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Londra, tirocini all'Agenzia europea del farmaco con compenso record: 1.500 euro al mese

Ancora pochissimi giorni per candidarsi ai tirocini offerti dall'Agenzia europea del farmaco, organo decentrato dell’Unione Europea con sede a Londra che ha il compito di tutelare e promuovere la sanità pubblica e la salute degli animali mediante il controllo dei medicinali per uso umano e veterinario. Scade il primo giugno il bando di questa edizione 2012 che attiverà 40 stage destinati a cittadini europei (intesi in senso lato, quindi validi anche per chi proviene da Liechtenstein, Norvegia o Islanda o paesi in fase di accesso all'Ue). L'occasione è di quelle da non lasciarsi sfuggire, e non solo perchè la sede è Londra e l'agenzia molto prestigiosa. Quasi da capogiro è infatti l'entità del rimborso: ben 1.350 sterline (circa 1.500 euro) oltre alla copertura delle spese di viaggio andata/ritorno – e per i disabili c'è inoltre una maggiorazione fino al 50%. Una cifra che in Italia può considerarsi al momento uno stipendio di lusso. Chi può partecipare. Oltre alla nazionalità europea, i requisiti richiesti sono un diploma di laurea e la buona conoscenza di una lingua europea oltre naturalmente all'inglese. Non ci sono vincoli per quanto riguarda le facoltà di provenienza, ma sul sito si specifica che in genere le candidature accettate si caratterizzano per background accademici in farmacia, chimica, medicina, biologia, informatica. Tuttavia non si escludono i laureati in legge interessati alle questioni regolamentari nel settore farmaceutico, gli ex studenti di comunicazione, risorse umane, marketing o perfino lettere: insomma le porte sono aperte un po' per tutti. Gli stage, che si sviluppano in un'unica tornata annuale, iniziano a ottobre e durano dai sei ai nove mesi. Le candidature che arrivano sono moltissime: circa 1.400 ogni anno con un'età media che si aggira attorno ai vent'anni (tutti più o meno neolaureati), senza particolari picchi di richieste per alcuni paesi rispetto ad altri. «Variano di bando in bando» spiega Amanda Johannson, capo delle Risorse umane dell’Ema. Per candidarsi basta compilare l'application form e poi attendere la conferma di avvenuta ricezione (in genere entro due settimane). Tra luglio e settembre i vincitori vengono contattati per telefono, per poi firmare il contratto entro agosto. Se non si riceve alcuna telefonata significa che l'esito è stato negativo ma si può comunque ritentare gli anni successivi. Le possibilità di essere assunti post tirocinio sono - come spesso in questi casi - praticamente nulle. «Partecipare a un programma di traineeship significa per lo più fare un'esperienza professionale in un contesto europeo multiculturale», chiarisce alla Repubblica degli Stagisti la Johannson: per arricchire il proprio curriculum, imparare a lavorare in un'agenzia di alto livello. Ma senza sperare di avere la strada spianata per entrare a far parte dello staff - benchè resti comunque la possibilità di fare domanda per le posizioni vacanti, e in quel caso magari far valere la propria esperienza di ex stagiaire all'Ema. C'è un video postato sul sito dell'agenzia in cui vengono raccolte le testimonianze dei ragazzi che stanno svolgendo il programma. Alina Sai, tirocinante della Romania, racconta che per lei si tratta di «una buona opportunità per lavorare in un luogo in cui vengono prese le decisioni più importanti», in ambito farmaceutico. Per chi è interessato al settore, questa è infatti la vera stanza dei bottoni. «Collaboro nell'attività di vigilanza per ridurre i rischi associati all'uso di medicinali», spiega Carmela Mastrandrea, inquadrata come data collection and management, e che come i suoi colleghi ha assegnato un ruolo concreto con mansioni e compiti specifici. Non si parla quindi di stage in cui l'occupazione principale è fare fotocopie o portare caffè. «Ora sono più consapevole delle tendenze dell'industria della salute, e credo sia molto importante per chi vuole iniziare una carriera in questo ambito», aggiunge Marion Cassieu, francese, che fa invece da assistente scientifica. «Un'esperienza memorabile», la definisce Louiza Sophocleous di Cypro, trainee presso il settore oncologia e ematologia. A vederli, questi ex stagisti, sembrano davvero tutti entusiasti. Certo con un rimborso di 1.500 euro al mese e un nome prestigioso nel cv, non è difficile intuire il perché!Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Aspiranti eurostagisti: ecco le migliori opportunità di tirocinio nell istituzioni Ue qui alla primavera- Servizio volontario europeo: centinaia di opportunità tra volontariato e formazione E anche:- Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti- Stage, il ddl Fornero punta a introdurre rimborso spese obbligatorio e sanzioni per chi sfrutta

100 milioni di euro per finanziare stage in Campania: ma a guadagnarci sono i tutor aziendali

