Categoria: Storie

Non sempre si inizia col lavoro dei sogni: ma poi tutto può cambiare

La Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità, e la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito. Di seguito quella di Fabrizio Legrottaglie, oggi IT Project Analyst a tempo indeterminato per ALD Automotive, a Roma. NB: al momento della pubblicazione di questo articolo ALD Automotive faceva parte dell'RdS network; dall'aprile del 2014 non ne fa più parte. Sono Fabrizio, ho 27 anni e vengo da Fasano, in provincia di Brindisi, ma ora vivo a Roma. Sono rimasto in Puglia fino al conseguimento della laurea triennale in Scienze Politiche a Bari e durante il mio secondo anno universitario, il 2006, ho vissuto a Londra per quattro mesi per frequentare un corso di inglese alla St. Gyles International School, grazie al quale ho ottenuto il First Certificate of English. Ho potuto farlo grazie ad una borsa ex Inpdap - l'ente previdenziale degli impiegati pubblici: mio padre è impiegato comunale - che mi ha permesso di soggiornare a prezzi agevolati in un residence del quartiere Angel, nella zona nord di Londra. La borsa dava diritto anche a pranzo e cena gratuite - o eventualmente a un rimborso monetario, qualora non si usufruisse del diritto - e a qualche visita culturale.A settembre 2007 ho discusso la tesi di primo livello e dopo qualche mese mi sono trasferito a Roma per frequentare la specialistica in Relazioni Internazionali alla Luiss. I costi sono stati piuttosto alti, 7500 euro all'anno solo di retta, ma è un ateneo che ha solidi legami con il mondo aziendale e un programma formativo molto ricco... che io ho arricchito ulteriormente, seguendo prima un master seminariale in Europrogettazione presso l'università del Salento - era il primo anno di specialistica - e poi ottenendo l'MBA in Executive master alla scuola di formazione professionale Tax Consulting Firm di Roma, durante il secondo anno, con lezioni due week end  al mese. A febbraio 2010 ho discusso la mia tesi specialistica, incentrata sui servizi finanziari disponibili per gli immigrati albanesi in Puglia e nel loro Paese. Poi sono tornato a casa e... mi sono rimesso a studiare. Volevo acquisire una formazione ancora più specifica per il mondo aziendale e, approfittando di una borsa "Ritorno al futuro", ho frequentato quasi gratuitamente il master in Marketing and Management alla Strategies Business School di Casamassima, vicino Bari, che costava 9.600 euro [per i corsi all'interno della Puglia il costo massimo coperto dalla Regione è di 7500 euro, ndr] . Nel frattempo ho fatto anche il mio primo stage: non era previsto dal percorso, ma avevo voglia di fare esperienza nel marketing. Tramite conoscenze private ho ricevuto la disponibilità del San Domenico Hotel di Brindisi e ho sollecitato la convenzione con il mio ex ateneo, la Luiss. Però niente rimborso, lo stage era del tutto gratuito. Da giugno a dicembre 2010 ho collaborato alla redazione della rassegna stampa, alle attività di pubblicità; ho curato i rapporti con broker e agenzie di viaggio; ho lavorato alla partecipazione alle fiere di settore. Alla fine mi hanno proposto un contratto a tempo indeterminato come receptionist, ma ho rifiutato: lì non vedevo molte possibilità di crescita per un giovane desideroso di imparare. A giugno 2011, quando ho ottenuto il diploma del master, era da poco arrivata una piccola svolta: mi ero trasferito a Maastricht, dove da maggio a settembre ho lavorato come Customer Service Representative presso la Daimler, con un contratto a termine da 1.200 euro al mese - un'opportunità trovata sul sito della Luiss. È stata un'esperienza molto formativa, a cui è seguita la proposta di rimanere, ma ho deciso di non farlo per ragioni famigliari. In compenso quei mesi mi hanno aperto le porte di ALD Automotive: verso fine anno infatti, sempre sul sito del mio ex ateneo, mi sono candidato ad un'offerta di stage per il reparto Assistenza clienti, e sono stato contattato. L'iter di selezione è stato rapido e serio: in una decina di giorni ho sostenuto due colloqui - uno con le Risorse umane e uno con il manager del reparto - e ho ricevuto una risposta: positiva. Ed ecco la sorpresa: niente stage, sono stato assunto subito con contratto di sostituzione aspettativa, perché da un lato era appena cambiata la legge sullo stage - ed io, laureato ormai da più di 12 mesi, ero fuori dai giochi - e dall'altro si era creato un buco di organico. Ho iniziato la sostituzione a settembre, ma quattro mesi dopo mi è stato offerto un apprendistato triennale da 22mila euro lordi all'anno. Ho lavorato nel Customer Care per un anno e mezzo, occupandomi della mappatura dei processi e della redazione dei Key Performance Indicator di reparto, oltre che di assistenza telefonica e di back office ai clienti ALD, fino a quando a marzo 2013 ho partecipato alla selezione interna per IT Project Analyst. E l'ho passata, quindi dal 2 maggio ho cambiato attività e reparto. E contratto, passando all'indeterminato. Questi sono i miei primi giorni... Mi sento davvero fortunato: molti miei amici ancora studiano o lavoricchiano, pochi hanno la fortuna di lavorare in un'azienda solida come ALD; ma da parte mia ce l'ho messa tutta, anche iniziando da lavori non proprio su misura per me. Ogni lavoro è un ottimo punto di partenza. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Tirocini Schuman, un giurista precario tra Napoli e resto del mondo: la storia di Giuliano

