento secondo il livello garantito dai propri studi», ed è spiegato che ciò comporterà la visione della documentazione necessaria allo svolgimento delle proprie mansioni o l'ingresso nei meeting di interesse. Talvolta potranno capitare anche viaggi o visite di studio per gli stagisti, sempre stando alla disponibilità di budget. Ilaria Mariotti  

Dote Unica Lavoro e Garanzia Giovani, come la Lombardia aiuta chi cerca un impiego

DUL o GG. I giovani che cercano lavoro in Lombardia possono affidarsi a queste due sigle. DUL è l’acronimo con cui si identifica il  programma regionale a sostegno dell’occupazione, la “Dote Unica Lavoro”. A questo, da maggio 2014, si è affiancato Garanzia Giovani (GG), un programma europeo espressamente dedicato alla fascia di età fra i 15 e i 29 anni, promosso e finanziato dall’Unione Europea e implementato dalle singole Regioni secondo uno schema comune concordato nei mesi scorsi con il ministero del Lavoro. Si tratta di programmi paralleli, finanziati in maniera totalmente autonoma, ma entrambi rivolti ai giovani. I progetti sono piuttosto simili perché gli operatori chiamati ad erogare i servizi sono sostanzialmente gli stessi e anche la finalità è la medesima: l’inserimento nel mondo del lavoro. Quali sono le differenze principali Fra DUL e GG e che impatto hanno avuto finora sull’occupazione?Intanto i finanziamenti. Per sostenere Dote Unica Lavoro la Regione ha messo a disposizione, fra fondi europei e stanziamenti propri, 75 milioni di euro per il periodo che va dal 21 ottobre 2013 al 31 dicembre 2014 ed ha già stanziato altri 44 milioni provenienti da fondi europei per quadriennio 2014-2020.  Garanzia Giovani, invece, nel biennio 2014-2015 può contare per la Lombardia su un budget di 178 milioni in gran parte erogogati dall'Ue. Un’altra sostanziale differenza riguarda i soggetti che possono accedervi.Che cos’è Dote Unica Lavoro (DUL)Oltre alla fascia giovani possono entrare in DUL i lavoratori disoccupati, in cassa integrazione o in mobilità che hanno lavorato nel territorio lombardo. Chi è in possesso dei requisiti può scegliere a quale operatore rivolgersi fra un catalogo di centri accreditati misti fra pubblico e privato. Sono gli stessi operatori, dopo un colloquio preliminare, a stabilire un percorso personalizzato (PIP) per l’utente. Sulla base delle sue necessità ogni soggetto sarà inserito in una fascia di aiuto che determinerà il budget da assegnare. Si va dalla fascia 3, ad alta intensità di aiuto, per le categorie più difficili da collocare che riceveranno una somma in denaro – cioè la “dote” - più corposa, alla fascia 1, destinata a persone che necessitano di un aiuto “minimo” per trovare un impiego (esiste inoltre una fascia 4 per le persone che necessitano di servizi per il mantenimento della posizione di lavoro – cioè persone occupate – esclusivamente dedicata a chi lavora in Lombardia). Per iscriversi, dunque, bisogna recarsi in uno dei centri che, attraverso un tutor, supporteranno il soggetto lungo tutto il percorso: dalla fase di iscrizione al successivo piano personalizzato, fino all’attivazione del tirocinio o del contratto di lavoro. E’ prevista  anche una fase di rendicontazione finale sempre a carico dell’operatore.La dote viene assegnata alla persona che ne fa richiesta che può autonomamente decidere come spenderla e a quali servizi accedere. Ma di quali servizi stiamo parlando? Si va dall’inserimento lavorativo, cioè attività svolte dall’operatore per trovare una nuova occupazione alla persona, ai voucher finalizzati alla frequenza di attività di formazione fino ai voucher di servizio, ossia quelle attività necessarie a rimuovere gli ostacoli per una immissione o re-immissione nel mondo del lavoro di particolari categorie (trasporto e accompagnamento di soggetti disabili).I numeri della DUL. Secondo l’ultimo monitoraggio del 30 luglio, dal 31 ottobre 2013, data di avvio del programma, sono state erogate doti a poco più 34mila persone, di cui 16mila hanno iniziato un percorso lavorativo (58%). Poco più della metà (54,7%) ha ottenuto un contratto a tempo determinato, gli altri si dividono tra contratti a tempo indeterminato (18,7%) e di apprendistato (26,6%).  Per quanto riguarda la fascia under 29 i soggetti coinvolti  in DUL sono circa 14mila (41% del totale), 10mila (70%) quelli avviati al lavoro.  Di questi il 31% ha ottenuto un contratto, quello più frequente è il contratto di apprendistato (46%), seguita dal tempo determinato (41,%), mentre solo il 12% ha ottenuto un impiego a tempo indeterminato.  I tirocini attivati sono stati 1.700, pari al 12%, mentre un significativo 30% ha completato solo parzialmente il percorso, cioè senza concludere il periodo di sei mesi di contratto/periodo di formazione.Tuttavia un’analisi sul totale delle persone prese in carico non è del tutto corretta, poiché considera al medesimo modo i risultati delle persone che hanno terminato il servizio e quelli che hanno appena iniziato il percorso. Il tasso di avvio al lavoro, infatti, aumenta con il passare del tempo: maggiore è il periodo trascorso dalla presa in carico, più alta è la percentuale di soggetti che hanno avviato un tirocinio o un contratto. Per le doti attivate nel 2013 l’indicatore di avvio al lavoro supera infatti il 64%.Quanto ha inciso, dunque, il programma Dote Unica Lavoro, nella fascia fra i 15 e i 29 anni? In Lombardia su un milione e 400mila giovani, compresi nella forbice  fra i 15 e i 29 anni, (dati dell’l’ultimo rilevamento Istat) il 20% risulta disoccupato. Sono circa 280 mila fra disocccupati e giovani che non studiano e non lavorano, di questi, solo il 5% (14mila di cui sopra), si è iscritto al programma DUL.Le differenze con Garanzia Giovani. Garanzia Giovani è un progetto molto simile a DUL, ma ha finalità leggermente diverse. «DUL mira a un inserimento (o reinserimento) duraturo, almeno sei mesi» spiegano dalla segreteria dell' assessorato al Lavoro «Garanzia Giovani, invece è rivolto a coloro che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro, anche per una breve esperienza di stage o tirocinio».Dei 178 milioni di euro previsti da Garanzia Giovani per il biennio 2014-2015, circa 100 andranno all’erogazione dei servizi, i restanti saranno destinati al rimborso dei tirocini e agli incentivi all’assunzione. «I principi del programma Garanzia Giovani partito a maggio erano già stati anticipati dal progetto Dote Unica Lavoro iniziato a ottobre dello scorso anno: centralità della persona, personalizzazione dei percorsi, finalità occupazionale» spiega alla Repubblica degli Stagisti l’assessore al lavoro della regione Lombardia Valentina Aprea: «In Lombardia, quindi, non si dovranno costruire altri bandi per coinvolgere le agenzie per il lavoro: vi è già un sistema funzionante, Dote Unica Lavoro, che è unitario, aperto, efficace. La novità con Garanzia Giovani è che, oltre agli operatori accreditati al lavoro, un ruolo importante sarà assegnato a scuole e università, che potranno prendere in carico il flusso dei giovani in uscita dai percorsi formativi». Dalla Regione però non specificano con precisione quale sarà il ruolo e quali saranno le scuole  e le università, né per quali servizi riceveranno finanziamenti. In pratica per quel che riguarda la fascia giovani Dote Unica Lavoro e Garanzia Giovani sono due progetti complementari, l’uno è il contenitore dell’altro e in Lombardia chi è in possesso dei requisiti può iscriversi ad entrambi. Per accedere a Garanzia Giovani basta soddisfare il requisito dell’età, non avere attivi percorsi di studio o di formazione e non è necessario essere residenti in Lombardia.  Secondo gli ultimi dati disponibili, al 21 agosto, le adesioni in Lombardia sono state 15mila, la metà delle quali provenienti da altre regioni.  «Questo perché in molte regioni la presa in carico significa solo un primo colloquio per le procedure burocratiche, in Lombardia ciò invece significa avvio dei veri e propri servizi di orientamento, incontro domanda e offerta, avvio di tirocini o di lavoro» sottolinea Aprea  «Si conferma una percentuale di successo superiore al 70% delle prese in carico».

