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Giornalismo, le scuole muovono quasi 2 milioni di euro all'anno: tutti i numeri

Master di I livello in giornalismo della Libera Università “Maria Ss. Assunta” (Lumsa) di Roma, nato nel 1999 (VII° edizione) biennio 2011/2013 (iniziato a gennaio 2012)- numero di posti: 30- costo iscrizione selezioni: 150 euro - retta biennale a carico degli allievi: 20mila euro  - borse di studio a disposizione: 12 per un totale di 60mila euro  - introiti della scuola provenienti da tasse di iscrizione dei candidati agli esami scritti/orali: 7.950 euro- introiti della scuola provenienti da tasse degli allievi [al netto delle borse di studio]: 540mila euro- requisiti per accesso: nessun limite di età  [Risposte solo parziali, dati elaborati dalle graduatorie presenti sul sito internet]Scuola superiore di giornalismo “Massimo Baldini” della Luiss di Roma, nata nel 1983, biennio 2011/2013 - numero di posti: 30- costo iscrizione selezioni: 80 euro + 120 euro test cultura generale + 100 euro prove scritte - retta biennale a carico degli allievi: 20mila euro- borse di studio a disposizione: 12 per un totale di 120mila euro   - introiti della scuola provenienti da tasse di iscrizione dei candidati agli esami scritti e orali: 42.400 euro- introiti della scuola provenienti da tasse degli allievi [al netto delle borse di studio]: 480mila euro- requisiti per accesso: nessun limite d’etàMaster biennale di I livello in giornalismo dell'università Suor Orsola Benincasa di Napoli, nato nel 2003, biennio biennio 2011/2013- numero di posti: 30- costo iscrizione selezioni: 25 euro per partecipare alla selezione - retta biennale a carico degli allievi: 13.800 euro - borse di studio a disposizione: 3 borse di studio da 5mila euro (15mila euro totali)- introiti della scuola provenienti da tasse di iscrizione dei candidati agli esami scritti e orali: 1.225 euro  - introiti della scuola provenienti da tasse degli allievi [al netto delle borse di studio]: 399mila euro- requisiti per accesso: non aver compiuto 32 anni[Nessuna risposta, dati elaborati dalle graduatorie presenti sul sito internet] Scuola di giornalismo post-laurea dell'università di Salerno, nata nel 2006 (IV° edizione) biennio 2010/2012 - numero di posti: 25- costo iscrizione selezioni: 50 euro - retta biennale a carico degli allievi: 15mila euro (uguale per il biennio 2012/2014)- borse di studio a disposizione: nessuna (per il biennio 2012/2014 sono previste 3 borse di studio ma non è specificata la cifra)- introiti della scuola provenienti da tasse di iscrizione dei candidati agli esami scritti/orali: 4.500 euro- introiti della scuola provenienti da tasse degli allievi [al netto delle borse di studio]: 375mila euro- requisiti per accesso: nessun limite di etàScuola di giornalismo Walter Tobagi di Milano, nata nel 2009 (V° edizione) dalla fusione del master dell’università Statale di Milano e dell’IFG Carlo De Martino biennio 2010/2012- numero di posti: 30 (iscritti 29)- costo iscrizione selezioni: 50 euro - retta biennale a carico degli allievi: 13mila euro (14mila euro per il biennio 2012/2014)- borse di studio a disposizione: 1 borsa di studio a copertura totale, 13mila euro e 9 a copertura parziale 6.500 euro (le borse di studio per il biennio 2012/2014 sono: 1 di 14mila euro e 7 di 7mila euro)- introiti della scuola provenienti da tasse di iscrizione dei candidati agli esami scritti/orali: 11.700 euro- introiti della scuola provenienti da tasse degli allievi [al netto delle borse di studio]: 305.500 euro- requisiti per accesso: nessun limite di etàIstituto per la formazione al giornalismo di Urbino, fondato nel 1990- numero di posti: 32- costo iscrizione selezioni: 50 euro per la domanda + 150 euro per partecipare a prove scritte- retta biennale a carico degli allievi: 10mila euro (14mila euro per il biennio 2012/2014)- borse di studio a disposizione: 10 borse di studio di 2.500 euro l’una (dieci borse di studio di 3.500 euro l'una per il biennio 2012/2014)- introiti della scuola provenienti da tasse di iscrizione dei candidati agli esami scritti e orali: 24.200 euro - introiti della scuola provenienti da tasse degli allievi [al netto delle borse di studio]: 295mila euro- requisiti per accesso: limite di età a 28 anni [analisi su biennio 2010/2012]Master in giornalismo a stampa radiotelevisivo e multimediale dell'Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo dell'università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nato nel 2004- numero di posti: 20- costo iscrizione selezioni: 80 euro per partecipare alla selezione - retta biennale a carico degli allievi: 16mila euro (uguale per il biennio 2012/2014)- borse di studio a disposizione: 5 borse di studio da 5mila euro e 39mila euro di altre borse (sei borse di studio da 4mila euro per il biennio 2012/2014)- introiti della scuola provenienti da tasse di iscrizione dei candidati agli esami scritti e orali: 4mila euro - introiti della scuola provenienti da tasse degli allievi [al netto delle borse di studio]: 256mila euro - requisiti per accesso: nessuno[dati solo parziali, analisi fatta per il biennio 2010/2012 sul numero di candidati che ha superato la prova scritta]Master in giornalismo della Iulm di Milano, nato nel 2004- numero di posti: 15- costo iscrizione selezioni: 50 euro per domanda + 150 euro per prova scritta (detraibile se ammessi)- retta biennale a carico degli allievi: 19mila euro (uguale per il biennio 2012/2014)- borse di studio a disposizione: diverse per un totale di 28.500 euro (4 borse di studio per ogni anno di corso per il biennio 2012/2014 pari al 15% delle somme versate dagli allievi)- introiti della scuola provenienti da tasse di iscrizione dei candidati agli esami scritti e orali: 19.350 euro- introiti della scuola provenienti da tasse degli allievi [al netto delle borse di studio]: 254.250 euro - requisiti per accesso: non aver compiuto 30 anni[analisi su biennio 2011-2013]Master in giornalismo dell'università di Torino, nato nel 2004- numero di posti: 20- costo iscrizione selezioni: nessun costo - retta biennale a carico degli allievi: 23.500 euro, di cui 11.500 coperti da fondi F.s.e. (18.500 euro per biennio 2012/2014)- borse di studio a disposizione: nessuna, ma il finanziamento del Fondo Sociale Europeo copriva metà della retta (per il biennio 2012/2014 saranno distribuite borse di studio basandosi su un mix tra reddito Isee e merito, verrà rispettato il tetto minimo del 15% di borse di studio indicato dall'Ordine, ma l'organizzazione spera di superarlo)- introiti della scuola provenienti da tasse di iscrizione dei candidati agli esami scritti/orali: nessuno- introiti della scuola provenienti da tasse degli allievi [al netto del finanziamento FSE]: 240mila euro- requisiti per accesso: limite di età a 35 anni [analisi su biennio 2010-2012]Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia, nata nel 1992 (XI biennio)  - numero di posti: 25- costo iscrizione selezioni: 100 euro + 100 euro se ammessi alle prove scritte- retta biennale a carico degli allievi: 10mila euro (12mila per il biennio 2012/2014)- borse di studio a disposizione: 1 di 5mila euro annui più altre borse non specificate (8 borse di studio per un totale di 24.665 euro per il biennio 2012/2014)- introiti della scuola provenienti da tasse di iscrizione dei candidati agli esami scritti/orali: 34.200 euro- introiti della scuola provenienti da tasse degli allievi [al netto delle borse di studio]: 240mila euro - requisiti per accesso: non aver compiuto 30 anni alla scadenza del bando [analisi su biennio 2010/2012]Master biennale di I livello in giornalismo dell'università di Bari, nato nel 2006- numero di posti: 30 (partecipanti 19)- costo iscrizione selezioni: versamento di 15,49 euro - retta biennale a carico degli allievi: 8mila euro (uguale per il biennio 2012/2014)- borse di studio a disposizione: borse di studio della Regione Puglia, non è indicata né è stata comunicata la cifra (per il biennio 2012/2014 ci saranno borse di studio di altri enti ma non è stato comunicato quali e di che cifra)- introiti della scuola provenienti da tasse di iscrizione dei candidati agli esami scritti e orali: 294 euro - introiti della scuola provenienti da tasse degli allievi [al netto delle borse di studio]: 152mila euro - requisiti per accesso: nessun limite di età [analisi su biennio 2010/2012. Dati solo parziali, analisi fatta sul numero di candidati che ha superato la prova scritta]Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Le scuole di giornalismo sono ormai solo per i figli dei ricchi?- Equo compenso per i giornalisti, sfuma l'approvazione della legge, ma i freelance non demordono- Giornalisti a tutti i costi, il business dei mille corsi E anche:- Enzo Carra: «Dal 2013 equo compenso per i giornalisti freelance»- Giornalisti precari, il problema non è il posto fisso ma le retribuzioni sotto la soglia della dignità- Costi, remunerazione minima, articoli richiesti: tutti i requisiti per diventare pubblicisti, Ordine per Ordine

Le scuole di giornalismo sono ormai solo per i figli dei ricchi?