Domani, il 15 maggio, è l'ultimo giorno utile per candidarsi al nuovo bando Schuman per tirocini al Parlamento europeo. Le posizioni aperte sono più di 150 - si può scegliere tra l'opzione generale o quella giornalismo - e il rimborso spese è ottimo: 1200 euro mensili. Giuliano Vosa, trentenne di Napoli, ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza. Sono a un passo dai trent'anni - li compirò il primo giugno - e vengo da Napoli. Diciott'anni a Napoli non passano inosservati per le inevitabili sorprese che riserva: anche se vivi in un condominio elegante, basta girare l'angolo e ti scontri con i diecimila rivoli di una vita diversa. Ho vissuto al liceo Classico Umberto I un'adolescenza apparentemente tranquilla. Avevo un curriculum da primo della classe, ma mi sentivo sentimentalmente – a tutti i livelli – inappagato. Con il beneplacito dei miei, mi trasferisco a Roma, sponda Luiss, facoltà di Giurisprudenza, dove in due anni inizio a capire che devo ripartire. Erasmus a Stoccolma, dove quattro mesi diventano un anno; esperienza impagabile, eppure ancora qualcosa manca. Ritorno più ricco e più irrequieto di prima; parto per tre mesi a Madrid (siamo nel 2005), lavoro in un bar e respiro l'odore dei gazpachos malaguegni all'angolo di Alvarado. Malvolentieri torno e inizio a lavorare all'università come tutor per gli studenti Erasmus, escogito piani di studio improbabili e sprono tutti a partire, dentro di me sapendo che toccherà ancora a me. Gli anni della specialistica sono tutti un viaggio, alcuni di piacere, altri per studio come a New York, dove nel 2008 partecipo al Model United Nations, una simulazione diplomatica che ricalca i processi di negoziazione delle Nazioni Unite. È il viaggio più forte, sotto tutti gli aspetti.La tesi all'estero in diritto costituzionale, concepita grazie a un professore che ci crede, mi porta a Bruxelles, dove inizio per caso, gratis, a collaborare per una fondazione che segue le riforme istituzionali di Lisbona. Da lì entro in contatto con tutti i funzionari del Parlamento europeo e trovo porte spalancate. Alcuni di loro mi spingono a partecipare alla selezione per lo Schuman opzione generale. Mi prendono, e dopo la laurea in Diritto delle Istituzioni a maggio del 2008 passo cinque mesi belli ed intensi alla Commissione per gli affari giuridici: mi occupo di ricorsi alla Corte (insieme col Servizio Giuridico del Pe), basi giuridiche, procedure legislative ed esecutive, rifusione atti (cioè riunire in un unico atto tutta la disciplina di una materia, spuntando qua e là); e ottengo tanto, in termini umani e professionali: al punto che continuo a "campare di rendita" pubblicando gli aggiornamenti delle materie che ho imparato lassù. Seguono sei mesi, nell'ambito di un progetto di ricerca interno al Parlamento in materia di rapporti interistituzionali con il Consiglio Europeo, con una borsa di 900 euro. Nel frattempo supero anche l'omologazione della mia laurea in Spagna. È il piano B, nel caso decidessi di ripartire. Ma non ho mai voluto recidere il cordone ombelicale con la mia terra. Inizio poi a collaborare a distanza con le cattedre di diritto costituzionale e parlamentare della Luiss e nel 2009 – durante le elezioni al Pe - riesco a vincere un dottorato della Sapienza. Purtroppo però senza borsa di studio. Riparto alla volta di Bruxelles per studiare l'Unione Europea. Mi affeziono al candidato più “contro” su piazza, l'ex pm De Magistris, e quando viene eletto mi propongo per lavorare con lui. Collaboro con la sua commissione per un paio di progetti di rilievo europeo – stipendio circa 900 euro al mese – mentre entro a Firenze al Seminario di studi parlamentari e costituzionali “Tosi”, per sei mesi. Vivo senza fatiche, grazie ai settecento euro della borsa e ai gelati di fronte a viale del Fante, sostitutivi di uno o anche due pasti.Decido di continuare a Roma e inizio uno stage con l'Ufficio Rapporti Ue della Camera; un posto fantastico, per la qualità delle persone che ci lavorano e per lo splendore della palazzina,  isolata dal delirio montecitoriano. Li avevo incontrati per la tesi e, potendo scegliere uno stage nelle istituzioni grazie al Seminario, non ho avuto dubbi. Tuttavia prospettive future zero, salvo concorso che si celebra ogni dieci anni con 5/10 posti per un numero di candidati tale che non sanno più dove fare le prove, la prossima forse a Villa Pamphili. Mi sento preso fra la voglia di ripartire e la foga di cambiare qualcosa qua. A casa mia.Il momento in cui il neosindaco De Magistris mi chiama per chiedermi di lavorare nel suo staff al Comune di Napoli lo ricordo perfettamente: ero a San Lorenzo, verso mezzogiorno, per un pranzo al bar con una che volevo incontrare da tempo. Resto interdetto ma non discuto oltre e da due anni, dal 2011, mi dedico al patrimonio immobiliare napoletano per circa mille euro al mese. Roba da far accapponare la pelle, sia pure part time: torno a vivere coi miei, passo giornate intere in sopralluogo in quartieri di Napoli di cui ignoravo l'esistenza - la sospettavo, ma vederli dal vivo è sempre peggio. Continuo anche all'università a Roma, avviandomi verso la fine del mio dottorato. E poi scrivo articoli scientifici, divulgazioni per il giornale del Comune, altro. Sostengo tutte le cause che mi paiono giuste, tipo il movimento delle Agende rosse. Prendo quattro treni a settimana ma sono contento. Ho qualche prospettiva, o mi illudo di averla. Studio un po' per i concorsi italiani, un po' per quelli europei. Sono iscritto alle newsletters di tutti, ma proprio tutti i siti che pubblicizzano offerte di lavoro all'estero, ma non mando più curricula dal 2010. Tengo rapporti con varie università straniere eppure, per ora, galleggio sul filo della domanda fatidica: vado o resto? In Italia il lavoro non esiste, nel senso che è rovesciato nei suoi presupposti: sei tu a pregare gli altri perché se ne avvantaggino. Lo stage è un cappio al collo, eppure è segno dei tempi, del precariato a tutto tondo. Anche se le condizioni sono buone, come a Bruxelles, è sempre instabile come un soffio di vento. Qualunque Carta dei diritti dello stagista non può prescindere da due cose: qualità delle persone e possibilità di sbocco lavorativo futuro in quell'ambiente. Nessuno può lavorare sapendo che tempo tre, sei mesi dovrà fare il fagotto. È semplicemente irragionevole pretenderlo ed altrettanto innaturale cimentarvisi. L'Italia, con tutto il rispetto perché anche mio, è un Paese premoderno. Testo raccolto da Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Tirocini Schuman al Parlamento europeo: 150 opportunità da 1200 euro al mese aperte anche ai giornalisti- «Nel bluebook della Commissione Ue si entra grazie al cv, ma per lo stage bisogna fare lobbying»- 25 anni di Erasmus: una scelta vincente, anche per l'occupabilità - Grazie all'Erasmus Placement ho trovato lavoro a Bruxelles: la testimonianza di Nicola Corridore

Il sogno di un lavoro nella comunicazione: una ex stagista Schuman a caccia della buona occasione