La mappa digitale delle università europee, un progetto utile ma ancora con molti limiti

Una mappa digitale di oltre 2.200 atenei di 29 paesi, ossia tutta l’Unione Europea più Svizzera e Norvegia. In due righe Eter (European Tertiary Education Register), piattaforma web lanciata dalla Commissione Europea con l’obiettivo di dare vita a un vero e proprio registro telematico in grado di diffondere informazioni quanto più complete possibile sulle università in esso presenti. Dietro la nascita di Eter 500mila euro di fondi del programma Lifelong Learning stanziati per il periodo 2014/2020 e il lavoro di quattro università partner: La Sapienza di Roma (dipartimento di ingegneria informatica, automatica e gestionale Antonio Ruberti), il centro per la ricerca organizzativa dell’università della Svizzera italiana, lo Joanneum Research di Graz e il Nifu (Nordic Institute for Studies in Innovation, Research and Education) di Oslo.Attualmente il sito raccoglie i dati dei 2254 atenei relativi all’anno accademico 2001/2012 per un numero complessivo di oltre 16 milioni di studenti, ma si prevede di pubblicare entro la prossima estate anche quelli dell’anno accademico successivo. Ciascun ateneo ha un ID e un codice paese, che lo identifica per le ricerche all’interno della piattaforma. L'Italia è presente complessivamente con 176 istituti di formazione superiore (tra cui anche conservatori e accademie), di cui 103 sono università, contando anche istruzione superiore non universitaria (ad esempio scuole per mediatori linguistici post diploma), università telematiche e per stranieri.Le informazioni sono fornite dalle diverse autorità nazionali di statistica, che hanno dato vita a una task force finalizzata a stabilire le tipologie di dati presenti per ciascuna università. Finora non era presente una banca dati che coprisse l'intera Europa, ma c'erano soltanto piattaforme nazionali. Al netto delle differenze tra gli ordinamenti universitari dei paesi, sono inclusi nel database gli atenei che presentano percorsi di laurea triennali, specialistici e di dottorato. Per ogni università sono prese in considerazione una serie di variabili, tra cui: nome dell’istituto e anno di fondazione; sede principale ed eventuali sedi distaccate; numero di studenti e laureati, suddivisi per tipologia di titolo, genere e nazionalità; personale, diviso in accademico e non accademico; spese e ricavi; dati sulle attività di ricerca. La piattaforma si propone di essere uno strumento utile per una serie di destinatari, come si legge sul sito della Commissione Europea: gli studenti, universitari e non, al fine di recepire informazioni utili in fase di iscrizione e nei momenti successivi; gli atenei stessi, che possono così confrontarsi con altri profili per avviare eventuali partnership, e infine autorità ed esponenti politici, che da questo momento hanno una piattaforma da cui poter estrapolare una serie di dati utili a capire il funzionamento del sistema universitario italiano ed estero e orientare così anche le proprie politiche di intervento. I dati sono pubblici, scaricabili in diversi formati e possono essere riutilizzati, purché si citi la fonte. Va detto però che le informazioni possono essere usate a scopi analitici e di ricerca ma non devono essere diffuse su supporti online. La Repubblica degli Stagisti ha parlato della piattaforma con Benedetto Lepori, docente dell'Università della Svizzera italiana, uno degli atenei che ha lavorato alla realizzazione di Eter: «Il pregio principale del sito è quello di fornire dati standardizzati sulle istituzioni di formazione superiore nei diversi paesi europei, dove è stato fatto uno sforzo serio di armonizzazione e documentazione dei dati. Questi dati sono fondamentali per confrontare la struttura degli istituti e quindi riflettere sulle implicazioni di determinate scelte di policy». Da Eter non è possibile però estrapolare dati relativi alle singole facoltà di un ateneo, ma solo sull'intera università: «Tutti i dati si riferiscono all'intera università e non sono disaggregati per facoltà. Tuttavia alcuni dati, in particolare il numero di studenti, sono divisi per settore disciplinare e possono essere in linee generali associati alle facoltà. Prevediamo di estendere questa divisione anche al personale scientifico», spiega Lepori.Un altro grande limite della piattaforma è al momento la limitata disponibilità di ampi periodi temporali: la presenza di dati riferiti unicamente al 2011 almeno fino al prossimo anno rende impossibile individuare trend e fare confronti pluriennali. La difficoltà di comparazione può essere inoltre legata a caratteristiche peculiari dei sistemi universitari dei singoli paesi, che possono non essere spiegate da informazioni estrapolate in base a parametri comuni. Inoltre anche tra i dati oggi disponibili mancano alcune informazioni rilevanti, come quelle relative ai servizi di placement:  «Al momento non ci sono cifre sul placement. L'estensione ad altri dati dipenderà dalle risorse, ma anche dalla disponibilità di dati sufficientemente comparabili a livello europeo».Dalla sua Eter ha però la possibilità offerta agli utenti di avere a propria disposizione un set ampissimo di dati, utilizzabili singolarmente o in maniera incrociata, il che senza dubbio rappresenta un unicum. Toccherà capire quanti utenti beneficeranno del database – la piattaforma è stata appena lanciata ed è impossibile stabilirlo – e soprattutto se in futuro non verranno applicati filtri o altri tipi di restrizioni che ne limiteranno la fruibilità attuale.Chiara Del Priore

