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AwaRdS 2023, ecco le best practice verso stagisti e neoassunti: alcune aziende sono gioielli nascosti da conoscere

«Sappiamo che il mondo reale non è tutto così!» scherza Eleonora Voltolina, giornalista e fondatrice della Repubblica degli Stagisti, davanti al parterre di rappresentanti delle aziende premiate con gli AwaRdS 2023. Il motivo del riconoscimento è aver brillato per le condizioni di stage e lavoro offerte ai giovani. «Questo che premiamo è il migliore dei mondi possibili» ha proseguito Voltolina. La premiazione, rivolta alle aziende appartenenti al network della testata, ha come «obiettivo alzare l'asticella» spiega Voltolina, «innescare un processo di emulazione». Di solito le aziende «centellinano le informazioni circa le condizioni di stage offerte, le prospettive di assunzione post stage, le tipologie contrattuali utilizzate, divulgandole con grande fatica e spesso con opacità». Le aziende dell'RdS network no: loro forniscono «ogni anno un set di dati disponibili a tutti sulle pagine del sito». La base da cui si parte per l'assegnazione degli AwaRdS. Per il miglior rimborso spese il premio è andato a Cefriel, specializzata in progetti di innovazione digitale, e Arval, che opera nel campo del noleggio a lungo termine, che offrono entrambe mille euro al mese agli stagisti. E pensare che «quando abbiamo cominciato ad assegnare i nostri AwaRdS, «bastava offrire 750 euro al mese o giù di lì» sottolinea Voltolina. Negli ultimi anni le condizioni proposte sono migliorate al punto che entrambe le aziende offrono ai proprio stagisti un rimborso che in alcuni casi supera le retribuzioni 'entry level' dei contratti  nazionali. E senza fare differenze tra stage curricolari (svolti durante gli studi), che per legge non prevedono obbligo di rimborso spese, e stage extracurricolari. Ulteriore nota di merito. «Il tirocinio è un momento di crescita reciproca, prevedere un compenso adeguato significa valorizzare il contributo di ciascuno e creare nei giovani una prima possibilità di autonomia economica» afferma Roberta Letorio, capo risorse umane di Cefriel. «Bisogna venire incontro alle esigenze dei nostri colleghi a fronte della situazione economica attuale» fa eco Stefania Ercole, responsabile della Talent Acquisition di Arval. Privati e no profit dovrebbero in tal senso «mettersi una mano sulla coscienza». Un compenso di mille euro «è un bel segnale di attenzione verso le esigenze dei giovani» aggiunge Voltolina. Difficile non pensare alle recenti proteste per il caro affitti dei fuori sede a Milano. C'è poi l'award per chi raggiunge (o supera!) il 90 per cento di tasso di assunzione post stage – circa il triplo della media nazionale – facendo contratti di almeno 12 mesi. Il premio è andato a Marsh, Mercer e Bip. Nel caso di Marsh, multinazionale dell’intermediazione assicurativa, su 85 stage del 2022 gli assunti sono stati oltre il 90 per cento, quasi tutti con contratto di apprendistato. «Gli stage di Marsh non sono mai  fini a se stessi, ma rientrano nel nostro Graduate Programme proprio per garantire che siano esperienze di valore» è il commento di Alice Losa, Talent acquisition coordinator di Marsh. Mercer, società di consulenza specializzata nelle soluzioni tecnologiche, ha assunto – quasi tutti a tempo indeterminato – il 90 per cento dei suoi 15 stagisti. Stessa percentuale per Bip, la più grande società di consulenza a matrice italiana, che nel 2022 ha attivato 333 stage. «Per noi i giovani sono al centro, come è giovane la nostra azienda» dichiara Martina La Rosa, senior recruiter in Bip. «Abbiamo oltre il 41 per cento della popolazione aziendale sotto i trent'anni». Bip si è anche aggiudicata un secondo AwaRdS, quello dedicato alla miglior performance di assunzioni dirette di under 30 senza passare dallo stage, insieme a Spindox, T4V e EY. Per Bip sono state 508, di cui 492 a tempo indeterminato; per Spindox 108; per T4V venti. EY nel corso del 2022 ha effettuato 1.008 assunzioni dirette di under 30, di cui 616 in apprendistato. «Questo è solo uno degli investimenti di EY: siamo una realtà dinamica che ti dà opportunità di imparare» dice Silvia Zanella, responsabile per l'Employer branding and employee experience di EY: «Vogliamo dare la possibilità di un ottimo primo ingresso nel mondo del lavoro». Per EY quest'anno 'doppietta' di AwaRdS. L'azienda ha ricevuto anche il premio 'speciale apprendistato' insieme a Bene Assicurazioni e Booster Box. Nel 2022 la big della consulenza ha attivato 1.183 apprendistati, mentre Bene Assicurazioni ha registrato un tasso dell’83% di assunzione sui 14 stage attivati nel corso dell’anno, facendo tutti contratti di apprendistato: «Per noi è un contratto a tempo indeterminato a tutti gli effetti, che permette di formarsi da un punto di vista tecnico e teorico», afferma Martina Casa. Anche Booster Box, agenzia di marketing digitale, ha scelto il contratto di apprendistato per tutte le sue assunzioni post stage del 2022. Per Bianca Bennewitz, specialista Risorse umane di Booster Box, «i giovani sono il motore propulsore della nostra attività di business e per questa ragione siamo impegnati nella ricerca continua di talenti da formare». Menzioni speciali anche per Marsh e Spindox, rispettivamente 76 e 74 contratti di apprendistato tra assunzioni post stage e assunzioni dirette. E un festeggiamento, con l'AwaRdS speciale 'Dieci anni and counting', per i dieci anni di presenza di Arval nel network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti. Collaborazione che testimonia l'impegno dell'azienda sul fronte dell'occupazione giovanile di qualità e il sostegno alle battaglie per i diritti degli stagisti.Gli AwaRdS sono per Voltolina «segnali di speranza», perché «vogliono mostrare che le aziende non sono tutte uguali: che ci sono delle eccellenze, alcune magari molto note, altre che sono gioielli nascosti che vale la pena conoscere». I giovani devono poter scegliere e sapere «che non tutti i posti di lavoro sono uguali». Ed è anche giunto il momento, dice Paolo Costa, socio fondatore e direttore marketing di Spindox, «di dare loro voce: nelle nostre imprese il dialogo tra le generazioni è invece congelato». Scegliere è un potere che i ragazzi devono usare bene, «riponendo la fiducia nelle aziende che davvero se la meritano» conclude Voltolina, «e che lo provano coi fatti e non solo con le parole». Ilaria Mariotti

Ricerca degli studenti della Cattolica sugli stage, i commenti: fondamentale ascoltare le istanze dei giovani

