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La Regione Sicilia recluta stagisti da 16 a 66 (!) anni

Trenta milioni di euro di fondi europei destinati a tirocini extracurriculari per giovani, adulti e disabili disoccupati: è quanto la regione Sicilia ha messo in campo con un bando che prende il via tra una settimana – per la precisione lunedì 11 giugno – e prevede la realizzazione di stage di sei mesi, con un rimborso spese pari a 500 euro mensili. La decisione di prevedere un nuovo piano di tirocini nel testo del decreto del dirigente generale n. 7311 sembra giustificata in quanto prosieguo della «positiva esperienza dei tirocini extracurriculari realizzati sul territorio regionale a valere sul Programma nazionale Garanzia giovani, che ha consentito ai giovani Neet coinvolti di conoscere in modo concreto la realtà lavorativa».  Sul fatto che sia stata una “positiva esperienza” però non tutti sono d'accordo. «Il dato, fermo al 2016, è di 44mila giovani siciliani che hanno attivato un tirocinio tramite Garanzia Giovani: poco meno del 10% è stato poi convertito in un rapporto di lavoro» dice per esempio alla Repubblica degli Stagisti Andrea Gattuso, segretario generale del Nidil Palermo, già responsabile del dipartimento politiche del lavoro Cgil Sicilia. E giù l'elenco delle note dolenti: «Il ritardo nei pagamenti, a volte avvenuti con oltre sei mesi di ritardo, la qualità dei tirocini, spesso dei rapporti di lavoro subordinati mascherati da stage, e la mancanza di scelta, tanto che spesso erano i ragazzi a cercarsi le aziende a cui chiedere di attivare il tirocinio».Eppure la Regione considera Garanzia Giovani un successo e suddivide i 30 nuovi milioni di euro a disposizione destinandoli a quattro misure diverse: 10 milioni per i giovani disoccupati, inattivi e in cerca di prima occupazione, 10 milioni per gli adulti inoccupati o disoccupati, 5 milioni per giovani e adulti disoccupati e inoccupati con disabilità, per cui in questo caso sono previsti dodici mesi di tirocinio, e 5 milioni per un bonus occupazionale diretto alle aziende.Per la platea di destinatari, di età compresa tra i 16 e i 66 anni, la soluzione proposta dalla Regione è una: il tirocinio. Accorpando nella stessa macrocategoria i 35enni con gli ultra 60enni. La Repubblica degli stagisti ha cercato di contattare l'assessore regionale al lavoro, Maria Ippolito, ma i ripetuti tentativi telefonici sono andati a vuoto, così come sono rimaste senza risposta le domande, inoltrate via email, sulla ratio di costruzione di questo nuovo bando. La scelta di coinvolgere gli ultra 50enni è decisamente sbagliata secondo Gattuso, che in particolare critica l’assunto di fondo adottato dalla Regione: «Invece di pensare a offrire esperienze formative per accedere al mondo del lavoro, si preferisce dare una sorta di sussidio. Gli over 35 non hanno bisogno di fare un tirocinio, bensì di fare un’esperienza di lavoro vera e soprattutto continuativa perché hanno esigenze familiari diverse dai giovani. Non ha molto senso fare una uguale misura di tirocinio per persone più che adulte, oltre i 35 anni. Servirebbe ben altro».Qui il riferimento è a un sistema di servizi per l’impiego che funzioni veramente cosa che, invece, in Sicilia non accade. Basti pensare alla sola Palermo, capoluogo regionale con oltre 700 mila abitanti e un tasso di disoccupazione nel 2018 pari al 22%, che ha un solo centro per l’impiego. E dove poiché non è ancora possibile fare alcune procedure online, «bisogna recarsi alle 2 di notte al collocamento, prendere il turno per riuscire a entrare prima dell’orario di chiusura», spiega il segretario Nidil Palermo: «Se già arrivi alle 10 del mattino non riesci a entrare. Se questi, quindi, sono i servizi per l’impiego della regione Sicilia, puoi fare tutti i tirocini che vuoi, ma non potranno mai funzionare le politiche attive».Critico sulla struttura del bando anche Alessandro Albanese, vicepresidente vicario di Sicindustria, che più che sull'età degli stagisti preferisce concentrare l'attenzione su un'altra scelta di fondo: «Quella di stanziare 30 milioni di euro per realizzare, come indicato dall'assessorato, circa 625 contratti stabili. Facendo due conti, significa che ogni contratto ci costerebbe 48mila euro. La sproporzione tra risorse spese e risultato atteso è particolarmente evidente», spiega alla Repubblica degli Stagisti. Il numero 625 è il risultato del rapporto tra il bonus previsto per la trasformazione del tirocinio in contratto di lavoro – 5 milioni – e l'incentivo medio stimato che è pari a 8mila euro. Il tutto, sottolinea Albanese, «in una regione dove, nonostante il tasso di disoccupazione si aggiri intorno al 22 per cento con punte del 50 tra i giovani, si assiste al paradosso di imprese che non riescono a trovare le figure professionali di cui hanno bisogno, come periti meccanici, tecnici del legno, tecnici delle telecomunicazioni, ingegneri». Questo sesto bando del pacchetto lavoro non è, però, l’unico provvedimento pensato dalla Regione per cercare di risolvere i molti problemi di disoccupazione dell’isola. Il governo regionale sta applicando tutta una serie di misure in questo campo, come «i tirocini per i percorsi di praticantato, l’avviso per i disoccupati di lunga durata, i cantieri di lavoro e i cantieri di servizio» dice Gattuso: «Ma sono misure più che altro assistenziali, tanto che per parteciparvi fa fede anche la questione del reddito e poi non c’è un vero e proprio matching in base all’analisi dei fabbisogni delle aziende. Sono sostanzialmente degli aiuti a pioggia per favorire l’inserimento e dare piccole risposte ai disoccupati siciliani, né più né meno». Un discorso che vale tanto per i giovani tra i 16 e i 35 anni, tanto per la platea che va dai 35 ai 66. Anzi in questo caso il segratario Nidil Palermo dice «non è assolutamente la misura adatta per gli over 55. È un contentino. Il tirocinio è una misura di politica attiva per imparare a stare all’interno di un’azienda e imparare un mestiere. Ma i bandi che ha fatto la regione Sicilia non vanno in questa direzione. Certo, rispetto ai precedenti qualcosa di positivo è stato fatto: sono stati diminuiti i limiti numerici dei tirocinanti e se prima in un’azienda con zero dipendenti ci potevano essere due stagisti adesso sono stati dimezzati, o è stata introdotta la possibilità di assentarsi per malattia o infortunio. Ma da un punto di vista di analisi del lavoro la considerazione è sempre quella: il tirocinio non è la misura che può dare risposte reali alla fascia di lavoratori più matura».Dello stesso avviso Albanese, che osserva: «La vera sfida sarebbe creare una sinergia formativa diretta dando alle aziende la possibilità di formare e riqualificare i propri dipendenti direttamente all'interno delle imprese. L'internet of things, la robotica, i droni, la manifattura additiva sono solo alcune delle tecnologie che stanno cambiando sia i beni che vengono prodotti sia il modo in cui si producono. Un cambiamento radicale che presuppone una ridefinizione del modello di business dell'azienda, dei ruoli aziendali, inclusa la creazione di nuove figure professionali prima inesistenti. Il tutto con un forte impatto sul mercato del lavoro e sulle competenze che i lavoratori devono avere». Nel caso specifico, secondo il vertice di Sicindustria, per una platea di disoccupati ultra 50enni, sarebbero stati auspicabili altri interventi: «Destinare maggiori risorse verso strumenti alternativi, quali quelli individuati dallo stesso assessorato con l'avviso 21/2018, volti alla diretta riduzione del costo del lavoro su veri contratti. I posti di lavoro si creano rilasciando le autorizzazioni in tempi certi e favorendo i processi di investimento delle imprese, le uniche in grado di generare benessere collettivo».Insomma la misura della Regione Siciliana scontenta sia di qua sia di là. Fortunatamente ci sono anche aspetti positivi. Uno, secondo Gattuso, è aver inserito nella stesura di questo bando un limite reddituale per i partecipanti abbastanza alto, pari a 30mila euro, «un parametro utile per selezionare chi ha più bisogno di fare questo tipo di esperienza». E poi c’è la destinazione di un quinto delle risorse totali, pari a 5 milioni di euro, per un bonus occupazionale per le aziende che decidono di assumere i tirocinanti alla fine dello stage. Ma, obietta il segretario Nidil, «politiche di questo tipo funzionano nel breve periodo e non danno luogo a occupazione stabile».Per capire se il bando avrà successo bisognerà aspettare qualche mese. Nel frattempo il Nidil Cgil sta facendo un’azione di orientamento per chi, giovani o adulti, va negli uffici a chiedere informazioni. «Spiegheremo ai destinatari il funzionamento del bando e cercheremo di dare il massimo delle informazioni. E poi vigileremo sull’andamento di questi percorsi che sono stati adottati dalla Regione autonomamente senza sentire le parti sociali. Soprattutto chiederemo un maggiore controllo e monitoraggio da parte degli ispettori del lavoro per verificare che questi tirocini non nascondano un lavoro subordinato».Per verificare che i 6.600 stage pianificati si trasformino in vera assunzione tutto dipenderà, però, «dall’azione che faranno i centri per l’impiego e le agenzie per il lavoro, quindi i soggetti promotori. Se ci sarà una vera selezione rispetto ai fabbisogni delle aziende e i profili dei candidati allora c’è la possibilità che questi tirocini si possano trasformare in rapporti di lavoro. Ma per come è organizzato il sistema di politica attiva del lavoro siciliano c’è un forte rischio che ciò non succederà e che le percentuali di assunzione saranno simili ai bandi precedenti, quindi intorno al 10%».Marianna Lepore

