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“Gettati nel mondo reale dopo la laurea, i giovani han bisogno di una guida”: l'orientamento di EY si trova su Instagram

Laurearsi e poi affacciarsi nel complicato mondo della ricerca di un lavoro con mille domande e dubbi sui propri obiettivi: a tutto questo cerca di trovare una soluzione la seconda edizione di #EY4NextGeneration, il programma di orientamento professionale e volontariato di competenza offerto gratuitamente ai giovani che stanno entrando nel mercato del lavoro.L’obiettivo è supportare le nuove generazioni ad orientarsi nella scelta del proprio futuro professionale. Anche questa volta la multinazionale di consulenza si affida a Instagram per entrare in contatto con i giovani e proporre loro delle pillole di informazioni attraverso delle Instagram live dedicate ognuna a un particolare aspetto del percorso selettivo su cui tutti, almeno una volta nella vita, si sono fatti le stesse domande.Ventiquattro gli appuntamenti previsti, uno a settimana, fino a luglio. “Meglio un colloquio da remoto o dal vivo?”, “Come evitare uno stage fuffa”, “Strade, percorsi e attività della consulenza al femminile”, “In due pagine: istruzioni per un curriculum impeccabile” sono solo alcuni dei titoli degli appuntamenti che si svilupperano sul canale Instagram ey_italy.Perché EY abbia deciso di puntare su questa innovativa modalità di comunicazione lo spiegano gli ottimi risultati della prima edizione, realizzata nel 2021: più di 1.200 iscrizioni ai corsi online, 750 candidature per il programma di mentoring e 540 ore di formazione erogate. «#EY4NextGeneration è un programma che si rivolge a giovani laureandi o neolaureati. Per questo motivo abbiamo deciso di veicolare questa iniziativa su Instagram, che reputiamo il social network più vicino alle persone che vorremmo incontrare e con cui cominciare un percorso professionale» dice alla Repubblica degli Stagisti Silvia Zanella, Culture and Experience Leader per EY Europe West e Head of Employee Experience per EY Italia, società di consulenza che da molti anni fa parte del network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti: «Per chi non riesce a seguire le live si potranno rivedere i video nel feed dello stesso profilo Instagram» e la differenza tra chi deciderà di effettuare l’iscrizione alle live tramite il sito EY e chi invece lo farà direttamente da Instagram, consiste nel fatto che «nel primo caso avranno la possibilità di inviarci anche il proprio curriculum, manifestando quindi un interesse diretto a entrare in azienda». A dare una risposta dettagliata nelle Ig_live saranno sempre professionisti EY del team Employer branding, che ogni settimana verranno affiancati da guest dei Team Talent e Recruiting.A fianco al programma delle Instagram live c’è anche quello di mentoring one to one: «In questo caso consigliamo agli interessati di iscriversi entro fine febbraio. Questa specifica iniziativa fa parte del Ripples, il programma di EY di volontariato di competenze a supporto delle giovani generazioni attraverso il quale ci rivolgiamo specificamente ai giovani che si stanno affacciando per la prima volta al mondo del lavoro».I mentoring individuali sono organizzati con l’ausilio di una piattaforma di intelligenza artificiale che proporrà la miglior corrispondenza tra mentor rappresentati da professionisti e professioniste di EY e mentee, assegnando a ciascun partecipante la figura più adeguata sulla base degli interessi e delle attitudini individuali. Un percorso attraverso cui ispirare e consigliare perché tutti hanno bisogno di una persona in grado di incoraggiare l’ambizione, ispirare e stimolare a dare il meglio. Con l’ausilio della tecnologia, quindi, si cercherà di far emergere e valorizzare il capitale umano dei giovani talenti.Non solo, attraverso questo percorso si mira a individuare i profili più in linea per un’assunzione in EY: i migliori candidati avranno quindi l’opportunità di confrontarsi one to one anche con i vertici aziendali. «Il programma di mentoring è stato ideato per permettere ai giovani di confrontarsi in modo diretto con professionisti che mettono a disposizione il proprio tempo per guidare e orientare nella costruzione della propria carriera. I consigli e i suggerimenti sono validi anche per altri ambienti e potenziali network da attivare, anche se ci piacerebbe assumere quanti più profili in linea possibili» precisa Zanella. Quindi se anche alla fine non si arrivasse ad un inserimento in EY si porterebbero a casa suggerimenti, consigli, nuove visioni su di sé e sul mondo del lavoro.L’edizione 2021 di EY4NextGeneration in particolare per due ventenni, Maria Laura Iannetti e Francesca Vocale, si è trasformata in un canale di assunzione in EY. Ventisei anni, una laurea in Economia e management innovation and sustainability all’università Roma Tre, la prima racconta di aver iniziato a lavorare in una piccola azienda a Roma durante la laurea triennale con uno stage a cui era seguito un contratto di lavoro. Ma una volta conseguita la magistrale «ho iniziato a guardarmi un po’ intorno perché avevo il desiderio di fare un’esperienza in una grande azienda» e ancora oggi ringrazia l’amico che le ha girato il link per candidarsi. «Prima di iniziare il percorso non avevo l’intenzione primaria di essere assunta, ma quando ho iniziato mi sono davvero innamorata dell’azienda, il mio mentor mi ha spiegato nel dettaglio la struttura, le iniziative aziendali e mi ha entusiasmato ogni cosa».  Terminato il programma, Maria Laura Iannetti ha ricevuto una chiamata dall'ufficio HR di EY per fissare un colloquio, cui ne è seguito un altro e poi l'offerta finale: un contratto a tempo indeterminato, e già con una posizione Senior!Tra le Instagram live più interessanti da seguire Iannetti suggerisce quella sulle domande più gettonate durate un colloquio e della sua esperienza racconta di aver sfruttato al massimo il mentoring one-to-one. «Il mio mentor mi ha aiutato con il curriculum, con la preparazione alle domande dei colloqui, è stato utilissimo perché mi ha aiutato a prepararmi e sono felice che tutt’ora siamo rimasti amici. Ho percepito una elevata attenzione verso tutti i partecipanti al progetto e la ritengo una rara peculiarità» continua a raccontare, «soprattutto per realtà grandi come EY. In particolare sono tre gli aspetti che ho apprezzato: la disponibilità del mio mentor che mi ha spiegato molti aspetti dell’azienda rendendo la mia “dream company” più vicina e reale rispetto a tutte le altre aziende per cui avevo fatto application e colloqui; i seminari settimanali che mi hanno fornito competenze nel settore tech dove ora lavoro e al termine dei quali c’era sempre la possibilità di interagire con l’Hr o altre figure interne all’azienda; l’opportunità di interfacciarsi con figure interne a EY per chiedere informazione riguardo il lavoro che mi ha aiutato a capire se quello che stavo cercando fosse davvero quello che volevo».Anche lei ventisei anni, una laurea in Economia aziendale e una magistrale in Professioni contabili presso l’università di Torino, Francesca Vocale voleva cominciare un percorso professionale in una grande società di revisione e «stavo guardando il sito di EY per conoscere un po’ meglio la realtà e le opportunità offerte. Mi sono imbattuta nel progetto EY4NextGeneration e mi sono iscritta al primo incontro, quello sui colloqui, per capire di cosa si trattasse», racconta. Concluso il primo è rimasta colpita dalla disponibilità dei relatori e si è iscritta «a tutti i successivi. Mi sono avvicinata al programma con semplice interesse e curiosità, poi man mano che seguivo gli incontri mi è piaciuto molto l’ambiente e mi sono interessata sempre più a EY come realtà in cui lavorare».Anche Vocale ha approfittato del mentoring one-to-one: «Il mio mentor mi ha aiutato a comprendere i miei punti di forza e di debolezza oltre a orientarmi tra le proposte ricevute e comprendere quale fosse la strada che volevo intraprendere. Sono stati degli incontri molto piacevoli in cui ho avuto modo di conoscere l’ambiente di EY, le tante opportunità e attenzioni date ai propri dipendenti che mi hanno poi portato a sceglierla per la mia carriera lavorativa». Una volta concluso il ciclo di incontri ha deciso di inviare il suo curriculum a EY e così è cominciato l'iter di selezione, «che si è concluso con esito positivo e con l'opportunità di iniziare la mia esperienza lavorativa dopo l'estate. Visto che precedentemente avevo già svolto un tirocinio presso un'altra società di revisione, EY mi ha offerto un contratto di apprendistato di due anni, ancora in corso».Tra le Instagram live da seguire le più utili a suo avviso «sono quelle su come affrontare al meglio il colloquio e sulla differenza tra uno in presenza e uno in remoto. Mi sento di consigliare anche quelle di spiegazione delle carriere possibili all’interno della consulenza o delle service line. Spesso al di fuori di questi ambienti non è così semplice capire le differenze tra i vari ruoli». Sul perché un giovane dovrebbe decidere di seguire questo progetto, Francesca Vocale non ha dubbi: «La vera forza è nella possibilità di confrontarsi con professionisti che mettono a disposizione il loro tempo e la loro esperienza per dare supporto ai giovani alle prime esperienze. Non è una cosa comune! Grazie a questi corsi si ha un piccolo assaggio del mondo lavorativo, vi consiglio di seguire una diretta e lo vedrete con i vostri occhi!». Anche Maria Laura Iannetti è convinta che quest’iniziativa sia fondamentale per i neolaureati: «Dopo la laurea si ha la sensazione di essere gettati nel mondo reale da un giorno all’altro e si ha bisogno di una guida, un punto di riferimento. Il mio mentor è stato una figura fondamentale nel mio percorso di crescita, accompagnandomi passo passo».Per registrarsi ai mentoring c’è tempo fino a fine mese e lo si può fare attraverso questo link, mentre per seguire le Ig_stories dal vivo si può compilare questo form, seguire la pagina instagram @ey_italy e attivare le notifiche. Prossimo appuntamento  il 22 Febbraio con i Do's e dont's del colloquio di gruppo, tutti i consigli pratici per emergere nei colloqui di gruppo. Non resta che affrettarsi e costruire insieme a EY il proprio percorso di carriera. Marianna Lepore