Al Consiglio dell'Ue cento stage da mille euro al mese

Non solo Commissione e Parlamento europeo. Anche altre istituzioni europee di Bruxelles aprono le porte all'esercito di giovani europei in cerca di stage remunerati. Tra queste il Consiglio dell'Unione europea, ovvero l'organo presso cui «i ministri provenienti da ciascun paese dell'Ue si riuniscono per adottare leggi e coordinare le politiche», come lo definisce il sito. Sono un centinaio i posti per un tirocinio in questo «polo decisionale essenziale per l'Ue» che «negozia e adotta la nuova legislazione dell'Unione, la adatta, ove necessario, e coordina le politiche», secondo la descrizione ufficiale. Le selezioni si sono aperte il primo di giugno e chiuderanno il primo settembre. I tirocini, di cinque mesi ciascuno, sono suddivisi in due tronconi (in ognuno dei quali potrebbe finire chi si candida oggi): il primo da febbraio a giugno, il secondo da settembre a gennaio. Quanto a rimborso spese «la cifra è di circa 1000 euro mensili», fanno sapere dall'ufficio stampa, con una policy di tassazione variabile a seconda del Paese di origine. A rimpolpare la somma anche un rimborso spese per i viaggi di andata e ritorno e un riconoscimento extra per le persone disabili e per le missioni fuori città, come spesso succede per gli stage presso le istituzioni di Bruxelles. I requisiti di ammissione ripetono a loro volta lo schema previsto per altri bandi analoghi, uno su tutti quello della Commissione europea: è necessaria quindi la cittadinanza europea, il possesso di un titolo accademico almeno triennale (la preferenza verrà data a chi «si sia occupato nei propri studi di integrazione europea o abbia avuto esperienze di lavoro attinenti» chiarisce la normativa), la conoscenza approfondita di una delle lingue principali della Ue, quindi inglese o francese. Anche se la maggior parte degli aspiranti stagisti, aggiungono sul sito, «ha un background in legge, scienze politiche, relazioni internazionali» sono ben accette le candidature da altri ambiti come «traduzione, risorse umane, informatica, comunicazione». Non è consentito concorrere per un posto da stagista a chi però abbia alle spalle esperienze professionali retribuite presso la Ue «per almeno otto settimane», come scritto sul regolamento, o a chi abbia fatto parte a diverso titolo dello staff dei consiglieri membri del Consiglio. Attenzione poi, perché – come sancito all'articolo 10 della decisione consiliare sugli stage - «i responsabili si riservano la possibilità di sospendere lo stage dei soggetti le cui capacità linguistiche risultino insufficienti allo svlogimento delle mansioni richieste», o lo stesso siano le sue «prestazioni professionali». Non si bara dunque sulla preparazione, che sarà testata sul campo da chi di dovere. L'application, da redigere in inglese o francese, va spedita online (qui) sul sito Epso, quello comunemente utilizzato per la gestione delle candidature presso le sedi politiche dell'Ue. Ci si deve registrare e inserire tutte le informazioni del caso. L'esame delle domande si verificherà «tra ottobre e novembre 2014», si apprende dal portale del Consiglio, e mentre i ragazzi selezionati per il primo periodo (quello in partenza da febbraio) saranno contattati a dicembre, per gli altri ci sarà da attendere fino a gennaio. A tutti arriverà notizia del proprio esito, anche se negativo, sulla pagina personale di Epso entro l'inizio dell'anno prossimo. Essere scartati non è purtroppo una remota possibilità: «Riceviamo circa 4mila domande all'anno», assicurano dall'ufficio tirocini «ma sfortunamente i posti vacanti per gli internship non sono superiori a cento». Chi supera la selezione, «sulla base delle proprie qualifiche» si legge sul regolamento, «e nel rispetto dell'equilibrio geografico di provenienza dei ragazzi», riceverà una mail con la richiesta di spedire la documentazione cartacea che attesti i titoli dichiarati: copie di passaporti, diplomi universitari e di lingua, lettere ufficiali di referenze, da presentare pena esclusione dallo stage.  Ma di cosa si occupa uno stagista al Consiglio dell'unione europea? Di solito i trainee vengono recultati all'interno del Segratariato generale del Consiglio, dove «a seconda del loro livello di studi e di preparazione culturale saranno istruiti dal consigliere a cui sono affidati sulle attività da svolgere», spiega il regolamento. In sintesi le mansioni sembrerebbero avere a che fare con quelle di un assistente di un politico, solo che per interposta persona. «Il Segretariato generale del Consiglio ha il compito di coadiuvare il Consiglio europeo e il Consiglio dell'Ue, comprese le presidenze, il Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) e gli altri comitati e gruppi del Consiglio» è quanto sintetizza il sito: in pratica si presta servizio per lo staff che a sua volta collabora con l'organo principale. Esiste però anche la possibilità di svolgere lo stage dentro il dipartimento delle traduzioni o delle risorse umane, ad arbitrio dei selezionatori. Il contesto è comunque dei più prestigiosi: è da qui che partono le discussioni per le politiche della Ue. E infatti il regolamento è perentorio: «Il tirocinante è tenuto a osservare la massima discrezione su fatti o informazioni di cui sia venuto a conoscenza durante il tirocinio, ivi compreso in occasione di eventuali contatti con rappresentanti dei media». Bocche cucite dunque, durante lo stage, per chi sarà ammesso.Ilaria Mariotti 

