Valentina Rossi, dallo stage al lavoro in Ferrero il passo (di danza) è stato breve

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 25 Ott 2010 in Storie

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Valentina Rossi, oggi dipendente di Ferrero.

Sono nata nel 1983 in provincia di Piacenza, a Fiorenzuola d’Arda, dove i miei gestiscono un negozio di abbigliamento. Nella vita ho sempre lavorato: ho cominciato a 18 anni con un mese in fabbrica – ero operaia sulla linea del mais della Conserve italia, il mio compito era controllare un nastro che sigillava le lattine – e non ho più smesso: barista, promoter… In più, avendo fin da bambina studiato danza, nel 2001 ho aperto una scuola amatoriale insieme ad altre due colleghe: la scuola aveva circa 60 allievi, io insegnavo classica e modern-jazz. Per me questo ha rappresentato per anni un lavoretto continuativo, da settembre a giugno. Durante i mesi estivi invece facevo la bagnina, lavorando come responsabile presso una piscina privata ogni anno da aprile a settembre. Risultato? Di vacanze ne ho sempre fatte poche: una settimana ritagliata qua e là, magari qualche weekend. Con la piscina avevo un contratto di collaborazione: lo stipendio dipendeva dalle ore che facevo, più o meno 8,50 euro all’ora il fine settimana e 6,50 durante i feriali. In più a vent’anni avevo il sogno di fare la giornalista, e quindi avevo cominciato a collaborare con la Cronaca di Piacenza: gli articoli me li pagavano poco, forse nemmeno 20 euro l’uno… Ma al di là di quello ho smesso abbastanza in fretta, non era il lavoro che faceva per me.
Ho sempre considerato tutti questi piccoli lavoretti come strumenti per gravare il meno possibile sulla famiglia: riuscivo infatti a pagarmi i viaggi in treno per andare all’università, i libri, le serate con gli amici, qualche giornata di shopping. Nel 2004 sono anche stata quattro mesi a Londra: di giorno lavoravo come barista e la sera frequentavo un corso di inglese. Vivevo con altre persone che studiavano e lavoravano come me e con il mio ragazzo di allora. Pagavo 240 sterline al mese di affitto; la scuola mi costava più o meno 150 sterline a settimana.
A livello di studi, dopo il diploma al liceo scientifico sperimentale ho frequentato la triennale in Scienze della comunicazione all’università di Modena e Reggio Emilia, presso la sede di Reggio: era appunto l’epoca in cui pensavo di diventare giornalista. Pochi mesi prima di laurearmi ho fatto il mio primo stage: tre mesi alla Parmalat, nel reparto marketing. Ero assegnata al progetto Jeunesse; a parte che non percepivo alcun rimborso spese, purtroppo anche dal punto formativo non sono riuscita ad apprendere quanto avrei voluto, ma la nota positiva è che in quei mesi sono riuscita a capire cosa mi sarebbe piaciuto fare e quali conoscenze mi mancavano per poter lavorare nel marketing di un’azienda del largo consumo.
Nell’aprile del 2006 ho preso la laurea triennale e subito mi sono iscritta alla specialistica in Progettazione e gestione della comunicazione d’impresa, sempre a Reggio Emilia. Nel 2008 ho partecipato con due amiche e colleghe universitarie al concorso nazionale Premio marketing organizzato dal SIM [nell'immagine a destra, l'homepage del sito], e a giugno ci è arrivata la bella notizia: ci eravamo classificate tra le prime venti squadre in Italia.
Da quel giorno hanno iniziato a chiamarci i master con cui il premio SIM era convenzionato: così durante l’estate ho partecipato alle selezioni per quello in Marketing management del Sole 24 Ore presso la sede di Parma. Passate le selezioni, mi hanno proposto di concorrere all’assegnazione di una delle tre borse di studio – le aziende che proponevano le borse erano Barilla, Siram e Ferrero – mandandomi a fare il colloquio alla Ferrero.
Ricordo ancora la data, 29 settembre 2008: ero a Pino Torinese al colloquio, era successo tutto talmente in fretta che mi sentivo catapulatata in una realtà che non mi ero costruita io, quasi irreale. Non che non ne fossi contenta – ma ero totalmente annebbiata! All’inizio di ottobre a Milano sono andata a fare la finale del premio Sim, la mia squadra si è classificata seconda, ho ricevuto una telefonata in cui mi hanno comunicato che ero stata presa e che di lì a tre giorni avrei iniziato il master, con la retta interamente pagata dalla Ferrero. Beh… Fantastico no?
Ho frequentato il master mentre finivo gli ultimi due esami della specialistica e preparavo la tesi, e alla fine mi sono laureata una settimana dopo la fine del master. Quei mesi sono stati i più belli della mia vita. Mi sono trasferita a Torino a maggio 2009, in una casa trovata all’ultimo momento dove pagavo 600 euro di affitto… troppo! In azienda sono entrata come assistente brand manager di Kinder Cereali e Kinder Maxi: all’inizio non è stato facile capire dove ero finita, cosa dovevo fare, qui si viaggia alla velocità della luce, tutti lavorano a ritmi supersonici. La fase iniziale di assestamento è stata un pò traumatica ma appassionante: sono stata da subito coinvolta in ogni aspetto del business, dalle analisi di dati – quotidiane ed alla base di ogni ragionamento di marketing – alla comunicazione, dagli aspetti economici all’organizzazione di attività sui punti vendita… I sei mesi sono volati: un’esperienza lavorativa e di vita che mi ha fatto maturare, rendendomi molto più consapevole di me, dei miei limiti e delle mie capacità. L’ansia della fine dello stage si è trasformata in felicità quando mi hanno proposto di restare in azienda con un contratto di inserimento di quattro anni e uno stipendio di circa 1400 euro al mese, che mi permette di essere completamente autonoma. Ora vivo in una casa più grande insieme a un’amica e collega; a Torino mi trovo bene, non mi manca Fiorenzuola, ma la mia famiglia e i miei amici sì… e anche la danza!
Sono consapevole di essere stata fortunata: a tanti miei coetanei non viene nemmeno riconosciuto un rimborso spese, le aziende cambiano stagisti ogni 6 o 12 mesi, a rotazione, sfruttandoli per poi lasciarli a casa. In Ferrero la musica è ben diversa: gli stagisti che entrano sono pochi e, se dimostrano di valere, hanno la prospettiva concreta di ottenere un posto di lavoro. Per me è stato così; l’impegno richiesto è tanto ma io ho passione per quello che faccio e non mi pesano le ore di lavoro. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo e questo è stimolante, in più l’azienda mi dà davvero la possibilità di realizzare le mie idee se sono buone e questo è importantissimo e non così scontato da trovare. Penso che si debba essere sempre umili e pronti ad assorbire tutto il meglio dai colleghi: anche una volta assunti si può sempre imparare… anche dallo stagista appena entrato!