Far felici i propri dipendenti (e stagisti) conviene: quattro aziende del network RdS nella classifica Best Workplaces 2018

È da 17 anni che Great Place to Work, istituto nato negli Stati Uniti con lo scopo di studiare le caratteristiche che più contraddistinguono i migliori ambienti aziendali - oggi presente in 57 Paesi, tra cui l'Italia - stila la classifica delle organizzazioni dove si lavora meglio. Nella classifica chiamata Best Workplaces Italia 2018 sono state premiate cinquanta aziende, sul totale delle 127 organizzazioni che hanno preso parte all’indagine di quest’anno. Tra queste ce ne sono anche quattro del network virtuoso della Repubblica degli Stagisti: Mars Italia, Medtronic Italia, Mellin e Nutricia (queste ultime due parte di Danone Company), suddivise in liste separate a seconda delle dimensioni dell’azienda: Large Companies per le aziende con oltre 500 collaboratori, Medium Companies per le aziende con un organico compreso tra 50 e 500, e Small Companies per quelle che contano da 20 a 49 collaboratori.Cos'è che contraddistingue queste aziende e che le ha portate ad ottenere il riconoscimento di Great Place to Work? Diverse sono le politiche adottate dalle imprese, e spesso il successo è dato da una combinazione di prassi e strategie che impattano positivamente sull'attività e il senso di appartenenza dei dipendenti verso il proprio ambiente di lavoro. A Mars, per esempio, ci si può portare il cane in ufficio (l'iniziativa prende il nome di “Pet Friendly Office”) e fare volontariato con il Mars Volunteer Program, mentre Medtronic ha ad esempio attivato un programma interaziendale chiamato Minerva Project, per la sponsorizzazione di iniziative al femminile. In Nutricia, poi, l'orgoglio per la mission della propria azienda e le buone relazioni tra colleghi giocano un ruolo chiave per il successo del team, mentre a Mellin si punta soprattutto sulla capacità dei dipendenti di esprimere se stessi e il proprio potenziale. Tra le aziende vincitrici, in particolare, Mars Italia si è classificata al 3° posto su 29 aziende totali, guadagnando due posizioni rispetto all’anno scorso. Mars partecipa alla survey di Great Place To Work dal2008, e dal 2013 si è classificata sempre tra i primi posti. In più, l’azienda è al 4° posto su venti organizzazioni nella graduatoria (appena pubblicata) Best Workplaces for Women 2018, che individua le migliori aziende dove lavorare dal punto di vista femminile (e inoltre nel 2017 ha ottenuto il 7° posto nella classifica Best Workplaces for Millennials). «Siamo in classifica per il decimo anno consecutivo e in più, quest’anno l’azienda ha anche ricevuto il “Premio Sviluppo”, uno speciale award sulla crescita professionale» dice alla Repubblica degli Stagisti Erika Lucchini, specialista HR di Mars Italia. «Questi riconoscimenti dimostrano il successo di politiche che mettono al centro il benessere delle persone per farne il volano della crescita aziendale. Da sempre l’azienda si impegna a creare un ambiente dove le persone possano gestire autonomamente il proprio lavoro, con orari e modalità flessibili e adatti alle proprie esigenze, accompagnando l’alto grado di indipendenza e responsabilità con politiche di sostegno al talento, come programmi di formazione e percorsi di crescita all’estero: questa è la strategia che ha guidato il trend di crescita consecutiva degli ultimi quattro anni, dimostrando la sua reale efficacia».Medtronic, invece, si è classificata al 10° posto tra le 14 Large Companies della graduatoria. L’azienda partecipa all’indagine di Great Place to Work dal 2006 (l’unica edizione a cui è mancata è quella del 2017), e ogni anno ha migliorato il proprio punteggio. In più la recente acquisizione di un'altra azienda, Covidien, le ha consentito quest’anno di posizionarsi per la prima volta tra le aziende di grandi dimensioni. Nelle parole di Paola De Iaco, Talent Acquisition Partner & HR Advisor Functions, ciò che più di tutto caratterizza l'azienda è la grande dedizione dei suoi dipendenti: «La differenza e il valore che contraddistingue Medtronic sono proprio le persone che ne fanno parte» racconta alla Repubblica degli Stagisti. «Quest’inverno abbiamo avuto una breve interruzione del sistema automatico che gestisce gli ordini e quindi il ricevimento dei nostri apparecchi agli ospedali. I nostri colleghi del customer service e delle spedizioni hanno lavorato sabato e domenica e la sera fino a tardi per inserire manualmente gli ordini e far sì che i prodotti partissero in tempo per raggiungere chi aspettava un nostro apparecchio salvavita, o perché sapevano che il nostro utente finale era un bambino. Ho assistito con ammirazione ed orgoglio al lavoro di questi colleghi che si sono attivati immediatamente e dedicati così intensamente e spontaneamente, sacrificando anche il loro tempo personale. Questo è un esempio delle persone che fanno la differenza e che contribuiscono a costituire in Medtronic una comunità di valore di cui ci si sente orgogliosi di far parte».Nella classifica Best Workplaces, infatti, un elemento preponderante nell’individuazione delle aziende migliori è l’orgoglio dei dipendenti verso il proprio lavoro e verso l’organizzazione, combinato con la relazione di fiducia per il management aziendale e la qualità dei rapporti con i colleghi. Sono questi gli elementi fondamentali del Trust Index, il questionario di analisi di clima aziendale e colonna portante dell’indagine, che indaga direttamente tra i dipendenti il loro livello di soddisfazione rispetto al proprio luogo di lavoro. Il Trust Index pesa per due terzi sul punteggio finale della classifica, mentre l’altro criterio alla base della graduatoria è costituito dalle politiche delle risorse umane, descritte dalle aziende nel questionario Culture Audit, che misura il gap tra l’impatto che i programmi aziendali aspirano ad avere e l’effetto reale che sortiscono. Ma in che termini fa la differenza avere dei dipendenti soddisfatti e orgogliosi del proprio ambiente di lavoro? Sembrerà scontato, ma avere dei collaboratori felici migliora le performance aziendali, e il fatto di essere inseriti in questa classifica può anche rappresentare un elemento distintivo agli occhi di potenziali candidati. In particolare, riporta il sito di Great Place to Work, i dipendenti dei migliori ambienti di lavoro mostrano una capacità di ripresa più rapida nei momenti di difficoltà, con il risultato che «si realizzano prestazioni almeno tre volte superiori alla media». In più, le aziende Best Workplaces quotate in borsa mostrano prestazioni due volte superiori ai principali indici di borsa e hanno un tasso di turnover volontario dimezzato rispetto alle altre, il che «si riflette in un minor costo di assunzione e formazione del personale». Essere un Best Workplace, quindi, costituisce per l’azienda un risultato positivo non solo sulla carta. Anche in Nutricia, che ha conquistato il nono posto tra le Medium Companies, infatti, si dichiarano molto soddisfatti: «Questo risultato riflette l’incredibile dedizione e orgoglio di tutte le persone di Nutricia, che danno quotidianamente vita alla nostra mission: Ogni giorno insieme ai medici siamo accanto ai pazienti per migliorare la loro salute e la qualità di vita attraverso la nutrizione medica e il Best Care» dice Elena Falconi, HR director di Nutricia Italia; «Un successo che riconosce quello che nella nostra azienda viene vissuto ogni giorno: fiducia reciproca, l’orgoglio per il nostro lavoro e per l’azienda di cui facciamo parte e la qualità dei rapporti con i nostri colleghi. Siamo fieri del risultato raggiunto e fiduciosi di continuare con la stessa cura e passione per il nostro lavoro e le nostre persone!».Per Sonia Malaspina, HR director di Danone Company Italy & Greece e HR Director ELN South East Europe, infine, è soprattutto il forte grado di autonomia e libertà ciò che caratterizza Danone e in particolare Mellin, che si è piazzata sia nella classifica Best Workplaces e sia in quella in Best Workplaces for Women 2018: «Questo importante riconoscimento per il sesto anno consecutivo dimostra non solo l’energia che da sempre contraddistingue le nostre persone, ma anche il fatto che ognuno in azienda si sente libero di esprimere se stesso e il proprio talento per performare al meglio. Siamo molti orgogliosi di questo bellissimo risultato e carichi per affrontare le sfide del futuro!».Insomma, tra le imprese che più si distinguono come valide nella classifica Best Workplaces, è motivo di orgoglio trovarne più d’una affiliata alla Repubblica degli Stagisti. Questo perché le aziende migliori, solitamente, si confermano come tali sotto più punti di vista, compresa la trasparenza e l’impegno verso i giovani: per questo, anche attraverso l’esempio di realtà come Medtronic, Mars, Nutricia e Mellin, la Repubblica degli Stagisti continua a nutrire la sua rete, riconoscendone e mettendone in luce il merito, per stimolare la diffusione di buone pratiche e lavorando perché possano diventare sempre migliori.Irene Dominioni