C'è tempo fino al 15 maggio per candidarsi al nuovo bando Schuman per tirocini al Parlamento europeo. Le posizioni aperte sono più di 150, si può scegliere tra l'opzione generale o quella giornalismo, e il rimborso spese è ottimo: 1200 euro mensili. Alessandra Paolini, 29enne di Ascoli Piceno, ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza. Mi chiamo Alessandra, ho 29 anni e vengo da un piccolo paese in provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche. Sono cresciuta qui, studiando al liceo scientifico della mia città per poi trasferirmi a Perugia dove ho frequentato la facoltà di Lettere moderne. Esterofila da sempre, con un tentativo fallito di volare negli States per frequentare lì il quarto anno di liceo, nel 2006 ho colto la prima occasione utile per un’esperienza all’estero e sono stata per sei mesi all’università di Leeds (Uk) come studentessa Erasmus.Nel 2008 è arrivato il momento di un’altra avventura europea, questa volta lavorativa, offerta dal ministero dell’Università (Miur), grazie al quale ho insegnato italiano per un anno nelle scuole superiori di Glasgow in Scozia: percepivo circa mille euro al mese per 12 ore lavorative alla settimana. L’insegnamento non era però la mia strada. L’anno seguente mi sono trasferita a Roma e ho continuato gli studi specialistici alla Sapienza, con un indirizzo in Comunicazione e giornalismo. Ho iniziato a collaborare con testate online in maniera più o meno retribuita... più meno che più: facevo lavoretti pagati per potermi mantenere mentre facevo gratis i lavori che mi interessavano sul serio, come purtroppo è ormai la realtà quotidiana di una larga fetta di miei coetanei. Contemporaneamente cercavo occasioni di alto profilo a livello internazionale: così ho fatto domanda per un tirocinio (ahimé, non retribuito) all’ufficio di corrispondenza della Rai a New York e per il bando Schuman opzione giornalismo, che offriva la possibilità di lavorare cinque mesi nel cuore delle istituzioni europee da giornalista, con uno compenso più che dignitoso (1.200 più rimborsi e agevolazioni alla mensa del Parlamento).Ho avuto la fortuna di essere selezionata per entrambi, così sono partita per New York a dicembre del 2010 e a marzo ho sostituito il mio biglietto di ritorno per Roma con uno di solo andata per Bruxelles. Lo Schuman (marzo – agosto 2011) ha rappresentato un’occasione unica di crescita personale, ha consolidato il mio senso di appartenenza europea e mi ha formato professionalmente come poche esperienze (lavorative o di stage) prima di allora. Per non parlare del lato social e delle possibilità di svago che offre la location letteralmente nel cuore d’Europa, a due ore di treno da Parigi, Londra e Amsterdam. Una volta a Bruxelles, integrata nella squadra di creativi della divisione Web communication del Segretariato generale, sono stata incaricata – sotto supervisione della mia tutor - di seguire giornalmente i processi decisionali del Parlamento Ue, per poi scrivere articoli sulla pagina news ufficiale in Italiano. Il team web era composto da editori delle 22 lingue ufficiali che a turno scrivevano sinossi per i pezzi (poi tradotti e adattati in tutte le altre lingue) e curavano quotidianamente la pagina nella propria madrelingua. Oltre a interviste agli eurodeputati, partecipazioni a eventi e alle assemblee plenarie, è prevista per tutti gli stagisti un’esperienza - adeguatamente rimborsata - presso il Parlamento di Strasburgo, anch’essa utile per capire i meccanismi europei. Bisogna però sempre tenere a mente che questo non è un programma di stage a scopo di assunzione. Per firmare un contratto da officer al Parlamento europeo si devono superare concorsi pubblici estremamente selettivi: dunque già sapevo che non mi avrebbero offerto un contratto al termine del periodo di tirocinio. Tuttavia, a chi si accinge a fare questa esperienza mi sento di dire che Bruxelles offre davvero molte opportunità ed è una delle poche zone franche per il lavoro giovanile nel panorama europeo desolante che conosciamo ormai troppo bene. Molte possibilità sono legate alla vita delle istituzioni europee, che hanno qui il loro cuore pulsante, e altre al mondo dell’impresa privata che nella capitale d’Europa conta numerosi headquarter e sedi di coordinamento. Durante i cinque mesi da stagista-giornalista Schuman mi sono state sempre date responsabilità e sono stata trattata in tutto e per tutto come parte del team; è stato senz’altro un periodo determinante per capire che volevo lavorare nella comunicazione legata alle istituzioni e alle organizzazioni internazionali. Anche per questo ho scelto di trasferirmi in Spagna per perfezionare il mio cv europeo e imparare un’altra lingua; ho lavorato per una ong a Valencia, sempre nel campo della comunicazione, poi sono tornata a Roma dove ho abbinato un contratto a progetto come assistant editor per il branch italiano di una multinazionale francese (con uno stipendio di 900 euro lordi) a un master part-time, che frequentavo nei week-end, in Cooperazione internazionale, per il quale avevo vinto una borsa di studio Inpdap. Per il futuro guardo alle Nazioni Unite e all’Unione europea in cerca dell’occasione d’oro. Per il momento accetto contratti a breve termine a Roma, ma sono prontissima per partire ancora. Certo, sono una giovane precaria italiana con tutte le difficoltà del caso, ma mi ritengo anche una professionista con un background lavorativo alle spalle, che parla fluentemente tre lingue ed è fiduciosa in un futuro pieno di possibilità. In Europa e nel mondo.Testo raccolto da Ilaria Mariotti Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Tirocini Schuman al Parlamento europeo: 150 opportunità da 1200 euro al mese aperte anche ai giornalisti- «Nel bluebook della Commissione Ue si entra grazie al cv, ma per lo stage bisogna fare lobbying»E anche:- Tirocini Unipharma, il salto di Ester dall'università di Bologna a Cambridge passando per Barcellona- Tirocini Schuman, un lettore vince e ringrazia la Repubblica degli Stagisti: «Ho saputo del bando grazie alla vostra Newsletter»

«Un'azienda sana riconosce sempre merito e impegno»: la storia di Corrado, da stagista a consulente in PwC

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Corrado Scola, consulente fiscale in ambito finanziario per PwC Tax & Legal Services (TLS) a Milano. Sono Corrado, ho 24 anni e vengo da Civate, un piccolo paese in provincia di Lecco, dove ho frequentato il liceo scientifico. Durante le superiori mi sono dedicato molto agli sport - sono un appassionato di calcio - oltre che allo studio, e non è rimasto molto tempo per eventuali lavoretti. A settembre 2007 mi sono iscritto ad Economia alla Bocconi e, nonostante la distanza da casa non fosse molta, mi sono trasferito a Milano, inizialmente con mia sorella e poi con un compagno di università. Il terzo anno è stato particolarmente intenso, perché per metà l'ho frequentato all'università di Birmingham con una borsa Erasmus: una scelta che si è rilevata vincente sia per l'esperienza in sè, bellissima, sia per il vantaggio di migliorare l'inglese e arricchire il curriculum con un'esperienza universitaria all'estero, secondo me utile per quando fosse giunto il momento di affrontare seriamente il mondo del lavoro. A febbraio del 2010 sono tornato in Italia e mi sono concentrato sugli ultimi esami e sulla tesi, che ho discusso il settembre successivo. Poi sono rimasto in Bocconi, iscrivendomi alla specialistica in Amministrazione, finanza e controllo. Al secondo anno della laurea specialistica - era dicembre 2011 - un collega di università mi ha fatto presente che lo studio Tax & Legal Services di PwC di Milano, dove lui era in stage, cercava un'altra risorsa da inserire, con rimborso. Ho deciso di candidarmi: il mio compagno di corso mi aveva parlato molto bene dell'ambiente di lavoro e la posizione richiedeva delle competenze che ricalcavano con precisione il mio percorso accademico. Lo studio in particolare cercava uno stagista in grado di occuparsi di  transfer pricing, con ottime conoscenze di contabilità e valutazione d'azienda. Quindi ho compilato il form online sul sito aziendale e poco dopo sono stato contattato per sostenere il colloquio, prima conoscitivo poi tecnico. Il riscontro è stato positivo e a febbraio 2012 ho iniziato il mio stage semestrale full time, pagato 900 euro lordi al mese. Come ho detto era il mio secondo anno di specialistica e avevo ancora degli esami da fare, perciò l'azienda ha acconsentito a posticipare di un mese l'inizio dello stage, permettendomi di finire gli esami nella sessione di gennaio. La stessa flessibilità mi è stata garantita anche a fine stage, proprio in concomitanza con lo scadere dei termini per la consegna della tesi, e lo studio mi ha concesso un mese di pausa per concentrarmi sulla scrittura. Così a settembre ho consegnato il mio lavoro e lo scorso marzo ho conseguito la laurea specialistica. Durante i sei mesi dello stage il rapporto con i tutor aziendali e i colleghi è sempre stato ottimo; da subito si sono dimostrati subito gentili e disponibili. Il mio impegno poi è stato sempre riconosciuto e premiato, tant'è che già a metà stage lo studio mi ha chiesto se mi fosse piaciuto continuare la collaborazione con loro, una volta terminati i sei mesi. Ho accettato con gioia, consapevole però che nessuno dà niente per niente: entusiasmo, voglia di fare, impegno verranno sempre riconosciuti in un ambiente di lavoro sano, come è appunto quello di PwC. I termini dell'offerta lavorativa per me erano piuttosto allettanti: l'azienda aveva tenuto conto della mia performance durante lo stage e mi ha riconosciuto un'anzianità superiore al primo ingresso:  24mila e 500 euro annui a partita Iva con un contratto annuale a rinnovo tacito. Adesso quindi sono consulente fiscale in materia di transfer pricing, un lavoro che mi piace molto perché mi permette di sfruttare - anche se non completamente per ora - le competenze di valutazione d'azienda e di contabilità. Il compenso che percepisco mi permette di mantenermi completamente da solo, ma fortunatamente ho anche una famiglia alle spalle a cui posso fare ancora riferimento. Ora vivo in affitto con un mio amico dell'università e si sa che il costo della vita a Milano è alto. Penso che la mia sia stata un'esperienza fortunata: ho trovato uno stage durante l'università e mi è stata fatta una proposta di lavoro significativa ancora prima della laurea, quindi non ho incontrato grossi problemi. Tra i miei amici di sempre e gli amici di università invece vedo stage senza futuro e lavori non adeguatamente remunerati - il famoso sfruttamento, in sostanza. Fin qui sono molto soddisfatto della mia esperienza lavorativa e vorrei solo avere la possibilità di crescere professionalmente nello studio. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Ferrero, stage senza assunzione. Anzi sì: avvio di carriera a sorpresa per Luca

