Quante probabilità ho di essere assunto dopo uno stage? La verità è che non si sa (ma si potrebbe)

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 28 Set 2021 in Approfondimenti

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Quando una persona inizia un lavoro, anche solo temporaneo, arriva immediatamente al ministero del Lavoro una notifica che si chiama “Comunicazione Obbligatoria” (in gergo: CO, o COB). Così il ministero sa che quella data persona da quel dato giorno sta lavorando in quel dato posto. Serve per avere contezza delle persone occupate in Italia, per la copertura in caso di incidenti sul lavoro, per la previdenza sociale.

Nella CO ci sono tutti i dati del datore di lavoro e del lavoratore. Grazie a questo database il ministero del Lavoro può conoscere in ogni momento la situazione di assunzioni/licenziamenti, e non solo: tracciando il lavoratore attraverso il suo codice fiscale può anche seguire la sua “carriera”, sapere se a un certo punto della sua vita è rimasto disoccupato, se ha avuto bisogno di sussidi di disoccupazione, se si è rivolto a un centro per l’impiego, se ha ricevuto delle prestazioni di “politiche attive per il lavoro”, e se ha poi ritrovato un posto di lavoro. Insomma le CO sono una radiografia perenne del mercato del lavoro italiano, e permettono anche di tracciare all’indietro la storia di ogni lavoratore.

La CO viene fatta obbligatoriamente anche in caso di avvio di un tirocinio (solo se extracurricolare però). Dunque in ogni momento il ministero è al corrente del numero dei tirocini in atto, ma non solo. Conosce anche l’esito di ogni tirocinio. Perché se lo stagista viene assunto, il suo codice fiscale risulterà in un’altra CO che notifica l’assunzione al termine dello stage (anche settimane o mesi o perfino anni dopo, ovviamente); assunzione che può avvenire nella stessa realtà dove ha avuto luogo lo stage, oppure in un’altra realtà. Il ministero conosce tutti i dettagli di ciascun contratto: sa se si tratta di tempi indeterminati, determinati, apprendistati. Sa tutto, perché è tutto nelle comunicazioni obbligatorie. Basta interrogare il database, tirare fuori i dati, incrociarli, metterli in ordine, pubblicarli.

Alla domanda “Quanto serve il tirocinio a trovare lavoro? La probabilità di essere assunti dopo uno stage è aumentata o diminuita rispetto all'anno scorso?”, dunque, c’è – o meglio, ci sarebbe – una risposta certa, precisa, basata sui dati. Disponibile anno dopo anno. Ma questa risposta non viene elaborata e non viene resa pubblica.

Quello che il ministero fa, e solo da pochi anni – precisamente dal 2014 – è inserire nel suo Rapporto annuale sulle Comunicazioni obbligatorie una piccola sezione sui tirocini extracurricolari. Poche pagine, pochi dati. E nessuna trasparenza sull’efficacia occupazionale di questo strumento. A proposito proprio di quest'ultimo aspetto, ecco cosa si trova nell’ultimo Rapporto disponibile, quello uscito a giugno 2021 e relativo ai tirocini attivati nel 2020: «Il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a poco più di 92mila (1,0% del totale dei rapporti attivati, in linea con quanto osservato nel 2019), di cui il 26,7% derivante da tirocini conclusi nello stesso anno (-12,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente)».

Ma attenzione. Nel Rapporto non c’è scritto da nessuna parte il denominatore che bisogna applicare se si vuole utilizzare questo numero come numeratore, e ricavarne una percentuale – che sarebbe, appunto, l’agognata percentuale di assunzione post stage. Ancor più importante del solito, in questo frangente, per capire quanto abbia impattato il Covid sulle probabilità degli stagisti di essere assunti al termine dell’esperienza formativa.

