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Diritti umani, otto stage da 880 euro al mese all'Istituto europeo dedicato all'uguaglianza di genere: candidature fino al 15 giugno

Ancora una manciata di giorni e si chiuderà la call per prendere parte al programma di tirocini dell'Eige (European Institute for Gender Equality), l'agenzia europea per l'uguaglianza di genere con sede a Vilnius, capitale della Lituania. Le candidature potranno essere inviate fino alle ore 13 di lunedì 15 giugno. Per chi volesse non c'è insomma tempo da perdere, anche perché i posti disponibili sono «solamente otto per ogni anno» fanno sapere alla Repubblica degli Stagisti dall'ufficio risorse umane. E non c'è una data prestabilita per l'inizio: «Il tirocinio può iniziare in qualunque momento a seconda della disponibilità dei vari uffici» proseguono. Da mettere in conto poi come anche, specifica invece il regolamento, «non possano essere presenti più di quattro tirocinanti al contempo». L'Eige è infatti un piccolo istituto, con poco più di una cinquantina di dipendenti – stagisti compresi! Logico quindi che il reclutamento sia ridotto. Eppure, anche per le selezioni per così dire «minori» gli italiani primeggiano sempre per numero di candidature: «Tra il 2011 e il 2019 l'Eige ha ricevuto circa trecento application all'anno» spiegano le HR. Di queste «la media delle richieste da parte degli italiani è stata di 93 candidature all'anno», praticamente una su tre. Il totale degli stagisti italiani «è stato finora pari a 17». Il rimborso mensile non è però dei più generosi: 880 euro al mese soggetti all'eventuale tassazione nel proprio Paese di residenza, per una durata «di sei mesi» proseguono dall'ufficio tirocini, «che può essere prolungata per ulteriori cinque mesi massimo». A parte ci sono le spese di rimborso del viaggio, a cui possono aggiungersi «fino a 250 euro a tratta» si legge sul regolamento «nel caso di esborsi extra dovuti a bagagli aggiuntivi da imbarcare in aereo». E infine va stipulata «l'assicurazione contro gli infortuni, che è a carico dello stagista» chiarisce ancora la normativa.Sui paletti per accedere, la prima regola è l'essere un cittadino europeo munito di titolo di laurea – anche la triennale è ammessa. Se si è ancora studenti va presentato «un certificato che indichi la media dei voti». E chi avesse in corso la preparazione della tesi di laurea, «ci sarà la possibilità di utilizzare al massimo mezza giornata a settimana per portare avanti il proprio lavoro». Serve poi una conoscenza fluente dell'inglese e di una seconda lingua europea. In più, va dimostrato un minimo di specializzazione nelle aree in cui opera l'agenzia: «è ammissibile per esempio un progetto sviluppato nel corso degli studi accademici oppure una esperienza professionale in questo campo». L'application va formulata attraverso una mail in lingua inglese indirizzata all'ufficio risorse umane con tutti i dettagli della propria candidatura, il proprio curriculum e le motivazioni. Si procede poi con la selezione da parte di un comitato che si occuperà di scegliere i finalisti da sottoporre in ultima battuta a un colloquio. La decisione finale spetta al direttore dell'Istituto, e infine sarà l'ufficio risorse umane a contattare i selezionati. Per gli esclusi non ci sarà nessuna comunicazione, ma la possibilità di ritentare una seconda volta. E attenzione perché, prima dell'inizio dello stage, dovrà pervenire negli uffici dell'Eige una lunga serie di documenti: il casellario giudiziale, un certificato medico di sana e robusta costituzione, certificati che indichino le proprie retribuzioni per altri lavori (in caso ve ne siano), la polizza assicurativa. E ancora i diplomi di laurea, quelli per le conoscenze delle lingue. Lo stagista sarà poi inserito nel team di riferimento, ma non sempre – redarguisce il regolamento – le richieste potranno essere assecondate. «Ci si baserà infatti sulle esigenze dei singoli uffici». Quanto alle aree di attività per cui si potrà manifestare interesse, le principali sono l'uguaglianza di genere, la comunicazione, il management, le relazioni con gli stakeholders, la ricerca e statistiche. Una volta «arruolati» nell'istituto, un tutor prenderà lo stagista sotto la propria responsabilità e cercherà «nei limiti del possibile di coinvolgerlo nel lavoro quotidiano dell'agenzia». Per gli stagisti non ci saranno missioni «a meno di circostanze eccezionali». Ma «a seconda della disponibilità del budget, potranno esser previste visite fuori dalla capitale».Parecchio stringenti le norme sulla riservatezza, che va mantenuta «su tutte le attività dell'agenzia per gli aspetti non di dominio pubblico anche oltre la fine dello stage». Gli orari saranno infine quelli del resto dell'organico, «con la possibilità di recuperare le ore "straordinarie" tramite riposi concessi dal tutor». E per le assenze, il massimo consentito è di due giorni al mese. Ilaria Mariotti    

Parte l'Academy di illimity, candidature aperte per il primo master per diventare asset manager