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Luca Graziano, assunto nel Sale Services & Customer Care di  Ferrero a Pino Torinese.  Mi chiamo Luca, ho 25 anni e vivo in provincia di Torino. Ho frequentato il liceo scientifico, dove ho ottenuto anche la patente informatica europea Ecdl e il certificato di inglese Fce, esercitando la lingua sul campo con un breve periodo di studio presso il Presentation College di Bray, vicino Dublino. Finito il liceo, nel 2006 sono iscritto a Scienze politiche a Torino e... ho iniziato a lavorare sodo: ho conseguito la laurea triennale a luglio 2009, alla prima sessione utile, e quella magistrale in Scienze del governo e dell'amministrazione esattamente due anni dopo, con la votazione di 110 e lode e menzione di stampa. Negli anni universitari ho anche lavorato occasionalmente come stand promoter e come bracciante per un'azienda vitivinicola del Monferrato. Il che mi ha permesso di avere un minimo di indipendenza economica e, allo stesso tempo, di non trascurare gli studi. Aprile 2011 - erano gli ultimi mesi del percorso biennale - è stato il mese della svolta: ho iniziato le 150 ore di collaborazione studentesca retribuita nell'ufficio Orientamento e tutorato della mia facoltà, e due settimane dopo, ho risposto ad un annuncio Ferrero per uno stage pagato di sei mesi nell'Amministrazione del personale di Chieri, vicino Torino. Il giorno dopo sono stato contattato dalla sede di Alba per iniziare le selezioni e, passato il primo colloquio, ne ho sostenuto un secondo, individuale. Dopo solo una settimana è arrivato il sì. Lo stage prevedeva un rimborso di 750 euro mensili, più l'utilizzo gratuito della mensa e della palestra aziendale: un'opportunità straordinaria per me, il primo vero passo nel mondo del lavoro, prima ancora della laurea biennale.Durante lo stage mi sono occupato per la prima volta di contrattistica, cedolini, Tftr, 730, infortuni, maternità, dichiarazioni per il personale dipendente, in contatto quotidiano con vari enti pubblici, soprattutto le direzioni provinciali del lavoro. Sono stati mesi eccezionali dal punto di vista professionale ed umano - per quanto faticosi, visto che era tutto nuovo per me e nel frattempo stavo preparando la tesi di laurea. Nonostante fossi alla mia prima vera esperienza lavorativa, mi è stata concessa ampia fiducia e un buon grado di autonomia. La mia tutor in particolare, responsabile dell'unità, è stata una guida straordinaria. Sapevo dall'inizio che non si trattava di uno stage finalizzato espressamente all'assunzione, ma l'ambiente positivo e stimolante mi hanno spinto a dare il meglio di me. Ad ottobre 2011, scaduti i sei mesi, ecco però una sorpresa: l'Amministrazione del personale non aveva posti vacanti, ma il Sales Service & Customer Care di Pino Torinese sì, e ho potuto partecipare subito alle selezioni. Ho sostenuto un colloquio individuale con il diretto dell'unità e con il Field / Account services manager, che sarebbe diventato poi il mio capo. Già, perché la mia candidatura è stata andata a buon fine e mi è stato proposto un contratto di apprendistato di quattro anni di circa 1.400 euro mensili come Front office agent, che ho accettato con entusiasmo. Adesso sono il referente di supporto logistico-amministrativo di sede per i punti vendita di quattro imprese della grande distribuzione, che raccolgono circa duemila piccoli venditori sparsi su tutto il territorio italiano. Gestisco ogni tipo di richiesta, reclamo o segnalazione relativa a tutte le fasi degli ordini, dalla presa in carico all'incasso. È un lavoro molto stimolante e interessante, che mi permette di confrontarmi quotidianamente con tutti i rami interni all'azienda - ad esempio Demand planning, Supply chain, Trade marketing, Vendite - ma anche di avere un contatto diretto con i clienti, che vuol dire anche visitare periodicamente le loro sedi per discutere eventuali problematiche. Insomma, sono entusiasta del lavoro che svolgo, anche se so di avere ancora molto da imparare. Lo stage in Ferrero è stata un'ottima opportunità: la facoltà di Scienze politiche non forma per una specifica professione - i miei colleghi universitari oggi ricoprono posizioni molto diverse: alcuni di loro sono impiegati in ong, altri fanno i business analyst, ce ne sono poi in tirocinio in studi di consulenza del lavoro e poi ovviamente molti fanno stage su stage -  ma ciò che conta credo sia la capacità di adattamento e la voglia di fare. E qualche buona opportunità, appunto. Testimonianza raccolta da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