La Repubblica degli Stagisti ha scoperto, dopo lunghe interlocuzioni col ministero, che il numero riportato nei Rapporti è relativo a tutte le persone che hanno svolto un tirocinio negli ultimi tre anni e poi ottenuto un contratto di lavoro – anche mesi o anni dopo, appunto: l’importante è che si tratti del primo contratto post stage – nella medesima azienda (o ente, o quant’altro). Il ministero assicura aver preso precauzioni per non “sovrastimare” l’efficacia occupazionale del tirocinio – il numero che starebbe al nominatore, per capirci: quei 92mila indicati nel Rapporto 2021 – conteggiando solo la prima assunzione successiva al termine del tirocinio (e non, per esempio, due o tre assunzioni spalmate nell’arco dei 2 o tre anni successivi attraverso magari contratti temporanei/stagionali). E
rispetto al denominatore? Lo vedremo tra un momento.

Certo, c’è almeno un miglioramento rispetto al tempo in cui non c’era proprio nessuna informazione in merito. Basti pensare che nel primo Rapporto sulle Comunicazioni obbligatorie – lungo cinquanta pagine e pubblicato nel 2012 con i dati del 2011 la parola “tirocinio” non era nemmeno presente; idem l’anno successivo, nel Rapporto 2013. (A quell’epoca la Repubblica degli Stagisti già esisteva da anni: prova provata che il tema tirocini era già molto “caldo”!).

Gli stage sono apparsi timidamente, per la prima volta, nell’edizione 2014: due sole pagine dedicate sulle 78 totali, con una tabella con il numero di attivazioni di tirocini extracurricolari – per i curricolari la CO non è necessaria – nel 2011, 2012 e 2013 con qualche dato sul genere e sulla classe di età dei tirocinanti, e una panoramica geografica sui numeri delle attivazioni Regione per Regione. In questo Rapporto però non vi è alcun cenno alla percentuale di assunzione post stage.

Un cenno al tema dell’assunzione post stage viene fatto per la prima volta nel Rapporto 2015: «Il tirocinio è sempre più utilizzato come strumento di selezione da parte dei datori di lavoro. Nel 2014, infatti, il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a 60mila (0,6% del totale contro lo 0,4% registrato nel 2013)». Fine. 60mila rispetto a cosa? La risposta più semplice da inferire, in assenza di una guida precisa, è che il dato si debba in qualche modo correlare ai 227mila tirocini che, come il Rapporto indica, sono stati attivati nel corso del 2014. Vorrebbe dire una percentuale di assunzione post stage pari al 26,4%: non impossibile, no? Il Rapporto non fornisce dettagli al riguardo, e sopratutto non fornisce una percentuale.

D’ora in poi, sarà sempre così. «Nel 2015 […] il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a 92mila (0,9% del totale contro lo 0,6% registrato nel 2014 e lo 0,2% nel 2013)» si legge nel Rapporto 2016. Nessun altro dettaglio su chi sono questi 92mila persone “assunte a seguito di una precedente esperienza di tirocinio”. O su quando abbiano fatto il tirocinio.

«Nel 2016 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato superiore a 103mila, segnando una crescita in termini percentuali rispetto agli anni precedenti (1,1% del totale, contro lo 0,8% registrato nel 2015 e lo 0,3% nel 2014)» informa il Rapporto 2017. Anche in questo caso, il lettore va automaticamente a rapportare questi 103mila ai 318mila tirocini attivati nel corso del 2016: la percentuale di assunzione post stage si attesterebbe, così, per quell’anno a 32,3% – il che sembra perfino verosimile, considerando che quell’anno c’era il poderoso vantaggio economico di Garanzia Giovani a sostenere le assunzioni post stage.

«Nel 2017 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato superiore a 116mila (1,1% del totale dei rapporti attivati, in linea con quanto osservato nel 2016)» dice il Rapporto 2018. Come al solito, nient’altro. Facendo la proporzione con i 368mila tirocini attivati quell’anno, fa(rebbe) 31,5%.