C’è un settore, nelle attività delle banche, che sta crescendo molto – e per il quale non si trovano abbastanza candidati. Si tratta della gestione dei “crediti difficili”, cioè quei prestiti che alcuni debitori, in particolare aziende in crisi, fanno fatica a ripagare.  Una nicchia di mercato per la quale trovare professionisti già formati è arduo e a cui i percorsi universitari non danno particolare attenzione. Una nicchia che una banca in particolare, illimity, ha deciso di presidiare. E per trovare le risorse giuste ha deciso di fare da sé, creando un master all’interno di un più ampio progetto di “Academy”.Non è la prima volta che un’azienda privata decide di approntare un percorso di formazione ad hoc; è forse la prima, però, in cui questo percorso di formazione riguarda la figura professionale dell’“asset manager”.Di cosa si tratta? Un passo indietro: illimity è una banca fondata da Corrado Passera nel 2018. Tra le sue attività vi è quella legata ai crediti “non performing”. «All’interno di illimity la banca fa l’attività di acquisizione di questi crediti, poi tutta l’attività di gestione viene fatta da neprix» spiega Andrea Clamer, 42 anni, responsabile della divisione Distressed Credit Investment & Servicing. Neprix è un’azienda a sé che fa parte della galassia illimity; conta in questo momento 170 dipendenti ed è in forte crescita: aumentano i crediti che acquisisce e, conseguentemente, la necessità di assumere persone che siano in grado di gestirli: «Abbiamo bisogno di una professionalità che in questo momento non è facile trovare sul mercato. La nostra struttura HR cerca queste figure professionali, e quindi nei mesi scorsi abbiamo fatto una infinità di colloqui, ma fatichiamo a trovare le persone giuste. Dunque ci siamo detti: dato che abbiamo un’idea chiara di quello che vogliamo, abbiamo la possibilità di crescere molto e di offrire possibilità concreta di lavorare, perché non costruiamo il nostro percorso di formazione su questo tipo di competenze?».Da qui è nata l’idea del master. Sei mesi di full immersion con frequenza giornaliera e alternativamente distribuita tra 400 ore previste in aula e altre 540 presso la sede milanese di illimity. Il master ha un valore commerciale calcolato di circa 10mila euro, ma ai partecipanti – il cui numero massimo è di venticinque – verrà chiesto di pagare solo una quota di iscrizione di 2mila euro, che peraltro verrà rimborsata in caso di assunzione. La probabilità di assunzione è abbastanza alta, dato che tutto il progetto del master è nato proprio per rispondere a un’esigenza di recruiting dell’azienda. Inoltre durante i sei mesi di master i partecipanti verranno inquadrati da subito come tirocinanti extracurricolari e riceveranno i buoni pasto e l’indennità standard prevista da illimity – che ha un’ottima policy e fa parte anche dell’RdS network – pari a 700 euro al mese, che verranno corrisposti pienamente anche se per il circa 50% delle ore gli stagisti-masteristi saranno impegnati in aula. Il calcolo è presto fatto: per i sei mesi ciascun giovane riceverà 4.200 euro, più del doppio del costo di iscrizione al master. Inoltre, per chi presentasse un Isee inferiore a 13mila euro la quota di iscrizione verrebbe coperta da un’ulteriore borsa di studio, rendendo quindi il master completamente gratuito.Quello che illimity punta a creare è «un professionista che abbia delle competenze forti in materia di diritto fallimentare, analisi di bilancio e matematica finanziaria. Non si tratta di un qualcosa di “classico” in un normale percorso di studi» dice Clamer: «abbiamo creato questo percorso con una faculty composta da professionisti interni all’azienda, dai nostri principali partner, nonché da docenti delle principali università italiane. Se ai miei tempi ci fosse stato un master del genere, sicuramente sarei corso ad iscrivermi!»Il master è stato strutturato in collaborazione con MIP del Politecnico di Milano, che assicura il coordinamento scientifico. «Con il MIP avevamo già varie collaborazioni aperte» racconta Marco Russomando, 46 anni, direttore HR di illimity: «La nostra ambizione è sempre stata quella di contaminarci con le diversità e con l’eccellenza e il MIP è stato con noi fin dall’inizio, sia sul mondo del digitale che sul quello della formazione. Quando abbiamo avuto la scintilla di questa idea di master, il MIP ci ha aiutato nel co-design del programma di studio per tradurre cosa deve essere l’asset manager del futuro in un programma di formazione». La persona di riferimento per il master di illimity è Laura Grassi, che è Assistant Professor of Investment Banking al Politecnico di Milano e vicedirettrice dell’International MBA del MIP Graduate School of Business.Ma cosa significa in concreto, all’interno di una banca, occuparsi della “gestione dei crediti distressed corporate”? «Facciamo un esempio concreto» propone Clamer: «Una grande banca italiana concede un prestito a un’azienda, questa azienda a un certo punto ha un momento di difficoltà finanziaria e dunque non riesce più a restituire i soldi. Nel caso in cui l’azienda sia mediamente in difficoltà il credito viene definito “unlikely to pay” quindi di difficile ripagabilità; se la difficoltà è grande allora diventa una sofferenza e si parla invece di “non performing loan”». Le grandi banche tendono a voler «portar fuori dai propri bilanci queste posizioni di credito» aggiunge Clamer: «quindi dal 2008 in avanti hanno iniziato a vendere questi portafogli fuori e qualcuno ha comprato questi crediti». Comprare il credito significa, molto semplicemente, comprare il diritto ad essere ripagato ma nel momento in cui lo si compra occorre anche avere la capacità di gestirlo. Cosa vuol dire? «Vuol dire entrare in una nuova relazione con il debitore, come nuovo soggetto creditore, individuando una modalità utile al rientro del debito» sintetizza Cramer: «Banalmente, mi dovevi questi soldi in cinque anni con una certa rata e un certo tasso, bene, proviamo a rimodulare, a trovare una nuova modalità – magari paghi un po’ meno, in maniera più dilazionata – in modo di consentire a te azienda di far fronte al tuo debito e andare avanti come azienda, consentendo a me nuovo creditore di rientrare dell’investimento fatto. Gli asset manager sono i soggetti che fanno da collante tra colui che ha investito, e cioè ha comprato i crediti – la banca – e il mondo reale, quindi i soggetti in difficoltà, le aziende che hanno bisogno di un interlocutore per capire come ripartire e in alcuni casi non affondare».Vista da questo punto di vista la faccenda assume anche un valore sociale. «Certo» concorda Clamer: «Il pregiudizio classico in relazione a questo tipo di operatività è che c’è un soggetto che acquisisce i crediti e che in qualche modo “prende per la gola” il debitore. Questo stereotipo antico non è più applicabile: una realtà quotata, che vuole fare questo business nel medio e lungo termine, ha bisogno di trovare con i soggetti debitori delle logiche di dialogo diverse rispetto a quelle della banca che ha ceduto il credito. Si tratta di una nuova modalità di relazione con questi soggetti debitori che consiste nel “prendersene cura” e che non è tipicamente nelle corde delle grandi banche commerciali, le quali, in genere, delegano questo tipo di processo a un settore della banca ai margini della banca stessa. Prendere questo tipo di settore, che ad oggi ha delle redditività importanti, e portarlo al centro di un progetto banca, è quello che noi abbiamo cercato di fare».Del resto, sottolinea Russomando, nel “set di valori” di illimity «c’è scritto che noi vogliamo fare utili cercando di essere utili: è il nostro posizionamento culturale, la nostra corporate identity».Per candidarsi occorre inviare entro il 30 giugno la propria candidatura con un video motivazionale attraverso questo sito e i candidati selezionati verranno poi invitati al colloquio. Il master è rivolto a laureandi e neolaureati in materie umanistiche o scientifiche. Ma davvero anche chi ha una laurea in lettere o lingue può affacciarsi al settore del credito? Non c’è bisogno di competenze pregresse? «Noi non chiediamo di avere un background in diritto fallimentare, analisi di bilancio oppure matematica finanziaria: andremo a formare noi, con il master, questo tipo di competenze» assicura Clamer. Non serve arrivare “imparati”, insomma, ma c’è una cosa indispensabile: la voglia di apprendere. «Noi pensiamo che in sei mesi queste competenze si possano acquisire» conferma Russomando: «La velocità di apprendimento dipenderà certamente dal punto da cui si parte – perché siamo realisti e pragmatici – ma in gran parte anche dalla volontà, dal desiderio e dalla fame di conoscenza». L’idea è quella di portare nel corso del master «tutti i ragazzi a livello “proficient”» e poi proseguire in un percorso di apprendimento continuo. «Crediamo che sei mesi siano un tempo sufficiente… anche se dovessimo scegliere solo candidati laureati in archeologia!» scherza l'HR manager: «Abbiamo disegnato un percorso formativo in modo che sia una sorta di intensive course, i professori sanno fin dall’inizio che la classe sarà mista. E portarli sul campo mettendo alla prova quello che hanno imparato velocizzerà l’apprendimento».Ovviamente poi i venticinque prescelti avranno qualche settimana per “mettersi in pari”: «Un laureato in legge sulla parte di diritto fallimentare si sentirà sicuro, per esempio, ma magari si metterà a studiare un po’ di più statistica» riflette l’HR manager: «Noi li aiuteremo. La giornata del master ha dei momenti in cui i ragazzi possono studiare e quelli che su una determinata materia si sentono un po’ più indietro saranno incentivati a recuperare. Ancora prima dell’inizio del master sarà messa a disposizione dei partecipanti una serie di risorse – letture, dispense, materiali – per poter ripassare dei concetti o per cominciare ad avvicinarsi a una materia sconosciuta».Interessante notare che, coerentemente con un approccio di “corporate university”, ogni studente avrà un tutor interno che sarà co-responsabile del percorso e con cui si potrà confrontare per avere suggerimenti, indicazioni, risolvere dubbi anche su questioni tecniche. Probabilmente la proporzione sarà due a uno, ovvero a ogni tutor non verranno assegnati più di due studenti, per garantire la possibilità di un rapporto diretto e intenso.Tra i materiali da preparare per candidarsi a partecipare al master c’è anche un video motivazionale, «che per noi è molto utile perché va anche incontro al modo di essere dei ragazzi più giovani: è un canale a cui sono sempre più abituati» dice Russomando: «Stiamo cercando illimiter. Persone che siano ispirate dai nostri valori – libertà, responsabilità e innovazione – e che siano curiose, innovative, con un pensiero che si spinge un po’... “oltre”. Che siano collaborative, resilienti, disposte a saper ascoltare, comprendere gli stati emotivi degli altri con un approccio realmente interessato all’ambiente di lavoro dell’azienda, come se fosse un po’ casa loro. E poi persone naturalmente inclini alla positività, capaci di lavorare sotto pressione, di prendersi delle responsabilità e portarle avanti da soli».Ma come si impara concretamente ad essere “asset manager”? Cosa faranno cioè, nella vita di tutti i giorni, i partecipanti al master nella parte non in aula? «Andiamo a vedere quello che è il lavoro concreto di un asset manager» risponde Clamer: «Questo parte quando avviene l’onboarding, ovvero il “caricamento” delle posizioni sui gestionali di neprix. A questo punto la posizione diventa reale: c’è un credito, c’è un debitore, ci sono dei beni a garanzia. Qui c’è una prima fase di istruttoria, che vuol dire acquisire tutti gli elementi e analizzarli per comprendere qual è la soluzione migliore per la banca e per il creditore. Dunque, fase 1: analisi, acquisizione degli elementi e studio». I ragazzi si metteranno a fianco degli asset manager già esperti, i senior, guardandoli e interagendo con loro. «Poi c’è una fase 2 che è la negoziazione, in cui c’è un avvio dell’interlocuzione col debitore per instaurare un rapporto volto ad arrivare alla fase 3, che è la definizione della corretta modalità di rientro sul debito, di ristrutturazione della posizione, e di monitoraggio nel tempo di come le cose stanno andando. Può capitare che ci siano delle trasferte legate all’analisi su alcuni asset, o per incontrare il debitore per trovare un accordo, anche se non è una cosa che accade spesso». I venticinque partecipanti «saranno a fianco degli asset manager in tutte e tre le fasi».In illimity c’è un grande entusiasmo per questo progetto: «Se tutto andrà come deve andare, e io sono molto fiducioso, considerata la crescita del mondo di neprix, istituzionalizzeremo questo master a livello annuale» anticipa Russomando: «Questo potrebbe diventare il grande primo pilota per creare un nostro pilastro di formazione interna. Potremo estendere questa formula ad altre figure professionali del presente o del futuro, e/o pensare a un corporate master di livello 2 per le persone interne». All’orizzonte ci sono due direttrici «una orizzontale di estensione ad altri master, e una verticale andando a usare la stessa formula su profili interni».

