Categoria: Storie

«Non molliamo: in Italia c'è spazio anche per i laureati!»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Irene Porrari, assunta a tempo determinato nell'ufficio Marketing del gruppo Reti, a Busto Arsizio.Vivo in provincia di Varese, a Somma Lombardo, una cittadina a ridosso dell'aeroporto di Malpensa e distante una quindicina di chilometri da Busto Arsizio. Ho sempre avuto un particolare interesse per l'economia, sotto ogni suo aspetto e sfumatura, e sulla base di questa passione ho costruito il mio percorso di studi, sin dalla scelta delle scuole superiori. Dopo la maturità ITC nel 2004 mi sono iscritta all'università Statale di Milano, al corso di laurea triennale in Scienze internazionali e istituzioni europee - curriculum Commercio internazionale - laureandomi a dicembre 2007 con una tesi intitolata "Mafie ed economia". Mentre aspettavo la discussione, ho iniziato a frequentare le lezioni della specialistica in Economia e finanza internazionale, alla quale ho avuto accesso con degli esami di debito, non essendo la prosecuzione "naturale" della mia triennale. E marzo 2010, con 110 e lode, ho salutato definitivamente l'università. Durante questi anni ho cercato di essere il più indipendente possibile e ho svolto tutta una serie di lavoretti che si incastrassero bene tra lezioni universitarie e ore di studio. Ho fatto così la promoter di cosmetici all'aeroporto di Malpensa, la gelataia, la ricercatrice per un sindacato, la babysitter, e ovviamente la classica "ragazza delle ripetizioni". Dopo la laurea specialistica ho iniziato a guardarmi intorno. Non sapevo bene da dove iniziare, quindi mi sono iscritta a diverse agenzie di recruiting, ho partecipato ai vari job day della Borsa, delle università, di associazioni, enti… Uno dei colloqui fatti in queste occasioni mi ha portato al mio primo stage: un'agenzia mi proponeva sei mesi in una banca finanziaria a Milano con un contributo di 750 euro mensili e tickets restaurant da 5 euro. Ho passato le tre fasi di colloquio, due in agenzia e uno presso la sede della banca, e a maggio 2010 ho iniziato. Nel frattempo però non ho smesso di cercare. Ho mandato il curriculum anche al gruppo Reti e dopo un paio di settimane sono stata contattata dalla mia attuale responsabile per il primo colloquio. Poi ne è seguito un altro, dopo una settimana, questa volta anche in presenza del presidente del gruppo. Un'altra settimana ancora ed ecco la proposta: sei mesi di stage nell'ufficio Marketing&Sales con un rimborso di 500 euro al mese. Lo stage che stavo facendo in banca non mi entusiasmava più di tanto e le possibilità di assunzione erano praticamente nulle, quindi l'ho lasciato per passare a Reti. Era l'ottobre 2010. Ero molto incuriosita da questa nuova esperienza. Reti si presentava come un'azienda giovane e dinamica, con una bella idea di stage: non un modo per avere una persona in più per far numero, da pagare meno rispetto a un dipendente, tenere finché la legge lo permette e poi mandare a casa. Per Reti quelli dello stage sono mesi importanti, di formazione e investimento. Il risultato infatti è che dopo quel semestre sono stata assunta a tempo determinato per otto mesi, con uno stipendio lordo di quasi 1.500 euro al mese. E il contratto mi è appena stato rinnovato per altri nove mesi! Per adesso vivo ancora con la mia famiglia: ma dato che ormai ho 26 anni, molto probabilmente valuterò la possibilità di andare a vivere da sola una volta ottenuto il tempo indeterminato, che teoricamente dovrebbe permettermi di accendere un mutuo. Tra i miei amici ed ex compagni di università questo tipo di contratto è una rarità, a differenza di quanto succede ai miei amici diplomati: secondo me hanno 5 anni "di vantaggio"! Non che l'università sia una perdita di tempo, ma ora come ora il gioco non sembra valere la candela, e l'impegno nello studio spesso non viene ripagato. Non per questo bisogna mollare però: anche qui in Italia noi laureati possiamo realizzarci nel lavoro; è più difficile, ma non impossibile!   Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

«Non solo bamboccioni: i giovani hanno voglia di riscatto». La testimonianza di un'ex stagista di Chiesi

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Krizia Palazzolo, adesso nel team Risorse umane di Chiesi Farmaceutici, a Parma.  Ho 26 anni e vengo da un paesino della provincia di Bari. Dopo la maturità scientifica nel 2004 mi sono iscritta a Giurisprudenza d'impresa all'università della mia città, attratta dalle applicazioni pratiche del diritto, al mondo dell'impresa ad esempio. Durante il secondo anno ho sentito il bisogno di recidere il cordone ombelicale e ho fatto domanda per un Erasmus alla Universitat Abat Oliba Ceu di Barcellona: così nell'autunno 2005 sono partita per i sei mesi più belli della mia vita. È stata un'esperienza che mi ha aperto la mente e ha stimolato il mio spirito di adattamento. Ho imparato una nuova lingua, sperimentato un'impostazione universitaria diversa - molto più orientata al mondo lavorativo. Ho anche imparato a gestire le mie risorse finanziarie, contando prevalentemente sulla borsa di studio, non proprio cospicua: circa 3mila euro in tutto, sufficienti a  malapena a pagare l'affitto mensile dell'appartamento che condividevo. Se non ci fossero stati i miei genitori a supportarmi economicamente avrei cercato un lavoretto serale... Durante il giorno ero impegnatissima: l'università che ho frequentato era privata, con frequenza obbligatoria e test scritti e orali ogni settimana.In generale sono sempre stata una studentessa costante e rigorosa. Ho dedicato molto tempo allo studio e questo non mi ha consentito di avere significative esperienze di lavoro. Tra un esame e l’altro ho svolto più che altro lavori come promoter e hostess, pagati pochissimo, che però mi consentivano un minimo di indipendenza economica. Ho finito l'università ad aprile 2010, discutendo una tesi in diritto penale sul reato d'immigrazione clandestina e l'autunno successivo ho iniziato un master in General management e sviluppo imprenditoriale organizzato da Spegea, una business school di Bari. Aveva un costo di 10mila euro, ma ho potuto richiedere un finanziamento parziale, che sto coprendo ora. Il master prevedeva lo studio delle diverse aree funzionali di un'azienda. Abbiamo studiato marketing, amministrazione finanza e controllo, legal business, business english. E risorse umane: per me, amore a prima vista. Alla fine dei sei mesi di lezione, ho deciso di fare in questo ambito lo stage semestrale previsto dal corso. Sentivo che quella era la mia strada e così è stato. È in quell'occasione che sono entrata in contatto con Chiesi Farmaceutici. Aveva posizioni aperte di stage in Risorse umane e mi sono candidata. Ricordo bene il giorno delle selezioni, un assessment con tredici candidati; ero molto motivata e ho tirato fuori tutta la grinta che avevo. La risposta è arrivata dopo un paio di giorni,  ed è stata un sì. Era fine maggio 2011 e avrei avuto due settimane di tempo per organizzare il mio trasferimento da Bari a Parma. Le mie future colleghe mi hanno persino aiutato a trovare alloggio!L’accoglienza è stata perfetta e, in generale, la prima esperienza lavorativa che definirei positiva in tutto e per tutto. Sin da subito mi sono sentita parte integrante della squadra e sono stata coinvolta nelle loro attività. La formazione è stata costante: supportavo le colleghe nello screening dei cv, nei colloqui di selezione, nella decodifica dei questionari di gradimento [a fianco, una foto dell'intero team di lavoro]. Dopo tre mesi mi è stata affidata la prima selezione da svolgere in completa autonomia. Un'emozione. La selezione è andata a buon fine e da quel momento in poi me ne sono state affidate altre, alcune in completa autonomia. E arriviamo ad oggi. Quando ho sostenuto il colloquio mi avevano detto che si trattava di uno stage non finalizzato all’assunzione. Questo non mi ha demotivato, anche perché il mio obiettivo era fare esperienza e il rimborso spese era piuttosto buono, 600 euro. Alla fine però si è presentata l’occasione di rimanere in azienda, sempre nella direzione Risorse Umane, con un contratto a tempo determinato di sei mesi da 27mila euro lordi all'anno, e adesso ricopro il ruolo di HR assistant. Mi  ritengo davvero fortunata perché, se mi guardo attorno, la realtà è scoraggiante. Chiesi invece è un'isola felice che mi sta dando la possibilità di imparare e di crescere. Credo proprio di aver trovato la mia strada, per cui per il momento il mio obiettivo è quello di accrescere le mie competenze in ambito HR. Non escludo anche di fare un'esperienza all’estero ma il mio futuro lo vedo in Italia: anzi un domani vorrei tornare nella mia Puglia! Quello che noto parlando con i miei amici è che la mia generazione ha davvero voglia di fare, ha voglia di imparare e di realizzarsi. Ha voglia di riscattarsi dall'etichetta di bamboccioni che in più occasioni ci è stata attribuita. Ingiustamente.Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

