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700 tirocini alla Commissione Ue, rimborso mensile di mille euro: ultimi 10 giorni per candidarsi

Ancora dieci giorni utili per partecipare alla nuova selezione di stagisti alla Commissione europea di Bruxelles. Le applications si sono aperte lo scorso 5 gennaio e chiuderanno a fine mese, il 31 alle ore dodici. Per chi fa domanda adesso la partenza per il tirocinio è fissata per ottobre, con scadenza a febbraio 2016. Cinque mesi dunque, ma è possibile anche ridurre il periodo di tirocinio a tre mesi, il «minimo» per poter accedere come da regolamento. Il rimborso spese mensile è di mille euro lordi, e – come al solito in questi casi – l'eventuale tassazione della borsa dipenderà dalla legge italiana e soprattutto dalla propria posizione fiscale (come l'essere o meno a carico dei genitori). Per sciogliere ogni dubbio meglio perciò affidarsi a un consulente. È abbastanza impressionante vedere come il desiderio di acciuffare una di queste opportunità di stage sia raddoppiato negli anni, complice di certo la crisi economica e la disoccupazione giovanile. Secondo le statistiche ufficiali, le candidature totali sono passate dalle 7mila del marzo 2013 alle 15mila di oggi. Più del doppio in due anni. E ancora di più colpisce il fatto che gli italiani siano ormai da tempo saldamente in testa in questa corsa: ci hanno provato in 1500 a inizio del 2013 e sono triplicati (4500) all'ultimo bando. Crescono di pari passo con la disoccupazione giovanile galoppante, in parallelo a altri loro colleghi europei sempre mal messi in fatto di occupazione come gli spagnoli. Che però sono passati "solo" da 800 a 1400. Tra le ragioni del successo di questo programma di tirocini ci sono certamente le ottime condizioni offerte. Ad esempio, tra i benefit garantiti c'è il rimborso delle spese di viaggio, anche se il sito non anticipa nulla riguardo gli importi: «I tirocinanti assunti possono ricevere un'indennità di viaggio in funzione della disponibilità di bilancio» si legge, ma è «l'ufficio tirocini che definisce il metodo di calcolo dell'indennità, le modalità e la procedura da seguire». Lo stesso vale per le eventuali missioni a titolo individuale fuori dalla capitale belga, rimborsate ma con indennità variabili: «si applica il regime generale previsto dallo statuto dei funzionari delle Comunità europee». Esiste anche la possibilità di essere assegnati alla Direzione generale della stampa o a qualche rappresentanza sparsa tra Lussemburgo, Dublino o Londra. In questi casi il regime economico cambia: questi stagisti «riceveranno, oltre all'indennità di viaggio, un'indennità giornaliera (pro die) nel corso delle conferenze introduttive a Bruxelles, all'inizio del tirocinio». Insomma, se per ragioni di lavoro ci si deve spostare nella sede centrale, il rimborso delle spese sostenute è garantito.Va segnalato che la domanda di tirocinio può essere indirizzata verso due opzioni, quella amministrativa o quella delle traduzioni. Ed è proprio per chi si candida a questa ultima che i requisiti di ammissione si fanno più stringenti: se a tutti è rivolta la richiesta del diploma almeno triennale, una buona conoscenza di inglese, francese o tedesco più quella di una seconda lingua europea, per la Translation Directorate General si esige anche la capacità di tradurre verso la propria lingua madre da altri due idiomi ufficiali Ue. Le lingue conosciute devono in sostanza salire a tre. Universale e automatica è invece l'esclusione di chi abbia prestato servizio presso qualsiasi istituzione europea per più di sei settimane, «sia rimborsato che non» chiarisce il sito. La domanda si spedice online e gli step da seguire sono due. Ci si registra creando un account e si compila l'application, anche in più fasi, salvandola sul web di volta in volta. L'importante – sottolineano dall'ufficio tirocini – «è non aspettare gli ultimi giorni per inviarla». Sia per la grande quantità di candidature inviate – come accennato, nell'ordine delle migliaia ogni anno – sia «per rispondere alle richieste di supporto, che non sono immediate e che possono tardare anche tre giorni». Nella selezione prevalgono i criteri del «profilo accademico, conoscenze linguistiche e titoli aggiuntivi». Ne viene fuori una shorlist di circa 2800 finalisti, che finiscono nel famoso 'blue book'. Poi la seconda scrematura a carico delle singole direzioni «in base a specifiche esigenze e criteri», e non da ultimo anche grazie a contatti diretti che i candidati stabiliscano con i membri della Commissione, e infine la selezione di un gruppo di circa 650 stagisti a ogni sessione (la prima dell'anno va da marzo a agosto). È possibile verificare in ogni momento la fase a cui è sottoposta la propria posizione cliccando qui, ed è assicurata – anche per gli esclusi – una mail finale con l'esito del procedimento. Peccato che le speranze per i giovani che partono per Bruxelles si limitano ai mesi di tirocini, non essendoci nessuna chance ulteriore – al netto dell'arricchimento curriculare –, e nessun trampolino di lancio verso un impiego. «I tirocinanti possono essere assunti, dopo aver completato il loro periodo di tirocinio, purché le condizioni e le norme definite per l'assunzione nella categoria del personale corrispondente siano state applicate e osservate. Lo stesso vale per gli ex tirocinanti che sono selezionati a seguito di inviti a presentare candidature o ad esprimere interesse» spiega il regolamento. Che tradotto significa che sono bandite le scorciatoie: per entrare bisogna passare per uno dei concorsi ufficiali banditi dall'Epso. Quella in Commissione non è però solo «un'esperienza professionale», ma formativa a più largo spettro: come scritto sul sito sono tantissime le attività sociali che si organizzano tra stagisti, «dal futbol alla degustazione di vini fino alla moda». È lo Stage Committee che se ne occupa, organizzando decine di «feste e eventi sociali tra Bruxelles e Lussemburgo». I motivi per farsi avanti non mancano.  Ilaria Mariotti 

Selezione di stagisti alla World Bank, per entrare «usate i social network»