349 tirocini in ambasciate, consolati e istituti di cultura, il nuovo bando Maeci-Crui è aperto

Tornano i tirocini in ambasciate, consolati e istituti di cultura italiani. Il nuovo bando Maeci-Crui, aperto fino alle 17 di lunedì 4 giugno, mette infatti in palio per 349 studenti la possibilità di vivere un’esperienza internazionalizzante in giro per il mondo.Il bando precedente, uscito a gennaio 2018 con un numero praticamente identico di opportunità, aveva raccolto 1.450 candidature. Dei 353 tirocini a bando (che sono tutti iniziati da poco e si concluderanno ad agosto), ne sono però poi stati attivati solo 269: più spesso di quanto si potrebbe immaginare, infatti, non si riesce a realizzare il matching giusto, e così alcuni posti restano "scoperti".I tirocini relativi a questo bando si svolgeranno nel periodo compreso tra il 10 settembre e il 7 dicembre 2018. Essendo curricolari, si rivolgono esclusivamente agli studenti universitari iscritti ad uno dei 48 atenei che hanno aderito all’iniziativa (l’elenco si trova in fondo alla pagina) e che frequentano uno tra questi corsi di laurea magistrale o a ciclo unico: Giurisprudenza, Finanza, Relazioni internazionali, Scienze dell’economia, Scienze della politica, Scienze delle pubbliche amministrazioni, Scienze economiche per l’ambiente e la cultura, Scienze economico-aziendali, Scienze per la cooperazione allo sviluppo, Servizio sociale e politiche sociali, Sociologia e ricerca sociale, Studi europei. Più larghe le maglie invece per chi volesse svolgere il tirocinio presso gli istituti italiani di cultura, aperti a una rosa più ampia di facoltà – tra cui anche Lingue, non considerata valida invece ai fini dei tirocini in ambasciata secondo la ratio che questo tipo di laurea non è valido ai fini dell’accesso al concorso per diplomatici. Gli ulteriori requisiti necessari alla candidatura sono: avere la cittadinanza italiana; non essere stati condannati o imputati in procedimenti penali; non essere destinatari di provvedimenti che riguardano l’applicazione di misure di sicurezza o di prevenzione; avere acquisito almeno 60 crediti formativi universitari (cfu) nel caso di lauree specialistiche o magistrali e almeno 230 cfu nel caso di lauree magistrali a ciclo unico; avere una conoscenza certificata dell’inglese di livello B2 e, a titolo preferenziale, della eventuale seconda lingua straniera richiesta dalla sede di destinazione prescelta; avere riportato una media delle votazioni degli esami di almeno 27/30 e non avere un’età superiore ai 28 anni. Non possono invece candidarsi coloro che abbiano già svolto un tirocinio Maeci-Crui o che abbiano rinunciato in passato al posto offerto, mentre potranno ritentare i candidati selezionati per un subentro che avessero rinunciato al posto offerto. Ai giovani selezionati spetta un rimborso spese, corrisposto dall’ateneo di appartenenza, «nella misura minima di 300 euro mensili», si legge sul bando. A questo si aggiunge, in alcuni casi, un alloggio gratuito messo a disposizione dalla sede ospitante, le cui «spese ordinarie d’uso per il periodo di utilizzo sono a carico dello studente». Ad offrire tale alloggio per questa tornata di tirocini sono però solo 15 delle 187 sedi estere: l’ambasciata italiana a Copenaghen, a Madrid, ad Algeri, ad Addis Abeba in Etiopia, a Doha in Qatar, al Cairo, a Jerevan in Armenia, a Khartoum in Sudan, a Luanda in Angola, a Lusaka in Zambia, a Riad in Arabia Saudita, a Tbilisi in Georgia, il consolato generale a Marsiglia e gli istituti italiani di cultura di Addis Abeba e di Algeri. Come presumibile, i ragazzi potranno avvalersi quindi dell’alloggio in paesi in cui, per la maggior parte, il costo della vita è già molto basso, mentre dovranno cavarsela coi propri soldi in mete molto più dispendiose, come Stati Uniti o Svizzera. Per aiutare gli studenti nella scelta, indicando le mete che offrono maggiori chances di essere selezionati, Repubblica degli Stagisti ha dato un'occhiata alle candidature pervenute per la tornata di gennaio: tra le mete più gettonate spiccano al primo posto gli Stati Uniti con ben 134 candidature, seguiti da Belgio (83), Canada (72) e Francia (72), dove la concorrenza è dunque spietata. Più possibilità, se non addirittura certezza, di essere selezionati ci sono invece per chi sceglie paesi come Indonesia, Arabia Saudita, India e Camerun, che hanno ricevuto nessuna o una candidatura, o Turchia, Ecuador, Panama, che hanno fatto registrare 2-3 candidature.Ma cosa faranno i tirocinanti in ambasciata? «Saranno impegnati nella realizzazione di ricerche, studi, analisi ed elaborazione di dati utili all’approfondimento dei dossier trattati da ciascuna sede, ma potranno essere anche coinvolti nell’organizzazione di eventi e assistere il personale del Maeci nelle attività di proiezione esterna», informano dal bando. Il tirocinio avrà come detto la durata di tre mesi, prorogabile di un ulteriore mese in accordo con sede ospitante, tirocinante e università di provenienza, e per ciascun mese di attività sarà riconosciuto almeno 1 cfu.Per coloro che fossero interessati a candidarsi, basta collegarsi all’applicativo online e inserire dati anagrafici, curriculum vitae e curriculum universitario, e la candidatura vera e propria composta dall’autocertificazione della veridicità delle informazioni fornite, da una lettera motivazionale di una lunghezza massima di 3mila caratteri e dall’indicazione obbligatoria di due sedi, di cui una a scelta tra Ue, Norvegia, Principato di Monaco, Santa Sede, Svizzera e Usa ed una al di fuori di queste. È inoltre consigliato, prima di scegliere le sedi di destinazione, consultare il sito viaggiare sicuri del Maeci, così da «avere consapevolezza del contesto territoriale di riferimento, di eventuali problematiche relative alla sicurezza o alle condizioni sanitarie, della documentazione necessaria e delle procedure di ingresso», scrivono sul bando.Tutte le candidature così inviate saranno preselezionate dalle università di appartenenza, che verificheranno la presenza dei requisiti presenti nel bando dopodiché invieranno quelle ritenute idonee alla commissione Maeci-Miur-Fondazione Crui, che effettuerà la selezione vera e propria. A questo punto, gli atenei informeranno i vincitori del bando, i quali dovranno accettare o rifiutare l’offerta entro tre giorni lavorativi.Giada Scotto Università aderenti - Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" - Politecnico di Bari - Università degli Studi di Bergamo - Alma Mater Studiorum Università di Bologna - Università degli Studi di Brescia - Università degli Studi di Cagliari - Università degli studi di Camerino - Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli" - Università degli Studi di Catania - Università degli Studi "G. D'Annunzio" Chieti Pescara - Università degli Studi di Firenze - Università degli Studi di Genova - Università dell'Insubria - Università degli Studi di Macerata - Università degli Studi di Messina - Università degli Studi di Milano - Università degli Studi di Milano-Bicocca - Università Commerciale "Luigi Bocconi" - Università Cattolica del Sacro Cuore - Libera Università di Lingue e Comunicazione - IULM - Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" - Università degli Studi di Napoli "Parthenope" - Università degli Studi di Napoli "Suor Orsola Benincasa" - Università degli Studi di Padova - Università degli Studi di Parma - Università degli Studi di Pavia - Università degli Studi di Perugia - Università per Stranieri di Perugia - Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro" - Università di Pisa - Scuola Normale Superiore di Pisa - Scuola Superiore "S.Anna" di Studi Universitari e di Perfezionamento - Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Link Campus University - Libera Università Internazionale degli Studi Sociali "Guido Carli" - LUISS - Libera Università "Maria SS. Assunta" - LUMSA - Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" - Università degli Studi di Salerno - Università degli Studi di Sassari - Università degli Studi di Siena - Università per Stranieri di Siena - Università degli Studi di Teramo - Università degli Studi di Trento - Università degli Studi di Trieste - Università degli Studi di Udine - Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" - Università Ca' Foscari di Venezia - Università degli Studi di Verona  Elenco classi di laurea ammesse per candidature presso istituti italiani di cultura: - LMG/01- Giurisprudenza - LM-01 Antropologia culturale ed Etnologia - LM-02 Archeologia - LM-05 Archivistica e Biblioteconomia - LM-10 Conservazione dei beni architettonici e ambientali - LM-11 Conservazione e Restauro dei beni culturali - LM-14 Filologia moderna - LM-15 Filologia, Letterature e Storia dell’antichità - LM-16 Finanza - LM-19 Informazione e Sistemi editoriali - LM-36 Lingue e letterature dell’Asia e dell’Africa - LM-37 Lingue e letterature moderne europee e americane - LM-38 Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione internazionale - LM-39 Linguistica - LM-43 Metodologie informatiche per le discipline umanistiche - LM-45 Musicologia e beni culturali - LM-49 Progettazione e gestione dei sistemi turistici - LM-52 Relazioni internazionali - LM-56 Scienze dell’economia - LM-59 Scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità - LM-62 Scineza della politica - LM-63 Scienze delle pubbliche amministrazioni - LM-64 Scienze delle religioni - LM-65 Scienze dello spettacolo e produzione multimediale - LM-76 Scienze economiche per l’ambiente e la cultura - LM-77 Scienze economico-aziendali - LM-78 Scienze filosofiche - LM-81 Scienze per la cooperazione allo sviluppo - LM-84 Scienze storiche - LM-87 Servizio sociale e politiche sociali - LM-88 Sociologia e ricerca sociale - LM-89 Storia dell’arte - LM-90 Studi europei - LM-91 Tecniche e metodi per la società dell’informazione - LM-92 Teorie della comunicazione - LM-94 Traduzione specialistica e interpretariato - LMR/02 Conservazione e restauro dei beni culturali 