«Vai Monti, dai un futuro a questa povera Italia!» la testimonianza di un ex stagista di P&G

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Marco Zangaro che, dopo due diversi stage di tre mesi - uno svolto durante l'università e uno post-laurea - è stato assunto in Procter&Gamble a Roma.  Sono nato a Roma nel 1985 e sono la testimonianza vivente che non è necessario essere un genio alle scuole superiori per avere successo all’università e nel lavoro. Infatti dopo la maturità scientifica ottenuta con non poche difficoltà, venendo addirittura bocciato in terza superiore, mi sono iscritto alla facoltà di Economia a Roma Tre, indirizzo gestione delle imprese. La scelta era basata su una buona predisposizione al pensiero matematico e alle prospettive future che una laurea in economia mi avrebbe potuto offrire rispetto ad altre.Dopo aver ottenuto il titolo triennale nell’ottobre 2007 ho deciso di cambiare rotta e mi sono preso il cosiddetto anno sabbatico. Le specialistiche di Roma Tre non mi stimolavano, mentre c’era un corso in lingua inglese alla Luiss che mi interessava molto, ma il mio inglese era pessimo. Ho deciso quindi di dedicare un anno allo studio di questa lingua con l’obiettivo di passare il test di selezione e poi riuscire a sostenere un corso di laurea completamente in lingua inglese. Ho trascorso due mesi in Canada, due in Irlanda e ho frequentato una scuola d’inglese in Italia mentre svolgevo un lavoro semi-occasionale. Alla fine ce l’ho fatta, ho passato il test e dopo due anni, nel novembre 2010, mi sono laureato nel corso di General Management, con tesi in Tourism management.Durante liceo e università ho quasi sempre lavorato, principalmente come  fattorino o speedy pizza. Da marzo a maggio 2010 ho intrapreso un periodo di stage, finanziato dalla Provincia di Venezia al Consorzio di promozione turistica del Veneto orientale a Bibione, grazie a mio padre che conosceva il responsabile amministrativo del consorzio. Percepivo un buon rimborso spese, 750 euro mensili, ma questo aspetto non mi ha frenato dall’interrompere lo stage qualche settimana prima di quanto concordato: perchè nel frattempo era arrivata l’offerta per uno stage in P&G nel reparto Consumer and market knowledge.Lo stage si è svolto da maggio a agosto 2010: avevo un rimborso di 750 euro netti più mensa aziendale. Il rapporto con il mio tutor è stato ottimo ma dopo un mese avevo capito che il reparto non faceva per me, perchè troppo analitico, visto che passavo ore e ore davanti a database. Ho finito i tre mesi con la piena consapevolezza che non fosse il lavoro che volevo. Per fortuna però avevo lavorato bene, quindi il tutor mi ha «sponsorizzato» al reparto commerciale, molto più adatto alle mie skills e inclinazioni. Ma purtroppo in quel momento non cercavano nuove risorse.Sono dunque passati mesi e mesi, mi sono laureato, ho trovato un altro lavoro in Generali Business Solutions nel reparto Contabilità e Bilancio Gruppo Italia. Non mi potevo lamentare: guadagnavo 1400 euro netti al mese più straordinari. Continuavo a fare colloqui, ma a dir la verità vivevo aspettando quella telefonata. Volevo solo P&G! Finalmente a marzo è arrivata la tanto attesa chiamata, ho fatto i colloqui e mi hanno offerto un altro stage, questa volta nel reparto che fa veramente per me. Ho accettato, abbandonando addirittura il contratto a tempo determinato che avevo in quel momento: ero motivatissimo!Da aprile a luglio 2011 ho dunque trascorso un periodo presso il reparto Shopper marketing dove ho svolto attività di implementazione e disegno di piani commerciali su vari clienti della grande distribuzione. Questa volta il rapporto con il tutor è stato meno “facile” della prima esperienza. Lui infatti era più severo e mi metteva alla prova ogni giorno. Era una sfida continua ed è stata veramente molto provante come esperienza. Ma sono sicuro che professionalmente non crescerò mai tanto come sono cresciuto in quei tre mesi. Ho fatto dei miglioramenti impressionanti, e infatti a luglio sono stato assunto con contratto a tempo indeterminato e ora sono SBD Assistant Manager. Guadagno 1600 euro netti al mese per 14 mensilità, con orario libero tra le 50 e le 60 ore settimanali.Mi trovo benissimo in questa società e sento di aver raggiunto una buona conoscenza del settore, del mio incarico e di essere pronto ad ampliare le mie responsabilità. Dopo l’estate vorrei poter cambiare incarico, cosa tra l’altro abbastanza certa dato la bella policy di carriera in P&G. In questi mesi non è affatto facile pensare al futuro, ma almeno io ogni giorno quando entro in ufficio ho il sorriso sul viso.Nel futuro spero di riuscire a trovare un giusto work-life balance, questo anche perché da poche settimane ho preso in affitto un appartamento a Roma con la mia ragazza. L’affitto è di 950 euro al mese: visto che lavoriamo in due guadagnando in totale circa 2.600 euro non dovremmo avere particolari problemi a mantenerci in completa autonomia.Mi rendo però perfettamente conto che siamo un’eccezione, la situazione dei giovani italiani è molto grave. E allora io dico: liberalizziamo il mondo del lavoro completamente, permettiamo alle persone capaci e volenterose di lavorare e a quelle incapaci di poter essere mandate a casa dal datore di lavoro. Se io un giorno mi rendessi conto di non esser produttivo, di non essere capace e utile nel mio lavoro, mi alzerei e me ne andrei. Altrimenti mi sentirei di rubare lo stipendio. Parlo con cognizione di causa perché ho lavorato per sei mesi per una società pseudo statale dove c’erano persone che prendevano 5-6 mila euro al mese per scaldare la sedia, dove raccomandazione significa potere e condivisione della conoscenza vuol dire perdita del potere. Queste persone devono poter essere mandate a casa, a zappare la terra! Tolgono un posto di lavoro a giovani volenterosi, che hanno investito cinque anni della loro vita per prendersi una laurea. Vai Monti, dai un futuro a questa povera Italia!E ai neolaureati di oggi dico: grinta ragazzi! Capite prima di tutto cosa vi risulta facile fare, in cosa riuscite meglio. Poi individuate delle aree che vi contraddistinguono dai vostri amici, capite come potete sfruttare queste skills e come queste vi possano dare un vantaggio competitivo rispetto agli altri. Individuate poi il settore e la società dove queste skills possono veramente fare la differenza. E a quel punto andate avanti e non fermatevi davanti a nessun ostacolo, se cadete rialzatevi subito e siate determinati nel raggiungere il vostro obiettivo. Le cose non cadono dall’alto, niente vi arriverà senza sacrificio e gratuitamente. Sarà dura, ma in fondo le cose ottenute facilmente non danno nessuna gratificazione.Testo raccolto da Giulia Cimpanelli Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Viaggio tra i «picanti»: le esperienze di tre stagisti al Comune di Roma

