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Tirocini, finalmente si riprende quasi ovunque: la panoramica Regione per Regione

Un grande caos: questa è la fotografia della Fase II nel mondo dei tirocini extracurriculari. Dopo più di due mesi di sospensione – che ha riguardato la maggior parte degli stage – i tirocinanti italiani si sarebbero aspettati dal Governo centrale più chiarezza. Invece il testo del decreto legge n° 33, entrato in vigore il 16 maggio, ribadisce all’articolo 13 che le attività didattiche di ogni ordine e grado nonché corsi professionali e attività formative sono svolte secondo le modalità del decreto legge 19 del 25 marzo quello che sospendeva tutto ma consentiva la modalità a distanza; e il seguente decreto del Presidente del Consiglio del 17 maggio, che in pratica consente la Fase II con la riapertura di alcune attività, all’articolo 1 lettera q continua a sospendere le attività didattiche delle università salva la possibilità di svolgerli a distanza e alla lettera s precisa che le attività curriculari possono essere svolte a distanza e che nelle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e negli enti pubblici di ricerca possono essere svolti tirocini «a condizione che vi sia un’organizzazione degli spazi e del lavoro» per ridurre le aggregazioni.E i tirocini extracurriculari? Non nominati. Così alle richieste serrate dei giovani per capire se il 18 maggio si potessero riprendere gli stage negli uffici o da remoto, ha iniziato a susseguirsi nella giornata di domenica 17 tutta una serie di provvedimenti regionali per cercare di dare risposta. Il presidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome, Stefano Bonaccini, già il 7 maggio aveva chiesto al Presidente del Consiglio di permettere con la Fase 2 la ripresa anche di stage e tirocini, anche extracurriculari, rimuovendo la sospensione del 9 marzo attenendosi a «specifiche misure anticontagio previste dal Governo». Ma dal Governo non è arrivata risposta, e alla fine i vari governatori regionali hanno deciso ognuno per conto suo come comportarsi. Ad oggi le regioni che continuano ancora con la sospensione dei tirocini o la loro prosecuzione a distanza ma non in presenza sono: Abruzzo, Umbria, Molise, Lazio e Basilicata. Permettono, invece, la riattivazione in presenza: Lombardia, Valle d‘Aosta, Piemonte, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna. LombardiaGià il 15 maggio la Regione Lombardia ha definito gli indirizzi per la ripresa di tutti i tirocini, curriculari ed extracurriculari, a partire dal 18. Si può quindi attivare nuovi stage e riattivare quelli sospesi causa Covid 19 a meno che non sussistano restrizioni per l’esercizio dell’attività derivanti da disposizioni governative. Per farlo però è necessario che ci siano tutti i dispositivi di protezione individuale disponibili e in ogni caso si preferisce la modalità a distanza, prevedendo un mix di distanza – presenza. Valle d’AostaÈ stata tra le prime regioni a riparire ai tirocini extracurricolari in presenza: dal 3 maggio, infatti,  è possibile riattivare quelli interrotti o sospesi a condizione che siano rispettate tutte le norme di sicurezza e di distanziamento sociale previste. Nel caso in cui le aziende dove sono attivi i tirocini stiano beneficiando di ammortizzatori sociali per i propri dipendenti, le attività di stage potranno ripartire con la presenza del tutor ma non si possono attivare nuovi tirocini negli stessi settori per cui è previsto l’ammortizzatore. Piemonte Il 18 maggio è stato pubblicato il Decreto del Presidente della Giunta Regionale numero 58 che al punto 26 riattiva dal 18 maggio su tutto il territorio regionale i tirocini extracurriculari in presenza precedentemente sospesi o attivati in smart internshipping. Per farlo, però, devono essere garantite le distanze di sicurezza e deve esserci consenso tra ente promotore, tirocinante e soggetto ospitante. Nel caso in cui le distanze di sicurezza non possono essere garantite, i tirocini possono proseguire eccezionalmente in modalità smart internshipping. Non è al momento consentita l'attivazione di nuovi tirocini.LiguriaCon l'Ordinanza numero 30 del 17 maggio del Presidente della Giunta regionale si stabilisce al punto 4 che è possibile l'attivazione o riattivazione dei tirocini extracurriculari in presenza da lunedì 18 maggio. A condizione, però, che ci sia un'organizzazione degli spazi tale da ridurre il più possibile il rischio di prossimità e aggregazione. Anche in questo caso l'avvio del tirocinio è ammesso dopo consenso espresso da tirocinante, soggetto ospitante e promotore. Dunque non solo riattivazione - prosecuzione dei tirocini sospesi o continuati in modalità smart internshipping - ma anche attivazione di nuovi stage. Già il 23 aprile era stata consentita l'attivazione di nuovi tirocini ma in quel caso solo in modalità smart training e solo per il settore del turismo. Sul sito della Regione è disponibile anche il file con tutte le faq per questa nuova fase.Trentino Alto AdigeIn Provincia di Trento è possibile riprendere un tirocinio extracurriculare in presenza, quindi in ufficio, solo se il soggetto ospitante può garantire le condizioni di sicurezza, salute, igiene e sorveglianza sanitaria. In caso contrario il tirocinio può continuare in modalità a distanza. Per attivare un nuovo tirocinio in smart internshipping è necessario avere determinate coperture assicurative. Nella Provincia di Bolzano, invece, la promozione dei tirocini è ripresa il 23 aprile. Tutti i tirocini sospesi possono ricominciare da questa data osservando le nuove misure di sicurezza e igienico sanitarie ma resta a discapito del soggetto ospitante decidere se riattivare il progetto o proseguire con la sospensione. Friuli Venezia GiuliaGià il 13 maggio è stato pubblicato il decreto 8083 che disciplina l’attivazione o la ripresa dei tirocini extracurriculari in presenza. Nel testo all’articolo 12 si stabiliva già dal 4 maggio la possibilità di svolgere gli stage in presenza «a condizione che vi sia un’organizzazione degli spazi tale da ridurre al massimo il rischio di prossimità e aggregazione». Possibile anche l’avvio di nuovi tirocini in presenza. E si puntualizza che è comunque ammissibile la modalità a distanza degli stage anche per le nuove attivazioni. VenetoAnche in questo caso l’ordinanza è uscita domenica 17 maggio: la numero 48 che stabilisce alla lettera f dedicata al tirocinio professionale che è «ammessa la ripresa delle esperienze di tirocinio curricolare ed extracurricolare nel territorio regionale, in modalità in presenza» per tutti i soggetti ospitanti che svolgono attività produttive nei settori non sospesi. Anche in questo caso, però, lo svolgimento del tirocinio potrà avvenire solo se l’organizzazione degli spazi nei locali sia tale da ridurre al massimo il rischio di aggregazione. Emilia RomagnaIl decreto numero 82 di domenica 17 maggio approvato dalla Regione Emilia Romagna, stabilisce al punto 4 che possono riprendere i tirocini extracurriculari in presenza laddove soggetto ospintate, promotore e tirocinante concordino sul riavvio dello stage, «ferma restando la possibilità di avviare o proseguire il percorso formativo con modalità a distanza». Anche in questo caso il tirocinio in presenza, però, deve essere svolto nel rispetto delle indicazioni delle linee guida nazionali. ToscanaAnche in questo caso l’ordinanza del Presidente della Regione è arrivata domenica 17 maggio, ed è la numero 57 che consente la ripartenza dei tirocini extracurriculari anche in presenza a partire dal 18 maggio. Per riavviare lo stage è necessario l’accordo tra soggetto promotore, ospitante e tirocinante e agli stagisti si applicano gli stessi protocolli di sicurezza definiti a livello nazionale e regionale. I tirocini, però, che hanno proseguito il proprio percorso formativo con modalità a distanza possono continuare in smart internshipping. MarcheAnche in questo caso la nuova circolare arriva solo il 18 maggio ed è la numero 19692063 in cui si precisa che da questa data se il tirocinio è prorogabile perché scaduto da meno di cinque giorni o non ancora terminato può riprendere con una semplice nota ma dopo che l’azienda ha dichiarato al soggetto promotore il rispetto dei protocolli di sicurezza. Se il tirocinio è invece terminato durante il periodo di sospensione, tra il 13 marzo e il 17 maggio, si può procedere in deroga con attività di recupero del periodo formativo non fruito.UmbriaSono state prorogate fino al 22 maggio le disposizioni di Arpal Umbria, vale a dire la sospensione delle attività formative e dei tirocini extracurriculari con possibilità di attività formativa a distanza. Questo per consentire anche l’introduzione di modalità organizzative che consentano la graduale riapertura degli uffici nel rispetto delle misure di sicurezza anticontagio. Quindi chi ha ripreso in smart internshipping può continuare mentre per gli stage che non possono essere svolti da casa bisognerà aspettare ancora qualche giorno. LazioIn Lazio il 18 maggio è stata pubblicata la nuova circolare 432102 che proroga la sospensione cautelativa dei tirocini fino al 24 maggio, in vista della progressiva ripresa delle attività dei soggetti ospitanti. Nel testo si precisa che l’ulteriore sospensione si applica ai tirocini «che si intendono attivare o riattivare in presenza presso la sede operativa dei soggetti ospitanti» ed è correlata alla ripartenza delle attività economiche e all’organizzazione in sicurezza delle attività anche per i tirocinanti. Resta comunque valida la possibilità di avviare o riprendere i tirocini extracurriculari attraverso tecnologie per la formazione a distanza, come stabilito nella circolare 255844.AbruzzoIl 15 maggio gli uffici regionali del Dipartimento lavoro hanno emesso un avviso con cui confermano quanto stabilito nell’ordinanza 51 del 30 aprile, ovvero la sospensione dei tirocini extracurriculari e curriculari che potranno, però, proseguire o essere attivati solo ed esclusivamente a distanza, eccetto per quelli che necessitano della presenza fisica dello stagista. Nel documento, però, si precisa che proprio dalla riunione di coordinamento tecnico della Conferenza delle Regioni del 19 maggio si saprà se anche gli stage in presenza possono ripartire. MoliseNell’ordinanza del 17 maggio del Presidente della giunta regionale non si fa riferimento ai tirocini extracurriculari perché già il 14 maggio il Dipartimento Terzo della Regione aveva comunicato che «le sospensioni dei tirocini extracurriculari permangono, data la prevalente natura di percorsi formativi e salvo le eccezioni previste» dai documenti precedenti. Bisogna quindi rimanere in attesa di una nuova determinazione di riavvio in presenza. Nel frattempo il 30 aprile con la determina numero 39 del Direttore del Terzo Dipartimento si è consentita l’attivazione di nuovi tirocini extracurriculari presso il domicilio del tirocinante in modalità assimilabile alla FAD/E-learning, autorizzando lo smart training così come il 6 aprile la Determinazione numero 32 aveva autorizzato lo svolgimento del tirocinio in smart internshipping.CampaniaL’assessore al lavoro Sonia Palmeri dopo aver spiegato sulla sua pagina facebook che i tirocini continuavano ad essere sospesi  in attesa di ricevere indicazioni dal Governo ha poi annunciato con un nuovo video che da lunedì 18 «nel perimetro della massima sicurezza riprenderanno i tirocini extracurriculari in presenza» applicando i massimi livelli di sicurezza e che in ogni caso si priviligerà la modalità a distanza. Nell’ordinanza 48 del 17 maggio all’articolo 1 lettera h si precisa che «l’attività di tirocinio extracurriculare e di laboratori tecnico-pratici è svolta preferibilmente a distanza; ove incompatibile con detta modalità, è svolta in presenza, purchè nell’ambito dei servizi e delle attività commerciali e produttive consentiti sul territorio regionale e nel rispetto delle medesime prescrizioni di sicurezza applicate ai lavoratori dipendenti». BasilicataNell'ultima ordinanza del 17 maggio, la numero 22, non si fa alcun riferimento ai tirocini. Né ci sono chiarimenti in merito nelle circolari precedenti. La Basilicata, però, pur avendo in precedenza sospeso i tirocini extracurriculari ha fin da subito lasciato al soggetto ospitante la libertà di scelta tra proseguire in modalità ordinaria, continuare in smart internshipping o sospendere i tirocini. PugliaL’assessore al lavoro, Sebastiano Leo, ha annunciato su facebook che da mercoledì 20 maggio riprendono tutte le attività di tirocinio extracurriculare. Per farlo, «il soggetto ospitante, cioè l’impresa, dovrà applicare al tirocinante gli stessi protocolli di sicurezza definiti a livello nazionale e regionale, previsti per il settore e il luogo di lavoro dove si realizza l’attività formativa prevista dal progetto di tirocinio». La nuova ordinanza arriva a pochi giorni da quella del 17 maggio, dedicata alla fase due in Puglia che nulla diceva in merito ai tirocini extacurriculari. Anche se già in quella fase l’assessore al lavoro aveva dichiarato di avere allo studio  le modalità per riavviare in sicurezza i tirocini in presenza, sia curriculari che extracurriculari. CalabriaGià il 14 maggio la Regione ha approvato la nota numero 163309 in cui autorizza dal 25 maggio la riattivazione dei tirocini curriculari, extracurriculari e delle attività formative on the job ma osservando tutte le misure precauzionali di carattere generale e specifico per il rischio di esposizione al Covid19 negli ambienti di lavoro.SiciliaCon l’ordinanza numero 21 del 17 maggio la Regione Siciliana ha autorizzato all’articolo 12 lo svolgimento degli stage professionali e dei tirocini formativi che si svolgono presso le attività produttive, finalizzati alla formazione al lavoro, rispettando le linee guida e sempre con l’adozione di adeguati mezzi di protezione individuale. Anche in questo caso, quindi, i tirocini possono ripartire, ma è necessario che il datore di lavoro adotti le misure di protezione anche per i tirocinanti. SardegnaAnche in questo caso a dare delle risposte è stata un’ordinanza notturna, la numero 23 che all’articolo 13 comma j stabilisce la ripresa dei tirocini extracurruculari a mercato, laddove soggetto promotore, ospitante e tirocinante concordino sul riavvio ma si ricorda anche la possibilità di avviare o proseguire lo stage con modalità a distanza, in smart internshipping. Per riprendere il tirocinio in presenza devono essere rispettate le linee guida nazionali e regionali.  Marianna Lepore