Acquisire competenze digitali è essenziale: l'UE investe 10 milioni di euro per 6mila tirocini all'estero

Il 37% della forza lavoro europea, dagli agricoltori agli impiegati di banca fino agli operai di fabbrica, non ha abbastanza competenze digitali per il mondo del lavoro attuale. Non solo: quattro imprese su dieci, specie piccole e medie, hanno difficoltà a reclutare esperti nel settore ICT. Come si traduce questo in numeri? In circa 350mila posti vacanti a causa del cosìdetto mismatch tra le competenze dei candidati e quelle richieste dai datori di lavoro.Trovare i candidati adatti che posseggano le competenze digitali necessarie per le imprese è proprio l’obiettivo dell’iniziativa Digital Opportunity Traineeships, appena lanciata dall’Unione europea. Il progetto è finanziato con un budget di 10 milioni di euro dal programma Horizon 2020 – il più grande programma di ricerca e innovazione dell’Unione europea, 80 miliardi di euro di finanziamenti in sette anni, dal 2014 al 2020 – e viene attuato attraverso il programma Erasmus+, offrendo per il biennio 2018-2020 un’esperienza lavorativa in ambito digitale presso imprese all’estero a 6mila studenti universitari e neolaureati.L’Unione Europea decide, quindi, di puntare sulle competenze digitali perché queste migliorano le opportunità di vita dei cittadini. E sopratutto perché, oltre ad essere sempre più richieste in tantissimi campi, sono fondamentali per mantenere la competitività globale dell’Europa in un mondo in continua trasformazione.Il progetto coinvolge università, studenti, neolaureati e imprese disposte a offrire tirocini digitali. Gli studenti possono presentare domanda di stage nelle università di appartenenza, secondo le procedure e le scadenze stabilite per i tirocini Erasmus. Le aziende, invece, possono pubblicare le loro offerte di tirocinio su due piattaforme: Drop’pin@EURES ed ErasmusIntern, o anche diffonderle direttamente con gli uffici di orientamento al lavoro delle università. Saranno poi queste ultime a selezionare una rosa di candidati in base a criteri specifici, da cui le aziende sceglieranno gli stagisti. I primi tirocini partiranno a giugno di quest’anno  e il programma andrà avanti fino alla fine del 2020. In questo lasso di tempo si potranno svolgere stage di durata tra i due e i dodici mesi, per i quali i tirocinanti riceveranno un’indennità mensile media di 500 euro, il cui importo esatto dipenderà dal paese di accoglienza e da quello di provenienza. Cifra che le aziende possono aumentare, integrando di tasca propria una somma aggiuntiva.Perché le aziende dovrebbero essere interessate a un progetto di questo tipo? Perché i tirocini sono considerati tra i sistemi più efficaci per attirare nuovi talenti e perché, per quelle imprese che ospitano già i tirocinanti nell’ambito di Erasmus+, l’iniziativa non comporta ulteriori oneri; inoltre non ci sono procedure aggiuntive, per esempio non è necessario sottoscrivere accordi specifici con le università. Basta andare sui siti Drop’pin@EURES o ErasmusIntern e pubblicare le proprie offerte scegliendo la categoria “Digital opportunity”, registrandosi come datori di lavoro su entrambe le piattaforme. Non ci sono, quindi, requisiti particolari se non quello di offrire una formazione sul lavoro finalizzata all’acquisizione di competenze digitali specifiche, né obblighi di assunzione al termine del tirocinio. E perché dovrebbe un giovane italiano partecipare? Perché un’esperienza all’estero fa sempre la differenza in curriculum, perché specializzarsi in campi digitali oggi è fondamentale, e perché come ha ricordato anche Mariya Gabriel, Commissaria europea per l’economica e la società digitale, «la digitalizzazione sta trasformando il modo in cui lavoriamo e viviamo, richiedendo nuove competenze digitali. Spesso rendendo più digitali i lavori tradizionali, richiedendo quindi a tutti i lavoratori di sviluppare e migliorare le proprie competenze digitali». Per questo motivo bisogna «essere attivi e prepararsi per le esigenze del lavoro del futuro».I giovani che parteciperanno potranno migliorare le proprie competenze in settori come la sicurezza informatica, i big data, la tecnologia quantistica, l’apprendimento automatico, il marketing digitale e lo sviluppo di software. Chi fosse interessato al programma – l'Unione europea incoraggia a partecipare in modo particolare le donne, sottorappresentate in tutte le carriere STEM – può consultare qui la lista degli atenei aderenti all'iniziativa, e prendere le informazioni necessarie presso gli uffici Erasmus all'interno dei propri atenei. Alcuni portali, come ad esempio quello della Sapienza di Roma o quello dell'università di Messina, hanno già una pagina dedicata al programma: gli studenti/neolaureati devono presentare domanda di stage ciascuno nella propria università, e lì saranno selezionati. Al momento le università partecipanti sono oltre 5mila, come attesta l’elenco in continuo aggiornamento. Di queste, sono 102 quelle in Italia tra atenei, conservatori, istituti tecnici superiori e accademie. Mentre per quanto riguarda le offerte delle aziende, ad oggi si trovano 180 offerte di stage che rientrano nella Digital opportunities, di cui la stragrande maggioranza per tirocini tra i tre e i sei mesi, e 11 offerte arrivano da aziende italiane.Insomma, l’Europa ci riprova. Questi tirocini in ambiti digitali che mirano ad aumentare la competitività europea e, nel caso particolare, italiana sono al fischio di inizio: il tempo per fare i primi bilanci arriverà alla fine dell’anno. Marianna Lepore

Bosch a caccia di laureande in ingegneria, parte oggi da Palermo un tour che toccherà 10 tappe in Italia

Parte oggi dall’università di Palermo il tour della multinazionale Bosch a caccia delle migliori laureande in Ingegneria d’Italia. Il progetto, giunto alla nona edizione, si chiama women@bosch e rientra nella strategia aziendale di aumentare la presenza di professioniste e manager donne all’interno del Gruppo a livello internazionale, avvicinando il target femminile al mondo Bosch e investendo sulla formazione delle giovani generazioni. Women@bosch offre alle laureande in Ingegneria la possibilità di vivere l’azienda per un giorno, attraverso il confronto con professioniste e donne manager nel Gruppo e di maturare una maggiore consapevolezza sulle chance future; e all’azienda l’occasione di individuare potenziali talenti, in grado di assumere posizioni di responsabilità nel futuro di Bosch. Possono presentare domanda di partecipazione le studentesse in Ingegneria prossime alla laurea, preferibilmente con indirizzo meccanico, elettronico e gestionale. Le candidature vanno inviate online attraverso il sito www.bosch-career.it entro il 1° giugno. Sulla base dei curriculum, l’azienda selezionerà venticinque studentesse che parteciperanno alla giornata finale, in programma fra il 25 e il 30 giugno presso la sede Bosch di Milano.«Ogni anno riceviamo più di 200 curriculum ad incontro. Sinora abbiamo selezionato 25 ragazze per edizione, e ad oggi una cinquantina di loro sono state assunte. Se cerchiamo donne ingegnere, la prima cosa che facciamo è attingere dal database women@bosch», spiega Francesca Bosco, responsabile del progetto, nonché HR Employer Branding per Bosch Italia e Project Manager di Allenarsi per il Futuro.   Ad oggi la componente femminile rappresenta più del 25% del team di collaboratori Bosch. La diversity costituisce per l’azienda un valore importante per essere competitivi non solo sul mercato ma anche in termini di innovazione e creatività. Da qui il concepimento di un’iniziativa per rendere l’azienda sempre più “rosa”. Prima tappa in Sicilia, all’università di Palermo: proprio il coinvolgimento degli atenei del Sud Italia è una delle novità dell’edizione. Finora, infatti, il progetto non era andato oltre il centro Nord. «Abbiamo voluto differenziare la platea, raggiungendo anche il Sud, dove è sì più difficile trovare delle donne che fanno Ingegneria, ma esse, pur avendo meno opportunità, sono anche più volenterose».Dopo la tappa inaugurale, sarà la volta delle università di Bologna (15 maggio), Modena (21 maggio), Lecce (22 maggio) e Napoli (30 maggio). In via di definizione le date per gli incontri nelle università di Lucca, Bergamo, Trieste, Brescia e L’Aquila. Parteciperanno inoltre i politecnici di Torino e Milano, che - partner storici del progetto - invieranno direttamente le candidate prescelte alla giornata finale. Ad ogni tappa partecipa un’ingegnera Bosch, che condivide la propria esperienza con le studentesse e fornisce loro suggerimenti per trovare un equilibrio tra lavoro, vita privata e impegni familiari e per affrontare al meglio le sfide lavorative che le attendono dopo gli studi. Un’altra novità del 2018 è la presenza agli incontri di testimonial dal mondo dello sport, grazie alla partnership con Allenarsi per il Futuro, progetto di Bosch - in collaborazione con Randstad e altre imprese, enti e istituzioni - contro la disoccupazione giovanile, che offre opportunità di alternanza scuola-lavoro attraverso la metafora dello sport. La “madrina” di quest’edizione di women@bosch è Daniela Masseroni, campionessa di ginnastica ritmica, vincitrice dell’argento olimpico ad Atene 2004, che porterà la propria testimonianza della conciliazione tra carriera sportiva agonistica e vita privata. Le 25 fortunate laureande potranno vivere una full immersion presso la sede milanese di Bosch ed entrare in contatto con la realtà aziendale, ottenendo una panoramica sui ruoli che possono essere ricoperti da chi ha compiuto un percorso di studi in Ingegneria, ma anche e soprattutto una possibilità concreta per il proprio futuro. Rossella Nocca