Laureato o laureando, spesso proveniente da altre esperienze di stage e con un'età media superiore a 25 anni. È il profilo dello stagista Pica - Percorsi di cittadinanza attiva -  il progetto messo in campo da Roma Capitale, con un investimento di circa 700mila euro, a cui stanno partecipando 237 tra ragazze e ragazzi, selezionati tra le oltre 4.800 candidature arrivate ormai un anno fa al dipartimento risorse umane del Campidoglio. La Repubblica degli Stagisti ne ha incontrati tre, chiedendo loro di raccontare la propria esperienza all'interno dell'amministrazione capitolina ma anche i punti di forza e di debolezza dell'iniziativa. Sicuramente la prima in Italia per numeri ad essere realizzata da un grande ente locale, che non si è limitato ad "ospitare" stagisti, ma si è speso anche per dare ai tirocini un contenuto formativo strutturato e quindi più facilmente spendibile sul mercato del lavoro.«All'interno del mio gruppo siamo cinque ragazze con formazioni molto diverse: ci sono persone laureate in scienze del turismo e in psicologia del marketing» racconta Alessandra Caldarelli, 23 anni, che dopo la laurea triennale in scienze storico-artistiche si sta specializzando in storia dell'arte. Il progetto che ha scelto, Il pubblico nei musei e nel territorio, promosso dalla Sovrintendenza per i beni culturali, si occupa tra l'altro di monitorare l'utenza dei musei civici di villa Borghese, individuandone caratteristiche e aspettative, così da migliorare l'offerta culturale delle strutture. «Il contesto si concilia molto bene con la mia formazione e con le mie aspirazioni lavorative. Peraltro si tratta del mio terzo stage e lo sto svolgendo al di fuori del percorso universitario, perché avevo già terminato i crediti obbligatori previsti dal corso di laurea». Fin da subito Pica si è infatti rivelato un'esperienza molto ambita nell'ambito degli stage attivati dalla pubblica ammnistrazione, non fosse che per il rimborso spese previsto in 350 euro mensili. Per i 6 posti messi a disposizione per il progetto di Alessandra si sono presentati ad esempio in 155. Ma 122 sono state anche le domande inviate per partecipare a Booktrailer e ben 310 quelle per Saper leggere il territorio, i due percorsi avviati rispettivamente da Alessandro Niglia e da Giovanni Cordì. Numeri che la dicono lunga sull'importanza ormai assunta dallo stage come esperienza propedeutica all'ingresso nel mondo del lavoro, soprattutto per i giovani più qualificati. Prima di approdare a Pica, anche Alessandro aveva già alle spalle un'altra esperienza di stage all'interno di una multinazionale francese specializzata nel settore dell'energia. «Volevo capire quali fossero le differenze effettive tra pubblico e privato. Oggi posso dire che nel secondo caso c'è spesso una competizione sfrenata a livello personale che può rivelarsi deprimente. Sì, mi piacerebbe rimanere all'interno della pubblica amministrazione e indubbiamente il fatto che questo stage non possa offrirmi un punteggio aggiuntivo in sede di concorso un po' mi pesa. In questi casi anche uno 0,5 in più o in meno può fare la differenza». Ventisei anni e una laurea in scienze politiche, per Pica Alessandro si sta occupando di realizzare un piano di sviluppo socioeconomico del terzo municipio di Roma a partire dalla risorse presenti sul territorio. «Penso che dopo mi iscriverò ad un master in project management». E a quando il primo contratto di lavoro? «Davvero non lo so. Ovviamente è l'obiettivo, ma per una ragione o per l'altra finora non è stato possibile realizzarlo». Più o meno la stessa situazione in cui si trova Giovanni, anche lui laureato ma ventottenne, arrivato a Roma da Gioia Tauro come studente fuorisede della Luiss. «Per quanto mi riguarda sto vivendo questa esperienza come un impegno lavorativo vero e proprio. Forse sento anche la necessità di avvertirla così» ammette parlando del video laboratorio attivato dalla biblioteca Cornelia dove, insieme ad atri sei stagisti, sta realizzando una serie di video di promozione della lettura. «Il mio sogno è entrare nel mondo della produzione cinematografica, una casta abbastanza chiusa. A livello formativo noto sicuramente una crescita, anche se gli strumenti tecnici che abbiamo a disposizione sono quelli che sono. Una spinta in più per cercare di dare il massimo». Già perché all'interno una P.A. anagraficamente sempre più vecchia, la presenza di persone giovani e soprattutto motivate può rappresentare una spinta all'innovazione.  «Spesso tentiamo di scardinare dei punti fissi» racconta ad esempio Alessandra, «capita che ci si senta dire questo non si può fare perché non è realizzabile o non ci sono le risorse. Sotto la nostra pressione qualcosa si sta  muovendo: laddove si diceva semplicemente "no" solo per evitare di affrontare un problema, scendendo a patti siamo riuscite ad ottenere magari non il 100% di quello avremmo voluto, ma il 50% sì». Un utile suggerimento per gli organizzatori, impegnati proprio in queste settimane nella pianificazione della seconda edizione dell'iniziativa, riguarda la formazione offerta nel periodo iniziale gli stagisti: «meno generica e più mirata ai singoli progetti», auspica Giovanni. Niente da eccepire invece rispetto ai tutur dei progetti, «una presenza costante e quotidiana», come tiene a sottolineare Alessandro. Nel complesso tutti e tre i picanti intervistati da RdS concordano nel ritenere il loro tirocinio un'esperienza positiva e «consigliabile». Altrettanto concordi sono stati però anche nell'individuare il principale punto di debolezza del progetto: ovvero il lungo iter selettivo e soprattutto i tempi di attesa per la partenza effettiva dei tirocini (prevista per lo scorso settembre e slittata invece sino a dicembre). «Un ritardo dovuto soprattutto ai cambiamenti intervenuti la scorsa estate sulla normativa dello stage», è la risposta degli organizzori che, per il prossimo Pica, assicurano tempi più celeri.Interviste di Ilaria CostantiniPer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Tirocini nella pubblica amministrazione, Roma investe sulla qualità E anche:- Quanti sono gli stagisti negli enti pubblici italiani? Nessuno lo sa. - Sicilia, 12mila firme per una legge sui tirocini di qualità- Comune di Napoli, l'assessore: «I soldi per gli stagisti dell'anno scorso non ci sono»

Un master al posto della specialistica: poi lo stage in Philips è diventato un contratto di lavoro

