Stage, la Regione Veneto promette «Veglieremo sugli abusi»: ma l'indennità minima sarà bassa

Anna Guida

Anna Guida

Scritto il 22 Apr 2013 in Notizie

Oltre 850mila micro e piccole imprese, per la maggior parte attive nel settore dell’artigianato: il Veneto è storicamente uno dei punti nevralgici dell’imprenditoria in Italia. Ma è anche una delle aree in cui il ricorso allo stage come strumento di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro è più massiccio: secondo le stime della Repubblica degli Stagisti sono stati almeno 62mila i tirocini attivati nel 2011, un dato inferiore soltanto a quello lombardo. Ai quasi 37mila stage svolti nelle imprese private (dati Unioncamere Excelsior) bisogna infatti aggiungerne altri 18/24mila negli enti pubblici e almeno 7mila nelle organizzazioni non profit.
Sul terreno dei tirocini in Veneto si scontrano quindi due forti interessi contrapposti: da una parte un esercito di stagisti che reclamano più tutele, dall’altra una folta schiera di aziende che, soprattutto in tempi di crisi, non vogliono rinunciare a uno strumento a basso costo di selezione, formazione e talvolta anche sfruttamento di nuova forza lavoro. Date queste premesse, si capisce perché ci sia molta attesa, da entrambe le parti, per il provvedimento con cui la Regione dovrebbe recepire, entro il 24 luglio, le linee guida nazionali sui tirocini extracurriculari emanate a gennaio.
L’argomento è così caldo in questo angolo di nordest che la Regione, guidata da tre anni dal governatore leghista Luca Zaia, l'anno scorso era intervenuta in materia. La direttiva DGR 337/2012 emanata nel marzo 2012 e attualmente in vigore già si sforzava di definire un quadro normativo di riferimento più specifico per enti promotori e soggetti interessati, con l’obiettivo esplicito di evitare che lo stage potesse essere impropriamente usato in sostituzione di un regolare contratto di lavoro e in assenza di reali contenuti formativi. Ma non prevedeva alcun obbligo di corrispondere un compenso ai tirocinanti.
Dopo l’accordo in conferenza Stato-Regioni sulle linee guida, che prevedono di fissare “un’indennità di partecipazione” obbligatoria di almeno 300 euro mensili lordi, la musica sta per cambiare per gli stagisti veneti. Lo promette l’assessore al Lavoro Elena Donazzan [nella foto], assicurando anche alla Repubblica degli Stagisti, in una lunga intervista, che la giunta regionale ha tutta l'intenzione di muoversi per tempo per riuscire a rispettare la scadenza di luglio.
«Un documento di recepimento dell’accordo del 24 gennaio 2013 è stato già sottoposto all’esame degli organismi di concertazione della Regione e proprio pochi giorni fa, giovedì 18 aprile, ha terminato il suo iter con le parti sociali. Ora la giunta dovrà chiedere il parere sul provvedimento alla commissione consiliare competente in materia di lavoro. Ricevuto tale parere la giunta adotterà una delibera di disposizioni in materia di stage, in conformità con la legge regionale 3/2009, che all’articolo 41 demanda alla giunta l’adozione del provvedimento di regolazione dei tirocini. Pertanto le linee guida saranno attuate con provvedimento di giunta e ritengo che entro luglio l’iter sarà completamente concluso».
Tra qualche mese, dunque, anche in Veneto l’indennità dovrebbe diventare obbligatoria. A quanto ammonterebbe? «Nel documento, peraltro ancora in esame, si prevede un minimo di 300 euro lordi al mese se al tirocinante sono garantiti buoni pasto o il servizio mensa, altrimenti 400 euro lordi». Ma le Regioni non si erano impegnate, in un documento annesso alle linee guida, ad alzare l’indennità minima ad almeno 400 euro? «Se monetizziamo il benefit dei buoni pasto o della mensa gratuita si arriva certamente a quella cifra», risponde l’assessore. È vero, ma è altrettanto vero che qualcosa in più si poteva fare, se la Toscana ha fissato il limite minimo a 500 euro e l’Abruzzo a 600. Come mai non si è avuto il coraggio di alzare un po’ l’asticella? «Il tavolo con le parti sociali è stato quello previsto dalla legge regionale 3/2009: perciò sono stati pariteticamente presenti le associazioni datoriali e sindacali, 13 rappresentanti per parte, un rappresentate delle professioni, degli istituti del credito, delle associazioni dei disabili e la Consigliera di parità regionale. Se sulla maggior parte dei punti, come qualli atti a contrastare gli abusi, tutte le parti sociali sono state in perfetto accordo, sull’indennità di partecipazione la battaglia è stata piuttosto accesa».
Associazioni datoriali contro sindacati, lascia intuire l’assessore. Alla fine sembra proprio che abbiano prevalso le prime. «In  Veneto sarebbe impensabile non ascoltare anche la voce delle imprese, soprattutto di quelle artigianali» ricorda la Donazzan: «In una fase economica come questa, le Pmi si sono strenuamente opposte a un’indennità obbligatoria più alta, fermo restando che nulla impedisce alle aziende sane di gratificare maggiormente i propri stagisti».