C'è tempo fino al 31 gennaio per candidarsi alla nuova tornata di tirocini offerti dalla World Bank, l'organizzazione internazionale la cui mission istituzionale è quella di portare entro il 2030 al di sotto il 3% la soglia di persone che nel mondo vivono con meno di 1,25 dollari al giorno. Obiettivo ambizioso, che la rende luogo di eccellenza per chi abbia mire professionali nella cooperazione internazionale. La sede principale è Washington, quindi è qui che gli stagisti vengono destinati, benché – puntualizza con la Repubblica degli Stagisti Roberto Amorosino, responsabile delle risorse umane alla Banca Mondiale – non possano escludersi altre mete, essendo 120 le sedi distaccate: per esempio la stessa Roma, che però «ha una struttura molto piccola, dunque le possibilità qui sono limitate». La particolarità di questi tirocini sta anche nel rimborso spese, che è orario: si può andare «da un minimo di 11 a un massimo di 30 dollari l'ora», spiega Amorosino, quindi dai 9 a 25 euro. Alla fine si arriva a un importo medio di circa 2mila dollari al mese, circa 1700 euro, più le coperture per il viaggio di andata e ritorno verso Washington Dc o la destinazione del caso. Per capire però nel dettaglio i criteri adottati nella determinazione dei pagamenti bisogna ricorrere al sito, dove si precisa che «il rimborso dipende da una comparazione di mercato basata sul profilo accademico e sulle esperienze professionali, potendo anche variare di anno in anno in base al budget disponibile». Quel che certo è però che mentre gli interns statunitensi ricevono una borsa lorda soggetta a tassazione, lo stesso non vale per gli stranieri, a cui invece viene versato un importo già al netto dei tributi. Quanto alla data della partenza, «non ci sono date prestabilite» fa sapere Amorosino. Le candidature attuali sono collegate alla sessione estiva, edizione tra le più antiche essendo cominciata negli anni Settanta, e che va da giugno a settembre. Ed è nell'arco di quei mesi che andranno svolte le settimane di tirocinio, da un minimo di quattro a un massimo di sedici, cioè per tutta l'estate. «Non si accettano proroghe» aggiunge il responsabile del personale. Esiste anche una parallela tranche invernale, da dicembre a marzo, per la quale le application vanno inviate tra settembre o ottobre. Per i requisiti, rispetto agli stage nelle istituzioni europee vi sono regole abbastanza diverse. Non è più richiesto come titolo base un diploma di laurea triennale, ma si alza il tiro perché è necessario «essere studenti a tempo pieno all'interno di un master post laurea o di un Phd», quindi un dottorato,  come viene chiarito nelle faq. Questo è di fatto l'unico paletto ufficiale. Dopodiché, sottolinea ancora il responsabile delle risorse umane, è fondamentale un'azione di lobbying per «incrementare la propria visibilità attraverso contatti diretti con aree e professionisti che operano nell’ambito di interesse per il candidato». Importante anche «dimostrare familiarità con le problematiche e le sfide che l’organizzazione affronta nel proprio settore di studi e interesse professionale» e quindi sfruttare in questo senso «i blog e i social media». Il messaggio è dunque che i canali informali - al netto del profilo accademico - fanno più di tutto il resto. E infatti anche le aree di specializzazione più quotate sono tra le più vaste: «economia, finanza, sviluppo, antropologia, sociologia, agricoltura, ambiente» sono alcuni dei campi del sapere citati nel regolamento. Le conoscenze linguistiche sono un punto in più, specie dell'inglese, che deve essere «fluente»; la capacità di parlare lingue come il francese, lo spagnolo, l'arabo, il portoghese o il cinese «può avvantaggiare nella selezione». La domanda di candidatura va fatta online creando un account sul sito (qui alcuni consigli pratici per la procedura). Per le notizie sul superamento o meno della selezione non si devono nutrire troppe speranze, perché le uniche comunicazioni ufficiali arrivano «in caso di buon esito della candidatura. L'ostacolo è soprattutto rappresentato «dal gran numero di applications ricevute ogni anno, circa 5mila per il programma estivo e circa 2-3mila per quello invernale». Da tenere in conto poi che il numero di selezionati varia di anno in anno, ma si può collocare al massimo fra 8-15 stagisti per il periodo invernale e 25-40 per quello estivo a detta di Amorosino. Non si capisce dunque il motivo per cui sul sito si parli di cifre ben più elevate - ovvero circa 200 persone - e non si provveda a correggere l'informazione. Certo è che la scrematura è feroce. Del resto anche le modalità di accesso allo stage lo confermano: si tratta di una graduatoria giustificata sì dai titoli, ma agevolata soprattutto dai contatti che si riescano a creare con i vari manager della Banca Mondiale. Un po' sulla falsariga di quanto accade per la Commissione europea, dopo l'inserimento nel famoso blue book. Per le prospettive future purtroppo anche per la World Bank le opportunità scarseggiano. L'esperienza «resta comunque disegnata per studenti che devono tornare a continuare o completare il programma di master o dottorato e perciò è difficile prevedere possibilità di sbocchi immediati» commenta Amorosino. Di sicuro c'è tuttavia che cinque mesi negli States possono pesare molto nella vita professionale di uno studente, se non altro perché – confermano sul sito – si garantisce un «incremento delle proprie competenze» potenziato «dall'esperienza in un ambiente multiculturale». Ilaria Mariotti 

Erasmus Mundus direzione nord Africa: trenta borse, bando aperto fino al 16 gennaio

L'acronimo è impegnativo, ma riassume un principio importante: Battuta  sta per Building Academic Ties Towards University Training Activities – costruire legami accademici per le attività di formazione universitaria  – ed è un'asse di attività di Erasmus Mundus, il programma con cui la Commissione Ue finanzia la mobilità nel campo dell'istruzione superiore fuori dai confini europei. Battuta opera sull'asse Europa-nord Africa e per l'anno accademico 2015-2016 offre una trentina di borse per studiare o lavorare in una delle undici università africane partner. I termini scadono il prossimo 16 gennaio, e in autunno  si aprirà una seconda call for application.Destinatari sono innanzitutto gli studenti universitari europei, di vario livello:  iscritti a corsi  laurea triennale al secondo anno, a corsi specialistici o a ciclo unico iscritti al quarto anno complessivo di studi, master, dottorato e post-dottorato. Una buona parte delle borse, il 30%, invece è destinata al personale universitario, accademico ma anche amministrativo. La durata della mobilità varia a seconda della categoria di partecipante, ma è in genere di cinque o dieci mesi, tranne per i dottorandi (dieci mesi) e per lo staff (solo un mese). Lo stesso vale per il grant, variabile: mille euro netti al mese per studenti di primo e secondo livello, 1500 per frequentare parte di un dottorato, 1800 per un post-dottorato, 2500 per il mese da docente o amministrativo in prestito alla sponda sud del Mediterraneo. Per tutti invece è previsto viaggio a/r pagato e assicurazioni sanitaria, civile e sul trasporto. Le mete sono Algeria (città di Costantina, Mostaganem, Bejaia), Marocco (Marrakesh, Settat, Béni Mellal, Fès), Tunisia (Sfax), Libia (Tripoli) ed Egitto (Alessandria), dove hanno sede gli undici atenei nordafricani partner. Capofila del progetto è l'Università di Rouen, a cui sul versante europeo fanno invece riferimento altre otto istituzioni - tra cui, unica in Italia, l'Orientale di Napoli. Qui  – oppure in Francia, Spagna, Portogallo, Romania e Lettonia – saranno ospitati invece i candidati di successo provenienti dagli stessi Paesi terzi. Il progetto, che fino al 2017 ha preventivato almeno 285 borse totali, ne riserva infatti il 70% alla mobilità in ingresso dall'Africa verso l'Europa (201 borse totali, di cui una parte ad esclusivo beneficio di studenti bachelor che sono rifugiati politici o in cerca di asilo) e il 30% (84 borse totali, 28 all'anno) al flusso inverso. Per gli aspiranti candidati il punto di partenza è la pagina delle offerte formative disponibili. Scelta la direttrice "Europa > Africa" e il livello di studi, si ottengono dei risultati divisi per atenei e aree di studio, con vari corsi all'interno. È possibile esprimere fino a tre preferenze, considerando però che ci deve essere massima corrispondenza tra il proprio corso di laurea e quello scelto, ed è indispensabile conoscere la lingua di insegnamento (indicata) - per quanto la certificazione non sia obbligatoria. Lo step successivo è l'attivazione veloce di un account, che una volta superate alcune domande di verifica di eligibilità dà accesso alle dieci sezioni della candidatura online, disponibili fino a tutta la giornata di venerdì 16 gennaio. L'ultima sezione è dedicata tutta all'upload dei documenti, che quindi vanno digitalizzati. Alcuni sono semplici da ottenere, altri richiedono più pazienza. Il certificato di laurea ad esempio va tradotto in inglese o francese, mentre il certificato storico va bene in italiano ma deve essere vidimato dall'università; altri documenti vanno prima scaricati dallo stesso sistema di candidatura, poi compilati e fatti timbrare – ci si può rivolgere all'ufficio mobilità – per poi essere caricati online: è il caso ad esempio del certificato di riconoscimento accademico, un consenso ufficiale dell’università allo scambio e una garanzia al riconoscimento dei crediti maturati all'estero, e della dichiarazione d’onore, un’autodichiarazione di veridicità. Chi poi si candida per un dottorato, deve allegare anche una lettera formale di invito dell'istituzione ospitante.Un volta premuto il tasto "Submit", la candidatura è definitiva; se delle modifiche sono necessarie, va fatta una domanda ex-novo. La valutazione preliminare spetta all'università di Rouen, poi la palla passa all'ateneo partner individuato come ospitante. Carriera di studi ed esperienza lavorativa sono le variabili di maggior peso nello scrutinio; seguono la motivazione e la conoscenze linguistiche dichiarate o certificate. I risultati definitivi sono attesi per inizio maggio, mentre il flusso di partenze è in programma a settembre.Annalisa Di Palo