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Virginia Borio che, dopo uno stage curriculare, è stata assunta in Philips a Milano.  Mi chiamo Virginia, ho 23 anni e sono di Torino. Sono cresciuta in questa città, dove ho frequentato il liceo scientifico e la laurea triennale in economia e commercio. Sono sempre stata interessata alle materie economiche e per questo motivo non ho esitato nel scegliere la facoltà di economia. L’indirizzo dei primi due anni è stato quello in economia aziendale. Dal terzo anno, ho optato per marketing, che avrei dovuto approfondire con la laurea specialistica. A luglio 2010 mi sono laureata: ero perfettamente nei tre anni. A quel punto mi sono chiesta se continuare con la specialistica o affrontare un percorso diverso. Dello studio universitario non mi piaceva il fatto che fossimo moltissimi in aula, che i prof non avessero nessun contatto diretto con noi e che gli esami si dovessero dare ogni sei mesi. Per questi motivi ho iniziato a cercare una strada alternativa: quella di un master di primo livello. Tra tutte le offerte disponibili sul mercato ho trovato interessante quella proposta dalla Bocconi: il master  di primo livello “Mimec” (master in marketing e comunicazione). Innanzitutto era nei miei desideri spostarmi in un’altra città per vivere un periodo da sola, imparando quindi a gestire il tempo tra studio e gestione della casa. Inoltre, la Bocconi è rinomata in tutta Italia e nel mondo per la qualità dei suoi corsi. Ho iniziato il master a settembre 2011. Il programma di studio si articolava in 14 esami da superare in circa un anno. Seguivo due corsi al mese con esami al termine del mese e questo costringeva me e i miei compagni a studiare quotidianamente per arrivare preparati a fine corso. Gli esami, in più, oltre alla parte teorica, comprendevano un progetto pratico che affrontavamo divisi in gruppi e che dovevamo presentare davanti all’aula. Questo metodo ha permesso di confrontarmi con le mie capacità organizzative e con il rapporto con i compagni. Non sempre, infatti, era facile lavorare con tutti: nei progetti di gruppo c’era infatti chi contribuiva maggiormente alla riuscita del progetto e chi meno, come anche chi si impegnava di più o meno. Nell’ultima parte dell’anno abbiamo poi seguito dei corsi extra curricolari tra i quali molto utili ai fini della ricerca di lavoro come quelli che aiutavano ad affrontare un colloquio o a scrivere un cv. Il master ha un costo sicuramente rilevante: sono 14mila euro a cui si aggiungono i costi di vitto e alloggio in una città cara come Milano, ma devo dire che sono assolutamente soddisfatta della scelta perché si è molto seguiti durante tutto il percorso e durante i colloqui con le aziende. Il master non prevedeva borse di studio, hanno quindi pagato l’intero importo i miei genitori. Uno stage curricolare di tre mesi era obbligatorio per ottenere il diploma di master. La direzione del Mimec ha molti contatti con diverse aziende con sede nel Milanese e non o avuto nessuna difficoltà a trovare opportunità di stage. Ho fatto diversi colloqui (tra cui Bolton, Bosch, Pierre Fabre, Intel) che sono andati bene, ma alla fine ho optato per uno stage in Philips perché mi piacevano i valori dell’azienda e i vari business di cui si occupa. Ho così incontrato un rappresentante di Philips durante il Bocconi and Jobs e ho lasciato il mio curriculum. Sono seguiti due colloqui, uno con le risorse umane e uno con il mio futuro capo, il senior trade marketing manager.Ho iniziato lo stage nel giugno 2011 nella divisione Consumer Lifestyle. La business unit in cui sono stata inserita è quella del trade marketing: in particolare ho seguito per un primo tempo i prodotti male grooming (rasoi elettrici e prodotti per la cura del corpo maschile), successivamente ho aggiunto alla mie mansioni anche tutta la parte femminile (epilatori, piastre, phon) arrivando quindi a gestire la parte trade marketing per tutto il business del personal care.Il primo mese è stato difficile perché non avevo mai lavorato prima. Il mio capo però mi ha sempre aiutata quando ne avevo bisogno. Inoltre, mi ha dato responsabilità sin da subito e questo mi ha permesso di apprendere il mestiere velocemente. La mia giornata si articolava in incontri con i fornitori per la creazioni di materiali espositivi per il punto vendita, analisi sulla categoria di prodotto che gestivo (es. display share e promo share), gestione del budget. Percepivo un rimborso spese di 800 euro mensili con mensa gratuita. Credo sia uno degli stage meglio retribuiti nell’area di Milano perché ho avuto modo di parlare con miei ex compagni di master che prendono 200 o 300 euro come rimborso.Dopo cinque mesi di stage ho ricevuto un feedback molto positivo dal mio capo e per questo mi è stata fatta una proposta di assunzione con contratto di inserimento di 18 mesi nelle vendite. Dal primo dicembre sono quindi assunta e fino ad oggi ho continuato a svolgere la funzione di trade marketing in attesa che tornasse la ragazza che avevo sostituito in questi mesi che era in maternità. Proprio oggi lei è rientrate e mi posso quindi dedicare completamente all’attività di vendite che mi vedrà proporre tutto il portafoglio di Philips consumer lifestyle nei punti vendita di mia responsabilità (principalmente Mediaworld e Saturn) nella piazza di Milano e di Torino. Questo mi permetterà quindi di riavvicinarmi a casa nonostante abbia dei punti vendita da seguire anche vicino a Milano.La posizione di field sales representative prevede l’utilzzo di una macchina aziendale data in benefit, di ticket e di rimborsi spese per i pranzi e costi di trasporto. Attualmente guadagno 27mila euro lordi annui che credo siano assolutamente un buon punto di partenza. Sono quindi molto soddisfatta delle scelte universitarie, che mi hanno portato a lavorare in una multinazionale solida e ad ottenere un contratto di lavoro dopo soli cinque mesi di stage in un periodo non di certo favorevole per cercare e trovare lavoro.Testo raccolto da Giulia CimpanelliLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Dallo stage al tempo indeterminato? In Tetra Pak si può: la testimonianza di Veronica Venturi