Chi conosce una situazione meglio di qualcuno che la sta vivendo? Chi ha più elementi per poter dire, di una data condizione, quali sono i fattori critici e quelli positivi, più di qualcuno che ha una esperienza diretta e recente di quella condizione? Proprio per questo quando si parla di mercato del lavoro e occupazione giovanile bisognerebbe sempre ascoltare i giovani. E più precisamente, quando si parla di stage, è indispensabile raccogliere le istanze direttamente dagli stagisti.Da questa premessa parte l’iniziativa che ha visto coinvolta la facoltà di Sociologia della Università cattolica di Milano, e precisamente il suo Laboratorio di ricerca sociale qualitativa, e la Repubblica degli Stagisti. Gli studenti del Laboratorio, guidati dalla professoressa Cristina Pasqualini, hanno infatti realizzato una ricerca qualitativa su un campione molto esteso: oltre 100 giovani tra i 21 e i 28 anni che stavano facendo in quel momento uno stage o che l’avevano appena terminato sono stati intervistati individualmente e poi coinvolti in focus group.L’anteprima dei risultati della ricerca è stata al centro dell’evento annuale della Repubblica degli Stagisti di quest’anno, il Best Stage 2023, che infatti aveva come titolo “Voce ai giovani“: cinque studenti, in rappresentanza di tutto il gruppo di lavoro, sono saliti sul palco a raccontare alcune delle più significative tendenze emerse dalla primissima analisi dei dati. Il quadro che emerge è abbastanza roseo: lo stage viene visto come opportunità più che come sfruttamento, e in particolare i giovani intervistati hanno dato un voto medio di 7 e mezzo alla loro sensazione di essere valorizzati durante il percorso di tirocinio. Tra le criticità emerse, una scarsa conoscenza del proprio progetto formativo individuale che solo la metà dei giovani dichiara di conoscere, e sopratutto una totale ignoranza del quadro normativo di riferimento: praticamente tutti ammettono di non conoscere le leggi che regolamentano il tirocinio, e quindi di aver svolto questa esperienza alla cieca, senza conoscere i propri diritti e i doveri e non di rado confondendo l'inquadramento in stage con un vero e proprio contratto di lavoro.A commentare questi spunti durante Best Stage una tavola rotonda che ha visto la partecipazione dell’assessora al lavoro del Comune di Milano Alessia Cappello, della ricercatrice Delfina Licata, responsabile del Rim – il Rapporto Italiani nel Mondo – della Fondazione Migrantes, e della manager Stefania Ercole di Arval Italia.Delfina Licata ha sottolineato quanto la ricerca sociale svolga un ruolo chiave per permettere di capire la situazione dei giovani italiani, e quanto essa sia preziosa – indispensabile – anche per guidare le politiche e per costruire una narrazione pubblica più veritiera, meno semplificata e stereotipata. Sulla scorta della sua esperienza ormai quasi ventennale con il Rim, il Rapporto Italiani nel Mondo, Licata ha per esempio citato quanto si parli erroneamente di "cervelli in fuga" quando in realtà a espatriare ogni anno dall'Italia sono anche decine di migliaia di giovani senza alti titoli di studio; e quanto si tenda a idealizzare il percorso migratorio, dipingendolo sempre come soddisfacente e vincente, quando in realtà vi sono anche tanti casi di fallimento di questo percorso, o quantomeno di difficoltà nell'integrarsi in un Paese straniero.Alessia Cappello ha applaudito la scelta di ascoltare direttamente la voce dei giovani, anziché presumere di conoscere già le loro aspettative e bisogni, e ha auspicato che si intensifichi il dialogo tra mondo della ricerca e istituzioni, in modo da poter includere almeno alcune delle istanze delle nuove generazioni nelle policy pubbliche. Cappello ha anche raccomandato ai ragazzi di considerare lo stage non solo come un momento in cui loro offrono il loro tempo e la loro energia all’azienda a cui vengono destinati, ma anche come un momento in cui ricevono formazione dai loro tutor, che dedicano di converso il loro tempo e la loro energia per spiegare il lavoro e trasferire competenze e conoscenze. L'assessora ha poi ricordato due occasioni pensate dall'assessorato al Lavoro del Comune di Milano proprio per i giovani: il progetto “Mentorship Milano” per l’empowerment delle donne tra i 16 e i 30 anni partito a cavallo tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023 con il coinvolgimento di ben 800 donne (oltre 500 ragazze e quasi 300 mentor), e il nuovissimo “Osserva Lavoro Milano”, che prevede per i partecipanti – in questo caso senza un vincolo di genere – un impegno di cinque giorni nella modalità di "shadowing" mutuata dagli Stati Uniti, invitando ragazzi e manager a candidarsi, sul sito del Comune, rispettivamente come potenziali mentee e mentor.Stefania Ercole, sulla scorta delle migliaia di candidati che l'ufficio HR di Arval incontra e tra i quali seleziona i circa 150 giovani che ogni anno accoglie in stage, ha tracciato un identikit di chi oggi si affaccia al mondo del lavoro ed entra in contatto con le aziende. La manager ha sottolineato come la pandemia abbia costituto un momento di svolta anche rispetto ai comportamenti e alle aspettative dei giovani – che oggi sono più impazienti, più attenti a una coerenza molto specifica tra la loro formazione pregressa e le esperienze di lavoro; e che però, nel contempo, sono anche disponibili a scegliere aziende meno prestigiose, o posti con prospettive di crescita professionale più modeste, in cambio di una maggiore stabilità contrattuale. Arval, che proprio nel 2023 festeggia i dieci anni di presenza nel network delle aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti (un anniversario onorato anche attraverso l'AwaRdS "Dieci anni & counting"), durante l'evento ha anche ricevuto un AwaRdS per il miglior rimborso spese offerto agli stagisti: a partire dal 2022, infatti, l'azienda ha deciso di alzare da 720 a 1000 euro l'indennità mensile offerta agli stagisti (senza distinzione tra curricolari ed extracurricolari). Un elemento molto apprezzato ma non, secondo Ercole, il più importante per i ragazzi nel momento in cui si trovano a scegliere il proprio stage.Secondo i primi risultati dello studio del Laboratorio di ricerca sociale della Cattolica, in cima alla piramide dei fattori importanti per i giovani c'è il nome dell'azienda. «Una responsabilità importante» ha detto in chiusura Eleonora Voltolina, la fondatrice della Repubblica degli Stagisti, rivolgendosi ai manager presenti all'evento: «A questo punto sta a voi esserne all'altezza, e non deludere la fiducia dei giovani».

27 giugno, voce ai giovani: il mondo dello stage e del lavoro visto dalle nuove generazioni nell'evento della RdS