Stage sospesi e indennità negate in tempi di Covid, cosa possono fare i giovani: il caso degli “Stagisti in sospeso”

Sono uno stagista, l'emergenza Coronavirus mi sta mettendo in difficoltà. Il mio stage è stato interrotto, oppure sospeso. Non ricevo più l'indennità mensile, eppure le spese per il mio affitto non si sono interrotte. La condizione di inattività mi pesa. Cosa posso fare? È una domanda che è arrivata spessissimo alla Repubblica degli Stagisti nelle ultime settimane. I nostri lettori, sul Forum o sulle nostre pagine sui social network, non vanno solo in cerca di informazioni: cercano anche di fare rete e di smuovere le acque, sensibilizzando politici e amministratori pubblici.In particolare un gruppo di ragazzi intraprendenti ha avviato un mail bombing efficace. I cinque hanno scritto una lettera, indirizzandola singolarmente a politici regionali, citando anche le proposte/richieste della Repubblica degli Stagisti apparse il 28 aprile nell’articolo “Covid, le quattro priorità per gli stage: urgono interventi della politica”).In questa fase è importante farsi sentire; riverberare e far conoscere il più possibile ciò che altre Regioni stanno facendo, in modo da creare un effetto positivo di “emulazione” delle best practice; e contemporaneamente valorizzare e condividere le informazioni su chi, a livello regionale (sopratutto a consiglieri regionali o parlamentari singoli), si sta impegnando per portare a casa qualcosa per gli stagisti.I giovani – la ligure Chiara Collarà, la campana Ilaria Esposito e i piemontesi Gianluca Ruggiero, Kudra Andrée e Flavia Giardina, tutti tra i 26 e i 29 anni – hanno anche coniato per loro un nome collettivo: si sono autodefiniti “gli stagisti in sospeso”. Noi li consideriamo  “ambassadors” della RdS, e speriamo che altri si aggiungano a loro: i giovani in tutta Italia possono muoversi e attivarsi affinché siano tutelati gli stagisti e la qualità degli stage, mettendosi a fianco della nostra testata che da oltre dieci anni opera in questo campo.Pubblichiamo quindi volentieri la email che gli “stagisti in sospeso” stanno inviando ai presidenti delle Regioni, alle giunte regionali e ai consiglieri regionali, in modo che possano fungere da ispirazione per altri che volessero cimentarsi in azioni simili. Molto importante fare attenzione, in questi casi, al linguaggio. Se nella propria “richiesta” per esempio si parla di stagisti come “lavoratori", se ci si riferisce allo stage come a un “contratto", o all’indennità come a una “retribuzione", ci si mette automaticamente in una posizione di debolezza. I detrattori hanno a quel punto gioco facile, infatti, a derubricare la proposta asserendo che arrivi da persone ingenue e non consapevoli – del fatto che lo stage non è un contratto di lavoro, che gli stagisti non sono lavoratori, che l’indennità non è una retribuzione… e così via. Per questo bisogna fare particolare attenzione a essere “inattaccabili” nella formulazione delle richieste; e per questo il “template” degli “stagisti sospesi” risulta particolarmente efficace.Va ovviamente rimodellato e “costumizzato” per adattarsi a ogni singola realtà regionale.TEMPLATE A CUI ISPIRARSI Alla cortese attenzione del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.Gentile Presidente Cirio,Siamo Chiara Collarà, Ilaria Esposito, Gianluca Ruggiero, Kudra Andrée e Flavia Giardina. Siamo al momento impiegati come tirocinanti in ambito Risorse Umane/formazione in organizzazioni attive in Piemonte e scriviamo alla sua attenzione per esporle la nostra situazione attuale.Ormai da due mesi i nostri tirocini sono stati sospesi in linea con le indicazioni della Regione Piemonte per tutelare la salute e la sicurezza dei tirocinanti durante l’emergenza Coronavirus.La possibilità, prevista intelligentemente e previdentemente dalla Regione, di lavorare in “smart- internshipping” non è stata resa operativa al momento in nessuno dei nostri casi e per alcuni di noi non sarebbe comunque applicabile. A oggi tutti noi, come molti dei nostri colleghi tirocinanti in Piemonte (circa 6mila a fine Marzo) e in tutta Italia, siamo a casa in attesa di poter riprendere i tirocini presso le nostre aziende.Contestualmente alla sospensione del nostro tirocinio, come previsto dalla normativa, anche le nostre indennità sono state sospese.Siamo consapevoli che il tirocinio non costituisce formalmente un rapporto di lavoro. Tuttavia, data la nostra giovane età, questo strumento è stato per noi un mezzo efficace per fare un primo passo nel mondo del lavoro.Iniziare come tirocinanti ci ha permesso di dare avvio alla carriera dei nostri sogni, in aziende con la "A" maiuscola. Vederci corrisposto un rimborso per i nostri tirocini ha dato la possibilità ad alcuni di noi di trasferirsi dalla propria Regione di nascita e mantenersi autonomamente qui in Piemonte e ad altri di non gravare più economicamente sulla propria famiglia. Il nostro entusiasmo e la nostra voglia di dare un contributo ci hanno reso forti in questi mesi (per alcuni di noi, anni) di tirocinio. Questi sarebbero stati per noi i primi passi verso l’indipendenza professionale e economica, indipendenza che ora vediamo inevitabilmente rimandata a data da definirsi.Alcuni di noi, infatti, sono stati costretti, in questi mesi, a tornare a chiedere aiuti economici ai propri genitori e parenti per pagare l’affitto e comprare generi alimentari. Altri stanno valutando se dover lasciare il proprio tirocinio per potersi sostentare momentaneamente con prestazioni occasionali di baby-sitting o altro, rinunciando così all’avvio delle proprie carriere.È dunque in queste circostanze e con questi pensieri che abbiamo deciso di rivolgerci a lei e alla giunta della Regione Piemonte per chiedere di rompere insieme il silenzio sulla categoria dei tirocinanti e per sottoporvi i seguenti punti, che abbiamo deciso di portare avanti insieme alla testata “La Repubblica degli Stagisti”, e riteniamo fondamentali:1. Sostegno economico agli stagisti. È indispensabile prevedere un sussidio a favore di tutti coloro che si sono visti interrompere o sospendere il tirocinio causa Coronavirus e per i quali non è stato possibile proseguire da casa. La maggior parte dei tirocini e relativi rimborsi è stata sospesa a Marzo e perciò è necessario muoversi al più presto per sostenere economicamente questa categoria, soprattutto pensando ai tanti tirocinanti “fuori sede” e a coloro che pagano un affitto. La nostra proposta è che il sussidio debba essere garantito per tutti coloro che stessero svolgendo un tirocinio con indennità di durata superiore alle 160 ore (un mese), indipendentemente dalla natura curricolare o extracurricolare del tirocinio. Su questo punto confidiamo in un vostro riscontro viste anche le azioni già intraprese in merito da altre regioni quali Emilia Romagna, Toscana e Lazio.2. Chiarire le tempistiche di ripresa dei tirocini. È importante decidere e comunicare con chiarezza quando i tirocini (sia curricolari sia extracurricolari) sospesi causa Coronavirus, potranno ricominciare e a quali condizioni: potranno ricominciare contestualmente alla riapertura delle attività e dei negozi? Se l’ufficio è aperto questo comporterà che potremo riprendere il nostro tirocinio? Sappiamo che è difficile prevedere il futuro anche prossimo in queste circostanze, ma è fondamentale per noi dare un orizzonte certo agli stagisti sospesi.Sentiamo forte, soprattutto in questo momento, la responsabilità di essere la futura generazione di lavoratori italiani e desideriamo, più di ogni altra cosa, di poter tornare a dare un contributo in presenza o in modalità smart e dare il massimo per far ripartire la nostra Regione Piemonte e la nostra Italia. In attesa che questo sia di nuovo possibile vogliamo evitare che le energie di questa fresca generazione di futuri lavoratori si disperdano e che i giovani tirocinanti perdano il proprio scopo, la speranza e la motivazione.Ci appelliamo a voi, alle Regioni, soprattutto ora, che nemmeno il tanto atteso “Decreto Rilancio” include la nostra categoria tra quelle che verranno sostenute economicamente dallo Stato nei prossimi mesi aumentando tra i tirocinanti una diffusa percezione di “invisibilità sociale”.Siamo certi che il nostro appello sarà accolto da lei e dalla giunta, che questo “silenzio degli innocenti” sarà spezzato e che smetteremo di essere invisibili, nel frattempo la ringraziamo di cuore per il tempo che ci ha dedicato e rimaniamo in attesa di un suo cordiale riscontro.Distinti Saluti,Chiara, Ilaria, Gianluca, Kudra e Flavia (Stagisti in Sospeso – Piemonte)

