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Best Stage 2025, l'evento a Milano il 29 settembre: al via l'Osservatorio “Lo stato del lavoro”

Lunedi 29 settembre appuntamento a Milano con “Best Stage”, l'immancabile convegno-incontro annuale della Repubblica degli Stagisti. L’evento è aperto e gratuito e vede ogni anno la partecipazione di studenti, stagisti, apprendisti, esperti di risorse umane, comunicazione, employer branding; operatori di orientamento e career service universitari, master e istituti formativi, e in generale tutti coloro che sono interessati al tema dell’occupazione giovanile. (Qui il form per potersi preaccreditare)Quest’anno a Best stage viene presentato il nuovo grande orizzonte che dall’esperienza della Repubblica degli Stagisti si proietta verso il futuro: un nuovo progetto nato sotto l'egida dell’associazione Journalism for Social Change che ha l'obiettivo produrre riflessione, contenuti e proposte in materia di occupazione giovanile.Si tratta di un Osservatorio, intitolato “lo Stato del lavoro”, attraverso cui vogliamo raccogliere, mettere in rete e a confronto le voci degli addetti ai lavori sui temi più importanti che riguardano i giovani, il mercato del lavoro, il sistema di orientamento e di matching tra domanda e offerta di lavoro, le pari opportunità, e molto altro. Perché le buone policy si basano su buoni dati, buone ricerche, e sul confronto con interlocutori competenti. Durante l'evento sarà presentato il comitato scientifico dell'Osservatorio, e verrà lanciato il primo tema e la data della prima Round Table.A corollario della presentazione dell'Osservatorio, cinque voci autorevoli ragioneranno con la direttrice di Journalism for Social Change Eleonora Voltolina sull’importanza dei dati e delle ricerche per elaborare nuove policy e normative intelligenti: Alessia Cappello, assessora al Lavoro del Comune Di Milano, racconterà i risultati di alcuni importanti progetti messi a terra dal suo assessorato per aiutare i giovani a conoscere meglio il mondo del lavoro; il giuslavorista dell'università Bocconi Maurizio Del Conte con la sua esperienza di presidente dell’Anpal e poi di Afol metropolitana potrà fare il punto su principali strumenti statistici e informativi su cui si basano le politiche attive per il lavoro; la co-direttrice di Asaka Italia Arianna De Mario, che racconterà come per elaborare le proprie strategie di azione Ashoka usi spesso lo strumento delle survey e delle ricerche, coinvolgendo anche i suoi Fellow in giro per il mondo, e delle mappatura degli ecosistemi di innovatori sociali; Francesco Armillei, ricercatore del Think-tank Tortuga che è knowledge partner dell'Osservatorio; e la padrona di casa Paola Suardi, direttrice della Fondazione Emit-Feltrinelli, che organizza corsi di formazione e offre servizi per le imprese, i giovani e i cittadini milanesi.All'evento, patrocinato dal Comune di Milano, si parlerà poi immancabilmente degli ultimi dati sugli stage, fatti uscire poche settimane fa dal ministero del Lavoro, e delle novità in arrivo dall'Europa, con la recente approvazione al Parlamento europeo della direttiva stage (che però ha ancora un lungo percorso di fronte a sé prima di entrare in vigore), anche con a un intervento dell'eurodeputato PD Nicola Zingaretti, in prima linea su questa battaglia.Best Stage sarà come di consueto anche l'occasione per parlare delle aziende virtuose che fanno parte del network della Repubblica degli Stagisti e per assegnare gli AwaRdS 2025 a quelle fra loro che hanno "brillato" per qualche aspetto delle loro policy 2024 a favore dei giovani. Tra gli AwaRdS di quest’anno figurano due nuove categorie, dedicate a premiare le aziende che hanno progetti molto speciali di formazione in azienda per i loro apprendisti, e quelle che usano di più il contratto a tempo indeterminato per assumere i giovani.L’evento comincerà alle ore 15 e sarà ospitato dalla Fondazione EMiT Feltrinelli, in piazzale Antonio Cantore n° 10, con ingresso libero e gratuito fino a esaurimento posti.

Accordo per la direttiva europea sugli stage in Commissione Occupazione, avanti verso la plenaria

Un «messaggio di speranza», una «proposta solida che mira a garantire la protezione contro abusi e discriminazioni». Sono le parole che l'eurodeputata spagnola Alícia Homs, rapporteur della direttiva in commissione Lavoro (l'avevamo intervistata qui due mesi fa), ha scelto per commentare il voto avvenuto ieri, che ha sancito un avanzamento nell'iter legislativo della direttiva sugli stage. «Siamo orgogliosi dell'accordo raggiunto con le forze europeiste: dà speranza ai giovani europei che il loro lavoro sarà un giorno adeguatamente retribuito e trattato con il dovuto rispetto» ha dichiarato Homs, lei stessa poco più che trentenne: «Inoltre, dà a tutti noi la speranza di poter ancora costruire ponti e unire le forze su una questione di vitale importanza per i nostri giovani».La direttiva, promessa dalla Commissione europea già un anno e mezzo fa, è da mesi al centro di un braccio di ferro tra lo schieramento dei S&D (socialisti e democratici), fiancheggiati dalle altre forze di centrosinistra, che premono per far passare un testo che assicuri tutele e diritti ai tirocinanti in Europa, e le forse di centrodestra che invece si oppongono, considerando queste tutele non necessarie e anzi temendo che siano zavorre per le imprese che ospitano i tirocinanti.Il testo ha l'obiettivo dichiarato quello di prevenire l’uso improprio dei tirocini come surrogati di rapporti di lavoro ordinari; è il frutto di un lungo lavoro di negoziazione tra le varie forze politiche, ore e ore di riunione in cui i political advisors e gli eurodeputati hanno confrontato le posizioni, limato le richieste, sollevato e lasciato cadere veti, in modo da arrivare a un compromesso in grado di guadagnarsi l'approvazione della maggioranza. Alicia Homs in una nota ha reso noto come durante il voto sia emersa «la mancanza di credibilità del Partito Popolare Europeo, che, all'ultimo minuto, ha tentato di indebolire il testo opponendosi a impegni chiave, come i criteri per definire l'abuso e il lavoro nero, o la definizione della durata di un tirocinio». L'accordo del PPE era indispensabile, infatti, perché il testo venisse approvato e la direttiva non finisse nel cassetto.Ma tutto è bene quel che finisce bene, e alla fine la maggior parte degli eurodeputati PPE della Commissione Lavoro ha rispettato gli accordi presi: il testo votato ieri, nella seduta presieduta dall'eurodeputata finlandese Li Anderssen del gruppo Left, ha ottenuto 42 voti a favore (provenienti da rappresentanti del Partito Popolare Europeo, dei Socialisti & democratici, di Renew Europe, di The Left, dei Verdi, più un rappresentante del gruppo dei Conservatori e Riformisti e due indipendenti) nove contrari (del gruppo Patrioti per l'Europa, più due del PPE) e sei astenuti (Conservatori e Riformisti e Sovranisti, più un rappresentante del PPE).Purtroppo la vittima sacrificale della negoziazione sono stati i tirocini curricolari, esclusi dal raggio delle tutele della direttiva, che coprirà dunque solo i tirocini sul mercato aperto e quelli nell’ambito delle politiche attive del lavoro (cioè quelli che in italiano si considerano tutti sotto il cappello degli "extracurricolari"), più i tirocini obbligatori per l’accesso a determinate professioni (i praticantati, tecnicamente definiti "tirocini per l'accesso alle professioni regolamentate"), e anche una piccola parte di tirocini curricolari, cioè quelli legati a percorsi formativi ma non obbligatori per il conseguimento di crediti (i "curricolari elettivi", non correlati all'acquisizione di cfr).L'eurodeputato italiano Nicola Zingaretti, rapporteur della direttiva in commissione Cultura, ha parlato di "tappa storica", ricordando come «per anni i Socialisti e Democratici» si siano «battuti per mettere fine al ‘far west’ dei tirocini in Europa, chiedendo regole chiare che vietassero gli stage non retribuiti e garantissero dignità, diritti e reali opportunità ai giovani»; tentativi in passato falliti mentre «oggi, dopo un lavoro faticoso, possiamo dire che una tappa storica è stata raggiunta». Zingaretti si è rammaricato che il testo non sia «tutto quello che avremmo voluto, penso per esempio all’inclusione dei tirocini che sono parte integrante e obbligatoria dei curriculum formativi», ma si è detto convinto che rappresenti «un punto di partenza concreto».I punti chiave passati sono, nella sintesi diramata ieri direttamente dalla Commissione Occupazione in un comunicato stampa: «Una definizione chiara di cosa costituisce tirocini; un obbligo a un accordo scritto che specifichi la durata e le condizioni economiche dei tirocini, e l'accesso all'assicurazione medica, alle misure di sostegno alla disoccupazione, e ai contributi pensionistici».L'iter ora continua: il 6 ottobre, con soli tre mesi di ritardo rispetto alla tabella di marcia, la proposta sarà discussa in una sessione plenaria del Parlamento europeo, e se in quell'occasione «non verranno sollevate obiezioni durante l'annuncio del mandato, potranno iniziare i colloqui con il Consiglio sulla versione definitiva della direttiva». Con Homs come rappresentante della posizione del Parlamento europeo.Il cammino è ancora lungo, e irto di difficoltà se si guarda alla posizione che la presidenza del Consiglio dell'Ue ha adottato lo scorso giugno. Ma la direttiva è, malgrado le molteplici campane a morto suonate più volte in questi mesi, ancora viva e vegeta. Un po' ammaccata, un po' indebolita, ma ancora piena di sostanza.