In Italia? Difficile aver voglia di tornarci, dopo aver lavorato all'estero

C'è tempo fino al 19 aprile per candidarsi ai 40 tirocini offerti dalla Nato, che prevedono un'esperienza di sei mesi nelle sedi dell'organizzazione e 800 euro al mese di rimborso spese. Piero Soave, veronese, ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza di stage alla Nato. «Io non mi sento Italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono» diceva Gaber, una frase che credo la maggior parte degli italiani all'estero si trovi a pensare più volte al giorno. Ho 29 anni e da quasi 3 sono uno dei tanti (tantissimi) italiani a Bruxelles, dove lavoro in una società di consulenza nella comunicazione. Sono arrivato qui tramite un percorso non necessariamente classico o prevedibile, ma che mi ha insegnato che ogni esperienza conta, e che il lavoro richiede merito, fortuna e passione.Dopo aver fatto il liceo nella mia città, Verona, mi sono iscritto alla triennale in Scienze Politiche a Bologna - in parte perché interessato, in parte per andarmene da Verona, e in parte per mancanza di idee migliori. Al momento di scegliere la specialistica, ancora poco deciso sul da farsi, sono passato alla laurea in Scienze internazionali e diplomatiche di Forlì. Durante i due anni ho passato sei mesi in Erasmus a Parigi, all'Institut d'Ètudes politiques (SciencesPo), dove sono arrivato sapendo a malapena il francese. Non era la mia prima esperienza all'estero ma senz'altro è stata una delle più formative a livello personale: e lì ho avuto la prima intuizione di uno dei problemi dell'università italiana, ovvero la mancanza di contatto con il mondo del lavoro. Dopo la laurea, Forlì mi ha portato la prima opportunità professionale. Durante gli studi avevo partecipato al Nato Model organizzato a Washington Dc, un gioco di simulazione della Nato sulle decisioni da prendere nelle situazioni di crisi, e nel 2008 la facoltà aveva appena firmato una convenzione per stage con il Comando Nato per la Trasformazione (Allied Command Transformation Act). Sono stato uno dei primi a fare domanda, e sono stato preso. Nell'attesa di ricevere il security clearance - il nulla osta di sicurezza - necessario per iniziare, ho passato un mese al Cairo studiando arabo, e nell'agosto 2009 sono partito per Norfolk, Virginia. Grazie a un ottimo sistema di accoglienza l'inserimento è stato semplice - una volta superati gli inevitabili fastidi iniziali: documenti, trovare casa, una macchina usata... Essendo pagato intorno ai 700 euro al mese, è stato un investimento da parte dei miei genitori, mamma insegnante di scuola elementare e papà rappresentante commerciale - uno dei tanti per cui sono riconoscente. In un ambiente che è prevalentemente militare - di cui però non ho sentito il peso - mi sono occupato di ricerca e analisi in vari ambiti, dalla cooperazione civile-militare alla comunicazione strategica. I sei mesi iniziali sono stati prorogati, per cui ho trascorso un totale di 9 mesi a Norfolk. Ci sarebbe stata l'opportunità di rimanere con contratti esterni, ma ho deciso di tornare nel Vecchio Continente. A quel punto avevo capito che, sebbene mi interessasse la politica internazionale, lavorare in ricerca o nella burocrazia delle organizzazioni internazionali non faceva per me. Nel frattempo però la comunicazione strategica mi aveva appassionato e ho quindi deciso di andare a Bruxelles per occuparmi di comunicazione politica (i cosiddetti Public Affairs). Ho colto al volo l'opportunità di una Summer school sulle istituzioni europee offerta dalla Regione Veneto a Bruxelles, e ho trovato uno stage di tre mesi, ahimé senza indennità, all'Ufficio regionale di informazione dell'Onu. Questi tre mesi, sebbene interessanti, hanno confermato la mia decisione. Dopo il lavoro passavo il tempo sui siti delle agenzie di comunicazione, inviavo decine e decine di cv, e ho fatto qualche colloquio.Nel gennaio 2011, dopo aver per coerenza rifiutato uno stage alla Commissione Europea, ne ho iniziato uno presso la Harwood Levitt Consulting, dove il tirocinio è velocemente diventato un contratto a tempo indeterminato per il quale ricevevo uno stipendio intorno ai 24mila euro netti annui. I nostri clienti sono multinazionali di tutti i settori - farmaceutico, dispositivi medici, beni di consumo, bevande, energia... - ma anche fondazioni e organizzazioni no profit. Li aiutiamo a preparare la loro strategia di comunicazione su questioni di politica pubblica che possono influenzare la loro attività commerciale - e di conseguenza la vita di tutti i cittadini europei. Il vantaggio della consulenza è che espone a tematiche, settori, aziende e modi di pensare completamente diversi - impagabile nei primi anni di carriera. Inoltre lavorare per una piccola agenzia mi ha permesso di essere coinvolto sin dall'inizio in ogni aspetto dell'attività dell'ufficio, dalla gestione di progetti e clienti alla direzione strategica, dallo sviluppo commerciale alla gestione di budget e personale.La mia traiettoria mi ha forse allontanato dagli studi universitari, ma mi ha insegnato molto. Se tornassi indietro, farei un master all'estero e diversificherei il mio profilo con studi più commerciali; ma ho anche imparato che i corsi di studio contano fino a un certo punto. Mi rendo conto ora che non è necessario avere a 18 anni un piano preciso di quello che si farà nei 20 anni successivi. Le esperienze che si fanno lungo la strada insegnano tutte qualcosa, aiutano a scoprire le proprie passioni, e con la necessaria dose di fortuna portano sempre da qualche parte - anche se non sempre per la via più breve. Guardando avanti, penso che specializzarsi non sia sempre la scelta migliore, e i profili più richiesti nel medio termine sono quelli più ricchi ed eterogenei - il che a ben vedere non dovrebbe sorprendere.Quando penso all'Italia, non mi vedo rientrare a breve. Non è solo la mancanza di lavoro dignitosamente retribuito, ma forse più ancora una forma mentale che sento paradossalmente ormai "straniera": la rigidità sociale, lo sfruttamento della precarietà - che è una cosa diversa dalla mobilità o flessibilità -, l'amore per le gerarchie che spesso maschera la consapevolezza di non meritarsi la propria posizione, il clientelismo...Vedo molti miei amici lavorare, fortunatamente, ma a condizioni e in ambienti ben inferiori alle loro capacità e legittime aspirazioni.Non mi sento più completamente, solamente, italiano e credo sia un bene. Se dovessi dare un consiglio a chi si appresta a lasciare l'università, direi: imparate seriamente le lingue e fate più esperienze che potete, senza paura di sbagliare.Testo raccolto da Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Nato, cercasi 40 stagisti: 800 euro al mese di compenso, bando aperto fino al 19 aprile- Mirko Armiento, ex stagista alla Commissione europea: «A Bruxelles i cinque mesi più intensi e belli della mia vita»- «Non molliamo: in Italia c'è spazio anche per i laureati!»- Carlotta Pigella, Torino-Bruxelles andata e ritorno: «Il mio stage alla Direzione generale Affari Marittimi della Commissione UE? Internazionale e professionalizzante»