"Own your story", si dice in inglese. Mantieni il controllo della tua storia, raccontala tu, non lasciare che siano gli altri a parlare di te al posto tuo. Troppo spesso le esperienze di gruppi  minoritari, o per qualche ragione considerati deboli, vengono mediate da altri. Che siano migranti, persone disabili o vittime di violenza – oppure che siano, genericamente, “giovani” o “donne” – c’è l'idea che siano altri a dover spiegare le loro storie, focalizzare di cosa hanno o non hanno bisogno, cosa vogliono, cosa vivono. “Altri” più consapevoli, più preparati (e, a dirla tutta, nella maggior parte dei casi possibilmente anche più maschi, e più vecchi, e più bianchi, e più eterosessuali – ma questa è un’altra storia, e come si dice: verrà raccontata un’altra volta).Invece tutti hanno la propria voce, e dovrebbero essere interpellati sulle cose che li riguardano, ascoltati, e messi in condizione di agire.L'evento annuale della Repubblica degli Stagisti quest'anno parte proprio dal bisogno di dare voce ai giovani. In prima persona. Giovani che vivono l'esperienza dello stage e dei primi passi nel mondo del lavoro. Giovani che hanno vissuti, opinioni, sogni e bisogni differenti. Ma anche molto in comune.Nel corso di "Best Stage 2023: Voce ai giovani", martedì 27 giugno a Milano, verranno presentati in anteprima i risultati di un grande studio sugli stage realizzato dagli studenti del Laboratorio di ricerca sociale qualitativa dell'università Cattolica, con il supporto della Repubblica degli Stagisti, svolto su ben cento stagisti con l'obiettivo di capire l'esperienza del tirocinio attraverso i loro occhi.Gli studenti si sono trasformati in ricercatori e, sotto la guida della professoressa Cristina Pasqualini, hanno svolto interviste in profondità a persone più o meno loro coetanee, approfondendo vari aspetti dell'esperienza di stage. Per esempio, le motivazioni che spingono a intraprenderne uno, o il supporto che si riceve per trovare e attivare questo tipo di percorsi. Il grado di consapevolezza dei diritti e doveri degli stagisti. La questione, annosa e cruciale, della sostenibilità economica degli stage: quanto costa mantenersi da soli? Se lo stage non è ben pagato, chi ci mette la differenza?Lo studio – con il metodo tipico della ricerca sociale qualitativa che prevede, al posto delle percentuali secche e semplici, un meticoloso lavoro di approfondimento e analisi dei contenuti di lunghe interviste – ha voluto anche mettere a fuoco la sensazione dei giovani di sentirsi valorizzati, oppure al contrario sfruttati, durante lo stage. Sono stati usati due questionari leggermente diversi per indagare al meglio le due esperienze, simili ma non identiche, dei tirocini curricolari (svolti mentre si studia) e di quelli extracurricolari. In particolare, per esempio, a chi raccontava un percorso curricolare è stato chiesto se la condizione di studente “in formazione” fosse stata sempre rispettata, o se fosse capitato di essere biasimati per non essere abbastanza "performanti". Nel caso degli extracurricolari, invece, sono state indagate più in profondità le aspettative di assunzione post stage, chiedendo quanto contasse per ciascun partecipante la possibilità di uno sbocco lavorativo successivo.Cinque studenti, in rappresentanza dei cento che hanno svolto la ricerca, racconteranno martedì durante Best Stage alcuni primissimi risultati, che verranno poi resi pubblici in maniera più organica nei prossimi mesi. A seguire nel corso della tavola rotonda "Giovani, bene prezioso" – moderata da Eleonora Voltolina, fondatrice e direttrice della Repubblica degli Stagisti – Alessia Cappello, assessora al Lavoro del Comune di Milano, rifletterà su come possono essere valorizzati i giovani dalla pubblica amministrazione (anche considerando che il Comune, coi suoi 20mila dipendenti, è il più grande datore di lavoro della città), raccontando anche l'esperienza di “Mentorship Milano” per l’empowerment delle giovani donne e il nuovissimo progetto “Osserva Lavoro Milano”. Delfina Licata, coordinatrice e autrice del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, farà il punto su come, dove, quando e soprattutto perchè i giovani lasciano l’Italia: i numeri dei nuovi espatri sono, da anni, in costante aumento, e le decine di migliaia di under 30 italiani partiti per l'estero spesso stentano a trovare il modo, o la motivazione, per tornare.La tavola rotonda vedrà anche la presenza di Stefania Ercole, Talent acquisition & People engagement manager di Arval, che proprio quest'anno festeggia i dieci anni all'interno del network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti. Eleonora Cadone, community manager di Ashoka Italia, racconterà le attività di Ashoka per valorizzare i giovani e in particolare il progetto Gen C, che ha l’obiettivo di rendere i giovani stessi protagonisti del cambiamento e promuovere l'innovazione sociale guidata dalle nuove generazioni. E per dare concretezza al racconto dell'iniziativa, all’evento parteciperanno due di questi giovani changemaker selezionati da Ashoka: Federico Sangalli, creatore di Fex Math, un progetto partito nel 2020 per aiutare le persone a superare le difficoltà con la matematica; e Matteo Spreafico, co-fondatore dell'associazione Assembleiamo che organizza assemblee-evento "memorabili" nelle scuole superiori in tutta Italia.Alla tavola rotonda contribuirà anche il sociologo Mauro Migliavacca  in rappresentanza dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo che da ormai oltre dieci anni realizza il Rapporto Giovani, ad oggi la più estesa ricerca italiana sulla condizione giovanile, intervistando periodicamente un campione di circa 9mila persone fra i 18 e i 33 anni e raccogliendone lo sguardo sulla loro vita e sulla società.Best Stage è anche l’occasione per assegnare i premi della Repubblica degli Stagisti – gli AwaRdS 2023 – a quelle aziende virtuose che fanno parte dell’RdS network e che hanno particolarmente brillato per qualche aspetto delle loro policy 2022 a favore dei giovani. In particolare questo’anno sarà assegnato l’AwaRdS per il miglior rimborso spese a chi offre ai propri stagisti l’indennità mensile più alta; l'AwaRdS per il miglior tasso di assunzione post stage a chi ha assunto l’anno scorso oltre il 90% degli stagisti, facendo loro un contratto di almeno 12 mesi; l’AwaRdS per la miglior performance di assunzioni dirette di giovani a quelle aziende che hanno assunto il maggior numero di under 30 – in proporzione al proprio organico – senza passare attraverso lo stage. E quest'anno ci saranno anche due AwaRdS speciali!L’appuntamento è per martedì 27 giugno alle ore 15 alla Casa dei diritti di Milano, in zona Colonne di San Lorenzo. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti, con l’accredito a questo link. Vi aspettiamo!

Basta allo sfruttamento dei giovani e agli stage non pagati, verso una legge europea grazie al voto dell'Europarlamento

Non era un voto scontato, ma alla fine è passato: ieri, mercoledì 14 giugno, il Parlamento europeo ha adottato il testo della risoluzione per tirocini di qualità nell’Unione europea, respingendo i tentativi di snaturarlo. «È stata una giornata dall’importanza storica per la lotta in difesa dei giovani tirocinanti, della loro dignità e per il miglioramento delle loro opportunità e condizioni di lavoro», dice soddisfatto alla Repubblica degli Stagisti Brando Benifei, 37 anni, capogruppo del Partito democratico all’Europarlamento e da sempre attivo nelle battaglie per i diritti dei giovani: «L’adozione di questa risoluzione di iniziativa legislativa, quindi non una normale presa di posizione del parlamento, rappresenta un passaggio essenziale per la creazione di un vero e proprio dispositivo di legge europeo. Una direttiva per mettere al bando una volta per tutte, in tutta Europa, la pratica degli stage non retribuiti e di scarsa qualità. Siamo riusciti a respingere i tentativi della destra di affossare il testo con emendamenti presentati dal Partito popolare europeo e dal gruppo Identità e democrazia che volevano cancellare la richiesta del Parlamento di una direttiva europea sul tema».Il testo, che chiede che gli stagisti debbano essere ingaggiati secondo regole chiare, non possano essere usati per sostituire dipendenti, e debbano essere pagati, ha ricevuto alla fine 404 voti a favore, 78 contrari e 130 astensioni. «Sono esterrefatto dal voto di Lega e Fratelli d’Italia: un voto contro i giovani» commenta Benifei. «Adesso lo vadano a spiegare alle ragazze e ai ragazzi che iniziano il loro percorso professionale, che faticano a pagare gli affitti, che vengono sfruttati per il loro lavoro nel momento più difficile della loro esistenza, ovvero quando cercano di intraprendere il proprio percorso di vita autonomo».La risoluzione presentata da Monica Semedo – 39enne europarlamentare democratica del Lussemburgo – e arrivata in plenaria dalla Commissione occupazione sociale recepiva le richieste avanzate dall’Alleanza progressista di Socialisti e democratici nel corso di anni di battaglia politica. Su quel testo, però, erano arrivate all’ultimo delle richieste di modifica da parte di alcuni partiti di destra attraverso degli emendamenti che di fatto lo avrebbero reso nullo, o quasi.La risoluzione infatti, era di iniziativa legislativa: in pratica uno degli strumenti che dà impulso legislativo al Parlamento europeo (che di fatto non lo esercita, visto che è di esclusiva procedura della Commissione). Adottando il testo della risoluzione con tutti i suoi allegati, che contengono delle vere e proprie proposte di legge, di fatto il Parlamento vincola la Commissione a rispondere e, in pratica, a partire da quel testo per una legge. Cosa ben diversa è invece la raccomandazione, che non obbliga ma semplicemente invita gli Stati ad impegnarsi ad adottare quelle regole, senza vincoli. Per questo i partiti di destra hanno cercato fino all’ultimo di trasformare, attraverso gli emendamenti, il testo appunto in una blanda raccomandazione, che non avrebbe imposto a nessuno l’obbligo di rimborso spese e qualità nei tirocini.Durante il dibattito sul testo della risoluzione, avvenuto alla vigilia del voto, è intervenuto anche il commissario europeo per il lavoro e i diritti sociali, Nicolas Schmit, che ha espresso gratitudine personale per il «prezioso» lavoro prodotto, ricordando che «i giovani si sono fatti sentire su questo tema» e che secondo un recente sondaggio di Eurobarometro lo stage è utile per trovare lavoro, ma c’è un margine di miglioramento. Ha poi ricordato come spesso i tirocini siano senza un rimborso spese o vengano utilizzati per sostituire posti di lavoro, cosa che non deve succedere. Non da ultimo Schmit ha assicurato l’impegno di Ursula von der Leyen: «la Commissione risponderà con una proposta legislativa nel pieno rispetto dei limiti giuridici fissati dal trattato» – a prescindere dunque dalla decisione che sarebbe stata presa l’indomani con la votazione – partendo subito con le consultazioni con le parti sociali. Questo perché le diseguaglianze nell’accesso agli stage senza un rimborso spese sono inaccettabili e «investire nei giovani è fondamentale per garantire prosperità nell’Unione europea». Una consultazione attesa con trepidazione da Benifei e dagli altri europarlamentari dalla parte degli stagisti, che dovrà sperabilmente portare a una «nuova proposta di direttiva: una vera e propria legge europea sui tirocini di qualità», che a quel punto vincolerà tutti gli Stati membri.Punti salienti della direttiva approvata ieri sono i criteri di qualità presenti all’articolo 3: i tirocinanti devono avere diritto a un contratto di tirocinio scritto che stabilisce almeno la durata e le disposizioni per il rinnovo, l’indennità corrisposta, i diritti e gli obblighi del tirocinante e del soggetto promotore, gli obiettivi di apprendimento. Largo spazio nel testo alla tutela dell’accesso dei disabili alle opportunità di stage: si prevede, infatti, che gli Stati garantiscano sostegno ai soggetti che promuovono e offrono tirocini per persone con disabilità.Altro nodo centrale è l’articolo 4: «Gli Stati membri garantiscono che la durata del tirocinio sia limitata nel tempo», dice, oltre a ribadire che tutte le disposizioni relative a durata, rinnovo o prolungamento dei tirocini «non comportino la sostituzione di posti di lavoro […] posti vacanti per lavori a tempo pieno o contratti di lavoro a tempo indeterminato con il prolungamento dello stesso tirocinio nella stessa posizione per lo stesso soggetto promotore del tirocinio».Nel testo approvato si sottolinea che i tirocini sono principalmente un’esperienza di apprendimento e non dovrebbero, quindi, sostituire posizioni di ingresso. Ci deve essere maggiore accessibilità per le persone con disabilità e provenienti da contesti vulnerabili e incoraggiare i tirocini transfrontalieri. E sopratutto, deve essere garantito un rimborso spese adeguato che copra almeno vitto, alloggio e trasporto.«Il Parlamento europeo ha condannato più volte la pratica dei tirocini senza compenso come una forma di sfruttamento dei giovani lavoratori e una violazione dei loro diritti», osserva Benifei. «Oggi facciamo un passo avanti ulteriore, più formale, chiedendo ufficialmente alla Commissione un quadro giuridico comune, una direttiva, per garantire ai tirocinanti una remunerazione equa al fine di evitare pratiche di sfruttamento, insieme a standard minimi ai fini della definizione di quello che costituisce un tirocinio di qualità».Il cammino non è certamente breve. Una volta pronta la proposta di direttiva della Commissione, inizierà la procedura legislativa ordinaria: «Parlamento europeo e Consiglio avranno la possibilità di emendare la proposta della Commissione per poi lavorare a un accordo tra le due posizioni, che diventerà legge in tutta l’Unione europea. Le tempistiche sono difficili da prevedere, dipende dalla rapidità con cui la Commissione europea produrrà la sua proposta». Una cosa però è certa: con il voto di oggi «si passa dal terreno della battaglia politica a quello dell’iter legislativo tout-court» dice Benifei: «Siamo a un passo da una legge europea che porrà fine allo sfruttamento del lavoro giovanile sotto forma di stage e tirocini non pagati».Come la relatrice Marie Pierre Vedrenne ha ricordato a inizio dibattito il 13 giugno, «tra un anno ci sono le elezioni. Nel 2019 i giovani già ci hanno lanciato un messaggio: è giunta l’ora di ascoltarlo, di rispondere ed essere all’altezza delle loro aspettative». Bisognerà vedere cosa succederà adesso in Commissione, e quale sarà il prodotto finale. Intanto però vale la pena di festeggiare: perché finalmente il Parlamento europeo può dire di aver ascoltato. Di aver teso una mano ai giovani e di aver deciso, dopo gli anni bui della pandemia, di andar loro incontro, difendendo i loro diritti. Marianna Lepore