Perché la Regione Lombardia non ha stanziato dei fondi per sostenere gli stagisti? «Non si può aspettare oltre»

Perché la Regione Lombardia – la Regione più importante d’Italia per molti aspetti, dal PIL alla concentrazione di aziende, e anche la prima per numero di stagisti: sul suo territorio si svolge oltre un quinto degli stage extracurricolari di tutta Italia – non ha stanziato dei fondi per sostenere, appunto, gli stagisti?E’ una domanda che in questi mesi noi abbiamo fatto più volte pubblicamente, e che i giovani ci hanno posto incessantemente. Com’è possibile che il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna, la Calabria e perfino la piccola Valle D’Aosta abbiano capito che la sospensione o interruzione di migliaia di tirocini avrebbe messo in difficoltà gli stagisti, e invece la Lombardia abbia ignorato il problema?A porre questa domanda direttamente alla giunta regionale lombarda, presieduta dal leghista Fontana, arrivano cinque consiglieri regionali. Due di loro sono legati alla Repubblica degli Stagisti dal “Patto per lo stage”, sottoscritto durante la campagna elettorale, che li impegna a occuparsi delle tematiche e problematiche legate allo stage: si tratta di Pietro Bussolati e Paola Bocci, entrambi del Partito Democratico. Gli altri tre firmatari sono Raffaele Straniero, Maria Rozza e Matteo Piloni, anche loro eletti nelle fila del PD.I cinque hanno depositato ieri una interrogazione a risposta immediata intitolata “Tirocini curriculari ed extracurriculari”, che chiede proprio «per quale motivo Regione Lombardia non abbia sin qui stanziato, al pari di altre Regioni, un contributo ad hoc a favore degli stagisti che si sono trovati senza indennità di tirocinio in seguito all'interruzione dello stesso dovuta all’emergenza sanitaria del CoVid 19».Nel testo dell’interrogazione i cinque consiglieri sottolineano che «il blocco delle attività formative dovuto all’emergenza Covid 19 ha colpito duramente sia i tirocini curriculari che extracurriculari» e che la sospensione o interruzione di questi percorsi formativi «al netto di coloro i quali si sono potuti avvalere dello strumento dello smart working, ha lasciato migliaia di tirocinanti lombardi senza alcun reddito per molte settimane».E quindi si appellano all’assessore competente – che in realtà è una assessora: Melania De Nichilo Rizzoli, responsabile per le materie Istruzione, formazione e lavoro all’interno della giunta Fontana – chiedendo appunto come mai la Lombardia non abbia ancora agito concretamente per sostenere il reddito di queste migliaia di tirocinanti.Intersecato a questa richiesta vi è anche, nella stessa interrogazione, un riferimento alle problematiche specifiche legate ai tirocini curricolari: «Nonostante la riapertura della quasi totalità delle attività» denunciano i cinque consiglieri «si è venuto a creare un serio problema per tanti studenti in tirocinio curriculare che, oltre ad avere accumulato tre mesi di ritardo nella parte pratica a causa del lockdown, si sono trovati impossibilitati a rientrare in azienda o presso le attività commerciali a causa delle persistenti norme di contenimento e distanziamento di sicurezza» e chiedono quindi all’assessora «come intenda procedere per scongiurare che gli studenti possano perdere l’anno scolastico ed anche i soldi per cause che non dipendono dal loro impegno, dalla loro capacità, dalla loro volontà».In Lombardia nel corso del 2019 sono stati attivati – i dati sono quelli freschi freschi contenuti all’interno del Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie appena pubblicato dal ministero del Lavoro – oltre 74mila tirocini extracurricolari, cui vanno aggiunti più o meno 30-35mila (il numero preciso è ignoto) curricolari. Si può quindi calcolare che al momento del lockdown, tra la fine di febbraio e la metà di marzo, fossero in corso almeno 50mila tirocini sommando insieme quelli curricolari e quelli extracurricolari. E se è vero che una parte di questi percorsi ha potuto essere “salvata” dalla modalità dello smart internshipping, subito autorizzata esplicitamente dalla Regione Lombardia, è vero anche che diverse migliaia non hanno avuto la stessa fortuna. «L’assessora Rizzoli dovrà rispondere alla nostra interrogazione il prossimo martedì, il 9 giugno, nel corso del question time, nel corso della seduta del consiglio regionale» dice alla Repubblica degli Stagisti Paola Bocci: «Per molti dei ragazzi che hanno dovuto interrompere dall’oggi al domani il tirocinio per la pandemia, l'indennità mensile dello stage era l’unica entrata, ed è un loro diritto avere un riconoscimento anche economico per uno stop forzato. Come è un dovere della Regione Lombardia provvedervi con fondi propri. Altre regioni, come l’Emilia Romagna, lo hanno già fatto. È tempo che anche Lombardia si attivi. Per Regione Lombardia,  che si dice attenta alla valorizzazione delle sue giovani generazioni, è il momento di passare dalle generiche parole ai fatti: non si può aspettare oltre». «Stiamo caricando sui più giovani un grande carico di spese per il futuro, prendendo risorse a debito per l’oggi» aggiunge Pietro Bussolati: «Occorre quindi una doppia attenzione per le loro esigenze. Alcune Regioni lo hanno fatto prevedendo indennizzi, la Lombardia no: e questa assenza di attenzione è uno schiaffo al futuro della nostra Regione».