Albert Camus lo definiva «Il mestiere più bello del mondo», ma in Italia per tanti giovani il giornalismo è sicuramente diventato il mestiere più costoso. Oggi oltre alla lunga gavetta nei quotidiani e alla possibilità – ormai in realtà quasi solo teorica – di essere assunti con un contratto di praticantato giornalistico, esistono undici scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine nazionale che garantiscono i 18 mesi di praticantato necessari per accedere all’esame per diventare professionisti. La Repubblica degli Stagisti ha analizzato i bandi di accesso di queste scuole per capire se sono solo per i figli dei ricchi.Non esce un quadro entusiasmante: sembrano lontanissimi i tempi - fine anni Settanta - in cui a Milano nasceva la prima scuola, l’Ifg de Martino, rimasta completamente gratuita fino al 2007. E sono lontani anche gli anni in cui il passaggio attraverso un master garantiva almeno il posto di lavoro. Adesso chi vuole provare questa carta per diventare professionista deve mettere in conto di spendere cifre che vanno dagli 8mila ai 20mila euro solo per la retta, cui vanno aggiunti tutti i costi connessi: dal vitto e alloggio per i fuori sede e durante gli stage (spesso lontani dalla sede della scuola) alle spese per partecipare all’esame di Stato. E una volta diventati professionisti la lotta sul campo con gli altri colleghi non sempre permette di conquistare un posto di lavoro.Con gli anni i costi dei master sono lievitati fino ai 20mila euro richiesti per il biennio dalle scuole di giornalismo della Lumsa e della Luiss, entrambe a Roma, le più costose. 19mila per la Iulm a Milano, 18mila per il master a Torino (uno dei pochi in controtendenza: fino all’anno scorso costava 23.500 euro, per metà coperti dal Fondo sociale europeo)  e 16mila per l’università Cattolica a Milano. I costi iniziano a scendere con l’università di Salerno dove per il master in giornalismo sono richiesti 15mila euro. Mille in meno, 14mila, per la scuola di giornalismo Walter Tobagi dell’università di Milano, nata  nel 2009 in seguito a un accordo tra il master dell’università di Milano e l’Ifg Carlo De Martino, storica scuola che nei suoi ultimi due bienni aveva fatto registrare un flop occupazionale. L’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino, fondato nel 1990, ha aumentato la quota del 40% passando dai 10mila del passato biennio ai 14mila per il 2012-2014. Poco più bassa, 13.800 euro, la cifra richiesta dal master del Suor Orsola Benincasa di Napoli seguito dai 12mila della scuola di giornalismo di Perugia  per il biennio 2012-2014. Chiude la graduatoria in ordine di costo la scuola di giornalismo dell’università di Bari, che continuerà a chiedere "solo" 8mila euro anche nel prossimo bando, in uscita entro luglio. Insomma, un giro d’affari che complessivamente arriva a oltre un milione e 800mila euro all’anno. I guadagni delle scuole di giornalismo non si fermano, però, solo alle rette degli studenti. Il business che ruota intorno è più ampio: molte delle scuole, infatti, prevedono dei costi per la presentazione delle domande che vanno dai 15 euro di Bari ai 300 euro che tra domanda, ammissione al test di cultura generale e alle prove scritte e orali, hanno pagato gli attuali corsisti alla Luiss. E le borse di studio? Ce ne sono ben poche e variano a seconda dei master. Le scuole più virtuose sono la Walter Tobagi di Milano – unica ad avere sette borse di studio parziali, ognuna di 7mila euro, e in più una borsa totale da 14mila euro – seguita dalla  Luiss e dalla Lumsa, che mettono entrambe a disposizione dodici borse di studio: la prima per un totale di 120mila euro e la seconda per 60mila euro. A seguire, la Cattolica di Milano che nel corso del biennio distribuisce 64mila euro in borse di studio. In alcuni casi, come Salerno, non erano proprio previste e solo dal prossimo biennio ne verranno garantite tre – non è ancora chiaro di quale importo – a fronte delle aspre osservazioni dell’Ordine dei giornalisti. La meno virtuosa dopo Salerno è Napoli, con solo tre borse di studio ognuna di 5mila euro.Ma se i soldi investiti dai praticanti giornalisti creano per le scuole un introito non indifferente, il tempo e il denaro speso non garantiscono un posto di lavoro e nemmeno una retribuzione decente. Già una prima ricerca effettuata dall’Ordine dei giornalisti nel 2010, Smascheriamo gli editori, mostrava come i collaboratori di testate nazionali e locali venissero pagati anche meno di 3 euro a pezzo, a volte dopo anni dalla pubblicazione dell’articolo. Un’analisi fatta a livello regionale in Campania – dove l’Ordine dei giornalisti dopo aver autorizzato l’apertura di due scuole di giornalismo ha bloccato, proprio su segnalazione del Coordinamento dei giornalisti precari della Campania (nella foto a destra), l’ipotesi di una terza scuola ad Avellino – ha dimostrato che la gran parte degli ex partecipanti ai master della regione rientra in una fascia di reddito che, quando va bene, non supera i 500 euro al mese. Un’indagine sui giornalisti precari è stata condotta a febbraio di quest’anno anche dal coordinamento dei giornalisti romani Errori di Stampa, rivelando le tariffe vergogna degli editori, con articoli che possono essere pagati anche cinque euro lordi, in cui sono inclusi i costi di trasporto, telefono e attrezzature necessarie. Dati allarmanti che hanno rilanciato la necessità dell’approvazione di una legge sull’equo compenso che, dopo un lungo stop, qualche giorno fa è tornata in discussione al Senato in commissione lavoro.I numeri sulla retribuzione dei giornalisti e quelli sull’occupazione degli ex studenti delle scuole di giornalismo, affiancati ai costi sempre crescenti dei master, fanno diventare altissima e non sempre giustificata la spesa che un giovane oggi si trova ad affrontare per intraprendere questa strada. E sembra che i giovani stiano cominciando a capire che il gioco troppo spesso non vale la candela: i candidati iniziano a diminuire, tanto che ben due scuole, sia a Bologna sia a Cassino, quest’anno non hanno preso il via per mancanza di iscritti. Nonostante abbiano il meritevole scopo di formare i futuri cronisti, oggi le scuole di giornalismo rischiano di diventare dei meccanismi mangiasoldi, catturando le aspettative di tanti aspiranti giornalisti senza però avere un vero aggancio con il mercato editoriale.Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Equo compenso per i giornalisti, sfuma l'approvazione della legge, ma i freelance non demordono- Giornalismo, al Festival i problemi della professione- Giornalismo, le scuole muovono 2 milioni di euro all'anno: tutti i numeri E anche:- Giornalisti a tutti i costi, il business dei mille corsi- Enzo Carra: «Dal 2013 equo compenso per i giornalisti freelance»- Giornalisti precari, il problema non è il posto fisso ma le retribuzioni sotto la soglia della dignità