Come le piattaforme cambiano le nostre vite? Incontro con Ivana Pais della Cattolica e Corena Pezzella di UnoBravo

Grazie alle nove tecnologie, oggi la nostra vita si svolge in maniera ibrida: una parte è offline, in presenza, così come siamo ormai abituati a dire attuando un gergo aziendale. Parte della nostra vita invece la passiamo online: e quando siamo connessi ma non è solo per svago, come quando si compulsano video di gattini sui social network; né strettamente per studio o lavoro, come per esempio quando si segue una lezione o si sostiene un esame universitario da remoto.A volte online facciamo vere proprie “cose”: attività che prima dell’avvento del web si facevano uscendo di casa e andando in un negozio, in un ufficio. L'esempio più classico è quello delle vacanze: oggi per prenotarle quasi più nessuno va in un’agenzia di viaggi. Ci sono Booking, TripAdvisor, Airbnb e tutte le altre piattaforme che permettono di affittare una camera d’albergo, un intero appartamento, a volte in strutture turistiche ufficiali, a volte da privati. Questo vale per tutto tutti gli aspetti della nostra vita: ordinare il cibo al ristorante, prenotare una visita medica, giocare il torneo di burraco, perfino vendere quei vestiti che non ci stanno più. Come le piattaforme digitali hanno trasformato le nostre vite è il tema a cui è dedicato il nuovo appuntamento live del podcast della Repubblica degli Stagisti, per un episodio che registriamo nel pomeriggio di martedì 6 giugno nello studio multimediale Malinverni dell’università cattolica.Le ospiti di questo appuntamento sono Ivana Pais, professoressa ordinaria di Sociologia dei processi economici e del lavoro alla facoltà di Economia proprio dell'università Cattolica e grande esperta del lavoro di piattaforma, e Corena Pezzella, HR manaher di UnoBravo, una start-up nata solo quattro anni fa che ha già ottenuto grandi risultati nel suo obiettivo: sdoganare il supporto alla salute mentale, rendendo possibile andare dallo psicologo online. Con la sua rete di oltre 3mila terapeuti iscritti all’ordine che ricevono online proprio attraverso la piattaforma, e a prezzi più accessibili della media, UnoBravo è un servizio che si rivolge soprattutto ai giovani, per smontare l’idea comune che per andare dallo psicologo – lo “strizzacervelli” – si debbano avere problemi psicologici enormi. La realtà è molto diversa, e un supporto psicologico può semplicemente servire a ritrovare il proprio benessere, a superare un momento di crisi, a lasciarsi alle spalle un pattern di comportamento che genera infelicità.Con Ivana Pais affronteremo anche il grande dilemma del lavoro sulla piattaforma: perché per quanto effettivamente le piattaforme abbiano regalato delle opportunità prima inesistenti, come per esempio a tutti i piccoli proprietari immobiliari la possibilità di fare affitti brevi con i propri appartamenti e quindi guadagnare da un’attività para-turistica senza però dover essere albergatori di professione, dall’altra proprio all'interno delle piattaforme è cresciuta la cosiddetta Gig economy. Molti dei lavoratori deelle piattaforma – l’esempio classico è quello dei rider che consegnano il cibo a domicilio – che soffrono condizioni di lavoro spesso povere, con pochissimi diritti, inquadramenti contrattuali fantasiosi, pagamenti pressoché a cottimo, e con salari molto bassi. Con Ivana Pais e Corinna Pezzella l'obiettivo sarà quello di guardare le luci e le ombre delle piattaforme, e anche capire come i servizi su piattaforma possano avere anche il un obiettivo sociale – come, nel caso di UnoBravo, quello di eliminare lo stigma in tema di salute mentale. L’appuntamento è per martedì 6 giugno alle 17 nella storica della Cattolica di Milano in sede di via Sant’Agnese.