Reddito di emergenza, se e quando possono richiederlo gli stagisti

Gli stagisti sono rimasti fuori dal circuito di bonus stanziati dal Decreto Rilancio e sostegni di altro tipo previsti dalle Regioni (allo stato attuale Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Calabria e Valle D'Aosta). Per alcuni di loro, ovvero quelli non fiscalmente a carico dei propri genitori, c'è una strada residuale: quella del reddito di emergenza (Rem), istituito grazie all'articolo 82 del Decreto Rilancio e per cui qualche giorno fa è partito l'iter per la presentazione delle domande sul sito Inps. Ai beneficiari andrebbero due quote mensili, ognuna pari a un minimo di 400 euro, che possono crescere fino a 840 euro in caso di nuclei familiari in cui vi siano componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienti.A poterlo richiedere sono esclusivamente i nuclei familari “in condizioni di necessità economica”. A fare domanda insomma è l'intera famiglia, e non il singolo: e deve trattarsi di un nucleo familiare particolarmente in difficoltà, dato che si è automaticamente esclusi se anche un solo membro della famiglia rientra in una serie di categorie come quella di pensionato, o percettore di reddito di cittadinanza, o fruitore di una delle indennità previste dagli ultimi decreti – ad esempio quella destinata ai liberi professionisti titolari di partita IVA iscritti alla gestione separata, o quella per i lavoratori stagionali del turismo – oppure se anche un solo membro della famiglia ha un contratto di lavoro dipendente con uno stipendio superiore ai massimi consentiti (grossolanamente, basta che anche solo uno abbia una busta paga di più di mille euro lordi al mese ed automaticamente l'intero nucleo è escluso).Questi paletti rendono davvero arduo, in condizioni di difficoltà ma non di indigenza, pensare che gli stagisti possano accedere a questa misura. Come potrebbe infatti una persona sui vent'anni, spesso convivente con i propri genitori e già parte di un nucleo familiare, aver accesso al Rem? Potrebbe averne diritto perché quando si superano i 24 anni di età e si guadagna, in un anno – anche attraverso borse di studio o indennità di stage – più di 2.840 euro (per superare questa soglia basterebbe per esempio aver svolto l'anno precedente un tirocinio semestrale con una indennità di 500 euro al mese), si esce automaticamente dal nucleo familiare di provenienza per quel dato anno.  Qui la parola chiave è “automaticamente”: cioè potrebbero esserci migliaia di giovani che nemmeno sanno di essere già nella condizione di fare nucleo familiare a sé stante al momento. Senza averne fatto richiesta, senza aver compilato nessun modulo all'anagrafe. Se si sono soddisfatti quei due criteri, età e reddito, non si è più ricompresi secondo la legge italiana nel nucleo familiare dei propri genitori. Perfino se si vive ancora con loro.Per questo stabilire quand'è che si è 'nucleo familiare' è così importante. Quest'ultimo è costituito dai soggetti che compongono la famiglia anagrafica. «Se ne fa parte insieme ai genitori fino alla maggiore età» precisa alla Repubblica degli Stagisti il consulente del lavoro Enzo De Fusco [nella foto a destra]. I maggiorenni però continuano a farne parte anche oltre «qualora risultino a carico fiscale dei genitori, non siano coniugati e non abbiano figli». A carico fiscale dei genitori risultano infatti i minori di 24 anni «con un proprio reddito entro i 4mila euro lordi annui; mentre per chi supera i 24 anni d'età il reddito annuo deve essere entro i 2.840,51 euro lordi». Non è più di conseguenza a carico fiscale dei genitori chi ha meno di 24 anni e nell'arco nel 2019 ha guadagnato oltre 4mila euro (un tirocinio extracurricolare semestrale in Lazio per esempio basterebbe da solo a far sì che si soddisfi il requisito, dato che in quella Regione l'indennità minima mensile è pari a 800 euro al mese). Per gli altri invece la dipendenza fiscale dai genitori viene meno con un reddito superiore ai 2.840 euro. Come anticipato, per questi soggetti l'uscita dal nucleo familiare è automatica, e non serve cambiare residenza. Avrebbero pertanto diritto al Rem, qualora rispettassero tutta la griglia dei requisiti, in primis l'Isee. La convivenza, è bene specificarlo, non è determinante per costituire un nucleo familiare. Del resto non sempre abitare sotto lo stesso tetto è requisito sufficiente a determinare il perimetro del nucleo familiare perché di norma «ne fanno parte coniugi e figli minori pur non conviventi». E ancora, sottolinea De Fusco, «nel nucleo rientrano i coniugi che hanno diversa residenza anagrafica, a condizione che non si tratti di coniugi separati, di genitori a cui sia stata tolta la potestà sui figli o per cui sia stato disposto un provvedimento di allontanamento dalla casa famigliare». Sono considerate poi nel nucleo familiare le persone a carico dei genitori pur non conviventi. Classico esempio ne è lo studente fuorisede. Perciò per lo stagista che non convive con la sua famiglia l'opportunità del Rem scatterà solo qualora non risulti fiscalmente a  carico dei genitori – esattamente come per chi convive con loro. Sempre a condizione per chi ha meno di 24 anni che il reddito 2019 sia stato superiore ai 4mila euro; mentre per gli over 24 che abbia superato i 2.840 euro annui. Per quanto riguarda invece gli stagisti che attualmente vivono in casa con i genitori e che non sono autonomi fiscalmente ma vogliono comunque provare ad accedere al Rem, si può procedere a un'uscita dal nucleo familiare, qui sì attraverso un cambio di residenza. Un trasloco vero e proprio, ancora più complesso in tempi di pandemia. In questo caso specifico bisogna insomma dimostrare l'uscita dal nucleo familiare con un alloggio per conto proprio (e non si può fingere perché i Comuni fanno controlli). Ma è bene valutare con attenzione pro e contro, perché gli svantaggi potrebbero superare i benefici: in primis a causa delle ricadute di tipo fiscale sul nucleo di origine, in quanto i genitori potrebbero ritrovarsi a pagare tasse maggiori, non potendo scaricare le spese relative al figlio a carico. Un aumento, sottolinea De Fusco, «che potrebbe aggirarsi sui 1000 euro l'anno per i genitori». Polverizzando, dunque, il vantaggio di poter richiedere i 400 euro di Rem.Per richiedere attivamente di togliersi dal nucleo familiare bisogna munirsi di tutta la documentazione e i certificati necessari, tra cui «l'aggiornamento della famiglia anagrafica» puntualizza Antonello Orlando, esperto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro [nella foto a sinistra]: «Un'operazione oggi smaterializzata in molte amministrazioni anche in ragione della emergenza sanitaria da Covid 19». I tempi non dovrebbero essere troppo lunghi: a Roma, ad esempio, bastà presentarsi agli uffici anagrafici anche senza appuntamento e fare richiesta del certificato. Ma meglio farsi due calcoli: è vero che per il cambio di residenza i Comuni non chiedono un obolo, ma è vero anche che a meno di poter disporre di un alloggio gratuito andar via di casa comporterà l'obbligo di pagare un affitto; e in più non vanno dimenticati i già menzionati aspetti di un possibile aumento delle tasse per i genitori e l'importi tutto sommato basso del Rem, pari a soli 400 euro al mese.I requisiti per richiedere questo tipo di sussidio. sono però anche altri. I paletti riguardano il reddito, che «nel mese di aprile 2020 deve essere inferiore al Rem spettante» prosegue Orlando. Dunque per un nucleo composto da una sola persona, poniamo lo stagista, il reddito relativo a quel mese non può superare i 400 euro. Mano mano che si sale poi nel numero dei componenti del nucleo familiare, cresce anche il limite di reddito secondo il coefficiente calcolato dall'Inps, come specificato qui.Inoltre «il patrimonio mobiliare familiare per l’anno 2019 deve essere inferiore a 10mila euro, accresciuto di 5mila euro per ogni componente successivo al primo, fino a un massimo di 20mila euro, e l'Isee non può superare i 15mila euro» chiarisce l'esperto. Tutta una serie di elementi che lasciano intendere che ad accedervi saranno pochi nuclei familiari, privi di proprietà se non la prima casa – per la quale, sottolinea De Fusco, «sono previste agevolazioni soprattutto se acquistata con la richiesta di un mutuo ipotecario». Ma non si può stabilire a priori: per capire chi rientra nella soglia Isee che consente l'accesso al Rem «si deve verificare caso per caso, essendo rilevanti anche le dimensioni dell'abitazione». Per fare domanda la scadenza è il 30 giugno. Per quelle presentate entro il 31 maggio, precisa il sito Inps, «saranno erogate le mensilità di maggio e giugno, mentre per le altre arriveranno le mensilità di giugno e luglio». Esclusi sono anche i soggetti già percettori di altre indennità (caso comunque da escludere per la quasi totalità degli stagisti italiani): «Se uno dei componenti già beneficia di uno dei sostegni al reddito previsti dai decreti Covid non è possibile richiedere il Rem» specifica De Fusco: «Si tratta di liberi professionisti, titolari di cococo, autonomi iscritti all’Ago, stagionali e somministrati, intermittenti, incaricati alle vendite a domicilio, iscritti al Fondo pensioni, lavoratori dello spettacolo, operai agricoli». Via libera invece per tutti gli altri. Almeno, a provarci.Ilaria Mariotti 

Opportunità nelle istituzioni UE nonostante la pandemia, 15 stage all'Agenzia per la cooperazione tra i regolatori nazionali dell'energia