Nuove opportunità per i ragazzi che frequentano gli ultimi anni delle scuole superiori nella regione Campania: a fine aprile è stato presentato presso la Camera di commercio di Napoli dall'assessore regionale al lavoro, Severino Nappi e quello alla formazione, Caterina Miraglia, “Tirocini in azienda”. La misura è realizzata d’intesa tra il governo nazionale e la Regione e inserita nel Piano di azione coesione, il cui obiettivo è concentrare le risorse comunitarie su quattro priorità considerate strategiche: istruzione, agenda digitale, occupazione e ferrovie. Utilizzando una parte dei 100 milioni di euro del Fondo sociale europeo si attiveranno interventi per aiutare gli studenti nella difficile transizione dalla scuola al lavoro, per scegliere se proseguire gli studi o entrare direttamente nel mondo produttivo. Il progetto, che sulla carta ha ottimi obiettivi, nasconde in realtà non pochi lati oscuri. L’azione è rivolta agli studenti del terzo, quarto e quinto anno della scuola superiore (15 per ogni istituto, ma il progetto potrà essere attivato anche con un numero minore di studenti purché non inferiore a 8) con priorità per gli allievi degli istituti professionali, tecnici e dei licei linguistici, che potranno svolgere tirocini dalle tre settimane (120 ore) fino a un massimo di otto settimane (320 ore) tra maggio e ottobre 2012. I fondi europei stanziati, però, non arriveranno agli stagisti, che avranno diritto solamente all'assicurazione - obbligatoria per legge - e a un rimborso per il trasferimento e l’eventuale vitto qualora la destinazione sia molto lontana. La gran parte delle risorse finirà ai tutor, che con un contratto di prestazione occasionale riceveranno un compenso di 30 euro l’ora (fermi restando i massimali) in base alle ore di formazione svolte che risulteranno dai registri firma degli allievi. Il che vuol dire che per un tirocinio di tre settimane il tutor potrà intascare fino a 3.600 euro; se il tirocinio dovesse durare otto settimane la cifra salirebbe addirittura a 9.600 euro. Somme che in qualche modo torneranno all’azienda visto che i tutor saranno scelti proprio al suo interno. Ma soprattutto costi decisamente spropositati rispetto alle mansioni di tutoraggio. E visto che il programma prevede «un rapporto  massimo di due tutor ogni otto studenti o di quattro ogni quindici» ecco che la cifra totale continua a salire. Eppure, nonostante siano i diretti beneficiari del provvedimento, «non sono indicate le modalità di selezione dei tutor stessi che, da quanto si apprende dal comunicato stampa apparso sul sito della Regione, saranno scelti direttamente dalle scuole e dalle aziende coinvolte»: lo ha denunciato all’Ansa Corrado Gabriele (nella foto a sinistra), ex assessore, oggi consigliere regionale e componente delle Commissioni lavoro e istruzione. Come se non bastasse, non sono poi stati delineati nemmeno i costi totali del progetto. In un’intervista l’assessore Nappi ha detto che sono disponibili circa 100 milioni di euro, ma Gabriele ha ribattuto che «non è richiamato nell'avviso pubblico del Burc n. 27 nessuna delibera né decreto di impegno di spesa, in palese violazione delle norme previste dal manuale del Fse». C’è poi un altro elemento poco chiaro: il governo regionale ha chiesto e ottenuto che i tirocini siano svolti prevalentemente in Campania. Quindi un progetto che teoricamente avrebbe consentito ad alcuni giovanissimi di calarsi in realtà produttive totalmente diverse da quelle della propria regione e provare anche ad andare all’estero, acquisendo competenze difficilmente replicabili sul territorio, finisce per essere limitato alle aziende locali. La Regione ha infatti richiesto al Ministero istruzione università e ricerca di prediligere le aziende situate all’interno dei confini regionali per cercare, questa la motivazione ufficiale, di superare il forte “mismatch” tra formazione scolastica e richiesta di competenze dal mondo del lavoro. Richiesta subito accolta dal Miur che in questo caso, come per tutte le altre regioni Convergenza (Calabria, Puglia e Sicilia: regioni che rientrano nell’Obiettivo Convergenza dell’Unione Europea perché hanno un pil pro capite inferiore al 75% della media comunitaria) ha solo il ruolo di organismo intermedio e non di soggetto attuatore. In una successiva circolare si è quindi stabilito che «per favorire il raccordo tra il sistema scolastico e la realtà produttiva locale, gli stage/tirocini si svolgeranno prioritariamente presso aziende ubicate ed operanti all’interno del territorio regionale e, per la quota di mancata adesione da parte del sistema produttivo territoriale, nelle altre regioni italiane e/o all’estero». Il tutto in palese contraddizione con la precedente circolare del Miur in cui si evidenziava come il Consiglio dell’Unione europea ritenesse molto importante la mobilità per l’apprendimento, «sottolineando che fornire il più ampio accesso possibile alla mobilità per tutti, compresi i gruppi svantaggiati, costituisce uno degli obiettivi strategici principali della politica dell'Ue nel settore dell'istruzione e della formazione». Tanto che lo stesso Consiglio ha fissato come obiettivo che «entro il 2020 una media UE di almeno il 6% di persone tra i 18 e i 34 anni con una qualifica di istruzione e di formazione professionale iniziale dovrebbe avere trascorso un periodo di studio o di formazione connesso all'IFPI (inclusi i tirocini) all'estero con una durata minima di due settimane». La Campania, invece, preferisce puntare esclusivamente sulle proprie aziende, che non sembrano proprio essere dei modelli di produttività e delle fucine di posti di lavoro: come mai? Forse per evitare che i finanziamenti europei escano dai confini regionali?Per velocizzare poi la selezione delle imprese interessate è stato affidato a Unioncamere Campania il compito di stilare un elenco per suddividere le aziende (che per partecipare non hanno alcun vincolo di grandezza) in settori merceologici coerenti con i numerosi indirizzi di studio.Le aziende interessate avevano una prima scadenza il 4 maggio ma i termini per la presentazione delle candidature sono stati prorogati al 28 maggio. Le imprese che vogliono partecipare possono essere società di persone, di capitale, cooperative, consorzi, enti non commerciali e onlus con almeno una sede operativa in Campania e potranno consegnare la loro manifestazione di interesse a Unioncamere Campania. Scaduto il termine, Unioncamere trasmetterà l’elenco delle imprese all’Autorità di gestione del FSE che lo renderà disponibile sul portale istituzionale regionale - sezione FSE. A quel punto saranno gli istituti scolastici a contattare le aziende in elenco per verificare la disponibilità nell’attivazione dello stage e definire le modalità attuative dei tirocini. Il progetto ha ricevuto l’appoggio di tutte le associazioni datoriali e sindacali della Regione e della Confcommercio Campania e l’assessore Nappi ha evidenziato la possibilità che i ragazzi avranno di mostrare subito in azienda le loro capacità, dichiarando: «Abbiamo effettuato questa scelta di coinvolgere direttamente le scuole e le imprese per favorire il sistema produttivo regionale cercando di rafforzare le possibilità lavorative dei nostri studenti e futuri lavoratori». Nonostante il progetto avesse sulla carta l’aspetto positivo di creare un ponte tra la scuola superiore e il mondo del lavoro e ridurre il tasso di disoccupazione che, secondo recenti dati Istat, nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni ha raggiunto il 44,4% ben nove punti sopra la media nazionale, nell’applicazione in Campania la misura “Tirocini in azienda” perde di vista un punto fondamentale. La circolare del Miur scrive che «le azioni attivate dovranno contribuire a dotare i cittadini delle conoscenze e delle abilità di cui l’economia e la società europee necessitano per rimanere competitive e innovative». Nell’applicazione campana, invece, i giovani sceglieranno che strada intraprendere per il loro futuro basandosi solo sulla realtà locale che, anche in termini di futura occupazione, potrà offrirgli meno possibilità. Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Tirocini, in Campania i centri per l'impiego ignorano la circolare e li attivano solo entro 12 mesi dal diploma o dalla laurea- Apprendistato, in Campania l'età massima passerà da 29 a 35 anni: la legge regionale è quasi prontaE anche:- Tirocinio: una parola, tanti significati- In Italia un giovane su tre è senza lavoro. Ma è davvero così? 

Milano si impegna per attrarre i cervelli in fuga

Meritocrazia, stipendi migliori, meno tasse e meno burocrazia: questa è la ricetta che convincerebbe i giovani fuggiti all'estero a tornare in Italia secondo i risultati della ricerca «Welcome talents» presentata pochi giorni fa da Alessandro Rosina, professore di demografia e statistica sociale all’università Cattolica di Milano e presidente di ITalents. L’associazione, nata l'anno scorso per conoscere e far conoscere il fenomeno della fuga degli italiani under 40, ha creato un questionario in collaborazione del Comune: lo scorso inverno, nel giro di tre mesi, 1200 expat e quasi 200 ragazzi rientrati negli ultimi anni hanno risposto all’appello, anche grazie alla visibilità dell'iniziativa sul blog Italians di Beppe Severgnini.  Dalle spiegazioni sul perché siano andati all’estero e su cosa li ha spinti o li spingerebbe a rientrare emerge un quadro che può essere esteso ai 300mila giovani emigrati - un numero pari ai giovani in Lazio. Quasi nove su dieci sono laureati e mentre all’estero più del 40% ha un contratto a tempo indeterminato, la percentuale si riduce della metà quando tornano in patria. La maggior parte infatti viene assunta a termine - o diventa imprenditore, forse anche per mancanza di alternative.Ma il desiderio di un lavoro stabile non è in cima alla lista dei motivi di fuga dove svettano invece la meritocrazia (80%) e la possibilità di fare bene il proprio lavoro (70%). Gli stipendi più alti, a sorpresa, sono solo al terzo posto (60%). «Capire i problemi che affronta chi rientra è stato fondamentale per intervenire nei settori più critici», ha sottolineato l’assessore comunale al Lavoro Cristina Tajani durante l’evento di presentazione, all’Urban center di Galleria Vittorio Emanuele [nella foto sopra]: «Il nostro obiettivo è che Milano smetta di essere solo una città di formazione e attraversamento». Se si può fare poco nei confronti degli avanzamenti di carriera troppo lenti (segnalato come problema da quasi 9 giovani su 10), il Comune può intervenire nel caso di scarsi incentivi a fare impresa, eccessiva burocrazia e imposte troppo alte. Per iniziare Milano entro l’estate intende indire un bando da 400 mila euro per le migliori start-up; tra gli altri progetti ventilati una borsa lavoro per facilitare l’incontro di domanda e offerta, uno sportello unico che gestisca anche tutte le pratiche del rientro e la possibilità di preiscrivere i figli al nido direttamente dall’estero. Ma attenzione, gli expat non chiedono posti riservati negli asili:«Probabilmente perché è una pratica che associano al privilegio, tipico di una società italiana da cui sono fuggiti», come spiega Rosina [nella foto a sinistra].Questi progetti si vanno a unire agli sgravi fiscali stabiliti dalla poco conosciuta legge Controesodo del dicembre scorso. «Certo i problemi della situazione italiana sono enormi ma questi aiuti benché piccoli sono concreti» ha notato Beppe Severgnini, guest star del dibattito all’Urban Center: «E in un paese piagato dal benaltrismo, nel quale ci si continua a lamentare che i problemi sono ben altri per poi non fare niente, non è poco!»All’evento sono intervenuti anche sei giovani rientrati di recente dopo esperienze in Inghiterra, Irlanda, Marocco. Da parte loro grande apprezzamento per le iniziative ma una richiesta unanime alle istituzioni: fare di più. C’è chi è stato ritrasferito a Milano dall’azienda e poi licenziato. Chi è tornato in patria per lanciarsi nella carriera di freelance ma si dibatte tra mille difficoltà. Chi è venuto a far nascere la propria bambina in Italia ma non trova un lavoro all’altezza del proprio curriculum. Sono cervelli che vorrebbero restare qui ma fuggiranno di nuovo all’estero se non ci sarà maggior impegno da parte dello Stato.Valentina NavonePer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Legge Controesodo, allarme rientrato: finalmente arriva la circolare- Sulla Rete i giovani italiani scalpitano per fare rete: ITalents sbarca su Facebook, ed è boom- Il Comune di Milano invita i giovani lunedì 10 ottobre all'«Happy hour Welcome talent»: per progettare insieme nuove politiche che rendano Milano «una città per giovani»- Cervelli in fuga: un doppio questionario per capire chi sono, cosa gli manca, e perchè quasi tutti non tornano (e alcuni sì)

