«Ho lasciato un determinato per uno stage in Nestlé, una scommessa ma ne è valsa la pena»

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 24 Mar 2019 in Storie

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Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Lorenzo Bozzetti, 25 anni, oggi con un contratto di apprendistato in Nestlé.

Sono nato a Cremona e dopo il diploma classico mi sono iscritto nel settembre 2012 al
corso di laurea in Economia e scienze sociali alla Bocconi. Pensavo potesse essere il giusto trampolino di lancio. La mia famiglia non ha mai cercato di influenzare la mia decisione: mio padre è medico ma non ha insistito né con me né con mio fratello perché seguissimo le sue orme.

Il primo anno di università non è stato semplice, vuoi per un piccolo gap, colmabile, su alcune nozioni di matematica, vuoi perché facevo il pendolare tra Cremona – dove giocavo a basket e Milano: in questo contesto era difficile trovare uno stacco tra sveglia all’alba, treni, lezioni tutto il giorno e palestra. Così il secondo anno mi sono trasferito a Milano in affitto, condividendo la casa con altri due ragazzi, ma rimanendo totalmente dipendente dai miei per le spese di vitto e alloggio, che da solo ammontava a circa 530 euro al mese! Presa la laurea triennale nel settembre 2015, mi sono iscritto al corso di Management sempre in Bocconi, dove ho preso la magistrale nell’ottobre 2017 con il massimo dei voti. Un indirizzo che mi ha dato una visione più pragmatica e aziendale.

Durante il secondo anno della specialistica ho partecipato al progetto Erasmus: da agosto a dicembre 2016 a Maastricht, una piccola città olandese al confine con il Belgio. Avevo una piccola borsa di studio, circa 250 euro al mese, ed ero in affitto in una residenza per studenti, in un appartamento con altri tre ragazzi stranieri. L’inserimento è stato abbastanza facile perché la città era a misura d’uomo e prevalentemente universitaria.

È stata un’esperienza che consiglio assolutamente e penso sia stata
fondamentale nel mio percorso formativo. Sapevo che Maastricht non era una meta in cui l’Erasmus è tutto feste e voti facili, e proprio per questo sono tornato arricchito da un ambiente molto internazionale. Lì l’approccio all’università è diverso dal nostro: molti studenti lavorano oltre a frequentare l’università e queste esperienze extracurriculari sono valutate all’interno del percorso accademico. Le lezioni fatte da docenti sono poche, mentre ci sono molti lavori di gruppo, progetti e lezioni tenute da studenti: tutto questo mi ha permesso di migliorare l’uso dell’inglese e le capacità di public speaking.

Nel frattempo avevo iniziato a monitorare le offerte di stage presenti sul portale dell’università per il tirocinio curriculare obbligatorio del secondo semestre. Sarebbe stata la mia prima esperienza con il mondo del lavoro. Tramite il portale dell’università ho trovato interessante un’offerta come business analyst presso Le Coq Sportif, azienda francese di abbigliamento sportivo che ha una sede a Milano. Fatto il colloquio, è partito il mio primo stage: sei mesi da febbraio ad agosto 2017 con un rimborso spese di 500 euro mensili più otto euro giornalieri di buono pasto. Dovevo analizzare le vendite di sellout di tutti i punti vendita sul territorio italiano, avendo la possibilità di interfacciarmi sia con i nostri agenti, sia con alcuni rappresentanti dei negozi oggetto d’analisi. Mi sono trovato molto bene nell’ambiente di lavoro grazie alla disponibilità di colleghi e tutor e al fatto che settimanalmente venissero organizzate attività extra lavorative, come il calcetto, che facilitavano l’inserimento.

Finito lo stage mi è stato proposto un contratto a tempo determinato di un anno, con una Ral di circa 21mila euro, dandomi la possibilità di consegnare prima la tesi che ho cominciato a scrivere durante le ultime settimane di stage. Poi è partito il contratto: avevo intenzione di fare tutti i dodici mesi e poi cercare una nuova opportunità in un’azienda più grande.

Così partecipando al Bocconi&Jobs ho lasciato il mio curriculum alle aziende che mi sembrava offrissero opportunità interessanti. Tra queste c’era anche Nestlé, che cercava un profilo in linea con il mio. Dopo il primo contatto al Bocconi&Jobs e un breve colloquio telefonico motivazionale, sono andato in sede per un colloquio con le mie future responsabili. Mi sono sentito subito a mio agio, ho percepito interesse verso il mio profilo e la mia disponibilità a rimettermi in gioco con uno stage, rinunciando a un contratto già in mano.