Tirocini in ambasciata, indennità ancora solo a 300 euro. Quartapelle: «Lavoriamo per aumentarla»

La buona notizia è che i tirocini ex Mae Crui, oggi, Maeci-Mur-Crui, sono tornati in pianta stabile dopo la brusca interruzione del 2012 e il ripristino tre anni dopo, nel 2015. Le candidature per i 329 posti di questa edizione sono aperte dallo scorso 22 maggio e chiuderanno il 16 giugno. La notizia meno buona è che il rimborso spese – che adesso finalmente c'è – è di quelli che però non risolvono propriamente il problema del sostentamento di un giovane che si va a formare in una sede diplomatica estera: l'ammontare è infatti di soli 300 euro mensili. La cancellazione di uno dei programmi europei più ambiti dagli studenti era avvenuta senza preavviso, proprio all'indomani dell'introduzione della norma che aboliva gli stage extracurriculari a titolo gratuito (qui il racconto della vicenda). Salvo poi tornare, con l'importante novità dell'introduzione di un emolumento di importo pari a 300 euro.Una cifra troppo piccola – soprattutto oggi, con un generale aumento dei prezzi. E certo non all'altezza di un tirocinio prestigioso che si svolge in ambasciate, consolati e istituti di cultura di tutto il mondo. Va detto però che alcune sedi – una manciata del totale – offrono a chi viene selezionato alloggio gratuito all'interno delle proprie strutture. È il caso, per questo bando ad esempio, dell'ambasciata di Sofia, di Stoccolma, dell'Istituto italiano di Bucarest e poche altre. Pochissime insomma, rispetto alle oltre duecento che ospiteranno tirocinanti che invece dovranno provvedere in autonomia alla propria sistemazione. Di novità sul tema dell'indennità nel breve periodo non se ne prevedono. «Avevamo intenzione di intervenire sulla questione nella precedente legge di Bilancio, prima che cadesse il governo Draghi» spiega alla Repubblica degli Stagisti la deputata del Pd Lia Quartapelle, vicepresidente della commissione Esteri e fautrice della “resurrezione” del programma di tirocini dopo la sua soppressione. «Adesso che siamo all'opposizione quello che possiamo fare è prenderci l'impegno di lavorare affinché il rimborso spese aumenti», prosegue. Obiettivo «quello di adeguarlo alla migliore legge che abbiamo in circolazione sui rimborsi spese da riconoscere ai tirocini, che è il Lazio», che prevede appunto 800 euro lordi. Più che un raddoppio insomma, che renderebbe maggiormente equa l'opportunità, preclusa a chi non può permettersi di sostenere le spese di un soggiorno all'estero della durata di tre mesi. Nel caso del bando attuale, nel periodo 18 settembre - 15 dicembre. I tempi non saranno brevi: «Intanto potremo procedere con una interrogazione parlamentare» spiega Quartapelle «per poi puntare a introdurre le novità nella prossima legge di Bilancio di fine anno». Non sarà facile però, «perché sulla questione non ci sono stati più interventi negli ultimi otto anni». Bisognerà dunque ricominciare da capo e, per il momento, senza interlocutori nella maggioranza. Vero è che esiste anche una seconda modalità di tirocinio, che è quella a distanza. Per questi casi non vi saranno spese di sostentamento extra e perciò non è neppure previsto un rimborso spese, come spiega il bando. Per questa tornata gli stage da remoto saranno ben venti, anche per città europee non distanti come Lisbona e il Portogallo. «Un tipo di organizzazione che è rimasta post Covid» dice la parlamentare «ma che fa perdere di senso all'esperienza, che è quella di sperimentare la vita di una sede diplomatica». Un secondo passo necessario sarebbe quello di reintrodurre i tirocini Maeci-Mur-Crui «anche per i neolaureati, entro un anno dalla laurea». Come del resto era un tempo, prima della decisione di sospenderli. Meno stringente invece, secondo la deputata, la necessità di aumentare i posti disponibili, che ai tempi del Mae-Crui – quando non c'era alcun rimborso – arrivavano a 1800 all'anno. «Se l'obiettivo che vogliamo ottenere in prima battuta è l'aumento dell'indennità, per il traguardo dei maggiori posti disponibili dovremo aspettare». Eppure, pur con indennità così esigua, questi tirocini risultano tra i più ambiti tra gli universitari. Nell'edizione precedente, quella di gennaio 2023 (le tornate sono tre all'anno), le posizioni offerte erano 308 e «le candidature totali sono state 1.574» fa sapere Mario Santamaria dell'ufficio stampa della Fondazione Crui: «I selezionati solo 262». Una domanda elevata di partecipazione, che si conferma con numeri simili anche nelle precedenti selezioni. La selezione è a sua volta serrata, perché i requisiti si basano soprattutto sul curriculum universitario. In particolare è richiesta, oltre alla frequenza di un determinato corso di laurea, l'aver acquisito almeno 60 crediti formativi per le lauree specialistiche e 230 per quelle a ciclo unico. La lista delle facoltà ammesse insieme a quella degli atenei partecipanti è nel bando. Serve poi la conoscenza dell'inglese (livello B2) e una media agli esami non inferiore a 27/30. L'età non deve superare i 29 anni. Come raccontano sul sito alcuni ex stagisti, superare la selezione è un passo che può fare da trampolino di lancio per gli studenti interessati a un percorso di carriera nella diplomazia internazionale. Che potrebbero diventare di più se si realizzerà la promessa di un rimborso più elevato, e di una estensione dei posti anche a chi si è già laureato. Ilaria Mariotti

I giovani hanno capito che “salvarsi da soli” non funziona: bisogna farsi sentire in maniera collettiva

Oggi in Italia ci sono cinque milioni e 800mila giovani tra i 15 e i 24 anni, più un milione e 200mila giovani adulti tra i 25 e la soglia dei trent'anni. Il numero assoluto nel nostro Paese è in costante contrazione: secondo gli ultimi dati Istat i nuovi nati nel 2022 sono stati meno di 393mila, mentre 15 anni fa, nel 2008, erano stati 576mila. I giovani nell'Italia di oggi dunque sono sempre meno, e sopratutto contano sempre meno: la loro voce è sempre meno ascoltata. Come si può invertire la rotta?A parlarne con Eleonora Voltolina, in questo episodio del podcast della Repubblica degli Stagisti registrato live all'università Cattolica di Milano, c'è Alessandro Rosina, docente di Demografia e coordinatore scientifico dell'Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo, che ormai da oltre un decennio redige il Rapporto Giovani – a oggi la più estesa ricerca italiana sulla condizione giovanile. Rosina è anche autore, con Elisabetta Ambrosi, del libro Non è un paese per giovani con sottotitolo: “L’anomalia italiana: una generazione senza voce”.«C'è una discrasia tra i giovani e il mercato del lavoro» dice Rosina: e, più nel complesso, «tra nuove generazioni e sistema Paese». Per questo l'Italia «ha visto incepparsi quei meccanismi che consentono di produrre benessere attraverso le novità che le nuove generazioni portano». Ma se non viene fatto spazio ai giovani, se non si abbraccia l'innovazione che essi portano, si va inevitabilmente verso un «progressivo declino». La brutta notizia è che le generazioni dei giovani di oggi si trovano ad affrontare gli stessi identici problemi di quelle di 15 anni fa: e le grandi recessioni degli ultimi anni hanno «ulteriormente accentuato» le iniquità. Ma come si fa a farsi sentire come generazione, a lasciare la propria impronta? «La generazione Z è più pragmatica: vive in un contesto in cui ci sono condizioni di incertezza che riguardano il proprio presente e la propria condizione anche collettiva, e quindi c'è una voglia di protagonismo e di farsi sentire assieme agli altri» riflette Rosina. I giovani di oggi hanno finalmente acquisito quella consapevolezza «che non si può cambiare da soli» che ai loro fratelli maggiori – i Millennials – mancava. «Hanno voglia di sperimentarsi come soggetti attivi che producono cambiamento, e di inserire la propria visione della realtà, del mondo e del futuro in questo cambiamento. E stanno cercando modalità per poterlo realizzare»: ecco perché scendono in piazza anche in maniera tradizionale, oltre a portare avanti forme di protesta sui social. Ambiente e diritti per i giovani di oggi sono temi importanti, che «questa generazione sente in maniera molto forte e che pone nel dibattito pubblico». Anche se per «trasformare il Paese» in modo che «fornisca reali opportunità», secondo Rosina bisognerebbe che i giovani si occupassero anche di altri temi, più complessi e forse meno attraenti, come la dispersione scolastica ancora troppo elevata, la cinghia di trasmissione tra scuola e lavoro, l'inefficienza dei centri per l'impiego, i Neet, il degiovanimento e gli squilibri demografici: «Tutti questi temi non sono ben conosciuti né affrontati dai giovani: questo rischia di essere una fragilità» e può portare «a una scarsa capacità poi di incidere veramente».«Anche se si riuscisse a incidere su temi importantissimi come quelli dell'ambiente e dei diritti», ribadisce il professore, è anche fondamentale «la questione dei diritti sociali, delle opportunità, e della possibilità di consentire alle nuove generazioni di diventare soggetti che producono benessere nel territorio in cui vivono» anziché restare «relegate ai margini».I giovani che vivono nell'Italia di oggi sono comunque resilienti: «Nonostante le difficoltà, c'è sempre forte – e non è minore rispetto ai coetanei degli altri Paesi – un'energia positiva: cioè la voglia di esercitare un proprio protagonismo positivo».Rosina è anche uno dei massimi esperti italiani del fenomeno dei Neet, di cui l'Italia ha il triste primato: complessivamente più di tre milioni, con un tasso pari al 25,1%. In Italia cioè un giovane su quattro non lavora, non studia e non è inserita/o in percorsi di formazione. Peggio dell'Italia, in Europa, fanno solo Turchia (33,6%), Montenegro (28,6%) e Macedonia (27,6%).Va sottolineato peraltro che mentre nel contesto europeo la categoria Neet comprende le persone tra i 15 e i 24 anni non inserite in percorsi di formazione o di lavoro, in Italia invece, a causa della fragilità del mercato del lavoro nazionale, la fascia d’età si estende fino ai 29 e talvolta addirittura i 34 anni. I Neet sono secondo Rosina una cartina di tornasole di quanto un Paese non sia in grado di valorizzare i propri giovani, e in Italia «è un vero e proprio paradosso: abbiamo meno giovani, e li sprechiamo di più».In chiusura di puntata, Alessandro Rosina risponde alle domande e sollecitazioni del pubblico: in particolare di Mel, giovane studentessa e militante dell'associazione non profit Culturit indecisa se restare in Italia o andare all'estero, e di Sara, allieva della scuola di giornalismo dell'università Cattolica che lo interroga sulla dicotomia tra le metropoli – che ancora molto spesso attirano i giovani – e le realtà locali.E per sapere qual è il libro del cuore scelto da Alessandro Rosina come consiglio di lettura, e tutto il resto della conversazione, non resta che ascoltare l'episodio!