Anche più di uno stage: così l'università di Bologna si adegua alle indicazioni del ministero

Tirocini formativi, anche l'università di Bologna si adegua alle indicazioni del ministero del Lavoro. Gli studenti potranno così effettuare più di uno stage, purché «in strutture diverse e in forza di progetti di formazione differenti», come puntualizza alla Repubblica degli Stagisti Lucia Gunella, responsabile dei servizi di orientamento e placement dell'Alma Mater Studiorum.È l'epilogo di una vicenda cominciata lo scorso autunno con il decreto anticrisi di Ferragosto, che all'articolo 11 aveva stabilito che i tirocini non potessero durare più di sei mesi e dovessero essere attivati entro un anno dalla laurea. Nemmeno un mese dopo, nel settembre del 2011, il ministero del Lavoro aveva però emesso una circolare che rendeva meno stringenti i vincoli, prevedendo una serie di eccezioni. Risultato: un vero e proprio caos normativo, visto che il documento di settembre lasciava comunque parecchi punti oscuri, a cominciare da quello relativo alla durata dei progetti. Un parziale chiarimento era arrivato con la pubblicazione, sul sito Cliclavoro, di un elenco di Faq con la soluzione dei principali dubbi relativi alla normativa: una serie di domande e risposte che, nelle intenzioni del governo, avrebbero dovuto indicare alle università e ai centri per l'impiego la strada da percorrere.Ma nemmeno in questo modo si è risolto il problema. Alcuni istituti, come quelli che fanno riferimento al Soul, il sistema di orientamento degli atenei laziali, avevano deciso di non riconoscere valore giuridico a quanto pubblicato in rete dal ministero. La stessa Alma Mater, almeno fino a qualche settimana fa, considerava le Faq «in contraddizione ad una legge che voleva impedire uno sfruttamento del tirocinante», come aveva dichiarato alla Repubblica degli Stagisti la stessa Gunella.  Lo sfruttamento secondo i vertici dell'università di Bologna poteva essere fermato solo interpretando le nuove disposizioni normative nel senso di permettere a ciascuno studente o neolaureato un solo stage, rifiutando quindi di attivarne altri a chi ne avesse già svolto uno. Una interpretazione assolutamente arbitraria, perché in realtà né la manovra dell'agosto scorso né la successiva circolare ponevano un limite al numero dei tirocini. Ora invece l'università di Bologna ha deciso di adeguarsi alle indicazioni del ministero, quantomeno rispetto a questo aspetto del numero degli stage attivabili a favore dei singoli studenti e neolaureati. Cosa è successo? «Abbiamo svolto una lunga istruttoria rispetto all'esigenza, manifestata dalle aziende e dagli stessi tirocinanti, di poter svolgere più di un progetto formativo», fino ad arrivare a quella che viene definita «una risposta di mediazione che ci sembra rigorosa e doverosa nei confronti degli utenti: noi applichiamo la circolare di settembre, ma in modo restrittivo».Nel frattempo, in attesa che le commissioni Didattica e Diritto allo studio arrivassero ad assumere una posizione che aspetta ancora la formalizzazione da parte del Senato accademico, la vita è continuata: gli studenti hanno continuato a studiare e a laurearsi, chiedendo di poter svolgere tirocini, indipendentemente da se ne avessero già qualcuno nel cv. Allo stesso tempo, le aziende non hanno smesso di cercare giovani per avviare esperienze formative. Di qui le pressioni sulle facoltà, in particolar modo quella di Ingegneria. Al punto che quest'ultima, per chiarire una volta per tutte la questione, ha presentato un interpello al ministero. «Non hanno risposto», spiega però Gunella, «perché non sono ammessi interpelli da parte della pubblica amministrazione». Ma l'interpello è la modalità con cui proprio le pubbliche amministrazioni possono chiedere chiarimenti in merito alle norme. Ci dev'essere qualcosa che non va: «Ci è stato risposto che non siamo ammessi perché mancano i requisiti previsti dall'articolo 9 della legge 124/2004», in base al quale possono ricorrere a questa procedura solo «le associazioni di categoria, gli ordini professionali e gli enti pubblici». In realtà, spiega alla Repubblica degli Stagisti Danilo Papa della direzione generale per l'attività ispettiva del ministero del Lavoro, «la facoltà di Ingegneria non è abilitata a trasmettere interpelli in quanto non rappresenta un ente giuridico nazionale autonomo». E infatti gli interpelli a cui il ministero in passato aveva risposto erano stati «trasmessi e sottoscritti dal rettore e non da singole facoltà».Ma allora, stando così le cose, perchè l'ateneo ha permesso che Ingegneria si muovesse in autonomia? «Noi eravamo in fase istruttoria. Pressata dalle richieste degli utenti, la facoltà ha presentato l'interpello. Ci siamo, per dire così, divisi i compiti», risponde la responsabile dei servizi di orientamento. Peccato che questa divisione impropria abbia reso impossibile ottenere una risposta dal ministero. Una risposta, vale la pena di ricordarlo, ai contenuti della quale si sarebbero poi attenute tutte le università d'Italia, come avviene di prassi in caso di interpello. E tutto questo a causa di una disattenzione nel far inoltrare l'interpello con la richiesta di chiarimenti dal soggetto giusto - un errore che non ci si aspetterebbe dalla struttura amministrativa di una delle più importanti università italiane.A questo punto non è chiaro se l'Alma Mater voglia proporre l'interpello, questa volta secondo modalità corrette: «lo valuteremo insieme ai prorettori», afferma Gunella. Nel frattempo, però, l'istruttoria interna avviata qualche mese fa è giunta ad una conclusione, elaborata anche «consultando anche la regione Emilia-Romagna», che da tempo ha promesso una legge in materia senza però averla ancora formulata. «Siamo giunti alla conclusione che, in attesa di vedere come si esprimerà la normativa regionale, consentiremo allo stesso tirocinante di effettuare più di uno stage». L'unica limitazione, che dovrebbe arginare il fenomeno dello sfruttamento dei tirocinanti, riguarda il fatto che le ulteriori esperienze dovranno svolgersi «in una struttura diversa e in forza di un progetto formativo differente».Una decisione che, secondo Gunella, «tiene la barra della ratio della legge». E per contrastare lo sfruttamento dei ragazzi, aggiunge, «ci stiamo attivando per introdurre elementi che facilitino un controllo», con dei report da compilare alla conclusione dell'esperienza e che «dettaglino le competenze di base e quelle trasversali acquisite dai ragazzi durante lo stage». Niente da fare, invece, per quanto riguarda l'introduzione di un rimborso minimo. «Riteniamo corretto che sia previsto». Perché, allora, non richiederlo obbligatoriamente? «È un'imposizione sulla quale non ci siamo sentiti di prendere una decisione in attesa che si muova la regione». Altre, come la Toscana o l'Abruzzo l'hanno fatto e «se attiviamo progetti in questi territori ci adeguiamo alle rispettive normative». L'Emilia Romagna ancora non ha legiferato. Con la decisione dell'università di Bologna, gli studenti dell'Alma Mater potranno dunque svolgere più di un tirocinio; ma non è detto che otterranno un rimborso spese. Tutto questo in attesa di una legge regionale che, se e quando arriverà, potrebbe cambiare nuovamente le 'regole del gioco'. Riccardo SaporitiPer saperne di più, leggi anche:- Giungla dei tirocini, non tutte le università si attengono alle indicazioni del ministero: «Le Faq non hanno nessuna validità giuridica»- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli Stagisti- Anche gli stage finiscono nella manovra del governo: da oggi solo per neodiplomati e neolaureati, e per un massimo di sei mesi- Normativa sui tirocini, clamoroso retrofront del ministero del Lavoro: in una circolare tutti i dettagli che riducono il raggio d'azione dei nuovi paletti- Ancora lontana in Emilia la legge regionale sugli stage, la Cgil: «Entro febbraio? Ma se non esiste nemmeno una prima bozza!»E anche:- Università di Torino, la «telenovela» sulle nuove linee guida super restrittive per la gestione dei tirocini - Stage all'università di Torino, la rappresentante del Rettore: «Vogliamo solo proteggere i giovani. Se la nostra interpretazione è sbagliata, il ministero lo dica»- «I tirocini di inserimento non esistono, una circolare non è fonte di diritto»: così la Regione Emilia-Romagna blocca gli stage per laureati e diplomati da più di 12 mesi

