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I tirocini nel mezzo del cammin della riforma

Riforma Fornero, l'articolo sugli stage resiste. Nonostante il parere contrario della Conferenza delle Regioni, che aveva chiesto al Senato addirittura di eliminare quell'articolo, il passaggio sui tirocini ha resistito. Con 231 voti favorevoli, 33 contrari e 9 astenuti, giovedì 31 maggio il Senato ha approvato il disegno di legge "Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita" (ddl 3249), che ora passa all'esame della Camera dei deputati. Rispetto all'articolo 12 - quello appunto sugli stage - è bene ricordare che esso non è, a differenza del resto delle disposizioni (per esempio quelle sui contratti a progetto e sulle partite Iva), immediatamente prescrittivo. Ciò significa che i principi che contiene - a cominciare dal diritto per gli stagisti di ricevere un compenso - non saranno immediatamente operativi una volta terminato l'iter e approvata in via definitiva la riforma. L'articolo 12 é infatti un impegno che il governo si prende a legiferare, d'intesa con le Regioni, entro sei mesi dalla legge, producendo quindi un testo autonomo (probabilmente un decreto legislativo). Che indicativamente dovrebbe vedere la luce ed entrare in vigore tra la fine del 2012 e l'inizio del 2013. É dunque del tutto fuorviante parlare di "riforma degli stage" per la riforma Fornero: tutto resterà invariato ancora per molti mesi.In ogni caso il testo dell'articolo 12 del ddl Fornero è significativo, ed é dunque importante seguirne le evoluzioni. Esso infatti dopo il passaggio in Senato non è rimasto uguale alla formulazione originaria. Ecco le modifiche apportate. Il prologo passa da «Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con le modalità di cui al comma 90 dell’articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 247, e successive modificazioni, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, d’intesa con la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, uno o più decreti legislativi finalizzati ad individuare principi fondamentali e requisiti minimi dei tirocini formativi e di orientamento, nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi» a una formula più sintetica: «Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo e le Regioni concludono in sede di Conferenza Stato-Regioni un accordo per la definizione di linee-guida condivise in materia di tirocini formativi e di orientamento, sulla base dei seguenti criteri». I criteri restano quattro. Il primo e il secondo risultano invariati: «revisione della disciplina dei tirocini formativi, anche in relazione alla valorizzazione di altre forme contrattuali a contenuto formativo», col riferimento implicito all'apprendistato, e «previsione di azioni e interventi volti a prevenire e contrastare un uso distorto dell’istituto, anche attraverso la puntuale individuazione delle modalità con cui il tirocinante presta la propria attività». Il terzo criterio, originariamente formulato come «individuazione degli elementi qualificanti del tirocinio e degli effetti conseguenti alla loro assenza, anche attraverso la previsione di sanzioni amministrative, in misura variabile da mille a seimila euro, in conformità alle disposizioni della legge 24 novembre 1981, n. 689» diventa molto più stringato: «individuazione degli elementi qualificanti del tirocinio e degli effetti conseguenti alla loro assenza». E il quarto da «previsione di non assoluta gratuità del tirocinio, attraverso il riconoscimento di una indennità, anche in forma forfetaria, in relazione alla prestazione svolta» passa a «il riconoscimento di una congrua indennità, anche in forma forfettaria, in relazione alla prestazione svolta». Il nuovo testo prevede poi un secondo comma in cui viene ripresa la parte sulle sanzioni pecuniarie, che era stata eliminata dal terzo criterio: «In ogni caso, la mancata corresponsione dell'indennità di cui alla lettera d) del comma 1 comporta a carico del trasgressore l'irrogazione di una sanzione amministrativa il cui ammontare è proporzionato alla gravità dell'illecito commesso, in misura variabile da un minimo di 1.000 a un massimo di 6.000 euro, conformemente alla previsioni di cui alla legge 24 novembre 1981, n. 689». E chiude con un terzo comma: «Dall'applicazione del presente articolo non possono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».Le modifiche, apparentemente impercettibili, hanno invece un certo valore. Una si può leggere in chiave positiva, le altre tre invece in negativo. Quella positiva riguarda il passaggio sul compenso degli stagisti: la generica «previsione di non assoluta gratuità» diventa più chiaramente un «riconoscimento di una congrua indennità», con un aggettivo significativo, «congrua», che dovrebbe dissuadere i soggetti ospitanti (le aziende private, gli enti pubblici e le associazioni non profit che ospitano gli stagisti) dal fare i furbi prevedendo un rimborso spese troppo basso.Le altre tre modifiche però non sono altrettanto positive. Il fatto che nella prima parte del primo comma  scompaia il riferimento al decreto legislativo mette un punto interrogativo rispetto a quale forma prenderà questo atto normativo, che viene definito genericamente «accordo», e di conseguenza quale forza di legge avrà. Legare poi la sanzione amministrativa, cioè la multa da mille a 6mila euro, solo alla mancata corresponsione del compenso allo stagista è molto pericoloso: perché molte altre possono essere le forme di abuso in questo campo. Era dunque molto più efficace la precedente versione del testo, in cui le sanzioni erano previste in caso si fossero riscontrate mancanze di qualsiasi tipo rispetto alla «assenza degli elementi qualificanti del tirocini». Con questa formulazione, invece, basterà che il soggetto ospitante non violi la prescrizione del rimborso spese, e poi per tutto il resto non dovrà temere niente.L'ultimo aspetto peggiorativo del testo riguarda il terzo comma. La frase «non possono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica» infatti è apparentemente "standard" e innocua, ma in realtà potrebbe depotenziare in maniera sostanziale l'efficacia del futuro provvedimento normativo, concedendo agli enti pubblici una deroga rispetto al compenso dei tirocini. Cominciare a dare un'indennità, infatti, significa inevitabilmente generare «nuovi oneri a carico della finanza pubblica». Magari non «maggiori», perchè si potrebbero sempre rimodulare i bilanci e reperire i fondi  necessari tagliando su altre voci meno indispensabili: ma certamente «nuovi». E allora, se persisterà questa dicitura, la stragrande maggioranza degli enti pubblici potrebbe continuare a non dare nemmeno un euro di rimborso spese ai propri tirocinanti, trincerandosi dietro quella frase. Lo stesso identico problema si è verificato proprio poco tempo fa, con il rimborso spese obbligatorio a favore dei praticanti introdotto dal decreto liberalizzazioni (al comma 4 dell'articolo 9): l'Avvocatura dello Stato ha dichiarato di non ritenere di doversi adeguare alla prescrizione, proprio in ragione del comma "niente nuovi o maggiori oneri". E che molti altri enti pubblici potrebbero essere "costretti" a seguire questo esempio.La Repubblica degli Stagisti auspica che la Camera dei deputati, cui ora arriverà il disegno di legge, recepisca queste problematiche e si adoperi per porvi rimedio - in modo da non depotenziare già in partenza quello che potrebbe essere un ottimo "canovaccio" per avere finalmente linee guida coerenti e tutelanti per gli stagisti, e in grado di uniformare i requisiti minimi su tutto il territorio nazionale.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Regioni e riforma del lavoro, è guerra al governo sull'articolo sui tirocini- Stage, il ddl Fornero punta a introdurre rimborso spese obbligatorio e sanzioni per chi sfruttaE anche:- Pratica forense, all'Avvocatura ancora gratis. Per colpa di un comma- Abolire gli stage post formazione: buona idea ministro, ma a queste condizioni

Meritocrazia, una notte per convincere i giovani a crederci (e le aziende a metterla in pratica)