Ripartono i tirocini in Lombardia, via libera della Regione da lunedì 18 maggio

In Lombardia, dopo un “Dry spell” di quasi due mesi, si torna a poter attivare tirocini. Lo annuncia nel pomeriggio di venerdì 15 maggio la Regione, pubblicando sul suo sito un avviso informativo rivolto a “enti e operatori”, ma che ovviamente riguarda in primo luogo le migliaia e migliaia di giovani che da settimane si chiedono quando potranno ricominciare.Già dal titolo – “Tirocinio extracurriculare e curriculare - Coronavirus - Indicazioni valide dal 18 maggio 2020” – l’avviso rende chiaro l’orizzonte temporale: le indicazioni entreranno in vigore a partire dal prossimo lunedì, tra due giorni.«Regione Lombardia ha definito, nella nota allegata, gli indirizzi per la ripresa dei tirocini curriculari ed extracurriculari a partire dal prossimo 18 maggio» si legge sul sito: «E' possibile attivare nuovi tirocini, curriculari ed extracurriculari, e riattivare quelli sospesi per emergenza COVID-19 negli ambienti lavorativi per i quali non sussistano le restrizioni all’esercizio dell’attività derivanti dalle disposizioni governative».Dunque la nota agisce su due fronti: da una parte consente a chi si era visto sospendere lo stage di riprenderlo “in presenza”, cioè recandosi nella sede di lavoro; dall’altra ripristina la possibilità di attivare nuovi stage. I due divieti combinati avevano gettato, negli scorsi due mesi, nella disperazione migliaia di stagisti – o aspiranti tali – in Lombardia. In particolare il blocco della possibilità di attivare nuovi stage, formalizzato dalla Regione con un comunicato del 30 marzo, aveva congelato (o talvolta purtroppo anche fatto “saltare”) centinaia e centinaia di opportunità di stage, già predisposte e sulla griglia di partenza, lasciando aziende e giovani a bocca asciutta.Scaricando dalla pagina della Regione il pdf con il testo completo della nota si arriva a una documento di due pagine e mezzo, intitolato “Nuove indicazioni per lo svolgimento delle esperienze di tirocinio curricolare e extracurriculare nella fase di emergenza epidemiologica da Covid-19”. L’obiettivo dichiarato, si legge, è quello di «disciplinare la ripresa anche dei tirocini, in quanto esperienze formative che si svolgono in ambito lavorativo o nei laboratori delle istituzioni formative, compresi gli enti che erogano formazione di tipo musicale e artistico».Ed era in effetti ora e tempo che Regione Lombardia lo facesse, considerando che sul suo territorio si svolge oltre un quinto dei tirocini extracurricolari di tutta Italia (75mila su 148mila, solo considerando il 2018). A partire dal 18 maggio sarà dunque possibile attivare nuovi tirocini, «curriculari ed extracurriculari», oltre che «riattivare quelli sospesi per emergenza COVID-19». Naturalmente, dato che «ai tirocinanti si applicano gli stessi protocolli di sicurezza» che si applicano per i dipendenti e in particolare «previsti per il settore, l’attività e il luogo di lavoro ove è esercitata l’esperienza formativa in tirocinio», affinché l’attivazione e riattivazione di stage possa avere luogo vi sono delle condizioni: «la possibilità di attivazione o riattivazione di un tirocinio è inoltre subordinata», si legge, al rispetto di due condizioni: «verificare la presenza, alla luce della normativa vigente, delle condizioni necessarie per lo svolgimento dell’attività lavorativa che costituisce l’oggetto della formazione del tirocinante (e quindi che non vi siano restrizioni all’esercizio dell’attività o alla mobilità, in base ai codici Ateco e alle ordinanze in essere)» e poi verificare anche «la presenza delle condizioni, come richiesto dalle disposizioni governative, che assicurino adeguati livelli di protezione per lo svolgimento delle attività in azienda da parte dei lavoratori (uso di dispositivi di protezione individuale, distanza di sicurezza, orari, ecc…)».Se questi requisiti vengono soddisfatti, il tirocinio può partire (o riprendere, se era stato sospeso). Se non vengono soddisfatti, no. Se in un primo momento vengono soddisfatti e poi non più, il tirocinio – avverte la nota – «dovrà essere interrotto».Curiosamente i due aspetti più rilevanti della nota stanno nell’ultima pagina, dove si legge innanzitutto che «la modalità “a distanza” deve essere preferibile, ove possibile»: perché comunque è poco prudente obbligare gli stagisti a presentarsi in ufficio se possono svolgere le loro mansioni anche da casa, in questo periodo in cui è ancora molto importante tenere le strade, i mezzi pubblici e i luoghi di lavoro il meno affollati possibile. Si può prevedere, specifica la nota, un «mix distanza-presenza, limitando il tempo di presenza allo stretto necessario a garantire la qualità del tutoraggio». Il secondo punto importante è quello relativo alle imprese che sono entrate in questi mesi in cassa integrazione: possono continuare a ospitare stagisti? La risposta della Regione Lombardia è sì: «Le imprese in cassa integrazione che hanno sospeso parzialmente la propria attività possono ospitare i tirocinanti», facendo riferimento alla “normale” normativa lombarda in materia di tirocini in vigore dal giugno del 2018.Il resto del documento contiene un elenco di sette indicazioni indirizzate ai soggetti promotori di stage (che sono principalmente i centri per l’impiego, gli uffici tirocini/placement delle università, le agenzie per il lavoro): si va dalla acquisizione della «dichiarazione del soggetto ospitante nella quale assicura l’applicazione, nei confronti del tirocinante, degli stessi protocolli di sicurezza previsti per i lavoratori» all’integrazione del progetto formativo di tirocinio con la descrizione delle «attività che potranno essere svolte preferibilmente in modalità “a distanza”», fino all’assunzione della responsabilità che il contenuto formativo del tirocinio non si perda in questa modalità (il soggetto promotore deve infatti assicurare «tutti gli altri elementi che caratterizzano e qualificano l’esperienza di tirocinio, ivi compreso il tutoraggio, anche nello svolgimento delle attività formative da svolgersi “a distanza”»).Quattro indicazioni invece sono indirizzate ai soggetti ospitanti: oltre all’assicurare le condizioni di sicurezza ai tirocinanti, gli aspetti qui più rilevante sono quelli che impongono di definire «tempi e modalità per lo svolgimento delle attività formative, individuando quelle che è possibile svolgere in modalità “a distanza” (in analogia a quelle svolte dai lavoratori in regime di smart working)» e di consegnare a ciascuno stagista una «dichiarazione dei giorni e l’orario di presenza in sede, per il periodo di durata del tirocinio, che consente anche di giustificare la mobilità del tirocinante per il tragitto necessario a raggiungere il luogo di lavoro per tutto il periodo residuo dell’emergenza sanitaria», ovviamente solo fintanto che tale dichiarazione sarà richiesta dalla legge.La decisione della Regione Lombardia – e di altre Regioni in queste ultime settimane – smentisce la “leggenda popolare” circolata di recente, per cui tutte le Regioni avrebbero dovuto mettersi d’accordo su una data comune per la ripresa dei tirocini. Va ricordato però che molte altre Regioni devono ancora pronunciarsi in merito, e stanno lasciando i loro stagisti – decine di migliaia di persone – in un limbo di incertezza che certo non fa loro onore. L'auspicio è che possano prendere al più presto una decisione e comunicarle tempestivamente, in modo da dare finalmente qualche certezza.