Yo!Fest, conto alla rovescia per la grande festa degli stagisti europei

Lo aveva annunciato alla Repubblica degli Stagisti in anteprima,  due mesi fa, e adesso ci siamo. Tutto è pronto: lo European Youth Forum si appresta a festeggiare insieme ai suoi alleati i successi di una battaglia lunga due anni per dare voce e dignità a stagisti e apprendisti di tutta Europa attraverso  la European quality charter [a fianco, una foto del board direttivo al completo]. Testimonianze, dibattiti, interventi di spicco, ma anche musica ed arte animeranno la terza edizione dello Yo!Fest, in avvio nel primo pomeriggio di dopodomani 16 maggio sulla bella esplanade del Parlamento europeo a Bruxelles. E la Repubblica degli Stagisti non poteva mancare.Il tempismo è perfetto. Nemmeno un mese fa la Commissione europea ha presentato a Strasburgo l'attesissimo employment package, una serie di misure a medio termine che puntano a risollevare l'ormai insostenibile tasso di disoccupazione europeo, attualmente al 10%. «Siamo al cinquantesimo mese della crisi, ma la disoccupazione invece di diminuire è aumentata: la ripresa iniziata nel 2010 non si è rivelata incisiva e duratura» ha sottolineato László Andor, 46enne commissario europeo per l'occupazione ed esperto economista [nella foto sotto]. Per i giovani poi, si sa, il lavoro ha essenzialmente due declinazioni: precariato o stage - ovvero sottoprecariato. E qui entra in gioco l'attivismo dimostrato in questi anni dallo Youth Forum e da tutte quelle realtà che hanno contribuito a sviluppare e promuovere i principi della Carta. Repubblica degli Stagisti compresa, che non a caso è citata nel foglio di lavoro della Commissione intitolato Quality Framework for Traineeships come esempio di iniziativa «nata in uno stato membro per aumentare la trasparenza dei tirocini» e che da subito si è dotata di una sua Carta dei diritti dello stagista. Proprio alla luce delle (poche) iniziative nazionali, che a livello comunitario hanno unito le forze sotto il coordinamento del Forum, la Commissione «ha riconosciuto la necessità di far fronte ai problemi relativi ai tirocini e si è impegnata a stabilire dei criteri di qualità a livello transnazionale, facendo leva anche sulle parti sociali e sulla responsabilità sociale d'impresa». I difetti da correggere, si legge ancora nel worksheet, sono chiari: rimborsi insufficienti o del tutto assenti (solo 11 Stati membri su 27 li prevedono per legge); progetti formativi di scarsa qualità; utilizzo degli stagisti come dipendenti o per lavori di basso profilo. E nel corso di questo mese verrà anche approntato un maxi rapporto che, Paese per Paese, analizza in dettaglio le varie politiche nazionali sullo stage.Insomma, l'istituzione presieduta da José Manuel Barroso ha ufficialmente recepito i principi di qualità espressi nella Quality Charter. Una bella vittoria, visto che solo qualche mese fa, proprio a ridosso presentazione ufficiale del documento all'Oecd di Parigi - con la Repubblica degli Stagisti unica rappresentante dell'Italia - era arrivata la doccia fredda: la Commissione revocava la sua disponibilità a intervenire in materia di stage. Tornando poi sui suoi passi con l'accoglimento della Carta nell'employment package. Una vittoria con una storia lunga, che comincia già nel 2008 quando, raccontava alla testata il vicepresidente Luca Scarpiello in occasione della conferenza internazionale, a livello europeo «non c'erano dati, sensibilizzazione al problema o volontà politica di occuparsene»  [in Italia invece la Repubblica degli Stagisti esisteva già da un anno sotto forma di blog, ndr]. Una situazione a cui in parte ha posto rimedio il sondaggio Internship experience in Europe, qualcosa di simile al precedente Identikit degli stagisti italiani targato RdS. Due anni di lavoro per arrivare a una bozza condivisa e poi la Charter è stata aperta a tutta la società civile - come pure del mondo dell'impresa, che però si è dimostrato restio a recepirla - per la sottoscrizione.Vinto l'appoggio della Commissione, il prossimo obiettivo del Forum è proprio il Parlamento europeo, dove non a caso si svolge l'evento di mercoledì prossimo. Il dialogo è già ben avviato, e c'è già anche un alleato certo. Un'alleata anzi: la giovane europarlamentare danese Emilie Turunen (che giusto ieri ha spento 28 candeline), pasionaria dei diritti degli stagisti e relatrice del festival, alle 16:25,  per parlare di iniziativa politica giovanile. Intervento che per altro precede quello del neo presidente del Parlamento Martin Schulz - il socialista infelicemente apostrofato dall'ex premier Berlusconi con il termine di «kapò», per intendersi - dal quale si attendono con ansia delle reazioni alla Charter. E ovviamente, accanto a politici di primissimo livello, non mancheranno le testimonianze dal vivo di stagisti ed ex provenienti da tutta Europa - quanti partecipanti si staranno muovendo dall'Italia? - come non mancherà, si diceva, la Repubblica degli Stagisti. Appuntamento alle 15:30 sull'esplanade con la direttrice Eleonora Voltolina che presenta il suo secondo libro Se potessi avere mille euro al mese. Che la festa abbia inizio.Annalisa Di PaloPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Senza soldi non ci sono indipendenza, libertà, dignità per i giovani: guai a confondere il lavoro col volontariato- Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti- Stagisti a zero euro, no grazie: ecco perchè vietare il rimborso spese per legge sarebbe ingiusto e controproducente

Brain Calling Fair, chi ha un'idea incontra chi ha voglia di scommetterci: scoccheranno scintille?