Il primo vero lavoro di Martina? In ALD grazie alla Repubblica degli Stagisti

La Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità, e la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito. Di seguito quella di Martina Sgobbo, giovane Sales Consultant in ALD Automotive a Milano. NB: al momento della pubblicazione di questo articolo ALD Automotive faceva parte dell'RdS network; dall'aprile del 2014 non ne fa più parte. Ho 25 anni e sono di origini toscane. Nella mia città, Prato, mi sono diplomata come perito tecnico aziendale corrispondente in lingue estere. Le lingue sono sempre state la mia passione e per questo, una volta diplomata, mi sono iscritta alla vicina università di Firenze per studiare inglese e... portoghese, innamorata com’ero dei suoi bellissimi suoni. Sapevo che questo tipo di facoltà non offriva grandi sbocchi professionali, ma decisi allora di seguire il mio istinto ed oggi non me ne pento.  Non mi è mai piaciuto dipendere completamente dai miei genitori e durante gli studi ho sempre svolto qualche lavoretto: durante il periodo scolastico facevo ripetizioni d’inglese, mentre d’estate lavoravo in un’azienda di import-export, con una paga di sette euro l’ora. Ma devo ammettere che è stato soltanto grazie ai miei genitori che ho potuto passare il mio secondo anno universitario a Lisbona con un Erasmus: la borsa di studio era di soli 250 euro al mese, che bastavano a malapena per l’affitto. A distanza di quattro anni se mi guardo indietro non fatico a considerare questa come l’esperienza più stimolante, formativa e divertente della mia vita; stare un anno lontano da casa, a vent’anni, ti rende indipendente, ti fa sentire “grande” e ti allena al confronto. Rientrata a casa a luglio 2009, mi sono dedicata agli ultimi esami e alla scrittura della tesi e l’anno seguente mi sono laureata, con lode. Con tanta soddisfazione e una laurea triennale in mano ho valutato che una specialistica, considerando il mio indirizzo di studi, non sarebbe servita a molto se non a ritardare il mio ingresso nel mondo del lavoro. Però volevo perfezionare il mio inglese e sono partita alla volta di Londra, senza una casa né un lavoro, poi trovati entrambi nel giro di una settimana. All’inizio ho trovato lavoro come cameriera a cinque sterline all’ora, meno di sei euro - cifra irrisoria considerando il costo della vita a Londra - e poi ho iniziato come hostess in uno showroom di moda, per 10 euro all’ora; a regime, riuscivo a guadagnare 250 sterline a settimana. Appena arrivata mi ero armata di molta pazienza e molti cv cartacei, che portavo ogni giorno in tutti i bar e ristoranti che trovavo per strada. La casa invece l’avevo trovata su internet: condividevo un appartamento insieme ad altre quattro persone, spendendo grosso modo 80 sterline a settimana - l’equivalente,  all’epoca, di circa 1440 euro al mese!Anche Londra mi ha insegnato tantissimo, ma trascorsi otto mesi era giunta l’ora di tornare a casa per cercare il mio primo vero impiego. Ed è così che mi sono trasferita a Milano: mi è sempre piaciuta molto come città e in fatto di lavoro aveva sicuramente molto di più da offrire rispetto a Prato.  Non sapendo bene da dove iniziare mi sono iscritta a diverse agenzie di recruiting, ho partecipato ai vari job day ed inviato tanti curricula su internet. Ma è stato grazie alla Repubblica degli Stagisti che sono entrata in contatto con ALD Automotive, società specializzata nel noleggio a lungo termine e nella gestione delle flotte auto aziendali. Dopo qualche giorno dall’invio del curriculum sono stata contatta dall’ufficio del personale, e due giorni dopo ho sostenuto il colloquio. La proposta era allettante: sei mesi di stage come Sales Consultant con un rimborso di 750 euro mensili più buoni pasto da oltre 6 euro e 50 l’uno. Considerando che avevo ricevuto proposte di stage senza un minimo di rimborso spese, non ho esitato ad accettare. Sono stati sei mesi molto importanti per la mia formazione. Sono stata sempre seguita e ci ho messo poco ad entrare nella logica del lavoro e diventare autonoma. Mi occupavo principalmente di elaborare preventivi e car policy per i clienti e il fatto che non avessi una specifica formazione commerciale non è stato di ostacolo, né nella selezione né durante i sei mesi.Finito lo stage mi hanno proposto un contratto di sostituzione maternità di otto mesi e a maggio 2012 è arrivato il contratto di apprendistato: due anni come Sales Consultant nel team Large Account, con 1300 euro netti al mese e un preciso portafoglio clienti da seguire. Mi ritengo decisamente fortunata: anche vivendo lontana da casa riesco a mantenermi  - a Milano! - senza dover rinunciare ai miei hobby. Non so dove sarò tra un anno o due, ma credo che la cosa più importante sia essere felice delle scelte fatte sino ad oggi, ed io lo sono. Testimonianza raccolta da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello Stagista Vai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Un buon consiglio, ottimismo e un pizzico di fortuna: così Nino arriva (e rimane) in Nestlé

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Nino Spitalieri, Demand & Supply Planner in Nestlé.     «Io non mi trasferirò mai a Milano!». Mi chiamo Nino, ho 27 anni e da quasi tre lavoro in Nestlé, a Milano. Sono nato e cresciuto a Palermo, e quando dopo il liceo scientifico ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Ingegneria Gestionale della mia città, sapevo che dopo gli studi avrei dovuto abbandonarla alla ricerca di un posto di lavoro. Con un po' di preconcetto avevo escluso Milano, troppo caotica mi dicevo, ma col senno di poi devo ammettere che non è così male! Già nel 2008, finita la triennale, avrei voluto iscrivermi al suo Politecnico - o a quello di Torino - per avvicinarmi subito al mondo aziendale, ma il piano di studi di Palermo era molto diverso da quelli "nordici" e trasferirsi avrebbe significato un anno di crediti non riconosciuti da recuperare. Unico ulteriore neo del mio percorso universitario - che per il resto mi è piaciuto molto - è stata la scarsa disponibilità delle aziende locali a ospitare gli studenti in tirocinio: sia il triennio che il biennio ne prevedevano uno obbligatorio. Nel primo caso sono stato io a sollecitare la convenzione tra l'ateneo e l'azienda: era la Metalmeccanica meridionale S.p.a, una società palermitana che progettava rotori  per le centrali elettriche [chiusa a fine 2008 in seguito alla bocciatura della richiesta di accesso al Fondo per il salvataggio e la ristrutturazione delle aziende in crisi, ndr]. Per quattro mesi ho lavorato nell'ufficio tecnico, pianificando gli ordini di uno dei componenti prodotti, ma senza prendere una lira. Per la specialistica invece mi è valso un Leonardo a Praga: altri quattro mesi in cui ho gestito il catalogo online e organizzato pacchetti vacanze dalla Repubblica Ceca alla Sicilia - ironia della sorte - per una tour operator internazionale. Il tirocinio era promosso dall'ong palermiatana Arces, che ha erogato un contributo forfettario di 350 euro totali e pagato viaggio, alloggio e trasporti locali. Una bellissima esperienza, che mi ha fatto conoscere persone fantastiche con le quali ancora oggi organizziamo delle rapide rimpatriate per ricordare i bei tempi andati.  La mia avventura in Nestlé invece è cominciata a giugno del 2010, giusto un paio di mesi dopo aver conseguito la laurea magistrale e aver intasato di miei curriculum le inbox delle principali aziende italiane e non. Ed è cominciata grazie alla Repubblica degli Stagisti! È stata mia cugina a suggerirmi di dare un'occhiata al sito, sul quale venivano [e vengono, ndr] pubblicate molte offerte di stage "protetti", così ho saputo di un'opportunità Nestlé in ambito Supply Chain. Ho subito presentato la mia candidatura: uno stage con un rimborso di 700 euro più ristorante e palestra aziendale gratuite non capita tutti i giorni... I tre colloqui di selezione si sono svolti nel giro di due giorni - l'azienda cerca di concentrarli per minimizzare gli spostamenti dei fuorisede: il primo, di gruppo, si è svolto con la società di recruiting di cui si serve Nestlé, che somministra test logico-matematici individuali e case study; lo stesso pomeriggio poi c'è stato quello individuale con il reparto HR e il mattino seguente quello con il line manager. Il sì finale non si è fatto attendere molto e il 21 giugno, a un mese e mezzo dall'ultimo colloquio, è iniziata la mia vita milanese. Con un paio di settimane di posticipo in realtà, chieste da me per prepararmi alle prove d'esame per l'abilitazione alla professione di ingegnere. Nonostante qualche preconcetto, il trasferimento non è stato particolarmente traumatico e i sei mesi di stage sono stati un continuo crescere di responsabilità e fiducia. Tant'è che alla fine sono stato assunto con un contratto di apprendistato professionalizzante di due anni, con uno stipendio lordo di circa 28mila euro ricoprendo, stavolta da assunto, il ruolo di Demand and Supply Planner della categoria bevande - caffè, orzi, cioccolati solubili -  e prodotti da scaffale  - dadi, purè, sughi. Collaboro all'interno con i reparti Marketing e Vendite, per pianificare la domanda di prodotti, e all'esterno con le fabbriche europee, per coordinare le produzioni alle politiche di stock e al rispetto degli standard qualitativi per i nostri clienti, cioè grande distribuzione e dettaglianti. Sono ormai tre anni che lavoro nel Demand & Supply Planning e ho capito di aver fatto la scelta giusta. E anche di aver avuto un pizzico di fortuna: sfido chiunque a beccare al primo colpo un lavoro che non ti faccia pesare il fatto di passare buona parte della tua giornata seduto ad una scrivania. Adesso vorrei fare esperienza all'estero, memore dei quattro splendidi mesi trascorsi a Praga. Il piano di sviluppo concordato con il mio line manager prevede nel futuro prossimo, spero entro il 2013, un periodo di soggiorno in Europa dai dodici mesi ai tre anni. Magari in Germania o in Scandinavia; o in un paese anglofono, così da poter anche migliorare il mio inglese, che miei fantastici colleghi amano definire anglo-siculo! Probabilmente è anche grazie a loro se questi tre anni trascorsi lontano da casa sono sembrati volare [sopra, una foto del team]. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Un tarantino a Cambridge: «Qui in Inghilterra se vali ti assumono, perché in Italia no?»