Una «Notte dei talenti» per dimostrare che in Italia non si va avanti solo con spintarelle e raccomandazioni. L'ha organizzata il Forum della meritocrazia, think tank nato dal network People in Touch, alcune sere fa presso l’Auditorium Fondazione Cariplo di Milano - per distribuire premi a chi è riuscito a distinguersi  in ambito professionale e pubblico solo grazie ai propri meriti. «Quando alcuni mesi fa è nato il Forum è stato chiesto a un comitato direttivo di nomina esterna, composto da esperti cacciatori di teste provenienti da Egon Zehnder, Experis, Roland Berger e dal dal Politecnico di Milano di selezionare cento nominativi di persone che ricoprono ruoli importanti in diversi settori» ha spiegato alla Repubblica degli Stagisti Mattia Badino, 27 anni, milanese, che lavora nel settore risorse umane presso Michael Page Italia ed è segretario generale del Forum. Successivamente, sotto la direzione di Nicolò Boggian, 32 anni, milanese e collega di Badino, il Forum della meritocrazia ha scelto di incontrarne cinquanta: «E infine, dopo un ulteriore e accurato lavoro di ricerca e selezione abbiamo scelto di premiare con un simbolico “Oscar del merito” i dieci finalisti presentati in questa serata». L'iniziativa ha trovato subito un sostenitore in Arturo Artom [nella foto a sinistra], 45enne imprenditore torinese, ieri enfant prodige del mondo delle telecomunicazioni (con la sua impresa a soli trent'anni avviò lo smantellamento della posizione di monopolio di Telecom), oggi senior advisor di Accenture. E dato che adesso è anche presidente del Forum, la Repubblica degli Stagisti gli ha chiesto come sia nata l'idea: «In un paese dove è sempre più radicata la convinzione che spesso ci siano persone non adatte o non qualificate per la posizione che occupano, non serve a nulla piangersi addosso e pensare che non cambierà mai nulla: perché come ci ha insegnato Leon Battista Alberti l’uomo può ciò che vuole. C’è bisogno di dare grandi chance alle persone in gamba, ma è importante riconoscere loro spazio e visibilità perché facciano da esempio a tutti: l’entusiasmo è contagioso!».Ma i ragazzi ci credono? Tra gli studenti delle scuole superiori invitate a partecipare alla serata il sentimento prevalente sembrava un  desolante pessimismo rispetto al futuro e alla possibilità che l’Italia possa migliorare nella capacità di accogliere e soddisfare le loro aspettative e iniziative. L'impressione paradossalmente è che gli organizzatori del Forum, adulti, credano nel futuro più degli adolescenti che lo vivranno. Per trasmettere un po' di ottimismo, la strada scelta è stata quella di dare ai giovani la possibilità di conoscere persone che siano riuscite a far emergere il loro talento nonostante le difficoltà. Tra gli esempi premiati durante la serata il più vicino a questi ragazzi per ragioni anagrafiche è stato Matteo Achilli [nella foto a destra], 20 anni, romano e fondatore di Egomnia, un social network di e-recruitment pensato per facilitare l’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro che a pochi mesi dal suo lancio ha ricevuto l’adesione di oltre 200 aziende e quasi 50 mila iscrizioni. Un riconoscimento è andato anche Valeria Rais, 36 anni, sarda, che dopo una carriera in Augusta Westland e nella moda presso Loro Piana è stata promossa nel 2008 HR director di CBS Outdoor. Il merito riconosciuto alla Rais è di aver creato un ambiente di lavoro ottimale: «Una volta ho fatto un colloquio ad una ragazza che mi ha confidato l’esigenza di voler costruire una famiglia senza rinunciare al lavoro. L’ho assunta e dopo solo due settimane è rimasta incinta: secondo me è stato un gran risultato, perché chi vive serenamente i propri impegni familiari, lavora anche meglio», Artom le ha chiesto un suggerimento per orientare i ragazzi presenti nella stesura del loro curriculum: «Ognuno di noi ha il suo talento. Il compito più importante per un direttore del personale è creare le condizioni migliori perché sia valorizzato, ma quando si cerca lavoro si rischia di entrare dalla porta sbagliata se si inviano curricula in cui si indica in modo troppo generico cosa si sta cercando. E’ chiaramente il sogno di tutti avere un lavoro flessibile, ben retribuito e che permetta di fare carriera, ma è importante fare i conti con le proprie competenze, proporsi per quello che si è, dimostrando di voler crescere e imparare». Un po' meno buonista una delle guest star più prestigiose della serata, Roger Abravanel, advisor e autore di saggi sul tema della meritocrazia - tra cui l’ultimo di prossima uscita per Garzanti Italia cresci o esci: «Se la classe dirigente di un paese o il team direttivo di un’azienda non sono rappresentate da persone all’altezza del compito che gli è affidato, si corre il rischio di favorire logiche clientelari che soffocano la crescita e gli stimoli a fare meglio». Abravanel ha anche ricordato la necessità per l’Italia di tornare a crescere dopo oltre venticinque anni di totale immobilismo: «Bisogna innescare il meccanismo della competizione, basandolo su regole e meritocrazia che infondano fiducia non solo ai mercati ma anche alle nuove generazioni». E se i numeri ricordati da Oscar Giannino, giornalista economico di lungo corso - attualmente in onda su Radio24 con la trasmissione quotidiana «Nove in Punto. La versione di Oscar» - fotografano un paese in cui su circa 21 milioni di lavoratori, dodici sono tra i più tutelati al mondo e nove rimangono fuori da quasi ogni garanzia, «non è pensabile risolvere questa disparità senza un sostegno forte alla creazione di un sistema meritocratico, che provenga dal basso e sia sempre più condivisibile non solo nel mondo del lavoro ma anche in tutti gli aspetti di vita comune». Perché come sostiene Abravanel la meritocrazia, oltre ad essere un sistema di valori che dà spazio all’eccellenza, deve essere il filo che tiene insieme la nostra comunità.Lorenza MargheritaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Milano si impegna per attrarre i cervelli in fuga- Brain Calling Fair, chi ha un’idea incontra chi ha voglia di scommetterci: scoccheranno scintille?- Legge Controesodo, allarme rientrato: finalmente arriva la circolare