Stage in calo, ma aumentano in Campania: appena usciti i dati 2024. Allarme stagisti anziani, sono sempre di più

È uscito ieri il Rapporto annuale sulle Comunicazioni obbligatorie, in ritardo di ben tre mesi rispetto al solito, tanto che la Repubblica degli Stagisti aveva scritto qualche giorno fa all'ufficio stampa del ministero del Lavoro chiedendo che cosa stesse succedendo: ci stavamo preoccupando! Questo Rapporto è infatti l’unico documento ufficiale che dia dei dati specifici sui tirocini in Italia.Nessuno si faccia troppe aspettative. Il Rapporto non dice niente sulle assunzioni post stage. Il ministero lo sa, ma non rende pubblica l'informazione. Il Rapporto non dice neanche quale sia la percentuale di assunzione post stage nei diversi settori. Il ministero lo sa, ma non lo dice. Il Rapporto non dice quanti soldi ricevano gli stagisti come indennità mensile. Lo sa, ma ancora una volta: non. Lo. Dice.Quello che dice è il numero di attivazioni, con il dettaglio suddiviso per Regioni, per settori e per fasce di età.E quindi, ecco i numeri. I tirocini extracurricolari in Italia continuano la loro parabola discendente. Da tre anni sono in costante calo: nel 2024 ne sono stati attivati un po' meno di 280mila (per la precisione, 279.983). Ci stiamo dunque allontanando sempre di più dai picchi di 350mila che avevano caratterizzato gli anni pre-pandemia, ma anche dai 330mila del 2021 (in cui il numero elevato era probabilmente associato a un “recupero” dei tirocini forzatamente messi in stand by durante il lockdown).Il numero di persone coinvolte in esperienze di stage è leggermente più basso, e si ferma appena sopra i 266mila (266.194) perché ci sono state quasi 14mila persone che hanno avuto due (o più) attivazioni di stage nel corso del 2024.Osservando la tabelle si nota come in Campania, al contrario del trend nazionale, ci sia stato un enorme aumento dei tirocini, che dai 23.500 del 2023 hanno sorpassato nel 2024 la soglia dei 30mila: un aumento di quasi il 30% rispetto all'anno precedente. La riduzione si può invece notare soprattutto in quattro regioni, tutte al sud: Calabria, Basilicata, Sardegna e Puglia.La Lombardia continua ad essere la regione dove si svolgono più stage in assoluto: l'anno scorso sono stati attivati sul suo territorio un po' più di 57mila stage (57.111), il che vuol dire che circa uno stage su cinque si svolge proprio in Lombardia. Ma comunque, anche in questo caso, il calo anno dopo anno si fa sentire: basti pensare che nel 2021 i tirocini in Lombardia erano stati oltre 70mila. Al secondo posto nella classifica 2024 di numerosità si pone la Campania, con appunto oltre 30mila stage attivati (30.176), superando il Lazio che rimane appena sotto questa soglia, con 29.545 attivazioni. A seguire il Veneto (25.741), il Piemonte (24.707), e l’Emilia-Romagna (23.258).A livello di settori che ospitano stagisti, il calo più significativo si registra nell’industria, in cui sono stati attivati nel 2024 circa 57.500 tirocini, con una flessione di oltre l’8% rispetto all’anno precedente; scorporando i dati nei due segmenti “industria in senso stretto” e “costruzioni”, si scopre che è l’industria in senso stretto ad aver perso la maggior parte degli stagisti, fermi nel 2024 a poco più di 44mila, mentre le costruzioni restano abbastanza stabili rispetto agli anni precedenti con 13.500 attivazioni.Un settore invece in cui i tirocini aumentano in maniera rilevante è quello della pubblica amministrazione, istruzione e sanità: quasi 36mila tirocini attivati nel 2024 (35.944), un aumento di quasi il 18% rispetto all’anno precedente. Dato che il ministero non fornisce dati scorporati, però, non è dato sapere se gli stagisti in più si siano concentrati negli uffici pubblici, nelle scuole oppure negli ospedali. Un'informazione che sarebbe importante, e che invece – come troppe altre – non viene resa nota.I 280mila tirocini del 2024 hanno riguardato per un 51% donne e per il restante 49% uomini, confermando dunque questo strumento come uno dei pochi nel mercato del lavoro in grado di garantire una parità di accesso. Anche se poi, dato che il ministero del Lavoro non fornisce dati sulle assunzioni post stage né tantomeno sulle condizioni contrattuali proposte agli e alle stagisti/e che vengono assunti/e, non si può dire se la parità prosegua anche in termini di sbocchi lavorativi e condizioni contrattuali e retributive.Solamente meno della metà dei tirocini extracurricolari del 2024 è stata svolta da persone con meno di 25 anni. Osservando i dati delle classi di età successive si nota un aumento, che va purtroppo consolidandosi di anno in anno, degli stagisti adulti o addirittura quasi anziani. I tirocini attivati su persone tra i 35 e i 54 anni sono stati quasi 38.500 nel 2024, oltre 2mila in più che l’anno precedente (in un contesto, vale la pena di ricordarlo, di calo complessivo del numero dei tirocini), e sono aumentati anche i tirocini per persone di oltre 55 anni: quasi 11.500 tirocinanti over 55, quando lo stesso dato nel 2023 si attestava intorno ai 9.500, e nel 2022 non superava nemmeno la soglia dei 9mila. Per non parlare del confronto con gli anni pre-pandemia, in cui il numero degli stage era molto più alto e quello degli stage svolti da persone cinquantenni o sessantenni molto più basso.Questo aspetto è particolarmente preoccupante e la Repubblica degli Stagisti da anni lancia campanelli d’allarme sull’utilizzo dello stage per occupare persone già così avanti negli anni, creando loro preoccupanti buchi contributivi nelle loro posizioni pensionistiche, e allontanandoli dalla prospettiva di poter ottenere un lavoro stabile, che tra i 35 e i 54 anni, e ancor di più quando si è passata la soglia dei 55 anni, è chiaramente l’obiettivo principale.I dati forniti dal ministero del Lavoro sui tirocini sono davvero scarni. Non c'è trasparenza, non c'è possibilità di analizzare con cura i dati e trarne indicazioni per migliorare le politiche. Ministra Calderone, bisogna fare di meglio.

Stage alla Camera dei deputati, finalmente c'è un compenso (almeno per stavolta!): il bando è aperto

