Stage, Regione Marche: «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»

Anna Guida

Anna Guida

Scritto il 20 Mag 2013 in Approfondimenti

Indennità minima di 300 euro lordi mensili per i tirocini formativi e di 400 per quelli di inserimento/reinserimento, entrambi con una durata massima di sei mesi. È quanto i circa 6mila giovani che, secondo i dati forniti dalla Regione, ogni anno svolgono un tirocinio extracurriculare nelle Marche si devono aspettare dalla delibera di giunta che recepirà le linee guida sugli stage
«Rispetteremo la deadline del 24 luglio entro cui tutte le Regioni italiane sono chiamate a legiferare in materia», promette Antonio Secchi, responsabile politiche attive del lavoro. «Abbiamo già un testo che abbiamo sottoposto all’attenzione della Commissione regionale per il lavoro (Crl), la sede di concertazione per la proposta, la valutazione e la verifica delle linee programmatiche e delle politiche in quest'ambito».
Le Marche, annuncia Antonio Secchi, affideranno la nuova disciplina sui tirocini a una delibera regionale di giunta (Dgr). «Abbiamo optato per uno strumento normativo più snello perché la materia è già regolamentata dall’articolo 18 della legge regionale 2 del 2005 e dalla Dgr 1007 del 2008 sui tirocini formativi attivati utilizzando il Fondo sociale europeo nel triennio 2007-2013. In particolare quest’ultima introduce norme molto dettagliate e innovative nel panorama italiano in materia di stage, che vorremmo mantenere anche nella nuova delibera».
La più grande novità per i tirocinanti marchigiani sarà dunque l’indennità obbligatoria. Le linee guida avevano fissato il minimo mensile a 300 euro lordi, ma le Regioni si erano impegnate, in un documento annesso, ad alzarlo ad almeno 400 euro. Come mai allora nelle Marche l’indennità per i tirocini formativi rimarrà a quota 300? «Siamo assolutamente d’accordo con il principio dell’indennità obbligatoria, non è accettabile che un giovane sia occupato a tempo pieno e non abbia neppure i soldi per sostenere le spese di affitto o di trasporto», afferma Secchi [nella foto]. «Però nella determinazione dell’indennità abbiamo pensato anche a come evitare l’effetto boomerang: in Abruzzo, dove un anno fa è stato introdotto l’obbligo di corrispondere agli stagisti extracurriculari almeno 600 euro al mese, il numero di tirocini attivati è drasticamente calato. Per le imprese è un momento di grande difficoltà, e se introducessimo un’indennità elevata correremmo il rischio di disincentivare l’utilizzo di questo strumento. Invece i tirocini, in base all’esperienza che abbiamo potuto osservare nel nostro territorio, costituiscono uno degli strumenti più idonei a colmare il divario tra le competenze di chi cerca lavoro e quelle richieste dalle imprese. Per questo crediamo che sia uno strumento da qualificare, monitorare e potenziare, non da disincentivare».
Qualificare, migliorare, potenziare: ma come? «Per esempio fornendo degli incentivi alle imprese che ne fanno un buon uso: in base alla legge regionale 2 del 2005 la Regione già oggi dà un contributo sia per pagare l'indennità degli stagisti sia per incentivare la stabilizzazione dei giovani al termine del tirocinio. In tanti casi nelle Marche, anche grazie al contributo attivo della Regione, abbiamo assistito a un percorso virtuoso di inserimento dei giovani: 6 mesi di tirocinio formativo indennizzato, poi un contratto di tre anni di apprendistato e infine l'assunzione. Questo iter offre indubbi vantaggi a tutti: all’impresa e al tirocinante, che possono migliorare la propria posizione sul mercato del lavoro, e al territorio, cui è assicurato un utile ritorno in termini di professionalità diffusa», afferma Secchi.