testo raccolto da Eleonora Voltolina

E le storie degli altri "stagisti col Bollino":
- Davide Villa: «Sfruttare gli stagisti non conviene a nessuno: Dompé e le altre aziende del Bollino lo hanno capito»
- Francesca Gerli: «Che fortuna: subito dopo la laurea ho trovato in Dompé uno stage da 700 euro al mese, e poi sono stata assunta»
- Biagio Bove: «In piena crisi, uno stage per crescere e ripartire. E oggi alla M&G ho un contratto da 24mila euro all'anno»
- Francesco Giordano: «Da subito avevo intuito che quello in Everis sarebbe stato uno stage diverso. E così è stato»
- Chiara Chino: «Tre giorni dopo la laurea ho cominciato lo stage in Ferrero. E tre giorni dopo la fine dello stage sono stata assunta»
- Cristina Cervio: «A sei mesi dalla fine dello stage Kellogg mi ha richiamato per assumermi»
- Luca Bonecchi: ieri tirocinante in Giochi Preziosi, oggi assunto a tempo indeterminato
- Mariella Mulè, ingegnere chimico tra Sicilia e Piemonte (passando due volte per M&G)
- Sara Cestrilli: «Al Jobmeeting volevo un campioncino di Nutella, ho trovato uno stage da mille euro al mese e poi un lavoro»
- Alberto Riva: «Laurea, master e sei mesi di stage: ecco il mio percorso per arrivare al contratto in M&G»
- Laura Pagani: «Durante il primo stage lavoravo tantissimo e non prendevo un euro. Ho ritentato e sono stata più fortunata: in Nestlé mi hanno anche assunto!»

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