Approvato il decreto “Rilancio” che rilancia tutti tranne gli stagisti: nessuna misura di sostegno per loro

Nessun “rilancio” per gli stagisti, e nemmeno un sostegno economico di qualsiasi tipo. Il decreto legge ribattezzato appunto “Rilancio” è stato approvato dal consiglio dei ministri nel pomeriggio di ieri, ma nelle sue 464 pagine non contiene niente che riguardi le decine di migliaia di persone che dal 23 febbraio in poi si sono viste interrompere o sospendere il tirocinio che stavano svolgendo, perdendo di conseguenza anche l’indennità mensile.L’allarme lanciato da questa testata lunedì, e ripreso anche dal quotidiano Repubblica in un articolo dal titolo “Non c’è un euro per stagisti e tirocinanti: mezzo milione di giovani senza alcun tipo di sostegno”, non è bastato. E non sono bastate le centinaia di messaggi accorati, su tutti i social network e via email, degli stagisti dimenticati ai politici. Ignorato l’ordine del giorno a prima firma Chiara Gribaudo del PD che impegnava il governo a prevedere «misure di sostegno al reddito per tutti coloro il cui tirocinio extracurricolare è stato sospeso o terminato in anticipo, consentendo ai giovani e a tutti gli interessati di mantenersi e riconoscendo la dignità del loro lavoro». Un ordine del giorno sottoscritto anche da Lia Quartapelle, Gea Schirò, Massimo Ungaro, Fausto Raciti, Luca Rizzo Nervo, Enza Bruno Bossio, Fausto Longo, Giuditta Pini e Matteo Orfini. Ancor più paradossale la sorte dell’altro ordine del giorno approvato ad aprile sugli stagisti, quello di Rosalba Testamento del Movimento 5 Stelle. Il testo di Testamento impegnava il governo a incrementare «le risorse previste nel “Fondo per il reddito di ultima istanza”, assicurandone l'accesso anche agli stagisti e ai tirocinanti operanti in ministeri, enti locali e aziende private». La richiesta è stata in parte accolta, dato che è stata effettivamente aumentata la dotazione del Fondo per il reddito di ultima istanza: l’articolo 81 del decreto “Rilancio”, intitolato “Modifiche all’articolo 44 recante istituzione del Fondo per il reddito di ultima istanza a favore dei lavoratori danneggiati dal virus Covid-19”, parla proprio dell’indennità di 600 euro “per il sostegno del reddito dei professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria”, prevedendo che il fondo a disposizione per tale misura venga quasi quadruplicato, passando da 300 milioni a 1 miliardo e 150 milioni.Peccato che quest’aumento della dotazione finanziaria non serva in alcun modo agli stagisti: il fine indicato dalla parlamentare pentastellata dunque, e cioè che a tale fondo incrementato potessero avere accesso anche i tirocinanti, è rimasto completamente disatteso.Resta il reddito di emergenza, per il quale il decreto prevede un limite di spesa di poco meno di 955 milioni di euro per l’anno 2020. Ma esso non è una misura rivolta ai singoli individui, bensì ai “nuclei familiari”, e per giunta solo a quelli “in condizioni di necessità economica”. Infatti per accedervi è richiesto che il valore del patrimonio mobiliare dell’intera famiglia sia inferiore a 20mila euro e che l’Isee sia inferiore a 15mila euro, due paletti estremamente rigidi che fanno in modo che qualsiasi famiglia non per forza benestante, ma anche solo della classe media e con qualche risparmio in banca resti al di fuori del raggio d’azione di questo provvedimento. Inoltre si è automaticamente esclusi se anche un solo membro della famiglia rientra in una serie di categorie come quella di pensionato, o percettore di reddito di cittadinanza, o fruitore di una delle indennità previste dal decreto legge di marzo.Ma il punto fondamentale è che il reddito di emergenza non è la misura adatta a sostenere gli stagisti. Non si tratta di una indennità destinata a loro in quanto individui, bensì di soldi destinati al nucleo familiare, e solo a condizione che esso sia in comprovata difficoltà. Gli stagisti hanno bisogno di una somma che vada direttamente a loro, indipendentemente da se la famiglia d'origine sia abbiente oppure no. Il centro della misura dev’essere il fatto che ciascuno di loro stesse facendo uno tirocinio e che il tirocinio si sia interrotto o sospeso improvvisamente causa Covid, e con esso l’indennità mensile – non il fatto che i genitori siano o meno in difficoltà economiche. E la somma dev’essere corrisposta a loro, in quanto adulti: non al nucleo familiare del quale essi non sono che una parte, una “appendice”.Dato che il decreto legge è un atto normativo con valore di legge utilizzato dal governo in casi straordinari di necessità e urgenza – disciplinato dall’articolo 77 della Costituzione – esso ha effetto immediato. Dunque il decreto “Rilancio” approvato ieri è immediatamente valido.Dovrà però essere convertito in legge dal Parlamento entro sessanta giorni, quindi ogni ramo (Camera e Senato) deve sbrigarsi e approvarlo entro un massimo di un mese. La palla dunque passa ai parlamentari: la speranza ancora una volta è che si formi un fronte compatto di deputati e senatori pronti a portare avanti la battaglia per gli stagisti.

Il Coronavirus blocca anche il programma di tirocini per l'inclusione sociale di rifugiati e richiedenti asilo

Nel nostro Paese i migranti rappresentano una quota sempre maggiore all’interno delle fasce sensibili e a rischio di esclusione sociale. Per questo enti pubblici e privati elaborano politiche e misure di inclusione, tra cui i tirocini, rivolte all’integrazione socio-lavorativa di rifugiati e richiedenti asilo.Tra le misure messe in campo c’è anche il Progetto Puoi, acronimo che sta per “Protezione Unita a Obiettivo Integrazione”. Affidato ad Anpal Servizi dal Ministero del Lavoro, e nello specifico alla Direzione generale dell’Immigrazione e delle politiche di integrazione, il programma al momento risulta essere sospeso a causa dell’emergenza sanitaria.  Una situazione che ha portato i destinatati del bando a non poter più svolgere il tirocinio e a trovarsi così in condizioni ancora più precarie. Partito a marzo del 2019 e realizzato attraverso l’utilizzo integrato delle risorse del Fondo asilo migrazione e integrazione e del Fse Pon Inclusione 2014-2020, Puoi ha lo scopo di promuovere l’inserimento socio-lavorativo e l’integrazione attraverso la realizzazione di percorsi di politica attiva da parte degli operatori pubblici e privati del mercato del lavoro. Nello specifico, destinatari del bando sono i titolari di protezione internazionale e umanitaria, i titolari di permesso di soggiorno nonché i cittadini stranieri entrati in Italia come minori non accompagnati e regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale, in condizione di inoccupazione o disoccupazione.Le risorse destinate al finanziamento dei percorsi sono di oltre 13 milioni di euro per  4.500 doti individuali del valore di quasi 6mila euro ciascuna. I destinati del progetto, grazie ai fondi, possono fare un percorso formativo di nove mesi: sei dedicati allo svolgimento del tirocinio extracurriculare in una delle imprese aderenti e tre all’orientamento e accompagnamento nella ricerca di un lavoro.Quante siano, al momento, le doti attive purtroppo non si sa. «I numeri sono ballerini, molti sono gli enti che a causa dell'emergenza non riescono a recuperare la documentazione necessaria da inserire sulla piattaforma informatica, pertanto il numero degli attivati non sarebbe rispondente alla realtà» risponde Rosa Rotundo, responsabile del progetto per Anpal.Per far sì che migranti e richiedenti asilo possano beneficiare dei programmi è necessaria l’intermediazione di soggetti autorizzati a questo tipo di attività o di soggetti accreditati ai servizi per il lavoro a livello regionale, purché riconosciuti dalle normative regionali quali soggetti promotori di tirocini extracurriculari.Tra questi c’è l’agenzia per il lavoro Gigroup che, sin da subito, ha denunciato la difficoltà della situazione in cui stanno versando i destinatari del bando. «Noi, grazie al progetto, abbiamo potuto offrire a ventuno persone la possibilità di svolgere un tirocinio extracurriculare in società che operano in Toscana e in Piemonte. Si tratta di ragazzi e ragazze che vivono in situazioni precarie e che dal 9 marzo hanno dovuto interrompere le loro attività. Alcuni non possono nemmeno permettersi un alloggio e sono ospiti negli Sprar, i centri di accoglienza destinata ai richiedenti e ai titolari di protezione internazionale» spiega alla Repubblica degli Stagisti Carlotta Lenoci, referente politiche attive del lavoro di Gigroup.Problemi di monitoraggio però non si hanno solo in relazione all’attivazione delle doti previste dal bando. Lo stesso discorso vale anche per le interruzioni degli stage. «Per quanto riguarda le sospensioni non abbiamo numeri precisi perché questi si modificano ogni giorno. L’unica cosa che possiamo dire è che dal 9 marzo sono stati interrotti quasi tutti i tirocini. Sono pochi quelli che si stanno svolgendo in smartworking. Alcuni però non si sono mai interrotti perché riguardano attività per le quali non è stata disposta la sospensione». Per poter accedere al tirocinio è necessario che il beneficiario sia un soggetto disoccupato e non in formazione. Questo significa, spiega Lenoci, che «nessuno dei candidati, anche se il bando è stato sospeso, può fare altri lavori o altri corsi di formazione. Quindi, dal momento che non possono più lavorare nelle aziende dove erano stati collocati, non hanno nessuna forma di sostegno economico. Situazione ancora più grave per coloro che vivono negli Sprar perché lì, appena trovi un’occupazione, devi trasferirti.  Con la sospensione dei tirocini queste persone si trovano spaesate e vedono in noi la loro unica ancora di salvezza. Purtroppo però la decisione di sospensione i tirocini non è dipesa da noi. E noi, come loro, dobbiamo solo adeguarci a quanto previsto da Stato e Regioni per via dell’emergenza sanitaria».La sospensione del progetto inoltre crea problemi economici anche agli enti intermediari: «Il bando prevede lo svolgimento di una serie di azioni in itinere, sia burocratiche sia amministrative, che vengono realizzate a nostre spese» conferma la dirigente di Gigroup: «E, se il percorso formativo non viene completato a noi non viene retribuito quando già sborsato. Quindi, se un ragazzo, decide di iniziare un nuovo lavoro perché così non può pagarsi l’affitto, noi perdiamo tutti i soldi. Al momento per ogni candidato abbiamo speso circa 1500 euro»Una situazione che ha portato Gigroup a rivolgersi ad Anpal servizi, senza però ottenere una soluzione. Ma perché, nonostante l’evidente difficoltà, ancora non si è deciso come risolvere il problema?«Per poter soddisfare le richieste delle aziende abbiamo bisogno di tempi tecnici per fare tutte le verifiche e valutazioni necessarie per capire quali siano le strade percorribili» mette le mani avanti Rosa Rotundo: «Ci stiamo confrontando con esperti del settore e, non appena saremo certi che la soluzione individuata sia migliore e soprattutto la più percorribile, risponderemo a tutti e pubblicheremo una serie di note sul sito».Ma quali sono le difficoltà? «Innanzitutto ci sono problemi legati alla burocrazia. Noi siamo guidati dal carattere sociale dell’intervento ma anche dall’attenzione all’uso dei fondi pubblici» risponde Rotundo: «Gestendo finanziamenti pubblici siamo sottoposti a controlli, ispezioni e dobbiamo agire nel rispetto delle regole. Nel momento in cui andremo a rendicontare le spese sostenute, dobbiamo avere la certezza di aver seguito tutte le regole. Ad esempio, se pagassimo una borsa così come disciplinato da una regione, dobbiamo essere certi che, al momento della rendicontazione, il fondo ci consenta di pagare la borsa. Altrimenti abbiamo usato denaro pubblico in modo improprio».A rendere il quadro ancora più complicato anche il fatto che in materia di tirocini extracurriculari ogni Regione può legiferare come meglio crede. Per questo, a seguito dell’emergenza sanitaria, ci sono state regioni dove i tirocini sono stati improvvisamente sospesi e altre dove ai soggetti ospitanti è stata data la possibilità di decidere se sospenderli o se farli proseguire da casa.«Noi dobbiamo rispettare anche le norme regionali perché le Regioni hanno titolarità in materia e quindi l’avviso deve essere realizzato nel rispetto di quanto queste stabiliscono» aggiunge la responsabile Anpal: «Ciò ci porta a dover fare i conti con venti realtà diverse. Cercare di dare uniformità a tutto quello che sta accadendo sul territorio regionale non è così semplice ed immediato, soprattutto perché la situazione non si risolve semplicemente attendendosi a quello che stabiliscono le regioni.  Noi, basandoci sulle normative regionali, dobbiamo trovare delle soluzioni confrontandoci con gli organismi intermedi che coprono l’intervento quali il ministero dell’Interno e il ministero del Lavoro. Al momento – infatti – siamo in attesa di avere una risposta ufficiale dal ministero».La situazione dunque non sembra risolversi in tempi brevi.  Così, viste le problematiche economiche che i soggetti svantaggiati facenti parte del bando stanno avendo in questi mesi, alcune imprese coinvolte nel progetto hanno deciso di aiutare personalmente i giovani in difficoltà. «C’è chi si è offerto di donare 200 -300 euro a ragazzo oppure chi sta regalando buoni pasto. C’è stata una grande disponibilità da parte delle ditte coinvolte. Si tratta di imprese piccole dal punto di vista strutturale, ma grandi da quello umano» conclude Lenoci di Gigroup. E a intervenire però non sono state solo le aziende: «Alcuni privati hanno dato vita a vere e proprie campagne di crowdfunding su internet». Dove non arriva lo Stato arriva forse la solidarietà dei singoli cittadini.