Ci sono ancora pochi giorni, fino al 28 marzo, per candidarsi ai tirocini Leonardo Unipharma: 82 borse di studio per uno stage di 24 settimane presso un centro di ricerca europeo. Mario Iurlaro ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza all'università di Bologna e poi quella a Cambridge.   Ho 26 anni e sono nato e cresciuto a Taranto, città dei due mari... e dell'Ilva. Mi sono diplomato al liceo scientifico e sono "emigrato" a Bologna per studiare Biotecnologie. Ho sempre avuto una passione per la biologia, e nonostante qualche tentennamento, principalmente a causa dei dubbi sugli eventuali sbocchi lavorativi, Biotech è stata la mia prima e unica scelta. Andare via da Taranto è stata una mossa obbligata e il desiderio di indipendenza ha fatto il resto. A Bologna ho trascorso anni fantastici da un punto di vista personale e formativo. I miei genitori sono entrambi insegnanti di scuola, quindi non posso dire di aver seguito le loro orme - anche se mia madre è laureata in Biologia, e quindi in questo senso è riuscita a trasmettermi questa passione. A eccezione di qualche lavoretto occasionale, non ho mai avuto un impiego vero e proprio durante gli anni universitari e ho potuto mantenermi solo grazie al supporto dei miei genitori, che ho cercato di ripagare almeno in parte mantenendomi in linea con gli esami. Dopo la laurea triennale ho continuato con la magistrale in Biotecnologie molecolari. Questa è strutturata in maniera tale per cui la maggior parte degli esami sono concentrati nel primo anno, mentre il secondo è lasciato quasi interamente all'internato in laboratorio per la preparazione di una tesi scientifica. Dopo aver svolto i quattro mesi di internato richiesti per la triennale in un ottimo laboratorio di biologia molecolare a Bologna - un'esperienza molto positiva che mi ha fornito le basi della vita quotidiana in laboratorio - ho approfittato della possibilità di svolgere un ulteriore periodo di internato per la magistrale all'estero e mi sono trasferito per quasi un anno a Oxford, dove ho lavorato al dipartimento di Biochimica di un laboratorio che si occupa di genetica molecolare. È stata un'esperienza fondamentale per la mia formazione e che ha in parte indirizzato le mie decisioni, perché mi ha permesso di migliorare sensibilmente l'inglese, di conoscere un modo di lavorare diverso, di confrontarmi con culture differenti e di avere a che fare per la prima volta con la ricerca scientifica targata Uk. L'internato non era retribuito, e dall'università ho ricevuto una borsa di studio di mille euro complessivi per l'intera durata della tesi. Ho imparato molto durante quel periodo, avendo totale indipendenza lavorativa e responsabilità completa sul mio progetto di ricerca. Avrei avuto la possibilità di restare anche per il dottorato, ma non ero convinto al 100% di voler fare ricerca in quel particolare campo e quindi ho preferito rientrare in Italia e cercare altre alternative. Tornato a Bologna, mi sono laureato nel marzo del 2011, una settimana prima della scadenza per presentare domanda per la borsa Leonardo Unipharma Graduates, di cui avevo saputo tramite amici e anche attraverso servizio dell'università (AlmaLaurea). Mi hanno scelto e ho ottenuto una borsa di 4200 euro, per andare in un laboratorio a Cambridge specializzato in epigenetica. Prima di partire nuovamente per l'Inghilterra, nell'agosto del 2011, ho passato circa due mesi nello stesso laboratorio bolognese in cui avevo svolto il mio internato per la triennale, cercando per quanto possibile di dare una mano su un progetto che scaturiva dalla mia precedente esperienza lì. A Cambridge mi sono ambientato molto velocemente, anche grazie alla cospicua comunità italiana presente costituita anche da ex o nuovi vincitori di borsa Leonardo. Ho avuto un rapporto ottimo con il mio tutor, il group leader e con gli altri colleghi di laboratorio. Il progetto che mi è stato affidato era in linea con le attese e fortunatamente è stato molto positivo da un punto di vista scientifico. L'Inghilterra è un ottimo posto per fare ricerca perché è ben finanziata, il clima è stimolante, il lavoro è molto intenso ma non eccessivamente frenetico o competitivo. È per questo che durante questi mesi ho inviato alcune domande per borse di dottorato nell'area di Cambridge e Londra, tra cui una per la borsa Marie Curie che mi avrebbe consentito di rimanere nel laboratorio in cui mi trovavo. Ho avuto la fortuna di vincere, e la doppia fottuna che - poiché la borsa di dottorato aveva come inizio ottobre 2012 e la borsa Leonardo terminava invece parecchi mesi prima, a febbraio - mi venisse offerto un contratto di sei mesi con una retribuzione di circa 1400 sterline mensili, per rimanere nel laboratorio coprendo così i mesi tra le due borse e permettendomi di continuare a lavorare sul mio progetto di ricerca. In generale consiglio a tutti i neolaureati il progetto Leonardo perché permette di fare un'esperienza in un paese straniero, conoscere lingua e culture diverse, e apre molte porte a livello lavorativo. Attualmente sono al mio primo anno del PhD all'università di Cambridge, un'opportunità grandiosa che voglio sfruttare al massimo. La mia aspirazione è di continuare a lavorare nell'ambito della ricerca accademica e infatti tutte le mie decisioni sono state prese in funzione di questo desiderio. Allo stato attuale credo che essere qui sia la cosa migliore per la mia formazione e per la mia carriera. Mi piacerebbe un giorno tornare in Italia, ma solo a determinate condizioni - che purtroppo il sistema di ricerca italiano al momento non consente.  Molti dei miei amici sono o sono stati coinvolti in stage, e dai loro commenti deduco che la situazione non è delle più rosee. Uno stage dovrebbe essere un periodo di formazione con lo scopo finale dell'assunzione dello stagista, ma troppo spesso diventa invece un modo per le aziende di avere lavoro a costo basso (se non nullo) da rimpiazzare poi con un successivo stagista, a prescindere dal suo valore e dalle sue qualità. Il problema non è avere il posto fisso perché quella è una mentalità superata che non è più conciliabile con il mondo lavorativo attuale, bensì ottenere una vera mobilità lavorativa in cui contratti possano essere anche brevi, ma ci sia la consapevolezza che chi vale trova qualcuno disposto ad assumerlo in base alle sue competenze. Molti dei ragazzi che hanno fatto il Leonardo a Cambridge in azienda sono stati assunti, con contratti di un anno o anche a tempo indeterminato, perché hanno dimostrato qualità che diventano poi valore aggiunto per l'azienda. Perché mandare via un buon dipendente? È talmente logico che c'è da stupirsi che le cose troppo spesso non funzionino in questa maniera nel nostro Paese. Nel campo della ricerca la situazione è ancora diversa, perché in Italia la maggior parte viene realizzata nell'università e tutto viene gestito a livello di concorsi statali: ci sarebbe da scrivere un libro sui problemi del sistema e sulle possibili soluzioni...Testo raccolto da Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Leonardo Unipharma, 80 tirocini ben pagati nei centri di ricerca europei- Università, ricerca al collasso: e il paradosso è che i dottorandi vengono considerati studentiE anche: - Enrico Florio, da stagista a "scienziato in azienda" in Dompé Farmaceutici- Laura, ingegnere chimico in Chemtex Italia    

