La Carta dei diritti dello stagista ispira Regioni, associazioni politiche e siti web a tutelare gli stagisti. A cominciare dal rimborso spese

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 09 Dic 2010 in Notizie

In principio fu la Carta dei diritti dello stagista. In questo documento, lanciato nell'aprile del 2009 come "manifesto delle idee" della Repubblica degli Stagisti e base dell'iniziativa Bollino OK Stage volta a responsabilizzare le imprese italiane a un utilizzo corretto dello strumento del tirocinio, uno dei punti più importanti era quello relativo al rimborso spese. «Gli stagisti devono percepire un rimborso spese adeguato a coprire le spese vive (alloggio, vitto, trasporti) e commisurato all’età, alla scolarità,  alle competenze pregresse e all’apporto fornito all’ospitante» si legge infatti al punto 6 della Carta: «Tale rimborso spese può essere quantificato come segue: almeno 250 euro netti mensili per diplomati e studenti universitari; almeno 500 euro netti mensili per laureati; per chi ha diploma di master Mba o di secondo livello, una cifra superiore a discrezione di ciascuna azienda ospitante. Gli stage gratuiti devono essere limitati ai progetti di alternanza scuola-lavoro dedicati agli studenti delle scuole secondarie». Una dichiarazione di guerra agli stage gratuiti, dunque. Malgrado la normativa vigente non preveda l'obbligo di pagare gli stagisti da parte delle aziende e degli enti che li ospitano.
Sono passati quasi due anni da quando la Repubblica degli Stagisti ha avviato la battaglia, e finalmente anche altri hanno deciso di scendere in campo per sostenere questa istanza.
Prima di tutto la Regione Toscana
, che sulla base del libro La Repubblica degli stagisti - come non farsi sfruttare (Laterza) ha avviato una riflessione e ha deciso di agire. «Si tratta di una battaglia politica» ha dichiarato lunedì sera il presidente della Regione Enrico Rossi durante un incontro pubblico a Firenze «perché i giovani che in Toscana fanno stage ricevano almeno un rimborso. Una lotta giusta per affermare il diritto a ricevere un compenso per la propria opera: il rimborso dà dignità». Motore di questa iniziativa il gruppo dei Giovani Democratici di Firenze - guidati da Andrea Giorgio e da Patrizio Mecacci, neoeletto segretario cittadino del PD - da tempo attento all'attività e alle battaglie della Repubblica degli Stagisti.
In concreto, la Regione Toscana presenterà entro il giugno dell'anno prossimo una delibera di giunta per prevedere, all'interno del più ampio pacchetto giovani, una misura per incentivare le imprese a dare ai propri stagisti almeno 250 euro al mese di rimborso spese: di suo, la Regione si impegnerà a integrare questo emolumento con 150 euro al mese a favore del tirocinante, e a premiare l'azienda che proceda all'assunzione al termine del percorso formativo, con un contratto a tempo indeterminato, con un bonus di 6mila euro. Il tutto finanziato con i denari del Fondo sociale europeo, che ad oggi invece praticamente in tutte le regioni vengono investiti "a pioggia" in corsi di formazione di qualità talvolta dubbia, troppo spesso utili, più che a formare i giovani a un mestiere spendibile sul mercato del lavoro, ad arricchire le società che organizzano questi corsi. La Toscana è quindi ufficialmente la prima Regione che raccoglie l'appello contenuto nelle ultime pagine del libro La Repubblica degli stagisti.