Neolaureati, ecco come vi vogliono - e cosa sono disposte a darvi - le grandi aziende

Parlare le lingue ed essere proattivi. Sono queste le caratteristiche che le aziende cercano di più quando selezionano giovani da inserire: è ciò che emerge dalla 15esima indagine conoscitiva "Neolaureati & stage" condotta da Gipd, Gruppo intersettoriale direttori del personale, presentata pochi giorni fa a Milano dal suo presidente Paolo Citterio.L'ottima conoscenza di una o più lingue straniere si piazza infatti al primo posto, con il 21% delle preferenze, nella classifica degli elementi positivi che giocano in favore del candidato in un processo di selezione; quasi a parimerito con la motivazione, che si attesta al 20%. In particolare, la conoscenza dell’inglese è assolutamente necessaria per la grande maggioranza - l'83% - delle aziende; in alcuni casi è poi necessaria, o quantomeno gradita, la conoscenza di un'altra lingua. E qui accanto alle classiche francese, tedesco e spagnolo, apprezzate rispettivamente dal 37, 32 e 15% delle imprese, si fanno strada anche il russo (5%) e il cinese (4%). Conoscere queste lingue particolari fornisce dunque una carta in più da giocare in fase di selezione.Per quanto riguarda la preparazione accademica, gli hr manager dichiarano con grande sincerità che nella maggior parte dei casi (43%) non hanno nessuna difficoltà di reperimento di candidati laureati in facoltà specifiche; poco meno di un quarto degli intervistati però rileva una certa difficoltà per profili di Ingegneria.Questa facoltà  infatti si conferma in cima alla lista delle preferenze per i selezionatori del personale, anche se per il primo anno Economia riesce ad affiancarsi con lo stesso punteggio. Sono queste due dunque le facoltà più richieste. In particolare gli ingegneri più ambiti in assoluto sono quelli gestionali, seguiti dai meccanici. Nella classifica di gradimento si piazzano poi i laureati delle facoltà di Giurisprudenza (6%), e di Scienze dell'economia e gestione aziendale (5,%). Fanalini di coda, come di consueto, le facoltà umanistiche, con Filosofia e Lettere entrambe sotto l'1%.A parte il titolo di studio, le lingue e la motivazione, ci sono altri dati che piacciono agli addetti Hr in fase di selezione: per esempio un 10% viene colpito positivamente quando rileva nel candidato una disponibilità alla mobilità territoriale, e a un altro 10% piace trovare nel cv qualche esperienza di lavoro durante il periodo di studi. Questi due aspetti sono ancora più importanti, secondo la rilevazione di Gidp, rispetto alla puntualità della laurea (un 8% considera comunque molto importante laurearsi nei tempi previsti), al conseguimento di un master (7%) o a un'esperienza all'estero con l'Erasmus (6%). Bisogna scendere ancora nella classifica per trovare una valorizzazione di un voto di laurea elevato (importa solo al 5% dei selezionatori) o per un'esperienza di stage curriculare (solo 3,5%!).E al di là di quel che dice il curriculum, poi sono le qualità personali e relazionali a emergere in fase di colloquio. Qui la caratteristica più apprezzata, secondo l'indagine del gruppo presieduto da Paolo Citterio, è la capacità di analisi e di risoluzione dei problemi, nettamente in cima alle preferenze, seguita dalla capacità di mettersi in azione e in gioco, dalla proattività e dalla flessibilità.Ma quando gli uffici Hr hanno qualche posizione aperta e fanno partire le selezioni, non sempre le cose vanno nel verso giusto. I giovani che si affrettano a rispondere agli annunci di lavoro e di stage inviando il proprio cv sono tanti, certo, ma spesso i recruiter rilevano forti lacune. In particolare secondo un settimo degli intervistati i candidati neolaureati dimostrano una troppo scarsa conoscenza del mondo del lavoro; il 12% torna sul tema lingue, lamentandone un livello di conoscenza troppo basso. Più di uno su dieci rileva nei giovani una mancanza di motivazioni e una scarsa capacità di adattamento e flessibilità. Indecisione nelle scelte e nei progetti, scarsa intraprendenza e scarsa abilità nella gestione comportamentale sono altre delle caratteristiche negative rilevate dalle aziende che hanno partecipato all'indagine. Con una curiosità, la cui lettura dovrebbe forse generare un po' di mestizia: le richieste economiche eccessive sono all'ultimo posto nella lista delle lamentele delle aziende. Segno che ormai, coi tempi che corrono, quasi nessuno si azzarda avanzare pretese o rivendicazioni dal punto di vista retributivo - quantomeno all'inizio.C'è poi tutta una sezione della ricerca dedicata alle modalità attraverso cui le grandi aziende inseriscono i neolaureati. Il dato principale è che, nonostante la crisi, le aziende continuano a usare lo stage e anzi lo usano sempre di più: il 43% delle imprese interpellate conferma di utilizzare questo strumento e anzi che il numero di stagisti ospitati è aumentato rispetto al passato; il 40% invece registra un numero sostanzialmente invariato. A fronte di questa grande maggioranza c'è una piccola minoranza, pari circa al 6%, che dichiara una diminuzione delle posizioni di stage rispetto al passato; poi un 8% di imprese che ha abbandonato lo stage, dopo averlo utilizzato in passato, e un piccolissimo 3% che dichiara di non attivare né aver mai attivato stage.Per quanto riguarda le finalità del tirocinio, il campione preso in esame da Gidp sembra molto orientato verso una concezione del periodo di stage come "periodo di prova allungato" per testare le capacità del candidato: quasi la metà degli Hr manager intervistati dichiara infatti che la finalità principale è la conoscenza reciproca tra l’azienda e il neolaureato prima di procedere con l’assunzione, e un ulteriore 5% esprime il medesimo concetto in maniera un po' più sfumata, indicando una conoscenza reciproca, formazione e possibile assunzione. Solo il 14,5% dichiara di farlo in maniera completamente "altruistica", per rispondere cioè alle esigenze formative curriculari dei laureandi attraverso accordi con università e iniziative collaterali. Un 32% considera invece gli stage come strumento strettamente e puramente formativo, rispondendo di attivarne solo per consentire al neolaureato di fare un’esperienza formativa, ma escludendo la possibilità di un'eventuale assunzione al termine.Una buona notizia è che, probabilmente anche grazie alle nuove normative regionali che - quantomeno per gli stage extracurriculari - hanno introdotto nei mesi scorsi l'obbligo di erogare una indennità minima, solo meno del 3% delle aziende intervistate dichiara di non prevedere alcun tipo di rimborso spese a favore dei tirocinanti. Anzi, sotto questo punto di vista l'indagine di Gidp traccia un quadro davvero roseo rispetto alla media nazionale: i tre quarti delle aziende prevedono per i propri stagisti un rimborso spese superiore a 500 euro al mese, con un 9% che dichiara addirittura indennità "standard" superiori ai 900 euro. Il 37,5% degli intervistati specifica anche che la cifra è aumentata rispetto al passato: qui probabilmente si collocano quelle imprese che fino al 2013 prevedevano emolumenti più bassi rispetto ai minimi adesso fissati delle nuove normative regionali. Al rimborso spese monetario, poi, la maggior parte delle imprese aggiunge anche la possibilità di usufruire della mensa aziendale (32% dei casi) o ancor più spesso i buoni pasto (41%). Insomma le imprese intervistate in questa rilevazione sono molto generose: ciò forse si spiega con il fatto che si tratta, per la metà del campione, di aziende multinazionali, in massima parte ubicate nelle regioni del nord ovest (il 65% ha infatti sede in  Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) e di grandi dimensioni (quasi tre su quattro hanno oltre 250 dipendenti).Ma quante possibilità hanno i neolaureati di entrare in queste grandi e generose aziende? Secondo Gidp non poche: l'indagine rivela che molte hanno assunto, negli ultimi 12 mesi, una parte degli stagisti ospitati, addirittura "tutti" nel 9% dei casi; e che c'è anche una piccola pattuglia di aziende, circa il 14% del totale, che racconta di aver assunto direttamente, senza il passaggio intermedio del tirocinio, magari valorizzando precedenti esperienze di stage che il neoassunto aveva svolto altrove. Le funzioni aziendali dove sono più spesso inseriti i neolaureati sono commerciale, marketing e progettazione, ma anche produzione e ricerca&sviluppo. Attenzione però a non farsi troppe illusioni: c'è comunque quasi un quarto delle aziende prese in esame da Gidp che dichiara di non aver assunto nemmeno uno stagista, né di avere intenzione di farlo nei prossimi sei mesi. Eleonora Voltolina