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Veronica Venturi, ingegnere gestionale a tempo indeterminato in Tetra Pak, a Modena.Ho 27 anni e sono di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna. Qui ho frequentato il liceo scientifico e nel 2003 mi sono iscritta a Ingegneria dei processi gestionali all'Università di Bologna. Perché questa facoltà? Il merito è dei professori di matematica e fisica del liceo, che mi hanno fatto amare queste materie; anche grazie a loro ho passato con relativa facilità gli esami scoglio del primo anno. Nel dicembre 2006 mi sono laureata alla triennale e ho continuato con la specialistica in Ingegneria gestionale, sempre a Bologna, conseguendo il titolo biennale a gennaio 2010. La mia tesi era incentrata sulle metodologie di cost accounting ambientale, in particolare sul life cycle costing - ovvero sulla stima di tutti i costi attribuibili alla vita di un prodotto, dalla nascita al suo fine vita. L'ho redatta in collaborazione con il laboratorio di LCA&Eco-design del Centro Enea di Bologna, a cui avevo chiesto la disponibilità tramite il sito aziendale. Ho frequentato il laboratorio per sei mesi, ma senza essere stagista: svolgevo più che altro lavoro di ricerca per il mio elaborato. Dopo la specialistica poi sono andata un paio di mesi a Cambridge per perfezionare l'inglese con un corso privato: una bella esperienza, che mi ha fatto maturare molto. La scuola mi mise anche in contatto con la famiglia dove poi ho alloggiato - il costo dell'affitto era compreso nella retta. Durante questo periodo e tutti gli anni universitari devo ringraziare i miei genitori, che mi hanno sempre sostenuto moralmente ed economicamente; i piccoli lavoretti che facevo non erano di certo sufficienti. Rientrata in Italia, mentre studiavo per l'esame di abilitazione alla professione di ingegnere, ho iniziato a inviare curriculum e a sostenere i primi colloqui. Quando i miei amici mi dicevano che anche inviare cv era di per sè un lavoro io li deridevo, ma mi sono dovuta ricredere. Ho passato giornate intere a navigare in rete e a compilare form online! Finché a settembre 2010 ho iniziato uno stage semestrale in un'azienda della grande distribuzione, vicino casa, per la quale mappavo tutti gli impianti di servizio in loco per ottimizzare le attività di manutenzione. Percepivo 500 euro al mese di rimborso, e almeno per la benzina bastavano. Nonostante il rapporto con i colleghi e con il tutor fosse ottimo, mi rendevo conto che non stavo crescendo professionalmente: l'università crea una forma mentis utile ad affrontare la quotidianità lavorativa, ma gli strumenti e le tecniche vanno appresi in azienda, e io lì non lo stavo facendo. A ottobre 2010 quindi ho interrotto lo stage, con due mesi di anticipo: nel frattempo infatti era arrivata la chiamata di Tetra Pak, a cui avevo inviato il cv online qualche mese prima. Avrei avuto difficoltà ad assentarmi un giorno intero per sostenere il colloquio a Modena quindi ci siamo accordati per un prima intervista telefonica, in parte in inglese. Qualche giorno dopo è arrivata un'altra chiamata, questa volta per un incontro in sede. Di nuovo si sono mostrati attenti alle mie esigenze e hanno condensato in una sola mezza giornata due momenti distinti delle selezioni, il colloquio con il responsabile HR e poi quello con il manager. Più mi si parlava del mondo Tetra Pak e più avrei voluto essere scelta. È una grande multinazionale, attenta non solo al suo core business - sviluppa, produce e commercializza soluzioni per il trattamento e il confezionamento degli alimenti - ma anche all’impatto ambientale che le sue attività producono e al benessere e alla crescita professionale dei suoi dipendenti. Dopo una settimana è arrivato il sì: ero stata scelta per uno stage in Supply Chain con rimborso spese di 800 euro, accesso gratuito a mensa e palestra aziendale. Per sei mesi ho partecipato all'implementazione di uno strumento gestionale di raccolta dati già in uso presso lo stabilimento di Modena presso alcuni fornitori Tetra Pak, anche con diverse trasferte in Austria e Svezia. Dopo un iniziale affiancamento mi è stata data grande autonomia e di questo sono molto grata: quei mesi mi hanno fatto imparare tanto.A fine stage, nel maggio 2011, mi è stato proposto un contratto semestrale del V livello del Ccnl Metalmeccanico come Supply Chain Planner, con uno stipendio di 27mila euro lordi all'anno. E lo scorso dicembre, a ridosso della scadenza, sono stata confermata a tempo indeterminato, con la stessa qualifica e la stessa retribuzione - che dopo il primo anno inizierà a crescere. E con il passaggio di contratto presto andrò anche a vivere da sola. Devo dire che in generale tutti i miei compagni di corso di Ingegneria ad oggi lavorano, qualcuno anche a tempo indeterminato come me. Comunque sembra che raccontare la propria testimonianza per la Repubblica degli Stagisti porti bene: per noi ex stagisti Tetra Pak più volte ha coinciso con l'offerta del tempo indeterminato!Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Sabina Tangerini e il Master dei Talenti: «Uno dei periodi più stimolanti della mia vita»

La Fondazione Cassa di risparmio di Torino, da quest'anno in collaborazione con la Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì, ha appena aperto le selezioni per il bando Master dei Talenti neolaureati 2012. Si tratta di 79 tirocini all'estero, in diversi settori, con rimborsi spese dai 1.400 ai 3mila euro al mese. L'iniziativa è rivolta ai laureati delle università del Piemonte, della Valle d'Aosta e della sede di Forlì dell'Alma mater studiorum di Bologna. Ecco la testimonianza di Sabina Tangerini, che ha partecipato all'edizione 2006.Ho 33 anni e ho sempre vissuto a Torino, dove ho frequentato l’università. Mi sono iscritta nel 1997 a Scienze Politiche e dopo il biennio comune l’indirizzo sociale, con un percorso in Antropologia e Sviluppo.Ho sempre lavorato per mantenermi agli studi: ho iniziato due settimane dopo il diploma e non ho mai smesso. La prima vera pausa la sto prendendo in questi giorni, con la maternità. Mentre studiavo, ho lavorato nell’assistenza ai disabili, poi come cameriera d’albergo, infine in una società di consulenza informatica. Ho concluso piuttosto presto gli esami, mentre la tesi mi ha fatto sudare un po'. Volevo a tutti costi fare una tesi di ricerca in Africa e le possibilità di partire non erano facili da trovare, specie non avendo soldi da investire per un viaggio così lungo. Ho cambiato almeno due progetti di tesi e mi sono infine laureata nel luglio 2005.Nel 2003 ho vinto il bando per il Servizio civile nazionale al Comitato collaborazione medica, una organizzazione non governativa torinese, attiva nella cooperazione sanitaria internazionale. Le mansioni erano legate alle attività di raccolta fondi e di comunicazione dell’ong in Italia. Terminato questo progetto, ho finalmente avuto l’opportunità di partecipare ad un'attività di ricerca operativa in Etiopia, a partire dalla quale ho elaborato la mia tesi. Ho quindi vinto una borsa di studio offerta da Corep e dalla Regione Piemonte nell’ambito di un’iniziativa di studio e di collaborazione con il Sud Africa, che mi ha dato la possibilità di frequentare per un mese l’università del Kwa Zulu Natal a Durban. Il contributo non era elevato, ma garantiva vitto e alloggio. Sempre nel 2005 ho seguito un corso di perfezionamento in Antropologia Medica all’università di Milano Bicocca.Ho scoperto il Master dei Talenti in Internet ad inizio 2006 ed ho fatto domanda senza troppe aspettative. In quel periodo continuavo la mia esperienza al Ccm come collaboratrice a tempo parziale ma ero alla ricerca di un'esperienza all’estero. La Fondazione Crt sembrava offrire una via di ingresso qualificante e ben remunerata. Non sono stata selezionata subito, ma ripescata dopo l’abbandono da parte della prima qualificata. Sono partita a dicembre 2006 per uno stage presso Unicri a Maputo, in Mozambico, nell'ambito di un progetto sulla giustizia minorile. La borsa di studio era tra le più alte, circa 3mila euro al mese.Avevo notevoli paure prima della partenza: non conoscevo il paese ed avevo il timore che l’esperienza all’interno di un'agenzia delle Nazioni unite sarebbe stata molto più dura, a livello umano, rispetto al lavoro in una ong. Fortunatamente le mie paure si sono rivelate infondate, il Mozambico è un paese molto interessante. Essendo la sede l’Unicri a Maputo una realtà piuttosto piccola ho potuto seguire da vicino tutti gli aspetti del progetto, il cui obiettivo era il miglioramento della situazione dei minori in conflitto con la legge attraverso il rafforzamento e delle strutture preposte alla loro tutela e rieducazione. Nel corso dei sette mesi di tirocinio abbiamo organizzato corsi di formazione, supervisionato le strutture di accoglienza e rieducazione, curato pubblicazioni ed organizzato incontri di coordinamento tra i diversi soggetti istituzionali interessati. Sono stata coinvolta in tutte le attività ed ho avuto anche la chance di partecipare a tavoli di lavoro cui partecipavano i donatori internazionali, che in Mozambico investono nello sviluppo, e il ministero della Giustizia.L’aspetto senza dubbio più interessante del lavoro si collega fortemente a ciò che ho percepito essere anche il punto debole dello stage. La tipologia di progetto, molto istituzionale, mi ha portata a lavorare a stretto contatto con personale mozambicano ed internazionale di alto livello e solo difficilmente sono riuscita a coltivare un rapporto diretto con i beneficiari del progetto: i minori in conflitto con la legge. È stata comunque un’opportunità preziosa. In Italia è molto difficile per un giovane osservare e contribuire a processi politici così importanti come quelli a cui ho partecipato. Alla fine del tirocinio si era profilata l’opportunità di una prosecuzione del rapporto con Unicri, ma per ragioni legate alla gestione del progetto,  non si è concretizzata.Al mio rientro è invece ricominciata la mia collaborazione con il Ccm che dopo alcuni mesi si è definita finalmente in una assunzione a tempo indeterminato. Oggi sono come responsabile del settore educazione allo sviluppo, sono soddisfatta della mia posizione, ma tuttora non sono certa che sia il mio punto di arrivo.Il ricordo del MdT è senza dubbio positivo, è stato uno dei periodi più belli e stimolanti della mia vita. Non penso che avrei potuto fare un’esperienza del genere senza la copertura economica concessa dalla borsa di studio e non credo che al momento esista nulla del genere nel panorama italiano. Anzi spesso gli stage sono dei veri e propri ostacoli che si moltiplicano prima di raggiungere l’obiettivo finale, il lavoro vero e proprio. Ho sempre pensato che la parola Master fosse fuorviante: anche se senza dubbio si tratta di esperienza formativa, è stato molto più simile ad un lavoro vero e proprio anche se a tempo determinato. Ma ancora più fuorviante è la parola “talento” che mi ha spesso imbarazzata nelle presentazioni che mi occorreva di fare (in portoghese per di più). Credo che la meritocrazia, soprattutto oggi in Italia, sia importante e da rivalutare. Ma penso che il voto di laurea sia un po' sopravvalutato per definire veramente i migliori, chi merita. Il vero talento spesso è la costanza con cui i giovani continuano a perseguire i propri sogni a dispetto di tutti gli ostacoli e di quello che succede intorno a loro.Testo raccolto da Riccardo SaporitiEcco l'articolo dedicato all'edizione 2012 del bando:- Stage all'estero con rimborsi fino a 3mila euro: torna il Master dei TalentiQui, invece, le storie di altri ex borsisti:- Doppio Master dei Talenti a Pechino e Hong Kong: «Un progetto basato sulla meritocrazia»- Da Torino al Ruanda: un "mal d'Africa" cominciato col Master dei Talenti- Maria Abbatescianni, un'appassionata di letteratura in ambasciata a Bucarest- Francesco Imberti, dalla Cina con amore (per il cibo italiano)- Antongiuseppe Stissi, un ingegnere piemontese sul treno per Pechino- La sensibilità di psicologo di Davide Debertolo al servizio della giustizia minorile in Mozambico- Il geologo Luca Guglielmetti, da Torino a Yellowstone con lo zaino in spalla- Michele Bertolini, l'artista della computer graphic sospeso tra Milano e Los Angeles- Nicola Rivella, un anno alla World Bank di Washington per studiare i paesi in via di sviluppo»- Paola Laiolo, da Torino a Bruxelles inseguendo l'Europa- Chiara Santi: grazie alla CRT ho scoperto la sicurezza sul lavoro e me ne sono innamorata