Brain Calling Fair, «Creiamo opportunità: una piattaforma d’incontro tra giovani talenti e multinazionali», così Gianluca Di Tommaso, responsabile media relations & public affairs dell’American Chamber of Commerce in Italia presenta la Brain Calling Fair, ormai giunta alla sua terza edizione.Il 18 maggio a Milano al Palazzo delle Stelline e il 24 a Roma al Tempio di Adriano i giovani avranno l’opportunità di presentare a sette grandi imprese (Unicredit, 3M, BCG, Eurotech, General Electric, Banca Mediolanum e Sisal) i loro progetti. «L’evento concretizza l’incontro tra imprese e talenti, dove i giovani hanno l’opportunità di interagire e sottoporre ad importanti multinazionali le loro idee o i loro progetti di business. Le aziende garantiscono la presenza di uno dei loro top manager per valutare le idee che riceveranno e avranno la possibilità di accettare qualsiasi tipo di progetto - open project - o mirati in specifiche aree di interesse». La partecipazione è gratuita e aperta a persone sotto i 45 anni di età.Ma come si partecipa a Brain Calling Fair? Chiunque abbia un progetto, di qualunque natura, può presentarlo a una delle aziende partecipanti con due modalità: si può caricare sul sito o direttamente in occasione della fiera. La scorsa edizione ha registrato 57mila visite virtuali, 1.155 idee ricevute attraverso l’upload sul sito, 1.800 utenti registrati, circa 1.200 i visitatori e 250 idee presentate direttamente in fiera. Ma i risultati? «Per molti ragazzi si tratta di un'opportunità» assicurano gli organizzatori: «durante la prima edizione, nel 2010, una studentessa della Bocconi aveva presentato a Ups la sua idea di riciclo del packaging che è stata accolta e realizzata dall’azienda». Alla Repubblica degli Stagisti sarebbe piaciuto sapere come questa impresa abbia deciso di valorizzare l'idea della ragazza: se assumendola, o comprando i diritti del suo progetto, o magari sponsorizzando la fine dei suoi studi: ma purtroppo gli organizzatori non sono riusciti a fornire ulteriori dettagli. Un altro esempio: «L’anno scorso un ragazzo ha presentato in fiera un progetto a Boston Consulting. Il progetto non è stato accolto ma il ragazzo ha subito sostenuto un colloquio e poche settimane dopo è stato assunto».E poi ci sono Alice Cassola, Carlotta Vuola e Irene Panfili che, grazie alla partecipazione a Brain Calling Fair, vedono molto più vicina la realizzazione del loro sogno: «Abbiamo presentato l’idea di una libreria caffetteria, uno spazio polifunzionale che bilanciasse la presenza delle due attività: non una libreria con angolo caffè, né un bar con angolo libri». Le tre amiche, due ventottenni milanesi e una trentenne di Perugia, hanno proposto il progetto - nemmeno particolarmente originale, a dir la verità, ma evidentemente convincente dal punto di vista della rentabilità - a Unicredit: «Una vera opportunità perché non ci hanno richiesto un vero business plan: abbiamo semplicemente presentato la nostra idea con una decina di slide power point». Le tre ragazze hanno in comune la passione per la lettura ma provengono da ambiti accademici e professionali diversi: Alice è laureata in economia e lavora nel marketing di un’azienda che produce shopping bag; Irene, laureata in lettere, organizza eventi nelle librerie; Carlotta, laureata in mediazione linguistica, è executive secretary in un’azienda del settore no profit. Dopo aver caricato il progetto sul sito le ragazze sono state contattate e invitate a un colloquio con la responsabile relazione esterne di Unicredit. Durante la Brain Fair, dopo la presentazione, Unicredit ha dichiarato interessante il progetto: «Ora è un anno che lavoriamo a stretto contatto con il gruppo bancario per realizzare un vero business plan, che dovremmo ultimare entro sei mesi. I tempi si sono dilatati perché tutte lavoriamo e Irene abita fuori Milano. Alla fine Unicredit deciderà se finanziarci. Lo speriamo tanto e siamo disposte a rinunciare alle nostre attuali occupazioni per concretizzare il nostro progetto. Senza Brain Calling non avremmo mai avuto l’opportunità di realizzare un business plan supportate da professionisti».Con l’obiettivo di fornire ai giovani partecipanti anche un momento formativo, durante la tappa di Milano del 18 maggio sono previsti due workshop: il primo, "Understanding Innovation" ha l'obiettivo di fornire ai giovani uditori delle conoscenze per creare un business plan e per comunicare la propria idea nel miglior modo possibile. Tra i relatori Francesco Inguscio, fondatore di Nuvolab, un business accelerator per start-up la cui  filosofia di base è quella di un collaborative rainmaking, un incubatore virtuale che funziona con una rete di partner che crea creare valore per le startup; Gianbattista Piacenti, head of innovation per UniCredit; Carlo Pratesi, che insegna Corporate Communication all'università di Roma Tre; Vita Sgardello, head of operations and hosting per The Hub Milano, una rete internazionale di spazi fisici dove imprenditori, creativi e professionisti possono accedere a risorse, lasciarsi ispirare dal lavoro di altri, avere idee innovative, sviluppare relazioni utili e individuare opportunità di mercato. Il moderatore sarà Emil Abirascid, direttore della rivista Innov'Azione e fondatore di StartupBusiness, una piattaforma web per tutti gli attori del mondo startup che favorisca le relazioni, eliminando barriere fisiche, geografiche e strutturali all’instaurarsi di un rapporto diretto tra loro.Il secondo workshop è intitolato "Business Pitching" e ha l’obiettivo di mostrare ai giovani che esistono interlocutori alternativi alle aziende per valutare i progetti con finalità e obiettivi diversi. Altro scopo del workshop è quello di informare i giovani partecipanti in merito al network delle startup e ciò che attorno ad esse gravita. Tra i relatori Luigi Capello, fondatore di EnLabs, un incubatore e acceleratore di impresa che offre anche spazi di coworking; Peter Kruger, fondatore di eZecute, hub romano rivolto a startup, vc investors, professionisti, sviluppatori per fare network; Massimiliano Magrini, fondatore di Annapurna Ventures, venture capital che supporta l'innovazione nel mondo dell'industria dei digital media e inoltre colui che ha portato in Italia aziende come Google, Spry Network e Altavista, nonché ex AD di Google Italia; Francesco Marini-Clarelli , presidente di Italian Angels for Growth, un'associazione con lo scopo di finanziare progetti industriali in fase early stage con un alto contenuto di innovazione e potenziale di successo; Francesco Sacco, managing director di EnTer, centro di ricerca della Bocconi dedicato alla imprenditorialità e agli imprenditori; e Cristiano Seganfreddo, direttore generale del Progetto Marzotto. A moderare stavolta Massimo Sideri del Corriere della Sera, esperto di finanza e attualmente uno dei pochi giornalisti italiani a scrivere assiduamente di start-up, mondo digitale e social network.«In Italia diciamo sempre di voler puntare sulle generazione del futuro, ma poi non facciamo nulla di concreto per creare loro delle opportunità e chi ha una buona idea in testa non riesce a realizzarla per colpa dei troppi filtri che impediscono il contatto con le imprese. Il Brain Calling Fair non è un’illusione, bensì un’occasione per tutti quei giovani che vogliono mettere alla prova il proprio talento», - ha dichiarato nel comunicato ufficiale di presentazione dell'evento Simone Crolla, consigliere delegato di American Chamber Italy. La speranza è che sia davvero così.Giulia CimpanelliPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Italia, abbandonarla o resistere? Al Festival del Giornalismo di Perugia «Italy: love it or leave it»- Fair trade come opportunità di lavoro, ai giovani piace «fare la cosa giusta» - Ricerca e start-up, centinaia di opportunità di lavoro per giovani imprenditori e ricercatori

Praticanti, il decreto liberalizzazioni ha introdotto l'obbligo del compenso e l'Inps si adegua: stasera su SkyTg24

