Chiara Chino: «Tre giorni dopo la laurea ho cominciato lo stage in Ferrero. E tre giorni dopo la fine dello stage sono stata assunta»

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 06 Ago 2010 in Storie

In occasione del primo compleanno dell'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Chiara Chino, oggi dipendente di Ferrero.

Mi chiamo Chiara Chino, ho 27 anni e ho la fortuna di aver studiato e di lavorare nella mia città: Torino. Dopo il diploma linguistico mi sono iscritta al corso di laurea in Economia e gestione dei servizi turistici. Ho finito la triennale nel novembre 2005, con la cattedra di Economia e gestione dei tour operator e delle agenzie di viaggio e una tesi sul museo del giocattolo di Ormea. Ero particolarmente affascinata dal marketing territoriale e il mio obiettivo all’epoca era di occuparmi di promozione del mio territorio. Durante questa prima parte degli studi ho fatto diverse esperienze lavorative in questa direzione: ho collaborato con un’azienda locale che gestisce eventi sportivi in Piemonte, e tra il gennaio e il marzo del 2006 ho partecipato all’organizzazione del programma ospitalità di un grande sponsor delle Olimpiadi. Il progetto si chiamava Coca Cola Hospitality program e prevedeva l’accoglienza, accompagnamento e partecipazione alle gare di ospiti da tutto il mondo. Io ero administration coordinator: in pratica spettavano a me e alle mie colleghe il coordinamento delle spedizioni e dello staff – per esempio le divise, il materiale formativo, le pratiche per la contabilità… Un lavoro breve ma molto ben pagato, per fortuna!
In più spesso facevo la hostess per eventi di grandi aziende, per mettere da parte qualche soldino. Anche se a volte i pagamenti arrivavano con molto ritardo – e io mi sentivo, sembra assurdo eh, quasi in difetto nel chiederli! La retribuzione dipendeva dagli accordi presi con l’agenzia: più o meno 5 euro all’ora, o 40-50 o al giorno.
Conclusa la laurea breve ho scelto la specialistica in Economia e direzione delle imprese. Lì alcuni corsi, soprattutto quello di marketing, erano incentrati su casi pratici e testimonianze. Una volta venne a parlarci un rappresentante di Ferrero: mi colpì la motivazione e il senso di appartenenza che dimostrava – e così decisi che un giorno avrei voluto essere una di loro. La tesi di laurea specialistica, nel novembre 2007, mi valse il 110 e lode e la menzione: la feci sul danno da vacanza rovinata e le strategie del tour operator. Tre giorni dopo, a conclusione di una lunga trafila di colloqui, iniziavo ufficialmente il mio stage in Ferrero: durata prevista sei mesi, rimborso di 750 euro al mese.
Ma prima avevo fatto altre esperienze simili – e non tutte così positive
. La prima tra il maggio e il settembre del 2004, al secondo anno di triennale: si trattava di uno stage curriculare, cioè obbligatorio. L’ufficio job placement della mia università ne era l’ente promotore: mi mandò per tre mesi a fare l’assistente contabilità clienti in un noto tour operator torinese. Proprio nei tre mesi estivi, quelli di intensissimo lavoro, e senza rimborso spese… Anche se a dir la verità avevo scelto io di farlo in quel periodo, per sfruttare il momento di pausa dei corsi universitari, e sapevo fin dall'inizio che non era prevista una retribuzione. Comunque questa esperienza mi ha dato molto: da subito mi avevano affidato la verifica degli avvenuti pagamenti delle agenzie di viaggio e la registrazione a sistema, e quindi ho dovuto imparare a essere organizzata e metodica nel lavoro... non si potevano fare errori! Durante quello stage, per una settimana ebbi anche l’opportunità di sostituire una collega e di mettermi alla prova al front-office: parlare direttamente con il cliente richiedeva flessibilità e capacità di comprensione. Alla fine mi diedero un piccolo riconoscimento che non era previsto, più o meno 200 euro, promisero di tenermi in considerazione al termine degli studi e io tornai a fare la studentessa a tempo pieno.