A chi possono rivolgersi i giovani per trovare lavoro? Il 25 maggio il podcast live di RdS all'università Cattolica

E adesso, che faccio? Come trovo un lavoro? È la domanda che molti giovani si pongono quando stanno finendo di studiare, o hanno appena finito. Il senso di spaesamento e la sensazione di doversi arrangiare da soli, senza nessun supporto, spesso è deprimente: capita che questo faccia perdere tempo, e che si finisca in trappole e vicoli ciechi. Ma esistono alcuni uffici, sia nelle università sia fuori, che offrono servizi gratuiti proprio per accompagnare le persone nella transizione dalla formazione al lavoro, e permettere loro di trovare nel minor tempo possibile una buona opportunità di inserimento. Questi uffici però purtroppo sono spesso misconosciuti, oppure vengono utilizzati solo nel momento in cui più urgentemente servono.Nella puntata del podcast della Repubblica degli Stagisti che verrà registrata live all’università Cattolica di Milano nella mattinata di giovedì 25 maggio si parlerà proprio di questo argomento, con due guide di grande competenza: Giovanni Castiglioni, Academic Career Officer presso il Servizio Stage & Placement della Cattolica, e Francesco Maresca, responsabile del Settore Lavoro della Provincia di Varese.All'interno del Servizio Stage & Placement, Castiglioni segue le attività di orientamento al lavoro rivolte a studenti e laureati; è stato anche per cinque anni tutor di tirocinio per il corso di laurea in "Lavoro e direzione d'impresa", ed è un vero e proprio appassionato del tema dato che ha anche dedicato la tesi del suo dottorato di ricerca in Sociologia e Metodologia della ricerca sociale proprio ai metodi e agli strumenti per l'analisi dei fabbisogni professionali. Maresca invece, prima di essere chiamato a dirigere il Settore Lavoro della Provincia di Varese, è stato per quasi vent'anni responsabile del centro per l'impiego di Gallarate: un'esperienza professionale che gli ha permesso di conoscere a fondo i meccanismi del mercato del lavoro lombardo, e le politiche attive del lavoro messe in campo dalla Regione Lombardia. Tra le attività più recenti, Maresca ha coordinato un report per analizzare a livello provinciale il bisogno formativo del territorio, e ha lavorato a un accordo con l’Ufficio scolastico territoriale per organizzare l’orientamento scolastico.Con Giovanni Castiglioni e Francesco Maresca esploreremo le varie possibilità che vengono offerte a chi cerca un lavoro, che sia uno studente universitario oppure no: le attività di orientamento e formazione, il supporto nella ricerca e nell'attivazione di un tirocinio, oppure di un vero e proprio contratto di lavoro, le opportunità per conoscere il quadro normativo di riferimento; e ancora, il matching tra domanda e offerta di lavoro, le competenze più richieste per territorio e per settore di attività. Insomma, come gli uffici stage&placement universitari e i centri per l'impiego pubblici aiutano concretamente i giovani a trovare una strada di ingresso nel mondo del lavoro.Giovedì 25 maggio la registrazione, nella sede storica di via Sant'Agnese 2: appuntamento, per chi volesse assistere al live della puntata e dibattere con gli ospiti, alle ore 11:15 nello studio multimediale “aula Malinverni”.

Nestlé e le dodici assunzioni al buio: investire sul futuro reclutando in modo innovativo