Vulcanus in Japan, quaranta tirocini a cinque stelle nella terra del Sol levante. Domande fino al 20 gennaio

Non è certo un mistero: c’è stage e stage. Alcuni servono, altri meno, altri per nulla - quando non sono addirittura deleteri. Un tirocinio Vulcanus in Japan rientra con tutta probabilità nella prima categoria: un anno di esperienza lavorativa e di vita nella terra del Sol levante riservata a una quarantina di studenti europei di facoltà tecnico scientifiche e finanziata in toto da Commissione europea e aziende giapponesi. Le candidature per l’anno accademico 2015-2016 rimarranno aperte fino al prossimo 20 gennaio. Ecco tutto quello che c’è da sapere.Il programma prevede una permanenza in Giappone di dodici mesi, quattro dei quali destinati ad un corso preliminare di lingua a Tokyo e otto ad un tirocinio in un'azienda locale, prevalentemente nel settore tecnologico. Destinatari sono infatti tutti gli studenti europei di facoltà come Ingegneria (tutti i tipi: meccanica, civile, delle telecomunicazioni, aerospaziale, biomedica), Informatica, Scienze dei materiali, Fisica, Chimica, Biologia; purché iscritti almeno al quarto anno complessivo di studi (cioè, nella maggior parte dei casi, al primo anno della specialistica).Il finanziamento complessivo ammonta a 13mila euro, ovvero 1 milione 900 mila yen, e viene erogato in varie tranche, una più consistente alla partenza e altre più piccole scansionate nel corso dell’anno. La somma copre  i costi di viaggio e le spese personali: l’alloggio è gratuito, fornito dall'azienda ospitante per tutti i mesi di permanenza, sia per i primi quattro destinati al corso di lingua (gratuito e obbligatorio), sia per i successivi otto nella città sede del tirocinio. Gli oltre mille euro a disposizione ogni mese sono quindi sufficienti a vivere bene, senza troppi sacrifici; né del resto sarebbe possibile integrare con lavoretti vari, considerato che con il tipo di visto concesso non è possibile ottenere legalmente un lavoro.A finanziare il programma, giunto ormai alla 17esima edizione, sono per il 40% le industrie giapponesi coinvolte e per la restante parte l’Eu-Japan Center for Industrial Cooperation, promotore e gestore dell’iniziativa. Nato nel 1987 per iniziativa della Commissione Ue - Direzione generale per le imprese e l’industria e del ministero per l’economia giapponese, l’ente non profit si propone di rafforzare i legami industriali tra Europa e Giappone e dal 1997, anno di lancio di Vulcanus, ad oggi da Bruxelles sono arrivati finanziamenti a copertura di oltre 400 borse di placement dall’Europa verso il Giappone. La direttrice è per altro a doppio senso: esiste anche Vulcanus in Europe per gli studenti giapponesi, gestito dall’ufficio di Tokyo.Le domande per l’anno accademico 2015-2016 sono aperte fino al prossimo martedì 20 gennaio, ma la candidatura richiede tempo e attenzione, quindi agli interessati conviene muoversi subito. Il modulo va compilato al computer - naturalmente in inglese - stampato e inviato per posta al centro, a Bruxelles (fa fede il timbro postale), insieme ad altri otto documenti più una USB contenente un Excel con i dati personali. Attenzione ai dettagli, che possono costare l'esclusione: i documenti devono rispettare l'ordine indicato nel modulo di domanda e riportare (a matita, in alto a destra) il rispettivo numero assegnato in lista, non vanno spillati, e devono essere raccolti in un'unica cartella. Una seconda cartella raccoglie invece le fotocopie degli otto allegati originali. Tra i documenti obbligatori c'è anche una lettera di presentazione a firma di un docente universitario (sempre in inglese), il certificato storico accompagnato da un prospetto che spieghi come viene valutato il profitto nell'ateneo  (anche stampato da web) e un certificato medico recente. Questi ultimi allegati sono ammessi anche in italiano. Infine, due ultime annotazioni: i candidati vincitori dovranno versare un deposito di 200 euro, che verrà restituito solo una volta completato il Vulcanus, e l'esperienza in Giappone non potrà costituire argomento di tesi.La shortlist viene stilata in genere dopo un mese dalla chiusura del bando; un altro mese ancora - quindi fine marzo - e ci sono anche i nomi dei quaranta vincitori. Le date di inizio e fine del programma sono uguali per tutti e non flessibili. Si parte obbligatoriamente il primo settembre 2015 e si rientra il successivo 30 agosto, in modo da assecondare i ritmi dell'anno accademico. La prenotazione dei biglietti aerei è coperta dal progetto ma spetta ai vincitori, e deve rispettare queste date, senza eccezioni. Obbligatorio anche partecipare al meeting preparatorio che si terrà presso l'Eu-Japan Center di Bruxelles a luglio, per il quale è assicurata la copertura delle spese di alloggio.E il matching con le aziende giapponesi? È competenza del centro, che gestisce anche le loro candidature e cerca il più possibile di rispettare eventuali preferenze degli studenti indicate nel modulo. Dal 9 gennaio in poi le imprese selezionate potranno - non dovranno - pubblicare le loro offerte sulla pagina ufficiale del progetto. La lista completa sarà disponibile poi solo per gli studenti preselezionati, insieme a delle proposte di matching, che sarà definitivo a fine giugno. Per avere un'idea, i nomi più frequenti sono: NTT, Hitachi, Schlumberger, Sanyo, Canon, Honda, Toyota, e JFE Steel. Altri dubbi? Le Faq possono aiutare, il web anche, e la Repubblica degli Stagisti sta raccogliendo e pubblicherà nei prossimi giorni le voci di alcuni ex.  Vulcanus in Japan è un'esperienza bella e importante, su cui però riflettere bene prima di candidarsi. Anche perché l'eventuale interruzione del tirocinio è - confessa Bruxelles - «materia delicata»: in Giappone non c’è una cultura dello stage ed è molto difficile far capire e accettare uno stop senza che ciò intacchi la buona reputazione del centro. «Le industrie giapponesi – spiega alla Repubblica degli Stagisti Maarten Van Zantvliet, giovane coordinatore del programma [a fianco in foto] – hanno un modo particolare di assumere personale con alti livelli di formazione. Sono assunzioni programmate e numericamente consistenti, che interessano giovani appena usciti dall’università e senza esperienze pregresse. Si potrebbe parlare di recruiting simultaneo e periodico di nuovi laureati. Questo perché si preferisce plasmare gli impiegati alla cultura aziendale.  Ciò che conta maggiormente è il curriculum di studi e il prestigio dell’università. L'esperienza sul campo il laureato la ottiene una volta assunto, quindi gli stage sono molto rari». Quali sono i vantaggi per le aziende giapponesi dunque, se vogliono e possono attingere ad un così vasto bacino di brillanti laureati? «Il vantaggio principale è dato dal contatto con la mentalità, il modo di comunicare, le pratiche di business, il modo di risolvere difficoltà tecniche tipiche dell’occidente e dell'Europa» aggiunge Van Zantvliet. «Le aziende vogliono familiarizzare con la nostra cultura. Vulcanus non prevede nessun tipo di incentivo nei loro confronti».Per il passato anno accademico, a Bruxelles sono arrivate più di 900 candidature, 120 delle quali sono affluite nella short list. Tra queste ultime, quelle dei 45 vincitori. In un'indagine lanciata nel 2012 in occasione del quindicesimo anno di vita del programma si è calcolato che, con una media di cinque presenze per sessione, la Polonia è di gran lunga il Paese meglio rappresentato su base annuale. Considerando però i dati a partire dal 1997, anno di avvio del programma, i due principali beneficiari sono la Spagna (73 partecipanti totali) e l’Italia (63); poi la Polonia (50). Il perché è presto detto: «in questi Paesi è più difficile trovare un lavoro negli ambiti finanziati da Vulcanus in Japan» nota VanZantvliet. «Nei Paesi del nord Europa, la maggior parte degli studenti di ingegneria e simili trova un lavoro abbastanza facilmente, a volte anche prima ancora di essersi laureato. Un'esperienza in un programma prestigioso come questo invece può fare la differenza nel curriculum di un ragazzo del sud Europa».Bassa la percentuale di vincitrici donne, circa il 15% per quanto riguarda l'Italia, percentuale simile a quella delle candidature al femminile, quindi le studentesse italiane che fanno domanda hanno ottime chance. I partecipanti provengono soprattutto da corsi di Informatica (16% dei partecipanti), Ingegneria elettrica ed elettronica (10%), Scienze dei materiali (8%), Fisica e Chimica. Meno frequenti ma comunque presenti discipline come Architettura, Biologia e Scienze Ambientali. In merito alla destinazione, con il 30% di europei ospitati sono le industrie della regione del Kanagawa quelle più accoglienti, cioè quelle di città come Yokohama, Kawasaki e Atsugi. Dove una discreta percentuale rimane anche dopo: il 15% degli ex Vulcanus si ferma o ritorna stabilmente in Giappone per studio o lavoro, con una permanenza media di oltre tre anni.Annalisa Di Palo