Rimborsi da fame, l'Unhcr propone 35 euro al mese per uno stage a Roma

35 euro al mese. È quanto offre un delle più famose Agenzie dell'Onu come rimborso spese per fare uno stage presso il suo ufficio di rappresentanza a Roma. 35 euro al mese, viene esplicitato, «corrispondente all’abbonamento Atac per la rete urbana», perché  «tutti gli altri eventuali costi saranno a carico dello stagista o dell’università di riferimento». Improbabile però che le università italiane, dopo anni e anni di tagli, possano sostituirsi ai soggetti ospitanti nell'erogare il rimborso spese per gli stagisti. E dunque in sostanza, come al solito, saranno le famiglie dei prescelti a doversi fare carico di questo periodo di "training on the job" dei pargoli. L'aspetto più preoccupante dell'annuncio (reperibile online sul sito ufficiale, a questo link, e valido ancora per una settimana) è che sembra porsi al di fuori del perimetro della legge. È infatti rivolto a laureati: persone, si legge, che abbiano «conseguito il diploma di laurea in materie inerenti a: comunicazione, scienze politiche, relazioni internazionali o in altri campi ad esse correlati». Se però si parla di laureati, e non di studenti universitari, automaticamente vuol dire che si parla di tirocini extracurricolari. E per questo tipo di tirocini ormai dall'anno scorso tutte le Regioni, ottemperando a un accordo della Conferenza Stato-Regioni, pongono l'obbligo di erogare una congrua indennità minima. Tale compenso per il Lazio, regione ove ha sede l'ufficio che si candida a ospitare lo stagista, è fissato in almeno 400 euro mensili. E né gli enti pubblici né le organizzazioni non profit sono esentati da tale vincolo.Eppure per uno stage nel suo ufficio stampa l'Unhcr di Roma - con sede nella centralissima via Caroncini, in pieno quartiere Parioli - offre solo 35 euro al mese. Si tratta quell'agenzia delle Nazioni Unite che si batte perché non vengano calpestati i diritti degli ultimi, dei rifugiati, dei perseguitati, di chi fugge da guerre e discriminazioni. Con la Repubblica degli Stagisti lo abbiamo detto più volte: constatare che anche organizzazioni che portano avanti alti ideali poi offrano condizioni indignitose ai propri stagisti mette tristezza. Rendendo chiaro che, quando si tratta di poter avere un po' di manodopera o cervellodopera a bassissimo costo, anche alcuni tra gli enti più blasonati finiscono per ragionare con il cervello meschino che solitamente viene attribuito ai “cattivoni” dell'industria privata che pensano solo al profitto. E in effetti nell'annuncio pubblicato sul sito dell'Unhcr viene candidamente ammesso che lo stagista sarà impiegato «per  fornire un aiuto concreto all’unità operativa».Quest'aiuto durerà 6 mesi, dal prossimo 4 agosto fino al 30 gennaio dell'anno venturo. E varrà, come detto, 35 euro al mese. Tra i requisiti che devono esibire gli aspiranti stagisti, oltre alla laurea, vi sono le solite «abilità nell’uso di Internet Explorer e navigazione sul web», l'ormai indispensabile «familiarità con i social media quali Twitter, You Tube e Facebook», l'«ottima conoscenza e pratica nell’uso del pacchetto MS Office», le «spiccate doti comunicative», la «flessibilità»  e l'irrinunciabile «ottima conoscenza dell’inglese». E sembra che non si debba sperare di essere seguiti più di tanto: nell'annuncio si richiede infatti anche di «essere in grado di lavorare in maniera autonoma e possedere spirito d’iniziativa e flessibilità» (di nuovo! Dev'essere davvero indispensabile essere flessibili per fare uno stage all'Onu...).Di cose da fare, quantomeno dalla “job description”, sembrano essercene parecchie: «rassegna stampa quotidiana in versione elettronica tramite agenzie stampa online e quotidiani nazionali e internazionali e relativa archiviazione, gestione Social media su Facebook, Twitter, YouTube, Flickr, Instagram; aggiornamento sito web istituzionale; monitoraggio costante delle agenzie stampa; collaborazione allo sviluppo e alla gestione di contenuti multimediali; ricerche e raccolta d’informazioni; traduzioni dall’inglese all’italiano; supporto nelle attività di sviluppo e attuazione di progetti o eventi».Il tutto per puro spirito di servizio e desiderio di imparare: «Non è prevista alcuna aspettativa di impiego all’interno dell’Unhcr alla fine dello stage» viene scritto a chiare lettere nell'annuncio. Anzi, fare uno stage comporta addirittura uno svantaggio: «Gli stagisti non possono, inoltre, presentare la propria candidatura per un posto all’interno dell’Unhcr, incluso quello di consulente, sia durante il loro stage sia nei 6 mesi immediatamente successivi alla fine del suddetto».Cari dirigenti dell'Onu: fareste fare a vostro figlio tutto questo per 35 euro al mese? Io penso proprio di no. Allora, se volete fare del bene e agire per migliorare il mondo, fatelo fino in fondo. E trovate la copertura necessaria a dare almeno 400 miseri euro al mese ai vostri stagisti. Oppure utilizzate, per svolgere quelle mansioni, la categoria appropriata: quella dei volontari.Eleonora Voltolina