Tirocini illegittimi, multa di 450mila euro all'aeroporto di Venezia

Aveva inserito una cinquantina di stagisti, ragazzi di 18 e 19 anni, per smaltire l'aumento del traffico aereo dovuto alla chiusura dell'aeroporto di Treviso. Ma ora la Save, la società che gestisce lo scalo di Venezia, rischia di pagare cara questa scelta: oltre a una multa di 45mila euro, dovrà versare gli stipendi non corrisposti. Una cifra che la Filt-Cgil stima intorno ai 400mila euro.Tutto è cominciato nel giugno dello scorso anno, quando lo scalo trevigiano è stato chiuso per consentire il rifacimento della pista e soprattutto dell'impianto di illuminazione, operazione necessaria per consentire l'atterraggio in caso di nebbia. Durante la chiusura, ovvero da giugno a dicembre, tutti i voli sono stati spostati a Tessera, l'aeroporto di Venezia. Dove «sono arrivati a gestire fino a 35mila passeggeri in un giorno, specie il martedì ed il giovedì quando arrivano e partono le navi da crociera», spiega Umberto Tronchin [nella foto sotto], segretario generale della Filt-Cgil di Venezia. Proprio per far fronte a questo aumento di traffico la Save ha deciso di offrire uno stage a 45 studenti degli istituti ad indirizzo turistico della provincia di Venezia.I ragazzi, che indossavano una t-shirt con la scritta «Airport staff» accoglievano i passeggeri in arrivo e fornivano loro informazioni per raggiungere le aree destinate al check-in. Un ruolo che richiedeva la conoscenza delle lingue straniere, visto che Treviso è uno degli scali raggiunti da Ryanair, compagnia low cost che porta in Veneto turisti da tutta Europa. «I ragazzi svolgevano turni da otto ore. La maggior parte di loro era impiegata tra le 7 e le 20, però teniamo conto che Tessera apre alle 4 del mattino e chiude all'una di notte», prosegue Tronchin. I progetti hanno avuto durate diverse: alcuni studenti sono stati impegnati solo per un mese, altri per sei. Il tutto a fronte di «un rimborso spese di 100 euro mensili».Il sindacato ci tiene a sottolineare di aver protestato fin dal principio contro questa iniziativa: «Noi abbiamo fatto presente all'azienda, anche durante incontri ufficiali, che il tirocinio non è una formula di inserimento prevista dal contratto nazionale del trasporto aereo, che prevede tipologie come il lavoro somministrato e quello stagionale, ma non lo stage». Save, però, non ha modificato le proprie decisioni, e i sindacati hanno quindi chiamato in causa l'Ispettorato del lavoro. Dopo un'istruttoria durata quasi un anno, lo scorso 14 maggio la società di gestione dell'aeroporto ha ricevuto i verbali. «Noi non li abbiamo potuti consultare, ma le indiscrezioni sono circolate nel giro di pochi minuti». Stando a questi rumors, che l'azienda non ha confermato visto che il direttore del personale Umberto Zannier non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito a questa vicenda, Save avrebbe ricevuto una multa pari a 45mila euro, da saldare entro 60 giorni. Diversamente, l'importo verrà raddoppiato.Non è finita. «Siccome lo stage è illegittimo, dovranno corrispondere gli stipendi non pagati e i contributi», spiega Tronchin, che stima in 176 le mensilità dovute dall'azienda ai tirocinanti. «Siamo intorno ai 400mila euro, cui bisognerà aggiungere le sanzioni dell'Inps per aver versato in ritardo i contributi». Al momento pare di capire che Save voglia ricorrere contro la sanzione. Gli avvocati dell'azienda avranno certamente da lavorare: se infatti la società non provvederà a versare ai tirocinanti quanto dovuto, i sindacati promettono infatti di procedere con una causa. «I ragazzi coinvolti possono contattare la Filt-Cgil di Mestre, ci stiamo organizzando per fornirgli assistenza legale». Di più: «siccome l'inserimento era illegittimo, siamo convinti che ci siano gli estremi per chiedere di essere assunti a tempo indeterminato».Materia per i giudici del lavoro. Intanto però «Save vuole ripetere la stessa esperienza anche per la prossima estate. Questa volta però, proprio in virtù della multa dell'ispettorato, i ragazzi saranno inseriti con un contratto a tempo determinato». E non è la prima volta che al Marco Polo si abusa dei tirocinanti: una situazione analoga si verificò nel 2007. Allora non era coinvolta la società di gestione dello scalo, ma due aziende che si occupano di trasporto dei bagagli, la GH Venezia e la Sav Handling, società oggi incorporata da ATA Handling. «Avevano inserito 11 stagisti per due mesi attingendo a fondi regionali, ma gli facevano fare dei turni anche da soli, svolgendo le stesse mansioni dei dipendenti», ricorda Tronchin: «piuttosto che pagare una multa, conciliarono e li assunsero». La stessa soluzione che i sindacati propongono anche per i 45 stagisti che hanno lavorato da giugno a dicembre dello scorso anno.Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? 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Londra, tirocini all'Agenzia europea del farmaco con compenso record: 1.500 euro al mese

Ancora pochissimi giorni per candidarsi ai tirocini offerti dall'Agenzia europea del farmaco, organo decentrato dell’Unione Europea con sede a Londra che ha il compito di tutelare e promuovere la sanità pubblica e la salute degli animali mediante il controllo dei medicinali per uso umano e veterinario. Scade il primo giugno il bando di questa edizione 2012 che attiverà 40 stage destinati a cittadini europei (intesi in senso lato, quindi validi anche per chi proviene da Liechtenstein, Norvegia o Islanda o paesi in fase di accesso all'Ue). L'occasione è di quelle da non lasciarsi sfuggire, e non solo perchè la sede è Londra e l'agenzia molto prestigiosa. Quasi da capogiro è infatti l'entità del rimborso: ben 1.350 sterline (circa 1.500 euro) oltre alla copertura delle spese di viaggio andata/ritorno – e per i disabili c'è inoltre una maggiorazione fino al 50%. Una cifra che in Italia può considerarsi al momento uno stipendio di lusso. Chi può partecipare. Oltre alla nazionalità europea, i requisiti richiesti sono un diploma di laurea e la buona conoscenza di una lingua europea oltre naturalmente all'inglese. Non ci sono vincoli per quanto riguarda le facoltà di provenienza, ma sul sito si specifica che in genere le candidature accettate si caratterizzano per background accademici in farmacia, chimica, medicina, biologia, informatica. Tuttavia non si escludono i laureati in legge interessati alle questioni regolamentari nel settore farmaceutico, gli ex studenti di comunicazione, risorse umane, marketing o perfino lettere: insomma le porte sono aperte un po' per tutti. Gli stage, che si sviluppano in un'unica tornata annuale, iniziano a ottobre e durano dai sei ai nove mesi. Le candidature che arrivano sono moltissime: circa 1.400 ogni anno con un'età media che si aggira attorno ai vent'anni (tutti più o meno neolaureati), senza particolari picchi di richieste per alcuni paesi rispetto ad altri. «Variano di bando in bando» spiega Amanda Johannson, capo delle Risorse umane dell’Ema. Per candidarsi basta compilare l'application form e poi attendere la conferma di avvenuta ricezione (in genere entro due settimane). Tra luglio e settembre i vincitori vengono contattati per telefono, per poi firmare il contratto entro agosto. Se non si riceve alcuna telefonata significa che l'esito è stato negativo ma si può comunque ritentare gli anni successivi. Le possibilità di essere assunti post tirocinio sono - come spesso in questi casi - praticamente nulle. «Partecipare a un programma di traineeship significa per lo più fare un'esperienza professionale in un contesto europeo multiculturale», chiarisce alla Repubblica degli Stagisti la Johannson: per arricchire il proprio curriculum, imparare a lavorare in un'agenzia di alto livello. Ma senza sperare di avere la strada spianata per entrare a far parte dello staff - benchè resti comunque la possibilità di fare domanda per le posizioni vacanti, e in quel caso magari far valere la propria esperienza di ex stagiaire all'Ema. C'è un video postato sul sito dell'agenzia in cui vengono raccolte le testimonianze dei ragazzi che stanno svolgendo il programma. Alina Sai, tirocinante della Romania, racconta che per lei si tratta di «una buona opportunità per lavorare in un luogo in cui vengono prese le decisioni più importanti», in ambito farmaceutico. Per chi è interessato al settore, questa è infatti la vera stanza dei bottoni. «Collaboro nell'attività di vigilanza per ridurre i rischi associati all'uso di medicinali», spiega Carmela Mastrandrea, inquadrata come data collection and management, e che come i suoi colleghi ha assegnato un ruolo concreto con mansioni e compiti specifici. Non si parla quindi di stage in cui l'occupazione principale è fare fotocopie o portare caffè. «Ora sono più consapevole delle tendenze dell'industria della salute, e credo sia molto importante per chi vuole iniziare una carriera in questo ambito», aggiunge Marion Cassieu, francese, che fa invece da assistente scientifica. «Un'esperienza memorabile», la definisce Louiza Sophocleous di Cypro, trainee presso il settore oncologia e ematologia. A vederli, questi ex stagisti, sembrano davvero tutti entusiasti. Certo con un rimborso di 1.500 euro al mese e un nome prestigioso nel cv, non è difficile intuire il perché!Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Aspiranti eurostagisti: ecco le migliori opportunità di tirocinio nell istituzioni Ue qui alla primavera- Servizio volontario europeo: centinaia di opportunità tra volontariato e formazione E anche:- Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti- Stage, il ddl Fornero punta a introdurre rimborso spese obbligatorio e sanzioni per chi sfrutta

100 milioni di euro per finanziare stage in Campania: ma a guadagnarci sono i tutor aziendali