Tirocini in Toscana, approvata la nuova normativa ma ora manca il regolamento

È stata approvata da poco la nuova normativa sui tirocini extracurriculari in Toscana, la legge regionale 15 del 16 aprile 2018, che va a sostituire la 32/2002. A sorpresa, perché la Repubblica degli Stagisti fin da ottobre aveva provato a seguire l’iter della nuova normativa, scontrandosi però con una sorta di muro di gomma da parte delle istituzioni – finché la legge non è stata praticamente in dirittura d’arrivo. La normativa è entrata in vigore il 25 aprile, il giorno successivo alla data di pubblicazione nel bollettino ufficiale della Regione. Per le novità più sostanziali, però, c'è da attendere l'approvazione di un secondo regolamento. Infatti diversi tra gli aspetti più importanti della normativa sui tirocini, tra cui l’importo minimo del rimborso spese, solo per fare un esempio, per il momento non vengono citati nella legge. Questo perché sarà il regolamento a stabilire quei contenuti, come viene specificato in fondo al testo: «entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della presente legge, la Regione, sentiti gli organismi rappresentativi degli enti locali e delle parti sociali, attuando le procedure di concertazione con i soggetti istituzionali e con i soggetti economici e sociali, approva un regolamento di esecuzione con il quale definisce le regole generali di funzionamento del sistema integrato disciplinato dalla presente legge». Questo non è un aspetto di poco conto, anche se non rappresenta una novità: la Regione Toscana prevede nel suo iter legislativo una divisione in due dei suoi provvedimenti, e anche la normativa sugli stage del 2012 aveva seguito questo iter.Il regolamento regolerà quindi diversi punti per ora lasciati fuori dalla legge sui tirocini: oltre al già citato importo minimo del rimborso spese – nella vecchia legge era di 500 euro – le indicazioni sull’individuazione dei soggetti ospitanti, le modalità di attivazione, il numero massimo dei tirocini attivabili da parte dei soggetti ospitanti, i compiti del soggetto promotore, di quello ospitante e del tirocinante, i contenuti della convenzione e del progetto formativo, le caratteristiche e i compiti del tutor, le condizioni e le modalità per la registrazione del tirocinio nel libretto formativo del cittadino e le modalità di informazione, monitoraggio e controllo, così come le ipotesi di violazioni sanabili e non sanabili. Una bella fetta, insomma, degli elementi fondamentali di qualsiasi legge regionale sui tirocini. Inoltre il regolamento disciplinerà, oltre agli stage extracurriculari, anche gli aspetti relativi al diritto allo studio universitario, le attività di formazione professionale, il sistema regionale per l’impiego e le politiche del lavoro e l’apprendistato professionalizzante. Ma veniamo ai contenuti disponibili finora. Tra gli aspetti più importanti della nuova normativa, viene confermata la durata minima di due mesi e quella massima di sei mesi per entrambe le tipologie di tirocini, quelli formativi e di orientamento e quelli di inserimento e reinserimento. Con un’importante eccezione: per i laureati e per coloro che hanno conseguito un certificato di specializzazione tecnica superiore o un diploma di tecnico superiore la durata massima è estendibile fino a dodici mesi, a patto che il tirocinio sia avviato entro 24 mesi dal conseguimento del titolo di studio e a patto che sia coerente con il titolo di studio ottenuto. Viene confermato il termine massimo di durata di 12 mesi per i soggetti svantaggiati – tra cui sono ora comprese anche le vittime di violenza – e di 24 per i disabili. I tirocini estivi di orientamento, invece, non possono avere una durata superiore a tre mesi, ed è inoltre specificato che questi si devono svolgere nel periodo compreso tra la fine dell’anno scolastico, formativo o accademico, e l’inizio di quello successivo. In particolare, per quanto riguarda questa tipologia, nella legge toscana viene specificato che «i periodi di apprendimento mediante esperienze di lavoro effettuati nel periodo estivo a titolo gratuito dagli studenti iscritti alla scuola secondaria di secondo grado non costituiscono tirocini estivi di orientamento e si svolgono nell’ambito dei percorsi di alternanza scuola-lavoro di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77». Per il resto i cambiamenti principali introdotti rispetto alla normativa precedente riguardano gli aspetti già noti all’interno del testo nazionale. In particolare vengono ampliati i destinatari dei tirocini, tra cui vengono annoverati anche i lavoratori a rischio di disoccupazione e i soggetti già occupati in cerca di altra occupazione, e la categoria dei soggetti promotori, che ora comprende anche le associazioni rappresentative delle professioni non organizzate che hanno ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica, l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (l'Anpal) e gli enti in house del ministero del Lavoro, dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro e di altri ministeri.Dalle linee guida vengono anche introdotti il divieto per un soggetto di fungere sia da soggetto promotore che da soggetto ospitante, il divieto di attivazione del tirocinio in caso il soggetto ospitante e il tirocinante siano stati legati da rapporti di lavoro in qualsiasi forma nei 24 mesi precedenti, l’applicazione di diverse sanzioni in caso di violazioni sanabili e non e la predisposizione di un accordo con l’ispettorato del lavoro per migliorare il meccanismo di controllo. In particolare, per quanto riguarda l’applicazione delle sanzioni la legge toscana riporta come queste debbano essere applicate in base alla gravità della violazione del tirocinio, e vanno «dall'invito rivolto al soggetto promotore o ospitante a regolarizzare tale rapporto all'interruzione del rapporto di tirocinio e all'interdizione ad attivare nuovi tirocini per un periodo di minimo di dodici mesi fino ad un massimo di trentasei mesi» – nella precedente normativa questo limite era posto a un anno.Per i percettori di un’indennità di disoccupazione, in particolare i lavoratori beneficiari di strumenti di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro o beneficiari dei fondi di solidarietà bilaterali, nel nuovo testo si legge che «il rimborso spese non è dovuto, fatti salvi i casi in cui l’importo della suddetta indennità risulti inferiore al rimborso spese forfettario, nel qual caso è corrisposta al tirocinante un’integrazione fino alla concorrenza dell'importo minimo del rimborso spese a titolo forfettario». Cioè: se l'indennità di disoccupazione che lo stagista riceve è minore rispetto al rimborso spese minimo previsto dalla Regione, egli ha diritto a ricevere un ulteriore importo da parte dell'azienda fino al raggiungimento dell'indennità minima.Come da precedente normativa, infine, l’età minima indicata per lo svolgimento dei tirocini extracurriculari è 18 anni, e inoltre vengono posti i seguenti limiti: il tirocinante non può svolgere più di un tirocinio per ciascun profilo professionale; non può essere ospitato più di una volta presso lo stesso soggetto e, come si diceva sopra, non può essere ospitato presso un soggetto ospitante con il quale ha avuto un rapporto di lavoro, una collaborazione o un incarico nei ventiquattro mesi precedenti l’attivazione del tirocinio. Per tutto il resto, vale la pena ribadirlo, bisogna aspettare l’approvazione del regolamento di esecuzione. Che, a questo punto, potrebbe arrivare a oltre un anno di distanza dall'emanazione delle linee guida nazionali, avvenuta a maggio 2017. Sul lavoro della giunta avrà forse pesato l’assenza, per ben un anno e mezzo, per via di stravolgimenti istituzionali, di una commissione tripartita – l’organismo regionale composto da membri della giunta e consiglieri regionali insieme ai rappresentanti delle organizzazioni datoriali, dei sindacati e di altre associazioni – che lavorasse su questi temi, come riporta alla Repubblica degli Stagisti Monica Stelloni, del dipartimento politiche del lavoro e formazione della CGIL toscana. Nonostante la commissione sia stata ricostituita lo scorso autunno, è probabile che il buco temporale abbia fatto la sua parte nell’accumulazione del ritardo.Insomma, per ora sono poche le certezze per quei 12-13mila giovani toscani cui ogni anno viene attivato uno stage, che aspettano di sapere come cambieranno le loro condizioni. Secondo l’ultimo rapporto “Effetto GiovaniSì” elaborato dall’Irpet, l’Istituto regionale di programmazione economica toscana, a marzo 2017, per gli esordienti nel mercato del lavoro la probabilità di trovare un avviamento è stata maggiore per chi ha iniziato con un tirocinio (+4,7% entro 18 mesi) rispetto ad altre forme contrattuali (fatta eccezione, ovviamente, per il contratto a tempo indeterminato). In particolare il rapporto cita come, nei 18 mesi successivi all’avvio di un rapporto di lavoro, se il contratto iniziale era un tirocinio le giornate complessivamente lavorate sono state mediamente 250, molte di più rispetto alle 172 del tempo determinato, alle 176 del parasubordinato e/o intermittente, alle 173 dell’apprendistato e alle 207 del contratto in somministrazione. Da cui deriva una «chiara indicazione a concentrare i tirocini sugli esordienti» cita il testo. In questo senso l'allargamento della platea dei destinatari anche ad altre fasce potrebbe remare contro l'efficacia dello strumento stage, ma tant'è. Per il momento, rimane solo da aspettare e vedere in che direzione cambieranno le cose.Irene Dominioni