Si è appena aperto un nuovo bando per effettuare tirocini curricolari in Parlamento. Ma a differenza di un anno e mezzo fa, e del bando che tanto veementemente qui sulla Repubblica degli Stagisti avevamo criticato per la sua gratuità, stavolta c'è una buona notizia: è finalmente previsto un rimborso spese. I selezionati riceveranno infatti 800 euro al mese – a meno che non siano già residenti a Roma, nel qual caso il rimborso spese sarà di soli 200 euro al mese: da cui si deduce che la maggior parte dell'indennità, 600 euro, sia pensata in riferimento alla copertura dell'alloggio.È un grande passo avanti. Il soggetto ospitante di questi tirocini sarà di nuovo la Camera dei deputati, come in precedenza; a gestire il bando e la selezione dei tirocinanti è la Fondazione Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane, come in precedenza. Ma gli studenti-stagisti d'ora in poi non dovranno affrontare (tutte) le spese relative allo stage di tasca propria!Il bando è aperto agli studenti iscritti a corsi di laurea triennale o magistrale nelle 54 università italiane che partecipano. Si tratta della prima volta dalla prima edizione di questo programma di tirocini della fondazione Crui con la Camera dei deputati – avviato nel 2021 – in cui ai giovani partecipanti viene riconosciuta una indennità mensile.In particolare, questo è il primo bando che esce dopo l'entrata in vigore di una nuova convenzione tra Crui e Camera dei deputati, firmata pochi giorni fa – il 22 luglio – dal presidente della Camera Lorenzo Fontana e dalla presidente della Crui Giovanna Iannantuoni. Il bando arriva a un anno e mezzo dal precedente: nel 2024 infatti non erano stati pubblicati avvisi di selezione, forse a causa proprio del periodo di riflessione in vista dei cambiamenti poi introdotti attraverso la nuova convenzione.Senza arroganza, sentiamo di poter dire che tutto questo non sarebbe avvenuto se gli articoli della Repubblica degli Stagisti non avessero fatto scattare un polverone mediatico, venendo ripresi da molte altre testate nazionali, e avviato una riflessione tra i decisori.Per quest'anno i tirocinanti della Camera, a differenza di quelli degli anni passati, svolgeranno il loro stage di sei mesi – dall'inizio di novembre del 2025 alla fine di aprile del 2026 – percependo finalmente un rimborso spese in grado di coprire, almeno in parte, i costi del soggiorno a Roma. Denunciare l’ingiustizia degli stage gratuiti ha generato un cambiamento in positivo. Era oggettivamente indegno che questi tirocinanti venissero inseriti in una realtà, come quella del Parlamento, in cui tutti i dipendenti percepiscono retribuzioni molto più alte della media, per non parlare naturalmente degli eletti che ricevono uno stipendio che molti ritengono addirittura eccessivo. In questa situazione, essere accolti in stage senza ricevere nemmeno un euro era ancora più stridente e inadeguato rispetto al prestigio della istituzione.Purtroppo però non è detto che in futuro sarà sempre così. Se la nuova convenzione infatti prevede che d'ora in poi possano essere svolti alla Camera anche tirocini extracurricolari, che verranno pagati con un importo pari all'indennità minima posta dalla Regione Lazio (la più alta d'Italia, 800 euro al mese, e in questo caso dovranno percepirla ovviamente anche i residenti in Lazio), per quanto riguarda i tirocini curricolari – come quelli oggetto di questo bando – non viene assicurato che tutti saranno sempre pagati: l'impegno è formulato in modo più fluido, e prevede che «per i tirocini curricolari, la Camera potrà riconoscere ai tirocinanti un rimborso spese forfetario mensile da definire di volta in volta per ogni avviso di selezione». “Potrà”. In questo caso lo ha fatto.Il numero delle posizioni di tirocinio messe a bando è basso: sono disponibili solamente sei posti. Ma noi della Repubblica degli Stagisti abbiamo sempre predicato che la qualità di uno stage – e per qualità anche la sostenibilità economica e la presenza di un congruo rimborso spese – vada sempre anteposta alla quantità. Inutile proporre tanti stage, se poi questi stage sono gratuiti, e quindi aperti di fatto solamente a quella piccola porzione di candidati che potrebbe permettersi di svolgere uno stage senza percepire un euro.Inoltre, a ben guardare, le precedenti tre edizioni del bando – quando ancora quindi gli stage erano completamente gratuiti – viaggiavano sugli stessi numeri: nel 2021 e nel 2022 erano stati messi a disposizione 6 posti, proprio come adesso, mentre nel bando 2023 i posti erano stati pochi di più: dieci. Ancora una volta, una prova che lo sforzo per pagare questi tirocinanti era perfettamente fattibile per il budget della Camera: senza nemmeno diminuire i posti a disposizione.Come nelle edizioni precedenti, agli studenti-stagisti selezionati verrà richiesto di «sottoscrivere espressamente» che «il tirocinio curricolare svolto presso la Camera dei deputati non può in alcun modo e a nessun effetto configurarsi come rapporto di lavoro, né può dar luogo ad aspettative di futuri rapporti lavorativi o ad oneri a carico della Camera». Una «dichiarazione liberatoria» un po' ridondante, considerato che la prima parte ricalca in tutto e per tutto la normativa vigente in materia di tirocini; e anche un po' scollegata con la realtà, dato che la presenza dell'indennità mensile è  di fatto un “onere”. La formulazione è coerente con un passaggio infelice della convenzione che ammonisce sul fatto che non siano «configurabili pretese del tirocinante in ordine ai contenuti, alle modalità ed ai risultati del tirocinio o in ordine alle spese e agli eventuali inconvenienti che esso potrebbe comportare a carico del tirocinante». L'utilizzo di queste parole sgarbate, “pretese” e “inconvenienti”, sfortunatamente non è stato abbandonato: la frase è stata ripresa pari pari anche nella nuova convenzione.Siamo in ogni caso contenti di vedere il cambio di rotta nel programma di tirocini Crui – Camera dei deputati, e speriamo fortemente che sia l’inizio di un nuovo corso: innanzitutto, che d'ora in avanti tutti i bandi di tirocinio Crui-Camera prevedano un congruo compenso, e che non si torni quindi più indietro. E poi, che tutti i tirocini organizzati dalla Fondazione Crui negli enti pubblici da questo momento in poi prevedano una congrua indennità per gli stagisti.Intanto, per chi volesse candidarsi a questa opportunità, il bando resta aperto fino al 15 settembre. Qui trovate tutte le informazioni utili: stavolta ce la sentiamo, in coscienza, di promuovere la partecipazione.

Stage ben pagati, c'è chi offre 1.500 euro al mese: «Con i costi di Milano, è il minimo che possiamo e dobbiamo dare»