Stage, i giovani chiedono diritti: a Bruxelles l'European Interns' Day

Sono passati due anni e mezzo dal lancio della Carta europe a per la qualità di stage e praticantati a Parigi e sebbene nelle varie nazioni, Italia compresa, qualcosa si sia mosso per il verso giusto (qui il punto della situazione da noi),  i motivi di legittima protesta rimangono molti, dappertutto in Europa. Per questo oggi, 18 luglio, Bruxelles ospita il primo European Interns' Day, iniziativa promossa da un consorzio di 20 realtà internazionali con l'obiettivo di denunciare il sussistente stato di precarietà degli stagisti, sollecitare soluzioni che garantiscano a tutti percorsi di qualità e retribuiti, e lanciare il primo European Label for Quality Internships, una sorta di Bollino "OK Stage" europeo. L'appuntamento è alle 12.30 a Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento e, per chi è fisicamente lontano dal cuore dell'Europa, online su Facebook o Twitter.Ad aprire l'appuntamento in piazza sarà il neo segretario generale dello Youth Forum Allan Päll, forte del manifesto supporto dei commissari europei László Andor (occupazione e affari sociali) e Androulla Vassiliou (istruzione). Ha promesso di essere presente anche il 28enne europarlamentare Pd Brando Benifei. Durante questa prima parte i manifestanti - stagisti, studenti, giovani professionisti, rappresentanti della società civile, ma anche datori di lavoro ed esponenti dei sindacati - potranno aderire a uno dei workshop previsti (ci sono stand per mettere a punto il cv, ricevere guida e consulenza in fatto di carriera, realizzare striscioni di manifestazione) e condividere proposte e domande da aggiungere al tavolo di dibattito che si terrà poi nel primo pomeriggio in un'aula del vicino Parlamento europeo.Alle 15 è previsto infatti che il gruppo si sposti presso il József Antall Building, dove verrà presentato il Bollino europeo per stage di qualità, riconoscimento ideato da InternsGoPro, leader del consorzio organizzativo, per premiare ufficialmente i percorsi di tirocinio più virtuosi. Regis Pradal, giovane cofondatore di InternsGoPro, affida alla Repubblica degli Stagisti qualche anticipazione sul funzionamento del Bollino: «Ci sono in realtà due categorie al suo interno: "internship offer", che premia la qualità delle singole offerte, e "internship employer", che invece viene conferito alle aziende e alle istituzioni nel loro complesso» racconta in una pausa in mezzo agli ultimi preparativi. «Per la prima categoria esistono poi tre livelli di qualità (gold, diamond e platinum), che dipendono da quanti dei sette criteri di qualità previsti dal Bollino vengono poi rispettati nel percorso». Criteri che sono: alto contenuto formativo, presenza di un rimborso, supervisione efficace, contratto formativo con compiti adeguati, buon clima di lavoro e infine possibilità di sviluppare contatti lavorativi e un percorso professionale. «Per chi ospita stagisti invece non sono previste categorie: è necessario rispettare tutti i punti, su tutte le offerte di stage, per almeno un anno, per ottenere il riconoscimento; che ricompensa l'ente con un'ottima visibilità». Ma anche i giovani stessi sono chiamati in causa: «verrà chiesto loro di valutare lo stage, per creare una sorta di  "pressione alla trasparenza" e verificare che le realtà ospitanti mantengano la parola data», conclude Pradel [sotto al centro, con i colleghi fondatori]. Il documento completo sarà consultabile online subito dopo il lancio di oggi. Al lancio seguirà un dibattito (aperto a tutti coloro che hanno registrato il proprio nome per tempo) i cui temi all'ordine del giorno sono le misure attualmente in atto nell'Ue per garantire stage di qualità, le soluzioni per incentivare gli imprenditori a virare nella direzione giusta, quella che investe con fiducia nelle energie dei giovani, e le proposte dei vari gruppi di rappresentanza per migliorare ovunque le condizioni di stage. «Invece che attendere un cambiamento a livello politico, sollecitiamo il cambiamento dal basso» sottolinea Felici Brighidau, responsabile comunicazione di un altro capofila dell'iniziativa, la JCI THOE - The Heart of Europe. Che aggiunge: «La nostra organizzazione non ha alcun colore politico, né è coinvolta in attività di lobby in quel senso. Agisce principalmente attraverso la (Y)Our Future Campain, un progetto con il quale i giovani europei possono reperire gli strumenti giusti per cercare il lavoro dei propri sogni con fiducia, e ottenerlo,  realizzandosi per sè e per l'intera società. Da cui il motto: "Il tuo futuro è il nostro futuro"». In attesa magari di unire le forze con la campagna JCI, che prossimamente conta di passare anche per l'Italia, l'appuntamento è dunque oggi a "Plux". Queste le organizzazioni che da più parti d'Europa hanno promosso la giornata del 18 luglio a Bruxelles, e che ogni giorno lavorano - spesso nell'anonimato e senza un riconoscimento economico - per restituire alle nuove generazioni un posto nella società di oggi e di domani: IntersGoPro, European Youth Forum, JCI THOE, B!ingo, Project 668, European Alternatives, Generation Praktikum, Génération Precaire, EPSA - European Parliament Stagiaires Association, AEGEE - European Students' Forum, I*ESN - , International Exchange Erasmus Students, GIA - Geneva Interns Association, Think Young, Generation Europe Foundation. Annalisa Di Palo