Nel Rapporto 2019 c’è una minima informazione in più. «Nel 2018 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a circa a 134mila (1,2% del totale dei rapporti attivati, in linea con quanto osservato nel 2017), di [cui] il 36,6% derivante da tirocini conclusi nello stesso anno» si legge: per la prima volta appare un accenno al tema di come si conteggiano i tirocini che “scavallano” da un anno all’altro, e delle assunzioni che possono avvenire a distanza di tempo. Non che venga fornito alcun dettaglio, beninteso: il ministero permette solo di calcolare che, di quei 134mila, circa 49mila hanno finito (non necessariamente anche iniziato) il loro stage nel 2018, e poi ottenuto un contratto di lavoro nello stesso 2018.

Nel 2018 gli stage extracurricolari complessivamente attivati risultano essere 348mila. Chiaramente, quelli attivati nei primissimi mesi dell’anno si sono probabilmente conclusi prima della fine (anche considerando il fatto che la durata media dei tirocini extracurricolari si attesta sui sei mesi, e che circa uno su cinque dura meno di tre mesi). Ma quelli attivati nell’ultimo quadrimestre altrettanto probabilmente no. La specificazione contenuta nel rapporto sui “tirocini conclusi nello stesso anno” risulta dunque quasi criptica. Se abbiamo 49mila ex stagisti che sono stati assunti nel 2018 dopo aver finito lo stage nel 2018 (stage cominciati nel 2018 o tutt’al più l’anno prima, nel 2017), dove collochiamo gli altri 85mila ex stagisti assunti nel 2018? Potrebbero essere persone che hanno terminato lo stage a fine 2017 e che sono poi state assunte all’inizio dell’anno successivo? Il ministero non offre dettagli.

Ma la frase si ripete pedissequamente nel Rapporto 2020:  «Nel 2019 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a circa a 129mila (1,1% del totale dei rapporti attivati, in linea con quanto osservato nel 2018), di cui il 39,5% derivante da tirocini conclusi nello stesso anno (+3 punti percentuali rispetto all’anno precedente)». Anche qui, dunque, i calcoli permettono di inferire che dei 129mila assunti a seguito di uno stage nel 2019, circa 51mila lo avevano concluso proprio nel 2019.

E infine, come accennato, anche nel Rapporto 2021, che racconta il mercato del lavoro investito dalla pandemia di Covid, la frase è sempre la stessa: «
Nel 2020 il numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a poco più di 92mila (1,0% del totale dei rapporti attivati, in linea con quanto osservato nel 2019), di cui il 26,7% derivante da tirocini conclusi nello stesso anno (-12,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente)».

(Da notare, peraltro, che gli zero virgola e uno virgola cambiano non solo da anno in anno, ma anche da Rapporto a Rapporto in relazione allo stesso anno. Sigh).

Ma, piccolo colpo di scena: la Repubblica degli Stagisti ha appunto scoperto che le persone assunte in un dato anno “a seguito di una precedente esperienza di tirocinio” conteggiate dal ministero del Lavoro per il rapporto non sono necessariamente persone che hanno svolto lo stage nell'anno in questione, o appena prima. Il ministero, interrogato in maniera specifica, ha spiegato che vengono conteggiate le «prime assunzioni post tirocinio presso medesimo datore, avvenute nell’arco temporale dei 3 anni precedenti». Tre anni. Dunque se qualcuno ha fatto uno stage in un’azienda X all’inizio del 2017, e poi è rimasto disoccupato per anni, e poi è stato richiamato da quell’azienda X alla fine del 2020, quindi a praticamente tre anni di distanza dallo stage, quel qualcuno viene considerato dal ministero come parte di una statistica di “assunzione post stage”.

Il fatto di conteggiare i tre anni è ovviamente una decisione su cui il ministero ha libero arbitrio. Quel che è opinabile è che in nessuno dei sette Rapporti annuali (dal Rapporto 2015 all’ultimo, il 2021) che riportano l’informazione sul “numero dei rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio” venga specificato a quanto indietro questa “precedente esperienza di tirocinio” può risalire.