Stage con rimborso spese di 1.500 euro al mese. L'offerta non è propriamente inaudita, ma di solito a dir la verità è associata a opportunità all'estero, per esempio negli organismi dell'Unione Europea. In Italia invece una cifra del genere assomiglia più a un vero e proprio stipendio, e nemmeno dei più bassi: le indennità di stage da noi viaggiano mediamente su cifre molto più contenute (leggi: meno della metà).La banca ING Italia da due mesi a questa parte ha deciso di garantire ai suoi stagisti proprio 1.500 euro mensili. In precedenza il rimborso previsto era di quelli standard: circa 800 euro, che salivano a 1000 in caso dopo i primi sei mesi lo stage per qualche ragione venisse prorogato. Una policy sugli stage in linea con la cifra prevista dalla maggioranza delle grandi aziende sul territorio milanese – ING ha una sola sede in Italia, ubicata a Milano, dove lavorano i suoi circa 1200 dipendenti. Questi 800 euro erano peraltro già una cifra superiore al minimo legale posto dalla regione Lombardia per i tirocini extracurriculari in aziende private, fissato a soli 500 euro al mese.Poi, il salto: la decisione cioè di raddoppiare l'importo dell'indennità a favore di tutti gli stagisti – ING ne accoglie una quarantina all'anno – senza distinzione tra curriculari (che per la legge attualmente in vigore in Italia potrebbero addirittura essere gratuiti!) ed extracurricolari.La scelta è il frutto di una riflessione dei vertici dell’ufficio risorse umane, guidato da Costanza Ramorino, rispetto alla sostenibilità economica degli stage. «Vogliamo essere copiati!» ha spiegato qualche giorno fa la manager durante l’incontro di presentazione della ricerca sui compensi degli stagisti commissionata proprio da ING (qui una panoramica dei risultati): «Vorremmo che altre aziende seguissero il nostro esempio. Ci piacerebbe che fosse un cascading, un moltiplicatore, in primis nel settore bancario che è un settore fortunato: in questo momento si stanno generando degli utili di tutto rispetto, e quindi c'è un'opportunità in più. Non è sempre facile per tutti i settori».ING ha potuto puntare così alto, infatti, anche perché il contratto nazionale bancario prevede dei minimi tabellari molto più alti della media italiana: un neoassunto si ritrova da subito in busta paga quasi 2mila euro al mese come primo impiego. Il che permette che vengano erogati 1.500 euro per quelli che sono “solo” stage: «Prima di portare avanti questa proposta abbiamo discusso anche con il nostro sindacato» ha specificato Ramorino. Chiaramente ci sono settori dove i minimi contrattuali per i neoassunti sono molto più bassi, e quindi di fronte a retribuzioni di magari solo 1.000 o 1.200 euro come primo impiego, prevedere un rimborso spese più alto per gli stagisti sarebbe impossibile. Oltre ai 1.500 euro, gli stagisti ING continuano a percepire anche i sette euro giornalieri di ticket già previsti: «Siamo super generosi! Ma siamo anche corretti, credo, perché se uno lavora ha bisogno di questo» ha aggiunto Ramorino. I risultati della ricerca svolta da YouGov confermano «che abbiamo fatto la cosa giusta: il 78% dei neolaureati ritiene che l'importo generalmente dato – intorno ai 700 euro – sia troppo basso. Noi abbiamo ritenuto di raddoppiarlo per far vedere una differenziazione sul mercato e per posizionarci, ma anche e soprattutto perché siamo coerenti e guardiamo la realtà, rispetto per esempio a quanto costano gli alloggi a Milano. Abbiamo cercato di capire quali sono le esigenze specialmente delle persone che arrivano da fuori Milano, e abbiamo detto: il minimo che possiamo e dobbiamo dare è 1.500 euro».Una cifra che suscita anche incredulità, perfino diffidenza: quasi fosse troppo bello per essere vero. «La domanda più tipica quando posto su TikTok è: ma sarà vero? Dov'è la fregatura?» ha sottolineato durante la presentazione Fabiana Andreani, career mentor e content creator molto seguita dai giovani sui suoi profili social "FabianaManager", indicando anche una fragilità dei più giovani rispetto al match tra le proprie competenze e i requisiti richiesti negli annunci di stage e lavoro: «Mi dicono: ma io che ho una laurea in filosofia, posso fare lo stesso la candidatura se ho i requisiti che chiedono? Scuola e università non ti abituano all'orientamento, a valutare un'offerta di lavoro: ti abituano semplicemente a che il lavoro "accade", quindi questo accadere lo vedi con una sorta di passività».Andreani è rimasta colpita in particolare dal dato della ricerca da cui emerge che l'ammontare del rimborso spese, pur essendo considerato dal 50% esatto del campione tra i tre aspetti più importanti nella scelta di uno stage, per l'altro 50% non sta nella top three – «anche per una mancanza di educazione finanziaria», è la sua lettura: «Non ci abituano a pensare che il nostro lavoro, il nostro tempo abbiano un valore economico». E spesso i master ci giocano: «Io ho lavorato per tanti anni nei master – che costavano cifre anche abbastanza alte, intorno ai 15mila euro, e prevedevano poi stage curriculari. Ricordo di quando le aziende dicevano: il curriculare però non paghiamo, tanto le persone devono fare esperienza. Se hai dietro una famiglia di notai ce la fai senza problemi. Ma se non ce l'hai?».E a questo proposito è stata una ragazza del pubblico, Swami, a prendere la parola sottolineando l'importanza che anche i giovani si impegnino in prima persona per cambiare le cose, per esempio boicottando le aziende che propongono stage curricolari gratuiti: «Il mio sogno è che questo impegno non sia solamente da parte delle aziende ma che siano anche i giovani, quindi anche noi, a iniziare a dire no alle aziende che dicono: io non ti pago perché tu fai esperienza, perché tu sei studente, perché non so cosa mi puoi offrire». Perché prevedere un compenso, ha evidenziato, vuol dire riporre «una fiducia nel giovane e una fiducia nel futuro, che adesso è assolutamente necessaria». Un intervento che ha fatto commuovere Eleonora Voltolina, che ha ricordato gli albori della Repubblica degli Stagisti e i tanti inviti rivolti negli ultimi sedici anni ai giovani italiani (un esempio, questo breve articolo).Una visione, ha commentato Fabiana Andreani, molto in linea con lo «strattone» che la generazione Z sta dando al mondo del lavoro attuale: «Le cose cambiano, il mercato del lavoro, domanda e offerta: quindi iniziamo a capire che possiamo avere un impatto. Io ho iniziato veramente da sola, lavoro da sola, e questo mi aiuta a dire che puoi cambiare le cose, puoi avere un impatto quando sei costante e ti intestardisci su un obiettivo».«Io ai miei studenti dico: se scopro che avete accettato uno stage gratis, vi tolgo l'esame!» le ha fatto eco Roberta Cocco, già manager di Microsoft, poi assessora all'Innovazione del Comune di Milano e consulente per il ministero per l'Innovazione tecnologica nel governo Draghi, e ora docente di brand management in varie università: «Perché è inaccettabile. Poi non sono così rigida rispetto al compenso perché credo che quello dipenda anche da se uno ha la possibilità di fare uno stage nella realtà che ha sempre sognato, dove sa di poter imparare, se ha un career path... Faccio fatica a dire "non accettate a meno di tot", è molto individuale, personale». Ma il principio è che comunque comunque un'indennità mensile, piccola o grande che sia, ci debba essere: «Possibilmente grande! Ma deve essere giudicata da ciascuna persona perché siamo diversi, abbiamo background diversi». Cocco ha ampliato il discorso del rifiutare rivolgendosi direttamente alla platea dei ragazzi: «Quando dite di no, prima di dirlo, valorizzate quello che siete. Chi vi sta davanti deve avere un challenge nel lasciarvi andare. Il mondo del lavoro adesso non cerca solo le competenze classiche, cerca una serie di altre cose. Avete fatto qualche servizio sociale? Qualcosa di super smart durante il Covid? Allenate una squadra, giocate a qualcosa, d'estate andate a fare i lavoretti, fate la cameriera o il cameriere o la hostess o lo steward da qualche parte? Ditelo: sappiate valorizzarvi a 360 gradi, perché voi siete molto di più di quello che scrivete sul vostro curriculum».Quattro donne sul palco – Costanza Ramorino, Fabiana Andreani, Roberta Cocco ed Eleonora Voltolina – per parlare di lavoro e retribuzioni: non una circostanza comunissima. «Noi donne  abbiamo ancor più difficoltà a parlare di soldi, di vile denaro, c'è proprio questa espressione in italiano, “vile denaro”» ha sottolineato Voltolina. «La parte retributiva è sempre una sofferenza per le donne, inizia con il rimborso spese da stagista e continua andando avanti. È un errore» ha messo in guardia Costanza Ramorino, forte anche della sua esperienza pluriennale ai vertici dell'associazione Valore D: «Lavoriamo per società che fanno utili, e quindi è giusto che rappresentiamo in maniera piena anche la nostra necessità di far valere il nostro talento – e di vederlo ripagato con un controvalore economico». Non è comunissima nemmeno la circostanza in cui alle parole seguano i fatti: ma in questo caso i 1.500 euro per gli stagisti dimostrano che sì, quelle dell'head of HR di ING Italia non sono solo belle parole, ma riflessioni che hanno generato un cambio concreto di policy, che a sua volta sta generando un impatto non solo nelle vite delle decine di beneficiari di questi stage super-ben pagati, ma anche nel dibattito pubblico sugli stage e sulla loro sostenibilità economica.