Nonostante la pandemia in corso non si fermano le opportunità di tirocinio per laureati nelle organizzazioni europee. Una di queste è presso Acer, agenzia per la cooperazione tra i regolatori nazionali dell'energia con sede a Lubiana, in Slovenia, ente che aiuta – spiega il sito - «a garantire il corretto funzionamento del mercato unico europeo del gas e dell'energia elettrica». Il programma di stage «è partito nel 2013» fa sapere Goran Vaskrsic, responsabile del programma tirocini, alla Repubblica degli Stagisti. «Dal 28 aprile 2019 è attiva una call che non prevede deadline» e per cui è quindi possibile candidarsi sempre. «Siamo noi di volta in volta a scegliere i candidati nel momento in cui si aprono delle posizioni» prosegue Vaskrsic. Anche se in verità gli stage hanno solitamente due date di inizio standard, che sono il primo marzo e il primo settembre. «Ma tutto dipende dalla durata dei tirocini che sono ancora in corso, dal fatto che abbiano subito o meno una proroga oppure che siano stati interrotti in anticipo su decisione degli stessi tirocinanti». La durata dei tirocini è infatti solitamente fissata in sei mesi, estendibili di ulteriori sei. Per chi si candidasse adesso dunque, l'inizio dello stage sarebbe presumibilmente a inizio settembre, sempre nell'ipotesi in cui si creassero per allora alcune vacancies, altrimenti non vi sarebbero possibilità di entrare. «Le posizioni in totale sono quindici» chiarisce il responsabile, «e vengono regolarmente ricoperte in base alle richieste che riceviamo». La questione del rischio contagio da Coronavirus non rappresenta un impedimento al regolare svolgimento delle selezioni. Prima di tutto «perché si svolgono sulla base delle application, dunque avviene tutto da remoto» precisa alla Repubblica degli Stagisti David Merino, addetto stampa dell'agenzia. «E anche qualora ci fosse bisogno di un colloquio, si svolgerebbe per telefono». Chi poi si trovava in stage all'entrata in vigore delle misure restrittive (partite anche in Slovenia circa a metà marzo), «è stato subito trasferito a casa, tutti ci troviamo al momento in modalità smart working» aggiunge Merino. In più per i prossimi stagisti l'inizio del tirocinio slitterà a settembre quando – almeno in teoria – l'emergenza sarà rientrata e gli uffici si riempiranno di nuovo. Al solito, come riferisce Vaskrsic, le application degli italiani sono tra le più numerose, un fenomeno che si ripete a ogni bando per un posto da tirocinante nelle istituzioni europee. «Delle 510 application ricevute, 195 provenivano da italiani», oltre un terzo insomma. E dire che il rimborso spese che offre Acer non è neppure tra i più generosi: 600 euro mensili, a cui vanno aggiunti però alcuni benefit. In primis una indennità di affitto «per chi vive a oltre 50 km di distanza dalla sede dell'agenzia» spiega il regolamento, e un rimborso delle spese di viaggio «per chi si è spostato per oltre 200 kim e abbia completato almeno tre mesi di tirocinio». In aggiunta è garantita anche la copertura del trasporto pubblico. L'application si scarica a questo link. Oltre ai propri dati e a una lettera motivazionale di almeno 250 parole va affiancata la copia del diploma di laurea. Ammessi alla selezioni sono i cittadini degli Stati membri con un diploma di laurea e un livello di conoscenza dell'inglese pari a C1. Basta un livello di competenza B2 invece per la seconda lingua europea richiesta. Criterio preferenziale, specificano le faq, è anche che «il campo della laurea sia compatibile con le attività dell'agenzia». Più nel dettaglio, i dipartimenti in cui saranno accolti gli stagisti saranno «la comunicazione, le risorse umane, l'IT, le politiche, il marketing, l'analisi dei dati». Ed è a uno di questi profili che l'aspirante stagista dovrà candidarsi a seconda delle proprie preferenze. Ad esempio per uno stage presso l'ufficio del direttore sarà richiesta una laurea in giornalismo, comunicazione o discipline analoghe, perché il compito principale sarà quello di «collaborare alle modifiche del sito, al monitoraggio dei media, assistere alla pianificazione della comunicazione» si legge nel regolamento. Se invece si opta per l'Amministrazione, occorrerà una laurea in Scienze sociali per «fornire assistenza nella stesura delle politiche e dei documenti dell’agenzia e del piano di comunicazione delle risorse umane, in particolare nel coordinamento delle procedure di selezione». Una laurea in Ingegneria è invece richiesta per il Dipartimento Gas, in cui «collaborare all’installazione, alla configurazione e alla gestione dei sistemi informatici e delle reti dell’agenzia». Una volta spedito il proprio curriculum bisognerà aspettare il responso di Acer, che sarà sempre per iscritto, anche in caso di esito negativo. Ilaria Mariotti 

Sostegno per i tirocinanti, da un mese c'è una proposta ma la Regione Campania non la discute

Grande assente degli ultimi mesi, in questa crisi causata dal Coronavirus, è una misura a sostegno degli stagisti. Il Governo nemmeno con il decreto Rilancio ha pensato ai tirocinanti, nonostante i ripetuti appelli arrivati da più parti, in primo luogo proprio dalla Repubblica degli Stagisti. Così per ora sono le regioni a cercare una soluzione adottando dei provvedimenti a favore degli stagisti, come hanno fatto l’Emilia Romagna, il Lazio, la Calabria, la Toscana. O in alcuni casi solo con delle proposte, come l'Umbria o il Piemonte. Moltissimi tirocinanti, però, restano ancora senza aiuti, con stage senza nemmeno sapere nella maggior parte dei casi quando e se riprenderanno il loro percorso formativo. In questo contesto nasce la nota presentata a inizio maggio da Gianpiero Zinzi, avvocato e consigliere regionale della Campania al Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, per chiedere l’adozione di misure di sostegno a favore degli stagisti. «Durante questa emergenza ho potenziato i canali di comunicazione già attivi per accogliere le richieste di intervento che arrivavano da diversi settori e categorie. Gli stagisti sono stati una di queste», spiega Zinzi alla Repubblica degli Stagisti: «Tanti ragazzi mi hanno scritto illustrandomi la loro situazione e manifestandomi l’insoddisfazione per essere stati dimenticati a livello nazionale e regionale». La Campania infatti è tra le tante Regioni che non ha ancora preso in considerazione un sostegno a favore dei tirocinanti che hanno visto sospeso il proprio stage extracurriculare a partire dall’11 marzo, sospensione poi prolungata fino al 18 maggio. Con l'ordinanza 48/2020, datata 17 maggio, si è permessa la riattivazione in presenza dei tirocini sospesi, ma solo per quelli per cui lo smart internshipping non era possibile e comunque sempre nel rispetto delle medesime prescrizioni di sicurezza applicate ai lavoratori dipendenti. Requisito che in alcuni casi continua a posticipare la ripresa del tirocinio. In Campania si svolgono in media 22mila tirocini all’anno. Molte migliaia di tirocini erano dunque attivi a marzo, e le persone che li stavano svolgendo sono da oltre due mesi in attesa di un segnale di interessamento da parte dei propri rappresentanti politici. In questo solco si cala la nota di Zinzi che racconta: «In questa fase molto particolare, come rappresentante dell’opposizione di centrodestra, ho assunto con i miei colleghi un atteggiamento di collaborazione istituzionale, nell’esclusivo interesse della Campania. E in questa direzione mi sono mosso protocollando questa nota indirizzata al Presidente della Giunta e sottoposta direttamente al suo vaglio. Mi aspetto, quindi, che come ogni proposta di buon senso venga discussa in Consiglio, magari migliorata e infine adottata».Una precisazione va fatta: la nota non ha un obbligo di discussione o risposta come ad esempio l'interrogazione. Di fatto, quindi, nonostante le buone intenzioni, proposte di questo tipo finiscono per rimanere nel cassetto e non attirare l'interesse di Consiglio o Giunta regionale. Non sembrerebbe quindi la migliore arma per convincere una Regione ad adottare un provvedimento di questo tipo. Perché, quindi, non procedere in maniera diversa? «Nessuno degli strumenti normalmente utilizzati dai consiglieri regionali, mozioni, interrogazioni e proposte di legge, era utile al caso specifico» è la spiegazione di Zinzi: «Il presidente De Luca ha chiesto la collaborazione dei consiglieri regionali nell'elaborare proposte utili ad affrontare questa Fase due. Proposte splicitate in una lettera che è stata protocollata e posta tra gli atti all'attenzione diretta di De Luca». Al momento non è arrivata alcuna risposta; il consigliere rimarca che «a molte [altre] nostre proposte è stato dato seguito direttamente in queste settimane». La proposta di Zinzi è quella di adottare misure di sostegno simili a quelle dell’Emilia Romagna, dove è stata prevista un’indennità una tantum di 450 euro agli stagisti extracurriculari e un’indennità pari al doppio per i disabili, per ripagarli dell’investimento in un percorso di tirocinio bruscamente interrotto. Una spesa che il consigliere del gruppo Misto – inizialmente eletto con Forza Italia che ha poi lasciato nel settembre 2018 dichiarandosi indipendente – pensa potrebbe essere sostenuta dalla Regione senza problemi. «Le risorse ci sono: i fondi si possono trovare nelle pieghe del bilancio regionale. Solo una piccola percentuale del Piano Socio economico Campano è finanziato con il bilancio regionale. Si tratta nella stragrande maggioranza di soldi che arrivano dal Fondo sociale europeo, dai fondi Fesr e dal Fondo di sviluppo e coesione».Il riferimento è al Piano per l’Emergenza Socio economica varato dalla Regione Campania, che contiene specifiche misure di sostegno a famiglie e imprese per affrontare le conseguenze del fermo dell’attività sociale e lavorativa. L’investimento è stato di 908 milioni di euro per provvedimenti che mirano ad aiutare microimprese, professionisti, famiglie, casa e migranti. Uno sforzo di risorse notevole che non ha visto, però, ad oggi alcun intervento a favore di stagisti. E su cui Zinzi è abbastanza critico: «Si è pensato solo a macro categorie, senza fare alcuna valutazione né del reale fabbisogno dei cittadini campani né delle esigenze di tutte le categorie, vedi l’esempio degli stagisti ad oggi esclusi».L’avvocato resta però ottimista, e confida che la sua nota venga presa in considerazione e discussa in Consiglio per portare nel breve periodo a un aiuto concreto per gli stagisti. Esclude, però, provvedimenti che prendano in considerazione il clickday e, quindi, che siano diretti a una platea ampia con l’unica selezione affidata alla velocità di connessione e “clic”. «Trovo mortificante pensare che i miei concittadini trascorrano la giornata davanti al pc nel tentativo di collegarsi prima di altri ad una piattaforma che nella maggioranza dei casi va in tilt». Per questo motivo è convinto che vadano valutati i singoli casi e prese in considerazione, per esempio, le casistiche particolari come quelle di chi ha sostenuto anche le spese di alloggio e oltre ad aver perso un’indennità si è trovato a dover far fronte anche a dei costi non più necessari.Certo parlare di modalità al momento è quasi velleitario, quantomeno fino a quando dal restante mondo politico regionale non arriverà un segnale di interessamento al tema. Certo, da alcuni giorni è stata permessa la ripresa in azienda dei tirocini, ma come in altre regioni spesso l'ordinanza regionale non basta perché non tutte le aziende riescono a coprire le spese per le adeguate misure di sicurezza anche per gli stagisti. Resta la possibilità di proseguire i percorsi formativi on the job a distanza, e del resto anche secondo Zinzi «lo smart internshipping è al momento la soluzione migliore». Da parte sua però resta il rammarico per il silenzio e il ritardo che il mondo politico regionale ha impiegato nel trovare una soluzione per gli stagisti: «Il lungo periodo di serrata totale avrebbe dovuto essere utilizzato proprio per elaborare una strategia di ripartenza per tutti: anche per i tirocinanti».Marianna Lepore