Nuove opportunità per i ragazzi che frequentano gli ultimi anni delle scuole superiori nella regione Campania: a fine aprile è stato presentato presso la Camera di commercio di Napoli dall'assessore regionale al lavoro, Severino Nappi e quello alla formazione, Caterina Miraglia, “Tirocini in azienda”. La misura è realizzata d’intesa tra il governo nazionale e la Regione e inserita nel Piano di azione coesione, il cui obiettivo è concentrare le risorse comunitarie su quattro priorità considerate strategiche: istruzione, agenda digitale, occupazione e ferrovie. Utilizzando una parte dei 100 milioni di euro del Fondo sociale europeo si attiveranno interventi per aiutare gli studenti nella difficile transizione dalla scuola al lavoro, per scegliere se proseguire gli studi o entrare direttamente nel mondo produttivo. Il progetto, che sulla carta ha ottimi obiettivi, nasconde in realtà non pochi lati oscuri. L’azione è rivolta agli studenti del terzo, quarto e quinto anno della scuola superiore (15 per ogni istituto, ma il progetto potrà essere attivato anche con un numero minore di studenti purché non inferiore a 8) con priorità per gli allievi degli istituti professionali, tecnici e dei licei linguistici, che potranno svolgere tirocini dalle tre settimane (120 ore) fino a un massimo di otto settimane (320 ore) tra maggio e ottobre 2012. I fondi europei stanziati, però, non arriveranno agli stagisti, che avranno diritto solamente all'assicurazione - obbligatoria per legge - e a un rimborso per il trasferimento e l’eventuale vitto qualora la destinazione sia molto lontana. La gran parte delle risorse finirà ai tutor, che con un contratto di prestazione occasionale riceveranno un compenso di 30 euro l’ora (fermi restando i massimali) in base alle ore di formazione svolte che risulteranno dai registri firma degli allievi. Il che vuol dire che per un tirocinio di tre settimane il tutor potrà intascare fino a 3.600 euro; se il tirocinio dovesse durare otto settimane la cifra salirebbe addirittura a 9.600 euro. Somme che in qualche modo torneranno all’azienda visto che i tutor saranno scelti proprio al suo interno. Ma soprattutto costi decisamente spropositati rispetto alle mansioni di tutoraggio. E visto che il programma prevede «un rapporto  massimo di due tutor ogni otto studenti o di quattro ogni quindici» ecco che la cifra totale continua a salire. Eppure, nonostante siano i diretti beneficiari del provvedimento, «non sono indicate le modalità di selezione dei tutor stessi che, da quanto si apprende dal comunicato stampa apparso sul sito della Regione, saranno scelti direttamente dalle scuole e dalle aziende coinvolte»: lo ha denunciato all’Ansa Corrado Gabriele (nella foto a sinistra), ex assessore, oggi consigliere regionale e componente delle Commissioni lavoro e istruzione. Come se non bastasse, non sono poi stati delineati nemmeno i costi totali del progetto. In un’intervista l’assessore Nappi ha detto che sono disponibili circa 100 milioni di euro, ma Gabriele ha ribattuto che «non è richiamato nell'avviso pubblico del Burc n. 27 nessuna delibera né decreto di impegno di spesa, in palese violazione delle norme previste dal manuale del Fse». C’è poi un altro elemento poco chiaro: il governo regionale ha chiesto e ottenuto che i tirocini siano svolti prevalentemente in Campania. Quindi un progetto che teoricamente avrebbe consentito ad alcuni giovanissimi di calarsi in realtà produttive totalmente diverse da quelle della propria regione e provare anche ad andare all’estero, acquisendo competenze difficilmente replicabili sul territorio, finisce per essere limitato alle aziende locali. La Regione ha infatti richiesto al Ministero istruzione università e ricerca di prediligere le aziende situate all’interno dei confini regionali per cercare, questa la motivazione ufficiale, di superare il forte “mismatch” tra formazione scolastica e richiesta di competenze dal mondo del lavoro. Richiesta subito accolta dal Miur che in questo caso, come per tutte le altre regioni Convergenza (Calabria, Puglia e Sicilia: regioni che rientrano nell’Obiettivo Convergenza dell’Unione Europea perché hanno un pil pro capite inferiore al 75% della media comunitaria) ha solo il ruolo di organismo intermedio e non di soggetto attuatore. In una successiva circolare si è quindi stabilito che «per favorire il raccordo tra il sistema scolastico e la realtà produttiva locale, gli stage/tirocini si svolgeranno prioritariamente presso aziende ubicate ed operanti all’interno del territorio regionale e, per la quota di mancata adesione da parte del sistema produttivo territoriale, nelle altre regioni italiane e/o all’estero». Il tutto in palese contraddizione con la precedente circolare del Miur in cui si evidenziava come il Consiglio dell’Unione europea ritenesse molto importante la mobilità per l’apprendimento, «sottolineando che fornire il più ampio accesso possibile alla mobilità per tutti, compresi i gruppi svantaggiati, costituisce uno degli obiettivi strategici principali della politica dell'Ue nel settore dell'istruzione e della formazione». Tanto che lo stesso Consiglio ha fissato come obiettivo che «entro il 2020 una media UE di almeno il 6% di persone tra i 18 e i 34 anni con una qualifica di istruzione e di formazione professionale iniziale dovrebbe avere trascorso un periodo di studio o di formazione connesso all'IFPI (inclusi i tirocini) all'estero con una durata minima di due settimane». La Campania, invece, preferisce puntare esclusivamente sulle proprie aziende, che non sembrano proprio essere dei modelli di produttività e delle fucine di posti di lavoro: come mai? Forse per evitare che i finanziamenti europei escano dai confini regionali?Per velocizzare poi la selezione delle imprese interessate è stato affidato a Unioncamere Campania il compito di stilare un elenco per suddividere le aziende (che per partecipare non hanno alcun vincolo di grandezza) in settori merceologici coerenti con i numerosi indirizzi di studio.Le aziende interessate avevano una prima scadenza il 4 maggio ma i termini per la presentazione delle candidature sono stati prorogati al 28 maggio. Le imprese che vogliono partecipare possono essere società di persone, di capitale, cooperative, consorzi, enti non commerciali e onlus con almeno una sede operativa in Campania e potranno consegnare la loro manifestazione di interesse a Unioncamere Campania. Scaduto il termine, Unioncamere trasmetterà l’elenco delle imprese all’Autorità di gestione del FSE che lo renderà disponibile sul portale istituzionale regionale - sezione FSE. A quel punto saranno gli istituti scolastici a contattare le aziende in elenco per verificare la disponibilità nell’attivazione dello stage e definire le modalità attuative dei tirocini. Il progetto ha ricevuto l’appoggio di tutte le associazioni datoriali e sindacali della Regione e della Confcommercio Campania e l’assessore Nappi ha evidenziato la possibilità che i ragazzi avranno di mostrare subito in azienda le loro capacità, dichiarando: «Abbiamo effettuato questa scelta di coinvolgere direttamente le scuole e le imprese per favorire il sistema produttivo regionale cercando di rafforzare le possibilità lavorative dei nostri studenti e futuri lavoratori». Nonostante il progetto avesse sulla carta l’aspetto positivo di creare un ponte tra la scuola superiore e il mondo del lavoro e ridurre il tasso di disoccupazione che, secondo recenti dati Istat, nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni ha raggiunto il 44,4% ben nove punti sopra la media nazionale, nell’applicazione in Campania la misura “Tirocini in azienda” perde di vista un punto fondamentale. La circolare del Miur scrive che «le azioni attivate dovranno contribuire a dotare i cittadini delle conoscenze e delle abilità di cui l’economia e la società europee necessitano per rimanere competitive e innovative». Nell’applicazione campana, invece, i giovani sceglieranno che strada intraprendere per il loro futuro basandosi solo sulla realtà locale che, anche in termini di futura occupazione, potrà offrirgli meno possibilità. Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Tirocini, in Campania i centri per l'impiego ignorano la circolare e li attivano solo entro 12 mesi dal diploma o dalla laurea- Apprendistato, in Campania l'età massima passerà da 29 a 35 anni: la legge regionale è quasi prontaE anche:- Tirocinio: una parola, tanti significati- In Italia un giovane su tre è senza lavoro. Ma è davvero così? 