Ciò comporta, ovviamente, anche un notevole problema nella modalità corretta per calcolare la probabilità di assunzione post stage. Logica vuole che si debba rapportare per ogni anno il numero dei contratti riportati nel Rapporto alla somma del numero dei tirocini attivati in quell’anno e nei due precedenti, per avere una percentuale verosimile della probabilità statistica di assunzione post-stage, e affinare il calcolo “ripulendolo” degli ex stagisti già assunti nei due anni precedenti.

Dunque di fatto, per esempio, nel 2019 la percentuale di assunzione post stage calcolata dalla Repubblica degli Stagisti è 15,6%: 129mila contratti su un denominatore di poco meno di 828mila tirocini (370.751 nel 2017 +
351.308 nel 2018 + 355.863 nel 2019, cioè 1.077.922, cui però vanno sottratti i 116mila contratti post stage del 2017 e i 134mila del 2018).

Mentre nel 2020 tale percentuale risulta scesa a 13,5%: 92mila contratti su un denominatore di circa 679mila tirocini (351.308 nel 2018, 355.863 nel 2019 e 234.513 nel 2020, cioè 941.684, cui però vanno sottratti i 134mila contratti post stage del 2018 e i 129mila del 2019).

Il problema è che questo tasso non è per nulla compatibile con quelli emersi negli ultimi anni
dei due Rapporti Anpal sui tirocini (pur riportando essi dati aggregati riferiti al numero di stage e al tasso di assunzione post stage di più anni). Secondo il Rapporto Anpal del 2021, sui 1.704.841 tirocini attivati nei sei anni dal 2014 al 2019 di durata non inferiore a 14 giorni e terminati, la percentuale media di assunzione “presso stesso datore” entro 6 mesi è 29,9%.
Il tasso è ancor meno compatibile con i dati 
Rapporto Excelsior di Unioncamere che però, è bene ricordarlo, riguarda solo i tirocini svolti in imprese private, senza differenziare tra curricolari ed extracurricolari, ed è spesso criticato per le sue modalità di raccolta dei dati specie rispetto alle assunzioni programmate (autodichiarazioni delle aziende). Per esempio, secondo la rilevazione Excelsior 2020 gli stage nelle imprese private realizzati nel 2019 – escludendo l'alternanza scuola-lavoro – risultavano essere 231mila, di cui circa 84.500 poi sfociati in assunzione: il 36,6%.

Insomma, si può dire che, secondo i dati ufficiali del ministero del Lavoro basati sul Rapporto annuale sulle Comunicazioni obbligatorie, la percentuale media di assunzione post stage è stata 15,6% nel 2019 e 13,5% nel 2020? E quindi che il Covid ha comportato, oltre a una notevole diminuzione delle opportunità di stage, anche una diminuzione di due punti percentuali nella probabilità di trovare lavoro a seguito di uno stage?

Interpellata, la Direzione generale dei sistemi informativi, dell’innovazione tecnologica, del monitoraggio dati e della comunicazione guidata da Grazia Strano risponde di no, spiegando che il modo corretto per calcolare tale percentuale media di assunzione post stage è quello che non sottrae le assunzioni dei due anni precedenti, in quanto «questo affinamento può sembrare efficace, ma risulta grossolano se l’obiettivo è arrivare a quadrare con i numeri del rapporto Anpal». Inoltre, ricorda Strano, «le percentuali non restano costanti nel tempo ed ogni anno  in più o in meno apporta delle variazioni a quella che è la percentuale di assunzione post tirocinio. La considerazione o l’esclusione di alcuni anni può avere impatti più o meno significativi sulla percentuale risultante sull’intero periodo».