Borse Fulbright, da 60 anni un bel modo per studiare negli Usa

Da sei a nove mesi negli Stati Uniti per sviluppare progetti di ricerca di respiro internazionale. È questo il cuore del bando Fulbright Research Scholar, che offre per l’anno accademico 2015-2016 nove borse di studio. Le candidature sono ancora aperte e scadono il 9 gennaio 2015. Possono presentare la domanda assegnisti di ricerca che abbiano conseguito il dottorato da almeno due anni al momento dello scadere del concorso, ricercatori universitari, professori associati e artisti con “documentata esperienza artistica di rilievo anche se non formalmente inquadrati in un contesto accademico" (qui il link alla pagina ufficiale). Requisiti fondamentali: essere cittadini italiani, avere un’affiliazione accademica presso università o centri di ricerca italiani o europei. E avere in tasca la lettera d’invito di un ateneo o centro di ricerca americano. Va da sé che anche un’ottima conoscenza dell’inglese è imprescindibile: è consigliato infatti, anche se non obbligatorio, presentare una certificazione linguistica recente come il Toefl o lo Ielts. La borsa Fulbright Research Scholar è rivolta a tutte le discipline scientifiche, con la sola eccezione delle attività di tipo clinico, che prevedono cioè il contatto clinico o terapeutico con pazienti umani o animali, per le specializzazioni di Medicina e Chirurgia, Veterinaria, Odontoiatria, Scienze infermieristiche e psicologia. Fulbright Research Scholar fa però parte di una rosa di proposte più ampia, che per l’Italia mette a disposizione nel complesso tra le 70 e 80 borse all’anno, suddivise in modo bilanciato tra gli americani che desiderano venire nel nostro Paese e gli italiani che partono per gli States. Solo negli ultimi dieci anni sono stati 494 gli italiani (136 col programma Research Scholar) che hanno trascorso negli Usa soggiorni di studio o ricerca. Nel complesso, alla Commissione Fulbright per gli Scambi culturali tra l’Italia e gli Stati Uniti, braccio operativo che su indicazione dell’ambasciata americana a Roma e del Ministero degli Affari esteri gestisce da sempre il programma Fulbright nel nostro Paese, arrivano stabilmente poco meno di un centinaio di candidature italiane all’anno. Per quanto riguarda questo “ramo” particolare, la Fulbright Research Scholar, «lo scopo è mandare negli Stati Uniti ricercatori di tutti gli ambiti disciplinari, perché al loro ritorno possano mettere a frutto in Italia i risultati conseguiti», spiega alla Repubblica degli Stagisti Sandro Zinani, educational advisor della Commissione Fulbright italiana. Nel complesso il programma Fulbright ha coinvolto, in sessant'anni di storia, quasi 250mila partecipanti in uno scambio continuo da e verso gli Stati Uniti diventando una delle iniziative di scambio scientifico e culturale più competitive e longeve a livello mondiale. Discipline scientifiche, scienze politiche ed economiche, sociologia, giornalismo, discipline artistiche: il programma Fulbright si estende con le sue proposte a tutti gli ambiti della conoscenza. Tra i suoi borsisti più illustri, solo per fare qualche nome, Muhammad Yunus, Joseph Stieglitz e Javier Solana. In tutto 53 premi Nobel e 78 premi Pulitzer. Tra gli italiani, sono stati borsisti Fulbright Carlo Rubbia, Margherita Hack, Umberto Eco, Giovanni Sartori, Gianni Riotta e Irene Bignardi. Senza contare il premio Fulbright per la "Comprensione internazionale" (J. William Fulbright Prize for International Understanding), assegnato a personalità come Nelson Mandela, Bill Clinton e Desmond Tutu dall'associazione degli ex borsisti Fulbright. Con 155 Paesi coinvolti e circa 7.500 borse assegnate ogni anno, a guidare il programma Fulbright resta un fil rouge di fondo: la scelta di progetti e di esperienze di eccellenza. Nell'opzione Research Scholar, le borse per l'anno 2015-2016 garantiscono la copertura dei costi da un minimo di 9mila dollari per soggiorni di sei mesi fino a un massimo di 12mila dollari per nove mesi, con un contributo forfettario di 1.100 euro per le spese di viaggio. I partecipanti vengono coperti da un’assicurazione medica finanziata dal governo americano e inoltre esentati dal pagamento della tassa consolare e dalla Sevis fee per l’ottenimento del visto d’ingresso negli Stati Uniti ( qui il link al sito dell'ambasciata Usa). La domanda va compilata entro il 9 gennaio, creando un profilo online sul sito e consegnando a mano o via posta o corriere, sempre entro la stessa data, tutti i documenti aggiuntivi (è sempre consigliabile controllare la checklist sulla pagina del programma Fulbright Research) agli uffici romani della Commissione Fulbright di via Castelfidardo 8, aperti dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 17. Non fa fede il timbro postale. Tra i documenti necessari, è richiesta la presentazione di tre lettere di referenza, in inglese, che vanno compilate online dai referenti. Almeno una dovrà provenire da un ateneo diverso da quello di appartenenza del candidato, mentre è sconsigliata la presentazione di lettere di referenza da parte dell’università ospitante negli Stati Uniti. Altri documenti cartacei richiesti: copia della Fulbright Visiting Scholar Application compilata on-line, contenente anche il programma di ricerca (Project Statement) con bibliografia, curriculum vitae e lettera di invito della università statunitense; certificato rilasciato dall'università che indichi la qualifica e la tipologia di inquadramento accademico e amministrativo; per gli assegnisti di ricerca: certificato rilasciato dall'università che provi il conseguimento il titolo di Dottore di ricerca; certificazione delle risorse economiche; copia del passaporto, con copia delle pagine che indicano precedenti visti d'ingresso negli Stati Uniti; certificazione linguistica. Il processo di selezione prevede una prima scrematura delle domande presentate da parte di esperti nominati dalla Commissione Fulbright nei vari campi disciplinari. A fare la differenza e determinare i vincitori sarà poi un colloquio-intervista a Roma, in cui i candidati preselezionati dovranno illustrare nei dettagli il proprio progetto di ricerca. «L’eccellenza del percorso accademico dei candidati è uno dei nostri criteri di scelta, insieme alla qualità del progetto di ricerca. Devono spiegarci perché vogliono andare proprio negli Stati Uniti, cosa faranno e con quali metodi, ma soprattutto dovranno evidenziare come intendono mettere a frutto i risultati ottenuti una volta tornati in Italia», spiega ancora Zinani. Un consiglio per chi volesse candidarsi? «Di sicuro quello di non ridursi all'ultimo momento. La candidatura richiede molto tempo e va molto ragionata. Suggerisco ai candidati di definire con precisione i termini di lavoro con l'università americana in cui si intende andare», sottolinea Zinani. «Chi parte con il programma Fulbright, poi, deve essere consapevole anche di essere un ambasciatore culturale del proprio Paese». Maura Bertanzon 