Dodici regioni ripristinano la possibilità di attivare nuovi stage, anche da remoto

L’emergenza Coronavirus non ha solo bloccato lo svolgimento di decine di migliaia di tirocini extracurricolari. Ha anche interrotto la possibilità di attivarne di nuovi. Un vero paradosso: si stanno frenando delle opportunità per giovani di avere in questo periodo non certo florido un'attività da svolgere quotidianamente e un reddito, seppur piccolo, rappresentato dall'indennità mensile.La Repubblica degli Stagisti ha svolto una ricognizione Regione per Regione per vedere dove questo divieto vige ancora e dove invece è di nuovo possibile attivare tirocini, scoprendo che in undici Regioni – e una Provincia autonoma – ad oggi si possono attivare tirocini. Esse sono Friuli Venezia Giulia, provincia di Bolzano, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania e Sardegna. In tutte le altre – compresa la Lombardia, che è la Regione più rilevante d'Italia dal punto di vista economico e per concentrazione di imprese! - gli stage sono ancora fermi: si possono riprendere quelli che erano già in essere prima del blocco, ma di attivarne di nuovi è impossibile.In particolare, il Friuli Venezia Giulia ha consentito l’attivazione di nuovi tirocini a distanza già a fine aprile quando ha ammesso anche lo svolgimento in smart internshipping degli stage. Poi con l’ordinanza numero 12 all’articolo 24 si consente lo svolgimento del tirocini extracurricolari anche in presenza ma non si specifica se questo può avvenire anche per gli stage di nuova attivazione. Precedentemente i tirocini erano stati sospesi l’11 marzo.In Trentino Alto Adige è la Provincia di Bolzano a consentire la riattivazione dei tirocini extracurriculari bloccati d’ufficio o svolti in smart internshipping fino al 22 aprile. Da giovedì 23 aprile, infatti, la promozione dei tirocini riprende e questi saranno avviati in telelavoro ma nel caso non fossero conciliabili potranno riprendere in sede. (Nella Provincia di Trento invece no: la formazione si potrà svolgere anche a distanza a partire dal 30 aprile, ma nulla si dice sulle nuove attivazioni).Anche la Liguria consente dal 23 aprile l’attivazione di nuovi tirocini extracurriculari in modalità smart training ma solo nel settore del turismo, scelta adottata per aiutare le categorie più fragili in questo momento. Tirocinio che potrà quindi poi svolgersi in modalità smart internshipping ma per il solo periodo dell’emergenza. Anche in questo caso il tirocinante dovrà comunque essere seguito e sia il tutor del soggetto ospitante che quello del soggetto promotore dovranno dotarsi di adeguata strumentazione informatica per supportare e monitorare l’attività a distanza. In pratica lo stagista non deve essere abbandonato a casa. Anzi, «deve essere dotato di adeguati strumenti tecnologici» e a suo carico non deve essere posto nessun aggravio economico. Ha anche diritto a idonea copertura assicurativa verso terzi e alla tutela contro gli infortuni sul lavoro per attività svolte al di fuori della sede dove ha luogo il tirocinio, il domicilio appunto dello stagista. Si avvisa però che questa modalità è valida per il solo periodo emergenziale. In Emilia Romagna è stata la Determinazione dell’Agenzia regionale per il lavoro numero 530 del 13 marzo a specificare le modalità attuative delle disposizioni regionali del giorno precedente in merito ai tirocini extracurriculari. Nel testo della determinazione si legge chiaramente al punto 6 che possono essere attivati tutti i tirocini extracurriculari con svolgimento delle attività con modalità alternative alla presenza presso il soggetto ospitante. Deve essere precedentemente acquisita la disponibilità sia del soggetto ospitante che del tirocinante e devono sussistere le condizioni logistiche e organizzative per svolgere effettivamente le attività previste dal progetto formativo.In Lazio «è possibile attivare tirocini extracurriculari in smart internshipping dal 30 marzo, come previsto con la circolare numero 0255844», spiegano dall’ufficio stampa dell’assessorato al lavoro. In più dal 27 aprile è possibile svolgere in ambiente virtuale anche i tirocini finanziati dal programma Garanzia giovani, con tutta la fase iniziale di eventuali colloqui e interazione tra soggetto attuatore e destinatario svolta attraverso video colloqui e scambio mail. Come specificato quindi nella circolare del 30 marzo se i contenuti del progetto formativo individuale si prestano «alla loro attuazione (in termini di apprendimento, orari e tutorship) mediante tecnologie digitali (ICT), come quelle utilizzate per l’organizzazione del lavoro e della formazione in ambienti virtuali, il tirocinio potrà essere attuato e gestito attraverso tali modalità». La parola “attuato” va considerata dunque, in questo caso, come sinonimo di “attivato”. La decisione di consentire l’attivazione di nuovi stage corregge, quindi, quanto stabilito il 6 marzo quando il Lazio prima che l’emergenza mostrasse la sua gravità sul territorio aveva sospeso tutti i tirocini con la circolare numero 207548, sospensione confermata il 12 con la circolare 218523.In Abruzzo già il 30 aprile l’ordinanza numero 51 ha consentito lo smart internshipping non solo per i tirocini già in corso ma anche per i nuovi stage ancora da attivare. Fino ad allora la possibilità del tirocinio da casa era ammissibile solo per i tirocini già avviati prima dell’emergenza ed era stata consentita dalla circolare del 13 aprile. L’articolo 2 dell’ordinanza 51 introduce lo smart training, concetto che viene spiegato più dettagliatamente nella circolare esplicativa del 4 maggio, in cui si specifica che questa modalità è attivabile dal primo maggio. L’attività formativa deve però essere effettivamente sviluppabile da remoto con affiancamento del tutor aziendale all’assistenza. E nel caso la formazione FAD/Elearning non sia possibile la circolare consente anche lo svolgimento di un Project work in modalità Fad. Possibile quindi sia lo smart internshipping che lo smart training, ad eccezione però dei tirocini attivati in Garanzia Giovani che continuano ad essere sospesi.In Toscana un segnale forte l’ha dato lo stanziamento di 5milioni di euro per finanziare nuove domande che arriveranno per l’attivazione di tirocini extracurriculari.  In questa regione il tirocinio a distanza è già consentito sin dal 16 marzo ma per le attività non svolgibili da remoto resta tutto sospeso fino al 17 maggio. E per l’attivazione di nuovi tirocini si suggerisce di contattare direttamente il soggetto promotore. Nelle Marche i tirocini extracurricolari sono sospesi fino al 17 maggio ma, spiega Stefano Raia, dirigente pf gestione mercato del lavoro, «è autorizzata su richiesta del soggetto ospitante e del tirocinante la prosecuzione a distanza dell’attività formativa ove compatibile e coerente con il progetto di formazione individuale». E infatti nelle ultime linee guida approvate il 6 maggio per la gestione delle attività formative, si precisa che «Gli stage non ancora avviati (….) prima della sospensione delle attività, potranno essere sostituiti con project work nel caso non sia possibile realizzare lo stage direttamente presso un’unità produttiva». Quindi anche in questo caso è possibile attivare nuovi tirocini in modalità da remoto.Anche in regione Umbria i tirocini extracurriculari al momento sono sospesi salva la possibilità di continuarli in modalità di svolgimento a distanza, almeno fino al 17 maggio. Fino a quella data, a meno di eventuali proroghe, è prevista la possibilità di attivare a distanza nuovi tirocini. Quindi anche in questa regione è consentito lo smart internshipping.Il Molise ha stabilito il 30 aprile con la determina numero 39 del Direttore del Terzo Dipartimento di sospendere fino al 17 maggio l’attivazione di nuovi tirocini extracurriculari ma di consentire ai soggetti promotori e ospitanti di far svolgere anche i nuovi tirocini extracurriculari presso il domicilio del tirocinante in modalità assimilabile alla FAD/E-learning. In questo modo si autorizza lo smart training così come il 6 aprile la Determinazione numero 32 aveva autorizzato lo svolgimento del tirocinio in smart internshipping. Premessa per l’autorizzazione di nuovi tirocini in modalità e-learning è «la costante disponibilità dei tutor all’assistenza attraverso adeguata tecnologia».Diversa la situazione della Campania che a fine aprile ha autorizzato lo svolgimento a distanza dei tirocini extracurriculari e l’autorizzazione per gli operatori accreditati del programma Garanzia giovani ad attuare la presa in carico, l’orientamento e l’accompagnamento al lavoro. Poi con comunicato stampa del 4 maggio precisa che è possibile attivare tirocini in modalità a distanza, ma fino al 17 maggio sono sospesi visto il Dpcm del 26 aprile Escludono dunque la possibilità di attivare nuovi tirocini in modalità da remoto la Valle d’Aosta, Lombardia, Piemonte, Veneto, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna.In Valle d’Aosta i tirocini extracurricolari sono ripartiti il 3 maggio, ma l’attività dei centri per l’impiego è sospesa fino al 17.  Nessuna nuova attivazione per ora e anche in seguito non potranno essere attivati nuovi tirocini negli stessi settori nei quali sono stati richiesti gli ammortizzatori sociali.  Il blocco delle nuove attivazioni è partito il 10 marzo.In Lombardia il 30 marzo la Regione ha vietato l’attivazione di nuovi tirocini. La situazione non è cambiata anche se la Regione «ha attivato un confronto con le altre Regioni e il Ministero del lavoro per definire nuove misure per la gestione dei tirocini nella seconda fase dell’emergenza. Fino ad allora restano sospese le nuove attivazioni», spiega Laura Amézaga dalla Direzione generale istruzione formazione e lavoro.Il Piemonte se da una parte ha autorizzato il 3 aprile lo smart internshipping per i tirocini extracurricolari e curricolari che erano già in corso prima del 9 marzo, dall’altra vieta l’attivazione di nuovi stage in modalità da remoto anche se consente la presentazione dei documenti per attivarli a fine emergenza. Il Veneto con un aggiornamento pubblicato il 28 aprile proroga la sospensione dei tirocini e chiarisce che fino al 17 maggio non sarà possibile l’attivazione di nuovi stage, nemmeno presso le aziende che hanno ripreso le lavorazioni. Per i tirocini che erano già attivi prima dell'emergenza è possibile attivare la modalità a distanza, qualora l'attività lo permetta. Modalità non consentita per le nuove attivazioni. Qui la prima interruzione è stata stabilita il 13 marzo.In Puglia tutti i tirocini extracurriculari sono sospesi dal 13 marzo senza possibilità di smart working e anche l’attivazione di nuovi stage è stata bloccata da allora. Il 10 aprile, però, è stata approvata la Determinazione del Dirigente della sezione formazione professionale numero 676 che autorizza la formazione a distanza per l’attuazione dei percorsi formativi finanziati dalla sezione formazione professionale. Dal 21 aprile è ripresa tutta la fase di profilazione e presa in carico dei giovani per le misure del programma Garanzia Giovani, che grazie a un ulteriore stanziamento di risorse possono continuare con corsi di formazione professionale tramite il web.  La sospensione dei tirocini extracurriculari e di nuove attivaizoni, invece, continua.Non è stato possibile ricevere informazioni dalla regione Basilicata o trovarle sul sito, ma da ultime informazioni in possesso l’attivazione in modalità remota dello stage non è ammessa. Questo nonostante lo smart internshipping sia possibile sin dal 19 marzo. Anche la Calabria non consente nuove attivazioni di tirocinio e ha sospeso tutti i tirocini extracurricolari sin dall’11 marzo con la circolare 105596, senza mai parlare di nuove attivazioni da remoto.Tutto fermo anche in Sicilia dove lo smart internshipping non è mai stato permesso, gli avvisi 20 e 22 sono sospesi fino a tutte le proroghe dei Dpcm successivi a quello del 13 aprile  e le nuove attivazioni non sono mai state prese in considerazione.In Sardegna continuano ad essere sospesi tutti i tirocini di nuova attivazione ma la Regione sta evidentemente pensando ai prossimi mesi visto che ha pubblicato l’avviso Cantieri di lavoro  per cui dal 25 maggio al 31 luglio i soggetti attuatori potranno presentare i nuovi progetti  che dovranno avere l’obiettivo di reinserire nel mondo del lavoro soggetti disoccupati.  Marianna Lepore