Mae-Crui, i deputati al governo: trovate i fondi per l'indennità agli stagisti

Caro ministro del Lavoro, caro ministro degli Esteri, perfavore adoperatevi per trovare i fondi per garantire un dignitoso rimborso spese a tutti i brillanti studenti e neolaureati che fanno i tirocini Mae-Crui all’interno della Farnesina o nelle sedi di ambasciate, consolati e istituti di cultura in giro per il mondo. Stavolta l’appello non arriva dai diretti interessati, quelle migliaia e migliaia di giovani che ogni anno compilano la domanda per essere ammessi al programma Mae-Crui, sperando di poter aggiungere un fiore all’occhiello al proprio cv. E neppure dalla Repubblica degli Stagisti, che pure da anni conduce una battaglia contro la gratuità di questi tirocini, sottolineando che essi comportano ingenti spese di viaggio e di alloggio e che è ingiusto che queste spese ricadano tutte sulle spalle delle famiglie, e anche che le pubbliche amministrazioni dovrebbero dare il buon esempio nel garantire buone condizioni ai propri stagisti. A indirizzare questo appello a Elsa Fornero e soprattutto a Giulio Terzi di Sant’Agata è un gruppo di parlamentari, capitanati dalla giovane piddina Marianna Madia, che ha seguito con particolare interesse la bizzarra vicenda del II° bando Mae-Crui 2012 congelato all’inizio di luglio e poi repentinamente sbloccato. Insieme a lei i colleghi di partito Onorio Giovannelli, Marialuisa Gnecchi, Donella Mattesini, l’ex ministro della gioventù Giovanna Melandri, Amalia Schirru, Guglielmo Vaccaro, Marco Beltrandi e quasi tutta la pattuglia radicale del gruppo PD (Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci,  Elisabetta Zamparutti) e l’esponente di Futuro e Libertà Aldo Di Biagio, hanno formulato un’interrogazione parlamentare. Obiettivo: esporre la situazione e soprattutto chiedere al governo di fare tutto il possibile per trovare, all’interno del bilancio del Mae, i fondi per offrire una congrua indennità agli stagisti. Congrua indennità che peraltro tra qualche mese potrebbe anche diventare obbligatoria: dunque meglio pensarci per tempo, e non farsi trovare impreparati.Nella premessa dell’interrogazione si fa infatti innanzitutto riferimento a quel passaggio della riforma Fornero che «in previsione della stesura e approvazione di linee guida concordate tra Ministero del lavoro e conferenza Stato-regioni relativamente ai tirocini formativi, preannuncia l'introduzione di un obbligo a riconoscere a ciascun tirocinante/stagista una congrua indennità, anche in forma forfetaria, in relazione alla prestazione svolta» evidenziando però che al comma 36 la stessa riforma «dispone che non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Viene ricordato che questo provvedimento, «come riportato da diversi organi di stampa (Repubblica.it, la Repubblica degli Stagisti), ha suscitato una reazione da parte del Ministero degli affari esteri che avrebbe sospeso il programma Mae-Crui», riepilogando anche il “felice” esito della vicenda («il ministero degli Esteri ha poi ripristinato le partenze previste a settembre 2012 per i circa 550 vincitori del II° bando 2012»). E quantificando il fondo che servirebbe per poter garantire finalmente un rimborso spese dignitoso: «Coinvolgendo complessivamente ogni anno il programma di tirocini Mae-Crui circa 1800 partecipanti,  la testata giornalistica online Repubblica degli Stagisti ha calcolato che per garantire 500 euro al mese a tutti gli stagisti Mae-Crui in forza presso la Farnesina e altre località europee, e 1000 euro al mese a tutti coloro che vengono assegnati a destinazioni extraeuropee, servirebbero tra i 3 milioni e 500mila e i 4 milioni di euro».Tutto ciò premesso, i parlamentari chiedono dunque ai ministri competenti di prevedere «nell’attivazione dei futuri stage Mae-Crui […] lo stanziamento di somme, anche forfettarie a titolo di rimborso spese e/o indennità, da attingere, a risorse invariate, dagli stanziamenti rimodulabili e al netto degli impegni presi delle missioni con obiettivi coerenti del bilancio del Ministero degli Affari Esteri o da altri stanziamenti impegnabili». L’interrogazione, come spiega la prima firmataria Madia, è già stata depositata e ha anche un documento “gemello”, un ordine del giorno dal contenuto pressoché identico, che chiede al governo di impegnarsi in questo senso e che verrà presentato al momento del voto di fiducia sul decreto sviluppo.Come la Repubblica degli Stagisti ha evidenziato nei giorni scorsi, il ministero degli Esteri potrebbe già disporre di soldi per le indennità ai tirocinanti. Nella Nota integrativa alla legge di bilancio per l’anno 2012 e per il triennio 2012 – 2014 del Ministero degli Affari Esteri, che esplicita il «Piano degli obiettivi per missione e programma», sono infatti presenti alcune voci pienamente compatibili con questa uscita. In particolare nell'obiettivo 27 c'è tra gli altri il punto «preparazione degli aspiranti alla carriera diplomatica»: per questo obiettivo sono previsti stanziamenti in c/competenza per la realizzazione dell'obiettivo pari a 35 milioni 559.250 euro per il 2012, 35 milioni 568.644 per il 2013 e 36 milioni 630.865 per il 2014. E nell'obiettivo 38 il punto F recita «curare le attività relative a borse di studio e scambi giovanili»: qui gli stanziamenti sono di 177 milioni 040.017 per il 2012, 174 milioni 063.087 per il 2013 e 172 milioni 636.048 per il 2014. Non resta a questo punto al governo che verificare che tali capitoli di spesa e voci specifiche siano o non siano già impegnate, e già dal terzo bando 2012 – quello che dovrebbe essere pubblicato a settembre 2012 e raccogliere le candidature per i tirocini che partiranno a gennaio 2013 – il programma Mae-Crui potrebbe finalmente prevedere un rimborso a favore dei partecipanti. Sempre che ve ne sia, beninteso, la volontà politica.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Ministero degli Esteri, 555 stage Mae-Crui bloccati e non si capisce il perché- Mae-Crui, il ministero degli Esteri avrebbe già i fondi per l'indennità agli stagisti: ecco doveE anche:- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?

Quattro milioni di euro per le idee giovani dei «bollenti spiriti»: riparte in Puglia il bando Principi attivi