Expat: aiutateci a raccontare i protagonisti dell'«Italia fuori dall’Italia», fate sentire la vostra voce

Vivere all’estero. Per caso, per scelta, per disperazione. Per amore, per studio, per lavoro. Per curiosità. Per brevi periodi, per anni, decenni. Per sempre.Sono cinque milioni e mezzo gli italiani residenti all’estero, regolarmente iscritti all’Aire. E moltissimi altri sono all’estero – anche da anni! – in maniera informale. Qualcuno di noi è, precisamente, tra quegli italiani lì. Ma tutti, proprio tutti noi, ne conosciamo qualcuno. Una volta si diceva “lo zio d’America”, era qualche lontano parente partito col transatlantico che a volte mandava dei soldi alla famiglia, o tornava al paese una volta ogni vent’anni per le vacanze. Oggi non c’è più “lo zio d’America”. C’è il cugino, il migliore amico, la compagna di banco, il fidanzatino del liceo, il collega. A volte il partner! (e in questo caso ci si imbarca in non facilissime storie a distanza, non certo facilitate dal Covid!). Queste persone all’estero diventano spesso punti di riferimento, in Italia, per chi accarezza il progetto di partire. Offrono il primo divano su cui dormire mentre si cerca una casa. Aiutano a districarsi nella burocrazia del nuovo Paese, con la lingua. Molti danno una mano anche nella ricerca di lavoro, sono nate negli ultimi anni addirittura piattaforme online per questo, gruppi sui social network, con intensi scambi di consigli e dritte.Rappresentano un avamposto di Italia fuori dall’Italia.Ma chi sono questi italiani? Come vivono? Cosa cercano – e trovano – nei posti dove sono andati a vivere? Come mantengono i rapporti con l’Italia? Magari collaborano con aziende italiane? È capitato che aiutassero altri italiani a cercare opportunità di studio o lavoro all’estero? Hanno dato un contributo all’organizzazione di eventi, nel Paese dove ora vivono, su temi che riguardano l’Italia? Fanno volontariato? Attività politica?Vogliamo chiederlo direttamente a loro. Vogliamo chiederlo direttamente a voi. Se vivete fuori dall’Italia, compilate il Questionario CGIE - ITalents “Indagine conoscitiva sugli italiani residenti all’estero”, promosso dalla 7a commissione del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, “nuove migrazioni e generazioni nuove”! Non vi prenderà che una decina di minuti, e resterà aperto online fino al 15 marzo.E vi chiediamo anche di girare il link, di invitare tutte le persone che conoscete che stiano all’estero, anche senza necessariamente essere iscritte all’Aire, a compilarlo.Vogliamo essere in grado di raccontare al meglio, nella maniera più veritiera e accurata possibile, questa Italia fuori dall’Italia e i suoi protagonisti. Fateci sentire la vostra voce!E per quelli più intraprendenti e proattivi, che portano avanti anche iniziative cultural-sociali nei Paesi dove si sono trasferiti – iniziative che abbiano a che fare con il loro essere italiani, naturalmente! – c’è anche quest’altra iniziativa: un censimento dei progetti più interessanti portati avanti da italiani all’estero.

Programmi per l'estate? Stage da 3mila euro al mese alla Banca Mondiale, in scadenza le domande

C’è ancora una settimana di tempo per far domanda per un tirocinio alla World Bank, l’organizzazione internazionale delle Nazioni Unite per il sostegno allo sviluppo e la riduzione della povertà. Fino al 31 gennaio si può inviare la propria candidatura per la sessione estiva di tirocini, che avranno una durata minima di quattro settimane e si svolgeranno tra maggio e settembre di quest’anno.Non c’è purtroppo certezza sul numero di stage a disposizione per questo programma nato nel 1970. Daniel Musiitwa, External Affairs Officer alla Banca Mondiale, spiega che «non è possibile fornire una cifra precisa sul numero di stagisti che saranno impiegati nel corso del 2022 né una ripartizione per dipartimento, ma solo il numero totale che sarà tra i 70 e i 100 stagisti. Il nostro obiettivo per quest’anno è rimanere all’interno di questo range ma molto dipenderà anche da quanti team interni faranno richiesta di un tirocinante. Quindi potremmo finire anche con avere più stagisti se l’interesse dei dipartimenti quest’anno crescesse».Per candidarsi non è sufficiente avere un diploma di laurea triennale ma è necessario «essere iscritto a tempo pieno a un master post-laurea o a un dottorato e avere intenzione di tornare a frequentarlo a tempo pieno alla fine del tirocinio» si legge dal sito. Al contrario di altri programmi in organismi internazionali non c’è limite di età. È richiesto un inglese fluente ed è auspicabile la conoscenza di un’altra lingua tra francese, spagnolo, russo, arabo, portoghese e cinese. La Banca Mondiale valorizza la diversità all’interno dei suoi uffici e per questo motivo incoraggia in modo particolare le donne a far domanda per questo tipo di programma con l’obiettivo di attrarre e selezionare i migliori talenti nel mondo.Anche questo stage è molto richiesto e lo dimostrano i numeri: «Per i tirocini del periodo estivo del 2021 abbiamo ricevuto 10mila domande, mentre per l’inverno dello stesso anno meno della metà: 4mila e 100. Per la sessione invernale del 2022, invece, abbiamo ricevuto più di 3.400 richieste e ad oggi» spiega Musiitwa «stiamo raccogliendo le application per l’estate e al momento, intorno al 20 gennaio, siamo a oltre 3.800 domande». Se anche il numero dovesse subire un picco verso l’alto negli ultimi giorni si sarebbe comunque ben lontani dai 10mila dello scorso anno –  che sono comunque probabilmente stati un’eccezione, visto che la media è di circa 5mila domande per le sessioni estive e tra le 2mila e le 3mila per quelle invernali. Non disponibili purtroppo, invece, informazioni sul numero passato di candidati italiani o su quello dei selezionati nel corso degli anni.Al momento la Banca ondiale non pianifica cambiamenti di alcun tipo per eventuali peggioramenti di diffusione del virus. «Valutiamo costantemente la situazione in ognuna delle nostre sedi del mondo», e questo ha logicamente delle ripercussioni sull’organizzazione del lavoro: «Se dovessimo avere una situazione lavorativa a presenza limitata ci aspettiamo un accordo di lavoro ibrido che preveda flessibilità anche per gli stagisti nel lavorare da casa e/o dall’ufficio della Banca».Per quanto riguarda l’impegno orario giornaliero, «gli stagisti sono tenuti a lavorare a tempo pieno per la durata del loro incarico, quindi otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana. Anche se questo» spiega Musiitwa alla Repubblica degli Stagisti «è negoziabile tra lo stagista e il rispettivo manager e team di lavoro e c’è flessibilità per soddisfare le esigenze personali e la natura specifica dell’incarico».La Repubblica degli Stagisti è in grado di dare qualche dettaglio in più per quanto riguarda il rimborso spese. Sul sito della Banca Mondiale si parla solo di «un salario orario per tutti gli stagisti» non specificando cifra o ammontare delle ore mensili. Nel 2015 si parlava di un compenso che variava da un minimo di 11 a un massimo di 30 dollari l’ora (quindi dai 9 ai 25 euro) per un importo medio di circa 2mila dollari (circa 1700 euro) al mese, mentre nel 2018 la candidatura era “al buio” senza alcuna certezza sulla cifra del rimborso spese. Oggi, invece, è possibile avere un’idea più precisa: «Il rimborso spese per tirocinante parte da 21,70 dollari l’ora a Washington DC, (ndr. circa 19 euro l’ora) per un minimo di quattro settimane che potrebbero arrivare fino a 3 o 4 mesi, a seconda dell’accordo fatto con il responsabile dei tirocini», spiega Musiitwa. Contando 40 ore a settimana, significa che il tirocinante prenderà circa 3mila 400 dollari per un mese, ovvero 3mila euro. A questo si aggiunge un rimborso per le spese di viaggio fino a 3mila dollari, circa 2.650 euro. Musiitwa conferma questo dato, contrariamente a quattro anni fa quando l’allora responsabile risorse umane, Roberto Amorosino, interrogato dalla Repubblica degli Stagisti aveva escluso qualsiasi altro rimborso a parte quello mensile. È previsto poi l’accesso alla mensa agli stessi prezzi dei dipendenti.Il Bank Internship Program «si svolge sia nella sede principale, a Washington, sia in altre sedi in base alle esigenze aziendali». Gli uffici centrali sono, appunto, nella capitale americana ed è quindi evidente che la maggior parte delle posizioni per stagisti sia lì, ma bisogna tener presente che si potrebbe anche andare in una delle altre 130 sedi distaccate nel mondo, tra cui una anche a Roma. Ci sarà una piccola differenza per quanto riguarda il rimborso spese se lo stage si svolge a Washigton o in altre sedi: i cittadini statunitensi ricevono uno indennità lorda per motivi fiscali, e gli stranieri invece una indennità netta. Per svolgere uno stage negli Stati Uniti è necessario essere in possesso di un visto: quello richiesto per lavorare o svolgere un tirocinio in un’organizzazione internazionale come appunto la Banca Mondiale è di tipo G4. Per questo tipo di visto non è richiesto il pagamento di nessuna tariffa o tassa e spiega Musiitwa «Supporteremo lo stagista con la documentazione necessaria per richiederlo». Gli ambiti di studio più richiesti per questo tipo di stage dalla Banca Mondiale sono economia, finanza, scienze sociali, agricoltura, ambiente, ingegneria, gestione delle risorse naturali e sviluppo nel settore privato.Per coloro che volessero candidarsi, la domanda va fatta online creando prima un account tramite il quale sarà poi possibile inviare il proprio curriculum, una lettera di presentazione/motivazione e un documento che attesti l’iscrizione a un corso di studi post-laurea. Sul sito è disponibile anche un elenco di piccoli suggerimenti e consigli da leggere prima di fare domanda, come ad esempio l’avviso che è necessario compilare tutto entro i 90 minuti altrimenti bisognerà ricominciare da capo; saranno contattati solamente i candidati selezionati. Marianna LeporeFoto di apertura: di World Bank/Grant Ellis da Flickr in modalità Creative CommonsFoto in alto a destra: da Wikimedia Commons di Aman Emoto