Ma anche Fli, il neonato partito di Fini, ha deciso a novembre di scendere in campo e con la sua associazione Libertiamo si è impegnato a dare battaglia a stage e praticantati gratuiti. La miccia qui è stata un'inchiesta della Repubblica degli Stagisti sull'ente pubblico Inps, che violando il codice deontologico forense si rifiuta di pagare i laureati in giurisprudenza che svolgono presso i suoi uffici il praticantato per diventare avvocati. I giovani di Libertiamo hanno segnalato questa denuncia al deputato Fli Enzo Raisi, che ha immediatamente presentato un'interrogazione parlamentare al ministro del Lavoro Sacconi - purtroppo ricevendone una risposta lacunosa e insoddisfacente, una sorta di non-risposta (v. il video su Stagisti TV). Libertiamo ha poi lanciato, in occasione del primo evento pubblico di Fli a Perugia, l'iniziativa «No agli stage gratuiti», riassumendo così la questione: «Se lavori ma non ti pagano, ti mantiene papà. Se ti offrono uno stage gratuito a Milano, e tu sei di Cosenza, è lui che ti paga l’affitto. O no? Questo, amici, non è mercato. Non è libertà. Non è futuro». Quattro gli obiettivi di Libertiamo: «Fare in modo che lo stage sia davvero il primo passo nel mondo del lavoro; permettere a stagisti e praticanti di rendersi economicamente indipendenti; garantire che, per i già laureati, stage e praticantato siano regolarmente retribuiti; rendere trasparenti i termini contrattuali: condizioni, mansioni, riconoscimento economico, durata, prospettive». Detto in parole povere: «Ci battiamo insomma perché gli stage diventino anche in Italia quello che già sono in tutti i paesi europei e negli Stati Uniti: un investimento sul futuro, ma con una remunerazione nel presente». Una parte dei militanti ha espresso perplessità, utilizzando la pagina Facebook aperta ad hoc per presentare l'iniziativa per pubblicare commenti intrisi di scetticismo (tipo: «Il rapporto tra datore di lavoro e lavoratore è una faccenda privata. Che lo stato ne resti fuori una volta per tutte») ma i promotori dell'iniziativa - in testa Piercamillo Falasca - la difendono con vigore: «Non siamo contro le aziende, non siamo contro la flessibilità nel lavoro. Siamo per il riconoscimento economico del suo valore».
E sul web è nata un'altra iniziativa simile, ideata da un gruppo di giovani di cui fa parte anche la lettrice della Repubblica degli Stagisti Elisa Paradivino e promossa dal sito Scambieuropei (criticato in passato dal suo pubblico per aver pubblicato notizie relative a stage gratuiti). Si chiama «Il manifesto dello stagista» e si propone di raccogliere firme per pungolare la politica a modificare la normativa sugli stage in tre punti: «Se lo stage non è curriculare (non è svolto per motivi scolastici o universitari) deve prevedere un rimborso spese»; «La somma minima per il rimborso spese deve essere così prevista: 200 euro al mese per studenti di scuola superiore, 400 euro al mese per diplomati con laurea triennale, 500 euro al mese per laureati con laurea specialistica»; «Gli stage non possono essere svolti oltre i 18 mesi dalla fine di un corso di studi (scuola superiore, università, master, corso professionale)».
Tutte queste iniziative sono il segno evidente che i semi che la Repubblica degli Stagisti ha sparso - e che continuerà a spargere - stanno dando i primi germogli. Ora bisogna continuare a combattere, tutti insieme: l'unione fa la forza, portando avanti - ciascuno con la sua modalità, nel suo territorio, con gli interlocutori a suo avviso più adatti - la battaglia affinché uno o più principi della Carta dei diritti dello stagista vengano messi in pratica, coinvolgendo i politici, gli amministratori, gli imprenditori, gli accademici più sensibili alla tematica.
Le guerre si vincono così, una battaglia alla volta, un passo alla volta. L'obiettivo finale infatti, almeno per la Repubblica degli Stagisti, non è solo quello di garantire a tutte le persone che compiono un percorso di tirocinio un minimo di rimborso spese, bensì quello - ben più ambizioso - di rendere più forti i giovani italiani nel mercato del lavoro, nelle istituzioni, nella società civile. Rendere questa Italia, parafrasando Alessandro Rosina,
finalmente un paese per giovani.

Eleonora Voltolina

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Il presidente della Regione Enrico Rossi promette: «In Toscana ricevere dei soldi per uno stage sta per diventare un diritto»

E anche:
- Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti
- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?

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