A volte capitano le storie a lieto fine. E bisogna raccontarle, come e più delle altre: perché dimostrano che anche in Italia le storture si possono raddrizzare. Questa, di storia, inizia nell'autunno del 2010 con una agguerrita neolaureata in Giurisprudenza, Francesca Esposito, che affida alla Repubblica degli Stagisti la sua denuncia: vergogna, faccio il praticantato forense all'Inps ma non percepisco un euro di rimborso, e nella mia stessa situazione ci sono decine di altri praticanti. Doppia vergogna in effetti, perchè il compenso a favore dei praticanti avvocati è esplicitamente previsto all'interno del Codice deontologico forense: quindi qui è addirittura un ente pubblico a ignorare un principio deontologico.La seconda puntata della storia va in scena in Parlamento, dove il deputato di Futuro e libertà Enzo Raisi, letta la notizia e l'intervista a Francesca sulla Repubblica degli Stagisti, pone un'interrogazione a risposta diretta all'allora ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Il quale risponde balbettando che l'Inps ha bisogno dei praticanti perché ha tante cause da smaltire, ma che non ha fondi e quindi non può permettersi di pagarli. Raisi nella sua controreplica si dichiara ovviamente insoddisfatto della risposta del ministro, e chiede al governo di agire affinché l'Inps e tutti gli altri enti pubblici si attengano al codice deontologico e non sfruttino i praticanti.Terza puntata, il libro Se potessi avere mille euro al mese. Pur non essendo mai elegante autocitarsi, qui è inevitabile perchè proprio il libro rilancia la questione, raccontando la storia dell'Inps e mettendola in relazione con il decreto liberalizzazioni – in approvazione al momento della pubblicazione del libro – che prevederebbe l'introduzione di un compenso obbligatorio a favore dei praticanti.Quarta puntata, il decreto liberalizzazioni Monti-Passera. Che viene convertito in legge a marzo 2012 e all'articolo 9 («Disposizioni sulle professioni regolamentate») comma 4 prevede che al tirocinante debba essere «riconosciuto un rimborso spese forfettariamente concordato dopo i primi sei mesi di tirocinio».Quinta puntata, SkyTg24 che decide di fare «Casta Italia», una serie di trasmissioni di approfondimento focalizzate sulle professioni ad alto tasso di privilegio. Il giornalista, Andrea Bignami [nella foto accanto], si ricorda di Se potessi avere mille euro al mese e del capitolo sull'Inps. E decide di andare a fare una domanda: cambierete la vostra policy sui praticantati, ora che una legge impone di erogare un compenso? Insomma, comincerete finalmente a pagarli?All'intervista si presta Ciro Toma, che dell'Inps è il direttore Risorse umane. E la sua risposta è sorprendente – e sorprendentemente positiva: sì, l'Inps comincerà a pagare. Erogherà d'ora in poi ai suoi praticanti un rimborso – anche se la cifra esatta è ancora da quantificare, tra i 300 e i 450 euro al mese. La circolare è già pronta. Per il passato Toma si giustifica dicendo che il codice deontologico era «un fondamento normativo debole», solo  «un codice di comportamento dei professionisti». Mentre il decreto liberalizzazioni è un «supporto normativo molto più forte, che ci ha consentito di giustificare il titolo della spesa». Insomma il decreto ha dato la spinta finale. Modestamente, quella iniziale l'aveva data la Repubblica degli Stagisti. Stasera su SkyTg24 alle 23 andrà in onda la puntata in questione (canali 100 e 500 della piattaforma Sky), con l'intervista integrale a Toma.Bravi allora tutti coloro che nell'ultimo anno e mezzo hanno contribuito a dare visibilità e spessore al problema: innanzitutto Francesca Esposito che ha avuto il coraggio di protestare invece che restare in silenzio, e poi bravo Enzo Raisi che ha portato la questione in Parlamento, bravi tutti i giornalisti (come Rachel Donadio sul New York Times e Roberta Carlini sull'Espresso) che hanno dedicato articoli e interviste alla questione nel corso del 2011. E bravo Andrea Bignami di Sky che ha pungolato l'Inps per una posizione ufficiale, davanti alle telecamere, rispetto al contenuto della nuova legge. Se i futuri praticanti Inps percepiranno un compenso, anziché fare la pratica gratuitamente come i loro predecessori, sarà anche grazie al lavoro e all'impegno di tutte queste persone.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- L'Inps viola il codice deontologico forense, non paga i suoi 75 praticanti avvocati e ne cerca altri 400. Ed è in buona compagnia- La testimonianza di Francesca Esposito: «Ho interrotto il mio praticantato presso l'Inps perchè non mi davano un euro»- Praticanti Inps non pagati, il caso sollevato dalla Repubblica degli Stagisti diventa un'interrogazione parlamentare- Sulla gravità della violazione del codice deontologico forense da parte degli enti pubbliciE anche:- Urgono nuove regole per proteggere tirocinanti e praticanti: tante idee della Repubblica degli Stagisti nel disegno di legge di Cesare Damiano

Né depressi né viziati: i trentenni italiani raccontati da Workers

Pronti a tutto pur di lavorare. Anche ad adattarsi a quelle occupazioni che "gli italiani non vogliono fare più". Il badante ad esempio, o il prelevatore di sperma di toro in un allevamento per la selezione genetica, o la truccatrice di cadaveri in un'agenzia di pompe funebri. Sono le surreali esperienze lavorative in cui si cimentano Alessandro Tiberi, Dario Bandiera e Nicole Grimaudo rispettivamente nei panni di Giacomo, Italo e Alice: i tre protagonisti di Workers, un film di Lorenzo Vignolo che esce oggi nelle sale e che racconta uno spaccato realistico del mondo del lavoro contemporaneo. In cui si muove una generazione di trentenni che sembra aver  ormai abbandonato l'idea di realizzarsi attraverso "il" lavoro della vita - quello per cui si è studiato, fatto stage e magari accettato per anni sporadiche collaborazioni in cambio di pochi euro - accontentandosi invece di un'occupazione che consenta semplicemente di pagarsi un affitto, una macchina e un'indipendenza economica. «Nel film non c'è una sola tesi. C'è chi si prende la libertà di mandare a quel paese il datore di lavoro e chi invece finisce per appassionarsi ad un mestiere che certo non avrebbe scelto» ha raccontato il regista all'anteprima romana del film alla Casa del cinema. «Ho inserito anche squarci di realtà: alcune delle comparse sono persone reali, incontrate per strada, lavoratori veri che hanno recitato se stessi». Nonostante la vena di comicità che accompagna tutta la narrazione, l'effetto finale è in effetti di forte realismo."Workers" è infatti un'agenzia torinese di lavoro interinale, uno dei tanti porti in cui approda chi cerca invano di inserirsi nel proprio settore professionale. E quando si diventa "somministrati", cioè lavoratori in affitto, una delle regole fondamentali è abbandonare sogni e aspirazioni e adeguarsi a quel che offre il mercato. I proprietari di Workers (Michelangelo Pulci e Alessandro Bianchi), diventano così testimoni di una serie di vicende surreali che rivivono attraverso i loro racconti dando così corpo ai tre episodi del film. Nel primo, intitolato «Badante», Alessandro Tiberi sale di grado: dopo aver interpretato lo stagista della fortunata serie Boris, è infatti inviato in missione ad occuparsi come badante di un invalido dal carattere a dir poco difficile, stupendamente interpretato da Francesco Pannofino - anche lui attore in Boris, interpretava regista della telenovela «Gli occhi del cuore» René - che qui si confronta con il difficile tema della disabilità. L'episodio «Cuore di toro» vorrebbe essere invece una commedia romantica. Tra i due protagonisti si accende in effetti una storia coinvolgente, ma basata su una bugia: lui si spaccia per medico chirurgo, quando in realtà il suo lavoro è prelevare campioni genetici in un allevamento di tori. Non proprio l'occupazione adatta ad un "principe azzurro" - ma insomma, il momento storico richiede uno sforzo di adattamento. Infine c'è Alice, truccatrice professionista  nell'ultimo episodio («Il trucco») e anche l'unica, tra i protagonisti del film, a cui il regista conceda un passato professionale, lasciando per un attimo intravedere la passione e la fatica con cui il personaggio cerca inutilmente di costruirsi una posizione prima di approdare all'agenzia interinale. Dove non trova altro che un posto in un'impresa di pompe funebri. Dopo alcune resistenze iniziali, Alice cede alle pressioni del proprietario e inizia una carriera da truccatrice di cadaveri. Come se non bastasse, il capo preme perché la nuova assunta (con la promessa di una tredicesima e poi di una quattordicesima in busta paga) assecondi le improbabili richieste di un importante cliente dell'agenzia, figlio di noto un boss mafioso (Nino Frassica). «Interpretiamo una generazione che, lavorativamente parlando, non ha più niente da perdere. Ma non per questo ha rinunciato al sorriso» commenta Briguglia, classe 1974, che di quella generazione fa dunque parte. «Dal film emerge uno spaccato di grande ottimismo» conferma la Grimaudo, invitando a riflettere sulla «vena di ironia che accompagna l'atteggiamento di tanti giovani costretti magari a fare contemporaneamente tre lavori».  E forse è davvero così: al di là delle immagini stereotipate che a seconda dei casi li spacciano per viziati o per depressi, i giovani italiani si stanno probabilmente abituando all'idea che un lavoro valga l'altro e che affidare i propri sogni al cassetto non sia un fallimento personale, ma solo una necessità dettata dalla situazione generale. Resta però da capire se questo sia un bene o piuttosto un male per il futuro del Paese.Ilaria CostantiniPer saperne di più su questo argomento:- Italia, abbandonarla o resistere? Al Festival del giornalismo di Perugia «Italy: love it or leave it»- Interinali, 226mila sono under 30: «Buona flessibilità e diritti» garantisce Assolavoro- Come far contare di più i giovani in politica?