Stage al Comune di Napoli, ottimo per Carmine e pessimo per Assia: storie a confronto

Uno stage come opportunità per affinare le proprie competenze e magari trovare lavoro, oppure una semplice parentesi di cinque mesi di totale inattività: gli effetti sono diversi ma il tirocinio in realtà è lo stesso. Cioé quello che a cavallo tra il 2010 e il 2011 ha coinvolto 49 brillanti neolaureati nel programma “Tirocini formativi per l’occupazione” del Comune di Napoli. Quattordici mesi dopo la pubblicazione del bando, l’unica cosa che accomuna questi giovani è il fatto di essere ancora in credito con l'amministrazione comunale, che deve 2mila euro a ciascuno di loro. Per il resto le esperienze sono diametralmente opposte - come dimostrano le storie di di Carmine Aveta e Assia Giordano, rispettivamente 28 e 27 anni. Carmine (nella foto a destra) è laureato in Ingegneria dei sistemi idraulici e di trasporto all’università Federico II e definisce il suo stage «molto positivo» perché «ogni giorno sono riuscito a imparare qualcosa di nuovo». Assia invece è laureata in Scienze della comunicazione presso l’università Suor Orsola Benincasa e i suoi cinque mesi in Comune li ricorda come un’esperienza «tristissima e avvilente». Entrambi hanno scoperto dell'esistenza del bando per i tirocini a palazzo san Giacomo leggendo le bacheche online del proprio ateneo e hanno deciso di partecipare pensando che potesse essere una buona opportunità. Assia aveva avuto altre esperienze di stage ma mai nel settore pubblico: «Fin da giovanissima mi sono sempre data da fare: ho fatto un anno in Ansaldo STS come stagista nella funzione Risorse umane, con 800 euro mensili più i buoni mensa. Sei mesi presso la biblioteca del Suor Orsola Benincasa, altri cinque mesi nell’ufficio sponsoring del Teatro San Carlo - qui senza alcun rimborso spese. E ancora tre mesi come portalettere delle Poste Italiane, con un contratto a tempo determinato da circa 1100 euro mensili, oltre ad alcuni contratti a progetto come mediatrice linguistica. In tutti i casi esperienze bellissime, che mi hanno formato e permesso di imparare e lavorare veramente, in autonomia ma nel pieno rispetto delle regole aziendali». Per il tirocinio al Comune di Napoli Assia viene assegnata all’ufficio di comunicazione esterna e gestione dell’immagine dell’ente, mentre Carmine va prima all’assessorato alla mobilità, guidato dal professor Agostino Nuzzolo, e dopo una settimana al servizio viabilità e traffico, dove il dirigente è l’ingegner Giuseppe D’Alessio. I due stagisti si pagano di tasca propria pranzo e trasporti; non hanno invece spese per l'alloggio, essendo entrambi campani. La grande differenza sta nella formazione ricevuta. Carmine viene effettivamente inserito nel lavoro di ufficio, si occupa del rilievo delle aree di sosta dei motocicli già esistenti e della proposta di nuove aree, poi realizzate con apposita ordinanza: «Ho predisposto numerosi pareri per le occupazioni di suolo pubblico di bar e ristoranti e in questa veste ho avuto l’opportunità di incontrare molti progettisti cui fornivo chiarimenti in materia». Inoltre realizza un’analisi degli incidenti stradali avvenuti a Napoli nel 2009 e 2010: «Questi dati sono stati poi raccolti in un documento programmatico con l’obiettivo di avere un quadro complessivo degli interventi da effettuare in materia di sicurezza stradale». Assia invece non ha le stesse opportunità. «La mia giornata-tipo consisteva nel girare fra i vari uffici alla ricerca di una sedia libera e quando proprio le giornate erano piene, inviavo fax o scrivevo qualche lettera. Solo nelle ultime due-tre settimane del tirocinio fu lanciato, finalmente, un servizio di newsletter dipartimentale, così almeno per un giorno a settimana avevo qualcosa di serio da fare».Esperienze totalmente diverse ma anche esiti opposti. Il lavoro svolto da Carmine viene valutato molto positivamente dai suoi supervisori: così circa un mese dopo la fine del tirocinio, a fine giugno, «la nuova amministrazione e in particolare l’assessore Donati, esaminando il lavoro svolto durante lo stage, le competenze acquisite e il mio curriculum universitario, ha ritenuto opportuno inserirmi come tecnico nel suo staff all’assessorato alla mobilità e infrastrutture con un contratto part-time». Per Assia invece, come prevedibile, nessuno sbocco professionale. E lei oggi si sente quasi in colpa: «È quasi come se avessi rubato 2mila euro alle tasche dei contribuenti napoletani: alla fine il mio stage è consistito nel consumarmi le suole delle scarpe girando da un ufficio all’altro. Sinceramente sono stanca di essere napoletana: non per le persone che abitano in questa splendida città ma per le istituzioni che ci governano. Poi si lamentano del fatto che l’anno scorso circa 7mila ragazzi della Campania si sono trasferiti: ma si sono domandati il perché?».Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento leggi anche:- Comune di Napoli, l'assessore: «I soldi per gli stagisti dell'anno scorso non ci sono»- Stagisti al Comune di Napoli, due anni di attesa per ricevere il rimborso spese - Laureati e diplomati da più di 12 mesi, in Campania niente più tirocini. Il responsabile del centro per l'impiego di Napoli spiega perché