Allarme, nella bozza del decreto “Rilancio” non c'è nulla per gli stagisti

Gli stagisti italiani rischiano di rimanere ancora una volta delusi e ignorati – col cerino in mano, come si dice. Nelle 434 pagine – quattrocentotrentaquattro! – della bozza del cosiddetto “Decreto legge Rilancio” (il decreto che prima veniva chiamato “aprile” ma adesso si può chiamare tutt’al più “ex aprile, dato che all’11 maggio nemmeno ha cominciato il suo iter di discussione in Parlamento) pubblicata dal Corriere della Sera – in una versione aggiornata al 10 maggio – non vi è nemmeno una menzione di stagisti, tirocinanti, praticanti. Sembra che il governo si sia dimenticato in blocco dell’intera categoria.Le promesse dunque rischiano di restare non mantenute, e gli stagisti italiani – 350mila all’anno considerando solo i extracurricolari, mezzo milione contando anche i curricolari, cioè quelli svolti durante gli studi, ancor di più considerando chi sta facendo la pratica professionale per l’accesso a una delle professioni regolamentate come avvocato, notaio, commercialista – se qualcosa non cambia in fretta finiranno per veder sfumare anche stavolta la possibilità di vedersi assegnato un sostegno al reddito in questa crisi Coronavirus.Eppure il Parlamento si è impegnato – e ha impegnato il Governo – non una ma ben due volte, a fine aprile, a prevedere una indennità per le persone che a causa dell’emergenza Covid si sono viste interrompere o sospendere lo stage. Carta canta: c’è un ordine del giorno a prima firma Chiara Gribaudo del PD, sottoscritto anche da Lia Quartapelle, Gea Schirò, Massimo Ungaro, Fausto Raciti, Luca Rizzo Nervo, Enza Bruno Bossio, Fausto Longo, Giuditta Pini e Matteo Orfini. E poi c’è un altro ordine del giorno di Rosalba Testamento del Movimento 5 Stelle.Entrambi gli ordini del giorno chiedono di prevedere per i tirocinanti un sostegno economico. In particolare, quello di Gribaudo impegna il governo a «prevedere, attraverso il primo strumento normativo utile, misure di sostegno al reddito per tutti coloro il cui tirocinio extracurricolare è stato sospeso o terminato in anticipo, consentendo ai giovani e a tutti gli interessati di mantenersi e riconoscendo la dignità del loro lavoro»; mentre quello di Testamento a «valutare l'opportunità di prevedere, nei prossimi provvedimenti a carattere normativo, l'incremento delle risorse previste nel “Fondo per il reddito di ultima istanza”, assicurandone l'accesso anche agli stagisti e ai tirocinanti operanti in ministeri, enti locali e aziende private».Eppure, spulciando le 434 del decreto si trova la parola tirocini una sola volta. A pagina 185, quando si parla del  incremento del Fondo per le non autosufficienze, che per legge fornisce sostegno a persone con gravissima disabilità e ad anziani non autosufficienti. È qui che, elencando le finalità “abituali” del Fondo, vengono citati tra gli altri anche i «tirocini finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione». Quindi questo passaggio è totalmente irrilevante per la categoria degli stagisti. Quello che servirebbe, invece, sarebbe vedere i tirocinanti citati nella parte del decreto che delinea il REM, il “Reddito di emergenza” (se non nel “reddito di ultima istanza”) e chi può accedere a questa misura. Ma al momento non c’è nulla: i tirocinanti non sono nemmeno menzionati.La politica nazionale si dimenticherà anche stavolta di loro, scaricando la patata bollente alle Regioni? Noi della Repubblica degli Stagisti, e le migliaia di giovani che ci seguono, siamo bene intenzionati a non lasciare che ciò avvenga, e a rinfrescare la memoria di deputati e senatori… prima che sia troppo tardi.