Sussidio agli stagisti, uscito il bando della Regione Toscana: i soldi a partire da luglio

Potranno richiedere un sussidio di 433 euro a partire dal 28 maggio gli stagisti della Toscana che si sono visti sospendere lo stage a causa del Coronavirus. Rientrano nella misura gli stagisti extracurriculari ma anche i praticanti delle professioni ordinistiche; esclusi invece i tirocinanti curriculari. Per tutti vale la regola per cui lo stop del tirocinio debba essere stato tale da escludere anche l'attività da remoto, inibendo di conseguenza l'erogazione dell’indennità.  Il bando, che sarà ufficialmente pubblicato dopodomani – mercoledì 27 maggio – è già consultabile online. La finalità, si legge sul sito, è «fornire una misura di sostegno al reddito, in seguito alle misure che hanno portato alla sospensione dei tirocini per contenere l’emergenza epidemiologica». I contributi serviranno a «mitigare gli effetti economici negativi causati dalla mancata corresponsione del rimborso spese o dell’indennità di partecipazione mensili durante il periodo di sospensione» attraverso la corrisponsione di 433 euro. Il bando stabilisce diversi paletti: «Il contributo è erogato infatti per il periodo di sospensione, ma solo se superiore a 15 giorni, e fino ad un massimo di due mesi» chiariscono le linee guida.Per ricevere la somma i requisiti prevedono due opzioni. In caso di tirocinio tuttora in corso, la condizione è che vi sia stata «una sospensione per un periodo superiore a 15 giorni» è scritto nel bando. Nel caso invece in cui il tirocinio sia concluso, «la data di fine tirocinio deve cadere nel periodo di sospensione per emergenza Covid-19». E ancora, altra condizione è che il tirocinio deve «essere stato sospeso per un periodo superiore a 15 giorni prima della data di fine tirocinio». Vale a dire insomma che la pausa deve essere stata lunga necessariamente almeno due settimane, altrimenti si è esclusi dal sussidio. Ma in tutti i casi, sia che si sia trattato di sospensione che di vera e propria interruzione a causa del Covid, il contributo verrà erogato, assicurano gli uffici tecnici, a patto naturalmente che lo stop coincida con le tempistiche del lockdown. Un primo problema è che una parte dei potenziali fruitori di questa misura sembra essere stata dimenticata nel testo del bando. Sebbene nelle premesse, spiegando la ratio del provvedimento, venga specificato che «l’improvvisa sospensione, e in alcuni casi interruzione, delle esperienze di tirocinio in corso causata dalle misure finalizzate a contrastare il diffondersi dell’epidemia Covid-19, ha determinato il venir meno dell’importo mensile erogato a titolo di rimborso spese e indennità di partecipazione ai tirocinanti e ai praticanti, causando una imprevista situazione di difficoltà», poi di fatto tutto il resto del documento parla solo dei sospesi. Dunque paradossalmente le persone il cui tirocinio è stato direttamente interrotto causa Coronavirus resterebbero escluse da questa indennità. La Repubblica degli Stagisti ha chiesto chiarimenti su questo punto. Mattia Chiosi, delegato ai tirocini della Cgil Toscana, assicura che «in tutti i casi, sia che si sia trattato di sospensione che di vera e propria interruzione a causa del Covid, il contributo verrà erogato», a patto che lo stop coincida con le tempistiche del lockdown. Le complicazioni non finiscono qui. Stando a quanto riportato nel file della domanda, il calcolo dell'importo va fatto dallo stesso richiedente, e cioè sta creando non poca confusione tra i candidati: «Se la sospensione è durata più di 15 giorni le mensilità sono due?» chiede ad esempio Ilenia S. nel gruppo Facebook della Repubblica degli Stagisti. «E chi ha ripreso lo stage, ha ancora diritto ai due mesi sospesi?» chiede ancora una lettrice. «Ma a chi è scaduto il tirocinio, toccherà pure fare i conti?» domanda Sonia F. A quanto pare sì, secondo le spiegazioni date alla Repubblica degli Stagisti dall'assessora al Lavoro della Regione Toscana Cristina Grieco. «In linea di massima le sospensioni sono state di due mesi, dunque si potrà fare domanda per un importo pari a 867 euro» precisa. Ma per i casi di chi ha avuto delle sospensioni che sono avvenute solo parzialmente sotto il periodo del Covid «bisognerà frazionare le cifre». Per fare un esempio, se lo stage doveva terminare a fine marzo e a causa delle misure anticontagio è stato sospeso a metà mese, «allora lo stagista potrà richiedere solo mezzo contributo, ovvero circa 216 euro». Per chi invece si fosse trovato solo per qualche settimana impossibilitato a rientrare in azienda, ad esempio per soli venti giorni, «allora si dovrà fare il calcolo del dovuto sulla base delle giornate di assenza» chiarisce ancora l'assessora. «Abbiamo deciso di lasciare che siano gli stagisti che fanno domanda a fare i calcoli tramite un'autocertificazione, per velocizzare le pratiche» commenta. «Poi gli uffici faranno un minimo di istruttoria per i controlli». C'è poi il paletto dell'età: l'erogazione sarà garantita solo alla fascia di età dai 18 anni ai 29 anni. «Il che non significa che saranno presi in carico esclusivamente i soggetti che partecipano al programma GiovaniSì, e che cofinanziamo attraverso la regione» prosegue l'assessore. Vi rientrano insomma tutti i tirocini extracurriculari e i praticantati svolti in Toscana sospesi a causa del Covid, a patto che si rientri nel limite di età. «È un tetto che ci viene posto dal fondo europeo a cui attingiamo per i finanziamenti» sottolinea Grieco, e quindi non dipende dalla Regione. Il fondo, per la cronaca, è pari a 5 milioni e 107mila euro. Le domande saranno accolte dal 28 maggio fino a esaurimento dei fondi. A fare fede sarà «l’ordine cronologico di arrivo registrato sul sistema informativo Fse» specifica la nota informativa. Per spedirla serviranno «la propria carta sanitaria elettronica Cse della Regione Toscana, o la Carta nazionale dei servizi abilitata Cns e un lettore smart card». In alternativa la compilazione online è ammessa «anche tramite il sistema Spid». Sulle tempistiche di accreditamento dei bonifici il bando tace, quindi nessuna certezza. Grieco però si sbilancia: «Le domande arriveranno fino a tutto giugno». Da luglio quindi «si partirà con le valutazioni di ammissibilità e inizieranno le liquidazioni».Attenzione infine anche alla cumulabilità con altri bonus: nell'autocertificazione da inviare si richiede come condizione per l'accredito della somma «di non usufruire di altri contributi assegnati dalla Regione Toscana o da altri soggetti pubblici per la medesima tipologia di intervento per il quale richiede il contributo». Niente contributo insomma per chi dovesse risultare beneficiario di qualche misura di sostegno in conseguenza della pandemia. Ma tanto, almeno per ora, il Decreto Rilancio non prevede nulla a favore degli stagisti. Ilaria Mariotti 

Tirocini sospesi per Coronavirus, si può riprendere anche in Lazio, Sardegna, Umbria, Abruzzo, Molise e Puglia