Stage per traduttori al Parlamento europeo: 200 posti, 1220 euro al mese di rimborso

Ancora tirocini all'Europarlamento, questa volta per traduttori. Le selezioni si sono aperte a metà dicembre e chiuderanno il 15 febbraio a mezzanotte. Ma è solo uno dei quattro periodi di iscrizione previsti dall'organo europeo, intervallati ciascuno da un mese di pausa. Le domande, in pratica, possono essere inviate tutto l'anno (otto mesi su dodici). La convenienza non sta solo nelle tante chance dunque, ma anche nel rimborso spese, pari a 1220 euro al mese (cifra fissata per il 2014, come specifica il sito). A differenza degli altri stage nelle istituzioni europee, che prevedono un emolumento extra per le trasferte, ad esempio da Bruxelles a Strasburgo, «ciò non si verifica per i  traduttori, la cui sede di servizio è sempre Lussemburgo» fa sapere Jorge Quaresma, del team dell'ufficio tirocini.Vale invece la regola del rimborso delle spese di viaggio di andata e ritorno, un forfait che sarà saldato entro sei settimane dall'arrivo o dal rientro, e per distanze superiori a 50 chilometri (per ogni dettaglio, consultare il regolamento qui). Inoltre, «l'importo versato mensilmente è esentasse» chiariscono, ma per poter stabilire con certezza che la borsa non subisca una qualche tassazione anche in Italia è bene farsi consigliare da un commercialista. La durata del tirocinio è di tre mesi prorogabili - «eccezionalmente» puntualizzano sul sito – per altri tre. Per questa tranche, che avrà inizio il primo luglio, il termine coinciderà perciò con la fine dell'estate. I tirocini per traduttori sono riservati ai diplomati universitari. Sottinteso è dunque che possa partecipare chiunque abbia conseguito un diploma accademico, dalla laurea triennale in su. Esistono tuttavia anche tirocini curriculari, la cui ricompensa mensile è però ben più scarna: solo 300 gli euro rimborsati, forse neppure sufficienti per sostenere anche il solo affitto.Gli altri requisiti indicati sul sito sono, oltre alla maggiore età, «la perfetta conoscenza di una delle lingue ufficiali dell'Unione europea o della lingua ufficiale di uno dei paesi candidati e una conoscenza approfondita di altre due lingue ufficiali dell'Unione europea»: trattandosi di tirocini per traduttori, si esige un livello linguistico più alto. È poi richiesta la condizione di «non aver usufruito di un tirocinio o di un impiego retribuito di più di quattro settimane consecutive a carico del bilancio dell'Unione europea». La candidatura si spedisce online (qui) e si può redigere solo in inglese o in francese. Sul sito si avverte che «se lasciato inattivo l'atto di candidatura per 30 minuti, i dati inseriti andranno perduti». Il consiglio è perciò di «leggere attentamente le norme interne relative ai tirocini di traduzione prima di compilare». Anche perché tra i contenuti dell'application c'è quello della lettera motivazionale, un testo da circa 2mila caratteri da preparare anzitempo. Quanto al processo di selezione, premesso che in questa fase preliminare non è necessario l'invio di nessun materiale cartaceo, che andrà invece spedito in caso di buon esito della domanda, dopo la candidatura online, «l'unità formazione e tirocini esamina la loro ricevibilità», spiega il regolamento, quindi la corrispondenza con i requisiti. Dopodiché si passa la documentazione dei prescelti alla Direzione generale di traduzione, «tenendo conto della lingua madre del candidato». Per la scrematura i criteri sono «le qualifiche e attitudini dei candidati, le esigenze correlate alle attività previste dalla Direzione generale e alle capacità di accoglienza». A parità di titoli, si cerca di applicare «una ripartizione geografica dell'origine dei candidati quanto più equilibrata possibile», «nonché l'equilibrio tra uomini e donne», aggiunge il regolamento. L'esito della candidatura viene comunicato ai singoli per email. Non è chiaro quale sia il tetto massimo degli ammessi a ogni tornata. Si sa solo che, come precisato nella normativa, il numero dipende sostanzialmente dalle esigenze delle singole unità di lavoro. Sulla base dei dati forniti dall'ufficio tirocini per le precedenti tranche, si possono dunque ipotizzare circa 200 posti all'anno (50 per ogni turno), su un numero di domande – anche queste tarate sulle statistiche del passato, non essendo stato in grado l'ufficio tirocini di fornirne di aggiornate – che si aggira attorno alle 6mila. Considerata la situazione professionale media dei traduttori italiani (sotto i 15mila euro il reddito annuale lordo secondo il rapporto Ires), l'occasione potrebbe rivelarsi d'oro. Peccato che, come sempre per gli stage in organismi Ue e come confermano dall'ufficio tirocini, non si abbia pressoché speranza di ricevere una vera offerta di lavoro una volta concluso il tirocinio: «I funzionari sono reclutati sulla base dei concorsi pubblici banditi sul sito Epso». E purtroppo il tirocinio non costituisce nessun titolo che avvantaggi nella corsa per un posto di lavoro a Lussemburgo. Ilaria Mariotti 

Tirocini all'estero, oltre 200 opportunità nei bandi Leonardo che scadono nel periodo natalizio