A novembre 2022 sono entrati in Nestlé – da sempre una delle aziende virtuose dell'RdS network – dodici nuovi dipendenti. Niente di nuovo, potrebbe sembrare, considerando che si tratta di una multinazionale che solo in Italia occupa 4mila persone. Ma qualcosa di nuovo in queste dodici assunzioni invece c’è. Perché il canale attraverso cui i neoassunti sono stati reclutati è diverso dal solito: Nestlé ha scelto di usare le “candidature al buio” di Just Knock, e i risultati sono stati talmente buoni che, dalle sei-otto assunzioni inizialmente previste, alla fine gli assunti sono stati appunto dodici. Quattro persone in più che l'azienda, semplicemente, non poteva «lasciare andare». Le nuove risorse sono state inserite all’interno del Global IT Hub di Nestlé. Si tratta di una struttura giovane, creata solo quattro anni fa all’interno dell’headquarter italiano di Nestlé «con l'obiettivo di portare alla nostra sede di Assago 150 professionisti informatici che forniscano strategia e governance IT a tutte le location di Nestlé nel mondo» spiega Maria Teresa Sangineti, che di questo Hub è manager, oltre che senior HR business partner in Nestlé.Per i primi tre anni le selezioni per costruire il team si sono concentrate su profili senior. Una volta che il gruppo di lavoro è stato solido, «ci siamo detti: adesso possiamo investire sul futuro» racconta Sangineti: all’inizio «timidamente qualche stage», poi la decisione di mettere in piedi un progetto più ambizioso, «un graduate program di 24 mesi con un percorso formativo ad hoc che prevede ogni mese anche alcune ore di formazione su temi diversi dall’IT: comunicazione, coaching, soft skills».Come detto, inizialmente il graduate program era pensato per sei, al massimo otto giovani under 30. «Per questo progetto ho pensato subito di reclutare in modo innovativo» aggiunge Laura Perla, Talent acquisition manager di Nestlé Italia [nella foto a sinistra] «perché è sempre bello continuare a sperimentare!». La novità in questo caso è consistita nell’affidare la ricerca dei candidati a Just Knock, «che ci aveva già incuriosito: avevamo provato il loro servizio per alcune selezioni di stage» prosegue Perla: «Si tratta di una startup di ragazze con un approccio innovativo. Sono molto attivi lato social, su LinkedIn e Instagram, e quindi catturano bene il target dei profili più giovani».L’innovazione di Just Knock, fondata da Marianna Poletti nel 2016, è quella di realizzare le selezioni con una modalità definita “al buio”, con l’obiettivo di «mettere la meritocrazia al centro» e «valorizzare il talento delle persone», spiegano sui loro profili social. Come? «Permettendo ai candidati di proporsi alle aziende inviando un progetto basato su una propria idea, invece di un asettico e noioso cv col quale spesso non si riesce ad emergere».Nestlé ha quindi messo a punto una “challenge”, una sfida, adatta a raccogliere le candidature. All’annuncio infatti si risponde, secondo la prassi di Just Knock, non col cv bensì presentando una propria risposta alla challenge, e su quello si viene valutati in primis. Lato candidati ciò vuol dire elaborare un progettino con la soluzione a un progetto concreto. Sangineti fa un esempio: “Stiamo rivedendo la versione 4.27 di Teams, devi presentarla ai tuoi colleghi per fare in modo che la adottino e abbandonino quella precedente, qual è il piano di adoption che promuovi nell'Hub?”. «Quindi le challenge si basano proprio su elementi di potenziale lavoro del futuro».Questa modalità evita che alcuni siano scartati a priori sulla carta, magari in base a una laurea “debole” o comunque non perfettamente in linea con i requisiti iniziali posti dall’azienda; anche se poi qualche requisito base ovviamente viene messo, come in questo caso la conoscenza dell’inglese, essenziale in un ambiente di lavoro come quello dell’Hub dove sono presenti ben ventisei diverse nazionalità. «La sfida per noi è stata sulle lauree» conferma Laura Perla: per esempio tra i dodici «abbiamo preso una ragazza laureata in Psicologia», anche se l’indicazione di una preferenza per candidati con background Stem c’era: «Siamo rimasti aperti» spiega Perla «perché ci siamo fatti conquistare prima dalla challenge. In una selezione normale probabilmente saremmo partiti dal cv e, attenendoci solo al prerequisito, l’avremmo messa in riserva. E invece…» «…Hanno iniziato da sette mesi e quella persona in particolare è tra quelle che hanno le valutazioni più alte!» sorride Maria Teresa Sangineti.Ogni candidato aveva a disposizione un certo numero di pagine di una presentazione PowerPoint: «Qualcuno ha preparato solo la prima pagina, ha fatto l'analisi del problema e lì si è fermato. Ha mandato poi un cv fantastico: ma è stato scartato, perché altri in tre pagine avevano fatto l'analisi del problema, la possibile soluzione, l'analisi dei costi, l'eventuale impatto» spiega ancora Sangineti [nella foto a destra]: «Qualcuno è andato addirittura oltre, proponendo di fare un’analisi a un anno dall'applicazione della proposta, valutare la costumer experience, fare una survey, definire già un meeting per definire i next step. Ben oltre la challenge che noi avevamo dato!». Quella persona così proattiva, «salvo conferma dopo l’assessment», era proprio il genere di candidatura che Nestlé andava cercando: e infatti l’ha assunta.Ovviamente, anche in questo percorso di selezione al buio a un certo punto la luce viene accesa. Sulle 52 candidature pervenute Just Knock ha effettuato un prescreening, inviandone poi ventidue a Nestlé con i ppt di challenge e – solo in un secondo momento – i cv. Tutti e ventidue i preselezionati sono stati invitati a un assessment: «È stato bello averli fisicamente qui» dice Maria Teresa Sangineti: divisi in due segmenti, hanno partecipato a esercizi in gruppo «perché una delle capacità che volevamo analizzare era quella di lavorare insieme» e poi hanno fatto interviste individuali, con la presenza dei line manager, «fondamentale», in entrambe queste fasi.Risultato: oltre la metà dei partecipanti ha ricevuto la proposta di lavoro. E per una volta tanto, nessuna sorpresa rispetto all’inquadramento contrattuale e allo stipendio: «Contratto di apprendistato con una retribuzione annua lorda iniziale di 30mila euro» conferma Laura Perla: «Just Knock di default chiede di specificare fin dall’annuncio questi dettagli», in un’ottica di trasparenza identica a quella che Repubblica degli Stagisti da sempre adotta qui per gli annunci di stage e di lavoro: «il che mi sembra assolutamente corretto», riflette l'HR manager, anticipando l’intenzione di Nestlé di adottare questa policy, «nel giro di tre anni, su tutte le posizioni».«Peraltro c’è un programma di crescita definito a priori» per i partecipanti di questo graduate program, aggiunge Maria Teresa Sangineti, «indipendentemente dalle performance. Sanno che sono entrati con un livello contrattuale e usciranno con un livello contrattuale più alto, e con un salario più alto; ad ogni rotazione avranno tutti lo stesso incremento salariale, fatto salvo l'ultimo che sarà differenziato per performance».Per i dodici apprendisti che hanno “semplicemente bussato” con le loro idee alla porta di Nestlé, e si sono visti aprire la porta, c’è anche in vista nei prossimi mesi «una visita in fabbrica» e «altri momenti che permetteranno loro di uscire dal loro spazio specifico»: per esempio, «a metà giugno ci sarà qui il leadership mondo di IT e loro avranno un'ora dedicata per parlare di quel che stanno facendo».«Non si interfacceranno solo col mondo IT, ma vedranno anche persone degli altri business, come per esempio chi fa marketing di prodotto nel largo consumo: questo è un valore», sottolinea Perla, dato che i profili IT a volte sono un po’ chiusi nel loro mondo a parte: «Gli daremo l'opportunità di creare un network».In generale, la soddisfazione rispetto a ogni selezione che viene conclusa è quella di riuscire «a mettere le persone giuste al posto giusto» conclude Laura Perla: «La scelta è da tutte e due le parti, e oggi è ancora più vero: sono più i candidati a scegliere noi che non noi a scegliere i candidati! Sopratutto per le posizioni in ambito Stem stiamo assistendo a un’inversione». Chi ha competenze «molto analitiche» riceve numerose offerte di lavoro e può scegliere anche in base a una comunanza valoriale con l’azienda. «E questo è fondamentale sopratutto quando sei junior, perché poi crescerai con l’azienda: e quindi è bene che ci sia un’unione di valori».

La vergogna dei tirocini gratis all'Onu, l’Assemblea: “bisogna pagarli”. Ma poi rimanda al 2025