Il 25 maggio sarà ricordata per tanti stagisti italiani come la data di ritorno alla normalità. O quasi. Proprio da lunedì molte delle regioni che fino ad ora non avevano ancora riattivato la possibilità di riprendere i tirocini sospesi con lo scoppio dell’epidemia da Coronavirus o di ritornare a svolgerli in azienda e non in smart internshipping danno finalmente la possibilità ai giovani di riprendersi il tempo perduto. C’è però una nota da sottolineare: in un modo o nell'altro, tutte le regioni consentono la ripresa degli stage nel caso in cui le aziende non siano state coinvolte dalla cassa integrazione. Una scelta comprensibile: lì dove l’impresa non può garantire il lavoro per i propri dipendenti da mesi in attesa anche dei pagamenti della cassa integrazione, non avrebbe alcun senso riprendere con gli stage. In aggiunta le aziende devono essere in grado di garantire il distanziamento all’interno del posto di lavoro e fornire i dispositivi di protezione individuale, motivo per cui in caso contrario si consente la possibilità di riprendere lo stage in smart internshipping, ovvero da casa. La riattivazione in presenza era già stata consentita per Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Campania, Calabria, Sicilia. Al momento, invece, nessuna notizia sulla situazione in Basilicata che risulta quindi ancora con stage sospesi o in smart internshipping. Da lunedì la ripresa in azienda dei tirocini extracurriculari sospesi causa emergenza Coronavirus sarà consentita anche in Lazio, Sardegna, Umbria, Abruzzo, Molise e Puglia.LazioAlla fine la circolare tanto attesa – la numero 0450614 – è arrivata nella serata del 22 maggio; consente l’avvio e il riavvio dei tirocini in presenza nelle sedi dei soggetti ospitanti a partire dal 25 maggio. Quindi, non solo ripresa degli stage già cominciati prima dell’emergenza Covid19 ma anche attivazione di nuovi. Nella circolare è precisato che l’attivazione e riattivazione in presenza è possibile qualora i tirocini «non siano nelle condizioni di essere svolti e gestiti a distanza con tecnologie idonee». Lo smart internshipping e lo smart training, restano però le modalità prevalenti. Anche perché – se svolti in sede – il soggetto ospitante deve obbligatoriamente garantire «ai tirocinanti i medesimi dispositivi di sicurezza sanitaria previsti per i dipendenti, nonché il rispetto delle regole in tema di accesso e distanziamento sociale». Se poi il soggetto ospitante ha messo in cassa integrazione i suoi dipendenti, allora lo stage si potrà svolgere solo per i profili formativi non equivalenti a quelli rientranti nella Cigs o Cig in deroga. Resta comunque facoltà del soggetto ospitante valutare «l’opportunità di riprendere immediatamente le attività di tirocinio o proseguire la sospensione». SardegnaUn’ordinanza notturna del 17 maggio, la numero 23, ha permesso la ripresa dei tirocini extracurriculari scrivendo all’articolo 13 comma j che è possibile la ripresa dei tirocini extracurriculari, – laddove soggetto promotore, ospitante e tirocinante concordino sul riavvio – ma ricordando che è sempre possibile avviare o proseguire stage con modalità a distanza, in smart internshipping. Lo stage in presenza deve essere svolto rispettando le linee guida nazionali e regionali. I tirocini quindi possono riprendere a partire dal primo giugno sia in modalità in presenza sia a distanza: nel primo caso devono essere d’accordo stagista e azienda che non deve aver chiesto gli ammortizzatori sociali né procedure di cassa integrazione in corso, nel secondo è necessaria anche la compatibilità delle attività di svolgimento del tirocinio con lo smart internshipping. Dal 25 maggio è possibile anche la presentazione dei progetti per l’attivazione di cantieri finalizzati all’occupazione per disoccupati e disoccupate del territorio regionale. UmbriaFino al 22 maggio sono rimaste in vigore le misure adottate da Arpal Umbria, ovvero la sospensione di tutte le attività formative, anche dei tirocini extracurriculari, fatta salva la possibilità dello svolgimento a distanza. Poi con l’ordinanza numero 28 del Presidente della Giunta regionale del 22 maggio è stata disposta sia la ripresa dei tirocini sospesi durante l’emergenza sia l’attivazione di nuovi tirocini extracurriculari a partire da lunedì 25. Nell’allegato numero 4 dell’ordinanza sono elencati i protocolli di sicurezza che vanno adottati per riprendere il tirocinio e che devono essere controllati dall’ente promotore. È consentito ed è sempre preferibile lo svolgimento del tirocinio con modalità mista, parte a distanza parte in presenza per favorire il tutoraggio aziendale. AbruzzoIl 22 maggio è arrivata l’ordinanza numero 64 del Presidente della Regione relativa ai tirocini: all’articolo 1 si autorizza dal 25 maggio «la ripresa e lo svolgimento dei tirocini extracurricolari nel territorio regionale in modalità in presenza, nell’ambito delle aziende le cui attività sono tra quelle autorizzate ad essere svolte». Il soggetto ospitante dovrà applicare nei confronti dei tirocinanti tutti i protocolli e disposizioni previste per i lavoratori dipendenti. Il soggetto ospitante prima dell’attivazione e riattivazione di un tirocinio extracurriculare in presenza deve verificare lche ci siano le condizioni necessarie, tra cui i livelli di protezione, senza le quali lo stage non può essere attivato. Resta comunque consentita la prosecuzione o attivazione di nuovi tirocini extracurricolari in smart training, quindi a distanza, secondo quanto stabilito dall’ordinanza numero 51 del 30 aprile. La modalità a distanza è sempre preferibile, motivo per cui si può prevedere anche una modalità mista quindi «momenti alternati di presenza in azienda e formazione a distanza». Per procedere con la riattivazione anche in questo caso è necessario che il soggetto ospitante non abbia procedure di Cassa integrazione ordinaria in corso.MoliseLa determina numero 46 del 22 maggio permette la cessazione della sospensione e il riavvio con effetto immediato delle attività di tirocinio extracurriculare in Molise.  Nel testo si autorizza il riavvio con effetto immediato di tutte le tipologie di stage extracurriculari «a condizione che i soggetti ospitanti, con l’avvallo dei soggetti promotori, si assumano la responsabilità di mettere in campo a tutela dei tirocinanti, tutti gli accorgimenti dettati dalle normative inerenti anche la sicurezza». Gli stage quindi possono riprendere in sede ma anche proseguire in modalità a distanza. Nel caso del ritorno in azienda i soggetti promotori dovranno almeno una volta al mese accertare che sui luoghi di svolgimento dello stage sia attiva la sicurezza sanitaria.PugliaA partire dal 20 maggio l’ordinanza numero 240 consente la ripresa delle attività dei tirocini extracurriculari, anche in Garanzia Giovani, nella regione Puglia. Anche in questo caso è necessario il rispetto degli obblighi di sicurezza. L’assessore al lavoro Sebastiano Leo ha, infatti, specificato che il soggetto ospitante «dovrà applicare al tirocinante gli stessi protocolli di sicurezza previsti per il settore e il luogo di lavoro dove si realizza l’attività formativa prevista». Su questo punto c’è da aggiungere, però, che sul sito Sistema Puglia il portale dedicato al lavoro e formazione professionale della Regione campeggia un avviso in cui si comunica che in settimana saranno approvate le disposizioni specifiche in merito, non ancora pubblicate.Marianna Lepore

Umbria, un sussidio per gli stagisti sospesi: la proposta c'è ma la Giunta regionale non risponde