Bandi in scadenza per tirocini alla Corte dei Conti: in Europa ben pagati, in Italia no

C’è tempo fino a metà febbraio per i laureati in giurisprudenza per far domanda per uno stage presso la Corte dei Conti e ambire ad occupare uno dei 100 posti ora a disposizione.  Un’opportunità importante, visto il posto di prestigio, ma accompagnata da una macchia nera: un basso rimborso spese mensile.Bisogna prima fare un passo indietro e capire di cosa si sta parlando. Nel 2013 l’articolo 73 del decreto legge 69, poi convertito nella legge n.98 del 9 agosto, introduce un’importante novità per i laureati in giurisprudenza: l’opportunità per i più meritevoli di svolgere dei tirocini formativi presso gli uffici giudiziari in affiancamento a magistrati con compiti di studio, ricerche e redazioni di bozze. La legge inizialmente prevedeva che la formazione potesse essere svolta solo presso la Corte di Cassazione, le Corti di appello, i tribunali ordinari, la Procura generale presso la Corte di Cassazione, gli uffici requirenti di primo e secondo grado, gli uffici e i tribunali di sorveglianza e i tribunali per i minorenni. Possibilità che qualche anno dopo, nel 2016, viene estesa anche presso la Corte dei Conti, «sia nelle sezioni giurisdizionali che di controllo, sia presso gli uffici della procura generale e delle procure regionali», come specifica l’articolo 25bis del decreto legislativo 174. Lo stesso articolo al comma due precisa anche che le modalità e i requisiti sono gli stessi previsti per gli altri uffici giudiziari e al comma tre aggiunge una nota non di poco conto: «Con decreto del presidente della Corte dei conti, su proposta del Segretario generale, sono disciplinate le modalità di erogazione della borsa di studio, a valere su bilancio autonomo della Corte dei Conti». Questo significa che è materialmente la Corte dei Conti dalle proprie risorse a pagare gli stagisti e forse spiega anche in parte perché il rimborso spese sia così basso: 400 euro al mese. Nonostante i requisiti per essere ammessi siano piuttosto elevati.Il tirocinio è rivolto a tutti i praticanti avvocato che decidano di svolgere l’attività di praticantato presso un ufficio giudiziario, in questo caso la Corte dei Conti: per partecipare bisogna essere laureati in corso con una media degli esami di almeno 27/30 in alcune discipline specifiche o un voto di laurea non inferiore a 105/110 e non aver compiuto ancora 30 anni. È necessario poi non aver già svolto un periodo di formazione teorico pratica di 18 mesi presso la Corte di cassazione, le Corti di appello, i tribunali ordinari, la Procura generale presso la Corte di cassazione, gli Uffici requirenti di primo e secondo grado, gli uffici e i tribunali di sorveglianza e i tribunali per i minorenni. A parità di requisiti viene preferita la media più alta degli esami, il punteggio di laurea, la minore età e l’eventuale frequenza di corsi di perfezionamento in materie giuridiche. Per fare domanda è necessario essere in possesso di Spid e di un indirizzo di posta elettronica certificata e registrarsi al Portale concorsi della Corte dei Conti. La domanda per quest'anno va inviata entro le ore 17 del 9 febbraio. Si diceva del rimborso spese: il bando esclude compensi e obblighi assicurativi a carico della Corte dei conti, tanto da esplicitare che i tirocinanti «dovranno provvedere personalmente alla copertura assicurativa per malattie ed eventuali infortuni». Prevede, però, una borsa di studio mensile di 400 euro per ogni stagista a valere sul bilancio autonomo della Corte dei conti, nello specifico su quello di assestamento 2021 e su quello 2022 e 2023, che sarà erogata in base al periodo di stage effettivamente svolto, su base mensile. Una volta stilata la graduatoria, i tirocinanti cominceranno il periodo di formazione teorico pratica di 18 mesi, con l’obbligo di un minimo di 80 ore mensili – quindi quattro ore al giorno - che dovranno essere attestate dal Magistrato formatore. L’esito positivo dello stage svolto presso la Corte dei Conti ha vantaggi che lo rendono molto richiesto: costituisce, tra gli altri, titolo per l’accesso al concorso per magistrato ordinario, per la nomina di giudice onorario e di vice procuratore onorario e titolo di preferenza nei concorsi indetti dall’amministrazione della giustizia e dell’Avvocatura dello Stato. Eppure, nonostante l’importanza del titolo e del ruolo che il tirocinante svolgerà, il rimborso spese mensile è così esiguo.Se si esce invece dal confine italiano ecco che per un tirocinio simile l’emolumento mensile quasi raddoppia. È il caso dello stage presso la Corte dei Conti europea, l’organo custode delle finanze dell’Unione europea con sede a Lussemburgo. Anche in questo caso è ancora possibile far domanda – fino al 31 gennaio – per partecipare, eventualmente, alla sessione di stage con inizio a maggio di quest’anno. Qui, al contrario del tirocinio italiano, la durata è di soli cinque mesi, e il rimborso spese previsto è di 1.350 euro al mese.Volendo anche fare un raffronto sull’impegno orario – nel caso italiano quattro ore al giorno, in quello europeo otto – si arriverebbe comunque alla conclusione che il compenso orario in Europa è quasi il doppio di quello in Italia, visto che per la Corte dei Conti italiana equivale a 5 euro all’ora mentre  a Bruxelles a più di 8 euro all'ora. Un calcolo puramente indicativo che qui si fa per rapportare i due tipi di tirocinio, anche se è bene ricordare che lo stage in quanto formazione e non lavoro non prevede una “retribuzione” (meno che mai oraria) bensì un semplice emolumento che solitamente si definisce “rimborso spese” o “indennità”. Ma se in termini di pagamento i due tipi di stage sono diversi, non è altrettanto per quanto riguarda i compiti: in Lussemburgo è l’organo di controllo delle finanze dell’Unione europea il cui lavoro è utilizzato da Commissione, Parlamento e Consiglio per sorvegliare la gestione del bilancio dell’Unione; a Roma è l’organo che svolge funzioni di controllo e garantisce la corretta gestione della spesa pubblica.   Rimborso spese più alto e requisiti meno stringenti per far domanda per uno stage alla Corte dei Conti europea: qui è necessario essere cittadini di uno degli Stati membri dell’Unione europea, avere almeno una laurea triennale o aver superato quattro semestri di studi universitari in uno dei campi di interesse per la Corte, avere una conoscenza approfondita di una delle lingue ufficiali dell’Ue e una buona di un’altra lingua, non aver avuto condanne o sentenze di colpevolezza di nessun tipo, non aver beneficiato di un altro tirocinio presso una qualsiasi istituzione o organo dell’Unione Europea. Per candidarsi allo stage bisogna compilare online l’application, rispondendo ad alcune domande, tra cui anche la scelta della durata – che può essere di tre, quattro o cinque mesi – o l’area di gradimento e compilare tutti gli step presenti sul sito.Ora è risaputo che gli stage presso le istituzioni europee abbiano dei buoni rimborsi spesa ma il confronto tra due organi della giustizia simili per compiti – semplicemente svolti in due Stati diversi – lascia comunque perplessi. Com’è possibile che la Corte dei Conti italiana non riesca ad aumentare anche solo di poche centinaia di euro il rimborso spese dei propri stagisti, magari attingendo in percentuale infinitesimale da altre voci disponibili a bilancio? Se un dipendente guadagna 9mila euro al mese in media, dati ricavabili dal bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2021 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, possibile che a uno stagista non possa essere data una indennità dignitosa? Se non è possibile per legge abbassare in percentuale infinitesimale questi stipendi o introdurre una sorta di contributo di solidarietà per venire incontro a questi stagisti, si potrebbero però cercare e trovare altre strade per aumentare i rimborsi. Qualche esempio: al capitolo 2250 delle retribuzioni in natura previste in modo particolare per le spese dei buoni pasto sono previsti anche 30mila euro per la fornitura di capi di vestiario. Qualche piccolo taglio qui potrebbe andare a sommarsi ad altri risparmi nel capitolo 3200 al piano gestionale 07 dove per «spese per l’organizzazione di convegni, congressi, conferenze, mostre, cerimonie, onoranze ed altre manifestazioni, nonché per la partecipazione ad analoghe iniziative di Amministrazioni, Enti e organismi pubblici e privati» sono stati previsti 100mila euro che si aggiungono ad altri 45mila per «contributi e quote associative a favore di organismi internazionali, per la partecipazione a convegni, congressi e conferenze organizzati da Paesi esteri e da organismi internazionali, nonché per ospitalità di delegazioni e di rappresentanti di Paesi esteri». Qualche limatura di spesa è probabile possa essere fatta anche alla voce 01 del capitolo di spesa 6000 dove per «Spese per acquisto di mobili, arredi e relativa manutenzione» si prevedono 555mila euro. Ma se anche queste spese fossero tutte intoccabili e fondamentali per il buon andamento della Corte, leggendo bene il bilancio c’è una voce ancora più corposa in cui i tirocini potrebbero naturalmente ricadere. Si tratta del Capitolo 3200 «Spese per la formazione e per lo sviluppo della cultura giuscontabilistica». All’interno di questa spesa rientra non solo la formazione per il personale di magistratura ma anche quella del personale amministrativo. E poiché il tirocinio è un periodo di formazione e svolto all’interno della Corte dei Conti serve sicuramente per sviluppare la cultura giuscontabilistica, perché non prevedere una piccola quota dedicata all’aumento dell’indennità dei tirocinanti vista la cifra stanziata per questo capitolo è pari a ben 775mila 642 euro?  È importante rendere questo tirocinio non solo appetibile per il pregio e il titolo per i concorsi, ma anche accessibile a tutti: e una indennità generosa permetterebbe di accedere a questa opportunità anche a candidati meritevoli ma meno abbienti.Nel frattempo, qualora si fosse interessati a tentare una delle due opportunità conviene affrettarsi a fare l’application e ricordarsi che in entrambi i casi, visto l’alto numero delle domande, si riceverà una risposta solo se selezionati. Marianna Lepore   Foto in alto a destra: credits Corte dei Conti