Stage all'Europarlamento, c'è chi cerca di migliorarli: ma il presidente Tajani non prende posizione

È passato poco più di un anno da quando, nel marzo 2017, a Bruxelles l’intergruppo Gioventù del Parlamento europeo si era riunito per un evento dedicato ai tirocini, per rendere pubblici i dati sulle condizioni dei giovani che fanno stage all’interno del Parlamento. Oggi l’Intergruppo torna a riunirsi per mostrare le azioni di visibilità portate avanti sul tema dei compensi e della qualità dell’offerta formativa dei tirocini. In sala Brando Benifei, europarlamentare del Partito democratico e co-presidente dell’intergruppo, che sul tema dell’iniziativa odierna anticipa: «Abbiamo deciso di organizzare un’azione pubblica di sensibilizzazione per richiamare il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani ai suoi impegni. Il nostro obiettivo, infatti, rimane immutato: abolire i tirocini privi di retribuzione e di progetto formativo all’interno del Parlamento entro il 2019». Proprio un anno fa questi erano gli obiettivi della campagna #fairinternships lanciata dall’Intergruppo. «Non solo perché l’assenza di queste due condizioni minaccia l’equità delle assunzioni, impedendo a ragazzi preparati di effettuare un’esperienza altamente formativa se non possono contare sul sostegno economico delle famiglie, ma anche perché tale pratica favorisce la vulnerabilità dei tirocinanti assunti e li rende potenzialmente vittime di abusi» dice alla Repubblica degli stagisti Benifei. Ma oggi il bilancio che si può trarre è solo parziale.Se l’obiettivo iniziale era quello di produrre un cambiamento in tutte le istituzioni europee e in particolare all’interno del Parlamento, oggi i risultati più significativi si sono avuti, invece, in Commissione Europea. «Grazie al lavoro della mediatrice europea Emily O’Reilly  e alla condivisione dell’obiettivo da parte dell’Alto Rappresentante Federica Mogherini e del Parlamento Europeo, abbiamo dapprima fermato l’assunzione di tirocinanti senza compenso all’interno delle delegazioni del servizio di azione esterna, e poi trovato risorse per il bilancio 2018 affinché il programma dei tirocini potesse ripartire. Si sono poi fatti passi avanti sul tema della Carta Europea per la qualità dei tirocini e dei praticantati. Mentre resta problematico e per me doloroso lo stato di avanzamento della nostra proposta in Parlamento. Dopo aver raccolto l’adesione di molti colleghi al Manifesto per i Tirocini di Qualità redatto dall’Intergruppo, e dopo aver coinvolto formalmente la Presidenza del PE affinché raccogliesse la nostra iniziativa e proponesse una revisione della normativa, il nostro appello non ha ricevuto seguito. Tajani tace». Al presidente del Parlamento europeo è stata inviata, nel giugno scorso, una prima lettera in cui l’Intergruppo chiedeva l’eliminazione della possibilità di assumere tirocinanti senza borsa e una revisione complessiva delle regole per garantire tirocini di qualità, formativi, equi e legali. «In ottobre Tajani si era impegnato a far condurre dal Segretariato generale del PE una valutazione della situazione attuale e delle nostre proposte, promettendone la presentazione dei risultati al Bureau del Parlamento. Sei mesi dopo, però, Presidenza e segretariato tacciono» si rammarica Benifei.Non c’è stata, infatti, alcuna risposta alla seconda lettera in cui si chiedeva quali interlocutori fossero stati scelti da Tajani per occuparsi della questione e quali tempistiche si fossero dati. «Nessuna risposta neppure all’invito di tutti i vice presidenti S&D del PE a inserire la #fairinternships campaign all’ordine del giorno dell’agenda del Bureau. Un silenzio assordante, non vi pare?».Benifei lo dice chiaramente: «Non proponiamo ricette semplicistiche, ma pretendiamo che quel tavolo di discussione si apra. La domanda che rivolgiamo a Tajani è sempre la stessa: è a favore di tirocini retribuiti e di qualità in Parlamento, o a favore dello scandaloso mantenimento dello status quo? In undici mesi il Presidente non è stato in grado di esprimere una posizione, ma noi non molleremo». In un anno il Manifesto per tirocini di qualità al Parlamento europeo ha raccolto l’adesione di oltre 140 europarlamentari, in larga parte delle forze del centro sinistra. L’iniziativa odierna punta a raccogliere altri consensi e a richiamare ciascuno alle proprie responsabilità. «Chi non sottoscrive il Manifesto e non si unisce alla nostra campagna, non potrà più essere considerato un alleato dei giovani nelle loro rivendicazioni per condizioni di trattamento eque e giuste. Non avranno più alibi di fronte ai loro elettori più giovani».Tra gli obiettivi annunciati nel 2017 c’era anche quello di fare un’indagine tra gli stagisti dei deputati e dei gruppi politici del Parlamento europeo per verificare cosa fosse cambiato rispetto alla legislatura precedente. E il questionario, anonimo e volontario, ha rivelato luci e ombre delle condizioni di impiego dei tirocinanti, in particolare di quelli negli uffici dei deputati o fra i gruppi politici.Sono i numeri a parlare: se meno del due per cento dei tirocinanti dell'Europarlamento non ha alcun contratto scritto, ben il 22% non ha concordato con il proprio datore di tirocinio alcun obiettivo formativo né chiarito per iscritto le condizioni di lavoro. Due tirocinanti su dieci non ricevono una borsa di studio o è inferiore ai 600 euro mensili e il dieci per cento degli intervistati sostiene di lavorare fra le 46 e le 50 ore settimanali. «A questo sconfortante quadro fa da contraltare il livello di soddisfazione espresso, il giudizio complessivamente buono sull’aderenza dello stage rispetto alle proprie competenze e le proprie aspettative, la valutazione della dimensione di tutoraggio da parte dello staff permanente». Insomma, «in tutte le dimensioni analizzate si è riscontrato un miglioramento significativo rispetto ai risultati dello stesso sondaggio sottoposto nel 2013, durante la scorsa legislatura». Un risultato positivo che però non deve far abbassare la guardia: «Proprio perché un miglioramento vi è stato, a testimonianza di un cambio culturale importante da parte dei miei colleghi e del Parlamento», rilancia Benifei, «è mai possibile che non si riesca a fare questo passo in più in nome della giustizia e dell’equità?»Già nel 2010 si era arrivati a mettere insieme i principi fondamentali in una Carta europea per la qualità dei tirocini e dei praticantati che quattro anni dopo, nel 2014, era stata anche approvata – in forma molto diluita – dal Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti, composto dai rappresentanti degli Stati membri ambasciatori presso l’Unione europea; ma lo stato di attuazione oggi è ancora molto frammentario fra gli Stati membri. Alcune realtà conoscono già un grande miglioramento, mentre altre si sono mosse poco per favorire operativamente migliori ed eque condizioni di assunzione per tirocinanti e praticanti. «Per quanto ho potuto fare personalmente nella relazione sugli aspetti occupazionali del Corpo Europeo di Solidarietà per la Commissione EMPL, della quale sono responsabile, ho combattuto e vinto una battaglia parlamentare affinché i principi della Carta fossero salvaguardati ed esigibili per i partecipanti e ora li sto difendendo nei negoziati finali con il Consiglio» racconta l’europarlamentare PD: «L’auspicio è che l’approvazione del Pilastro Sociale e le proposte legislative che ne dovrebbero discendere costituiscano un momentum per rilanciare la Carta e ottenere riforme più significative e uniformi in tutta l’Unione europea. Ma molto dipenderà dal mandato politico che riceverà la prossima Commissione Europea».Per questo motivo Benifei è convinto che sia arrivato il momento in cui ognuno si prenda le proprie responsabilità di fronte agli elettori e ai giovani. Soprattutto che ognuno indichi con chiarezza «se considera una priorità per la prossima legislatura delle istituzioni europee uno sviluppo più organico delle tutele per i giovani lavoratori, anche tirocinanti o praticanti, con una più forte protezione delle loro condizioni sul luogo di lavoro». Insomma non è più tempo di tergiversare, ma di dire una volta per tutte se si vuole stare dalla parte dei giovani.Marianna Lepore

