Categoria: Storie

Stagisti in eterno, il momento di dire basta - la storia di Elena

Elena di stage non ne può più. A 27 anni ne sta facendo un altro, l'ennesimo: il quarto. E certo non si può dire che si sia svegliata tardi: il primo l'ha fatto a soli 17 anni, quando studiava Ragioneria alle superiori. Due mesi d'estate, tra il quarto e il quinto anno, in un'azienda del suo paese. Durante la triennale (facoltà di Scienze della Comunicazione) un altro stage, stavolta di tre mesi, nella biblioteca comunale: «Oltre al semplice prestito e restituzione dei libri» racconta «ho aiutato ad organizzare incontri con gli autori, facevo animazione ai bambini dell’asilo in visita alla biblioteca e aggiornavo il sito». Di rimborso spese, però, neanche parlarne. Altro giro, altra corsa: e durante la specialistica (per la quale Elena nel frattempo si è trasferita da Verona a Milano) ecco il terzo: tre mesi a fare l'ufficio stampa in un’agenzia di comunicazione. «Anche in questo caso non era previsto nessun rimborso, per mangiare mi portavo il pranzo da casa. Concluso lo stage, mi sono resa conto che questa agenzia continuava a prendere stagisti per poter avere un aiuto a costo zero». Elena non demorde, finisce l'università, ma una volta laureata si accorge che... l'unica prospettiva sembra essere, ancora una volta, lo stage. «Non ne posso più! Quest'ultimo che sto facendo ora, di sei mesi, l'ho trovato da sola cercando su Internet: però l'azienda ha chiesto di coinvolgere l'università per poter avere l'assicurazione. L'università mi ha proposto di aderire al Progetto Fixo, di cui io non avevo mai sentito parlare: in questo modo almeno percepisco 200 euro al mese. L'azienda invece non mi dà niente: né un rimborso spese per il viaggio, anche se ho 40 km per raggiungere il posto di lavoro, né per il pranzo. Avevo letto sul tuo blog che è importante svolgere gli stage mentre si studia» conclude: «È giusto. Però a volte, come nel mio caso, si rischia di continuare a fare stage anche dopo la laurea. Bisognerebbe mettere un limite». Il limite per ora, purtroppo, non c'è. Però ciascuno di noi, nel suo piccolo, può cercare di metterne uno: per esempio, trovando la forza di dire in sede di colloquio «Come vede, nel mio curriculum ci sono già tre stage. Non ho bisogno di altra "formazione": ora cerco un lavoro».

Master dei Talenti CRT - Le voci degli stagisti più fortunati d'Italia

Molti ragazzi che stanno partecipando o hanno partecipato al progetto Master dei Talenti della Fondazione CRT hanno scritto in  questi giorni alla Repubblica degli Stagisti per raccontare la loro esperienza. Minimo comune denominatore: l'entusiasmo. A riprova del fatto che, se organizzato con scrupolo e ben remunerato, lo stage può essere la migliore delle esperienze possibili per un neolaureato. C'è Daniela, ventiseienne laureata "magna cum laude" nel 2006 in Scienze politiche all'università del Piemonte orientale, che ha vinto la stage nel 2007 al UNSSC - United Nations System Staff College: «La sede era a Torino, ma sono anche stata per un mese in Rwanda: una delle esperienze più emozionanti e costruttive della mia vita». Daniela aveva già alle spalle uno stage di sei mesi, assolutamente gratuito, presso un prestigioso istituto di ricerca: pertanto il rimborso - di 1200 euro netti mensili - erogato dalla Fondazione CRT le è sembrato un sogno. C'è poi Vito, classe 1981, originario di Polignano a Mare in provincia di Bari, che dopo la laurea in Ingegneria informatica al Politecnico di Torino ha vinto lo stage ed è volato in Finlandia, presso il Technology Centre Hermia di Tampere: «Il compenso lordo era, euro più euro meno, di 2100 euro al mese. Al termine del tirocinio sono stato assunto con un contratto a tempo determinato, e attualmente sono ancora in Finlandia». Nota a margine: Vito oggi guadagna 2800 euro al mese. E un'altra testimonianza è quella di Manuela, 26 anni, laureata in Relazioni internazionali all’università di Torino e stagista per un anno al Centro internazionale di formazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (un'agenzia dell'Onu). Che racconta: «Dei 12 mesi, quattro li ho trascorsi all'headquarter di Ginevra. Compenso mensile: 1750 euro lordi». E chiude con un'osservazione importante: «Credo che un po’ tutti, compilando il modulo di partecipazione, abbiamo pensato “sarà difficile, per vincere questo posto bisognerà sicuramente avere qualche raccomandazione o conoscenza!” Ma lo garantisco, io non l’avevo». E ce l'ha fatta.

Estate, gli stagisti sono di stagione

Scrive Claudia alla Repubblica degli Stagisti: «Quattro anni fa ho avuto un'esperienza tremenda di stage estivo presso un'agenzia interinale. Lo stage durava tre mesi. Ad agosto, malgrado fossi solo una stagista, sono rimasta da sola a tenere aperta una delle tante filiali del territorio». Il motivo è semplice: con l'arrivo dell'estate arrivano anche le ferie del personale. E sempre più spesso, dato che la legge è molto elastica in tema di stage, le imprese non fanno più contratti di sostituzione estiva: preferiscono risolvere il problema piazzando uno o due stagisti al posto degli assenti. In questo modo, però, gli stagisti vengono caricati di responsabilità troppo grosse, che non gli spetterebbero assolutamente: come, in questo caso, tenere aperta da sola una filiale per un mese. Continua Claudia: «Mi sono ritrovata sola - con l'unico supporto della persona che si occupava dell'amministrazione - a gestire tutto il front-office: rapporti commerciali con le aziende, visione dei candidati, selezione del personale da inviare in missione, reportistica verso la sede centrale». Claudia specifica anche che nel resto dell'anno in quella filiale erano impiegate ben tre persone per svolgere quelle mansioni. «Per una settimana sono addirittura rimasta completamente sola, perchè anche la signora dell'amministrazione se n'era andata in vacanza: e quindi mi sono dovuta occupare anche di mansioni non previste nel progetto formativo e di alta responsabilità, per esempio cessazioni e assunzioni di personale, presenze, assenze, buste paga, infortuni, comunicazioni amministrative e burocratiche al centro per l’impiego. Tutto questo per un rimborso spese di 100 euro al mese più i buoni pasto». «Questa pratica» conclude Claudia «è ultracomune: fateci caso, a giugno spuntano annunci di ricerca e selezione per stagisti su tutte le bacheche delle agenzie. E perchè? Per sostituire il personale che se ne va in vacanza». Ma a chi spetta controllare che queste cose non accadano? Come mai non capita mai che un ispettore faccia una capatina, ad agosto, negli uffici e nelle agenzie, e chieda alla persona che lavora in solitudine "Ma lei, che contratto ha?". Eleonora Voltolina