
Scritto il 24 Set 2025 in Notizie
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Un «messaggio di speranza», una «proposta solida che mira a garantire la protezione contro abusi e discriminazioni». Sono le parole che l'eurodeputata spagnola Alícia Homs, rapporteur della direttiva in commissione Lavoro (l'avevamo intervistata qui due mesi fa), ha scelto per commentare il voto avvenuto ieri, che ha sancito un avanzamento nell'iter legislativo della direttiva sugli stage. «Siamo orgogliosi dell'accordo raggiunto con le forze europeiste: dà speranza ai giovani europei che il loro lavoro sarà un giorno adeguatamente retribuito e trattato con il dovuto rispetto» ha dichiarato Homs, lei stessa poco più che trentenne: «Inoltre, dà a tutti noi la speranza di poter ancora costruire ponti e unire le forze su una questione di vitale importanza per i nostri giovani».
La direttiva, promessa dalla Commissione europea già un anno e mezzo fa, è da mesi al centro di un braccio di ferro tra lo schieramento dei S&D (socialisti e democratici), fiancheggiati dalle altre forze di centrosinistra, che premono per far passare un testo che assicuri tutele e diritti ai tirocinanti in Europa, e le forse di centrodestra che invece si oppongono, considerando queste tutele non necessarie e anzi temendo che siano zavorre per le imprese che ospitano i tirocinanti.
Il testo ha l'obiettivo dichiarato quello di prevenire l’uso improprio dei tirocini come surrogati di rapporti di lavoro ordinari; è il frutto di un lungo lavoro di negoziazione tra le varie forze politiche, ore e ore di riunione in cui i political advisors e gli eurodeputati hanno confrontato le posizioni, limato le richieste, sollevato e lasciato cadere veti, in modo da arrivare a un compromesso in grado di guadagnarsi l'approvazione della maggioranza. Alicia Homs in una nota ha reso noto come durante il voto sia emersa «la mancanza di credibilità del Partito Popolare Europeo, che, all'ultimo minuto, ha tentato di indebolire il testo opponendosi a impegni chiave, come i criteri per definire l'abuso e il lavoro nero, o la definizione della durata di un tirocinio». L'accordo del PPE era indispensabile, infatti, perché il testo venisse approvato e la direttiva non finisse nel cassetto.Ma tutto è bene quel che finisce bene, e alla fine la maggior parte degli eurodeputati PPE della Commissione Lavoro ha rispettato gli accordi presi: il testo votato ieri, nella seduta presieduta dall'eurodeputata finlandese Li Anderssen del gruppo Left, ha ottenuto 42 voti a favore (provenienti da rappresentanti del Partito Popolare Europeo, dei Socialisti & democratici, di Renew Europe, di The Left, dei Verdi, più un rappresentante del gruppo dei Conservatori e Riformisti e due indipendenti) nove contrari (del gruppo Patrioti per l'Europa, più due del PPE) e sei astenuti (Conservatori e Riformisti e Sovranisti, più un rappresentante del PPE).
Purtroppo la vittima sacrificale della negoziazione sono stati i tirocini curricolari, esclusi dal raggio delle tutele della direttiva, che coprirà dunque solo i tirocini sul mercato aperto e quelli nell’ambito delle politiche attive del lavoro (cioè quelli che in italiano si considerano tutti sotto il cappello degli "extracurricolari"), più i tirocini obbligatori per l’accesso a determinate professioni (i praticantati, tecnicamente definiti "tirocini per l'accesso alle professioni regolamentate"), e anche una piccola parte di tirocini curricolari, cioè quelli legati a percorsi formativi ma non obbligatori per il conseguimento di crediti (i "curricolari elettivi", non correlati all'acquisizione di cfr).
L'eurodeputato italiano Nicola Zingaretti, rapporteur della direttiva in commissione Cultura, ha parlato di "tappa storica", ricordando come «per anni i Socialisti e Democratici» si siano «battuti per mettere fine al ‘far west’ dei tirocini in Europa, chiedendo regole chiare che vietassero gli stage non retribuiti e garantissero dignità, diritti e reali opportunità ai giovani»; tentativi in passato falliti mentre «oggi, dopo un lavoro faticoso, possiamo dire che una tappa storica è stata raggiunta». Zingaretti si è rammaricato che il testo non sia «tutto quello che avremmo voluto, penso per esempio all’inclusione dei tirocini che sono parte integrante e obbligatoria dei curriculum formativi», ma si è detto convinto che rappresenti «un punto di partenza concreto».
I punti chiave passati sono, nella sintesi diramata ieri direttamente dalla Commissione Occupazione in un comunicato stampa: «Una definizione chiara di cosa costituisce tirocini; un obbligo a un accordo scritto che specifichi la durata e le condizioni economiche dei tirocini, e l'accesso all'assicurazione medica, alle misure di sostegno alla disoccupazione, e ai contributi pensionistici».
L'iter ora continua: il 6 ottobre, con soli tre mesi di ritardo rispetto alla tabella di marcia, la proposta sarà discussa in una sessione plenaria del Parlamento europeo, e se in quell'occasione «non verranno sollevate obiezioni durante l'annuncio del mandato, potranno iniziare i colloqui con il Consiglio sulla versione definitiva della direttiva». Con Homs come rappresentante della posizione del Parlamento europeo.
Il cammino è ancora lungo, e irto di difficoltà se si guarda alla posizione che la presidenza del Consiglio dell'Ue ha adottato lo scorso giugno. Ma la direttiva è, malgrado le molteplici campane a morto suonate più volte in questi mesi, ancora viva e vegeta. Un po' ammaccata, un po' indebolita, ma ancora piena di sostanza.
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