Dunque nel 2019 la percentuale di assunzione post stage “presso stesso datore” che il ministero del Lavoro considera correttamente calcolata è 12% (129mila contratti su 1.076.855 tirocini - 370.751 nel 2017 + 351.223 nel 2018 + 354.881 nel 2019); nel 2020 tale percentuale è 9,8% (92mila contratti su 941.684 tirocini - 351.308 nel 2018, 355.863 nel 2019 e 234.513 nel 2020).
L'effetto del Covid rispetto alla diminuzione nella probabilità di trovare lavoro a seguito di uno stage resta comunque, anche con questa metodologia di calcolo, di due punti percentuali.

«Quale premessa generale se si confrontano due documenti statistici, analisi è che va considerato sempre quale fenomeno stanno descrivendo, quali criteri vengono applicati e se il fenomeno è analizzato dalla medesima prospettiva» scrive Grazia Strano alla Repubblica degli Stagisti: «I rapporti Anpal osservano i tirocini conclusi che hanno un rapporto entro sei mesi negli anni presi in considerazione, [mentre] i numeri di cui sopra si discuteva sono i rapporti di lavoro attivati in un anno di osservazione in rapporto ai tirocini attivati nei tre anni precedenti. Può sembrare simile ma questo cambio prospettiva ha delle differenze sostanziali: il rapporto Anpal limita la platea a quanti possono avere questo periodo di osservazione successivamente alla conclusione tutti i tirocini giunti a conclusione ma che non hanno almeno sei mesi fra la data [di] conclusione e l’estrazione non vengono conteggiati ed inseriti nel denominatore (numero inferiore --> rapporto maggiore); Non si soffermano sui rapporti attivati in un determinato anno ma forniscono una percentuale complessiva».


Resta il fatto che fare confronti tra statistiche sullo stesso argomento è necessario, anzi essenziale per poter inquadrare un fenomeno e valutarne l'evoluzione nel corso degli anni. Basterebbe allora accordarsi su alcuni parametri definiti, esplicitare che esiste un margine di imprecisione ineludibile, ma fornire finalmente dati precisi anno per anno sull’esito occupazionale dei tirocini e dunque sulla probabilità di ottenere un lavoro dopo aver fatto uno stage. Si tratta di informazioni fondamentali non solo per i giovani – per sapere cosa aspettarsi dal mondo del lavoro – ma anche per la classe politica, per gestire le policy in materia di stage.

E noi della Repubblica degli Stagisti abbiamo una proposta su come costruire una buona, esaustiva informazione utilizzando i dati delle Comunicazioni obbligatorie sui tirocini e sulle assunzioni “a seguito di una precedente esperienza di tirocinio”. A cominciare da quella di considerare “assunzione a seguito di una precedente esperienza di tirocinio” solo le assunzioni avvenute nei primi 60, massimo 90 giorni dopo la fine di quest’ultimo.

Nel frattempo, che dati ha ottenuto la Repubblica degli Stagisti dal ministero del Lavoro negli ultimi anni, dati che non sono contenuti in nessun Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie o dell'Anpal, sul tema delle assunzioni post stage? Ve li presentiamo qui:

- Il Covid diminuisce di 3 punti e mezzo la probabilità di essere assunti post stage: i dati inediti

- Stage e contratto di lavoro subito nello stesso anno, i dati inediti 2019 e 2020

- Assunzioni post stage entro un mese, i dati inediti (ma senza tasso)

- Assunzioni post stage, che contratti vengono fatti agli stagisti?

- Tasso di assunzione post stage a sei mesi, dati a confronto

- Quanti vengono assunti dopo uno stage curricolare? Non si sa

- Fare un tirocinio a cinquant’anni serve per trovare lavoro?

- Stage per persone adulte, solo con dati chiari si può dire se servono o no - e fare policy di conseguenza

- Quanto vengono pagati gli stagisti? E quelli che ricevono indennità più alte vengono assunti più spesso?

- Conteggiare gli assunti post stage, le difficoltà non diventino scuse per tenere i cittadini al buio

- Efficacia degli stage, serve trasparenza: ecco i dati che vanno resi pubblici


La foto di apertura è di One Clic Group UK tratta da Flickr in modalità Creative Commons

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