Stage, evitiamo gli autogol: prima di limitare gli extracurricolari bisogna avere la nuova legge sui curricolari!

La normativa sui tirocini extracurricolari potrebbe essere migliorata? Certo. Non sarebbe opportuno ridurre il raggio d'azione di questo strumento? Eliminare per esempio la possibilità che venga usato su persone in età avanzata, o con alti titoli di studio e/o esperienza lavorativa pregressa, o per progetti formativi focalizzati su mansioni semplici e ripetitive? Ovvio che sì. Non bisognerebbe limitare la possibilità di fare stage ai momenti di apprendimento, permettendo solo agli studenti di essere stagisti? Perché no – prevedendo un adeguato periodo ponte, ovviamente. In Francia gli extracurricolari non esistono, e il sistema funziona abbastanza bene.Ma è questo il momento, in Italia, per abolire gli stage extracurricolari? O anche solo per limitarne drasticamente la possibilità di utilizzo? Proprio no. Se si eliminassero – o si limitasse fortemente l'accesso a – gli stage extracurricolari, la normale conseguenza sarebbe, ove possibile, un “travaso” verso quelli curricolari. Dunque bisogna prima ben assicurarsi di avere una buona legge sui tirocini curricolari... Che attualmente non c'è. Ancora ci basiamo su un decreto ministeriale vecchio di un quarto di secolo, il dm 142/1998! Una normativa assolutamente inadatta a gestire la situazione di oggi, e che peraltro era stata pensata per tutti i tirocini, ben prima che venisse sancita una differenziazione tra curricolari ed extracurricolari, con tanto di due competenze normative differenti (extracurricolari alle Regioni, curricolari allo Stato).Prima di fare qualsiasi cosa sui tirocini extracurricolari nel senso di una “stretta”, bisogna ottenere una buona legge sui curricolari. Una legge che tuteli questi studenti-tirocinanti, che garantisca una indennità mensile per quelli non brevissimi, che imponga di tracciare anche questi tirocini (che ad oggi non lo sono!) e di monitorarne l'utilizzo e l'esito.Abolire o anche solo ridurre fortemente i tirocini extracurricolari prima di avere una garanzia rispetto ai curricolari sarebbe pura follia. Sarebbe buttare il certo per l'incerto, sarebbe cestinare l'unica categoria di tirocini per i quali – faticosamente – siamo riusciti, negli ultimi 7-8 anni, a ottenere dei diritti e delle tutele. Buttare via i tirocini “di serie A”, quelli che per legge non possono essere gratuiti, quelli che vengono monitorati, e tenerci solo i tirocini “di serie B”, che non offrono alcuna garanzia ai tirocinanti, non sarebbe certo una mossa avveduta. Anzi, sarebbe un clamoroso autogol.Fortunatamente avere una buona legge sui tirocini curricolari non è più un miraggio. Finalmente infatti è stata incardinata, proprio nelle scorse settimane, la discussione alla Camera di una proposta di legge (anzi, tecnicamente due) che mira proprio a riformare il quadro normativo dei tirocini curricolari, offrendo più diritti, garanzie e trasparenza.La proposta di legge a prima firma Massimo Ungaro, oggi deputato di Italia Viva dopo l'elezione nelle liste del Partito democratico nella circoscrizione Estero, dal titolo “Istituzione e disciplina del tirocinio curricolare per l’orientamento e la formazione dei giovani”, presentata alla Camera quasi quattro anni fa (la conferenza stampa di presentazione ebbe luogo nel lontano settembre del 2018!) propone di rendere obbligatoria anche per i tirocinanti curricolari una indennità mensile di almeno 350 euro, per tutti i percorsi di durata superiore alle 160 ore (all'incirca un mese full-time). Viene posto un limite massimo alla durata, che dagli attuali dodici mesi passerebbe a tre (480 ore) per mansioni prevalentemente manuali o meramente esecutive, ripetitive, a basso contenuto intellettuale; e sei mesi (960 ore) per mansioni di concetto. La modalità “part-time” diventa, nella proposta di legge, un diritto: se lo studente-tirocinante richiedesse cioè di non fare uno stage a tempo pieno (che equivale a 36-40 ore settimanali), il soggetto promotore e il soggetto ospitante sarebbero tenuti a ottemperare a questa richiesta.Inoltre la proposta Ungaro ripristina il limite massimo del numero di stagisti conteggiando finalmente di nuovo insieme extracurricolari e curricolari; e introduce il divieto, già previsto dalle linee guida in materia di tirocini extracurricolari, di avviare tirocini curricolari in aziende che hanno appena realizzato licenziamenti o sono in cassa integrazione. Infine, cosa importantissima, la proposta prevede che tutti i tirocini curricolari di durata uguale o superiore a 160 ore siano soggetti alla comunicazione obbligatoria da parte del soggetto ospitante, superando l'improvvida indicazione del ministero del Lavoro che quindici anni fa, nel 2007, tolse le comunicazioni obbligatorie per i curricolari.Questo specifico punto è oggetto della seconda iniziativa parlamentare sul tema, a prima firma Rina De Lorenzo, oggi in Liberi e Uguali dopo essere stata eletta in Parlamento col Movimento 5 Stelle; la proposta di legge è intitolata “Modifiche [...] in materia di comunicazione dei tirocini curriculari, e altre disposizioni in materia di proroga dei medesimi” ed è cofirmata da quattordici altri deputati: Elisa Siragusa, Davide Aiello, Alessandro Amitrano, Anna Bilotti, Tiziana Ciprini, Claudio Cominardi, Sebastiano Cubeddu, Jessica Costanzo, Niccolò Invidia, Maria Pallini, Enrica Segneri, Riccardo Tucci, Davide Tripiedi e Virginia Villani, tutti del Movimento 5 Stelle o ex 5 Stelle.Proprio domattina verrò “audita” alla Camera dalle Commissioni riunite VII (Cultura) e XI (Lavoro), in qualità di fondatrice della Repubblica degli Stagisti, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge  C. 1063 Ungaro e C. 2202 De Lorenzo (disposizioni in materia di tirocinio curricolare). E dirò che di questa legge c'è assoluto, impellente bisogno.Eleonora Voltolina