Una seconda tipologia di intervento per qualificare i tirocini riguarda poi l'individuazione degli enti promotori: «Già con la delibera del 2008 nella Marche abbiamo deciso non solo di identificarli con precisione, ma anche di “specializzarli” in base alla loro missione. Possono pertanto fungere da enti promotori di tirocini formativi gli enti formativi certificati (scuole, università etc), mentre i centri per l’impiego possono promuovere esclusivamente stage di inserimento/reinserimento; infine le comunità terapeutiche e le cooperative sociali promuovono i tirocini per i soggetti svantaggiate e disabili. Vorremmo fare lo stesso anche nella nuova delibera», spiega Secchi.
Un altro importante punto di criticità nell'universo stage è, secondo Secchi, la figura del tutor. «Anche su questo punto, siamo già intervenuti con la delibera del 2008 sui tirocini formativi attivati utilizzando il Fondo sociale europeo e abbiamo introdotto dei principi assolutamente innovativi. Il tutor didattico-organizzativo è il responsabile al quale compete il controllo dei contenuti formativi del tirocinio, il supporto allo stagista in termini di motivazione e orientamento e la verifica degli esiti del percorso. Si tratta di una figura cruciale per evitare gli abusi. Il problema è che però spesso il tutor rimane “un nome su una foglio”: non va a controllare sul luogo di lavoro il regolare svolgimento del tirocinio, a volte non sa neppure che faccia abbia il ragazzo. Con la nostra delibera del 2008 la Regione Marche ha rivoluzionato questa figura: i tutor sono nominati dai soggetti promotori con una procedura di selezione comparativa dei curricula tra coloro che risultano in possesso di competenze certificate. In ogni caso, non possono assistere più di cinque tirocinanti contemporaneamente. Questo consente loro di seguire realmente i ragazzi, effettuando visite periodiche in azienda per verificare il buon andamento del progetto formativo. Nella delibera del 2008 avevamo previsto che, qualora il tutor non fosse un dipendente pubblico, percepisse un compenso per ogni tirocinante seguito. Nella nuova delibera non potremo introdurre lo stesso principio perché abbiamo il vincolo che la norma non produca oneri per lo Stato. Ma vorremmo comunque stabilire un massimo di dieci stagisti per ogni tutor», spiega Secchi. «Inoltre, intendiamo anche introdurre un'ulteriore norma: solo le aziende che dimostreranno di assumere almeno il 50% degli stagisti potranno attivare altri tirocini».
E per quanto riguarda invece i circa 9mila stagisti che, secondo il funzionario della Regione, ogni anno effettuano nelle Marche uno stage curriculare, previsto nel loro percorso di studi – scuola, università, master? Le linee guida non li prendono in considerazione, partendo dal presupposto che le Regioni siano competenti solo in materia di tirocini extracurriculari. A febbraio però la Repubblica degli Stagisti attraverso il suo Patto per lo stage aveva proposto che le Regioni concordassero con scuole, università ed enti di formazione del territorio alcune garanzie minime (a cominciare da un'indennità di almeno 250 euro al mese) anche per loro. Cosa ne pensa il funzionario marchigiano? «I tirocini curriculari vengono effettuati dagli studenti iscritti a un corso di studi a integrazione del proprio curriculum. In questo caso, penso che l'aspetto più rilevante sia la qualità del contenuto formativo e non l'indennità
. Piuttosto, penso che sia importante regolamentare a livello nazionale un'altra questione molto importante: oggi, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha affermato la competenza regionale in materia di stage extracurriculari, i tirocini curriculari attivati presso un soggetto ospitante non sono computati nel numero massimo di stage attivabili in base al numero di dipendenti. Questo significa che oltre ai limiti massimi indicati dalle singole leggi regionale, ogni azienda potrà prendere un numero indefinito di  tirocinanti curriculari». Per di più gratis! Una situazione paradossale che rischia di vanificare tutti gli sforzi di controllo sugli abusi. «Proprio così. Purtroppo però le Regioni non possono intervenire su questo. Occorre una normativa nazionale che risolva questo pasticcio»

di Anna Guida

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