La conclusione dell’anno è da sempre tempo di riflessioni e bilanci, anche sul fronte professionale. Chi pensa o sta pensando di fare i bagagli per un ‘esperienza all’estero può dare un’occhiata ai bandi Leonardo di prossima scadenza. Venerdì 19 dicembre è l'ultimo giorno per candidarsi al progetto Unipharma Graduates, che prevede l'assegnazione di 70 borse di mobilità per tirocini di sei mesi presso centri di ricerca europei pubblici e privati, chimici, farmaceutici e biotecnologici di diversi paesi europei, tra cui Francia, Germania e Inghilterra. Il bando è rivolto a studenti iscritti all'ultimo anno e a laureandi presso uno degli atenei partner del progetto (l'elenco è presente sul bando). Gli stage inizieranno a marzo del prossimo anno, di età non inferiore ai 26 anni e con una media degli esami che non sia più bassa del 27. Il contributo mensile fissato per gli stage varia a seconda del paese di destinazione e può variare tra i 480 e i 430 euro. Per partecipare i candidati dovranno compilare la domanda online sul sito, al quale andranno allegati in occasione di un eventuale colloquio copia firmata della stessa domanda, eventuali ceritficazioni linguistiche e copia di eventuali pubblicazioni.La deadline è fissata al 20 dicembre invece per aggiudicarsi uno dei 40 posti disponibili per il progetto “Agorà per l’apprendimento permanente”, finalizzato alla promozione della mobilità internazionale nei settori istruzione, formazione e lavoro. Le 40 borse di studio saranno suddivise per tre paesi di destinazione, cioè Francia (14 posti), Spagna (15) e Portogallo (11), nelle settimane che vanno dall’8 al 21 febbraio 2015. Requisiti necessari per la presentazione della domanda sono età minima di 18 anni, residenza nelle regioni Toscana e Calabria (30 borse sono destinate alla prima regione e le restanti 10 alla seconda), esperienza in uno degli ambiti oggetto di borsa di studio. Fondamentale poi non aver mai preso parte a un altro progetto Leonardo. Tutti i costi del periodo formativo all’estero sono coperti dalla borsa Leonardo: biglietto aereo andata e ritorno, alloggio, pocket money di importo variabile a seconda della destinazione (circa 100 euro per la Francia, 146 per la Spagna e 150 per il Portogallo), assicurazione e formazione. Il modulo di domanda è scaricabile dal sito www.apogeoform.net. Al form vanno allegati fotocopia di un documento di identità e cv formato europeo. La documentazione va inviata via fax entro la scadenza indicata al 055/4634014 e tramite email all’indirizzo ale@apogeoform.net. Qualche giorno in più – l’ultimo utile per la candidatura è il 27 dicembre 2014 – per il progetto Tourisma che offre 64 borse di studio della durata di 13 settimane (poco più di tre mesi) per un periodo formativo negli ambiti ristorazione, ospitalità, organizzazione di eventi, con inquadramenti sia a livello gestionale sia maggiormente operativo. 12 le settimane di tirocinio effettivo, mentre una settimana sarà dedicata alla formazione. Francia, Germania, Inghilterra e Spagna le destinazioni. Le borse di studio sono così articolate: cinque hanno destinazione Parigi, 15 Berlino, 30 Brighton e 14 Siviglia. Le partenze saranno scaglionate in due flussi, marzo-giugno e luglio-settembre 2015. Destinatari delle borse giovani residenti nella regione Calabria da almeno sei mesi dalla data di pubblicazione del bando, con diploma conseguito dopo il 14 marzo 2014 o iscritti al quarto e quinto anno di un qualsiasi istituto superiore, con particolare attenzione a quelli di formazione professionale, oppure apprendisti in scuole professionali o aziende private. Fondamentale la conoscenza parlata e scritta pari almeno al livello B1 della lingua del paese ospitante prescelto. La borsa di studio copre, tra le varie cose, viaggio a/r dall’aeroporto di Lamezia Terme a quello più vicino al luogo del tirocinio, transfer verso l’alloggio, sistemazione in camera doppia o singola presso una famiglia locale o in un appartamento condiviso, vitto, preparazione linguistica, assicurazione. Per fare domanda è indispensabile inviare il proprio cv formato europeo (in lingua inglese e in quella del paese di destinazione) e l’application form scaricabile dal sito. Completano la documentazione fotocopia del documento di identità, copia di eventuali attestati relativi a conoscenze linguistiche e formazione professionale, copia del modello ISEE del proprio nucleo familiare relativo al 2013. Tutto il materiale va inoltrato per email all’indirizzo education [chiocciola] enjoyitaly.org. C’è tempo invece fino al 9 gennaio 2015 per candidarsi al progetto “Glocal"- Grant for Learning Opportunities in european Countries Aimed at promoting Local development, che prevede l’assegnazione di 15 borse di studio per il Regno Unito per un periodo di formazione che va da metà aprile a metà agosto 2015. Nei mesi successivi saranno pubblicati altri bandi dello stesso progetto per differenti destinazioni. Destinatari giovani diplomati residenti in Campania che abbiano compiuto 18 anni e che risultino disoccupati o inoccupati, con una buona conoscenza dell’inglese. La documentazione necessaria alla candidatura comprende domanda scaricabile dal sito, cv con foto e lettera motivazionale in italiano e in inglese ed eventuali certificazioni linguistiche. Tutto il materiale dovrà essere inviato per email all’indirizzo erasmusplus [chiocciola] glocalsrl.com. I candidati selezionati saranno contattati per un colloquio finalizzato a individuare competenze linguistiche e interesse alla partecipazione al progetto. La borsa di studio copre viaggio a/r da e per il paese di destinazione, preparazione linguistica, accoglienza e tutoraggio, alloggio in camera doppia all’interno di un appartamento condiviso e inoltre un pocket money di importo parti a 1600 euro per le spese di vitto e trasporti locali.Il 19 gennaio 2015 è l'ultimo giorno per candidarsi a una delle 30 borse di studio di cinque settimane per il Regno Unito (Brighton e Chester), con partenze previste tra febbraio e maggio del prossimo anno. Il progetto Modem è promosso dall'agenzia per il lavoro della Provincia di Trento e prevede un'indennità pari a 500 euro lordi complessivi erogati in un'unica tranche a conclusione del tirocinio. Possono candidarsi giovani disoccupati domiciliati in provincia di Trento di età minima di 18 anni, con una buona conoscenza della lingua del paese ospitante. La domanda è scaricabile  dal sito dell'agenzia per il lavoro di Trento e può essere inviata via fax (0461/496038), per posta all'indirizzo segnalato nell'avviso e tramite posta elettronica all'indirizzo upeur.adl@pec.provincia.tn.it. Al modulo vanno allegati documento di identità, cv formato europeo e lettera di presentazione.Sono infine complessivamente nove le borse di studio per tirocini all’estero messe a bando dall’università del Molise, rispettivamente sette di tre mesi ciascuna per studenti iscritti nell’anno accademico 2014/2015 a un corso di laurea triennale o del vecchio ordinamento e due destinate a dottorandi dell’ateneo, con conoscenza della lingua del paese di destinazione pari almeno al livello B1. Gli stage possono avere, tra i vari soggetti ospitanti, scuole, istituti di ricerca, organizzazioni senza scopo di lucro dei 28 paesi UE. Ultimo giorno utile per fare domanda è il 20 gennaio 2015. Ai vincitori delle borse di studio sarà erogato un contributo mensile di 600 euro per i tre mesi di soggiorno all’estero a copertura delle spese di viaggio, vitto e soggiorno. Contributo che sarà versato in due rate: la prima, pari all’80% dell’importo complessivo, entro 30 giorni dall’avvio dello stage, mentre la seconda al rientro. Il modulo di candidatura è scaricabile dal sito dell’università del Molise (a questo link) e dovrà essere inviato tramite raccomandata con ricevuta di ritorno al settore Relazioni Internazionali dell’ateneo molisano (via De Sanctis, 86100 Campobasso), insieme al proprio cv firmato e scritto in italiano e nella lingua del paese presso cui si intende effettuare il tirocinio, proposta di programma di traineeship di lunghezza massima di una pagina nella lingua del paese ospitante, certificazioni che attestano la conoscenza della lingua e fotocopia di un documento di identità.Chiara Del Priore

Garanzia giovani, parte la fase due: ma ancora pochi posti di lavoro e troppi rinunciatari