“Giovani, carini e tirocinanti”, riformare gli stage per fermare gli abusi: l’indagine della Cgil Firenze

Capire come i giovani definiscono la propria esperienza formativa e raccogliere quante più possibili segnalazioni di eventuali difformità rispetto al percorso standard di uno stage: è questo lo scopo del sondaggio oganizzato da Cgil Firenze e Nidil Cgil i cui risultati sono stati presentati qualche settimana fa in un convegno dal titolo Giovani, carini e tirocinanti – Sì ai diritti, no allo sfruttamento coordinato da Elena Aiazzi, responsabile delle politiche del lavoro della segreteria Cgil Firenze e Mattia Chiosi del Nidil Cgil Firenze. I dati presentati sono frutto della distribuzione tra la primavera e l’estate del 2021 di un questionario volto a raccogliere informazioni su un campione di più di 100 ex ed attuali tirocinanti del territorio metropolitano fiorentino. Un campione molto esiguo, in realtà, che non permette di considerare questi risultati come rappresentativi dell'intero insieme dei tirocinanti toscani – e nemmeno fiorentini, a dir la verità; basti pensare che in Toscana ogni anno vengono svolti circa 15mila extracurricolari, e si può calcolare che siano 10mila quelli curricolari attivati dall'università di Firenze e da tutti gli altri atenei e centri di formazione del territorio toscano.Ma comunque questa ricerca può dare qualche spunto interessante sulla situazione degli stagisti toscani. Dei poco più di cento partecipanti al sondaggio più della metà sono donne e oltre il quaranta per cento residenti a Firenze. Quasi sei intervistati su dieci avevano in mano una laurea, triennale o magistrale, ed avevano tra i 18 e i 24 anni al tempo dello stage, mentre per quanto riguarda il percorso formativo la componente più numerosa è degli studi giuridici, economici e politici, pari a circa quattro su dieci. Lo studio riguarda solo gli stagisti extracurriculari e infatti nel questionario era presente una domanda proprio per filtrare il campione.Ma qual è la situazione sui tirocini al momento nel territorio fiorentino? «Vedendo le comunicazioni obbligatorie notiamo un aumento dello strumento» spiega Mattia Chiosi, «perché in un contesto precario della gestione emergenziale del Covid è diventato un mezzo molto appetibile per accedere a una manodopera a buon mercato per le aziende. La stima che ci riferiscono è di un aumento del 200 per cento a livello nazionale. E la preoccupazione c’è anche sul nostro territorio».Tornando allo studio sui tirocini, l’idea viene a Chiosi quasi una decina d’anni fa quando il programma GiovaniSì che accoglie la regolamentazione su stage e tirocini in Toscana era partito da poco. All’epoca era lui stesso, 23enne, un tirocinante: «Facevo uno stage curriculare in Nidil Firenze e tra le altre cose davo una mano sulla lettura delle comunicazioni obbligatorie relative all’attivazione di stage» conferma: «Già allora c’erano una serie di progetti formativi che avevano qualcosa di sospetto sopratutto in alcuni settori in cui la formazione ha una povertà di competenze. Mi interessava capire chi utilizzasse lo strumento che è cofinanziato dal pubblico e deve per forza di cose avere un livello di controllo superiore». Gli anni poi sono passati e alla fine «quando sono rientrato come funzionario al Nidil l’anno scorso mi sono rimesso durante la pandemia a rivedere tutte le comunicazioni obbligatorie che stavano arrivando e ho notato che non è cambiato molto. C’erano le stesse aziende a riproporre gli stessi stage così è nata l’idea di proporre un questionario dinamico facilmente accessibile per i giovani e raccogliere le loro esperienze».Il questionario racconta di quasi sette intervistati su dieci che hanno ricevuto un rimborso spese minimo di 500 euro al mese, contro due su dieci che ne percepivano tra i 600 e gli 800 euro. Per i rimanenti, invece, il rimborso era pari o superiore ai mille euro. È opportuno ricordare che non si parla di tirocini gratuiti perché la ricerca ha ricompreso solo gli extracurricolari, per i quali già dal 2012 la Toscana, prima Regione in Italia, vieta la gratuità. Il segnale più controverso è quello che arriva dopo: un numero sensibile di questi stage è stato caratterizzato da autonomia e sfruttamento, superando di gran lunga gli orari e spesso vedendo la mancanza di tutor e di un vero ruolo formativo. Emerge una scarsa conoscenza che i tirocinanti hanno dei loro diritti e dei loro doveri, della differenza tra formazione e lavoro. «Si è investito poco sul piano comunicativo, nello spiegare che non si deve parlare di retribuzione e di una serie di altri istituti che sono propri del lavoro, perché se cominci a farlo l’azienda si sentirà incentivata a trattare i tirocinanti come lavoratori. Perciò chiediamo alla Regione di trovare un sistema per dare tutte queste informazioni anche prima dell’inizio di uno stage».L’idea del sindacato è quella di costruire una piattaforma in cui poter raccogliere tutti i dati e a quel punto mostrare alla Regione cosa funziona e cosa no. «Avere un campione che ci dica ho fatto questo per un determinato periodo, mi sono sentito sfruttato oppure è andato tutto bene ed è stata una bella esperienza. Perché se anche ci fosse una percentuale bassa di abusi bisogna comunque lottare per azzerarli. In questo senso ci serve una piattaforma per poter poi dire, dati alla mano, alla Regione guardate che ci sono alcune aziende che non hanno un valore di competenze da trasmettere alto e, quindi, non producono tirocini genuini. Queste aziende non dovrebbero più farli». Mansioni ripetitive o di basso profilo per apprendere le quali non ci sarebbe, oggettivamente, bisogno di stage: per imparare a lavorare a una pompa di benzina, per fare i letti come cameriere ai piani negli alberghi, per imparare a spazzare le strade come operatori ecologici, e soprattto – circostanza frequentissima – in negozi e supermercati, come banconisti, magazzinieri, cassieri.Vi sono poi anche realtà che, indipendentemente dalla “complessità” del loro business, usano il tirocinio a ripetizione senza alcun tipo di assunzione. «La Regione al momento permette di aumentare le percentuali di utilizzo contemporaneo dei tirocinanti per chi assume, ma lo consente anche per chi offre contratti a tempo determinato mentre secondo noi bisognerebbe abbassare la percentuale di stagisti in azienda. Il premio per chi assume a nostro avviso è quello di poter continuare a usare lo stage, non di farglielo usare di più». Questo per evitare la ripetizione di stage, interruzione e nuovo stage senza poi uno sbocco reale. «C’è una forma contrattuale di inserimento e formazione che è l’apprendistato. Per noi andrebbe usato quello perché è una forma di lavoro e non è formazione scambiata per lavoro».Al convegno di presentazione dei risultati sono intervenuti anche Paola Galgani, segretaria generale Cgil Firenze, Monica Becattelli, responsabile Arti servizi Firenze e Prato, Benedetta Albanese, assessora al lavoro del Comune di Firenze, Mirko Lamo, segreteria Cgil Toscana e Alessandra Nardini, assessora regionale al lavoro, istruzione e formazione professionale. Ed è proprio all’assessora Nardini che è stata rivolta la proposta di costruire un meccanismo anonimo di segnalazione, «qualcosa che consenta al tirocinante di approcciarsi a questa esperienza sapendo che ha degli strumenti in mano se le cose non andassero come dovrebbero». Non solo, sarebbe un mezzo anche per il sindacato per avanzare le richieste degli stagisti, e per la stessa Regione che avrebbe la possibilità di avere un dato che le consente di intervenire. Altrimenti, spiega Chiosi, «è un abuso che non viene contrastato ma anzi agevolato se non ci sono controlli da parte di chi ha strutturato questa politica».La proposta è, quindi, quella di una app da inserire sul sito Giovanisì attraverso cui il tirocinante può segnalare con un pulsante qualche difformità nel suo percorso. «L’assessora Nardini si è mostrata disponibile. È persuasa dal fatto che il programma Giovanisì vada cambiato perché è uno strumento che festeggia 10 anni e per quanto innovativo all’epoca, nel tempo le maglie larghe sono diventate così facili da infiltrare che i meccanismi di verifica si aggirano facilmente».La Repubblica degli Stagisti ha provato a contattare l’assessora per un commento, ma l'invito è stato declinato con la spiegazione che il tema sarà «oggetto di un’iniziativa specifica». Nel corso di quest'anno, infatti, «si avvierà su questo punto la concertazione in tripartita». «Abbiamo trovato una buona disponibilità da parte della Regione anche grazie al fatto che partirà il nuovo settennato del Fondo sociale europeo e c’è volontà di rafforzare questa politica. Sicuramente la regione sta prendendo in mano la possibilità di fare più controlli e coinvolgere l’ispettorato del lavoro su questo punto», anticipa Chiosi. Che conferma al momento sia allo studio anche una modifica della legge regionale sui tirocini, «è già partito un percorso per aumentare da 500 a 600 euro il rimborso minimo e dal nostro canto incalzeremo la politica per ottenere dei risultati». La sensazione del sindacato è di un parziale ottimismo su un 2022 come l’anno che può portare alla concretizzazione delle proposte presentate. «Sono di buon senso e partono da un dato incontrovertibile: oggi come 12-13 anni fa il tema dei tirocini sta tornando. I dati crescono e cresceranno gli abusi e per salvare questo strumento è giusto riformarlo e dare prova della capacità di migliorarsi. L’assessora ci dice che è in corso una riflessione su come collegare lo stage e l’apprendistato, che noi favoriamo perché è un vero rapporto di lavoro. E da qui potrebbe partire un nuovo dibattito per la Cgil, provare a sfidare le istituzioni con delle proposte che siano volte a rendere lo stage un momento di passaggio per delle condizioni più tutelate».Marianna Lepore