Non è giusto non pagare gli stagisti: ora lo ammette anche l’Onu, e promette di voler cambiare la sua policy ed eliminare la gratuità. Ma pagare gli stagisti costa: e quindi meglio rimandare, e sgraffignare altri due anni (almeno) di tirocini gratis.Poche settimane fa, a fine marzo, il presidente della Quinta Commissione delle Nazioni Unite Philippe Kridelka ha chiuso – dopo 16 ore di negoziazione – l'incontro dicendo ai presenti “Dovete essere orgogliosi del vostro lavoro”. La commissione, che si occupa di questioni  amministrative e di bilancio ed è una delle sei più importanti dell’Onu, è riuscita per la prima  volta in sei anni a trovare un accordo sulla necessità di introdurre delle linee guida per la gestione  delle risorse umane. All'ordine del giorno una pluralità di argomenti: dalla  selezione di nuovo personale, per ringiovanirlo, all’abbattimento delle discriminazioni, fino al tema dei tirocini. O meglio, dello scandalo – denunciato da oltre un decennio  anche dalla Repubblica degli Stagisti – della loro gratuità.A metà aprile la risoluzione è stata approvata dall’Assemblea e ora il Segretariato generale ha una guida da utilizzare per il reclutamento che nel corso dei prossimi due anni sarà ulteriormente aggiornata.  «Non potremmo essere più felici» è il commento apparso sulla pagina Linkedin della Fair Internship Initiative movimento di stagisti e giovani professionisti delle Nazioni Unite nato nel 2015 con l’obiettivo di chiedere tirocini pagati e di qualità, e che da allora raccoglie dati sugli stage all’interno degli uffici Onu, diffonde informazioni e organizza varie attività di  sensibilizzazione istituzionale su questo tema. Il motivo della felicità è che la risoluzione contiene «una serie di paragrafi che invitano la Segreteria a formulare proposte per l’erogazione di rimborsi spese ai tirocinanti». Il problema è la tempistica. Perché questa decisione di introdurre l’obbligo di una indennità non è immediatamente operativa. A dir la verità non è nemmeno a un orizzonte vicino: tutto è rimandato addirittura al 2025. Bisognerà che vengano formulate proposte da presentare al comitato di bilancio delle Nazioni Unite nella sessione, appunto, prevista per marzo 2025: solo allora «gli Stati membri saranno in grado di prendere una decisione definitiva sul  pagamento dei tirocinanti». Per i prossimi ventiquattro mesi – almeno – i tirocinanti Onu, a partire da quelli che fanno esperienza al celebre Palazzo di Vetro nel cuore di New York, città dove il costo della vita è altissimo, dovranno quindi ancora pagarsi tutte le spese di tasca propria. Mentre i funzionari Onu guadagnano cifre da capogiro. «Per i prossimi due anni non ci sarà nessun cambiamento nella politica per il  Segretariato dell’Onu, che ha chiesto e ottenuto un anno di rinvio sulla scadenza per  fornire i report richiesti sui tirocini» conferma alla Repubblica degli Stagisti un portavoce della Fair Internship Initiative: «Questo non significa, però, che non ci saranno modifiche minori nelle aree non regolamentate nell’istruzione amministrativa, relative a sconti, linee guida per i supervisori e altri miglioramenti qualitativi nell’esperienza di stage. Queste tematiche, infatti, non  richiedono modifiche formali della policy. Sarà però necessario il sostegno dei gruppi di tirocinanti sul posto di lavoro, cosa che al momento stiamo cercando di fare».  Ma perché mai la Quinta Commissione non ha approvato un documento dicendo semplicemente che d’ora in poi gli  stagisti Onu dovranno essere pagati, facendo poi partire le opportune procedure per attuare la  disposizione? Perché rimandare a nuove riunioni addirittura per  i prossimi due anni? In effetti «il Segretariato delle Nazioni Unite avrebbe potuto proporre alla commissione, nel corso dell’ultima sessione, un pacchetto di riforme che avrebbe permesso una modifica immediata» spiegano dalla Fair Internship Initiative. «Non lo hanno fatto e hanno preferito mantenere una posizione passiva, aspettando che gli Stati membri formulassero una richiesta. Questo perché l’introduzione delle borse di studio ha implicazioni finanziarie e la Quinta Commissione ha dovuto prima chiedere al Segretariato di presentare proposte per il loro esame. La scadenza iniziale era nel 2024 ma ha chiesto e ottenuto un rinvio di un anno del termine. Quindi dovremo aspettare, appunto, il 2025». Pagare finalmente gli stagisti costerebbe (o meglio, si spera: costerà) circa 10 milioni di dollari l’anno, secondo le stime di FII. Non certo una enormità: solo lo 0,003 per cento del budget regolare delle Nazioni Unite.   Le proposte dovranno essere esaminate dal comitato consultivo per le questioni amministrative (ACABQ), il cui parere avrà un forte peso sulla decisione della Fifth Commission. Il passo successivo «sarebbe un’altra bozza di risoluzione della Quinta Commissione, che prenderà una decisione sulla base delle proposte del Segretariato delle Nazioni Unite e del  parere dell’ACABQ. Speriamo che questo nuovo testo venga approvato presto, poiché per l’ultimo ci sono voluti circa sei anni». Ma quanti sono oggi gli stagisti non pagati nella complessa galassia delle Nazioni Unite? Difficile dirlo con certezza. Non solo perché i dati non sono aggiornati al 2023, ma anche perché è proprio difficile reperire il numero. Secondo i dati in possesso di Fair Internship Initiative ammontano a circa 2mila l’anno, ma sono i soli tirocinanti all’interno del Segretariato dell’Onu e dei suoi dipartimenti. Incrociando con i dati pubblicati da Chris Kuonqui nel suo sito ImpactGrowthLab e con quelli del Join Inspection Unit del 2018, si può calcolare che ci siano ogni anno all’incirca 5mila persone che fanno stage non pagati all’interno dell’Onu, nel segretariato generale oppure in programmi specifici o agenzie specializzate della galassia Onu. Il numero si è un po’ abbassato (circa del 15%) nel 2020 a causa della pandemia, ma con tutta probabilità è già tornato in questi ultimi due anni (non ancora monitorati) ai livelli precedenti. Vale la pena dire però che ci sono per fortuna alcune agenzie dell’Onu che garantiscono un rimborso spese ai tirocinanti. La Fair Internship Initiative tiene aggiornato l’elenco attraverso un documento in cui per settore viene indicato quanti e quali enti pagano e anche l’ammontare mensile previsto. Delle 43 organizzazioni elencate, circa 25 prevedono un rimborso spese che però  varia tantissimo: dai 400 euro del World Tourism Organization a Madrid, in Spagna, ai circa 2mila franchi svizzeri dell’Ilo a Ginevra. Con grandi differenze anche per quanto riguarda l’assicurazione medica, quasi mai prevista, o la possibilità di poter prendere dei giorni per malattia, nella stragrande maggioranza dei casi non consentita. «Quando abbiamo cominciato non era così. Quindi abbiamo già avuto un incredibile successo nel cambiare le regole sui tirocini. E in particolare la mentalità riguardo il rimborso spese» dice il portavoce FII. Il riferimento è a quelle agenzie che negli ultimi sette anni hanno introdotto un'indennità per i loro stagisti, come UNDP, WHO, UNICEF, UNHCR, UN-Women e UNFPA. «Sapevamo dall’inizio che cambiare la politica del Segretariato sarebbe stato molto  più difficile, per ragioni procedurali e politiche. A cui si aggiunge la storica riluttanza dei  responsabili decisionali del Segretariato delle Nazioni Unite a cambiare la policy sul non pagare. Tutto questo ha allungato i tempi perché abbiamo dovuto prima chiedere agli Stati membri di sollecitare il Segretariato per cambiare le regole. Se avesse avuto un atteggiamento più proattivo avremmo potuto avere tirocini con un rimborso spese presso il Segretariato delle Nazioni Unite e gli  organi sussidiari già ora».  Adesso si riparte proprio dai buoni esempi. Nei prossimi mesi Fair Internship Initiative agirà affinché le buone pratiche esistenti e i suggerimenti degli  stagisti siano presi in considerazione e lo farà di fronte agli uffici del Segretariato responsabili della formulazione delle proposte, ovvero DOS e MSPC, ma anche con l’Ufficio Giovani. E per rafforzare la rappresentanza dei tirocinanti ha in programma un nuovo sondaggio globale che andrà online forse già quest’estate.  Tra i commenti alla notizia di questo primo passo, c’è chi ricorda che trent’anni fa da stagista all’UNHCR  prendeva solo 100 dollari al mese, mentre oggi è previsto il 50 per cento del salario mensile di un dipendente di terzo livello nelle sedi di Bruxelles, Copenhagen, Ginevra e New York e il 70 per cento nelle altre sedi, oltre a un’indennità per trasporto e pasto introdotta a partire da  settembre 2022. Ma c’è anche chi è molto critico ed evidenzia come «tutto ciò a cui si è arrivati è stata una richiesta per il Segretariato di elaborare delle proposte, nel 2025. Che sarà oggetto di un voto» aggiungendo che «l’Onu dovrebbe vergognarsi dello sfruttamento e delle pratiche sleali di selezione e lavoro». Ora, quindi, bisognerà aspettare per vedere come andrà a finire e se, alla fine, i tirocinanti in tutti gli uffici dipendenti dalle Nazioni Unite potranno finalmente avere con sicurezza un rimborso spese mensile per i compiti svolti. Qualcosa potrebbe, però, effettivamente cambiare visto che l’Onu deve far fronte a un forte livello di imminenti pensionamenti: in questo senso, una riforma globale delle risorse umane potrebbe includere un nuovo approccio per reclutare e trattenere i talenti. Certo, impiegare un decennio per raggiungere questo traguardo è decisamente troppo. Chi all’epoca cominciò la battaglia oggi è ormai adulto, e non sarà per nulla coinvolto da un eventuale riforma nel settore. Non solo: per quanto i delegati abbiano applaudito al risultato, chi sta fuori percepisce quasi esclusivamente i bizantinismi di un ente che pure dei giovani ha approfittato in tutto il mondo. Le selezioni per i tirocini Onu ricevono ogni volta un numero di domande altissimo, ma i tirocinanti sono costretti a sforzi economici ingenti per affrontare un’esperienza di questo tipo, quasi sempre sostenuti dalle famiglie. Qualcosa, forse, cambierà tra due anni. Certo, finalmente c’è stato un accordo, superando una fase di stallo interminabile. Ma si poteva decisamente fare di più e più in fretta. Marianna Lepore