Il programma Garanzia Giovani non è stato pensato per creare posti di lavoro, ma per «migliorare l'occupabilità dei Neet», vale a dire di chi è disoccupato, non studia e non è impegnato in una attività di formazione. Così ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti giorni fa alla conferenza stampa di presentazione della "fase due" dell'iniziativa europea lanciata a maggio. Un'affermazione che non deve sorprendere: a distanza di circa sette mesi dalla partenza, la Youth Guarantee di occupati veri e propri ne ha generati ben pochi. Lo dicono i dati ufficiali più recenti, secondo cui su circa 333mila under 30 registrati, quelli che sono stati già contattati dai servizi per l'impiego sono solo 143mila, dunque un po' meno del 43%, mentre i restanti sono in attesa di notizie. Tra coloro che hanno già avuto il primo contatto, quelli che hanno già sostenuto anche il colloquio conoscitivo (i 'profilati' secondo il termine tecnico), sono 123mila. E quelli ufficialmente presi in carico, che hanno quindi iniziato a imboccare una qualche direzione verso il mondo del lavoro o della formazione, non superano i 113mila: solo un terzo dei richiedenti, insomma.Quanti siano i reali contratti di lavoro stipulati a favore di questi giovani non è però dato sapere. Il monitoraggio aggiornato settimanalmente sul sito non prevede una sezione destinata a questo conteggio: il ministro Poletti ha però promesso ai giornalisti che con il tempo sarà introdotto anche una informazione di questo tipo. Certo, le storie positive ci sono. Alla conferenza hanno raccontato la propria esperienza quattro giovani. Di questi uno, Davide, 16enne piemontese, è stato reinserito in un percorso di formazione scolastico. Altri due - Emanuele, 29 anni del Lazio, e Daniela, 28 del Piemonte - sono stati assunti: il primo con un contratto di collocazione di assistenza al cliente, e la seconda come addetta in un'azienda cosmetica. Per Mattia, 20enne emiliano, è arrivato un tirocinio nel Gruppo Amadori. Ma l'impressione è che siano casi sporadici.Naturale dunque che i diretti interessati manifestino un qualche scetticismo verso il progetto, che si evince per esempio dal monitoraggio informale su Garanzia giovani realizzato dalla Repubblica degli Stagisti e il centro studi Adapt. Dai primi dati parziali - calcolati sui primi 1.580 partecipanti - emerge che il voto complessivo assegnato al piano europeo è uno scarsissimo quattro. In più la stragrande maggioranza degli intervistati ha spiegato che le proposte ricevute al colloquio non si sono tradotte in «nulla di concreto» oppure sono consistite in un «generico riferimento a future offerte di lavoro o stage».Curioso poi il caso dei rinunciatari: stando al report distruibuito alla stampa dal ministero del Lavoro, tra i registrati ben 17mila non si sono mai presentati al colloquio, mentre 3mila si sono cancellati. Sembrerebbe un paradosso in tempi così cupi: forse i giovani italiani sono così «choosy» o bamboccioni da non impegnarsi neanche in una iniziativa che potrebbe portar loro un beneficio? In realtà il ministro dà una motivazione più concreta: «A volte si tratta di individui che nel frattempo hanno trovato una qualche altra sistemazione, sia lavorativa che formativa»; e non mancano neppure quelli che, iscritti dai propri genitori, «si tirano indietro quando vengono ne a conoscenza» aggiunge in conferenza stampa l'assessore al Lavoro del Lazio Lucia Valente. Non proprio 'rinunciatari' dunque, ma ragazzi che magari nei mesi di attesa si sono organizzati per conto proprio.Si scopre inoltre, spulciando i dati, che l'indirizzo dato da ministero e regioni al programma verso misure per lo più di tipo formativo si conferma anche analizzando le «somme programmate». Una grande fetta delle risorse nazionali – pari a 350 milioni – sono «impegnate», quindi in fase di attuazione, sui tirocini: nel dettaglio si tratta del 40%. Seguono la «formazione» e l'«accompagnamento al lavoro», a cui va circa il 30%, il servizio civile (meno del 15%), e poi cifre minime sotto il 10% a apprendistato e sostegno all'autoimpiego. Sul lavoro vero e proprio si è puntato insomma finora ben poco. Mistero sulla ripartizione degli altri fondi. I 350 milioni sono infatti di provenienza nazionale, ma all'appello manca il miliardo e 150 milioni stanziato dalla Ue, dotazione di cui non si conosce l'esatto destino. Ma in cosa consiste in sostanza la fase due del programma Garanzia Giovani? Oltre al restyling del sito, entrerà a regime il bonus occupazionale, «una misura attuativa del piano» e un «incentivo rivolto ai datori di lavoro». Per il bonus sono state programmate circa la metà delle risorse riferite ai fondi nazionali. Beneficiari saranno coloro che attiveranno contratti a tempo determinato o in somministrazione superiori all'anno, o contratti a tempo indeterminato. L'importo, «variabile a seconda della tipologia di contratto con cui avviene l'assunzione, alle caratteristiche del giovane e alle differenze territoriali», passa da un minimo di 1500 euro per i tempi determinati di sei mesi a un massimo di 6mila per giovani con contratti senza scadenza «nel caso in cui il loro grado di occupabilità sia molto basso». Difficile giudicare la misura prima della sua effettiva messa in campo. Quel che certo è però che gli incentivi alle assunzioni non hanno finora dato gli effetti sperati. Basti pensare al provvedimento dell'ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini: quasi 800 milioni stanziati a settembre del 2013 per promuovere 100mila assunzioni di under 30. Il risultato è stato purtroppo vicino al flop: a giugno di quest'anno le domande presentate dalle aziende non superavano le 22mila, spesso incagliate in passaggi burocratici farraginosi e quindi lasciate a metà strada.Ilaria Mariotti

Quattro in pagella per Garanzia Giovani: coraggio ministero e Regioni, si può migliorare