Milano si impegna per attrarre i cervelli in fuga

Meritocrazia, stipendi migliori, meno tasse e meno burocrazia: questa è la ricetta che convincerebbe i giovani fuggiti all'estero a tornare in Italia secondo i risultati della ricerca «Welcome talents» presentata pochi giorni fa da Alessandro Rosina, professore di demografia e statistica sociale all’università Cattolica di Milano e presidente di ITalents. L’associazione, nata l'anno scorso per conoscere e far conoscere il fenomeno della fuga degli italiani under 40, ha creato un questionario in collaborazione del Comune: lo scorso inverno, nel giro di tre mesi, 1200 expat e quasi 200 ragazzi rientrati negli ultimi anni hanno risposto all’appello, anche grazie alla visibilità dell'iniziativa sul blog Italians di Beppe Severgnini.  Dalle spiegazioni sul perché siano andati all’estero e su cosa li ha spinti o li spingerebbe a rientrare emerge un quadro che può essere esteso ai 300mila giovani emigrati - un numero pari ai giovani in Lazio. Quasi nove su dieci sono laureati e mentre all’estero più del 40% ha un contratto a tempo indeterminato, la percentuale si riduce della metà quando tornano in patria. La maggior parte infatti viene assunta a termine - o diventa imprenditore, forse anche per mancanza di alternative.Ma il desiderio di un lavoro stabile non è in cima alla lista dei motivi di fuga dove svettano invece la meritocrazia (80%) e la possibilità di fare bene il proprio lavoro (70%). Gli stipendi più alti, a sorpresa, sono solo al terzo posto (60%). «Capire i problemi che affronta chi rientra è stato fondamentale per intervenire nei settori più critici», ha sottolineato l’assessore comunale al Lavoro Cristina Tajani durante l’evento di presentazione, all’Urban center di Galleria Vittorio Emanuele [nella foto sopra]: «Il nostro obiettivo è che Milano smetta di essere solo una città di formazione e attraversamento». Se si può fare poco nei confronti degli avanzamenti di carriera troppo lenti (segnalato come problema da quasi 9 giovani su 10), il Comune può intervenire nel caso di scarsi incentivi a fare impresa, eccessiva burocrazia e imposte troppo alte. Per iniziare Milano entro l’estate intende indire un bando da 400 mila euro per le migliori start-up; tra gli altri progetti ventilati una borsa lavoro per facilitare l’incontro di domanda e offerta, uno sportello unico che gestisca anche tutte le pratiche del rientro e la possibilità di preiscrivere i figli al nido direttamente dall’estero. Ma attenzione, gli expat non chiedono posti riservati negli asili:«Probabilmente perché è una pratica che associano al privilegio, tipico di una società italiana da cui sono fuggiti», come spiega Rosina [nella foto a sinistra].Questi progetti si vanno a unire agli sgravi fiscali stabiliti dalla poco conosciuta legge Controesodo del dicembre scorso. «Certo i problemi della situazione italiana sono enormi ma questi aiuti benché piccoli sono concreti» ha notato Beppe Severgnini, guest star del dibattito all’Urban Center: «E in un paese piagato dal benaltrismo, nel quale ci si continua a lamentare che i problemi sono ben altri per poi non fare niente, non è poco!»All’evento sono intervenuti anche sei giovani rientrati di recente dopo esperienze in Inghiterra, Irlanda, Marocco. Da parte loro grande apprezzamento per le iniziative ma una richiesta unanime alle istituzioni: fare di più. C’è chi è stato ritrasferito a Milano dall’azienda e poi licenziato. Chi è tornato in patria per lanciarsi nella carriera di freelance ma si dibatte tra mille difficoltà. Chi è venuto a far nascere la propria bambina in Italia ma non trova un lavoro all’altezza del proprio curriculum. Sono cervelli che vorrebbero restare qui ma fuggiranno di nuovo all’estero se non ci sarà maggior impegno da parte dello Stato.Valentina NavonePer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Legge Controesodo, allarme rientrato: finalmente arriva la circolare- Sulla Rete i giovani italiani scalpitano per fare rete: ITalents sbarca su Facebook, ed è boom- Il Comune di Milano invita i giovani lunedì 10 ottobre all'«Happy hour Welcome talent»: per progettare insieme nuove politiche che rendano Milano «una città per giovani»- Cervelli in fuga: un doppio questionario per capire chi sono, cosa gli manca, e perchè quasi tutti non tornano (e alcuni sì)

Anche più di uno stage: così l'università di Bologna si adegua alle indicazioni del ministero