Tirocinanti nei tribunali, ora l'Unione europea promette di vigilare

«La Commissione chiederà allo Stato membro maggiori informazioni al fine di valutare l'entità del fenomeno ed eventuali spese che potrebbero non essere conformi al diritto dell'Unione o al diritto interno». Alla fine la risposta tanto attesa dell’Unione europea è arrivata. Il 25 aprile la commissaria Marianne Thyssen ha dato una risposta non scontata all’interrogazione presentata il 20 febbraio dall’europarlamentare del Movimento 5 stelle, Laura Ferrara. Una risposta non scontata, si diceva, visti i precedenti. La questione è quella dei tirocinanti della giustizia, le cui sorti la Repubblica degli Stagisti segue fin dal 2010. All’epoca 50 lavoratori romani in cassa integrazione cominciarono un tirocinio negli uffici giudiziari, con un rimborso spese di 400 euro lordi mensili, e con l’obiettivo di aiutare il complesso e rallentato iter all’interno dei tribunali. Un processo che poi fu esteso a tutta Italia, arrivando a coinvolgere migliaia di persone. Così dal 2010 ad oggi, «Migliaia di tirocini vengono riprogrammati annualmente e svolti dalle stesse persone in vari uffici giudiziari italiani direttamente alle dipendenze del ministero di giustizia o delle regioni, che li finanziano con risorse del Fondo sociale europeo nell’ambito di politiche attive del lavoro», scrive Ferrara nella sua interrogazione. Ricordando che il ministero autorizza i tirocini programmati dalle regioni tramite apposite convenzioni e che «da parte delle regioni è illegittimo continuare a destinare risorse del FSE per formare le stesse persone già formate negli anni». Non solo, l’europarlamentare del Movimento 5 stelle ricorda anche quello che la Repubblica degli stagisti ha più volte raccontato in questi anni: questi tirocini non sono mai sfociati in alcuna forma di contratto di lavoro, «per cui i fondi utilizzati non hanno perseguito alcuna finalità di inserimento/reinseimento lavorativo, ma sono stati utilizzati per mascherare reali rapporti di lavoro».E come se non bastasse il tutto senza avere alcuna tutela previdenziale o assistenziale tipica dei normali lavoratori. Ma la Commissione «è a conoscenza dell’uso improprio che le regioni italiane fanno delle risorse del Fondo Sociale Europeo?», chiede Ferrara nell’interrogazione. E la risposta, questa volta, fa un passo in avanti rispetto al passato. Perché la commissaria Marianne Thyssen ricorda sì che «la gestione del FSE si basa sul principio della gestione concorrente, quindi gli orientamenti generali vengono elaborati a livello dell’Unione europea, mentre l’attuazione spetta alle competenti autorità nazionali o regionali in ciascuno Stato membro». Come a dire, l’Europa stabilisce le regole generali ma poi sono i singoli stati che devono verificarne l’attuazione. Questa volta, però, la Commissaria aggiunge un tassello importante rispetto al passato, perché scrive che «In relazione al caso in oggetto, la Commissione chiederà allo Stato membro maggiori informazioni al fine di valutare l’entità del fenomeno».Non solo, alla richiesta se questi tirocini siano in contrasto con i principi della raccomandazione del marzo 2014, sulla qualità, durata ragionevole e condizioni di lavoro, Thyssen assicura che la Commissione seguirà gli sviluppi della situazione attraverso i riesami del comitato per l’occupazione e il semestre europeo. Se, quindi, nel 2015 la stessa Thyssen scriveva che «i tirocini in oggetto sono stati organizzati in linea con il programma operativo per la Calabria del Fondo sociale europeo e pertanto rispondono agli obiettivi cui erano destinati», quelli di prevenire i rischi di disoccupazione, mentre due mesi fa dichiarava di non essere al corrente «dei tirocini ai quali fa riferimento l’onorevole deputata. Per questo motivo non può valutarne la conformità al quadro di qualità per i tirocini», adesso la stessa Thyssen assicura che vigilerà su questi stage.Questa è sicuramente una buona notizia per i tanti che in questi anni hanno continuato ad affollare i tribunali senza alcun vero riconoscimento del proprio lavoro. «La risposta della Commissione fa ben sperare rispetto all’uso illegittimo delle risorse del Fondo sociale europeo nell’ambito delle politiche attive del lavoro per finanziare i tirocini formativi negli uffici giudiziari», ha dichiarato l’europarlamentare Ferrara. Che ricorda come proroga dopo proroga, «quello che doveva essere uno stage formativo, la cui durata massima è prevista dalla legge per non oltre 12 mesi, diventa per migliaia di italiani l’ennesima gabbia precaria che cela un rapporto lavorativo a tutti gli effetti». Ferrara si spinge oltre e dichiara che «non vi è dubbio alcuno che finora con la complicità del Ministero e delle Regioni, in Italia si sia portata avanti una pratica dalla dubbia legittimità». Per i tirocinanti della giustizia, quindi, si potrebbe aprire qualche speranza. Proprio la Thyssen sottolinea che se questi tirocinanti «sono di fatto lavoratori regolari è possibile segnalare eventuali prassi non conformi tramite gli opportuni meccanismi di ricorso disponibili a livello nazionale, tra cui l’azione legale». Ma allo stesso tempo ricorda come il diritto dell’Unione non prevede l’obbligo di trasformare i contratti a tempo determinato in a tempo indeterminato.Qualcosa di positivo potrebbe aprirsi abbinando il controllo dell’Unione europea a quello del ministero del lavoro, che proprio recentemente ha inserito per la prima volta i tirocini tra gli ambiti di intervento per l’attività di vigilanza dell’ispettorato nazionale del lavoro per il 2018. E se questi controlli venissero fatti anche all’interno dei tribunali e delle corti di appello, probabilmente ci sarebbe molto da “scoprire”.Nel frattempo un traguardo da festeggiare c’è: l’Europa che fino a due mesi fa non conosceva un programma che finanzia da otto anni, non solo ha scoperto che esiste. Ma ha anche assicurato che vigilerà sul fenomeno. Una richiesta che i tirocinanti della giustizia avanzavano ormai da troppi anni. Marianna Lepore

Nato, 120 opportunità di stage da 1050 euro al mese alla Nato: candidature aperte fino a maggio

«Studi Scienze politiche, Relazioni internazionali? Hai conoscenze in ambito Economia e finanza o Risorse umane? Allora la Nato ha bisogno di te!»: recita più o meno così la call sul sito dell'Alleanza atlantica con sede a Bruxelles per la nuova edizione del programma di tirocini. La sedicesima per l'esattezza, partita a metà aprile e aperta alle candidature per quattro settimane per ogni singola posizione. Vale a dire che – come specificano i recruiter – «bisognerà consultare periodicamente le offerte di tirocinio, aggiornate quotidianamente». E a quel punto ci si potrà candidare per tutto il mese successivo, per tirocini che partiranno nel 2019. E dureranno sei mesi ognuno, con la possibilità di assentarsi al massimo per quindici giorni. L'offerta è di quelle che fanno gola, specie ai giovani italiani che – sconfortati dalla cronica mancanza di opportunità in casa – si affannano spesso a cercarne all'estero. Per 120 posti di stage alla Nato, che prevedono una borsa di circa 1.050 euro mensili, le richieste sono state in totale 3.670 nel 2016 e 3.500 nel 2017, fa sapere alla Repubblica degli Stagisti Céline Shakouri-Dias dell'ufficio Risorse umane della Nato. Per un totale di 120 tirocini attivati ogni anno, numero che «è rimasto uguale dal 2016 a oggi, e resterà lo stesso anche per il 2019» aggiunge. Di queste richieste, rispettivamente 712 e 399 sono state di italiani: quasi il 20% delle candidure del 2016 proveniva dal nostro Paese dunque, e l'11% delle candidature del 2016: percentuali impressionanti. Anche se poi i selezionati nostrani non sono molti: solo otto nel 2016 e 12 nel 2017. La corsa allo stage è infatti in salita, considerando anche i tanti benefit offerti. Oltre alla borsa, ci sono ad esempio il pagamento del biglietto aereo o del treno per raggiungere la città, o un eventuale rimborso della benzina per chi viaggia in aiuto. «L'occasione della vita» la definiscono sul sito, per «imparare per sei mesi dalla comunità Nato e conseguire una valida esperienza di lavoro». Può partecipare chiunque abbia superato i 21 anni di età, sia originario di uno stato membro dell'Alleanza, e sia iscritto al terzo anno di università oppure neolaureato. Serve anche conoscere in modo ottimo l'inglese o il francese, mentre la conoscenza di una seconda lingua è considerata requisito preferenziale. Come farsi avanti? Innanzi tutto è bene consultare la lista delle varie divisioni dell'organizzazione per farsi un'idea più precisa del suo funzionamento. Si passa infatti dal dipartimento Difesa, focalizzato – si legge «sullo sviluppo delle competenze militari», agli Affari politici, che opera come «il ministro degli Esteri della Nato», all'ufficio legale e comunicazione. Qui si trova anche una spiegazione di quali saranno le mansioni dello stagista a seconda dei singoli dipartimenti. Dopidiché occorre trovare l'offerta vera e propria cercando nella sezione apposita attraverso più parole chiave la vacancy che potrebbe fare al caso proprio: solo digitando la parola 'internship' ne escono a decine, ognuna con la propria deadline (la più lontana è al momento il 23 maggio). E così inviare online l'application, che può essere compilata e messa in stand by prima dell'invio definitivo. A quel punto si apre la selezione, che avverrà «tra maggio e giugno» chiariscono sul sito. E si riceverà un avviso anche in caso di esito negativo. Nello stesso periodo inizieranno anche i colloqui telefonici, per poi arrivare alla selezione finale in estate, per tirocini «che inizieranno a marzo o settembre dell'anno seguente». E attenzione, perché oltre all'assicurazione sanitaria e una sorta di permesso di soggiorno da richiedere per i non residenti nel Paese (una vera e propria carta di identità), un passo imprescindibile per poter iniziare il tirocinio alla Nato è ottenere la Security Clearance, un nulla osta rilasciato per ragioni di sicurezza dal paese d'origine e approvato in seguito dalla Nato. È tutto spiegato nei dettagli qui. Un eventuale ritardo comporterebbe uno slittamento dell'inizio dello stage, si spiega nelle faq. Per chi svolge un tirocinio Nato non è neppure esclusa del tutto la possibilità di un'offerta di lavoro in futuro. «Succede regolarmente che gli ex stagisti siano invitati a svolgere test preselettivi per alcune posizioni Nato» commenta Shakouri-Dias, «E benché non esista un collegamento diretto tra un tirocinio e un contratto alla Nato, chi supera la preselezione finisce tuttavia in un bacino di papabili per posizioni a tempo determinato». Insomma per chi può non c'è da farsi scappare l'occasione. Ilaria Mariotti   