Considerare i giovani risorsa invece che problema, investendo in fiducia prima ancora che in denaro. È il paradigma che da anni sta dietro Bollenti Spiriti, il programma di politiche giovanili che mezza Italia invidia alla Regione Puglia e che ha da poco inaugurato la terza edizione del suo bando Principi attivi, in scadenza il 19 ottobre. La formula è chiara e sempre la stessa: minimo due persone, una buona idea, un anno di tempo per realizzarla e fino a 25mila euro di finanziamento a fondo perduto. Imprenditorialità giovanile? Non proprio. Si potrebbe definire un'iniziativa di educazione non formale al lavoro, basata sul principio che il modo più efficace di imparare a fare qualcosa è farlo. Un po' come avviene per lo stage, ma questa volta dando progettualità in prima persona alle proprie idee e passioni. L'opportunità è aperta a tutti i residenti in Puglia di età compresa tra i 18 e i 32 anni, costituiti in gruppi informali di almeno due membri (non viene esplicitato invece un limite massimo). Al centro di tutto c'è un'idea, una qualsiasi idea - purché appartenente a una delle tre macroaree indicate: territorio, società e tecnologia - finanziabile fino ad un massimo di 25mila euro (al lordo di eventuali tasse ed oneri) per un anno. Soldi che vengono erogati in due tranche, per il 70% all'inizio e per il resto alla fine del progetto.  A disposizione ci sono 4 milioni e 100mila euro, provenienti dal Fondo nazionale per le Politiche giovanili istituito nel 2007 dall'ex ministero della Gioventù e sufficienti a finanziare circa 150 progetti. Ovvero quasi un terzo della prima edizione, quella 2008. Ma come spiega alla Repubblica degli Stagisti Annibale D'Elia, coordinatore dello staff Bollenti spiriti, non si tratta necessariamente di un male [leggi qui l'intervista completa]. Una bella novità riguarda poi la procedura di candidatura, che diventa interamente online attraverso un processo affidato all'agenzia regionale Innova Puglia, con cui è stato stipulato un contratto biennale da 200mila euro complessivi. Si potrà accedere al form fino alle ore 12 del 19 ottobre ma, ancora prima, chi ne è sprovvisto dovrà dotarsi di indirizzo Pec, la posta elettronica certificata attraverso cui avvengono tassativamente tutte le comunicazioni. Compreso l'invio, entro il 26 ottobre, della ricevuta finale di domanda, firmata da tutti i membri e scansionata. Non è obbligatorio ma senz'altro utile invece reperire un buon commercialista e un buon notaio, che aiutino i meno pratici a districarsi tra i tecnicismi della materia - spese ammissibili, fideiussioni, costituzione di nuovi organismi giuridici. E che saranno tanto più utili in caso di vincita, quando il gruppo informale dovrà obbligatoriamente formare  una società, associazione, cooperativa, la forma più idonea di caso in caso, per la realizzazione del progetto. Il Forum, ben curato, può dare una grossa mano; oppure si può chiedere direttamente ai responsabili BS durante uno degli tanti incontri previsti questa estate in giro per la Puglia. Nel 2008 il primo bando Principi attivi ha finanziato 420 progetti, con un budget complessivo di 10 milioni e mezzo di euro, per il 70% provenienti dallo Stato; la rimanente parte, 3 milioni di euro, provenivano invece dalle casse regionali. Grande disponibilità di risorse insomma, di cui hanno beneficiato quasi 1.300 giovani pugliesi, su un totale di oltre 4mila partecipanti e 1.500 progetti presentati. Ad assumersi l'onere di valutarli uno ad uno, spiega il coordinatore di Bollenti spiriti, è stata una commissione composta tra tre membri dello staff - tra cui lo stesso D'Elia - e una mezza dozzina di esperti esterni alla Regione (quindi pagati a parte) individuati dall'Arti, l'Agenzia regionale per la tecnologia e l'innovazione. Esperti delle più varie materie, ciascuno afferente ad una delle tre macroaree progettuali. La commissione deve aver scelto bene se tre anni dopo, nel 2011, oltre il 70% degli organismi nati con Principi attivi risultavano pienamente operativi, nei due terzi dei casi sotto forma di associazioni, poi di micro imprese (27%) e cooperative (5%). E gli altri? Un centinaio di realtà si sono sciolte (o pur rimenendo in essere non sono operative) e un numero simile si è riorganizzato in altre forme giuridiche, o ha avviato progetti in continuità con quello finanziato. Il più delle volte utilizzando risorse aggiuntive personali o - purtroppo molto meno frequentemente - provenienti dai proventi dei progetti. Arte, cultura, territorio e web gli ambiti più gettonati, con ospitalità e ristorazione che invece languono a fondo classifica. Tutti dati che Bollenti Spiriti pubblica sul suo sito, nel report dedicato. Per il bilancio della seconda edizione di Principi attivi invece si dovrà attendere ancora perché «gran parte di quei progetti, nati nel corso del 2011, sono appena conclusi o ancora in corso», come spiega D'Elia. Di certo c'è che per il secondo bando la Regione Puglia ha fatto da sè: zero finanziamenti statali e 4,8 milioni di euro suoi, provenienti dall'assessorato guidato da Nicola Fratoianni, che nel 2010 ne aveva raccolto l'eredità da Guglielmo Minervini (tra i principali artefici di Bollenti Spiriti e attualmente assessore regionale ai Trasporti; sopra invece Nichi Vendola durante il Bollenti spiriti Camp 2012 di Lecce, in una foto di Paride De Carlo]. Il numero di progetti finanziati, di conseguenza, si è più che dimezzato, scendendo a 190. I candidati 2010 si sono dovuti dare battaglia quindi, soprattutto a fronte di un +37% nel numero domande. Alla fine a farcela sono stati in 530, ugualmente divisi tra maschi e femmine e in genere vicini ai 30 anni.Il senso di Principi attivi si può riassumere efficacemente utilizzando la metafora di uno dei ragazzi intervistati nell'indagine Cosa Bolle in pentola?: nel nostro Paese se fai un gol l'avversario non cerca di fartene un altro, ma corre dall'arbitro per fartelo annullare. Tutto deve rimanere «zero a zero», perché in questa maniera è più facile sentirsi tutti assolti, giustificare la propria immobilità. Iniziative come queste mirano a scardinare la "logica dello zero a zero": tempo di tornare a giocare lealmente. E magari (ri)scoprire il gusto della competizione.Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Annibale D'Elia: «Principi attivi non è X Factor, la sua forza è la dimensione collettiva»- Startupper, nuova rubrica della Repubblica degli Stagisti dedicata ai giovani che creano impresa- Timbuktu: è italiano il magazine per bambini più scaricato dall'Apple Store - Imprenditoria giovanile, ecco chi la sostiene

Praticantato, il ministero cambia idea: massimo 18 mesi per tutti, anche per chi ha già iniziato

Il ministero della Giustizia fa retrofront e stabilisce che tutti i cosiddetti "praticantati", cioè i tirocini professionali per l'accesso alle professioni regolamentate, non possano durare più di un anno e mezzo - per uniformarsi ai dettami del decreto liberalizzazioni, precisamente del suo articolo 9 comma 6, in cui la durata massima del tirocinio è stata ridotta appunto a 18 mesi. A metà maggio lo stesso ministero aveva risposto a un quesito del Consiglio nazionale forense sostenendo una tesi esattamente contraria: e cioè che tutti i percorsi di tirocinio professionale avviati «in epoca anteriore al 24 gennaio 2012» dovessero mantenere la vecchia durata e che «le nuove norme» fossero «destinate a trovare applicazione solo quanto il tirocinio» fosse «iniziato successivamente» a quella data. Il parere era stato firmato da Augusta Iannini, all'epoca capo dell'ufficio legislativo del ministero, forse più nota per essere la moglie di Bruno Vespa. La Iannini però è stata nominata un paio di settimane fa vicepresidente dell'autorithy sulla privacy. Pochi giorni dopo il suo trasferimento, il capo del dipartimento per gli Affari di giustizia Eugenio Selvaggi e il direttore della Direzione generale della giustizia civile Maria Teresa Saragnano devono aver avviato una riflessione sul tema dei tirocini professionali, decidendo di rivedere la posizione ufficiale del ministero. All'inizio di luglio hanno dunque diramato una circolare, intitolata «Durata del tirocinio previsto per l'accesso alle professioni regolamentate. Interpretazione dell'art 9, comma 6, del d.l. 24 gennaio 2012, convertito con modificazioni dalla l. 24 marzo 2012 n. 27», spiegando di aver ricevuto «da privati e da Ordini professionali» numerose richieste «di parere in merito alla applicabilità della suddetta disposizione anche a coloro i quali abbiano iniziato il tirocinio anteriormente alla data di entrata in vigore della nuova legge» e ammettendo subito la complessità della questione, anche in ragione della mancanza di appigli normativi espliciti: «né il decreto legge né la legge di conversione contengono disposizioni transitorie volte a regolare i casi di tirocinio professionale iniziato prima dell’entrata in vigore del decreto-legge».Ma, scrivono Selvaggi e Saragnano, si può sempre fare riferimento «ai principi generali in materia di successione di leggi nel tempo». E se è vero che secondo l’articolo 11 delle disposizioni preleggi del codice civile «la legge dispone per l’avvenire», è vero anche che «la nuova legge può applicarsi agli effetti non esauriti di un rapporto giuridico sorto anteriormente quando sia diretta a regolare questi effetti indipendentemente dall’atto o dal fatto giuridico che li generò». Insomma, il ministero si è ora convinto che «nel caso di specie, deve ritenersi che la norma sia applicabile immediatamente, ovvero anche ai casi di tirocinio iniziato in precedenza», perché «la volontà del legislatore è chiaramente improntata ad ampliare fin dall’immediato la possibilità di accesso dei giovani al mondo del lavoro, in armonia con il più generale disegno di liberalizzazioni delle professioni». A far pendere l'ago della bilancia per questa interpretazione sono state certamente le centinaia di voci di protesta che si sono levate non solo dalle associazioni e dai forum dei praticanti, ma anche dagli stessi ordini professionali: «Non mi si venga a dire che si agevolano i giovani facendo il taglio del tirocinio in quel modo. Perché chi ha iniziato il tirocinio a gennaio si deve fare 36 mesi e chi l'ha iniziato a maggio ne fa 18?» aveva dichiarato in un'intervista alla Repubblica degli Stagisti Andrea Bonechi [nella foto], delegato alla riforma della professioni per il Consiglio nazionale dei commercialisti.Queste motivazioni appaiono nel testo della circolare: «Ove si accedesse alla contraria interpretazione, si verificherebbero situazioni di palese disparità di trattamento nell’accesso alla professione in relazione alla data di inizio del tirocinio, nel senso di penalizzare fortemente coloro che abbiano iniziato la pratica professionale immediatamente prima dell’entrata in vigore della norma». E questo, non mancano di notare Selvaggi e Saragnano, violerebbe l'articolo della costituzione che sancisce il principio di uguaglianza. Una "prova" della volontà del legislatore viene poi individuata nella scelta del tempo verbale: «in sede di conversione il legislatore ha usato – per riferirsi alla durata del tirocinio – il tempo presente in sostituzione del tempo futuro previsto nel decreto». Questa frase, in particolare, si pone in aperto contrasto con quanto affermato dall'ufficio legislativo nel documento di metà maggio, dove si leggeva testualmente che «L'uso del tempo presente in luogo di quello futuro non può essere interpretato come espressione della mutata volontà del legislatore di applicare le nuove disposizioni anche ai tirocini in corso, giacché - anche in tal caso - sarebbe stato necessario inserire norme transitorie per disciplinare i tirocini iniziati nel periodo tra l'emanazione del decreto-legge e l'entrata in vigore della legge di conversione».La circolare ricorda infine, un po' pleonasticamente, che per i primi sei mesi il tirocinio può essere svolto durante il percorso universitario (solo in presenza di apposite convenzioni tra ministero e Ordini professionali però), e che «ai fini del compimento della pratica professionale è necessario che un periodo di dodici mesi, non surrogabile con altra forma di tirocinio, sia svolto con la frequentazione effettiva di uno studio professionale».A questo punto migliaia di praticanti tirano un sospiro di sollievo: in particolare gli aspiranti commercialisti, per i quali la differenza sarebbe stata abissale (36 mesi contro 18). Sempre che il ministero della Giustizia non cambi di nuovo idea.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Commercialisti: «Governo maldestro sul praticantato, durata e compenso normati male»- Equo compenso addio: per Confprofessioni «non cambia molto», ma per i praticanti sì