Gestione del credito, candidature aperte per la nuova edizione del master illimity: niente più stage, i partecipanti verranno assunti subito

Illimity lancia la nuova edizione del suo master in gestione del credito: da oggi e fino a fine gennaio sono aperte le candidature per chi è interessato a un lavoro in ambito bancario, nel ruolo molto specifico di “asset manager”. Illimity è infatti «il primo e unico player italiano specializzato nei crediti distressed corporate» si legge nella brochure dedicata al master «coprendo tutte le attività di questo ambito: acquisto, finanziamento e servicing». Per lavorare in un settore così specializzato ci vuole una formazione specifica, e da qui nasce questo percorso formativo «altamente professionalizzante» interamente focalizzato su «neprix, il servicer del Gruppo specializzato nella gestione dei crediti distressed corporate» si legge ancora. La brochure contiene anche due messaggi in bottiglia ai candidati: uno di Laura Grassi, Assistant Professor della cattedra di Investment Banking al Politecnico di Milano e direttrice scientifica del master, e l’altro di Andrea Battisti, fondatore e Ceo di neprix.Rispetto alla prima edizione, organizzata l’anno scorso in piena pandemia, ci sono alcuni cambiamenti. Innanzitutto sparisce il contributo di iscrizione richiesto ai partecipanti, 2mila euro che già erano sostanzialmente “simbolici” dato che, come spiega  Marco Russomando, Head of HR di illimity, «se venivano assunti la quota veniva restituita!».I 2mila euro vengono a cadere anche perché, e qui il secondo cambiamento che piacerà molto agli aspiranti candidati, anziché essere inquadrati in stage per il periodo del master stavolta i prescelti saranno assunti fin dal primo giorno «direttamente in apprendistato». Il che vuol dire un contratto di tipologia subordinata, tecnicamente già a tempo indeterminato, con tutti i vantaggi correlati.Una scelta per rendere l’offerta ancor più appetibile: «L’anno scorso abbiamo preso dei candidati di grandissima qualità; ma ce n’erano alcuni che insieme al nostro master stavano considerando altre ipotesi, e in queste altre ipotesi c’era l’assunzione subito, senza il passaggio dello stage» racconta Russomando [nella foto a sinistra]: «Quindi abbiamo perso due, tre, quattro candidati che ci sarebbe piaciuto avere. Quest’anno vogliamo prendere tutto il meglio che c’è sul mercato». E proporre un’assunzione diretta, con una RAL – retribuzione annua lorda – iniziale di 28mila euro all’anno, è funzionale a questo scopo. La seconda edizione arriva a un anno e mezzo dalla prima, proprio perché per la prima il bilancio è stato «estremamente buono», nelle parole dell’HR manager: «Il mix che avevamo pensato tra training on the job e lezioni in aula ha funzionato, così come il mentoring continuativo da parte dei manager e dei team leader».I 26 partecipanti della prima edizione – «iniziamente i posti erano 25» rivela Russomando, ma «dal 24esimo al 26esimo i candidati erano molto vicini: talmente vicini che non aveva senso escludere uno» – di cui otto donne e diciotto uomini, età media 26 anni, erano stati scelti pescando da un bacino di 380 candidati, di cui 139 donne e 241 uomini. Oggi 22 di loro sono diventati illimiters. Per partecipare alle selezioni per questa seconda edizione bisogna avere meno di trent’anni, essere neolaureati o laureandi – non vi sono restrizioni a facoltà specifiche – oppure giovani professionisti o praticanti avvocati nel settore della gestione dei crediti NPE. L’iter di selezione prevede una prima fase con un video-colloquio motivazionale, e poi una seconda fase di assessment e colloqui di gruppo e individuali con i manager di neprix.Il master dura due mesi – 320 ore – e si compone di una parte in aula, con docenti della Graduate School of Business del Politecnico di Milano, e una parte di training on the job: poiché le candidature sono aperte anche ai laureati umanistici, ciascuno poi “recupera” le materie che ha approfondito di meno all’università. Giusy Grammatico [nella foto a destra], una delle partecipanti della prima edizione oggi assunta nel team Loans Asset Management, racconta per esempio che venendo da una triennale e una magistrale in Economia aveva solo dei rudimenti base di giurisprudenza: «Tutte quelle tematiche giuridico-legali come procedura civile, o procedura concorsuale, per me erano praticamente nuove». E non solo per lei: «Per la maggior parte eravamo laureati in Economia, quindi i temi giuridici li avevamo affrontati in maniera marginale; ma grazie all’esperienza del docente che ci ha impartito le nozioni in maniera molto semplice, lineare e chiara, siamo riusciti a comprendere tutto».La giovane neoillimiter, siciliana trapiantata a Milano, aveva scoperto il master su LinkedIn mentre scriveva la tesi di laurea, dedicata proprio – guardacaso – al tema dei sistemi di incentivazione manageriale e alle accademie aziendale e corporate university. Una volta passati tutti gli step di selezione si è trovata con 25 colleghi [nella foto sotto, il gruppo dei partecipanti della prima edizione nel cortile del quartier generale di illimity, a Milano] ad affrontare l’avvio del master in presenza, poi subito la trasformazione di tutta la didattica da frontale a online a causa della seconda ondata di pandemia: «Abbiamo stretto veramente dei buoni rapporti e tuttora ci vediamo in ufficio, sappiamo che l’uno per l’altro ci siamo e ci saremo sempre. Credo che l’avere creato un buon gruppo sia stata una dinamica essenziale, perché abbiamo affrontato tutti insieme quei sei mesi molto intensi, le lezioni, gli esami, poi la parte di stage». In illimity Giusy Grammatico racconta di aver trovato un ambiente accogliente: «Tutti molto disponibili, molto ospitali; abbiamo avuto l’opportunità di entrare a contatto con dei grandi professionisti che senza alcuna esitazione si sono messi a disposizione per trasmetterci la loro esperienza. Ci siamo sentiti subito a casa». L’assunzione, al termine del master, è stata la ciliegina sulla torta. Sono dieci le opportunità di questa edizione 2022 del master: «I posti sono in funzione del piano di staff di neprix» spiega Russomando: un’azienda in grande crescita, anche nell’area sales «dove stiamo entrando in dei business nuovi e abbiamo avuto una crescita di assunzioni veramente molto consistente nell’ultimo anno», con l’ingresso di «tante ragazze e tanti ragazzi».Ai suoi potenziali successori, Giusy Grammatico suggerisce di «mettersi in gioco e cercare di non prendere paura, perché sicuramente ci saranno delle difficoltà: è un percorso intenso. Ma bisogna cercare di affrontare tutto con entusiasmo e con un sorriso, perché ogni giorno si imparerà qualcosa di nuovo».

