Tirocini: la bozza di legge della Calabria, la scorciatoia della Basilicata

Anna Guida

Anna Guida

Scritto il 19 Lug 2013 in Notizie

La Repubblica degli Stagisti torna dentro i palazzi della Regione Calabria, e questa volta lo fa per esaminare il testo della nuova normativa sui tirocini extracurriculari che dovrebbe diventare presto legge e disciplinare - anche nel senso letterale di mettere disciplina, si spera - una materia che nella punta dello Stivale è stata considerata a lungo il regno del caos e dell'anarchia, come dimostra l'annosa vicenda dei “superstage” negli enti pubblici. La nuova normativa deve recepire le indicazioni contenute nelle linee guida nazionali concordate a gennaio in sede Conferenza Stato-Regione e dovrebbe – il condizionale è d'obbligo - essere approvata entro il 24 luglio, cioè tra pochissimi giorni. A che punto siamo? Lo spiega alla Repubblica degli Stagisti l'assessore al Lavoro e alla Formazione professionale Nazzareno Salerno [nella foto a destra] in una relazione scritta: «È stata depositata presso la Segreteria dell’Assemblea del Consiglio regionale il 12 febbraio 2013 una proposta di legge, n. 430/9^, che è stata assegnata in discussione il giorno successivo alla III Commissione per l’esame di merito e alla II Commissione  per il parere. L’Assessorato tenuto conto delle autonome decisioni del Consiglio regionale ha intenzione di proporre, entro il 24 luglio 2013, una delibera di Giunta che tenga conto della proposta di legge in discussione da emendare  dando attuazione a quanto stabilito dalla riforma del mercato del lavoro».
Il
testo della proposta di legge in discussione è disponibile sul sito del Consiglio regionale. La Repubblica degli Stagisti è riuscita a vedere anche gli emendamenti proposti finora dall'assessore. Il suo addetto stampa precisa però che non sono definitivi, perché si sta ancora lavorando per perfezionare il testo. Ad ogni modo, analizzando la proposta di legge in discussione e gli emendamenti proposti sino ad oggi è possibile farsi un'idea della nuova normativa in arrivo.
Il primo emendamento significativo è stato proposto per l'articolo 5, che riguarda la tanto dibattuta proporzione tra stagisti e dipendenti. La proposta di legge all'esame del Consiglio stabilisce che «le unità operative fino a cinque dipendenti a tempo indeterminato» possono ospitare un tirocinante.
L'intervento dell'assessore va a disambiguare quel «fino a cinque dipendenti» in senso favorevole alle aziende: possono ospitare un tirocinante «le unità operative da zero fino a cinque dipendenti a tempo indeterminato». Dunque sarà possibile attivare uno stage anche alle aziende composte dal solo titolare e prive di personale assunto.
Sempre nell'articolo 5, un'ulteriore modifica voluta dall'assessore riguarda, al comma 9, la “tutorship”. La legge calabrese specifica meglio le mansioni delle due figure, il «referente del soggetto promotore» e il «tutor del soggetto ospitante». Il primo collabora alla stesura del progetto formativo, coordina l'organizzazione e il percorso di tirocinio, monitora l'andamento del tirocinio e concorre a stendere l'attestazione finale. Il secondo è responsabile dell'inserimento e dell'affiancamento dello stagista sul luogo di lavoro, deve «possedere esperienze e competenze professionali adeguate per garantire il raggiungimento degli obiettivi del tirocinio e può accompagnare fino ad un massimo di tre tirocinanti contemporaneamente».
L'articolo 6 stabilisce la durata degli stage e recepisce esattamente le indicazioni contenute nella linee guida, che prevedono una durata massima di 6 mesi per i tirocini formativi e di orientamento e di 12 mesi per quelli di inserimento/reinserimento. Alla fine il tirocinante riceverà «un attestato di competenza ed acquisita professionalità», ma solo, così precisa un emendamento dell'assessore, «se avrà partecipato almeno al 70% della durata prevista dal progetto formativo».
Ed ecco l'articolo 7, quello che riguarda il compenso ai tirocinanti:
la proposta di legge parla di un’indennità di partecipazione non inferiore a 400 euro lordi mensili, ma l'assessore intende intervenire su questo punto abbassandola a 300 e non ha fornito spiegazioni a riguardo. Precisato al comma 3 che l'obbligo di indennità vale anche per gli enti pubblici e che quindi «le convenzioni di tirocinio potranno essere attivate solo ove la relativa spesa possa essere coperta mediante risorse contenute in appositi capitoli del bilancio e nei limiti della spesa consentita per finalità formative», al comma 5 arriva un punto ambiguo: «la Regione, nell'ambito della programmazione operativa regionale con il Fondo Sociale Europeo, individua con esattezza le misure o gli obiettivi nelle quali prevedere le risorse finalizzate alla copertura totale o parziale dell'importo forfetario, a titolo di rimborso spese corrisposto al tirocinante». Non è chiaro però se in questo comma ci si riferisca solo agli stage negli enti pubblici, per i quali avrebbe senso individuare delle possibili fonti di risorse da utilizzare, o se la Regione intenda coprire anche le indennità percepite dai tirocinanti nelle imprese private, sgravando di fatto di questo “peso” i datori di lavoro.
Questo dubbio porta dritti a un altro punto poco chiaro nel testo della proposta di legge: l'articolo 11 (Norma finanziaria), che recita: «
Agli oneri derivanti dall'attuazione della suddetta legge, quantificati per l'esercizio finanziario 2013 in euro 100.000, si provvederà per l'anno in corso con la disponibilità esistente all'UPB 8.1.01.01, inerente a “Fondo occorrente per far fronte agli oneri derivanti da provvedimenti legislativi che si perfezionano dopo l'approvazione del bilancio” dello stato di previsione della spesa del bilancio 2013 che viene ridotta del medesimo importo». Ma quali sarebbero questi oneri? Quelli derivanti dalla necessità di indennizzare gli stagisti degli enti pubblici? Il testo non afferma che in tal caso i tirocini potranno essere attivati solo ove la relativa spesa possa essere coperta nei limiti della spesa consentita per finalità formative? E come mai sono previsti dei costi per la Regione se le linee guida affermano esplicitamente che dal recepimento delle indicazioni «non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»?
Lasciando (con quache dubbio) la Calabria e salendo a Potenza, si scopre che la giunta della Basilicata ha optato per una soluzione particolare e un po' “furbetta” per riuscire a legiferare entro la scadenza del 24 luglio: con la Dgr 747/2013 del 27 giugno 2013, pubblicata sul B.U.R. n. 24 del 16 luglio 2013, la Regione ha deliberato di recepire il testo delle linee guida, così come è uscito dalla Conferenza Stato-Regioni, e lo ha reso immediatamente operativo sul proprio territorio. Dunque da qualche giorno chi voglia svolgere uno stage extracurriculare sul territorio lucano dovrebbe percepire un'indennità minima di 300 euro, della durata massima di sei mesi per i tirocini di inserimento/reinserimento e di 12 mesi per quelli formativi e di orientamento, e dovrebbe godere di tutte le tutele indicate nelle linee guida.
La Basilicata dunque si è limitata a recepire le linee guida così come sono, senza approntare una normativa regionale ad hoc, senza tentare di introdurre aspetti migliorativi, e soprattutto senza neppure aprire un confronto con le parti sociali. La Repubblica degli Stagisti ha cercato di contattare l'assessore al Lavoro Maurizio Marcello Pittella ma la richiesta di intervista è rimasta senza risposta. Pittella ricopre l'incarico da pochi mesi, in seguito all'arresto, avvenuto a fine aprile, dell'allora assessore in carica Vincenzo Viti nell'ambito di un'inchiesta sull'uso illecito dei rimborsi concessi dalla Regione.
In mancanza di risposte dall'assessorato, la
Repubblica degli Stagisti si è rivolta allora all'Ufficio lavoro e territorio del Dipartimento attività produttive della Regione, che ha spiegato così la scelta:  «Per rispettare i tempi indicati in sede Conferenza Stato-Regioni, la giunta ha optato per questa soluzione: recepire le linee guida in toto, senza apportare alcuna modifica, e riservarsi di modificare il testo in seguito, dopo aver monitorato e analizzato i risultati raggiunti con la nuova normativa». Si tratta di una scelta che salva la forma (la Dgr è già in vigore, quindi la Basilicata formalmente ha rispettato la scadenza del 24 luglio) ma che altera un po' la sostanza dell'accordo raggiunto a gennaio. Le linee guida infatti intendevano fornire una cornice nazionale che fissasse degli standard minimi per garantire la qualità dei tirocini extracurriculari, ma invitavano le Regioni, che hanno competenza esclusiva in materia, a elaborare ciascuna una propria legge adeguata alle necessità e alle particolarità del territorio, frutto di un confronto costruttivo con le parti sociali. Ma negli uffici dell'assessorato di Potenza, come è evidente, in questi mesi hanno avuto ben altre questioni a cui pensare.

Anna Guida


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