Mae-Crui, il ministero revoca la sospensione: «I tirocini si svolgeranno regolarmente»

I 555 studenti e neolaureati vincitori del secondo bando Mae-Crui 2012 partiranno, a settembre, verso le sedi diplomatiche cui erano stati destinati: ambasciate, consolati, istituti di cultura. Dopo otto giorni di "congelamento", di proteste e di lettere aperte a giornali, ministri e perfino al presidente della Repubblica, una riunione fiume interministeriale ha affrontato l'argomento giungendo a una conclusione: non essendoci ancora nessuna legge che impone il rimborso spese a favore degli stagisti, non è necessario bloccare questo bando perchè il Mae non ha previsto fondi per questi rimborsi. L'unica conclusione logica, a dir la verità, di una vicenda dai contorni quasi surreali: un ministero che blocca un'iniziativa in ragione di un cambiamento di normativa non ancora avvenuto.Il comunicato congiunto emesso ieri nel tardo pomeriggio dal ministero degli Esteri e da quello del Lavoro è infatti di una semplicità disarmante: «Le disposizioni di cui all'articolo 1, commi 34 e 35, della legge n. 92/2012 non sono di immediata applicazione e fissano alcuni obiettivi di principio che troveranno piena applicazione solo in seguito all'adozione in sede di Conferenza Stato-Regioni di linee-guida». Aggiungendo, per i duri d'orecchio, che tali linee guida «dovranno essere adottate entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di riforma del mercato del lavoro». Ne deriva che l'eventuale introduzione, nei prossimi mesi, dell'obbligo di erogare una congrua indennità in favore dei tirocinanti non troverà, com'era prevedibile, applicazione «nei confronti dei tirocini del Programma MAE-CRUI attivati prima dell'adozione delle richiamate linee-guida».Il comunicato congiunto stabilisce dunque che non ha senso bloccare i tirocini del secondo bando, le cui selezioni sono avvenute tra aprile e giugno, che sicuramente partiranno e con tutta probabilità si concluderanno prima ancora che queste linee guida abbiano visto la luce: «Si svolgeranno regolarmente i tirocini presso il Ministero degli Esteri e la sua rete all'estero previsti da settembre a dicembre 2012». Non appena la notizia ha cominciato a circolare, sulla pagina Facebook dei "maecruini" che si erano coalizzati per battagliare contro la sospensione è scoppiata la festa.In definitiva, molto rumore per nulla. La Repubblica degli Stagisti l'aveva del resto sostenuto fin dal principio:  «nella riforma Fornero non vi sono affatto "nuove disposizioni in materia di tirocini". Quindi non c'è nulla che giustifichi un atto tanto improvviso e forte come la sospensione di un programma già approvato e in partenza». Spiegando che nella riforma Fornero non vi era nulla di prescrittivo rispetto agli stage: solo l'impegno del governo ad accordarsi con le regioni su alcune linee guida per stabilire parametri base tra i quali «il riconoscimento di una congrua indennità, anche in forma forfettaria» agli stagisti: «Pubblicate in Gazzetta ufficiale mercoledì 3 luglio, le misure volute dal ministro Elsa Fornero dispiegheranno i propri effetti solo a partire dal 18 luglio. Fatti due conti, il provvedimento che stabilirà i rimborsi minimi dovrebbe arrivare entro la prima metà del gennaio 2013. Ma allora che problema c'è? Per quella data i tirocini del II° bando Mae-Crui, previsti in partenza per il 3 settembre prima della sospensiva, sarebbero conclusi da un pezzo. Perché  fermare tutto adesso?». Infatti, perchè? Ci sono voluti 8 giorni, grandi maldipancia per oltre 500 ragazzi, centinaia di mail e telefonate, perchè anche il Mae si convincesse che in effetti, non serve uniformarsi a leggi ancora inesistenti. Meglio tardi che mai.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Ministero degli Esteri, 555 stage Mae-Crui bloccati e non si capisce il perché- Mae-Crui, il ministero revoca la sospensione: «I tirocini si svolgeranno regolarmente»- Mae-Crui sospesi: una pressione per essere esonerati dal (futuro) obbligo di compenso agli stagisti?

Fondi tagliati e ombre di assistenzialismo, delude il «Master and back» della Regione Sardegna