Con lo scoppio dell'emergenza Covid-19 decine di migliaia di stagisti si sono ritrovati da un momento all'altro senza tirocinio. E per chi non ha avuto la possibilità di proseguirlo da remoto, anche senza quella minima indennità mensile che serve a sostentarsi. Nel Decreto Rilancio pubblicato in Gazzetta Ufficiale nelle scorse ore degli stagisti non si fa neppure menzione. È solo grazie alla politica locale che sembrerebbero invece aprirsi alcuni spiragli per la categoria. Dopo il caso della Calabria, dell'Emilia Romagna, del Lazio e della Toscana, si sono susseguite le richieste di interessamento alla questione stagisti rivolte agli enti regionali. Una delle ultime riguarda la Regione Umbria, dove nel solo 2019 sono stati oltre 5mila i tirocini extracurriculari attivati.Il capogruppo Pd del Consiglio regionale umbro Tommaso Bori, classe 1986, ha presentato lo scorso 8 maggio una mozione dal titolo «Misure per la continuità dei percorsi individuali per l'inserimento lavorativo. Contributi a favore delle persone inserite in tirocini extra curriculari che hanno dovuto sospendere il proprio progetto a causa dell'emergenza Covid-19». Alla base del documento la volontà «di impegnare la Giunta regionale» si legge nel comunicato, «a promuovere un intervento in favore di quanti hanno iniziato a seguire un iter di formazione e avviamento al lavoro e hanno dovuto sospenderlo a causa dell'emergenza sanitaria». La decisione di Bori arriva proprio sulla scorta dell'operato dei suoi colleghi degli altri enti locali. «Altre regioni lo hanno già fatto» spiega alla Repubblica degli Stagisti, senza risparmiare una stoccata alla presidente della Giunta, la leghista Donatella Tesei: «Evidentemente» dice riferendosi alle Regioni in cui i sussidi sono stati approvati, «sono amministrate da soggetti che hanno una sensibilità nei confronti di soggetti pià svantaggiati». La proposta di Bori va infatti nella stessa direzione degli stanziamenti già realizzati dagli altri esecutivi locali a favore degli stagisti. Il sistema da seguire, secondo le intenzioni, dovrebbe essere quello dell’erogazione di un pagamento una tantum sul modello dell'Emilia Romagna. Nello specifico Bori chiederebbe dunque un contributo una tantum di almeno 450 euro, che salirebbe a 900 nel caso dei disabili. Una maggiorazione «quanto mai indispensabile per colmare l'assenza di altre misure di sostegno e inclusione sociale» e «assolutamente replicabile anche in Umbria».Per i fondi, l'invito della mozione è quello di «stanziare le risorse necessarie a valere sulle disponibilità previste del Fondo sociale europeo», di nuovo sulla scia delle altre regioni. «Sarà poi compito della Giunta e dei funzionari regionali individuare le modalità migliori e più funzionali per gli adempimenti burocratici» precisa il consigliere alla Repubblica degli Stagisti: «L’importante è che si comprenda l’importanza della questione e che ci sia un intervento il prima possibile».I tirocini curriculari nella mozione di Bori resterebbero esclusi. Il fine, è scritto nel documento, è «intervenire immediatamente per prevedere ed erogare risorse a sostegno di coloro che avevano avviato un percorso di formazione tramite tirocini extracurriculari». La ratio è dare una mano a chi è più in difficoltà, in particolare «i tanti giovani, donne e disoccupati che erano impegnati in queste importanti attività: sono categorie svantaggiate che necessitano di un accompagnamento verso una piena inclusione».Sulle speranze di approvazione della mozione Bori non si fa però grandi illusioni: «Dipende dalla sensibilità che la Giunta Regionale mostrerà nei confronti dei cittadini umbri interessati». La battaglia è iniziata da subito per «trovare le soluzioni necessarie e le risposte giuste alle tante domande che provengono da tutte le differenti realtà sociali ed economiche della regione», ma «purtroppo fino ad ora la Giunta Tesei ha sempre rifiutato ogni nostra proposta di un tavolo comune». Nessuna risposta è arrivata, dice Bori, alle «nostre istanze, lettere, mozioni, richieste: un rifiuto di ogni forma di dialogo e di interazione». Il consigliere ne è rammaricato: non dovrebbero essere «i giochi politici a prevalere», dice, ma «la continuità dei percorsi delle persone per l’inserimento lavorativo». Nel frattempo in Umbria i tirocini restano ancora fermi, in attesa della ripresa prevista a partire da domani, venerdì 22 maggio. Proseguono però le attività in smart internshipping, una modalità su cui il giudizio di Bori è positivo: «Quando è fattibile sono d’accordo». Non sempre però è così, perché «ci sono alcuni tirocini che, ai fini della formazione, hanno bisogno di presenza fisica nell’azienda». Senza contare «che non tutte le persone hanno a disposizione gli strumenti tecnologici necessari per lavorare da remoto, o una connessione funzionante e all’altezza». Ben vengano quindi le modalità a distanza, ma sempre con l'obiettivo «di non lasciare indietro nessuno». Ilaria Mariotti 

Stagisti danneggiati dal Covid in Piemonte, l'interpellanza alla Regione: “Verranno stanziate risorse adeguate?»

Anche in Piemonte migliaia di tirocini sono stati sospesi o interrotti, tra marzo e maggio, causa Coronavirus. E anche in Piemonte migliaia di stagisti hanno sofferto le conseguenze di queste sospensioni e interruzioni, perdendo la loro fonte di reddito – l’indennità mensile – insieme alla possibilità di proseguire il proprio percorso formativo.Come in Veneto, anche in Piemonte la politica si sta accorgendo di questo problema. L’avvocato Alberto Avetta, 51 anni, già vicesindaco della Città Metropolitana di Torino e oggi consigliere regionale del Partito Democratico [nella foto con il candidato governatore del centrosinistra, Sergio Chiamparino, l'anno scorso durante la campagna elettorale], ha depositato nei giorni scorsi una interpellanza per chiedere alla giunta regionale, guidata da Alberto Cirio di Forza Italia, un impegno per tutelare gli stagisti piemontesi danneggiati dall’emergenza.La richiesta è indirizzata al presidente del consiglio regionale, Stefano Allasia, e ha come oggetto la “Riattivazione Tirocini”. Si parte dalla premessa che «in Piemonte risultano attivati ed attualmente sospesi circa 15mila tirocini» – un numero, specifica Avetta, «riferibile al periodo precedente il lock down» derivante da «stime dell'Agenzia Piemonte Lavoro») – e viene anche sottolineato come «altre regioni italiane (per esempio l’Emilia Romagna) risultano aver stanziato risorse per coprire il mancato introito da parte dei tirocinanti per tutta la durata della sospensione».Avetta è convinto della utilità dello strumento del tirocinio: «I dati emersi dall’esperienza degli anni passati dimostrano l’importanza dei tirocini in termini di inserimento occupazionale», anche perché essi rappresentano «per molte persone, in particolare per i giovani, un’importante – e spesso l’unica – opportunità di inserimento o di reinserimento nel mondo del lavoro seppur non riconosciuta tra le forme contrattuali di assunzione», si legge nel testo della sua interpellanza. Proprio per questo, «per i tirocinanti sospesi sarebbe davvero importante poter conoscere i tempi certi in cui si intende riprendere le attività sopra richiamate e di poter confidare su di un sostegno economico che copra il periodo di sospensione».Negli ultimi giorni la parte riguardante la riattivazione si è in qualche modo risolta, dato che la Regione proprio l'altroieri ha dato – attraverso un decreto del Presidente della Giunta Regionale – la possibilità di riattivare i tirocini extracurriculari in presenza precedentemente sospesi o attivati in smart internshipping, a partire dal 18 maggio, a patto che le tre parti in causa (ente promotore, tirocinante e soggetto ospitante) acconsentano. Resta però in gioco la parte sul sostegno economico. Nell’ultima parte dell’interpellanza Avetta chiede «se e quando saranno stanziate risorse adeguate allo scopo».L’interpellanza è stata presentata martedì 12 maggio e dovrebbe ricevere una risposta orale in aula, ma sul sito della Regione non vi sono ulteriori informazioni, e ancora non si sa quando verrà calendarizzata: «Dipende da tante variabili», spiega Avetta, «soprattutto da ciò che di volta in volta decide la conferenza dei capigruppo». Purtroppo non risultano a oggi altri consiglieri regionali che abbiano deciso di cofirmare l’interpellanza: sarebbe un gesto importante di attenzione verso questa tematica.In questi giorni Avetta è stato anche contattato dagli “Stagisti in sospeso”, e ai cinque ragazzi ha risposto che «in questi giorni stiamo iniziando a lavorare su disegno di legge " Riparti Piemonte" che la Giunta Cirio proporrà al Consiglio Regionale per l'approvazione», promettendo che è sua «e di tutto il gruppo del Partito Democratico  proporre alla maggioranza soluzioni che cerchino di dare risposta a molteplici aspetti problematici che ci vengono segnalati, sperando che si possa giungere in tempi congrui ad una limitazione o risoluzione del vostro problema».Gli “aspetti problematici” in Piemonte al momento sono due: il primo è appunto che gli stagisti che hanno subito interruzioni/sospensioni avrebbero bisogno di un sostegno economico, che la Regione non ha ancora nemmeno accennato a voler prevedere; il secondo problema è che, pur essendo stata autorizzata la ripresa degli stage sospesi a marzo, non c'è invece ancora il via libera all’attivazione di nuovi stage. Con il risultato che molte imprese che sarebbero pronte ad accogliere nuovi stagisti, e far partire percorsi formativi on the job (e relative indennità mensili), sono bloccate dal divieto - che invece in quasi tutte le altre Regioni italiane non sussiste più.In attesa che qualcosa si sblocchi a livello di amministrazione regionale, l’auspicio è quello che molti altri consiglieri regionali piemontesi di maggioranza e opposizione si uniscano ad Avetta nel proporre e richiedere misure a tutela degli stagisti.