Opportunità alla Commissione europea: aperte le selezioni per 700 stage a 1000 euro al mese

Nuove selezioni di stagisti alla Commissione europea che, anche quest'estate, torna a convocare centinaia di giovani europei che vogliano cimentarsi con il lavoro della principale istituzione dell'Ue. I posti totali sono circa 1400, ma spalmati su due tornate, per un totale di circa 700 ognuna. Quella attuale, che si è aperta il 15 luglio, chiuderà il 29 agosto a mezzogiorno. Un mese e mezzo di tempo dunque per candidarsi a uno dei tirocini in partenza il 1° marzo 2015, con una durata di cinque mesi (si concluderanno infatti il 1° ottobre). Con un rimborso spese di tutto rispetto: circa 1070 euro lordi mensili. La tassazione dipende dalla normativa del Paese di origine, quindi è bene informarsi sul proprio status fiscale: ad esempio in Italia la percentuale dipende dal reddito familiare o dal fatto di risultare ancora a carico dei genitori. Un emolumento comuqnue niente male considerato che una stanza a Bruxelles porta via in media 4-500 euro di affitto al mese. Anche le spese di viaggio sono rimborsate: «I tirocinanti assunti possono ricevere un'indennità di viaggio in funzione della disponibilità di bilancio» è scritto sul regolamento dei tirocini. In genere è riconosciuto a chi abita a più di 50 chilometri da Bruxelles, ed è liquidato a fine tirocinio, o entro due mesi se si viene destinati a una sede diversa dalla capitale belga. Ci sono poi le assicurazioni malattia e infortuni, entrambe obbligatorie. Ma mentre la prima può essere liberamente sottoscritta dal tirocinante, la seconda rientra nel contratto di tirocinio stipulato (un decimo del premio lo paga infatti lo stagista). La sede destinazione è normalmente quella principale di Bruxelles, ma non si escludono altre agenzie o distaccamenti dagli uffici centrali: si può per esempio essere assegnati alla «European External Action Service» o alla «Executive Agency for Competitiveness and Innovation» spiegano sul sito. Quanto ai requisiti per candidarsi, fermo restando che restano fuori tutti gli ex tirocinanti presso istituzioni europee (per un minimo di sei settimane, anche nel caso in cui non fosse prevista una indennità), non sono granché stringenti: possono fare domanda i laureati - almeno - triennali con una conoscenza fluida di due lingue europee, di cui una deve essere l'inglese, il tedesco o il francese. I requisti linguistici si intensificano per chi opta per un tirocinio nel dipartimento per le traduzioni (il Translation Directorate General). In questo caso le lingue salgono a tre, perché oltre alle due per le traduzioni è obbligatorio anche essere madrelingua di un idioma ufficiale Ue.Per candidarsi sono previsti due step: la registrazione al sito (qui) con username e password e il caricamento della domanda, da formulare in inglese, attraverso cui si riassume il proprio curriculum vitae. A quel punto i selezionatori esaminano i profili, stralciando quelli che non rispettano le caratteristiche necessarie. Viene quindi stilata una graduatoria sulla base dei risultati accademici, delle conoscenze linguistiche e delle altre skill riportate nel file di domanda. Finiscono nella shorlist finale circa 2.800 candidati, il famoso Blue Book da cui poi le varie unità della Commissione attingono stagisti in base «ai propri criteri e bisogni del momento». A questi "finalisti" verrà richiesta anche la spedizione dei documenti ufficiali, per dimostrare quanto dichiarato, e potranno essere contattati per colloqui telefonici dai responsabili dei dipartimenti. Niente panico però: tutto il procedimento è pubblico, in ogni momento il candidato potrà consultare online lo status della propria selezione e aspettarsi di conseguenza una eventuale telefonata. Ai selezionati verrà infine spedita una lettera formale a ridosso dell'apertura dello stage (in questo caso entro febbraio del prossimo anno). Si diceva che i tirocini sono sostanzialmente di due tipi: amministrativo o di traduzione, e che è possibile scegliere per una di queste alternative. In generale però, è chiarito sul sito, «il contenuto delle proprie mansioni dipende in larga misura dal dipartimento a cui si è assegnati», quindi «legislativo, ambientale, risorse umane» e così via. Ci si occuperà comunque principalmente di «organizzare meeting, conferenze, fare attività di ricerca, compilare report, seguire progetti» specificano. «Un importante arricchimento per la propria carriera» assicurato «dall'ambiente internazionale e multiculturale». Unico neo, assumendo un ruolo da funzionari pubblici, il lavoro futuro dentro la Commissione non dipende per gli stagisti dalla maturazione di questa esperienza - che potrebbe solo agevolare a livello di punteggio - ma da un regolare concorso. Le statistiche del resto parlano chiaro: il percorso è molto ambito, le application sono raddoppiate rispetto al 2012 passando da 7mila per tornata alle 15mila dell'ultima chiamata. Un record di cui gli italiani sono in gran parte responsabili. Quasi 4mila quelli che si sono fatti avanti all'ultima tranche (più del doppio degli spagnoli, mentre i tedeschi erano 600). E il segno dei tempi che corrono (e della disoccupazione galoppante) è che l'anno prima erano meno della metà con 1400 domande – di cui 88 accolte – e che negli anni si sono sempre posizionati primi non solo a livello di richieste ma anche – per ovvi motivi di proporzione – per ammissioni. Se si tenta questa carta per smuovere la propria situazione lavorativa si è insomma in buona compagnia. Ilaria Mariotti 

Salario minimo, vigilia del voto in Germania: dovrebbe valere anche per gli stagisti