Se c’è una regione italiana che merita una menzione speciale per la quantità di investimenti a favore dell’occupabilità dei giovani questa è senza dubbio la Sardegna. Dal 2006 ad oggi la regione autonoma ha speso circa 180 milioni di euro, tra fondi europei e regionali, per finanziare sia percorsi di alta formazione svolti al di fuori del territorio regionale da giovani laureati (master, corsi di specializzazione e dottorati di ricerca), che “percorsi di rientro” nell’isola tramite assunzioni agevolate. Il programma in questione si chiama appunto Master and back e nasce sei anni fa con il duplice obiettivo di «accrescere il livello di istruzione e formazione dei laureati sardi», inviati a perfezionarsi in università e centri d'eccellenza italiani e stranieri, e quindi di sostenere il loro ritorno per «mettere a disposizione del sistema produttivo sardo le competenze acquisite». Oltre ai laureati, beneficiari del programma sono infatti anche le imprese, gli enti pubblici e di ricerca del territorio, incentivati ad assumere questi giovani tramite un generosissimo contributo economico: nel 2011 il finanziamento regionale poteva infatti arrivare a coprire, per un periodo di tre anni, fino all'85% della retribuzione del neoassunto. «Sì, ci rendiamo conto di essere molto fortunati, dal momento che non esistono opportunità simili in Italia e neppure nel resto d’Europa» ammette Arianna Onidi, 32 anni, partecipante al programma e portavoce del comitato «Master and back» (nella foto).   Accanto al “quanto” c’è però da considerare anche il “come” sono state gestite queste preziose risorse, intorno alle quali nell'ultimo anno si è creato un pasticcio politico amministrativo di cui hanno finito per fare le spese proprio le persone che il progetto si proponeva di aiutare e di valorizzare. Decretando con tutta probabilità la fine di un programma che per molti ragazzi ha rappresentato fino ad oggi «l’unica concreta possibilità di andare a studiare fuori e poi di trovare un posto di lavoro in Sardegna». Grazie a «Master and back» nel 2010 la Onidi ha potuto svolgere un tirocinio di ricerca alla scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell’università la Sapienza, sostenuta dal finanziamento per tutte le spese che ha dovuto affrontare durante il soggiorno romano. Con lei sono partiti in mille - «come i garibaldini» ironizza lei - «confidando nel fatto che la regione avrebbe provveduto a stanziare anche i fondi necessari a farci tornare». Così del resto era sempre accaduto sin dalla nascita del m&b, per il quale non erano mai state lesinate risorse. «Data la quantità dei fondi, il programma ha perso quasi subito le caratteristiche dell’eccellenza, finanziando anche percorsi formativi di minor valore» ammette la giovane ricercatrice. Politica analoga era stata adottata anche per la fase successiva, ovvero per il "back". «Soprattutto negli enti pubblici si è creato un circolo di manovalanza praticamente gratuita, dato che alla fine dei tre anni molte persone venivano rimpiazzate con altre che potevano beneficiare dei nuovi incentivi». Niente di cui stupirsi, considerando che i bandi "back" hanno sempre previsto la possibilità per il datore di lavoro di stipulare anche contratti a tempo determinato e addirittura di tipo parasubodinato. A giugno 2011, quando arriva l'ambito bando per il rientro, i "mille" scoprono invece che la regione è improvvisamente diventata molto selettiva nell’assegnazione dei fondi: complici anche le difficoltà di bilancio, ha deciso infatti di limitare l’investimento a soli 9 milioni di euro, appena sufficienti a coprire le prime 90 domande in graduatoria. «L'idea era di introdurre per la prima volta un meccanismo premiale per le imprese, incentivandole a partecipare con una quota di co-finanziamento superiore al 15%» spiega alla Repubblica degli Stagisti l'assessore regionale al Lavoro Antonello Liori [nella foto]. L'azienda per cui oggi lavora con un contratto a tempo indeterminato Antonio Zanda, 30 anni, si è aggiudicata il finanziamento stanziando ad esempio il 25% del costo del contratto. «Mi ritengo davvero un privilegiato, soprattutto pensando alle 330 persone che da più di 8 mesi aspettano di sapere se potranno o meno essere assunte» denuncia comunque Zanda. Con in mano una promessa di contratto, per gli esclusi non è facile rassegnarsi all’idea di rinunciare alla dote regionale. «Decidiamo così di mobilitarci e a dicembre la giunta riesce a reperire ulteriori 9 milioni di euro nel proprio bilancio», racconta ancora Arianna Onidi. Le graduatorie scorrono ancora ma, visto anche l’atteggiamento ondivago tenuto dagli amministratori, gli esclusi non demordono. E a ragione: a marzo 2012 la finanziaria regionale finisce infatti per stanziare ulteriori 18 milioni e mezzo di euro per la copertura di tutte le richieste di finanziamento presentate. «La decisione del Consiglio penalizza proprio le aziende che avevano dimostrato maggiore serietà, impegnando più fondi per l'assunzione di un backista» nota l'assessore Liori, che avrebbe destinato volentieri queste risorse agli ammortizzatori sociali. Ma al di là del lieto fine della vicenda - l'assessore assicura «tempi brevissimi» per l'arrivo dei fondi - dopo la disavventura del 2011, il programma è destinato a cambiare dimensioni e soprattutto forma. Già l'ultimo bando per l'alta formazione si è limitato a finanziare appena 120 borse di studio (5 milioni di stanziamento). «Sto già stringendo accordi con le migliori università a livello internazionale, perchè anzichè mandare i ragazzi a studiare fuori a questo punto preferisco portare in Sardegna alcuni insegnamenti strategici per il futuro della regione». Sicuramente un bel risparmio per le casse pubbliche, ma anche la perdita di una occasione di crescita per molti giovani sardi. Per i quali il master and back potrebbe presto diventare solo un bel ricordo.    Ilaria CostantiniSu questo argomento leggi anche:- Bando per stage pagati e incentivi all'assunzione in Puglia: le ragioni del ritardo- Regione Lombardia, mezzo milione di euro per stage di un anno negli enti pubblici- Tremila tirocini e cinque milioni di euro: i numeri di Italia Lavoro per combattere il lavoro nero al sud. Ma la scarsa chiarezza del progetto chi la combatte?

Mae-Crui, parte l'interrogazione parlamentare. E il costituzionalista: «Nessun ostacolo al rimborso»

