Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 27 Lug 2010 in Approfondimenti

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Il Parlamento Europeo interviene sul tema degli stage con un importante documento, redatto dalla sua Commissione per l'occupazione e gli affari sociali: «Relazione sulla promozione dell'accesso dei giovani al mercato del lavoro, rafforzamento dello statuto dei tirocinanti e degli apprendisti» datata 14 giugno 2010, poi trasformata martedì 6 luglio in una risoluzione dal Parlamento riunito in assemblea plenaria. La relatrice del documento è la più giovane parlamentare europea - la 26enne danese Emilie Turunen [nella foto sotto, durante il suo discorso], socialista, vicepresidente  del Gruppo Verde / Alleanza libera europea.


Partendo da una serie di premesse, tra cui quella che «i datori di lavoro sembrano utilizzare con maggior frequenza l’apprendistato e il tirocinio per sostituire l’impiego regolare, sfruttando in tal modo gli ostacoli che i giovani affrontano per entrare nel mercato del lavoro; […] queste forme di sfruttamento dei giovani devono essere affrontate ed eliminate di fatto dagli Stati membri», il Parlamento europeo riassume in 73 punti esortazioni, consigli e richieste rivolte sia all'interno dell'UE sia, all'esterno, a ciascuno degli Stati membri.

Il primo punto è già un programma: «adottare un approccio ai giovani e all'occupazione basato sui diritti; […] l'aspetto qualitativo del lavoro dignitoso per i giovani non deve essere compromesso». Per poi proseguire, al punto 11, con un affondo contro gli stage gratuiti: «Esorta gli Stati membri a elaborare politiche del mercato del lavoro inclusive e mirate, che garantiscano ai giovani un inserimento rispettoso e un'occupazione significativa, per esempio creando reti d'ispirazione, accordi in materia di tirocini accompagnati da aiuti di carattere economico affinché il tirocinante possa spostarsi e vivere vicino al luogo in cui si svolge il tirocinio, centri di orientamento professionale internazionale e centri giovanili che offrano orientamento individuale in particolare in materia di organizzazioni sindacali e aspetti giuridici relativi al loro tirocinio».

Ancor più esplicito il punto 21: «Chiede tirocini migliori e garantiti; chiede alla Commissione e al Consiglio, a seguito dell’impegno espresso nella Comunicazione COM(2007)0498 “di proporre un’iniziativa per una Carta europea della qualità dei tirocini”, di istituire una Carta europea della qualità dei tirocini prevedendo norme minime per garantirne il valore educativo ed evitare lo sfruttamento, tenendo conto del fatto che i tirocini fanno parte della formazione non devono sostituire dei veri impieghi; sottolinea che tali norme minime devono includere una descrizione sommaria delle funzioni da esercitare e delle qualificazioni da acquisire, il limite di durata dei tirocini, un'indennità minima basata sul costo della vita del luogo dove si svolge il tirocinio conformemente alla prassi nazionale, un'assicurazione nell'ambito lavorativo in questione, prestazioni di previdenza sociale in base alle norme locali e un collegamento specifico al programma di istruzione in questione».

Al punto successivo chiede poi alla Commissione «di fornire dati statistici sui tirocini in ogni Stato membro, che includano il numero di tirocini, la durata dei tirocini, le prestazioni sociali a favore dei tirocinanti, le indennità pagate ai tirocinanti, le fasce d’età dei tirocinanti, e di elaborare uno studio comparativo dei vari programmi di tirocinio esistenti negli Stati membri dell’Unione europea», vincolando i 27 a non far cadere questo sforzo nell'acqua: «Chiede a ciascuno Stato membro di controllarne l'applicazione» (punto 23) e «istituire un sistema di certificazione e di riconoscimento europeo delle conoscenze e delle competenze acquisite attraverso apprendistati e tirocini, che contribuisca anche all’incremento della mobilità dei giovani lavoratori» (punto 24).

Un progetto ambizioso per tagliare le gambe a quelle imprese poco serie che si approfittano degli stagisti: al punto 25 della risoluzione si chiede che
«i giovani siano tutelati nei confronti dei datori di lavoro i quali, nel settore pubblico come in quello privato, grazie all'esperienza professionale, ai contratti di apprendistato e di tirocinio, soddisfano i propri fabbisogni immediati e basilari a basso costo o a costo zero, sfruttando la volontà dei giovani di apprendere senza fornire loro alcuna prospettiva di futuro inserimento nell’organico».

Poco più avanti si apre la grande ferita dell'assenza, per gli stagisti, di contributi: «Esorta gli Stati membri a garantire pieni diritti occupazionali e previdenziali ai giovani tirocinanti, praticanti o apprendisti, finanziando se del caso parte dei loro contributi previdenziali» (punto 29), «Invita la Commissione e gli Stati membri a collegare i programmi di apprendistato, tirocinio e praticantato ai sistemi di previdenza sociale» (punto 30).

Il rigetto degli stage gratuiti viene poi ripreso, più avanti, nell'ambito di una più ampia riflessione sull'«importanza dell'indipendenza finanziaria dei giovani»
: qui nel documento si invita «a far sì che tutti i giovani abbiano diritto individualmente a un livello di reddito dignitoso che garantisca loro la possibilità di crearsi una vita economicamente indipendente» (punto 63). E anche le stesse istituzioni europee a fare un po' di pulizia interna e autocritica: «dare il buon esempio eliminando la pubblicità di apprendistati non retribuiti dai loro siti web e a offrire un’indennità minima sulla base del livello del costo della vita nel luogo in cui si effettua il tirocinio; prestazioni di previdenza sociale a tutti i loro tirocinanti (punto 72).

Eleonora Voltolina

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