Doppio Master dei Talenti a Pechino e Hong Kong: «Un progetto basato sulla meritocrazia»

La Fondazione Cassa di risparmio di Torino, da quest'anno in collaborazione con la Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì, ha appena aperto le selezioni per il bando Master dei Talenti neolaureati 2012. Si tratta di 79 tirocini all'estero, in diversi settori, con rimborsi spese dai 1.400 ai 3mila euro al mese. L'iniziativa è rivolta ai laureati delle università del Piemonte, della Valle d'Aosta e della sede di Forlì dell'Alma mater studiorum di Bologna. Ecco la testimonianza di una giovane donna che ha partecipato all'edizione 2008.Mi chiamo Roopa Bea, sono nata ad Ullal, in India, nel 1982. Sono arrivata in Italia l'anno successivo e sono cresciuta con la mia famiglia adottiva a Vinovo, in provincia di Torino. Mi sono iscritta al liceo linguistico europeo Sant’Anna di Moncalieri. In quarta superiore ho partecipato al programma AFS-Intercultura, tramite il quale ho trascorso tre mesi in Austria. È stata un’esperienza formativa non solo per la lingua ma soprattutto di crescita personale. All’epoca non avevo ancora il telefonino, le e-mail erano rare e i costi del telefono strepitosi, quindi è stata una full immersion totale, in un paese nuovo e lontana dagli affetti di sempre. Durante l’università ho frequentato scienze della mediazione linguistica per il triennio e lingue straniere per la comunicazione internazionale per il biennio, ho avuto la possibilità di recarmi due volte in Cina per studiare, ma sostenendo tutte le spese personalmente - perché non esistevano programmi come l’Erasmus. Per riuscire a non gravare troppo sulla mia famiglia ho dato un po’ di ripetizioni e sono andata a raccogliere i lamponi in estate.Durante l’università non ho avuto modo di fare tante esperienze di stage poiché il tempo per lo studio era molto, dato che ho imparato il cinese e il tedesco. Tuttavia ho potuto vivere un’esperienza a Bagnolo Piemonte dove per alcuni mesi sono stata impiegata allo sportello immigrazione, seguendo i cinesi residenti in quelle zone. Una volta terminata l’università sono stata circa sei mesi a Pechino per approfondire la conoscenza della lingua. Tornata in Italia, mia mamma mi ha detto che aveva letto del bando della Crt e quindi mi sono candidata. Onestamente temevo che non avrei vinto: invece sono stata chiamata per una posizione ad Hong Kong con un’azienda italiana che aveva un ufficio di rappresentanza in Asia. Però sono rimasta solamente un paio di mesi: non avevano molto da farmi fare e quindi ho chiesto di tornare, visto che percepivo questo periodo come una perdita di tempo. Però la Fondazione, comprendendo la situazione, mi ha proposto un nuovo tirocinio a Shanghai. E quindi sono subito ripartita per uno stage alla Angelo Po Grandi Cucine, dove sono rimasta per parecchio tempo visto che dopo i sei mesi di stage sono stata assunta. Dopo altri sei-sette mesi però, non avendo ottimi rapporti con la direzione locale e nemmeno un trattamento economico che mi permettesse di vivere in Cina (1500 euro al mese ma con tutte le spese a mio carico, contro la precedente borsa di tirocinio che ammontava invece a 3.200 euro mensili!), sono rientrata in Italia. Durante la mia lunga permanenza in Cina ho potuto confrontarmi con realtà molto diverse, sia stranieri miei coetanei che lavoravano lì, sia altri talenti Crt sia naturalmente i giovani locali. Anche lì esiste lo stage: la nostra centralinista per esempio aveva appena finito le superiori e lavorava da noi, inquadrata come tirocinante, con un rimborso spese davvero minimo. Una volta rientrata in Italia ho continuamente cercato, sia qui che in Cina, un lavoro retribuito adeguatamente. Non ho mai preteso di guadagnare cifre spropositate, ma almeno il giusto per un profilo professionale arricchito da così tante esperienze. Purtroppo l’Europa e soprattutto l’Italia non offrono grandi possibilità ai giovani. Oggi mi ritengo molto fortunata perché ho un lavoro fisso ormai da due anni, mediamente retribuito anche se i compromessi sono sempre moltissimi. Parlo le lingue che amo, ma sono passata al lato commerciale. Mi sono reinventata come figura professionale e ho considerato il tutto come un’ottima sfida per crescere. Ho molto timore di ciò che accadrà, nonostante un contratto a tempo indeterminato il posto sicuro non esiste più. Mi piace ciò che faccio, anche se sono consapevole che in altri tempi, in un’altra Italia, forse avrei potuto avere una carriera differente. Oggi guadagno 1.500 euro mensili, cui si aggiungono due premi all'anno,  per le vendite, da 800 euro ciascuno. Tuttavia mi reputo soddisfatta perché riesco a vivere da sola, ovviamente con moltissimi sacrifici, a progettare il mio matrimonio per la prossima primavera e a credere che potrò farcela in qualche modo. Guardando indietro, posso dire che il Master dei Talenti ha cambiato la mia vita totalmente: in un attimo ho avuto nuovamente fiducia negli enti, che spesso vengono tacciati di far vincere solamente i conoscenti, ho compreso che la meritocrazia ancora ha un peso e che il mondo è davvero un ventaglio di opportunità. Quando ho intrapreso il MdT ammetto che ero molto inesperta: è stata un’ottima palestra. Grazie alla borse di studio ingente ho potuto perfino risparmiare: e i soldi mi sono poi serviti per sopravvivere in Cina nel periodo in cui ero impiegata direttamente dall’azienda italiana. Nel mio cuore ringrazio spesso la Fondazione per quanto mi ha offerto; sono felice di essere un animo ottimista in questo periodo davvero complesso.Testo raccolto da Riccardo SaporitiEcco l'articolo dedicato all'edizione 2012 del bando:- Stage all'estero con rimborsi fino a 3mila euro: torna il Master dei TalentiQui, invece, le storie di altri ex borsisti:- Da Torino al Ruanda: un "mal d'Africa" cominciato col Master dei Talenti- Maria Abbatescianni, un'appassionata di letteratura in ambasciata a Bucarest- Francesco Imberti, dalla Cina con amore (per il cibo italiano)- Antongiuseppe Stissi, un ingegnere piemontese sul treno per Pechino- La sensibilità di psicologo di Davide Debertolo al servizio della giustizia minorile in Mozambico- Il geologo Luca Guglielmetti, da Torino a Yellowstone con lo zaino in spalla- Michele Bertolini, l'artista della computer graphic sospeso tra Milano e Los Angeles- Nicola Rivella, un anno alla World Bank di Washington per studiare i paesi in via di sviluppo»- Paola Laiolo, da Torino a Bruxelles inseguendo l'Europa- Chiara Santi: grazie alla CRT ho scoperto la sicurezza sul lavoro e me ne sono innamorata