Dalla (futura) istituzione del rimborso spese obbligatorio per gli stagisti «non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Recita così il comma 36 dell'articolo 1 della riforma del lavoro varata dalla Camera il 27 giugno. Può bastare questo codicillo a fermare la pubblica amministrazione, che secondo una stima della Repubblica degli Stagisti accoglie ogni anno tra i 150 ed i 200mila tirocini, dal riconoscere quella «congrua indennità», preannunciata dalla stessa riforma Fornero, che dovrà essere formalizzata nei prossimi 6 mesi attraverso una serie di linee guida concordate tra ministero del Lavoro e conferenza delle Regioni?L'Avvocatura dello Stato ha opposto qualche mese fa questo argomento al decreto liberalizzazioni, relativamente all'obbligo di erogare un rimborso spese forfettariamente concordato ai cosiddetti "praticanti", coloro che svolgono il tirocinio professionale per accedere a una professione regolamentata. E ora il ministero degli Esteri, sulla base di ragionamenti analoghi, ha sospeso il bando Mae-Crui, 555 tirocini che avrebbero dovuto prendere il via il 3 settembre.  E facendo riferimento a questa apparente contraddizione la Fondazione Crui ha lanciato l'allarme sul proprio sito, quasi che la riforma Fornero rischi di bloccare tutti i tirocini nella pubblica amministrazione.Lo scorso 6 giugno la deputata del Partito democratico Marianna Madia [nella foto a destra], anche sulla scorta di un articolo della Repubblica degli Stagisti, aveva presentato un'interrogazione in merito alle posizioni assunte dall'Avvocatura. Ma né il ministero del Lavoro, né quello della Giustizia hanno fornito a tutt'oggi una risposta. Ora che la questione si ripropone, con altri protagonisti e sulla base di altri atti normativi, la giovane parlamentare torna alla carica. Letti gli articoli pubblicati, tra gli altri, anche dalla Repubblica degli Stagisti, l'esponente del Pd ha depositato un'interrogazione parlamentare per chiedere «se il governo [...] non ritenga che - fatta salva la disposizione per cui non debbano derivare nuovi e maggiori oneri per lo Stato – debbano essere caldeggiate le appropriate rimodulazioni di bilancio, conseguenti dalla razionalizzazione della spesa pubblica in corso, affinché tutte le pubbliche amministrazioni ottemperino al pagamento del “rimborso spese forfetariamente concordato” a favore dei laureati che svolgono il tirocinio professionale per l’accesso alle professioni regolamentate, così come prescritto dall’art. 9 comma 4 del c.d. “decreto liberalizzazioni”, e che prossimamente - una volta stabilite le linee guida sui tirocini - possano anche ottemperare al pagamento della “congrua indennità” a favore degli stagisti/tirocinanti».In attesa di conoscere la risposta del ministero all'interrogazione della Madia, che verrà pubblicata martedi, la Repubblica degli Stagisti ha chiesto un parere a Francesco Clementi [nella foto sotto], professore associato di Diritto pubblico comparato alla facoltà di Scienze politiche dell'università di Perugia e di diritto costituzionale italiano e comparato nel master dell'Istituto Alti Studi per la Difesa. Davvero la prescrizione che i rimborsi per i tirocinanti non debbano generare «nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica» può fermare il bando Mae-Crui? «Non c'è nessun ostacolo giuridico. O meglio: c'è se si vuol far finta di non vedere quello politico», risponde il docente.Perché «non derivare maggiori oneri significa non realizzare nuove spese». Però tra quelle già definite nel bilancio del ministero degli Esteri «è possibile riallocare alcune somme». Ovvero tagliare determinate spese e girare i fondi per gli stagisti Mae-Crui. Per questo l'atteggiamento della Farnesina sembra a Clementi «miope e in qualche modo poco attento alle reali intenzioni del governo». Insomma «è una questione di volontà del ministero quella di trovare o meno i soldi: se ritiene che questo bando sia fondamentale, allora deve riallocare i fondi. Se ritiene che i tirocini possano essere realizzati solo con fondi aggiuntivi, però vietati dalla legge, allora li dovrà sospendere».Rimane il fatto che il rimborso minimo ancora non esiste. Dovrebbe essere introdotto, salvo sorprese, con l'emanazione di una serie di linee guida (ancora non si sa in che forma giuridica) che vedranno la luce in un momento indefinito dei prossimi 180 giorni, una volta che il ministero e le Regioni avranno trovato un accordo soddisfacente. Le nuove disposizioni arriveranno quindi presumibilmente quando i tirocini in questione - quelli del II° bando Mae-Crui 2012, in partenza il 3 settembre - saranno iniziati e forse anche terminati. Perché quindi sospendere già ora? «Quello delle future linee guida è un problema che esiste, ma è subordinato al principale. La Farnesina deve decidere». Secondo Clementi, se il ministero è convinto della bontà dei tirocini Mae-Crui allora deve modificare già adesso il proprio bilancio, tagliando delle spese per reperire i fondi. Sia per quelli del II° bando, in via "cautelativa", qualora le linee guida arrivassero prima della loro conclusione. Ma soprattutto per quelli del III°, che si aprirà il 10 settembre prossimo: in questo caso i tirocini infatti prenderebbero il via il 14 gennaio 2013, ricadendo quindi in pieno nell'obbligo del rimborso spese, sempre se quest'ultimo sarà davvero stato introdotto nei tempi stabiliti dalla riforma Fornero. Ma dovrebbero essere pagati con fondi attinti dal bilancio 2012. Se poi le linee guida arrivassero a gennaio, o addirittura oltre, i fondi stanziati e non spesi potrebbero essere riutilizzati per altri scopi. Ma per il costituzionalista è chiaro che non intervenire sui bilanci ora per recuperare le risorse per i due bandi Mae-Crui  - l'attuale e quello prossimo venturo - significherebbe cancellarli. È probabilmente di queste modifiche contabili che si sta ragionando al ministero degli Esteri in questi giorni.Riccardo SaporitiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Mae-Crui sospesi: una pressione per essere esonerati dal (futuro) obbligo di compenso agli stagisti?- Ministero degli Esteri, 555 stage Mae-Crui bloccati e non si capisce il perché- Ministero degli Esteri, ancora niente rimborso per i tirocini malgrado i buoni propositi della riforma- Stage, il ddl Fornero punta a introdurre rimborso spese obbligatorio e sanzioni per chi sfruttaE anche:- Quanti sono gli stagisti negli enti pubblici? Ministro Brunetta, dia i numeri- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?- Le università «virtuose» del Mae-Crui: tutti i dettagli sui rimborsi spese e le borse di studio per i tirocini in ambasciate, consolati e istituti di cultura

Ministero degli Esteri, 555 stage Mae-Crui bloccati e non si capisce il perché

Il ministero degli Esteri ha sospeso l'attivazione dei tirocini legati al secondo bando Mae-Crui 2012. Gettando nel panico i 555 ragazzi e ragazze che solo tra il 25 e il 26 giugno avevano saputo di essere stati selezionati. E di doversi preparare a partire il prossimo 3 settembre per un tirocinio di tre mesi. In un caso su tre questi stage si svolgono all'estero, senza purtroppo che la Farnesina garantisca alcun tipo di rimborso spese.Molti di questi ragazzi si sono subito rivolti alla Repubblica degli Stagisti, condividendo il loro timore e raccontando il loro sdegno attraverso il forum. C'è ad esempio una ragazza selezionata per l'Istituto italiano di cultura di Dublino: «Fortunatamente non avevo ancora comprato il biglietto aereo, ma ho rinunciato ad uno stage di 3 mesi retribuito alla facoltà di Lingue e letterature straniere di Torino». E questa è solo una delle tante testimonianze presenti sul sito. Ma perché si è arrivati a questa decisione?«A seguito delle nuove disposizioni in materia di tirocini approvate dal Parlamento», vista la «necessità di acquisire chiarimenti interpretativi» e in «previsione della stipula da parte di governo e regioni di un accordo sulle linee guida sui tirocini», il ministero degli Esteri ha chiesto alla Crui di bloccare tutto. E di invitare i vincitori del bando ad «astenersi dal prendere iniziative organizzative in merito fino ad ulteriori indicazioni» che dovrebbero arrivare «nei prossimi giorni». Questo è il contenuto di una email che Vittorio Palladino dell'Istituto diplomatico ha inviato nel pomeriggio di giovedì 28 giugno alla Fondazione. Un contenuto sorprendente dato che, come la Repubblica degli Stagisti ha spiegato più volte, nella riforma Fornero non vi sono affatto «nuove disposizioni in materia di tirocini». Quindi non c'è nulla che giustifichi un atto tanto improvviso e forte come la sospensione di un programma già approvato e in partenza. Attenzione poi alle date. Il 27 la Camera dei deputati ha dato il via libera alla riforma del lavoro, il giorno dopo il Mae ha bloccato i tirocini. Ma lo ha comunicato solo nel tardo pomeriggio, per la precisione un po' dopo le 18. Considerando che il 29 è il giorno del santo patrono di Roma, città dove ha sede la conferenza dei rettori, e che tutti gli uffici sono chiusi, solo lunedì 2 luglio la Crui ha provveduto a girare l'informazione alle università coinvolte nel progetto, permettendo loro di avvisare i singoli vincitori del bando. Per questo il panico è scoppiato con quasi una settimana di ritardo. Ma perché secondo il Mae la riforma del lavoro bloccherebbe i tirocini? La questione riguarda l'articolo 12, quello che prevede tra le altre cose l'abolizione degli stage gratuiti. O meglio impone che il governo si accordi con le regioni su alcune linee guida per stabilire alcuni parametri tra i quali «il riconoscimento di una congrua indennità, anche in forma forfettaria» agli stagisti. Il tutto entro 180 giorni dall'entrata in vigore della riforma. Pubblicate in Gazzetta ufficiale mercoledì 3 luglio, le misure volute dal ministro Elsa Fornero [nella foto sotto] dispiegheranno i propri effetti solo a partire dal 18 luglio. Fatti due conti, il provvedimento che stabilirà i rimborsi minimi dovrebbe arrivare entro la prima metà del gennaio 2013. Ma allora che problema c'è? Per quella data i tirocini del II° bando Mae-Crui, previsti in partenza per il 3 settembre prima della sospensiva, sarebbero conclusi da un pezzo. Perché  fermare tutto adesso? Martedì 3 luglio la Repubblica degli Stagisti ha immediatamente contattato la Fondazione Crui: ma purtroppo Francesca Decorato, una delle responsabili del progetto, si è rifiutata di rispondere alle domande, trincerandosi dietro la necessità di passare attraverso l'ufficio stampa. Però non è stata in grado di fornire un numero di cellulare dell'addetto stampa, in quel momento - e per tutta la giornata! - «impegnato fuori sede per un evento».Stesso risultato contattando sempre martedì Vincenzo Palladino, l'autore materiale della mail che ha bloccato i tirocini. Dopo aver chiarito alla Repubblica degli Stagisti che la questione verrà discussa nel corso di una non meglio definita «riunione ministeriale» - che però purtroppo ancora non si sa quando sarà convocata nè quali saranno i partecipanti - Palladino ha invitato a far riferimento a Daniele Di Ceglie, funzionario del Mae che segue il bando.Detto, fatto: la Repubblica degli Stagisti ha provato a chiamare Di Ceglie. «Oggi è in ferie, richiami domani» hanno risposto però dal suo ufficio. Stessa musica il giorno successivo, cioè ieri: «È in ferie». Ma quando è partito? «Non so se posso darle questa informazione». E quando torna? «Non lo sappiamo». Una circostanza quasi incredibile: Di Ceglie, il responsabile dei tirocini del Mae, è in ferie proprio nei giorni in cui si decide la sospensione del progetto a lui affidato, senza che si sappia quando rientrerà in ufficio. Intanto i ragazzi aspettano. E tempestano di telefonate le università, la Fondazione Crui e la Farnesina. Ma le risposte non sono incoraggianti: «Alla mia facoltà mi hanno saputo dire solo che con tutta probabilità non si avranno notizie prima di settembre, forse ottobre», scrive un lettore, «e che se la situazione si sbloccherà verrà comunque indetto un nuovo concorso». Poi ci sono casi addirittura emblematici come quello di Marcella: «Io stavo per licenziarmi, entro questa settimana dovevo dare la comunicazione». Lei oltre al danno rischia anche la beffa: «Se decidessero di farci cominciare a gennaio anziché a dicembre io perderei il diritto a partire perché non avrei più uno dei requisiti indispensabili». Ovvero quello di essersi laureata nei 12 mesi precedenti l'avvio dello stage, visto che «ho discusso la tesi a novembre del 2011».A maggior ragione, dunque, la questione va chiarita in fretta: il 3 settembre 555 ragazzi che sarebbero dovuti partire al momento rischiano di veder sfumare questa opportunità. Non solo: il 10 settembre si aprono le selezioni per il terzo bando 2012, i cui stage prenderanno poi il via a gennaio del prossimo anno. Ora, visto che in questo Paese le leggi non sono retroattive, non sarebbe stato più opportuno concentrarsi sul reperimento dei fondi per offrire un rimborso a chi parteciperà a questo terzo bando invece di bloccare quelli del secondo? La Repubblica degli Stagisti, e più di 550 tra i migliori laureati d'Italia, restano in attesa di una risposta.Riccardo SaporitiSe hai trovato interessante questo argomento, leggi anche:- Ministero degli Esteri, ancora niente rimborso per i tirocini malgrado i buoni propositi della riforma- Stage, il ddl Fornero punta a introdurre rimborso spese obbligatorio e sanzioni per chi sfrutta- Regioni e riforma del lavoro, è guerra al governo sull'articolo sui tirocini- Simoncini risponde: «Ecco perché noi Regioni chiediamo di eliminare l'articolo sugli stage»E anche:- Riforma del lavoro approvata: e adesso che succede?- Riforma del lavoro, inutile senza quella degli stage- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?- Le università «virtuose» del Mae-Crui: tutti i dettagli sui rimborsi spese e le borse di studio per i tirocini in ambasciate, consolati e istituti di cultura[La foto di apertura è di Simone Ramella, tratta da Flickr in modalità Creative Commons]