Stage, un giovane su cinque rifiuta perché il rimborso è troppo basso: nuova ricerca sui neolaureati

I giovani italiani ritengono che la sostenibilità economica di uno stage sia un elemento importante. La conferma, in caso ce ne fosse bisogno, arriva da una recentissima ricerca commissionata da ING Italia per esplorare le aspettative e il punto di vista dei neolaureati che si approcciano al mondo del lavoro. In particolare della ricerca emerge che più di uno su cinque (nel dettaglio, il 22%) si è ritrovato nella situazione di rifiutare uno stage perché il rimborso era troppo basso, oppure addirittura assente. Lo studio è stato effettuato dall'istituto di ricerca YouGov attraverso una survey online, interrogando un campione di 407 neolaureati tra i 20 e i 30 anni, di cui circa la metà ha già effettuato almeno uno stage; di questi, solo il 56% ha ricevuto una indennità mensile. Se ne deduce che almeno il 44% ha svolto uno stage configurato come curricolare, dato che in Italia solo questo tipo di stage può, secondo la legge, essere gratuito (ma certo non è detto che lo sia).Per chi fortunatamente una indennità l’ha percepita, 565 euro al mese risulta essere la cifra media. In particolare, solo il 9% dei partecipanti alla ricerca indica di ricevere, o aver ricevuto, una somma mensile pari o superiore a 800 euro al mese.Non si può ovviamente considerare la cifra di 565 euro come media precisa del rimborso percepito in generale da tutti gli stagisti italiani, ma è comunque un dato indicativo, e molto utile per capire il quadro della situazione. Il ministero del Lavoro conosce in realtà al centimetro i dati sulle indennità percepite da chi effettua stage in Italia, in ogni settore e territorio: ma per qualche oscura ragione non le divulga. E quindi ben vengano le ricerche che gettano un po’ di luce, seppur parziale, sull’argomento.565 euro al mese è una cifra comunque largamente inferiore alle necessità dei giovani – tanto è vero che i partecipanti alla ricerca, di fronte alla richiesta di valutare la congruità di un importo di 700 euro al mese, hanno indicato in massa (78%) che questo rimborso è troppo basso. Da notare che il campione interpellato da YouGov non si limitava ai residenti nelle grandi città, dove i costi della vita sono molto alti, ma era sparso su tutto il territorio nazionale.I giovani italiani quindi pensano che anche 700 al mese sia una cifra insufficiente. E pensare che in realtà le leggi regionali in materia di tirocinio extracurriculare pongono nella maggior parte dei casi limiti minimi ben più bassi come cifra minima obbligatoria da erogare agli stagisti: prendendo in considerazione 25 cifre minime sparse su 21 leggi regionali diverse, l'importo minimo medio risulta essere 518 euro al mese. Per non parlare del fatto che invece i tirocini curriculari possono ancora oggi essere completamente gratuiti!Tornando alla ricerca commissionata da ING, i fattori più importanti, quando i giovani riflettono su cosa si aspettano da uno stage, sono il fatto di acquisire competenze professionali (il 63% dei rispondenti lo ha considerato tra gli aspetti più rilevanti), la possibilità di capire se quel settore professionale e quello specifico lavoro sono davvero interessanti, e conoscere meglio il mondo del lavoro (entrambi 44%), e poi la possibilità di avere un’entrata economica. Questo aspetto curiosamente è segnalato più frequentemente tra chi non ha mai svolto uno stage (41%), e invece meno frequentemente (solo dal 36%) considerando tutti e 407 i partecipanti, senza differenziare tra chi abbia già fatto uno stage e chi invece non l’abbia fatto.Al momento della scelta di uno stage, i tre fattori che influenzano di più la scelta dei giovani sono la possibilità di assunzione (il 58% inserisce questo aspetto nella sua top three), quella di imparare davvero e formarsi, cioè di acquisire nuove competenze (55%), e l’ammontare del rimborso spese (50%). Questi aspetti sono globalmente considerati più importanti di altri, pur rilevanti, come la possibilità di lavorare in smart working o con orari flessibili, il prestigio dell’azienda, o l’attenzione a tematiche di diversità e inclusione.L’importanza dell’indennità mensile è confermata anche da una domanda che ha indagato i fattori considerati con maggior attenzione prima di candidarsi per uno stage, cioè gli elementi che determinano la maggiore o minore propensione di un giovane a mandare il proprio CV ad un’azienda, o a rispondere ad un annuncio di lavoro. Qui i due fattori più citati sono la possibilità di crescita professionale, per un 67% dei rispondenti, e l’importo del rimborso spese per un 61%. Questi dati chiaramente confermano che i giovani italiani sono pragmatici, e ritengono che lo stage abbia certamente come primaria finalità quella di permettere di acquisire nuove competenze e mettere un piede nel mondo del lavoro, con la speranza magari di un’assunzione post stage, ma anche hanno anche la consapevolezza che la sostenibilità economica è un fattore chiave. Tanto è vero che a uno su cinque è addirittura capitato di rifiutare una proposta di stage proprio perché questo fattore chiave della sostenibilità mancava.Al momento di decidere se accettare o no una proposta di stage, i tre fattori che vengono indicati come decisivi sono l’attenzione alla formazione (88%), la reputazione positiva dell’azienda (86%) e l’importo dell’indennità mensile (84%). E per quanto riguarda lo spinoso tema di parlare di soldi in sede di colloquio, il 43% dice di sentirsi a suo agio nel farlo. Qui le valutazioni possono divergere: si può dire “ben il 43%”, ma anche “solo il 43%”. Del resto, in Italia il tema guadagno/retribuzione è ancora molto tabù (e vedremo se la messa a terra della direttiva europea sulla trasparenza dei salari ci aiuterà a maturare su questo aspetto).Un ultimo interessante risultato della survey è quello che valuta l’importanza che, agli occhi dei giovani, ricopre la “cultura aziendale”. Secondo il 41% di coloro che hanno già svolto uno stage questo aspetto è importante; la percentuale scende a 30% considerando invece coloro che sono ancora a digiuno di stage. Il dato va letto nell’ottica dell’esperienza: se anche un’azienda (o un ente) ha un nome prestigioso, se anche paga benissimo, se anche offre percorsi di formazione interessanti, e però dentro l’ambiente è tossico, e si calpestano valori importanti in nome del business, allora il gioco non vale la candela. Ma per esserne consapevoli spesso bisogna aver vissuto un ambiente aziendale in prima persona: ecco perché questo aspetto viene valutato più importante da chi ha già almeno un’esperienza on the job.La ricerca è stata presentata oggi a Milano, presso la sede di ING Italia, con un dibattito che ha coinvolto Costanza Ramorino, Head of HR di ING, Fabiana Andreani, career mentor e content creator nota sui social come Fabiana manager, e Roberta Cocco, già assessora al Comune di Milano e direttrice in Microsoft, e oggi docente universitaria, con la partecipazione della founder della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina nel doppio ruolo di relatrice e moderatrice. La ricerca si inscrive in particolare in un'azione di ING sul tema della sostenibilità economica degli stage, concretizzata di recente nella decisione di innalzare l’indennità mensile per gli stagisti a 1.500 euro al mese, senza distinzioni tra tirocini curricolari ed extracurricolari. Una cifra altissima considerando la media italiana, ma a ben guardare, perfettamente in linea con le indennità di stage previste dalla stragrande maggioranza delle istituzioni europee.