La nuova legge di Bilancio avrà l'effetto di abolire gli stage extracurricolari?

La legge di bilancio approvata pochi giorni fa (legge 234/2021), e cioè  il “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024” pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 31 dicembre, avrà l’effetto di abolire i tirocini extracurricolari?In effetti, tra i sei commi che si occupano di tirocini (dal 720 al 726), basati su un emendamento a prima firma Francesco Laforgia e presentato da parlamentari del Gruppo Misto e di Leu che aveva ricevuto nei giorni scorsi parere favorevole dal ministero del Lavoro, c’è un passaggio che sembra andare in questa direzione. I contenuti del primo comma in questione sono in realtà molto blandi: il comma 720 dice semplicemente che «il tirocinio è un percorso formativo di alternanza tra studio e lavoro, finalizzato all’orientamento e alla formazione professionale, anche per migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro»: una formulazione che ormai è consolidata da oltre un decennio. Lo stesso comma aggiunge poi, altrettanto blandamente, che «qualora sia funzionale al conseguimento di un titolo di studio formalmente riconosciuto, il tirocinio si definisce curriculare». E anche su questo, niente di nuovo.Il comma 724 è invece molto pregnante, perché introduce (come la Repubblica degli Stagisti suggeriva da anni a gran voce) di estendere anche ai tirocini curricolari l’obbligo della Comunicazione Obbligatoria, per renderli tracciabili e quindi monitorabili: «I tirocini sono soggetti a comunicazione obbligatoria da parte del soggetto ospitante» si legge nel testo del comma. E quando si dice “i tirocini”, senza specificare se extracurricolari o curricolari, finalmente si intende tutti i tirocini.Ma è il comma 721 la vera bomba. Nelle prime righe non si direbbe, dato che si limita a preannunciare nuove linee guida per cambiare ancora una volta l’assetto delle normative regionali «in materia di tirocini diversi da quelli curriculari» (le prime linee guida risalgono al 2013, poi aggiornate – in maniera piuttosto “opaca” – nel 2017) «entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge».Ma la seconda parte del comma 721 ha fatto saltare sulla sedia più di qualcuno, perché elenca i «criteri» sulla base dei quali dovranno basarsi le decisioni della Conferenza Stato Regioni. E il primo criterio, al punto a), è una «revisione della disciplina, secondo criteri che ne circoscrivano l’applicazione in favore di soggetti con difficoltà di inclusione sociale».Cosa vuol dire “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”? Alcune categorie sono facilmente intuibili: soggetti in trattamento psichiatrico, tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti, alcolisti ed ex alcolisti, condannati ammessi a misure alternative di detenzione, ex detenuti, rifugiati, richiedenti asilo... Ma se ci si limitasse d'ora in avanti a queste categorie, il numero di tirocini extracurricolari si ridurrebbe davvero drasticamente: si può dire che, a spanne, oltre il 90% dei tirocini extracurricolari sparirebbe, perché a oggi solo una piccolissima percentuale di essi riguarda appunto quei soggetti svantaggiati lì.La platea si potrebbe allargare se si considerasse come ricompresa nella “difficoltà di inclusione sociale” anche la categoria, ben più ampia, dei disoccupati; anche nell’accezione ristretta dei disoccupati “di lunga durata” – il che significa, secondo le definizioni ufficiali dell’Anpal, persone adulte che cercano e non trovano lavoro da oltre 12 mesi, e persone giovani (under 25) nella medesima situazione da oltre 6 mesi.Secondo l’Istat in Italia ci sono circa 2 milioni e 300mila disoccupati (dato 2020); di questi, poco meno di 1 milione e 200mila sono disoccupati di lunga durata, cioè da più di 12 mesi appunto.Particolarmente rilevante, in questo contesto, è il dato di quasi un milione di disoccupati senza alcuna esperienza di lavoro, di cui 405mila alla infruttuosa ricerca di impiego da oltre 12 mesi.Tra i giovanissimi nella fascia 15-24 anni i disoccupati sono 411mila, di cui 176mila da più di 12 mesi (Istat non fornisce invece il dato limitato a “oltre 6 mesi”). In particolare, tra i giovani risultano 168mila donne disoccupate, di cui 68mila da oltre un anno; e 243mila giovani uomini, di cui 107mila da oltre un anno.Andando alla classe di età successiva, i disoccupati tra i 25 e i 34 anni sono 641mila, di cui 301mila da oltre 12 mesi. Qui le 25-34enni donne disoccupate sono 308mila, di cui 146mila di lunga durata; e 333mila i 25-34enni uomini, di cui 155mila in cerca di impiego da oltre 12 mesi. Se dunque tra i “soggetti con difficoltà di inclusione sociale” si ricomprendessero anche i disoccupati – anche solo quelli “di lunga durata” – la platea per i tirocini extracurricolari si ridurrebbe, sì, ma non così drasticamente. Non si potrebbe quindi parlare di una “abolizione” dello strumento. Mentre se i disoccupati venissero esclusi, allora sì, probabilmente dai 300-350mila tirocini extracurricolari attivati ogni anno si passerebbe a 10-20mila. L'abolizione, in questo caso, se non nella forma avverrebbe, effettivamente, nella sostanza.Il boccino in questo caso è in mano alle Regioni, spiegano fonti ministeriali: perché le indicazioni contenute sui tirocini nella legge di Bilancio non vengano cancellate – come già successo in passato con altre leggi dello Stato, basti ricordare quel che successe nel 2011 – dalla Corte costituzionale, bisogna comunque rispettare la competenza esclusiva delle Regioni in materia di formazione e quindi di tirocini extracurricolari. Saranno dunque le Regioni, presumibilmente in sede di Conferenza Stato-Regioni, a decidere il perimetro dei “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”.Tornando al comma 721 della legge di bilancio, altri elementi di nota tra i criteri indicati sono il punto c) in cui si parla di «bilancio delle competenze all’inizio del tirocinio e una certificazione delle competenze alla sua conclusione», e poi il punto d) che enuncia la decisione di «vincolare l’attivazione di nuovi tirocini all’assunzione di una quota minima di tirocinanti al termine del periodo di tirocinio». Il che vorrebbe dire: niente più tirocini in aziende che non assumono mai, e che usano gli stagisti a rotazione. E qui la domanda è: come si applicherà questo comma alle pubbliche amministrazioni, che per legge non possono assumere personale se non tramite concorso pubblico? Cesseranno di avere la possibilità di ospitare stagisti? O sarà prevista per loro una deroga?Vi sono poi due commi che prevedono pene pecuniarie precise per chi trasgredisce le leggi sui tirocini: in particolare il comma 722 prevede che «la mancata corresponsione dell’indennità […] comporta a carico del trasgressore l’irrogazione di una sanzione amministrativa il cui ammontare è proporzionato alla gravità dell’illecito commesso, in misura variabile da un minimo di 1.000 euro a un massimo di 6.000 euro» e il comma 723 aggiunge che e il tirocinio è svolto in modo fraudolento» il soggetto ospitante «è punito con la pena dell’ammenda di 50 euro per ciascun tirocinante coinvolto e per ciascun giorno di tirocinio» oltre alla «possibilità, su domanda del tirocinante, di riconoscere la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato».Ora bisognerà continuare a vigilare attentamente per vedere cosa ne sarà di queste indicazioni legislative, e sopratutto come impatteranno sulla vita quotidiana dei tirocinanti, dei soggetti promotori e dei soggetti ospitanti.