Regione Lombardia, mezzo milione di euro per stage di un anno negli enti pubblici

«Io per prima mi rendo conto dei difetti di questo progetto, legati all'esiguità del rimborso spese e al limite di età troppo elevato. Però sono convinta che possa rappresentare un'occasione per alcuni». A parlare è Luciana Ruffinelli [nella foto sotto], 65enne assessore allo Sport e ai giovani della Lombardia, che nei giorni scorsi ha presentato il bando relativo alla Leva civica volontaria regionale. Un progetto da 500mila euro, fondi europei erogati dal dipartimento della Gioventù della Presidenza del consiglio, per attivare percorsi di tirocinio all'interno degli enti locali lombardi a favore di "giovani" fino a 35 anni di età. Si tratta della prima iniziativa dopo l'approvazione, nel maggio scorso, di un atto di indirizzo in materia, che tra le altre cose non prevede un rimborso minimo e consente di nuovo di fare stage della durata di 12 mesi (in contrasto con il decreto legge di agosto 2011 che per quelli extracurriculari aveva fissato il massimo a 6 mesi).Tornando alla leva civica: comuni, unioni dei comuni e comunità montane con sede in Lombardia hanno tempo fino al 20 di luglio per presentare la propria domanda, illustrando i contenuti del progetto che intendono attivare. La selezione degli aspiranti tirocinanti avverrà solo in un secondo momento, con una tempistica che ancora non è stata definita.Così come non è possibile quantificare il numero di tirocini che saranno attivati. Gli enti locali infatti riceveranno un contributo tra 5mila e 40mila euro a seconda del numero di abitanti, somma che dovranno integrare con una cifra pari ad almeno il 50% del contributo ricevuto dal Pirellone, e potranno ospitare anche più di uno stagista. Il numero totale dei tirocini attivati dunque dipenderà dai singoli progetti presentati. Con il denaro ricevuto dalla regione, oltre al rimborso spese, alle questioni amministrative come l'elaborazione del cud e a quelle burocratiche come l'apertura di una posizione Inail e i versamenti Irap, dovranno essere finanziati anche i percorsi formativi. Il bando prevede due tipologie di stage, entrambe qualificabili come "part-time" con un impegno quotidiano di 4-5 ore: uno semestrale pari a 539 ore, l'altro annuale con un impegno di 1049 ore totali. In entrambi i casi sono previsti dei momenti di formazione: 36 ore nel primo caso, 72 nel secondo. Si tratta di meno del 5% dell'intera durata del tirocinio.Ma oltre a queste ore di formazione cosa faranno gli under 35 coinvolti nel progetto? «Certamente non dovranno essere messi a fare delle fotocopie» assicura Ruffinelli. Ma non c'è il rischio che le amministrazioni comunali, che da anni convivono con il blocco delle assunzioni, trovino negli stagisti un modo per colmare i buchi di organico? Il discorso vale soprattutto per quei 25 comuni lombardi che nel 2011 hanno sforato il patto di stabilità e che per tutto il 2012 non potranno attivare nemmeno contratti di collaborazione a progetto. «Siamo di fronte ad una congiunzione di interessi» conferma a sorpresa l'assessore: «È chiaro che i comuni hanno bisogno di persone: diciamo che questa iniziativa rappresenta una forma di apprendistato per i meccanismi della pubblica amministrazione». Peccato che gli apprendisti, nel settore privato, abbiano un contratto di lavoro e una retribuzione. In questo caso c'è un rimborso spese di 300 euro e nemmeno la possibilità di ottenere un'assunzione - che nella pubblica amministrazione passa necessariamente attraverso un concorso pubblico.Non è tutto: pur essendo in procinto di aprire un bando che attiverà un numero imprecisato di tirocini, la Regione Lombardia non si è nemmeno preoccupata di definire quanti siano gli stage già attivi sia all'interno del Pirellone sia in quelli di tutti gli uffici pubblici lombardi, a cominciare dai comuni. «Non abbiamo una stima» ammette infatti Ruffinelli: «ce l'avrà sicuramente l'assessorato alla Formazione». Il quale però non è coinvolto in questo progetto: la Repubblica degli Stagisti ha provato allora a bussare a quella porta, ma niente da fare: «Non siamo in grado di fornire questo dato» è stata la risposta del funzionario Michele Torregiani.Ricapitolando: sta per partire un progetto per un numero imprecisato di tirocini, di durata  che a molti pare eccessiva, con un dispendio di mezzo milione di euro di soldi pubblici di cui solo le briciole finiranno a costituire un rimborso spese - peraltro abbastanza esiguo rispetto all'impegno orario richiesto - a favore degli stagisti. Persone fino addirittura a 35 anni di età che, come riconosciuto dalla stessa amministrazione regionale, alla fine saranno molto utili agli enti locali in carenza di personale. Per giunta, in tutto questo la Regione Lombardia nemmeno ha provveduto a fare una stima degli stage attivi al momento dell'apertura del nuovo bando. Non esattamente un modello di quell'eccellenza che il governatore Roberto Formigoni assume a pietra di paragone di ogni iniziativa di Regione Lombardia.Presidente, assessori, vi aiutiamo noi. Secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, ogni anno in Lombardia vengono attivati tra i 10mila e i 20mila stage all'interno di uffici pubblici. Forse sarebbe il caso di occuparsene in maniera più puntuale, anziché con bandi "spot".Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? 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