A Roma il lavoro si cerca a Porta Futuro, ufficio pubblico a misura di giovani

Oggi a Roma c'è il Jobmeeting, fiera del lavoro in cui una trentina di aziende entrano in contatto con giovani in cerca di lavoro. Nel corso dell'evento, alle 14 è in programma un seminario tenuto da Eleonora Voltolina: «Dopo i libri, il lavoro. Ma come trovarlo?», sottotitolo: «Dalla Repubblica degli Stagisti a Porta Futuro, tutti gli alleati virtuali e reali», con la partecipazione dei dirigenti della struttura Silvio Petrassi e Alessio Pontillo. L'appuntamento è all'Eur, presso il Salone delle Fontane in via Ciro il Grande 10/12.       Testaccio è uno dei quartieri più amati dai giovani romani. Pieno di ristoranti, locali, discoteche, centri sociali, di notte è un crocevia della movida della Capitale. Vederlo di giorno fa un altro effetto: strade pacate, più ordinate. Ma anche di giorno Testaccio è un luogo strategico per i giovani: specialmente da quando la Provincia ha deciso di aprire proprio in via Galvani uno spazio innovativo dedicato a chi cerca lavoro.L'ha chiamato «Porta Futuro», e l'intero impianto è ispirato al progetto «Puerta 22» di Barcellona. Un luogo grande, amichevole, che possa offrire i servizi di un ufficio pubblico senza averne le sembianze - e senza quindi far scattare diffidenza e sfiducia, perfino dotato di un profilo Facebook con quasi 4mila fan. La Provincia guidata da Nicola Zingaretti ci ha investito 800mila euro, con la previsione di ammortizzarne una parte nel corso degli anni di attività. Con un occhio alle economie di scala e alla razionalizzazione delle spese: nella struttura sono stati concentrati servizi e uffici per i quali la provincia già pagava canoni di affitto -  come per esempio Capitale Lavoro, società in house della Provincia che prima aveva sede ai Parioli.Chiunque si presenti per la prima volta a Porta Futuro viene accolto a una reception, dove i consulenti fanno un primo screening che si può riassumere nella semplice domanda: «Perchè questa persona è qui? Di cosa ha bisogno?». Tecnicamente si chiama «analisi del fabbisogno», ed è il primo passo per capire verso quali servizi indirizzare il nuovo arrivato. Sempre alla reception viene compilato un modulo per ottenere immediatamente lo username e la password personali (e da quel momento validi per tutte le visite successive) per accedere al software.La caratteristica di Porta Futuro infatti è un sistema informatico che permette di registrarsi, caricare il proprio cv e visualizzare un gran numero di opportunità sul territorio: offerte di lavoro e di stage, corsi di formazione, bandi di concorso. Attraverso i 25 computer connessi a internet (la navigazione è libera) già oltre 7mila persone - la maggior parte delle quali con un titolo di studio medio alto, il che conferma la capacità di intercettare un target diverso rispetto ai classici centri per l’impiego - hanno caricato il proprio cv. Dopo questa operazione, sulla base delle informazioni che ciascun utente ha inserito il sistema indica le aree professionali coerenti (questa fase viene definita «portafoglio competenze») e poi mette direttamente in evidenza le offerte di lavoro compatibili.Inoltre Porta Futuro è anche un centro per l'impiego, che rende quindi possibile l'iscrizione alle liste di inoccupazione e di disoccupazione e l'attivazione di stage e contratti di lavoro. La rosa degli altri servizi offerti da Porta Futuro prevede bilanci di competenze, sessioni di orientamento individuale («Su appuntamento, e abbiamo una lunga lista d'attesa» spiega alla Repubblica degli Stagisti il responsabile Alessio Pontillo: «Ma stiamo potenziando il servizio»), e di gruppo chiamate «Jobclub», con la proporzione di un orientatore ogni dieci persone. Due risorse si occupano specificamente di autoimprenditorialità, offrendo a chi aspira a mettersi in proprio una prima valutazione dei progetti di start-up e consulenza per la stesura del business plan. Una stanza è attrezzata per la registrazione dei videocurriculum: chi ne vuole fare uno si iscrive e una volta al mese viene chiamato a registrarlo direttamente attraverso la strumentazione di Porta Futuro. Altri eventi frequenti nello spazio sono seminari, presentazioni aziendali, dibattiti su libri (c'è un'aula convegni da 100 posti dove nei mesi scorsi è venuto a parlare anche il famoso sociologo Bauman). Una delle particolarità di Porta Futuro è anche l'orario di apertura, fino alle sette di sera dal lunedì al giovedì e fino alle otto di sera il venerdì e il sabato - anche se in realtà il centro per l'impiego interno fa orari "standard" e alle 17:30 chiude i battenti. «Un segnale di comunicazione per sganciare questo spazio dall'idea di ufficio pubblico, anche se poi le persone a dir la verità non vengono più di tanto in orario serale» dice Pontillo: «I momenti di maggiore affollamento sono il giovedì e venerdì nella prima parte della mattinata». Dentro Porta Futuro lavorano una quindicina di persone, quasi tutti orientatori: alcuni sono dipendenti pubblici, altri di capitale lavoro Spa.Importante l'obiettivo di porsi come interlocutore privilegiato sul territorio per l'incontro domanda-offerta: «Abbiamo coinvolto finora già un centinaio di aziende nelle nostre attività. Organizziamo testimonial day per presentare le singole realtà e anche career day: quello dello scorso 20 novembre ha coinvolto 11 aziende, un migliaio di cittadini, e complessivamente 101 posizioni aperte» racconta Pontillo. Per differenziarsi dai molti eventi simili sul territorio, Porta Futuro ha cercato di portare a contatto con i ragazzi direttamente i capi dei reparti Risorse umane: «Abbiamo chiesto che venisse proprio l'hr manager, il decision maker, ovviamente con colleghi e assistente». Con un occhio particolare al fenomeno degli skill shortages, cioè i posti di lavoro che restano permanentemente scoperti per mancanza di manodopera qualificata: «Con Confartigianato abbiamo organizzato la Città dei mestieri: loro dichiarano un 22% di posizioni vacanti, e si tratta anche di mestieri ben pagati! Bisogna far conoscere queste opportunità, e ridare a questi posti di lavoro la dignità che meritano».Per saperne di più su questo argomento:- Stage attivati dai centri per l'impiego: ecco la radiografia annuale dell'Isfol