La media del 4. Questo è il voto che finora i giovani italiani danno alla Garanzia Giovani, il grande piano di matrice europea che dovrebbe attivare tutti i Paesi Ue dove la disoccupazione giovanile è più forte in modo da non lasciare soli questi giovani, accompagnandoli al lavoro e fortificando la loro "occupabilità". Un piano che prevede, in Italia, l'iscrizione attraverso un portale e poi la chiamata presso i servizi per l'impiego, che entro quattro mesi devono poi garantire al giovane senza lavoro una proposta concreta - che può essere una offerta di un ulteriore periodo di formazione, un accompagnamento al lavoro, un contratto di apprendistato, una opportunità di tirocinio, un percorso di servizio civile, un sostegno all’autoimprenditorialità, una proposta di mobilità professionale all’interno del territorio nazionale o in Paesi Ue… Insomma, una azione di politica attiva del lavoro.Il programma Garanzia Giovani è stato "aperto" in Italia il primo maggio: la data molto significativa, voluta dal ministro Poletti, era quella della festa dei lavoratori. Da allora ad oggi oltre 330mila under 30 si sono iscritti, e oggi il ministero del Lavoro ha annunciato in conferenza stampa i dati sulla iniziativa.Anche noi abbiamo dei dati. Sono i primi risultati, ancora naturalmente parziali, del monitoraggio informale che la Repubblica degli Stagisti sta portando avanti da metà ottobre insieme all'associazione Adapt. Sono i dati dei primi 1.580 giovani che hanno voluto rispondere al nostro questionario, raccontando il loro contatto con la Garanzia Giovani, e anche dando un giudizio.Da lì viene quel 4. Dalla valutazione che questi 1.580 giovani hanno dato, in media, della efficacia del piano Garanzia Giovani basandosi sulla propria personale esperienza, su come è andata l'iscrizione al portale, sui tempi di attesa prima di essere convocati, sul primo colloquio di persona, sulle informazioni ricevute dai centri per l'impiego.Abbiamo raccolto i primi dati in questo piccolo dossier pdf, dando loro una veste grafica colorata e facilmente leggibile. Sono risultati interessanti: si scopre per esempio che il 32% dei partecipanti al monitoraggio, prima di iscriversi a Garanzia Giovani, non aveva mai utilizzato i servizi per l'impiego. Questo è positivo, perché significa che una fetta importante di giovani è stata invogliata a iscriversi al centro per l'impiego, uscendo dalla zona grigia degli "inattivi" e diventando quindi tracciabile e in un certo senso "aiutabile". Ma portare gli under 30 al centro per l'impiego non è abbastanza: bisogna anche assicurarsi che ricevano un servizio di qualità. E qui i primi risultati del monitoraggio evidenziano una situazione che eufemisticamente si potrebbe definire "con ampio margine di miglioramento": due mesi in media l'attesa per essere chiamati a colloquio, una volta compiuta l'iscrizione; e poi nella maggior parte dei casi i ragazzi segnalano di aver ricevuto, al famoso primo incontro di persona presso i servizi all'impiego, solamente un generico riferimento a future offerte di lavoro o di stage (43,5%) o di non aver ottenuto “nulla di concreto” (40%).E così si torna al 4. Che è un punto di partenza, non un voto finale. Il ministero del Lavoro e le Regioni non si devono deprimere o offendere per questo dato: tutto è ancora nelle loro mani. Si può ancora lavorare per modificare la percezione, per fornire ai giovani iscritti alla GG un servizio più efficiente ed efficace, per farli sentire davvero seguiti e sostenuti. Quel 4 può essere migliorato: l'obiettivo di arrivare alla sufficienza, e magari anche superarla, non è fuori portata. L'importante è tenere occhi e orecchie aperti. A partire dal dato più significativo di questi primi risultati - lo ripetiamo, assolutamente parziali - del monitoraggio: e cioè le aspettative dei giovani. Inutile fare gli struzzi: i giovani italiani dalla Garanzia Giovani si aspettano di trovare un lavoro. Così ha risposto il 61% dei nostri primi partecipanti: nello specifico, il 27% ha risposto proprio "trovare un lavoro" e un ulteriore 34% ha aggiunto "ma mi accontenterei anche di uno stage". C'è poi un 7% circa che cerca espressamente uno stage, un 8,5% che spera di ricevere un supporto nella ricerca di un impiego e un altro 8,5% che vuole rafforzare il suo cv per poi trovare più facilmente un lavoro. E non va ignorato quel 14% che ammette candidamente di essersi iscritto "a perdere", senza nutrire nessuna aspettativa e quindi nessuna fiducia nei confronti dell'iniziativa. Qui sta la sfida per il governo e le Regioni: far funzionare la Garanzia Giovani, per non deludere centinaia di migliaia di giovani italiani.

Ricerca sempre più precaria, l'allarme della Cgil: «A rischio la tenuta del sistema accademico»

«L'università sta diventando la più grande fabbrica di precarietà». A denunciarlo è Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, sigla sindacale di rappresentanza dei lavoratori della conoscenza. Con la Repubblica degli Stagisti, Pantaleo commenta i risultati di 'Ricercarsi', indagine appena pubblicata sui percorsi di vita dei ricercatori italiani, per lo più impantanati in una precarietà che li ingabbia a vita. Perché è difficilissimo uscirne. «Con la legge 240 del 2010 approvata dalla Gelmini si era creduto che con il superamento della figura del ricercatore a tempo indeterminato, il vuoto lasciato sarebbe stato colmato dai professori associati». Invece il risultato è stato ben lontano dalle previsioni, portando a un fortissimo impoverimento del personale universitario. Lo testimoniano i dati più recenti: nel 2014 a una fuoriuscita di circa 2324 unità, si sono sostituiti solo 141 contratti di ricercatori a tempo indeterminato di tipo B, quelli cioè che si tramuteranno in un contratto da professore. Nel frattempo a crescere – in maniera «esponenziale» sottolinea lo studio – sono state invece le figure più precarie, tanto che i soli assegnisti sono passati dai 6mila del 2004 ai 14mila del 2014. E la fuoriuscita dal sistema accademico di quelle che possono definirsi le frange della ricerca precarie per eccellenza – dottorandi, assegnisti e borsisti – ha toccato quota 93%. La quasi totalità, di fronte a un 6,7% di assunzioni. Il quadro è «quello di una università che negli ultimi dieci anni ha sostituito stabilmente personale strutturato della docenza e della ricerca con precari» si legge nello studio. L'approdo è stato verso «un'università sottodimensionata», destinata in sostanza a perdere alcune delle sue roccaforti, magari «gli atenei più deboli» ipotizza Pantaleo. Senza contare che l'assenza di professori fa sì che «ormai la funzione didattica sia assegnata ai ricercatori stessi». Il problema inizia a farsi sentire proprio a un passo dalla scadenza di «quei contratti da assegnisti di ricerca la cui durata non può superare i quattro anni». E che si esauriranno con l'anno che viene, essendo partiti nel 2010. «Per questi giovani e ormai non più giovani studiosi scarseggiano i posti da ricercatore, sia precario che stabile, e si profila un'espulsione dal mondo universitario» ribadisce l'indagine. Non solo. Lo stesso accadrà l'anno successivo anche per «i contratti da ricercatore a tempo determinato di tipo A per cui arriveranno a scadenza i cinque anni, previsti sempre dalla legge 240/10, senza che ci siano reali possibilità di ingresso stabile nell'università». La colpa non è però da attribuire ai soli governi del passato. Anche questa legge di stabilità ci mette del suo. Tutto grazie al comma 29 dell'articolo 28, che – a detta del sindacato – «favorisce la proliferazione di contratti precari». «Per poter reclutare un'università ha bisogno di 'punti organico'» spiega Pantaleo «che sono determinati in base a una serie di parametri: per esempio deve essere mantenuto un rapporto tra spesa e personale». Di conseguenza, è chiaro che se «un ordinario vale un punto organico, un associato 0,7 e un ricercatore di tipo A 0,5» come fa sapere il report, la convenienza è tutta per le tipologie più precarie, quelle a cui è associato un minor punteggio. Il rischio sarebbe ancora più alto nel caso venisse approvata la norma che punta a eliminare «il vincolo di attivazione di un ricercatore a tempo determinato di tipo B, l'unico con prospettiva di stabilizzazione, a fronte dell’assunzione di un nuovo ordinario». La filosofia di fondo sarebbe quella di «creare un sistema di premialità» aggiunge Pantaleo «ma è impossibile se non vengono stanziate risorse in più, e anzi talvolta si applicano persino dei tagli». Uno scenario dunque sempre più nero per i ricercatori, tanto che il 60% dei dottorandi intervistati – quelli ancora ai primi passi della carriera accademica – dichiarano nel sondaggio di considerare la possibilità dell'espatrio come molto probabile. La proposta della Fcl Cgil per instaurare un modello di ricerca sostenibile è duplice. Per il breve periodo «superare il limite temporale dei quattro anni per gli assegni di ricerca e dei cinque per i ricercatori a tempo determinato di tipo A fino alla definizione di un nuovo meccanismo di reclutamento» scrivono gli autori di 'Ricercarsi'. Un provvedimento insomma che metta a salvo l'università per qualche anno. In prospettiva si dovrebbe poi «avviare un profondo ripensamento del sistema di reclutamento». E dunque cancellare «le figure a cavallo tra il dottorato di ricerca/specializzazione e l’accesso al ruolo della docenza». Una posizione analoga a quella dell'associazione dei dottori di ricerca Adi, che chiede infatti di abolire il contratto di assegno di ricerca e la sostituzione di tutte le figure intermedie con una unica che avvicini poco a poco alla docenza, corredata dalla clausola della tenure track – il collegamento con la cattedra in sostanza. O ci sarà un grande piano di assunzioni stabili che «inverta questa tendenza distruttiva» sottolineano dalla Fcl Cgil, o a essere in dubbio sarà «la tenuta del sistema universitario». Ilaria Mariotti