“Stagisti veneti senza sostegni, quali misure per tutelarli?”, un'interrogazione presentata alla Giunta regionale

Vi sono ad oggi cinque Regioni che si sono mosse per tutelare le decine di migliaia di persone che erano in stage al momento dello scoppio dell’emergenza Coronavirus e che sono state danneggiate dalla situazione perché il loro tirocinio è stato interrotto o sospeso. Non potendo proseguirlo da casa – per le ragioni più varie: per una effettiva impossibilità di svolgere le mansioni da remoto, oppure per una indisponibilità del soggetto ospitante ad attivare questa modalità, o ancora per un esplicito divieto da parte della Regione – sono rimasti senza attività e sopratutto senza entrate economiche. L’Emilia Romagna, il Lazio, la Toscana, la Valle D’Aosta – e parzialmente la Calabria – hanno preso provvedimenti, stanziando fondi per garantire un sussidio ai loro stagisti.Ma cosa sta succedendo nelle altre Regioni italiane? La Repubblica degli Stagisti vuole raccontarlo, e dare conto dell’attività dei politici che si stanno muovendo per garantire qualche tutela agli stagisti dei loro territori.Proprio ieri, giovedì 7 maggio, è stata depositata presso il Consiglio regionale del Veneto una interrogazione dal titolo molto esplicito: “Covid-19. Stagisti veneti senza sostegni. Quali misure per tutelarli?”. La promotrice di questa iniziativa è Anna Maria Bigon, 52enne consigliera regionale del Veneto eletta con il Partito Democratico nella circoscrizione di Verona; insieme a lei risultano firmatari anche Graziano Azzalin, Andrea Zanoni e Francesca Zottis, tutti del PD.«Mi sono arrivate negli ultimi giorni molte segnalazioni accorate» dice Bigon alla Repubblica degli Stagisti «da parte di giovani in difficoltà per la situazione: penso che un intervento della Regione sia necessario, e spero davvero che la Giunta ci ascolti».Il testo dell’interrogazione fa infatti esplicito riferimento alle «condizioni di grave disagio in cui versa la categoria degli stagisti extra curriculari» ricordando che «si tratta di persone giovani per le quali, già nel tempo ordinario, l'entrata nel mondo del lavoro si rivela come un passaggio tortuoso e in salita».L’interrogazione snocciola poi i dati numerici sulla diffusione dello stage in Veneto: «Secondo i più recenti dati ufficiali, ricavabili dal Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie 2019 redatto dal Ministero del Lavoro, negli ultimi tre anni in Veneto si sono svolti mediamente 40.575 tirocini extracurricolari all’anno». In particolare in Veneto risultano essere stati attivati 37.574 tirocini di questo tipo nel 2016, 45.326 nel 2017 e 38.826 nel 2018, ultimo anno per il quale il dato è noto. Non bisogna dimenticare inoltre che c’è anche un numero ignoto di tirocini curricolari, che noi della Repubblica degli Stagisti stimiamo possa essere, per il Veneto, intorno ai 20mila all'anno; ma per questo tipo di tirocini in realtà le Regioni non sono direttamente responsabili, mentre – esplicita ancora l’interrogazione di Bigon – esse «sono competenti e responsabili in maniera esclusiva per i tirocini extracurricolari».E che trattamento stanno ricevendo, i tirocinanti extracurricolari veneti rimasti dall’oggi al domani senza tirocinio, dalla loro Regione? «In coincidenza con l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19, viene segnalato che, a partire dalla fine di febbraio, anche in Veneto migliaia di tirocini extracurriculari sono stati sospesi senza remunerazione, quando non direttamente interrotti» recita l’interrogazione: «In alcune regioni si è provveduto ad un sostegno al reddito per chi aveva subito tale sospensione o interruzione» elencandole e specificando che esse hanno previsto «di erogare somme tra i 400 e i 600 euro agli stagisti che hanno subito l’interruzione o la sospensione del tirocinio senza possibilità di proseguirlo da casa». Si tratta di amministrazioni regionali che hanno pensato, più o meno tempestivamente, di erogare un sussidio per aiutare gli stagisti ad arrivare alla fine del mese: «Ma in Veneto non è stata ancora adottata alcuna misura analoga» rileva Bigon nell’interrogazione: «Di conseguenza gli stagisti del Veneto vivono una fase di fortissima incertezza, e in assenza di aiuti economici gravano inevitabilmente sulle proprie famiglie».Arrivando, dopo queste premesse, alla richiesta vera e propria indirizzata alla giunta regionale guidata dal leghista Luca Zaia: «La sottoscritta consigliera chiede al Presidente della Giunta regionale se e quali misure intende introdurre a tutela degli stagisti del Veneto». Una domanda che certamente riecheggia quella di migliaia e migliaia di giovani che in Veneto fino a poche settimane fa stavano svolgendo tranquillamente il proprio stage, e che dall'oggi al domani si sono trovati in difficoltà.Bigon ha scelto per questa iniziativa la formula della “interrogazione a risposta immediata”:  si tratta di interrogazioni di in una sola domanda, “formulata in modo chiaro e conciso su un argomento di particolare urgenza o attualità politica”. E certamente la condizione degli stagisti colpiti dall’emergenza Coronavirus soddisfa i requisiti di urgenza e attualità. La Giunta regionale “è tenuta a rispondere alle interrogazioni presentate entro le ore dodici del quindicesimo giorno antecedente a ciascuna seduta del Consiglio regionale”. Quindi tecnicamente adesso la Giunta guidata da Zaia avrebbe fino a fine maggio per rispondere all’interrogazione sugli stagisti, ma Bigon promette che proverà a «sollecitare, in Commissione Lavoro, l’assessore Donazzan affinché prenda atto della situazione». Nella speranza che la Giunta, stimolata in questo senso, possa anche decidere autonomamente di prendere dei provvedimenti, destinando un fondo proprio a una misura simile a quelle implementate in Emilia Romagna, Lazio o nelle altre Regioni che hanno deliberato dei sostegni economici per gli stagisti. La Giunta ascolterà?

Emergenza Covid, gli specializzandi mandano avanti gli ospedali: ma mentre i medici sono pagati, i farmacisti no