Per quanto concerne tutte le altre forme di tutela, il documento veneto si uniforma sostanzialmente a quanto previsto dalle linee guida. «La Regione Veneto aveva già emanato una propria disciplina in materia di tirocini. Questa direttiva è stata leggermente emendata laddove necessario per uniformarsi al testo delle linee guida. Tali emendamenti sono in fase avanzata di definizione, perché hanno già ricevuto il parere favorevole del Comitato istituzionale - Province - e sono stati  esaminati a lungo dalle parti sociali», spiega l'assessore. «Oltre alla questione dell’indennità obbligatoria, c’è un punto su cui la nostra direttiva DGR 337/2012 e le linee guida nazionali divergono: la durata massima dei tirocini di inserimento lavorativo. Mentre l’accordo di gennaio fissava un limite di 12 mesi, noi abbiamo ritenuto opportuno lasciarlo a 6 mesi come nella precedente normativa regionale». 
Anche gli enti abilitati ad agire da soggetti promotori sono gli stessi previsti nella DGR 337/2012, vale a dire i centri per l’Impiego, i soggetti accreditati ai servizi per il lavoro, gli enti accreditati allla formazione, le università, le Ulss, le cooperative sociali di tipo A.
stage lavoroPer quanto riguarda la proporzione tra stagisti e dipendenti dell’azienda ospitante, le linee guida suggeriscono che per le realtà fino a 5 dipendenti venga posto il limite massimo di un tirocinante alla volta, che per quelle con un numero di dipendenti compreso tra 6 e 20 il limite sia due, e che per le altre la percentuale di stagisti non sia superiore al 10% dei dipendenti. Tuttavia contro quest’indicazione Federalberghi ha recentemente presentato ricorso al Tar, giudicando le linee guida troppo severe. Forse per venire incontro agli albergatori il Veneto ha optato per un’interpretazione più soft del “suggerimento”? «No invece: l’abbiamo accolto pienamente» risponde l’assessore alla Repubblica degli Stagisti: «Anzi, abbiamo esplicitamente indicato che per calcolare il numero dei dipendenti e, di conseguenza, dei possibili tirocinanti si considerano solo i lavoratori a tempo indeterminato
Nessuna deroga neppure per le pubbliche amministrazioni? Le linee guida prevedono che tutte le regole - compreso l’obbligo di erogazione dell'indennità - valgano anche per i tirocini attivati da enti pubblici, ma al contempo affermano che dalle leggi regionali sugli stage non debbano derivare oneri per lo Stato. «È un problema della pubblica amministrazione: se avrà risorse potrà attivare tirocini, altrimenti non sarà possibile. Lo stage deve essere indennizzato» riassume la Donazzan.
«Le disposizioni regionali regolamentano tutti gli stage extracurriculari, compresi quelli estivi e di orientamento. Le tipologie escluse sono i tirocini transazionali all’interno di programmi europei che hanno una propria regolamentazione e i tirocini per extracomunitari all’interno di quote di ingresso disciplinate con specifica deliberazione. Non sono inclusi inoltre i tirocini di accesso alle professioni, che hanno una propria regolamentazione, e i tirocini curriculari che per quanto riguardo i principi generali si riferiscono alla legge nazionale, mentre le disposizioni di dettaglio sono dettate dalla scuola o dall’università». Ma perché ignorare ancora una volta tutti coloro che svolgono che svolgono stage durante un percorso di studi? Perché non concordare con scuole, università ed enti di formazione del territorio alcune garanzie minime anche per loro, come ha proposto la Repubblica degli Stagisti attraverso il Patto per lo stage? «Non abbiamo ritenuto necessario occuparci degli stage curriculari perché in questi casi ci sono già scuole e università a vigilare sulla qualità dei tirocini che offrono ai loro studenti», risponde l’assessore: «Sugli stage extracurriculari ci stiamo impegnando invece a monitorare la regolarità e il contenuto formativo. Stiamo anche costituendo una banca dati che sarà sempre più ricca. Per il 2012 al momento abbiamo a disposizione il numero di tirocini extracurriculari attivati in Veneto per i quali è stata fatta la dovuta comunicazione obbligatoria di avvio: sono stati 22.502 in tutta la Regione. Maggiori dati saranno comunicati nel consueto rapporto del mercato del lavoro veneto che esce intorno a giugno. Da dicembre 2012 il nostro archivio digitale raccoglie non solo le comunicazioni di avvio stage, ma anche tutti i progetti formativi dei tirocini extracurriculari svolti nel nostro territorio. Per il 2013 quindi avremo sicuramente a disposizione un quadro molto più completo. Vogliamo dare ai ragazzi l’impressione che la Regione “vegli” sul loro percorso formativo e di inserimento e vogliamo far sapere alle aziende che stiamo vigilando sugli abusi».

di Anna Guida

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