Nell’estate del 2007, quasi al termine della laurea specialistica, svolsi poi uno stage in un altro tour operator di Torino. In questo caso mi autocandidai, perché avevo bisogno di reperire materiale per la mia tesi. Anche qui, stage nel periodo estivo e zero rimborso spese, nemmeno i pasti o i ticket per il parcheggio. L’esperienza non andò però come mi aspettavo: molte volte mi abbattevo, sentivo che dalle mansioni che mi erano state affidate non stavo imparando molto. Però poi cercavo di trovare il lato positivo – almeno nell’archiviazione mi passavano sotto mano molte pratiche utili per la tesi! Si impara anche dalle esperienze negative: io per esempio lì ho capito come interfacciarmi con i superiori e a come far valere le mie idee senza sentirmi in difetto solo perché ero l’ultima arrivata. La delusione per l’esito negativo di questo stage mi spinse a desiderare con tutte le mie forze di voltare pagina, e mentre finivo la tesi cominciai ad applicare online per diverse aziende di largo consumo e a fare molti colloqui – a volte anche due nello stesso giorno.
Fino a Ferrero, appunto. Primo colloquio di gruppo in una società esterna di selezione del personale, poi colloquio con tre capigruppo con tanto di richiesta di svolgimento di casi pratici (inutile dire l’agitazione), infine colloquio con il direttore marketing. Parlammo per oltre mezz’ora di pubblicità, e non gli risparmiai nemmeno qualche critica… Costruttiva, s'intende! Il giorno dopo mi diedero l’ok.
In Ferrero ho finalmente compreso cosa significa fare uno percorso formativo: da subito mi hanno coinvolto operativamente in diversi progetti concedendomi anche autonomia decisionale. E poi finalmente un rimborso spese degno di questo nome e una concreta prospettiva di inserimento lavorativo! Ho finito lo stage il 15 giugno 2008 e il 18 giugno è cominciato il mio contratto di apprendistato di quattro anni, con il ruolo di junior brand manager.
È un lavoro molto stimolante e vario: di base mi occupo di analisi di vendita e di concorrenza di supporto per la definizione delle strategie della marca. In Ferrero ogni prodotto è "marca impresa", cioè si autosostiene: con i suoi ricavi finanzia gli investimenti. Io supporto il brand manager nelle decisioni strategiche di marca, con la possibilità di agire su tutte le leve:  prezzo, comunicazione, promozione e gamma. C’è di bello che ogni giorno è una scoperta: per esempio di recente ho partecipato allo shooting per la selezione per il concorso «Diventa tu il bimbo Kinder» e all’organizzazione operativa del concorso «Vinci un weekend con i campioni olimpici» che prevedeva per dieci famiglie l’esperienza di allenarsi nel centro di preparazione atletica Coni.
Per i neoassunti l’azienda prevede un programma formativo di sette settimane che si chiama «Capire Ferrero». Io tra le altre cose sono stata per una settimana in affiancamento vendite in un’area sperimentale, a Nizza, e una settimana in fabbrica: facevo il primo turno in linea a Stadt Allendorf, il nostro stabilimento tedesco. Un’esperienza unica.
Da due anni e mezzo lavoro nel marketing di Ferrero e ogni giorno mi dico quanto sono fortunata. Anche gli amici me lo ricordano: «Chiara ce l’hai fatta eh?». Ma non dimentico il percorso che ho fatto per arrivare qui. Oggi guadagno intorno ai 1500 euro al mese: ritengo di essere quasi indipendente dal punto di vista economico, e anche se vivo ancora con i miei sto cercando di accumulare un po’ per acquistare una casa tutta mia. Per il futuro mi piacerebbe continuare il percorso iniziato in Ferrero, magari cambiando paese o funzione aziendale. Sarebbe molto stimolante!
I miei tre stage, in maniera differente, hanno contribuito a farmi arrivare dove sono ora. Penso però che alcuni punti critici nell’utilizzo di questo strumento andrebbero affrontati e risolti: non è pensabile che le aziende ricerchino persone per lavori di archivio o per far fronte temporaneamente a picchi di lavoro e senza alcuno scopo formativo. E se il tirocinio non è finalizzato all’assunzione, questo dovrebbe essere dichiarato subito, in modo che ciascuno possa decidere con consapevolezza se sfruttare l’opportunità formativa anche senza la possibilità di un'assunzione futura, o cercare altrove. Per questo apprezzo moltissimo l’iniziativa del Bollino OK Stage. È fondamentale che i ragazzi sappiano quali sono le aziende serie e affidabili in cui lo stage è davvero formazione, esperienza, crescita. Grazie Repubblica degli Stagisti, continuate così!

Testo raccolto da Eleonora Voltolina

Per saperne di più su questo argomento leggi anche:
- Buon compleanno alla Carta dei diritti dello stagista e al Bollino OK Stage, e avanti tutta per il futuro

E le storie degli altri "stagisti col Bollino":
- Cristina Cervio: «A sei mesi dalla fine dello stage Kellogg mi ha richiamato per assumermi»
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