Efficacia degli stage, serve trasparenza: ecco i dati che vanno resi pubblici

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 28 Set 2021 in Approfondimenti

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Perché l’efficacia del tirocinio formativo in chiave di inserimento nel mondo del lavoro possa essere monitorata, valutata e discussa, c’è bisogno di dati. Dati che due ministeri possono reperire, raccogliere, ordinare e pubblicare: quello del Lavoro per i tirocini extracurricolari, e quello dell’Istruzione e dell’università (oggi diviso in due) per i tirocini curricolari.

stage lavoroSi tratta di dati che devono essere pubblicati ogni anno, il prima possibile; non dati accorpati di trienni o quadrienni o decadi, non dati pubblicati anni dopo. Dati freschi, aggiornati, precisi.

In particolare, serve conoscere quanti stage vengono attivati ogni anno (sembra un primo punto ovvio, ma per i curricolari manca perfino questo) e quanti stage portano a un contratto di lavoro. Bisogna dettagliare queste informazioni specificando quanti sono gli assunti entro un mese dalla conclusione del tirocinio, quanti assunti tra i 30 e i 90 giorni da quel momento, e quanti tra i 90 e i 182 giorni (cioè 6 mesi). Le assunzioni avvenute dopo i 6 mesi dalla fine dello stage non sono francamente così rilevanti, ma volendo si possono aggiungere, separatamente.

Serve conoscere quali sono i tipi di contratto utilizzati per le assunzioni post tirocinio; e, in caso di contratti a tempo determinato, è indispensabile specificare quanti sono i contratti brevi (es., di durata inferiore a 6 mesi) e quanti invece più lunghi. Perché altrimenti in questo calderone un contratto di tre settimane finisce per “valere” tanto quanto un contratto di un anno, e questo mina il valore della statistica.

Serve sapere i dati anagrafici degli assunti. Quanti uomini e quante donne? Quanti assunti giovanissimi, quanti giovani, quanti adulti, quanti senior? E serve avere il numero assoluto e anche il numero proporzionato a quante persone di ciascuna fascia di età hanno fatto stage nel periodo considerato.

Serve sapere il grado di istruzione degli assunti. Solo così si può capire quanto lo strumento dello stage sia efficace per una persona con la licenza media, quanto per un laureato e così via.

Serve sapere dove, geograficamente, avvengono le assunzioni. Regione per Regione, il numero assoluto e anche il numero proporzionato al totale degli stagisti in quella determinata Regione nel periodo considerato. Il dato geografico va incrociato con il dato delle classi di età, per capire se le Regioni che usano di più lo stage per le persone adulte-anziane sono anche quelle dove l’efficacia di questo strumento dal punto di vista dell’inserimento lavorativo è maggiore.

Serve sapere dove, a livello di settore professionale, avvengono le assunzioni. Settore per settore, il numero assoluto e anche il numero proporzionato al totale degli stagisti in quel settore nel periodo considerato. Anche in questo caso, tale dato va incrociato con quello delle classi di età, specialmente per monitorare l’utilizzo – e il senso – dello strumento dello stage per le persone adulte-anziane in determinati settori.

Serve sapere quali assunzioni avvengono nello stesso posto dove si è svolto lo stage (“presso stesso datore”) e quante invece in una realtà diversa (“presso datore differente”). Incrociando i dati con quelli anagrafici e quelli relativi alla tipologia contrattuale utilizzata.

Serve sapere quante assunzioni fanno seguito a un tirocinio “corto” (indicativamente, fino a tre mesi), “medio” (tra tre e nove mesi) e “lungo” (oltre i 9 mesi).

Serve sapere quanto vengono pagati gli stagisti, e quanto e come l'ammontare dell'indennità ricevuta si relaziona con la probabilità di essere assunti dopo lo stage: quanto cioè, nel caso delle assunzioni post tirocinio “presso stesso datore”, il fatto di erogare una indennità generosa o al contrario dare il minimo-minimo previsto dalla normativa regionale di quel dato territorio sia legato alla propensione ad assumere gli stagisti alla fine dell'esperienza formativa. Incrociando naturalmente i dati con quelli anagrafici e con quelli relativi ai settori professionali.

Tutti questi dati non sono curiosità. Non sono dettagli ininfluenti. Sono informazioni dense di significato e indispensabili per poter inquadrare al meglio lo strumento dello stage e valutare la sua efficacia dal punto di vista dell'inserimento lavorativo. E siccome questi dati già esistono, quantomeno per gli extracurricolari, fare un'operazione trasparenza e renderli disponibili al pubblico è davvero ormai non più procrastinabile.

Eleonora Voltolina


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