Napoli, 7 milioni di euro per stage di un anno per persone fino a 59 anni: ma le imprese non pagano nulla

Dopo il caso del 2018, in cui il Comune aveva deciso di inserire cento giovani partecipanti a Garanzia Giovani nei suoi uffici – malgrado il ministero del Lavoro avesse specificato che non era opportuno, in quanto non c’era poi possibilità di sbocco lavorativo – il Comune di Napoli ritenta la carta dei tirocini.Stavolta il bando è di quelli grossi, quasi 900 tirocini, ed è rivolto a persone tra i 16 e i 59 anni: pubblicato all’inizio di maggio, punta a costituire un elenco di potenziali beneficiari di stage finalizzati all’inclusione sociale e lavorativa. L’indennità di partecipazione è pari a 600 euro al mese e sarà erogata per i 12 mesi di durata. I soldi a disposizione sono un po’ di più: 7 milioni e 100mila euro. Questa volta gli stagisti non finiranno negli uffici comunali, bensì nelle aziende del territorio. Gli 860 tirocinanti saranno smistati in aziende che operano in cinque settori di attività: 248 nel turismo, 164 nei servizi alla persona e alle imprese, 151 nella moda, commercio e artigianato, 150 negli eventi, cinema e spettacolo, 147 nell'edilizia e meccanica. E soprattutto non si tratterà affatto di giovani stagisti. C’è, infatti, un aspetto molto controverso in questo bando: l’età dei destinatari. Un quasi sessantenne potrebbe, infatti, essere selezionato per fare uno di questi tirocini per un anno. Va qui ricordato che i tirocini non prevedono copertura previdenziale, quindi queste persone riceveranno sì i 600 euro al mese di indennità, ma allo stesso tempo si troveranno un buco di 12 mesi nei loro contributi pensionistici. Tutto legale, perché la normativa italiana non pone limiti anagrafici all’utilizzo dello strumento dello stage, e per giunta gli stage in questione sono finalizzati all’inclusione sociale – ovvero destinati a tutti quei soggetti con difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro e volti a favorire l’inserimento e l’autonomia delle persone di qualsiasi età, senza preoccuparsi troppo dei profili previdenziali, e senza che ci sia alcun obbligo di assunzione al termine del percorso. Per attivarli il Comune di Napoli, che secondo i dati Istat ha il preoccupante primato del territorio col tasso di disoccupazione più alto d'Italia (20% per la provincia di Napoli, oltre il triplo della media nazionale – che era pari a 6,5% nel 2024), utilizza 7 milioni e 100mila euro di risorse assegnate dalla “Quota Servizi del fondo Povertà” annualità 2021. Un fondo istituito nel 2016 dal ministero del Lavoro e usato per finanziare «gli interventi previsti dal Piano nazionale per il contrasto alla povertà e in particolare per il rafforzamento dei servizi di accompagnamento dei nuclei familiari beneficiari del Reddito di cittadinanza nel percorso verso l’autonomia». Somma che non era stata utilizzata quattro anni fa e che ora l’ente pubblico ha deciso di utilizzare per questo mega bando da 860 tirocini. Oltre all’età compresa tra i 16 e i 59 anni, gli altri criteri per far domanda sono: la residenza nel Comune di Napoli, essere beneficiari o far parte di un nucleo familiare beneficiario dell’Assegno di inclusione sociale, essere disoccupati o inoccupati, essere cittadini comunitari (o se extracomunitari in regola con il permesso di soggiorno), avere un reddito Isee non superiore ai 9.360 euro. La presentazione delle domande può avvenire solo per via telematica sulla piattaforma messa a disposizione dal Comune, fino ad esaurimento dei posti disponibili. A ogni domanda sarà assegnato un numero progressivo attribuito in base all’ora e alla data di ricezione e sulla base di questi invii saranno stilati cinque elenchi di partecipanti, uno per ogni settore di attività, in ordine alla presentazione delle domande. Il Comune di Napoli ha affidato parte della gestione della selezione dei tirocini a degli operatori esterni attraverso bando pubblico sul portale MePA.  «Le domande vengono raccolte dagli uffici comunali che verificano anche la presenza dei requisiti richiesti per partecipare al bando», spiega alla Repubblica degli Stagisti Chiara Marciani, l’assessora al lavoro: «Poi i curricula vengono inviati alle agenzie per il lavoro che sono state precedentemente selezionate tramite avviso pubblico. Tutte le persone selezionate vengono chiamate a fare un colloquio orientativo in cui potranno raccontare le esperienze pregresse e le loro ambizioni. Anche se in fase di domanda devono selezionare il settore preferito, proprio durante il colloquio sarà possibile eventualmente cambiarlo». Superata questa fase, i curricula vengono inviati alle imprese che hanno dato disponibilità ad ospitare i tirocinanti e che, a differenza di quanto si potrebbe comprendere leggendo il testo del bando, potranno in effetti scegliere. «In realtà alla fine è l’impresa che sceglie il tirocinante, quindi non c’è un elenco in graduatoria su chi viene prima e chi viene dopo»,  conferma Marciani: «Noi chiaramente cercheremo anche con l’aiuto dell’amministrazione comunale di sistemare tutti coloro che presentano domanda, ma si andrà in ordine anche di competenze e requisiti richiesti dalle imprese, non in ordine strettamente cronologico». Quindi, il Comune raccoglie le domande e fa una prima verifica della presenza dei requisiti del bando. Poi i colloqui per la fase di match tra domanda e offerta sono svolti dalle agenzie per il lavoro che si sono aggiudicate i cinque lotti messi a bando, ovvero EITD per il turismo, Mestieri Campania per i servizi alla persona e alle imprese, Time Vision per il settore moda, commercio e artigianato e APL per due settori eventi, cinema e spettacolo e edilizia e meccanica. ln particolare, le indennità di 600 euro al mese per 12 mesi per gli 860 candidati  producono un volume di spesa di 6 milioni e 192mila euro. I restanti 900mila euro, salvo una piccola quota che coprirà l’assicurazione rc e la copertura Inali a favore degli stagisti, serviranno a pagare queste agenzie e i servizi correlati al bando. Riassumendo: il Comune metti i soldi, svolge parte della selezione e si accolla anche tutti gli adempimenti contrattuali. «L’attività commerciale che li ospita deve solo mettere a disposizione la formazione e il tutor, non ha nessun adempimento amministrativo», specifica Marciano.  Per 12 mesi si garantisce un’entrata economica a persone con gravi difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro, grazie a un tirocinio che però non prevede alcun obbligo di assunzione successiva. Il Comune paga gli stagisti con i soldi stanziati all’epoca dal ministero del Lavoro, “regalando” alle aziende del territorio personale aggiuntivo, in larga parte già adulto, a cui insegnare qualcosa e – magari, chissà – inserire poi in organico. Le aziende non solo non dovranno tirare fuori soldi, ma non faranno nemmeno la fatica di selezionare i tirocinanti. Per il sindaco Gaetano Manfredi «è l'occasione affinché tante aziende del nostro territorio si rendano disponibili e collaborino concretamente allo sviluppo economico e sociale di Napoli»; anche Marciani ha parlato di «opportunità concrete», che offrono «la possibilità di svolgere un’esperienza in azienda che valorizzi ed accresca le inclinazioni e le competenze di ciascuno e favorendo il loro ingresso nel mercato del lavoro». Un ingresso che però, come visto, non è affatto garantito; l’assessora in una dichiarazione al webmagazine Fanpage ha infatti dichiarato esplicitamente: «Le imprese non hanno oneri. Devono solo garantire il percorso formativo, li devono seguire, non lasciarli in un angolo. Poi, se dopo la formazione, li assumono, noi siamo felici».  Nonostante il nobile intento del Comune nel cercare di offrire un’opportunità per chi da tempo è fuori dal mercato del lavoro, la frase in realtà è un po’ infelice. Se le aziende per un anno hanno avuto a disposizione dei tirocinanti (ricordiamo, anche ultra 40enni!), per giunta senza doversi fare carico delle spese di indennità mensile, ma non hanno alcun obbligo di assumerne nemmeno una quota, dove sta la spinta verso l’obiettivo di far uscire dalla disoccupazione queste persone? Cosa succederà se di questi 860 stagisti ne venissero assunti meno della metà? O meno di un terzo, che è la media standard di assunzione post stage nazionale?  È lecito anche chiedersi: gli stage saranno ancora in corso quando Napoli andrà al voto per rinnovare il sindaco e il consiglio comunale, nella primavera dell'anno prossimo?Certo, la fame di lavoro è tanta. E 600 euro possono far gola per aiutare ad arrivare alla fine del mese, specie per nuclei familiari in condizioni di bisogno. La Campania, come accennato, registra il tasso di disoccupazione più elevato d'Italia e, tra tutte le province campane, Napoli è proprio quella con la situazione più preoccupante: su una popolazione di quasi 3 milioni di abitanti le persone con un'occupazione sono meno di 900mila, pari a un tasso di occupazione del 42,6% – venti punti sotto la media nazionale (e quello di occupazione femminile sotto il 29%, quindi addirittura venticinque punti percentuali sotto la già bassa media nazionale). Cioè per ogni 10 persone in età da lavoro che vivono a Napoli e potrebbero lavorare, solo quattro hanno effettivamente un lavoro. In questo quadro, anche un tirocinio può essere meglio che niente. Eppure, davvero non ci sarebbe stato un modo migliore per impiegare questi sette milioni di euro che in quattro anni erano rimasti inutilizzati? Marianna Lepore