"Keine Ausnahmen beim Mindestlohn!", nessuna eccezione nel salario minimo. Il motto si fa sempre più insistente, a Berlino e dintorni. Perché giovedì prossimo il parlamento dovrà varare la nuova normativa per l'introduzione del Mindestlohn, il salario minimo, che prevede una paga di 8,50 euro lordi all'ora, a partire dall’inizio del 2015. Eppure all´interno della Große Koalition la questione delle "eccezioni" all'applicazione della legge è tutt’altro che pacifica e riguarda diverse categorie, come quella dei Praktikanten, ovvero i tirocinanti.Il braccio di ferro tra la Spd e l'Unione Cdu-Csu sembrerebbe tuttavia aver trovato un punto di equilibrio proprio lo scorso venerdì. Nel caso specifico degli stagisti, come riporta Spiegel Online, l’accordo confermerebbe il punto 22 del disegno di legge approvato ad aprile, escludendo i Pflichtpraktika (i tirocini obbligatori) così come i freiwillige Praktika (i tirocini non obbligatori), con una durata estesa da sei settimane a tre mesi. Un compromesso dunque di carattere non sostanziale ma soltanto temporale, tra i socialdemocratici - contrari a limitazioni in materia - e i conservatori che hanno avuto sempre una posizione più critica, seppur divisa tra chi ad esempio voleva lasciar fuori tutti i tirocinanti e chi voleva limitare la norma a quelli ancora nella fase di Ausbildung o formazione professionale. «Le trattative con i colleghi di coalizione si sono concluse con successo», così ha commentato Andrea Maria Nahles, ministro socialdemocratico del Lavoro, alla rivista Rhein-Zeitung, che nelle scorse settimane aveva promesso: «Metterò fine al modello della "Generation Praktikum"». Cioè la generazione stage tedesca.Ma i datori di lavoro e di stage come la pensano? La loro reazione è particolarmente indicativa dell’impatto ma soprattutto dei possibili effetti della nuova normativa sul salario minimo sul mercato del lavoro tedesco. Holger Schäfer, senior economist dell'Institut der deutschen Wirtschaft di Colonia afferma che «il numero di lavoratori che riceveranno il salario minimo è molto più elevato nei Länder ad Est rispetto a quelli della parte occidentale. Perciò bisogna supporre che lì una percentuale più alta di lavoratori potrà essere licenziata in conseguenza dell´introduzione del salario minimo». Inoltre, nel caso specifico dei Praktikanten, l'applicazione del «salario minimo contribuirà a contrarre l’offerta di tirocini». Che già ha registrato una leggera diminuzione in Germania, considerando i dati dell'infografica riportata dal Die Welt ai primi di giugno: dopo il picco del 2011 e 2012 in cui erano stati attivati in totale oltre 630mila Praktikanten all'anno, nel 2013 il numero è sceso a 568mila nel 2013. La previsione di Schäfer viene confermata anche da un sondaggio pubblicato di recente dal Frankfurter Allgemeine Zeitung, secondo il quale solo l'11% delle aziende non intende cambiare la propria politica di reclutamento; al contrario il 46% dei soggetti interpellati non vorrebbe prendere tirocinanti che avessero i requisiti per poter ricevere il Mindestlohn, il 26% si propone di attingere dal bacino di coloro che sono senza salario minimo e il 17% manifesta in linea generale il proposito di ricorrere in misura minore ai Praktikanten. Naturalmente, come puntualizza Jobst Fiedler, associate dean presso l'università privata di Berlino Hertie School of Governance, ci sono datori di lavoro e datori di lavoro. La situazione più critica ricadrà sulle spalle delle «piccole aziende, dell’industria creativa e del settore culturale» dove sono presenti molti tirocinanti e dove si guadagna tendenzialmente poco. Il meccanismo del salario minimo secondo Fiedler funzionerà solo «se verranno elevati i finanziamenti, cosa difficile dato che molti comuni non hanno sufficiente denaro e lo stesso vale per i Bundesländer [stati federati]. Non si può ancora dare una risposta, se le istituzioni riceveranno maggior credito così da poter essere nella condizione di pagare 8 euro e 50 all'ora». Dopo aver premesso che alla legge bisognerà affiancare costanti controlli, Fiedler mette in evidenza anche il rovescio positivo della medaglia: il salario minimo è «la via migliore» per vincere definitivamente la battaglia dello sfruttamento, su scala non solo nazionale ma anche europea, ovviamente con i dovuti distinguo da Paese a Paese. «In Germania nei prossimi dieci anni il numero dei giovani diminuirà e perciò le aziende hanno interesse, nella competizione dei talenti, a trovare gente valida. Qui la congiuntura è migliore rispetto alla situazione del mercato del lavoro italiano dove le aziende non stanno vivendo un buon periodo e ovviamente è ancora più arduo avere un salario minimo». Il professore aggiunge inoltre che in prospettiva tutti i Paesi europei dovranno adottare questa misura e che «se nei prossimi due anni l’economia italiana tornerà ad una buona condizione, allora una legge simile andrà bene anche per l'Italia».A queste osservazioni di lungo periodo si sommano quelle sul futuro più prossimo, vale a dire sulle ulteriori eventuali eccezioni che verranno concesse, dato che il disegno di legge prevede la possibilità di introdurre deroghe fino al 31 dicembre 2016. A questo proposito Frank-Jürgen Weise, a capo della Bundesagentur für Arbeit, l’Agenzia federale per il lavoro, ha messo le mani avanti in un'intervista al quotidiano Frankfurter Rundschau: «Quando si ammettono troppe eccezioni si producono contraddizioni, si favorisce la tendenza ad eludere e alla fine si raccoglie insoddisfazione». Parole che suonano come un avvertimento, e fanno intendere che il braccio di ferro sull'argomento si sia solo interrotto e possa riprendere molto presto.Marta LatiniPer saperne di più du questo argomento leggi anche:- Salario minimo, non è la bacchetta magica ma evita gli stipendi da fame - JobsAct, l’essenziale è il salario minimo- Come funziona lo stage in Europa: viaggio in Germania e Olanda E anche:- Uno stage spaziale per Federica, in Germania per sviluppare missioni satellitari- Il capo degli ispettori del lavoro: «Se lo stage serve ad aggirare l’assunzione, noi la ordineremo»   La foto Mindestlohn è di Denis Bocquet- licenza creative commons La foto del ministro Andrea Nahles è di Thomas Rodenbücher- licenza creative commons La foto Bundestag è di Ralf Schulze (rs-foto)- licenza creative commons