Una volta ricevuto il feedback positivo, ho trovato la massima disponibilità e comprensione da parte di Le Coq Sportif, che mi ha dato la possibilità di iniziare la nuova esperienza già da metà dicembre, invece di gennaio 2018 come inizialmente concordato. In questo modo ho potuto iniziare alcuni corsi di formazione in Nestlé per un paio di settimane prima della sospensione natalizia e rientrare a gennaio subito operativo.

Ho cominciato il mio stage di sei mesi fino a giugno 2018, con un rimborso spese di 720 euro mensili, più la mensa interna. Ho collaborato alla transizione della divisione Buitoni da un fornitore banca dati a un altro. Le prime due settimane ho fatto corsi di formazione per prendere dimestichezza con i software che avrei dovuto usare. E dal 2018 ho dato un contributo effettivo all’impostazione della nuova reportistica. Fin dall’inizio ho ricevuto massima disponibilità e supporto dalla mia tutor aziendale e da tutto il gruppo di lavoro. Aggiornavo una reportistica settimanale e mensile di routine e davo una mano nell’impostare analisi più dettagliate dopo le richieste della divisione e dei brand manager. Ero felice di essere in una posizione analitico numerica che mi permetteva di essere a contatto con grandi istituti esterni e con l’intera divisione Buitoni, di occuparmi di formazione relativa al software per i neo stagisti e interfacciarmi direttamente con il Business executive officer. Non solo capacità “da smanettone” su excel, ma anche di interpretazione dei numeri e impostazione di analisi.

Finito lo stage mi è stato proposto un contratto di apprendistato di due anni con una Ral leggermente inferiore ai 30mila euro. È stata una naturale evoluzione del ruolo, coerente con quello che avevo fatto, con l’unica differenza che non ero più dedicato solo a Buitoni ma avevo la possibilità di entrare in contatto con tutta l’azienda. La grande fortuna del mio lavoro è fare qualcosa che mi piace, entrare in contatto con persone che appartengono a qualsiasi livello gerarchico e interfacciarmi con grossi fornitori esterni.

Il settore del Food & Beverage è da sempre stato di mio interesse e posso confermare che è molto stimolante e dinamico. In più dall’interno di una grossa multinazionale è possibile avere un quadro completo sui trend che stanno muovendo il mercato. Oggi mi sento nel bel mezzo di un processo di crescita coerente, che mi sta portando ad assumere maggiori competenze e responsabilità. Non nego che in futuro mi piacerebbe ricoprire altri ruoli magari più focalizzati su un unico settore alimentare, così da poter approfondire maggiormente la conoscenza di un determinato mercato e le sue dinamiche specifiche.

So di essere stato fortunato per il percorso che ho intrapreso: non capita a tutti. Spesso ci si accontenta della prima opportunità, mentre lo stage andrebbe preso molto seriamente, non solo come un passaggio obbligato del piano di studi.

I due aspetti che penso più interessanti della Repubblica degli Stagisti, che conoscevo già da tempo, sono il network e le garanzie che forniscono le aziende aderenti, visto che si espongono pubblicamente con degli standard minimi, oltre alla possibilità di leggere testimonianze di coetanei, come la mia, che hanno attraversato stessi problemi, preoccupazioni e incertezze. Il mondo del lavoro cambia velocemente e in alcuni casi i consigli di persone molto più grandi possono risultare quasi anacronistici se calati nella situazione attuale. Mentre leggere le esperienze di coetanei è un po’ come chiedere i consigli a chi ha fatto l’esame di turno l’anno prima! Credo poi che il punto più interessante della Carta dei diritti dello stagista sia l’incentivo a non ritenere lo stage come unica tipologia di contratto formativa. Penso sia sovrautilizzato dalle aziende che spesso, prolungandolo, non aiutano a far capire allo stagista se stanno puntando su di lui.

Ai giovani che si apprestano a entrare nel mio settore professionale do tre consigli: seguite le vostre passioni e interessi, svegliarsi tutte le mattine con la prospettiva di fare qualcosa che non vi piace è veramente demotivante; non abbiate paura a mettervi in gioco, soprattutto all’inizio la parte economica non deve essere l’unico criterio di scelta; non abbiate timore di dire la vostra opinione, fin dal primo colloquio.

Testimonianza raccolta da Marianna Lepore


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