Stage senza sfruttamento: le proposte approvate dalla Commissione Cultura per la direttiva europea sui tirocini

Appena prima di Pasqua è stato sancito un altro passo avanti nell'iter legislativo della nuova Direttiva europea sui tirocini, che mira a offrire più diritti ai tirocinanti e garantire stage di qualità in tutta Europa. Come l'europarlamentare italiano Nicola Zingaretti, "rapporteur" per i lavori su questa direttiva in Commissione Cultura, aveva anticipato in un'intervista alla Repubblica degli Stagisti, il Parere ("Opinion") è andato al voto in Commissione nella seconda settimana di aprile, ottenendo l'approvazione di 54 emendamenti, frutto di tre mesi di lavoro di raccolta e mediazione – come ricordato dallo stesso Zingaretti, che poco prima del voto ha ringraziato «tutti coloro che hanno contribuito con i nostri uffici in otto riunioni tecniche e due politiche per far fare a questa direttiva del Consiglio un passo in avanti molto importante». In 34 casi si tratta di modifiche più o meno lievi – a volte anche solo una parola – alla formulazione di articoli già esistenti nella bozza di direttiva resa pubblica dalla Commissione un anno fa (a marzo 2024); in venti casi invece si tratta di paragrafi aggiunti ex novo per sostituire o integrare il testo della prima bozza.Il Parere, approvato in una seduta presieduta dalla presidente della Commissione Cultura, l'europarlamentare tedesca Nela Riehl del gruppo dei Verdi [nella foto a destra], contiene diversi aspetti interessanti. Il più significativo secondo la Repubblica degli Stagisti è la frase introdotta per sottolineare che tutti i tirocinanti dovranno essere protetti dai principi di questa Direttiva, quando sarà approvata: ben due volte ricorre infatti la frase «indipendentemente dalla sua [del tirocinio] tipologia o dalla denominazione attribuita [al tirocinio] dalle parti coinvolte» (“irrespective of its nature or its designation by the parties involved” nella versione in inglese; la traduzione ufficiale in italiano non è ancora disponibile). Il senso è che a prescindere dal tipo di stage o da come venga definito, ogni percorso formativo che risponda alle caratteristiche di un tirocinio deve essere gestito in ossequio ai principi espressi nella direttiva. Se questa piccola frase verrà accolta dalla Commissione Lavoro e poi dalla Plenaria, non vi potranno essere dubbi sulla portata universale della direttiva. Altra aggiunta rilevante, il fatto che gli Stati debbano «garantire pari opportunità di accesso ai tirocini, evitando di richiedere un'esperienza lavorativa pregressa e riconoscendo i tirocini come esperienza di lavoro» (“ensure equal access to traineeships by not requiring previous work experience and by acknowledging the recognition of traineeships as work experience”). Una stoccata alla sciagurata pratica del “si cerca stagista con esperienza”, vero e proprio ossimoro purtroppo ancora diffuso, con relativo sfruttamento pressoché assicurato.Il Parere aggiunge al testo della direttiva un paragrafo sul senso profondo dei tirocini, che «hanno lo scopo di permettere di acquisire conoscenze e competenze pratiche. La loro finalità è quella di integrare l'istruzione teorica con l'apprendimento pratico, non di sostituire l'occupazione regolare. [...] È fondamentale distinguere tra rapporti di lavoro regolare e tirocini. Entrambi dovrebbero essere pagati, ma il ruolo dei tirocinanti si focalizza sull'apprendimento e sulla formazione. Un tirocinio dovrebbe sempre essere limitato nel tempo e chiaramente distinto da un rapporto di lavoro regolare, assicurando che la natura dell'accordo venga ben compresa da entrambe le parti.» (“Traineeships serve as a means of acquiring practical knowledge and experience. Their purpose is to complement formal education with hands-on learning, not to replace regular employment. [...] It is essential to distinguish between regular employment and traineeship relationships. While both should be paid, the role of trainees is focused on learning and training. A traineeship should always be time-limited and clearly separate from a regular employment relationship, ensuring that the nature of the arrangement is understood by both parties”). Questa formulazione serve anche per sedare le tante polemiche che, da destra e da sinistra, hanno sempre accompagnato il dibattito sui tirocini, e la confusione che spesso accade quando li si compara con i veri e propri contratti di lavoro.In un altro emendamento approvato, una piccola aggiunta di parole sottolinea quanto i tirocini restino (e ci mancherebbe altro) perfettamente individuabili come tali anche quando prevedono una indennità mensile: «I tirocini sono rapporti di lavoro che possono essere distinti dai regolari rapporti di lavoro per il fatto che, anche se pagati, sono limitati nel tempo, includono una significativa componente di formazione e addestramento in linea con le qualifiche del tirocinante [...] e sono svolti per acquisire esperienza pratica e professionale nell'ottica di migliorare l'occupabilità e facilitare la transizione nel mondo del lavoro o l'accesso a una professione» (“Traineeships which are employment relationships can be distinguished from ‘regular’ employment relationships in that, even if paid, they are limited in time, they include a significant learning and training component aligned with the trainee's qualifications [...] and that they are undertaken in order to gain practical and professional experience with a view to improving employability and facilitating transition to employment or accessing a profession”) Le tre parole aggiunte, «even if paid», sono altamente significative.Altra aggiunta molto opportuna è quella che specifica l'importanza di offrire un'indennità economica agli stagisti: «La mancanza di compenso per i tirocini acuisce le disuguaglianze, riducendo le possibilità di ottenere un lavoro stabile e causando divisioni tra i giovani, in particolare tra le persone con minori opportunità». (“The absence of pay for traineeship exacerbates inequalities, lowering the chances of securing a stable job and causing divisiveness among young people, in particular people with fewer opportunities”). Dopo averlo predicato in lungo e in largo per tanti anni, vederlo scritto nero su bianco in un documento ufficiale delle istituzioni europee fa un certo effetto. Ma non si tratta di una novità assoluta: già nel 2020 il Parlamento europeo in seduta plenaria si era espresso ufficialmente contro gli stage gratuiti.Non bisogna dimenticare poi che questo non è ancora il testo definitivo della direttiva: la strada è  lunga, e non è detto che questa frase "resisterà" nei prossimi passaggi. Ma per ora c'è, e noi della Repubblica degli Stagisti non possiamo che esserne contenti. Soprattutto quando la si appaia a un altro emendamento approvato, che spiega come dovrebbe essere calcolato l'ammontare del “giusto” compenso: esso dovrebbe garantire la copertura dei «potenziali costi che i tirocinanti sostengono svolgendo il tirocinio, nonché le relative spese vive quali viaggio, vitto e alloggio» (“Member States should ensure that, when applicable, the concept of pay includes the possibility to cover a subsistence allowance to support the potential costs incurred by trainees in participating in the traineeship, as well as related living expenses such as travel, food and accommodation”).Il testo della Commissione Cultura affronta anche il tema delle discriminazioni, con l'obiettivo di «migliorare il benessere e la sicurezza dei tirocinanti e per prevenire, affrontare e segnalare molestie o discriminazioni durante i tirocini» (“Member States should put in place mechanisms to improve wellbeing and safety of trainees and to prevent, address, and report harassment or discrimination during traineeships”) e propone soluzioni per contrastare la pratica dei tirocini a ripetizione: «Al fine di garantire che i tirocini facilitino effettivamente la transizione verso un'occupazione regolare e di evitare che si verifichino tirocini ripetuti o consecutivi presso gli stessi datori di lavoro o datori di lavoro diversi, gli Stati membri dovrebbero assicurare che i tirocini siano riconosciuti come legittime esperienze lavorative nelle procedure di assunzione» (“In order to ensure that traineeships effectively facilitate the transition to regular employment and prevent repeated or consecutive traineeships with the same or different employers, Member States should ensure that traineeships are recognised as valid work experience in recruitment processes”).Una menzione a parte merita l'emendamento che affronta la complessa questione della qualità della formazione. Facile a dirsi in teoria, estremamente difficile da controllare e misurare nella pratica. Il lungo paragrafo approvato dalla Commissione Cultura pone dei punti fermi soprattutto in relazione a quella che in italiano chiameremmo la certificazione delle competenze (“Since it is often difficult for the trainees to prove their skills, their acquired competences should be assessed and validated, recognised, and made portable through certificates, micro-credentials, or other forms at the end of the traineeship”), oltre che altre raccomandazioni che per fortuna sono già presenti nella normativa italiana, come l'obbligo di un accordo scritto (la convenzione di stage) e di un tutor.Due ulteriori emendamenti ribadiscono la necessità che i tirocini vadano monitorati, sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo: «Raccolta dei dati, controlli e ispezioni dovrebbero essere mirati ad evitare che finti stage vengano usati al posto di regolari contratti, per proteggere i diritti dei lavoratori e assicurare la qualità dei tirocini. Tutti i dati raccolti dovrebbero essere resi pubblici [...] per identificare le tendenze, assicurare trasparenza e orientare miglioramenti delle politiche future» (“data collection, controls and inspections should be targeted to avoid the substitution of regular employment by disguised traineeships to protect workers’ rights and ensure the quality of traineeships. All collected data should be shared [...] to identify trends, ensure transparency and inform future policy improvements”). L'ultima frase è essenziale e viene ripresa anche in un altro degli emendamenti approvati, che ribadisce come si debba assicurare «la raccolta e la condivisione di dati uniformi e comparabili, inclusa la percentuale di assunzione post stage» (“ensure, in collaboration with the competent authorities, the collection and sharing of uniform and comparable data, including the ratio of traineeships having led to regular employment relationships in the field related to the traineeship over a relevant reference period”). Alleluja.Per quanto riguarda i tirocini per l'accesso alle professioni regolamentate, il Parere della Commissione Cultura contiene due emendamenti specifici; il primo prescrive agli Stati membri di tener conto, nell'attuazione della direttiva, «delle esigenze e dei quadri normativi specifici riguardanti le professioni liberali e regolamentate, nonché dei meccanismi di protezione esistenti a livello nazionale» (“Member States should take into account the specific needs and frameworks regarding liberal and regulated professions, as well as existing protection mechanisms at national level in implementing this Directive”). Il secondo li «incoraggia a valutare l’impatto delle misure di recepimento della direttiva sulle professioni liberali e sulle professioni regolamentate [...] che richiedono i tirocini come parte obbligatoria della formazione professionale» (“In implementing this Directive, Member States are encouraged to assess the impact of their transposition measures on the liberal professions and regulated professions [...] which require traineeships as a mandatory part of professional training”).«Questo parere è molto atteso dalle ragazze e dai ragazzi europei – ma anche dalle imprese europee, per migliorare le performance del nostro sistema produttivo» ha detto Nicola Zingaretti al momento del voto in Commissione Cultura: «Abbiamo svolto esattamente il ruolo della Commissione Cultura, perché questo articolo – e gli emendamenti, e il rinnovamento rispetto alla direttiva che abbiamo fatto – migliora molto la qualità dei tirocini e colloca il tirocinio dentro quella missione di trasferimento di competenze ma senza sfruttamento delle ragazze e dei ragazzi».Adesso la palla è passata alla Commissione Lavoro, che dovrà a sua volta lavorare su un testo. Sono già cominciate nei giorni scorsi le riunioni per cercare i compromessi necessari (vi sono alcuni parti politiche piuttosto perplesse, o addirittura ostili, alla direttiva). La Commissione Lavoro voterà poi la sua proposta di testo entro il mese di giugno.

In Toscana parte un bando da 10 milioni per tirocini “con esito occupazionale”, e nasce il marchio TqT