Da Torino al Ruanda: un "mal d'Africa" cominciato col Master dei Talenti

La Fondazione Cassa di risparmio di Torino, da quest'anno in collaborazione con la Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì, ha appena aperto le selezioni per il bando Master dei Talenti neolaureati 2012. Si tratta di 79 tirocini all'estero, in diversi settori, con rimborsi spese dai 1.400 ai 3mila euro al mese. L'iniziativa è rivolta ai laureati delle università del Piemonte, della Valle d'Aosta e della sede di Forlì dell'Alma mater studiorum di Bologna. Ecco la testimonianza di una giovane donna che ha partecipato all'edizione 2007.«Mi chiamo Daniela Rana, ho 30 anni e ho sempre vissuto nel Monferrato - nella provincia astigiana - in una famiglia di “terroni” emigrata Puglia in cerca di lavoro. Mio padre ha fatto l’operaio per 40 anni e mia madre è sempre stata casalinga, seppure spesso svolgendo lavoretti in nero per far quadrare il bilancio familiare. Ho frequentato il liceo scientifico e poi ho scelto Scienze politiche, ad Alessandria. Ad un certo punto ho iniziato a sentire il richiamo del mondo e ho fatto domanda per l’Erasmus: ho trascorso quasi tutto il 2005 in Olanda, a Rotterdam, lavorando e studiando. Con un contributo di 275 euro al mese l’università non riusciva a coprirmi nemmeno i costi dell'affitto - 320 euro per un appartamentino di trenta metri quadri. Perciò lavoravo in un call center, quattro ore al giorno ad orari flessibili, in regola e con una paga dignitosa. Nel frattempo studiavo, e alla fine sono tornata con tre esami e parte della tesi all'attivo: l’anno seguente infatti mi sono laureata.Prima di partecipare al Master dei Talenti, ho svolto uno stage obbligatorio all’Istituto per la Storia della Resistenza di Alessandria: tre mesi, senza rimborso spese, ma almeno è stato interessante ed istruttivo. Abbiamo catalogato centinaia di libri - un'esperienza che ora, nell’ambito del mio attuale lavoro di dottoranda, mi è tornata davvero utile. Ho conosciuto il bando Mdt dal job placement della mia università. Sono andata ad uno degli incontri informativi della Fondazione Crt, per provare a capire se fosse già tutto preparato e tagliato su misura per alcuni candidati, come spesso succede. Invece, con sorpresa, l’impressione è stata molto positiva: il coordinatore del progetto ci ha parlato in termini molto chiari e schietti e ci ha fornito alcuni consigli fondamentali.Mi sono candidata per diverse posizioni e ho vinto quella di Unssc - United Nations System Staff College. Sono rimasta circa dieci mesi a Torino, quindi ne ho trascorsi un paio a Kigali, in Ruanda. Essendo rimasta perlopiù in Italia, la mia borsa era la più bassa: "solo" 1400 euro lordi al mese; ma per il periodo trascorso in Ruanda ho avuto la copertura totale di tutte le spese - solo il viaggio aereo ammontava a 2mila euro! Per quanto riguarda il lavoro, credo che l’Unssc non avesse capito effettivamente cosa s’intendesse per “stagista del MdT”, perciò mi sono ritrovata a fare un po’ il factotum. Questo, se da un lato mi ha permesso di esplorare diversi campi e di inserire una nota di prestigio nel curriculum, dall’altro non aderiva all’idea iniziale della Fondazione. Ho comunque avuto la possibilità di vivere per un pochino in Ruanda, per preparare un corso nell’ambito della riforma delle Nazioni unite.Rispetto alla logica del MdT, vorrei sottolineare che si tratta di uno dei rarissimi casi italiani in cui si cerca davvero di realizzare un accesso meritocratico e completamente sganciato dalla situazione economica di partenza. Il che non mi pare davvero poco. In secondo luogo, avendo partecipato l’anno scorso al processo di selezione per i nuovi "masteristi dei talenti", mi sono resa conto di quanto fossero trasparenti e slegate da logiche di potere. E questo, in Italia, rappresenta una meritevole eccezione che, spero, faccia scuola. Infine, una prima esperienza di tale prestigio, pagata anche molto, permette di rendersi conto del proprio valore e di vedere lo stage anche come uno strumento formativo ma, non per questo, umiliante e discriminatorio. Inoltre, questo tirocinio da la possibilità di lavorare in campi di cui siamo appassionati senza dover svendere il nostro lavoro, compromettendo il mercato in quel settore e la nostra dignità di lavoratori.Dopo MdT ho iniziato un dottorato e poi sono tornata in Africa con il servizio civile. Sono partita per Nairobi con l’ong Ipsia - Acli di Milano e ci sono rimasta per un anno, vivendo un’esperienza incredibile, meravigliosa e durissima. Una volta tornata ho ripreso il terzo anno di dottorato, finito a dicembre 2011: ora sono nei miei sei mesi di proroga, con scadenza a giugno. Vivo a Torino col mio compagno; per fortuna ho messo da parte qualche soldino e cercherò di arrivare a giugno, poi si vedrà. Non conto sull’aiuto dei miei perché ritengo che a 30 anni si debba fare tutto il possibile per conservare un’autonomia, anche economica. Ad oggi non so cosa farò da giugno in avanti: con ogni probabilità non resterò in Italia, sia che vinca un post-doc sia che lavori in cooperazione, gli unici due campi in cui ho un minimo d’esperienza. In ogni caso, spero di tornare in Africa presto!»Testo raccolto da Riccardo SaporitiEcco l'articolo dedicato all'edizione 2012 del bando:- Stage all'estero con rimborsi fino a 3mila euro: torna il Master dei TalentiQui, invece, le storie di altri ex borsisti:- Maria Abbatescianni, un'appassionata di letteratura in ambasciata a Bucarest- Francesco Imberti, dalla Cina con amore (per il cibo italiano)- Antongiuseppe Stissi, un ingegnere piemontese sul treno per Pechino- La sensibilità di psicologo di Davide Debertolo al servizio della giustizia minorile in Mozambico- Il geologo Luca Guglielmetti, da Torino a Yellowstone con lo zaino in spalla- Michele Bertolini, l'artista della computer graphic sospeso tra Milano e Los Angeles- Nicola Rivella, un anno alla World Bank di Washington per studiare i paesi in via di sviluppo»- Paola Laiolo, da Torino a Bruxelles inseguendo l'Europa- Chiara Santi: grazie alla CRT ho scoperto la sicurezza sul lavoro e me ne sono innamorata