Tirocini formativi, anche l'università di Bologna si adegua alle indicazioni del ministero del Lavoro. Gli studenti potranno così effettuare più di uno stage, purché «in strutture diverse e in forza di progetti di formazione differenti», come puntualizza alla Repubblica degli Stagisti Lucia Gunella, responsabile dei servizi di orientamento e placement dell'Alma Mater Studiorum.È l'epilogo di una vicenda cominciata lo scorso autunno con il decreto anticrisi di Ferragosto, che all'articolo 11 aveva stabilito che i tirocini non potessero durare più di sei mesi e dovessero essere attivati entro un anno dalla laurea. Nemmeno un mese dopo, nel settembre del 2011, il ministero del Lavoro aveva però emesso una circolare che rendeva meno stringenti i vincoli, prevedendo una serie di eccezioni. Risultato: un vero e proprio caos normativo, visto che il documento di settembre lasciava comunque parecchi punti oscuri, a cominciare da quello relativo alla durata dei progetti. Un parziale chiarimento era arrivato con la pubblicazione, sul sito Cliclavoro, di un elenco di Faq con la soluzione dei principali dubbi relativi alla normativa: una serie di domande e risposte che, nelle intenzioni del governo, avrebbero dovuto indicare alle università e ai centri per l'impiego la strada da percorrere.Ma nemmeno in questo modo si è risolto il problema. Alcuni istituti, come quelli che fanno riferimento al Soul, il sistema di orientamento degli atenei laziali, avevano deciso di non riconoscere valore giuridico a quanto pubblicato in rete dal ministero. La stessa Alma Mater, almeno fino a qualche settimana fa, considerava le Faq «in contraddizione ad una legge che voleva impedire uno sfruttamento del tirocinante», come aveva dichiarato alla Repubblica degli Stagisti la stessa Gunella.  Lo sfruttamento secondo i vertici dell'università di Bologna poteva essere fermato solo interpretando le nuove disposizioni normative nel senso di permettere a ciascuno studente o neolaureato un solo stage, rifiutando quindi di attivarne altri a chi ne avesse già svolto uno. Una interpretazione assolutamente arbitraria, perché in realtà né la manovra dell'agosto scorso né la successiva circolare ponevano un limite al numero dei tirocini. Ora invece l'università di Bologna ha deciso di adeguarsi alle indicazioni del ministero, quantomeno rispetto a questo aspetto del numero degli stage attivabili a favore dei singoli studenti e neolaureati. Cosa è successo? «Abbiamo svolto una lunga istruttoria rispetto all'esigenza, manifestata dalle aziende e dagli stessi tirocinanti, di poter svolgere più di un progetto formativo», fino ad arrivare a quella che viene definita «una risposta di mediazione che ci sembra rigorosa e doverosa nei confronti degli utenti: noi applichiamo la circolare di settembre, ma in modo restrittivo».Nel frattempo, in attesa che le commissioni Didattica e Diritto allo studio arrivassero ad assumere una posizione che aspetta ancora la formalizzazione da parte del Senato accademico, la vita è continuata: gli studenti hanno continuato a studiare e a laurearsi, chiedendo di poter svolgere tirocini, indipendentemente da se ne avessero già qualcuno nel cv. Allo stesso tempo, le aziende non hanno smesso di cercare giovani per avviare esperienze formative. Di qui le pressioni sulle facoltà, in particolar modo quella di Ingegneria. Al punto che quest'ultima, per chiarire una volta per tutte la questione, ha presentato un interpello al ministero. «Non hanno risposto», spiega però Gunella, «perché non sono ammessi interpelli da parte della pubblica amministrazione». Ma l'interpello è la modalità con cui proprio le pubbliche amministrazioni possono chiedere chiarimenti in merito alle norme. Ci dev'essere qualcosa che non va: «Ci è stato risposto che non siamo ammessi perché mancano i requisiti previsti dall'articolo 9 della legge 124/2004», in base al quale possono ricorrere a questa procedura solo «le associazioni di categoria, gli ordini professionali e gli enti pubblici». In realtà, spiega alla Repubblica degli Stagisti Danilo Papa della direzione generale per l'attività ispettiva del ministero del Lavoro, «la facoltà di Ingegneria non è abilitata a trasmettere interpelli in quanto non rappresenta un ente giuridico nazionale autonomo». E infatti gli interpelli a cui il ministero in passato aveva risposto erano stati «trasmessi e sottoscritti dal rettore e non da singole facoltà».Ma allora, stando così le cose, perchè l'ateneo ha permesso che Ingegneria si muovesse in autonomia? «Noi eravamo in fase istruttoria. Pressata dalle richieste degli utenti, la facoltà ha presentato l'interpello. Ci siamo, per dire così, divisi i compiti», risponde la responsabile dei servizi di orientamento. Peccato che questa divisione impropria abbia reso impossibile ottenere una risposta dal ministero. Una risposta, vale la pena di ricordarlo, ai contenuti della quale si sarebbero poi attenute tutte le università d'Italia, come avviene di prassi in caso di interpello. E tutto questo a causa di una disattenzione nel far inoltrare l'interpello con la richiesta di chiarimenti dal soggetto giusto - un errore che non ci si aspetterebbe dalla struttura amministrativa di una delle più importanti università italiane.A questo punto non è chiaro se l'Alma Mater voglia proporre l'interpello, questa volta secondo modalità corrette: «lo valuteremo insieme ai prorettori», afferma Gunella. Nel frattempo, però, l'istruttoria interna avviata qualche mese fa è giunta ad una conclusione, elaborata anche «consultando anche la regione Emilia-Romagna», che da tempo ha promesso una legge in materia senza però averla ancora formulata. «Siamo giunti alla conclusione che, in attesa di vedere come si esprimerà la normativa regionale, consentiremo allo stesso tirocinante di effettuare più di uno stage». L'unica limitazione, che dovrebbe arginare il fenomeno dello sfruttamento dei tirocinanti, riguarda il fatto che le ulteriori esperienze dovranno svolgersi «in una struttura diversa e in forza di un progetto formativo differente».Una decisione che, secondo Gunella, «tiene la barra della ratio della legge». E per contrastare lo sfruttamento dei ragazzi, aggiunge, «ci stiamo attivando per introdurre elementi che facilitino un controllo», con dei report da compilare alla conclusione dell'esperienza e che «dettaglino le competenze di base e quelle trasversali acquisite dai ragazzi durante lo stage». Niente da fare, invece, per quanto riguarda l'introduzione di un rimborso minimo. «Riteniamo corretto che sia previsto». Perché, allora, non richiederlo obbligatoriamente? «È un'imposizione sulla quale non ci siamo sentiti di prendere una decisione in attesa che si muova la regione». Altre, come la Toscana o l'Abruzzo l'hanno fatto e «se attiviamo progetti in questi territori ci adeguiamo alle rispettive normative». L'Emilia Romagna ancora non ha legiferato. Con la decisione dell'università di Bologna, gli studenti dell'Alma Mater potranno dunque svolgere più di un tirocinio; ma non è detto che otterranno un rimborso spese. Tutto questo in attesa di una legge regionale che, se e quando arriverà, potrebbe cambiare nuovamente le 'regole del gioco'. Riccardo SaporitiPer saperne di più, leggi anche:- Giungla dei tirocini, non tutte le università si attengono alle indicazioni del ministero: «Le Faq non hanno nessuna validità giuridica»- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli Stagisti- Anche gli stage finiscono nella manovra del governo: da oggi solo per neodiplomati e neolaureati, e per un massimo di sei mesi- Normativa sui tirocini, clamoroso retrofront del ministero del Lavoro: in una circolare tutti i dettagli che riducono il raggio d'azione dei nuovi paletti- Ancora lontana in Emilia la legge regionale sugli stage, la Cgil: «Entro febbraio? Ma se non esiste nemmeno una prima bozza!»E anche:- Università di Torino, la «telenovela» sulle nuove linee guida super restrittive per la gestione dei tirocini - Stage all'università di Torino, la rappresentante del Rettore: «Vogliamo solo proteggere i giovani. Se la nostra interpretazione è sbagliata, il ministero lo dica»- «I tirocini di inserimento non esistono, una circolare non è fonte di diritto»: così la Regione Emilia-Romagna blocca gli stage per laureati e diplomati da più di 12 mesi