Maria esce dall’ospedale San Raffaele di Milano dopo un turno di 9 ore. È una specializzanda in farmacia ospedaliera e ogni giorno entra in ospedale e svolge il suo lavoro: prestando assistenza farmaceutica, dispensando dispositivi di protezione individuale o farmaci in modalità specifiche a seconda delle esigenze dei malati. Solo per elencare alcuni dei suoi compiti. Eppure Maria non viene pagata per questo lavoro. Nemmeno in un momento in cui passare tante ore al giorno in un ospedale è così pericoloso ed essenziale per garantire la salute pubblica ed evitare o limitare che i virus in circolazione si diffondano in tutto il territorio. Maria è un nome di fantasia. Rappresenta uno dei 500 specializzandi in Farmacia ospedaliera. Potrebbe entrare e uscire dal Niguarda o dal San Camillo. Essere a Venezia, Bologna, Roma. Se fosse specializzanda in medicina riceverebbe uno stipendio di 1.800 euro al mese. Invece è una specializzanda di “serie B”. Non sono tanti e forse per questo fanno meno notizia. Eppure gli specializzandi in Farmacia ospedaliera in questi mesi di emergenza Coronavirus hanno svolto compiti ugualmente importanti all’interno degli ospedali, specie delle regioni più colpite, garantendo un servizio pubblico di qualità ed esponendosi al rischio di contagio. Tutto senza alcuna tutela.Farmacisti ospedalieri che svolgono presso il Servizio sanitario nazionale la propria specializzazione al pari dei colleghi medici, quattro anni e 1.500 ore annuali di tirocinio a cui si affiancano ovviamente i corsi universitari e gli esami. E pur avendo diritto come i medici ai contratti di formazione specialistica, alla fine fanno tutto senza alcun rimborso perché le risorse, previste, in realtà non ci sono.Non è la prima volta che la Repubblica degli Stagisti racconta il duro percorso di formazione di queste figure, il problema è che in questa fase in cui nell’emergenza tutti gli appartenenti alla cosidetta area sanitaria si sono rivelati fondamentali per il funzionamento delle terapie, fa certamente più scalpore pensare che c’è chi l’ha fatto gratis. L’allarme l’aveva lanciato Antonio Pirrone, 30 anni, Presidente ReNaSFO, la rete nazionale degli specializzandi in farmacia ospedaliera, e specializzando presso l’Università di Milano, a inizio marzo quando la carenza di professionisti sanitari era ormai palese e il Consiglio dei Ministri aveva appena approvato un maxi Decreto giustizia e sanità per assumere 20mila professionisti tra medici, infermieri e operatori sanitari. Prevedendo anche di aumentare il numero dei contratti di formazione specialistica dei medici stanziando un’ulteriore spesa di 125 milioni di euro per il biennio 2020-21 e di 130milioni di euro per il triennio 2022-2024.Anche questa volta, però, il Governo si è dimenticato di qualcuno. «Gli specializzandi impegnati nella gestione dell’emergenza COVID-19 non sono soltanto iscritti alle scuole di specializzazione mediche. Sono anche farmacisti, biologi, biotecnologi, veterinari, psicologi, chimici, fisici», raccontava Antonio Pirrone a inizio marzo, e «lavorano per tutti gli anni della formazione a tempo pieno, gratuitamente, senza tutele, senza diritti». Per questo motivo hanno alzato la voce, partendo con una petizione online indirizzata al ministro della Salute, Roberto Speranza. «Forse la richiesta è arrivata in un momento poco felice, nel pieno dell’emergenza virus», riflette Pirrone, e serve per chiedere che tutti gli specializzandi di area sanitaria possano beneficiare delle stesse tutele economico-contrattuali, della stessa dignità e degli stessi diritti di cui godono i colleghi medici. Una volta raggiunte le 1.500 firme, ne mancano scarse 200, «proveremo a risentire il ministro per vedere se questa volta qualcosa cambia».Per ora c’è stato un cambiamento di strategia da parte dei farmacisti ospedalieri, visto che «dopo anni in cui ci muoviamo singolarmente, nell’emergenza è arrivato il momento di unirsi, perché non vogliamo tornare alla situazione di prima». Per questo motivo parallelamente alla propria battaglia, gli specializzandi farmacisti ospedalieri ne stanno portando avanti un’altra con le associazioni di biologi e fisici. Insieme hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio per ricordare l’importanza di investire nella formazione delle specializzazioni non mediche e scongiurare il rischio «che spariscano professioni importanti come quella dei veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi». Per farlo basta applicare una legge, la 401 del 29 dicembre 2000, e ripristinare l’articolo 8, ovvero di investire anche sulla formazione di queste figure.Il dibattito su questo tema si è sviluppato molto negli anni, ma Pirrone ancora non riesce a dare una spiegazione valida sul perché esista una disparità di trattamento tra specializzandi medici e di area sanitaria. «Sono due anni che rappresento gli specializzandi e ancora me lo chiedo. Abbiamo provato a ragionare insieme al Consiglio direttivo ma non ne veniamo a capo. Certo, i medici sono in prima linea e sono numericamente molti di più, ma non riesco a capire questa disparità. All’interno degli ospedali noi siamo fianco a fianco a infermieri, medici, biologi, biotecnologi».Una boccata d’aria sembrava essere arrivata con il decreto 68/2015 «che finalmente garantiva un contratto di formazione specialistica e quindi una dignità retributiva uguale a quella dei colleghi medici, con cui condividiamo lo stesso percorso formativo in termini di impegno orario e didattico», racconta Pirrone, «ci sembrava una vittoria essere stati ricompresi nell’area sanitaria, che in quel decreto viene denominata area clinica». Ma la gioia dura poco perché «nelle more di una ricerca di risorse veniva abolito il diritto di biologi, fisici, farmacisti a ottenere un’equiparazione economica. Quindi i doveri sì, ma i diritti no, nell’attesa di non si sa che cosa».Eppure le cifre non sarebbero altissime: in totale al momento gli specializzandi in farmacia ospedaliera sono 450-500 in tutta Italia e «per finanziare i nostri contratti di formazione basterebbero 10-15 milioni annui, ovvero il 3% dei contributi per i colleghi medici» spiegava già due anni fa Pirrone alla RdS.L’appoggio alle loro rivendicazioni è arrivato anche dal Sindacato nazionale Farmacisti ospedalieri, SINAFO, che con una nota del 12 marzo  del segretario generale, Roberta di Turi, invitava a «autorizzare il reclutamento di personale farmacista dirigente, con inclusione anche dei farmacisti specializzati e specializzandi, attraverso assunzioni a tempo determinato, ovvero con istituti contrattuali flessibili quali collaborazione coordinata e continuativa o, in via residuale, attraverso contratti libero professionali, così come espressamente previsto per i medici».Ed è in questa nota che si chiarisce bene, per chi non lo sapesse, cosa fanno i farmacisti ospedalieri che hanno garantito in particolare nel periodo dell’emergenza «l’assistenza farmaceutica correlata al costante incremento delle attività delle terapie intensive e subintesive, assicurando la dispensazione di tutti i dispositivi medici necessari, dei farmaci utilizzati nei protocolli off label nel trattamento dei pazienti e la dispensazione dei farmaci per le terapie di supporto». Non solo, garantiscono «la dispensazione di tutti i dispositivi di protezione individuale e mascherine chirurgiche che sono strumenti nevralgici per ridurre il contagio». In più garantiscono la preparazione di farmaci antiretrovirali per pazienti non in grado di deglutire. «Si pensi a tutti i pazienti intubati» spiega meglio Pirrone, «per loro è necessario creare il farmaco, quindi prendere una compressa e permettere di somministrarla sotto altra forma», solo per fare un esempio.Gli appelli a riconoscere il diritto a un rimborso economico non arrivano solo da ReNaSFO o da SINAFO, ma anche dalla Conferenza dei direttori delle scuole di specializzazione, che una volta visto il dpcm del 4 marzo, ha scritto al Presidente del Consiglio, chiedendo «un’urgente interpretazione autentica». Perché in quel decreto legge si impone l’applicabilità delle disposizioni ai farmacisti ma, se consente di conferire incarichi di lavoro ai medici specializzandi, omette «a parere degli scriventi, i farmacisti specializzandi in Farmacia Ospedaliera (….). Tale dubbio interpretativo sembra creare un certo disorientamento delle Università, delle Regioni e Province autonome e della stessa professione, nel dare corso a tale disposizione». La nota, datata 30 marzo, e firmata dal professor Nicola Realdon, Presidente della Conferenza, chiede informazioni su come interpretare la legge e «nonostante possa apparire sgradevole nel contingente stato di emergenza» ricorda «che gli specializzandi in Farmacia ospedaliera operano in tale contesto formativo-assistenziale a tempo pieno come i colleghi specializzandi medici ma a titolo gratuito». Per questo l’opportunità di conferimento di incarichi di lavoro autonomo costituirebbe una «minimale quanto meritata gratifica».La protesta dunque va avanti, ma è bene ricordare che in tutto questo nessuno degli specializzandi si è tirato indietro. «Almeno qui in Lombardia l’impegno è aumentato» spiega Pirrone, «se prima lavoravi 6-7 ore al giorno, adesso arrivi sicuramente a 10. Personalmente sono arrivato ad almeno 11 ore, e poi ci sono le lezioni telematiche da seguire».Una volta finita la specializzazione, poi, il futuro non è necessariamente roseo. Nel novembre 2019 l’Area giovani SIFO con il contributo di SINAFO ha presentato i risultati di una survey dal titolo “Situazione lavorativa e contrattuale dei farmacisti specializzati con meno di 45 anni”, in cui i dati testimoniano come la condizione di precarietà protratta nel tempo influisca negativamente sulla percezione della propria condizione lavorativa.«Abbiamo ricevuto diverse critiche per la nostra richiesta, perché qualcuno ha pensato non fosse opportuna in una situazione di emergenza», osserva Pirrone, «ma nessuno pensa al rischio che corriamo, anche un domani quando l’emergenza sarà finita. Non chiediamo solo soldi, perché forse è questo l’unico messaggio che passa. Chiediamo di fermarsi, sedersi a un tavolo e ascoltare le nostre rischieste. Di raccontare ai nostri interlocutori cosa facciamo dentro un ospedale, perché il vero nodo è che molti non lo sanno». La richiesta immediata, oggi, è l’accesso a incarichi straordinari per la gestione della pandemia e in futuro la tutela contrattuale del percorso di specializzazione, «con l’equiparazione di diritti e doveri con gli specializzandi medici per tutta l’area sanitaria».Ora non è il momento per altre forme di protesta, «abbiamo sempre preferito canali diplomatici e cercato il dialogo», conclude Antonio Pirrone, «ma in un dialogo devono esserci due interlocutori. Mentre ad oggi abbiamo parlato solo noi e non abbiamo sentito nessuna voce dal Governo. Passata l’emergenza, però, valuteremo in quale altro modo agire».Marianna LeporeL'immagine di apertura è di Marco Verch, tratta da Flickr in modalità CreativeCommons

In Toscana 433 euro agli stagisti colpiti dall'emergenza, le anticipazioni sul provvedimento

Anche la Toscana segue l'Emilia Romagna e il Lazio in tema di sussidi agli stagisti extracurriculari. L'assessore al Lavoro e all'Istruzione Cristina Grieco attraverso un comunicato ha reso noto che la Regione ha stanziato 5 milioni e 100mila euro «per consentire il finanziamento delle domande relative all’attivazione o prosecuzione dei tirocini extracurriculari sospesi a causa delle misure di contenimento dell’epidemia da Covid-19». Esclusi, come scontato, i tirocini andati avanti grazie all'opzione dello smart working e per cui il rimborso spese non sia stato congelato; ed escusi anche, purtroppo, i tirocini curriculari per cui la legge non sancisce l'obbligatorietà della indennità. Dovrebbero essere ammessi alla misura invece, stando al comunicato ma con un procedimento ancora tutto da definire, eventuali tirocini in fase di attivazione al momento dello scoppio dell'emergenza. Un aspetto su cui sarà necessario attendere i dovuti chiarimenti.«Ho depositato la delibera in Giunta lo scorso lunedì 27 aprile» fa sapere alla Repubblica degli Stagisti Grieco, spiegando come «sia stato necessario cambiare capitolo per integrare maggiori risorse e reperire fondi derivanti dal Fondo sociale europeo». Un tema, quello delle coperture per gli stagisti rimasti a casa per l'emergenza sanitaria, su cui «molte famiglie stavano chiedendo risposte» e rispetto a cui «si è creata una convergenza tra le diverse parti politiche». Al momento però l'unico documento approvato è la delibera sui fondi, mentre per il bando vero e proprio con tutti i dettagli della misura «si dovrà aspettare qualche settimana». Ma, assicura l'assessore, «dovrebbe essere definito entro la metà di maggio». Sul funzionamento delle erogazioni Grieco fornisce qualche anticipazione. «Le indennità saranno di 433 euro a stagista, un importo equivalente a quello del Servizio civile, a cui ci siamo agganciati». Una somma al di sotto dei 500 euro previsti come tetto minimo per i rimborsi degli stage in Toscana, giustificata presumibilmente «dalla necessità di dover far quadrare i conti, dovendo la Regione stornare risorse dal Fondo sociale europeo e dunque attingere agli stanziamenti per il Servizio civile e Garanzia giovani» è il commento di Mattia Chiosi, funzionario del Nidil Cgil di Firenze con delega ai tirocini.Secondo la sigla sindacale degli autonomi si tratta di «un buon provvedimento», almeno sulla carta. Anche perché – a differenza dell'Emilia Romagna – il sussidio non sarà erogato una tantum ma «fino a due mensilità» evidenzia Grieco, «a seconda dei tempi di sospensione dell'azienda e dalla eventuale ripresa delle attività post emergenza». Non ci sarà spazio invece per gettoni a favore degli enti promotori. «Non abbiamo seguito in questo aspetto l'Emilia Romagna» precisa l'assessore, «e non devolveremo finanziamenti agli enti promotori, che nella nostra regione nella maggior parte dei casi non sono rappresentati da aziende ma da centri per l'impiego». I beneficiari, ipotizza Grieco, dovrebbero essere intorno ai 7mila soggetti. E, stando a quanto annunciato nel comunicato, ne avrebbero diritto anche i praticanti degli studi professionali. L'avviso sarà infatti per l'erogazione di un contributo straordinario a favore di coloro che si sono visti sospendere «il tirocinio o il praticantato che stavano frequentando a causa del coronavirus Covid-19» si legge, senza più incassare «i rimborsi collegati all'attività formativa».In questa situazione «viene meno l'obbligo per il soggetto formatore, sia esso una struttura o un professionista, di provvedere al pagamento di quei piccoli compensi che per questi giovani rappresentano spesso il principale sostegno economico». E gli esempi riguardano «artigiani o altre attività, e i praticanti degli studi professionali, che non vanno lasciati da soli in questo periodo di sospensione».Saranno sufficienti le risorse? «Verosimile» a detta di Chiosi, secondo cui gli stagisti che riceveranno il sussidio «saranno con tutta probabilità gli stessi che aderiscono a Giovani sì, il che lascia ipotizzare che il provvedimento coinvolgerà gli stage collegati con la Regione». Giovani sì è un programma in vigore dal 2011 che prevede una serie di attuazioni a favore dei giovani toscani per l'inserimento del mondo del lavoro e l'avvio di startup. Gli stage che ne fanno parte «subiscono il controllo della Regione, che provvede anche a una parte del finanziamento dei rimborsi spese». Ma per saperne di più si dovrà attendere la pubblicazione del bando. Ilaria Mariotti