Tirocini Unipharma, il salto di Ester dall'università di Bologna a Cambridge passando per Barcellona

C'è tempo fino al 28 marzo per candidarsi ai tirocini Leonardo Unipharma: 82 borse di studio per uno stage di 24 settimane presso un centro di ricerca europeo. Ester Cannizzaro ha raccontato alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza all'università di Barcellona e poi a quella di Cambridge.   Vengo da Avellino e ho 27 anni. Ho frequentato il liceo classico - indirizzo europeo - nella mia città natale, e poi il corso di laurea triennale e poi magistrale in Biotecnologie all'università di Bologna, laureandomi nel 2011. La mia esperienza scolastica con le materie scientifiche non è stata delle migliori per cui la scelta universitaria non è stata facile, ma dopo lunghi tentennamenti ho deciso di provare perché ne ero affascinata, pur mantenendo molti dubbi sopratutto sugli sbocchi professionali che l'Italia avrebbe potuto offrire. I miei genitori sono laureati in Legge e in Medicina, e così ho tentato i test a Medicina con l'intento di cimentarmi nell'ambito biomedico. Il test per il numero chiuso in Medicina non è andato bene, mentre quello per biotecnologie sì. Non posso dire di avere avuto l'aspirazione per la ricerca scientifica da subito o che mi provenisse dai miei studi scolastici, ma piuttosto di aver seguito un interesse che è poi maturato col tempo e con gli studi universitari.Non ho avuto altre esperienze lavorative vere e proprie prima dello stage Uniphama. L'unica piccola esperienza è stata in un laboratorio di Genetica molecolare all'università di Bologna dopo la laurea magistrale, come "laureato frequentatore", per circa 3 mesi. Il laureato frequentatore non è retribuito ma semplicemente impara qualche aspetto pratico del mestiere che ovviamente non è ancora in grado di fare. Nel mio caso, seguivo i progetti di ricerca correnti in laboratorio cercando di imparare le tecniche che venivano usate. Non c'è stato nessun particolare colloquio, ho semplicemente chiesto alla group leader se poteva farmi frequentare il laboratorio. C'era ovviamente la possibilità di partecipare a un concorso di dottorato nell'università, ma per ragioni personali che mi avevano impedito di essere fisicamente presente al concorso, e perché non ero completamente convinta di voler fare il mio dottorato a Bologna, avevo deciso di non iscrivermi. Mentre ero lì mi hanno assegnato la borsa Unipharma e sono partita: era il dicembre del 2011. Il bando del concorso Leonardo da Vinci-Unipharma è pubblicizzato dall'università attraverso Alma welcome. Il concorso consiste in una doppia selezione, la prima secondo curriculum e la seconda mediante colloquio in inglese. Sono diversi i centri di ricerca disponibili e i gruppi di ricerca che vi prendono parte possono provenire da aziende, enti di ricerca privati o pubblici e università. Dopo essere stata ripescata sono stata assegnata a un laboratorio dell'Istituto di Biologia molecolare di Barcellona, un centro affiliato dall'università di Barcellona, con una borsa di 4200 euro. Una dottoranda è stata incaricata di seguirmi e mostrarmi l'aspetto pratico del lavoro che avrei dovuto svolgere, il che è molto vantaggioso e non sempre accade. Questo mi ha permesso di imparare, oltre alle tecniche, anche a gestire il mio lavoro autonomamente.Alla fine dello stage - era maggio dell'anno scorso - mi è stato proposto di rimanere per il dottorato ma il laboratorio non aveva fondi propri con cui pagare la mia posizione e avrei quindi dovuto richiedere borse di studio spagnole: una prospettiva troppo competitiva e in qualche modo sconveniente per studenti stranieri.Per ragioni personali e anche perché avevo interesse a provare qualcosa di meglio per me, ho cercato lavoro all'università di Cambridge partecipando a varie selezioni. Ho sostenuto diversi colloqui e alla fine, appena terminato il tirocinio Unipharma, ho ottenuto un posto da research assistant con un contratto di due anni, a 1.470 sterline nette al mese [pari a circa 1.700 euro], come impiegato di ricerca dell'università. Grazie a questo posto molto probabilmente comincerò il dottorato di ricerca a Cambridge il prossimo autunno, che rappresenta la mia aspirazione lavorativa nell'immediato futuro - anche se la retribuzione sarà probabilmente più bassa di quella attuale.Non racconto questa storia per soddisfazione personale - anche se è un buon esempio di quanto certe cose vadano tanto lisce all'estero quanto in Italia non andrebbero mai - ma perché un anno prima dello stage, come neolaureata, avevo fatto domanda per concorsi che bandivano posti di lavoro molto simili, ma non avevo riscosso nessun risultato positivo. Grazie all'esperienza del progetto Leonardo si sono aperte possibilità che restando in Italia non avrei avuto. Il tirocinio Unipharma del progetto Leonardo è una preziosa opportunità di trascorrere un periodo di formazione all'estero entrando in contatto con la realtà lavorativa di un altro Paese che permette di arricchire il proprio curriculum e sopratutto di fare confronti e prendere decisioni in un momento molto delicato come la fase appena dopo la laurea. Nel settore scientifico è particolarmente importante, dal momento che la ricerca è completamente basata su un flusso di informazioni che viaggiano per tutto il pianeta. Ho alcuni amici che hanno fatto esperienze di stage in aziende italiane. Nessuno di loro ha avuto una proposta di lavoro alla fine dello stage. Probabile che il periodo storico sia particolarmente infelice, ma uno stage dovrebbe avere proprio la funzione di aprirti le porte di un'azienda e la possibilità di un salto verso un contratto più sicuro.Se il sistema degli stage in Italia è ancora quello che mi hanno raccontato, che vuol dire approfittare delle prestazioni lavorative di neolaureati sottopagandoli con il pretesto di un contratto da stagista per poi mollarli a fine termine, non riesco a vedere davvero come possa rappresentare un vantaggio per dei "neo-disoccupati" mentre riesco a vedere molto chiaramente il vantaggio dell'azienda.  Le persone che hanno svolto il tirocinio Unipharma in azienda qui a Cambridge sono state assunte con contratti rinnovabili di sei mesi in sei mesi, e in alcuni casi a tempo indeterminato. E immagino questo sia il modo in cui dovrebbe funzionare.Testo raccolto da Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Leonardo Unipharma, 80 tirocini ben pagati nei centri di ricerca europei- Università, ricerca al collasso: e il paradosso è che i dottorandi vengono considerati studenti- Giovani in fuga, ecco l'ebook che aiuta a dire una volta per tutte «Goodbye mamma»