Yo!Fest, conto alla rovescia per la grande festa degli stagisti europei

Lo aveva annunciato alla Repubblica degli Stagisti in anteprima,  due mesi fa, e adesso ci siamo. Tutto è pronto: lo European Youth Forum si appresta a festeggiare insieme ai suoi alleati i successi di una battaglia lunga due anni per dare voce e dignità a stagisti e apprendisti di tutta Europa attraverso  la European quality charter [a fianco, una foto del board direttivo al completo]. Testimonianze, dibattiti, interventi di spicco, ma anche musica ed arte animeranno la terza edizione dello Yo!Fest, in avvio nel primo pomeriggio di dopodomani 16 maggio sulla bella esplanade del Parlamento europeo a Bruxelles. E la Repubblica degli Stagisti non poteva mancare.Il tempismo è perfetto. Nemmeno un mese fa la Commissione europea ha presentato a Strasburgo l'attesissimo employment package, una serie di misure a medio termine che puntano a risollevare l'ormai insostenibile tasso di disoccupazione europeo, attualmente al 10%. «Siamo al cinquantesimo mese della crisi, ma la disoccupazione invece di diminuire è aumentata: la ripresa iniziata nel 2010 non si è rivelata incisiva e duratura» ha sottolineato László Andor, 46enne commissario europeo per l'occupazione ed esperto economista [nella foto sotto]. Per i giovani poi, si sa, il lavoro ha essenzialmente due declinazioni: precariato o stage - ovvero sottoprecariato. E qui entra in gioco l'attivismo dimostrato in questi anni dallo Youth Forum e da tutte quelle realtà che hanno contribuito a sviluppare e promuovere i principi della Carta. Repubblica degli Stagisti compresa, che non a caso è citata nel foglio di lavoro della Commissione intitolato Quality Framework for Traineeships come esempio di iniziativa «nata in uno stato membro per aumentare la trasparenza dei tirocini» e che da subito si è dotata di una sua Carta dei diritti dello stagista. Proprio alla luce delle (poche) iniziative nazionali, che a livello comunitario hanno unito le forze sotto il coordinamento del Forum, la Commissione «ha riconosciuto la necessità di far fronte ai problemi relativi ai tirocini e si è impegnata a stabilire dei criteri di qualità a livello transnazionale, facendo leva anche sulle parti sociali e sulla responsabilità sociale d'impresa». I difetti da correggere, si legge ancora nel worksheet, sono chiari: rimborsi insufficienti o del tutto assenti (solo 11 Stati membri su 27 li prevedono per legge); progetti formativi di scarsa qualità; utilizzo degli stagisti come dipendenti o per lavori di basso profilo. E nel corso di questo mese verrà anche approntato un maxi rapporto che, Paese per Paese, analizza in dettaglio le varie politiche nazionali sullo stage.Insomma, l'istituzione presieduta da José Manuel Barroso ha ufficialmente recepito i principi di qualità espressi nella Quality Charter. Una bella vittoria, visto che solo qualche mese fa, proprio a ridosso presentazione ufficiale del documento all'Oecd di Parigi - con la Repubblica degli Stagisti unica rappresentante dell'Italia - era arrivata la doccia fredda: la Commissione revocava la sua disponibilità a intervenire in materia di stage. Tornando poi sui suoi passi con l'accoglimento della Carta nell'employment package. Una vittoria con una storia lunga, che comincia già nel 2008 quando, raccontava alla testata il vicepresidente Luca Scarpiello in occasione della conferenza internazionale, a livello europeo «non c'erano dati, sensibilizzazione al problema o volontà politica di occuparsene»  [in Italia invece la Repubblica degli Stagisti esisteva già da un anno sotto forma di blog, ndr]. Una situazione a cui in parte ha posto rimedio il sondaggio Internship experience in Europe, qualcosa di simile al precedente Identikit degli stagisti italiani targato RdS. Due anni di lavoro per arrivare a una bozza condivisa e poi la Charter è stata aperta a tutta la società civile - come pure del mondo dell'impresa, che però si è dimostrato restio a recepirla - per la sottoscrizione.Vinto l'appoggio della Commissione, il prossimo obiettivo del Forum è proprio il Parlamento europeo, dove non a caso si svolge l'evento di mercoledì prossimo. Il dialogo è già ben avviato, e c'è già anche un alleato certo. Un'alleata anzi: la giovane europarlamentare danese Emilie Turunen (che giusto ieri ha spento 28 candeline), pasionaria dei diritti degli stagisti e relatrice del festival, alle 16:25,  per parlare di iniziativa politica giovanile. Intervento che per altro precede quello del neo presidente del Parlamento Martin Schulz - il socialista infelicemente apostrofato dall'ex premier Berlusconi con il termine di «kapò», per intendersi - dal quale si attendono con ansia delle reazioni alla Charter. E ovviamente, accanto a politici di primissimo livello, non mancheranno le testimonianze dal vivo di stagisti ed ex provenienti da tutta Europa - quanti partecipanti si staranno muovendo dall'Italia? - come non mancherà, si diceva, la Repubblica degli Stagisti. Appuntamento alle 15:30 sull'esplanade con la direttrice Eleonora Voltolina che presenta il suo secondo libro Se potessi avere mille euro al mese. Che la festa abbia inizio.Annalisa Di PaloPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Senza soldi non ci sono indipendenza, libertà, dignità per i giovani: guai a confondere il lavoro col volontariato- Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti- Stagisti a zero euro, no grazie: ecco perchè vietare il rimborso spese per legge sarebbe ingiusto e controproducente

Brain Calling Fair, chi ha un'idea incontra chi ha voglia di scommetterci: scoccheranno scintille?

Brain Calling Fair, «Creiamo opportunità: una piattaforma d’incontro tra giovani talenti e multinazionali», così Gianluca Di Tommaso, responsabile media relations & public affairs dell’American Chamber of Commerce in Italia presenta la Brain Calling Fair, ormai giunta alla sua terza edizione.Il 18 maggio a Milano al Palazzo delle Stelline e il 24 a Roma al Tempio di Adriano i giovani avranno l’opportunità di presentare a sette grandi imprese (Unicredit, 3M, BCG, Eurotech, General Electric, Banca Mediolanum e Sisal) i loro progetti. «L’evento concretizza l’incontro tra imprese e talenti, dove i giovani hanno l’opportunità di interagire e sottoporre ad importanti multinazionali le loro idee o i loro progetti di business. Le aziende garantiscono la presenza di uno dei loro top manager per valutare le idee che riceveranno e avranno la possibilità di accettare qualsiasi tipo di progetto - open project - o mirati in specifiche aree di interesse». La partecipazione è gratuita e aperta a persone sotto i 45 anni di età.Ma come si partecipa a Brain Calling Fair? Chiunque abbia un progetto, di qualunque natura, può presentarlo a una delle aziende partecipanti con due modalità: si può caricare sul sito o direttamente in occasione della fiera. La scorsa edizione ha registrato 57mila visite virtuali, 1.155 idee ricevute attraverso l’upload sul sito, 1.800 utenti registrati, circa 1.200 i visitatori e 250 idee presentate direttamente in fiera. Ma i risultati? «Per molti ragazzi si tratta di un'opportunità» assicurano gli organizzatori: «durante la prima edizione, nel 2010, una studentessa della Bocconi aveva presentato a Ups la sua idea di riciclo del packaging che è stata accolta e realizzata dall’azienda». Alla Repubblica degli Stagisti sarebbe piaciuto sapere come questa impresa abbia deciso di valorizzare l'idea della ragazza: se assumendola, o comprando i diritti del suo progetto, o magari sponsorizzando la fine dei suoi studi: ma purtroppo gli organizzatori non sono riusciti a fornire ulteriori dettagli. Un altro esempio: «L’anno scorso un ragazzo ha presentato in fiera un progetto a Boston Consulting. Il progetto non è stato accolto ma il ragazzo ha subito sostenuto un colloquio e poche settimane dopo è stato assunto».E poi ci sono Alice Cassola, Carlotta Vuola e Irene Panfili che, grazie alla partecipazione a Brain Calling Fair, vedono molto più vicina la realizzazione del loro sogno: «Abbiamo presentato l’idea di una libreria caffetteria, uno spazio polifunzionale che bilanciasse la presenza delle due attività: non una libreria con angolo caffè, né un bar con angolo libri». Le tre amiche, due ventottenni milanesi e una trentenne di Perugia, hanno proposto il progetto - nemmeno particolarmente originale, a dir la verità, ma evidentemente convincente dal punto di vista della rentabilità - a Unicredit: «Una vera opportunità perché non ci hanno richiesto un vero business plan: abbiamo semplicemente presentato la nostra idea con una decina di slide power point». Le tre ragazze hanno in comune la passione per la lettura ma provengono da ambiti accademici e professionali diversi: Alice è laureata in economia e lavora nel marketing di un’azienda che produce shopping bag; Irene, laureata in lettere, organizza eventi nelle librerie; Carlotta, laureata in mediazione linguistica, è executive secretary in un’azienda del settore no profit. Dopo aver caricato il progetto sul sito le ragazze sono state contattate e invitate a un colloquio con la responsabile relazione esterne di Unicredit. Durante la Brain Fair, dopo la presentazione, Unicredit ha dichiarato interessante il progetto: «Ora è un anno che lavoriamo a stretto contatto con il gruppo bancario per realizzare un vero business plan, che dovremmo ultimare entro sei mesi. I tempi si sono dilatati perché tutte lavoriamo e Irene abita fuori Milano. Alla fine Unicredit deciderà se finanziarci. Lo speriamo tanto e siamo disposte a rinunciare alle nostre attuali occupazioni per concretizzare il nostro progetto. Senza Brain Calling non avremmo mai avuto l’opportunità di realizzare un business plan supportate da professionisti».Con l’obiettivo di fornire ai giovani partecipanti anche un momento formativo, durante la tappa di Milano del 18 maggio sono previsti due workshop: il primo, "Understanding Innovation" ha l'obiettivo di fornire ai giovani uditori delle conoscenze per creare un business plan e per comunicare la propria idea nel miglior modo possibile. Tra i relatori Francesco Inguscio, fondatore di Nuvolab, un business accelerator per start-up la cui  filosofia di base è quella di un collaborative rainmaking, un incubatore virtuale che funziona con una rete di partner che crea creare valore per le startup; Gianbattista Piacenti, head of innovation per UniCredit; Carlo Pratesi, che insegna Corporate Communication all'università di Roma Tre; Vita Sgardello, head of operations and hosting per The Hub Milano, una rete internazionale di spazi fisici dove imprenditori, creativi e professionisti possono accedere a risorse, lasciarsi ispirare dal lavoro di altri, avere idee innovative, sviluppare relazioni utili e individuare opportunità di mercato. Il moderatore sarà Emil Abirascid, direttore della rivista Innov'Azione e fondatore di StartupBusiness, una piattaforma web per tutti gli attori del mondo startup che favorisca le relazioni, eliminando barriere fisiche, geografiche e strutturali all’instaurarsi di un rapporto diretto tra loro.Il secondo workshop è intitolato "Business Pitching" e ha l’obiettivo di mostrare ai giovani che esistono interlocutori alternativi alle aziende per valutare i progetti con finalità e obiettivi diversi. Altro scopo del workshop è quello di informare i giovani partecipanti in merito al network delle startup e ciò che attorno ad esse gravita. Tra i relatori Luigi Capello, fondatore di EnLabs, un incubatore e acceleratore di impresa che offre anche spazi di coworking; Peter Kruger, fondatore di eZecute, hub romano rivolto a startup, vc investors, professionisti, sviluppatori per fare network; Massimiliano Magrini, fondatore di Annapurna Ventures, venture capital che supporta l'innovazione nel mondo dell'industria dei digital media e inoltre colui che ha portato in Italia aziende come Google, Spry Network e Altavista, nonché ex AD di Google Italia; Francesco Marini-Clarelli , presidente di Italian Angels for Growth, un'associazione con lo scopo di finanziare progetti industriali in fase early stage con un alto contenuto di innovazione e potenziale di successo; Francesco Sacco, managing director di EnTer, centro di ricerca della Bocconi dedicato alla imprenditorialità e agli imprenditori; e Cristiano Seganfreddo, direttore generale del Progetto Marzotto. A moderare stavolta Massimo Sideri del Corriere della Sera, esperto di finanza e attualmente uno dei pochi giornalisti italiani a scrivere assiduamente di start-up, mondo digitale e social network.«In Italia diciamo sempre di voler puntare sulle generazione del futuro, ma poi non facciamo nulla di concreto per creare loro delle opportunità e chi ha una buona idea in testa non riesce a realizzarla per colpa dei troppi filtri che impediscono il contatto con le imprese. Il Brain Calling Fair non è un’illusione, bensì un’occasione per tutti quei giovani che vogliono mettere alla prova il proprio talento», - ha dichiarato nel comunicato ufficiale di presentazione dell'evento Simone Crolla, consigliere delegato di American Chamber Italy. La speranza è che sia davvero così.Giulia CimpanelliPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Italia, abbandonarla o resistere? Al Festival del Giornalismo di Perugia «Italy: love it or leave it»- Fair trade come opportunità di lavoro, ai giovani piace «fare la cosa giusta» - Ricerca e start-up, centinaia di opportunità di lavoro per giovani imprenditori e ricercatori