Più controlli sui tirocini, da oggi per gli ispettori del lavoro sono ufficialmente una priorità

Il ministero del Lavoro inserisce per la prima volta i tirocini «tra gli ambiti principali di intervento per l’attività di vigilanza dell’Ispettorato nazionale del lavoro per l’anno 2018». Si tratta di una notizia molto importante. Una circolare inviata la settimana scorsa  da Paolo Pennesi, da due anni e mezzo a capo dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro, a tutti gli organi competenti in materia di ispezioni sui luoghi di lavoro – dagli ispettorati ai comandi dei carabinieri, dall’Inps all’Inail – promette dunque finalmente un giro di vite contro lo sfruttamento degli stagisti. Cinque pagine spiegano agli ispettori che ogni giorno vanno a visitare le imprese sul territorio italiano per verificare il rispetto delle leggi sui luoghi di lavoro – sopratutto per stanare il lavoro nero – come comportarsi quando incrociano uno stagista, cosa controllare per accertarsi che lo stage sia in regola, e cosa fare in caso non lo sia: la circolare (n° 8 del 18 aprile 2018) si intitola infatti «Tirocini formativi e di orientamento – indicazioni operative per il personale ispettivo».L’obiettivo è subito chiaro fin dalla premessa: individuare «possibili fenomeni di elusione quali, ad esempio, il ricorso sistematico ai tirocini da parte di taluni soggetti ospitanti o l’attivazione di un numero dei tirocini particolarmente elevato in rapporto all’organico aziendale». Sembra dunque che stia finalmente per partire un controllo a tappeto sull’utilizzo degli stagisti come Kleenex (via uno avanti l’altro) che alcuni soggetti ospitanti fanno per evitare di assumere un vero dipendente per una determinata mansione.Prima cosa, permettere agli ispettori di avere ben chiaro cos’è uno stage e qual è la sua finalità: secondo la definizione europea, ricorda la circolare, esso è «un periodo di pratica lavorativa di durata limitata, retribuita o no, con una componente di apprendimento e formazione, il cui obiettivo è l’acquisizione di un’esperienza pratica e professionale finalizzata a migliorare l’occupabilità e facilitare la transizione verso un’occupazione regolare».Secondo, spiegare che ci sono vari tipi di tirocinio – essenzialmente tre: quelli curriculari svolti durante gli studi, quelli extracurriculari, e quelli professionali per l’accesso alle professioni regolamentate/ordinistiche. La circolare si concentra sui tirocini extracurriculari, comprendendo le varie sottocategorie – formativi e di orientamento, di inserimento e reinserimento lavorativo – ma lasciandone fuori alcuni residuali (es. i tirocini svolti all’estero, quelli per l’inclusione sociale e alcuni altri).Terzo, chiarire che la competenza di questi tirocini è esclusivamente regionale. Proprio in questi mesi le Regioni stanno aggiornando le loro normative per armonizzarle con le nuove linee guida approvate in sede di conferenza Stato-Regioni l’anno scorso: «Allo stato attuale non  tutte le Regioni hanno recepito i contenuti delle linee guida» nota la circolare: «Fra quelle che hanno provveduto Lazio, Calabria, Sicilia, Basilicata, Veneto, Lombardia, Marche, Piemonte, Liguria, Molise e Provincia autonoma di Trento», specificando che «per le Regioni che non hanno ancora  provveduto, la disciplina di riferimento resta quella adottata a seguito dell’approvazione delle linee guida del 2013».Dunque cosa dovranno fare gli ispettori quando si troveranno in un’azienda che ospita stagisti? Dovranno valutare «complessivamente le modalità di svolgimento del tirocinio in  modo tale da poter ritenere l’attività del tirocinante effettivamente funzionale all’apprendimento e non piuttosto all’esercizio di una mera prestazione lavorativa». La cosa più grave che potrebbe succedere, in caso venga accertato che un dato stage cela in realtà un rapporto di lavoro, è che l’ispettore proponga di «ricondurre il tirocinio  alla  forma  comune  di  rapporto  di  lavoro, ossia il rapporto di lavoro  subordinato  a  tempo indeterminato».La circolare propone, a titolo esemplificativo, una quindicina di ipotesi di violazione della normativa. La prima è semplice: qualora il tirocinio risultasse «attivato in relazione ad attività lavorative per le quali non sia necessario un periodo formativo, in quanto attività del tutto elementari e ripetitive», esso è da considerarsi improprio. Sarà la pietra tombale degli stage per cassiere di supermercato, magazzinieri, benzinai? Meglio andarci piano con le aspettative, ma per come la frase è formulata, sembrerebbe proprio così. Anche un’altra fattispecie di violazione potrebbe rivelarsi molto utile per fermare gli abusi: quella del «tirocinio attivato per sopperire ad esigenze organizzative del soggetto ospitante». La circolare fa l’esempio di uno stagista che svolga una mansione da solo («es. unico cameriere all’interno di un pubblico esercizio»), e a un’attività «essenziale e non complementare all’organizzazione aziendale» svolta «in maniera continuativa ed esclusiva».Tra gli altri esempi di violazione vi sono la «totale assenza di convezione tra soggetto ospitante e soggetto promotore» e la «totale assenza di PFI». Ancora sul pfi, che è l’acronimo di progetto formativo individuale, viene indicato che una «difformità tra quanto previsto dal PFI in termini di attività previste come oggetto del tirocinio e quanto effettivamente svolto dal tirocinante presso il soggetto ospitante» dev'essere considerato un altro campanello d’allarme.Compito degli ispettori, in caso verifichino irregolarità, è capire se esse possano condurre alla «ricostruzione della fattispecie in termini di rapporto di lavoro».Perché lo stage dev’essere uno stage, non un rapporto di lavoro: dunque da parte del soggetto ospitante non va nemmeno bene gestire in maniera troppo specifica le presenze e l’organizzazione dell’orario («si pensi ad esempio alla sussistenza di forme di autorizzazione preventiva per le assenze assimilabili alla richiesta di ferie o all’organizzazione delle attività in turni in modo tale che il tirocinante integri “team” di lavoro»), oppure misurare le performance dei tirocinanti. Ma oltre alla – comunque poco probabile – trasformazione dello stage in assunzione subordinata, cosa rischia in pratica oggi chi contravviene alle normative? «Le linee guida del 2017 hanno previsto la possibilità di recepire  uno specifico apparato sanzionatorio in funzione della sanabilità o meno delle violazioni della normativa regionale» ricorda la circolare: «In proposito è prevista l’intimazione alla cessazione del tirocinio, pena l’interdizione per il soggetto  promotore  e/o  ospitante  ad  attivarne  altri  nei  successivi  12/18  mesi», in caso di violazioni che riguardino, per esempio, alla proporzione tra organico del soggetto ospitante e numero di tirocini, alla durata massima del tirocinio, al numero di tirocini attivabili contemporaneamente.Vi sono invece violazioni meno gravi per le quali è previsto, «in una prima fase», un «semplice  invito  alla regolarizzazione»: è il caso per esempio di discrepanze tra lo stage e quanto previsto dalla convenzione o dal piano formativo, nel caso in cui la durata residua del tirocinio consenta di ripristinare le condizioni per il conseguimento degli obiettivi stabiliti; la «mancata corresponsione dell'indennità» comporta invece una sanzione pecuniaria: una multa dunque, di importo variabile tra i mille e i 6mila euro.Non si può dire che gli ispettori del lavoro siano stati, in tutti questi anni, ignari dell’esistenza degli stagisti, e che non abbiano finora mai effettuato controlli di questo tipo. Ma senza dubbio comincia quest’anno, con questa circolare, una vera e propria attività ispettiva sistematica su questo universo restato troppo a lungo in ombra. Con una difficoltà in più: «il personale ispettivo, nelle attività di controllo aventi ad oggetto i rapporti di tirocinio extracurriculari, dovrà fare riferimento» non a un'univoca normativa nazionale, ma a ventuno differenti normative regionali, e in particolare a quella «vigente nel proprio territorio di competenza» – dunque applicare specificatamente la legge regionale del luogo dove è ubicata l'azienda (oppure, «nel caso di soggetto ospitante multilocalizzato, [...] della Regione ove è ubicata la sede legale»).I prossimi mesi diranno quali risultati porterà il fatto che i tirocini siano ora ufficialmente tra gli ambiti principali di intervento per l’attività di vigilanza dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Per ora, è certamente una buona notizia per gli stagisti italiani.