Tirocini da 800-1000 euro al mese presso il Gestore dei Servizi energetici, il bando scade il 7 gennaio

Scade il 7 gennaio 2022 il termine per partecipare a uno dei 35 tirocini della durata di sei mesi nel periodo febbraio-agosto 2022, destinati a neolaureati presso GSE (Gestore dei Servizi Energetici). GSE è una società per azioni italiana creata una ventina d'anni fa, interamente partecipata dal Ministero dell'economia, che si occupa di promozione e sviluppo delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica; impiega a Roma circa 600 dipendenti.Il rimborso spese del tirocinio ammonta a 800 euro mensili per i residenti nella provincia di Roma, a cui si aggiungono 7 euro di buoni pasto al giorno, mentre per gli stagisti che risiedono fuori dalla provincia di Roma arriva a mille euro, oltre sempre ai 7 euro giornalieri di ticket.30 tirocinanti saranno impegnati in attività di gestione dei meccanismi di incentivazione e inerenti l'efficienza energetica e le fonti rinnovabili, gli altri 5 svolgeranno attività di analisi, interpretazione e presentazione dei dati connessi ai meccanismi di incentivazione della produzione di energia da fonte rinnovabile e agli interventi di efficienza energetica. Al termine del tirocinio, i partecipanti saranno coinvolti in un processo di valutazione per un’opportunità di impiego con contratto di lavoro subordinato: GSE infatti, a differenza degli enti pubblici, è una società di diritto privato – nello specifico, una spa – e dunque può assumere senza procedure di concorso pubblico.Possono candidarsi laureati magistrali da non più di 12 mesi con voto pari o superiore a 103/110 in una delle classi di laurea riportate nel bando, tra cui fisica, matematica, ingegneria, economia, scienze statistiche, e con una conoscenza della lingua inglese pari almeno al livello B1. Il titolo di studio deve essere stato conseguito in uno degli atenei associati alla Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), riportati sul sito. La candidatura può essere inserita esclusivamente in modalità online collegandosi all’applicativo dedicato entro le ore 17 della data di scadenza. Nella domanda vanno inserite le seguenti informazioni: dati anagrafici, curriculum vitae, indicazione della tipologia di tirocinio per cui ci si candida, lettera motivazionale di massimo 3mila caratteri, scansione dell’autodichiarazione sul possesso dei requisiti richiesti e sulla veridicità di quanto riportato. Nella valutazione delle candidature saranno presi in considerazione soprattutto il voto di laurea (per un 60%), a seguire competenze informatiche (25%) e conoscenza della lingua inglese (15%). Al termine del processo di valutazione sarà stilata una graduatoria e, in caso di rinuncia, il tirocinio sarà assegnato al candidato collocato nella posizione immediatamente successiva.I tirocini possono essere svolti da remoto in coerenza con le disposizioni legate all’emergenza Covid. In presenza di condizioni sanitarie favorevoli il tirocinio potrà essere svolto anche in presenza.Si tratta della seconda edizione del bando: per quanto riguarda la selezione per i tirocini in corso fino alla fine di dicembre (relativi al primo bando, pubblicato ad aprile 2021) in fase iniziale erano pervenute alla Crui 250 candidature. In seguito all’analisi rispetto alla presenza dei requisiti previsti nel bando, la Crui ha poi girato al GSE 94 candidature, da parte di 73 studenti (uno stesso candidato poteva presentare la sua application per più profili) di cui 33 donne e 40 uomini, età media 24 anni. Essendosi i tirocini di questa prima tornata conclusi proprio pochi giorni fa, a fine dicembre, non esistono ancora dati su quanta probabilità ci sia per i tirocinanti di essere assunti al termine dell'esperienza formativa. Chiara Del Priore

Servizio civile, 56mila posti nel nuovo bando: ci si candida fino al 26 gennaio

Sono 56.205 i posti messi a disposizione dall'ultimo bando del Servizio civile, pubblicato un paio di settimane fa. Volontari, si legge nel bando, «da impiegare in 2.818 progetti, afferenti a 566 programmi di intervento di Servizio civile universale, in Italia, all’estero, nei territori delle regioni interessate dal PON-IOG «Garanzia Giovani» e per la sperimentazione del Servizio civile digitale. Un buon numero, «uno dei più alti degli ultimi anni» è il commento con la Repubblica degli Stagisti di Enrico Maria Borrelli, presidente di Amesci e Forum servizio nazionale. L'auspicio sarebbe crescere ancora con le posizioni disponibili perché con il finanziamento attuale – pari a 250 milioni – restano fuori almeno 20mila giovani interessati ai progetti già approvati dal Dipartimento politiche giovanili e servizio civile universale. Uno scarto che si sarebbe potuto coprire investendo 100 milioni di euro in più. «Lo abbiamo segnalato come si fa di consueto quando è in approvazione la legge di Bilancio» afferma Borrelli. Significherebbe «accrescere le opportunità per i giovani che vogliono partecipare ai percorsi», e arrivare così a «impegnare circa 76mila ragazzi». Le cui richieste sono stabili da qualche anno, «attorno alle 100mila a ogni tornata». Anche se purtroppo a crescere sono i casi di chi si ritira: «Abbiamo un tasso di abbandono leggermente superiore a prima, ma è difficile dire se sia frutto della pandemia» riflette Borrelli. È più «un fatto generazionale, i giovani sono come più timorosi e hanno ripiegato su una socialità più ristretta, che è quella che si trova sul web». Nel frattempo le condizioni offerte dal servizio civile sono rimaste immutate: dodici i mesi di servizio, disponibili per giovani dai 18 ai 28 anni con la cittadinanza europea e la fedina penale pulita. Talvolta, a seconda dei progetti, «possono essere indicati dagli enti titolari ulteriori specifici requisiti oltre ai tre sopra indicati» sottolinea però il bando. Il rimborso è di 444,30 euro mensili, a cui potrebbero aggiungersi circa 15 euro di indennità giornaliera per chi svolgerà il servizio all'estero. Non solo l'Italia è infatti tra i paesi di destinazione, che comprendono invce anche Albania, Argentina, Bolivia, Bosnia, Bulgaria, India, Kenya, Libano, Mozambico, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito e Spagna. I settori dei progetti – tutti suddivisi tra associazioni del terzo settore e comuni e enti locali – spaziano dall'assistenza alla popolazione più fragile, all'ambientalismo, la promozione della cultura, la protezione civile e la cooperazione internazionale. Tanto per fare alcuni esempi (i progetti sono quasi 3mila), se si sceglie di partecipare a un progetto afferente alla protezione dell'ambiente, si potrà optare per iniziative relative al monitoraggio delle acque e dell'aria o alla salvaguardia dei parchi. Se la scelta cade sull’assistenza, ci si potrà occupare di assistenza ai disabili, migranti o pazienti affetti da patologie invalidanti. Quest'anno si è aggiunta anche una novità, perché mille dei posti finanziati saranno dedicati al servizio civile digitale, con progetti che si occuperanno di «avvicinamento, facilitazione ed educazione digitale per l’ottimizzazione della transizione». L'obiettivo è, si legge sul sito, «rafforzare le competenze digitali, con la possibilità di aiutare anche altri a essere autonomi rispetto all'uso di Internet e dei servizi digitali». Ci si candida online con le credenziali Spid, con una scadenza piuttosto stretta: il prossimo 26 gennaio. Un periodo forse troppo corto considerando che di mezzo ci sono le festività, e che rischia di non essere sufficiente per svolgere le selezioni; tanto che, chiarisce Borrelli, alla ministra per le politiche giovanili Dadone verrà avanzata la richiesta di chiederemo una proroga. Anche perché le selezioni possono allungarsi a seconda del numero delle domande di partecipazione dei candidati. È sempre prevista infatti la valutazione, tramite apposite commissioni, di titoli e esperienze curriculari dichiarate in sede di presentazione dell'istanza. A cui fa seguito un colloquio. La pandemia peraltro è ancora in atto, per cui «non si esclude che i progetti, in fase di attuazione, possano essere soggetti a rimodulazioni temporanee» avvisa il bando. Rimodulazioni che saranno «sia con riferimento alle modalità operative (privilegiando ad esempio le modalità da remoto per la formazione e per lo stesso servizio) sia, laddove la situazione lo rendesse necessario, attraverso una modifica degli obiettivi o delle sedi progettuali originarie». Ilaria Mariotti