Praticanti, il decreto liberalizzazioni ha introdotto l'obbligo del compenso e l'Inps si adegua: stasera su SkyTg24

A volte capitano le storie a lieto fine. E bisogna raccontarle, come e più delle altre: perché dimostrano che anche in Italia le storture si possono raddrizzare. Questa, di storia, inizia nell'autunno del 2010 con una agguerrita neolaureata in Giurisprudenza, Francesca Esposito, che affida alla Repubblica degli Stagisti la sua denuncia: vergogna, faccio il praticantato forense all'Inps ma non percepisco un euro di rimborso, e nella mia stessa situazione ci sono decine di altri praticanti. Doppia vergogna in effetti, perchè il compenso a favore dei praticanti avvocati è esplicitamente previsto all'interno del Codice deontologico forense: quindi qui è addirittura un ente pubblico a ignorare un principio deontologico.La seconda puntata della storia va in scena in Parlamento, dove il deputato di Futuro e libertà Enzo Raisi, letta la notizia e l'intervista a Francesca sulla Repubblica degli Stagisti, pone un'interrogazione a risposta diretta all'allora ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Il quale risponde balbettando che l'Inps ha bisogno dei praticanti perché ha tante cause da smaltire, ma che non ha fondi e quindi non può permettersi di pagarli. Raisi nella sua controreplica si dichiara ovviamente insoddisfatto della risposta del ministro, e chiede al governo di agire affinché l'Inps e tutti gli altri enti pubblici si attengano al codice deontologico e non sfruttino i praticanti.Terza puntata, il libro Se potessi avere mille euro al mese. Pur non essendo mai elegante autocitarsi, qui è inevitabile perchè proprio il libro rilancia la questione, raccontando la storia dell'Inps e mettendola in relazione con il decreto liberalizzazioni – in approvazione al momento della pubblicazione del libro – che prevederebbe l'introduzione di un compenso obbligatorio a favore dei praticanti.Quarta puntata, il decreto liberalizzazioni Monti-Passera. Che viene convertito in legge a marzo 2012 e all'articolo 9 («Disposizioni sulle professioni regolamentate») comma 4 prevede che al tirocinante debba essere «riconosciuto un rimborso spese forfettariamente concordato dopo i primi sei mesi di tirocinio».Quinta puntata, SkyTg24 che decide di fare «Casta Italia», una serie di trasmissioni di approfondimento focalizzate sulle professioni ad alto tasso di privilegio. Il giornalista, Andrea Bignami [nella foto accanto], si ricorda di Se potessi avere mille euro al mese e del capitolo sull'Inps. E decide di andare a fare una domanda: cambierete la vostra policy sui praticantati, ora che una legge impone di erogare un compenso? Insomma, comincerete finalmente a pagarli?All'intervista si presta Ciro Toma, che dell'Inps è il direttore Risorse umane. E la sua risposta è sorprendente – e sorprendentemente positiva: sì, l'Inps comincerà a pagare. Erogherà d'ora in poi ai suoi praticanti un rimborso – anche se la cifra esatta è ancora da quantificare, tra i 300 e i 450 euro al mese. La circolare è già pronta. Per il passato Toma si giustifica dicendo che il codice deontologico era «un fondamento normativo debole», solo  «un codice di comportamento dei professionisti». Mentre il decreto liberalizzazioni è un «supporto normativo molto più forte, che ci ha consentito di giustificare il titolo della spesa». Insomma il decreto ha dato la spinta finale. Modestamente, quella iniziale l'aveva data la Repubblica degli Stagisti. Stasera su SkyTg24 alle 23 andrà in onda la puntata in questione (canali 100 e 500 della piattaforma Sky), con l'intervista integrale a Toma.Bravi allora tutti coloro che nell'ultimo anno e mezzo hanno contribuito a dare visibilità e spessore al problema: innanzitutto Francesca Esposito che ha avuto il coraggio di protestare invece che restare in silenzio, e poi bravo Enzo Raisi che ha portato la questione in Parlamento, bravi tutti i giornalisti (come Rachel Donadio sul New York Times e Roberta Carlini sull'Espresso) che hanno dedicato articoli e interviste alla questione nel corso del 2011. E bravo Andrea Bignami di Sky che ha pungolato l'Inps per una posizione ufficiale, davanti alle telecamere, rispetto al contenuto della nuova legge. Se i futuri praticanti Inps percepiranno un compenso, anziché fare la pratica gratuitamente come i loro predecessori, sarà anche grazie al lavoro e all'impegno di tutte queste persone.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- L'Inps viola il codice deontologico forense, non paga i suoi 75 praticanti avvocati e ne cerca altri 400. Ed è in buona compagnia- La testimonianza di Francesca Esposito: «Ho interrotto il mio praticantato presso l'Inps perchè non mi davano un euro»- Praticanti Inps non pagati, il caso sollevato dalla Repubblica degli Stagisti diventa un'interrogazione parlamentare- Sulla gravità della violazione del codice deontologico forense da parte degli enti pubbliciE anche:- Urgono nuove regole per proteggere tirocinanti e praticanti: tante idee della Repubblica degli Stagisti nel disegno di legge di Cesare Damiano