Legge Controesodo, allarme rientrato: finalmente arriva la circolare

Guglielmo Vaccaro potrà restare in Parlamento. Il parlamentare PD [sotto, in foto], «anima» insieme ad Alessia Mosca della legge cosiddetta «Controesodo» che prevede importanti sgravi fiscali per i giovani residenti all'estero che rientrano in Italia, qualche giorno fa ha lanciato l'allarme attraverso una lettera aperta al Corriere della Sera. Denunciando che la legge trovava grandi difficoltà di applicazione per una serie di intoppi burocratici - primo tra tutti il ritardo dell'Agenzia delle entrate nell'emettere una circolare - e arrivando a minacciare le dimissioni. L'Agenzia, dopo aver rispedito le critiche al mittente attraverso una contro-lettera aperta, lo scorso venerdì ha finalmente emesso la famosa circolare. Dimissioni sventate dunque per il deputato, ma sopratutto finalmente un po' di olio negli ingranaggi di funzionamento del provvedimento Controesodo - che dovrebbe riuscire a lubrificare le pratiche giacenti e sopratutto a convincere i giovani expat che la legge non è una bufala e che se tornano potranno davvero godere dei suoi benefici.«Caro direttore» aveva scritto Vaccaro sabato 27 aprile «con la collega Alessia Mosca abbiamo partecipato alla presentazione della ricerca che l'associazione Italents e l'amministrazione Pisapia hanno realizzato coinvolgendo gli Italians interessati a rientrare nel nostro Paese e a Milano in particolare. Sono emersi risultati davvero interessanti che ci raccontano di migliaia di ragazzi partiti con un desiderio mai sopito di rientrare in Italia (solo il 13% esclude questa possibilità) e, soprattutto, animati da una grande voglia di sostenere il lavoro di chi fa politica per riformare il Paese». Ma l'evento aveva dato spazio anche a qualche lamentela da parte dei giovani rientrati, già presente peraltro in maniera massiccia sul web: «Registriamo oggi tantissimi commenti critici sui blog di Italians e di Controesodo, che lamentano l'impossibilità di accedere agli incentivi a causa di ostacoli di ordine burocratico causati dalla mancata adozione di una circolare attuativa da parte dell'Agenzia delle Entrate. Sono almeno 50mila i giovani laureati italiani andati all'estero potenzialmente interessati alla legge per i quali questo ritardo sta determinando una pressoché totale mancanza di fiducia nel nostro Paese. Chi è stato all’estero, lasciando anche con qualche diffidenza l'Italia, non considererà mai la possibilità di rientrare se l'Agenzia delle Entrate non agirà celermente per quanto di sua competenza». E il passo dalla diffidenza alla disillusione, con conseguente contro-scelta di andarsene di nuovo o di non tornare più, è breve: «La delusione sta, purtroppo, inducendo molti Italians già rientrati a considerare la possibilità di ripartire» scriveva ancora Vaccaro: «Coloro che sono tornati brancolano nel buio e chi aveva pensato di rientrare si guarda bene dal farlo». Da qui la netta presa di posizione del parlamentare: «Avendo ora esaurito le possibilità di intervento connesse al mio ruolo non mi resta che affermare con chiarezza che se un’agenzia del governo di fronte a una legge non adempie, allora è inutile legiferare e conservare la mia carica di parlamentare», con una sorta di ultimatum: «Metto in gioco il mio mandato, augurandomi che questo gesto serva per sbloccare la situazione e far sì che l'Agenzia delle Entrate, al più presto e comunque entro un mese al massimo, si metta in discussione realmente, dando quando deve dare e non soltanto chiedendo quando deve avere», perché «trenta giorni ancora per una circolare che attendiamo da mesi in un Paese normale sono anche troppi». Qualche giorno dopo la difesa d'ufficio di Antonella Gorret, portavoce dell'Agenzia delle entrate, appare nella pagina delle Lettere del Corriere: «Troviamo davvero ingeneroso che l'onorevole Vaccaro imputi all'Agenzia la responsabilità della mancata attuazione della norma sul "rientro dei cervelli", quando è ben consapevole della grande attenzione che abbiamo dedicato al tema, rispetto a una norma che è stata sì emanata nel 2010, ma con una formulazione che avrebbe comportato un'applicazione limitata dell'agevolazione, non rispondente ai benefici che lo stesso onorevole riteneva dovessero essere riconosciuti. È così iniziato un lungo lavoro finalizzato a una modifica normativa, giunto a conclusione solo a fine febbraio 2012, e cioè appena due mesi fa, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della legge 14/2012, di conversione del decreto "Milleproroghe"». Solo a questo punto e non prima, secondo Gorret, e dopo un «confronto con le competenti strutture del ministero dell'Economia e delle Finanze per verificare che il punto di equilibrio raggiunto non fosse in contrasto con le previsioni di gettito a suo tempo effettuate», è stato possibile emanare la circolare, peraltro «già pronta» secondo la portavoce, «indipendentemente dalle dimissioni paventate dal deputato». Insomma «tutto a tempo di record (altro che ritardo di mesi) e, peraltro, con riferimento a un'agevolazione che si applica dal 2011 e, quindi, in netto anticipo sia rispetto ai termini di versamento, sia a quelli di presentazione della dichiarazione relativi a tale annualità».E il 4 maggio la circolare è arrivata davvero (n. 14/E), chiarendo finalmente i criteri di applicazione della norma anche alla luce delle ultime integrazioni. Immediato il commento di Vaccaro, affidato al Sole 24 Ore: «Meglio tardi che mai». Con poche parole: «Il fattore tempo dovrebbe essere un fattore fondamentale anche per l'Agenzia, così sollecita con i cittadini quando si tratta di far rispettare una scadenza o un adempimento fiscale». Perché l'Agenzia delle entrate può anche affermare di aver agito con la massima celerità, citando anche qualche data per confermare la propria tesi. Ma chi conosce la storia del progetto Controesodo sa bene che la legge è stata licenziata alla fine del 2010 (è infatti la n. 238/2010) e che a giugno 2011 sono arrivati gli ultimi decreti attuativi dei ministeri competenti a renderla pienamente operativa. Pertanto è a giugno 2011 che l'Agenzia delle entrate avrebbe dovuto emettere con tempestività  una prima circolare. Affermare che per emetterla bisognasse attendere le modifiche - e dunque gli emendamenti migliorativi del Milleproroghe - è abbastanza surreale, dato che a giugno 2011 le modifiche erano di là da venire. Semmai, dato che esse sono arrivate a febbraio 2012, si sarebbe resa necessaria una seconda circolare per correggere il tiro alla luce delle nuove disposizioni. Ma di seconda circolare certo non si può parlare, in mancanza di una prima.Anzi a dirla tutta il primo intervento dell'Agenzia delle entrate in merito all'attuazione della legge Controesodo - il protocollo 97156/2011 del 29 luglio 2011, con le "disposizioni di attuazione dell’articolo 3, comma 5, della legge 30 dicembre 2010, n. 238, in ordine alla richiesta dei benefici fiscali da parte dei lavoratori dipendenti rientrati in Italia e agli adempimenti conseguenti del datore di lavoro", firmato dal direttore Attilio Befera  - era sembrato tutto tranne che collaborativo. Tanto da far scaturire immediatamente, in pieno agosto, un'interrogazione parlamentare - a firma dei soliti Mosca e Vaccaro - per riportare l'applicazione nei giusti binari. A seguito delle forti contestazioni dei potenziali beneficiari e dei due parlamentari nell'aula di Montecitorio, peraltro, il 22 dicembre il governo aveva promesso una "nota di prassi" contenente chiarimenti - che però non è mai arrivata, facendo dilatare di ulteriori tre mesi i tempi di attesa.Vaccaro è un galantuomo e tutto questo non lo sottolinea. La Repubblica degli Stagisti invece sì. Ora comunque la cosa importante è che il meccanismo di Controesodo cominci finalmente a funzionare senza intoppi: saranno gli stessi beneficiari, come sempre molto attivi sul web, a dare il "verdetto" nel giro di poche settimane.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Controesodo, istruzioni per l'uso: le FAQ utili ai giovani fuggiti all'estero che desiderano tornare in Italia approfittando della legge sugli incentivi fiscali- Al via Controesodo, lo scudo fiscale per il rientro dei talenti in Italia. La legge spiegata da uno degli ideatori