Alla fine è arrivato il primo bando che attua la riforma toscana delle linee guida sui tirocini extracurriculari, presentata quasi un anno fa. È online, infatti, l’avviso pubblico per «l’erogazione di un contributo finanziario ai tirocini non curriculari con esito occupazionale», pubblicato a fine gennaio sul sito dell’Agenzia Regionale Toscana per l’Impiego (ARTI).    Il bando resterà aperto fino al 31 dicembre e mette in pratica quello che già era stato annunciato: vincola il contributo regionale all’azienda ospitante (cioè i soldi che un’azienda riceve dalla Regione per lo stage) all’assunzione del tirocinante e introduce l’aumento del rimborso spese minimo mensile per gli stagisti. Per attuarlo si utilizzeranno 10 milioni di euro dal programma Gol,  ovvero il programma di riforma delle politiche attive del lavoro previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.  L’avviso, si legge nel testo, ha l’intenzione di accompagnare le persone, anche quelle in situazioni di svantaggio o fragilità, «in un percorso volto al miglioramento delle proprie competenze e all’ingresso/reinserimento nel mercato del lavoro». Il sostegno regionale, quindi, arriverà a quelle aziende che assumeranno lo stagista al termine del percorso «quale riconoscimento del valore formativo dell’esperienza effettuata».   Un bando che pone la Toscana come prima Regione ad approvare in una legge un legame stringente tra tirocinio e assunzione, partendo già, come recita il comunicato, da un buon risultato, visto che «il tasso di assunzione post stage è pari al 67 per cento, il più alto in Italia», davanti anche a regioni virtuose come Veneto ed Emilia Romagna.  Come la Repubblica degli Stagisti aveva però ricordato proprio un anno fa, quel dato non è riferito ai tirocini extracurricolari attivati sul territorio toscano nel corso del 2022, ma solo agli esiti dei tirocini promossi dalla Fondazione Lavoro, quindi solo uno dei soggetti promotori esistenti in Toscana (e nel resto del territorio italiano) accanto a centri per l’impiego, università, agenzie per il lavoro e altri enti accreditati. Peraltro nemmeno quello con più attivazioni, visto che dati alla mano nell’anno che era stato preso in considerazione aveva attivato solo il 4% degli stage promossi in Toscana. Un anno dopo questa imprecisione non è stata ancora corretta, e continua ad essere riproposta nella comunicazione legata a questa iniziativa. Al di là di questo aspetto, la riforma – come già annunciato un anno fa – prevede che il rimborso mensile minimo per ogni tirocinante passi da 500 a 600 euro, e il contributo regionale ai datori di lavoro a parziale copertura di questa spesa aumenti da 300 a 400 euro ma d’ora in poi subordinato alla stipula, entro trenta giorni dal termine del tirocinio, di un contratto a tempo indeterminato, a tempo determinato di almeno 12 mesi o a un apprendistato.Il minimo di 600 euro al mese da erogare al tirocinante è obbligatorio per tutte le aziende, anche per quelle che decideranno di non richiedere il contributo pubblico. Il contributo alle aziende viene erogato nel caso in cui ad assumere sia l’impresa ospitante, ma anche se a farlo è un’altra azienda: nella prima ipotesi entro trenta giorni dal termine dello stage, nella seconda entro sei mesi. Altra differenza tra i due casi è sulla durata minima del contratto a tempo determinato attivato: se a farlo è l’azienda che ha anche ospitato lo stage, allora dovrà essere di almeno dodici mesi; se ad attivarlo, invece, è un’altra azienda allora potrà essere anche di soli sei mesi. Cresce poi il rimborso alle aziende nel caso in cui lo stagista sia un soggetto svantaggiato o con disabilità, passando da 400 a 600 euro mensili. Logicamente il contributo è erogato solo se la partecipazione allo stage è pari o superiore al 50 per cento delle ore mensili previste.  «Il nostro obiettivo è quello di qualificare sempre più lo strumento del tirocinio affinché costituisca una reale e valida opportunità formativa e sia effettivamente propedeutico all’assunzione», ha dichiarato l’assessora Alessandra Nardini durante l’incontro con la stampa. In sala c’erano anche sindacati e parti sociali che hanno condiviso l’approvazione della riforma. Tanto che Cgil, Cisl e Uil sono uscite con una nota congiunta in cui si dichiarano felici che «dopo tante battaglie e tanto lavoro fatto in Commissione tripartita» arrivi un risultato «importante e non scontato: tirocini di qualità, con maggiore formazione e garanzie sulla sicurezza e con possibilità concrete di avere un’occupazione stabile e di qualità al termine del percorso». I sindacati toscani si dicono convinti che l’attuazione di questa intesa darà «nuova dignità ai tirocini e al lavoro».  Un anno fa tra le novità era stato annunciato anche l’avvio, ora confermato, della sperimentazione del digital badge per registrare le competenze acquisite con il tirocinio attraverso metadati, anche se in realtà, come la Repubblica degli Stagisti aveva ricordato, questo sistema era stato istituito con un altro nome nel 2005 per poi diventare operativo nel 2015 all’interno del fascicolo elettronico del lavoratore e già nel 2017, ben otto anni fa, risultava attivo – anche se sottoutilizzato – proprio in Toscana.  Tra le novità “nuove” c’è anche un protocollo di certificazione e un marchio che attesteranno il legame tra il contributo regionale erogato alle aziende e la scelta dell’impresa di garantire un effettivo valore formativo allo stage: TQT, Toscana Tirocini di Qualità. Qualcosa che ricalca l’idea, avuta nel 2009, della Repubblica degli Stagisti con il Bollino OK Stage, un riconoscimento dato a quelle aziende aderenti all’RdS network che dichiarano il rispetto della Carta dei diritti dello stagista e un tasso di assunzione almeno del 30 per cento al termine dello stage.  Un marchio, il TQT, che rende «concreto un mutamento di prospettiva che consideriamo necessario per assicurare il tirocinio come strumento di effettiva formazione ed efficace canale di ingresso nel mondo del lavoro», ha spiegato durante la conferenza stampa il presidente della Regione Eugenio Giani. Al momento, però, specifica la segreteria dell'assessora all'istruzione Alessandra Nardini, «deve ancora essere definito il procedimento per assegnare il marchio, che è ancora in definizione sia per la parte grafica che per il regolamento d'uso». Regolamento che dovrà essere approvato «con atto di Regione dopo un confronto con la Commissione regionale permanente tripartita in cui sono presenti i delegati delle parti sociali più rappresentative a livello regionale». Quali saranno quindi i tempi per vederlo realizzato? «È ragionevole pensare che questo iter si concluda nei prossimi mesi e si possa iniziare ad assegnare il marchio da questa estate».Non è ancora definito il procedimento per l'assegnazione; di norma «in situazioni analoghe di marchi etici», spiega la segreteria dell'assessora Nardini, «le aziende interessate e in possesso dei requisiti, che saranno elencati nel Regolamento d'uso del marchio che sarà oggetto di approvazione con provvedimento della Regione Toscana insieme alla sua registrazione, presentano domanda via Pec o su un formulario online».Al momento quindi è possibile far domanda solo per il contributo a copertura del rimborso per i tirocinanti e le aziende possono presentarla continuativamente all’indirizzo internet predisposto entro il 31 dicembre di quest’anno e comunque fino all’esaurimento delle risorse. La riforma potrà veramente rendere la Toscana una regione virtuosa per l'inserimento occupazionale post tirocinio? Prima di un anno non sarà possibile quantificare gli effetti. C’è però da applaudire alla strada intrapresa, che vuole responsabilizzare sempre più le aziende e fare dello stage un mezzo per creare buona occupazione.  Marianna Lepore

Sostenibilità, concorso da 850mila dollari per trovare le migliori 100 idee in tutto il mondo. E realizzarle

850mila dollari destinati a premiare cento idee di giovani di tutto il mondo sulla sostenibilità ambientale. È l'iniziativa “Youth Impact: Because You Matter” lanciata due settimane fa da Nestlé in partnership con l'Unesco, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura. «I giovani sono sempre stati un pilastro delle attività di Nestlé» dice Giovanna Raffi, Recruiting & Employer Branding di Nestlé Italia. In effetti, risale ormai a oltre dieci anni fa l'avvio di “Nestlé needs YOUth”, mirato a creare 20mila nuove posizioni professionali per giovani di tutta Europa nel triennio 2014-2016, poi proseguito negli anni con varie iniziative satellite dedicate al sostegno della formazione e dell'occupazione di qualità. «In Italia il nostro impegno è sempre stato molto serio per quanto riguarda le iniziative verso i giovani», aggiunge Raffi, «e siamo contenti di questa nuova forte spinta da parte di Nestlé a livello internazionale, per un impegno sempre più incisivo a favore dei giovani».Il montepremi a disposizione nell'ambito di questo nuovo progetto “Youth Impact: Because You Matter” è spezzettato in cinque – ci saranno cioè venti progetti vincitori per ciascuna delle cinque aree geografiche definite secondo la segmentazione dell'Unesco: Africa, Regione Araba, Asia e Pacifico, Europa e Nord America, e infine America Latina e Caraibi. Il tempo per partecipare è però davvero poco: la deadline per la presentazione delle candidature è fissata per la mezzanotte meno un minuto di martedì 15 aprile.Per partecipare bisogna compilare in inglese un form («veramente ricco di dettagli», anticipa Raffi, «per questo consigliamo vivamente di non ridursi proprio all'ultimo giorno!») disponibile sulla piattaforma YEP, che sta per Youth Entrepreneurship Platform ed è una piattaforma globale creata da Nestlé nel 2022 per dare accesso a conoscenze, infrastrutture e opportunità di finanziamento ai giovani innovatori in tutto il mondo. Una buona notizia è che Nestlé e Unesco hanno scelto di non mettere «troppe griglie per i ragazzi, ma lasciar loro spazio» per proporre le loro idee in maniera il più possibile libera.L'aspetto più importante della presentazione della candidatura è ovviamente l'illustrazione di queste idee. Che dev'essere sintetica ma non troppo, e focalizzare in maniera chiara e convincente non solo in cosa l'idea sia innovativa ma anche, in una mentalità imprenditoriale, come sia realizzabile – quantomeno in una forma di prototipo – nei tempi previsti, e come possa inserirsi in un mercato.A settembre verranno resi noti i nomi dei 100 progetti che avranno passato il vaglio. I vincitori avranno a quel punto «l'opportunità di implementare la loro idea nei mesi successivi. Quindi ogni progetto deve essere anche realizzabile!» conferma Raffi. I candidati ideali sono «ragazzi che hanno già lavorato su dei progetti di sostenibilità. Immaginare di crearne uno ex novo, da zero, è difficile» a causa del poco tempo a disposizione. La call è quindi sopratutto «per chi già ha qualcosa in testa, o in pancia».Per questo fatto, e per la regola che vuole che ogni progetto venga presentato non da una sola persona, ma da una squadra formata da almeno tre, l'ideale è che a partecipare siano giovani che hanno già lavorato su qualche progetto di sostenibilità ambientale di recente: e che dunque abbiano già una buona base su cui partire, se non addirittura una bozza di progetto già completa. Per esempio, qualcuno che abbia lavorato a una esercitazione di questo tipo in ambito scolastico o universitario, che abbia sviluppato un'idea durante un lavoro di gruppo, o per una qualche tesi o tesina.In particolare, il concorso è aperto a persone tra i 18 e i 30 anni, meglio se già impegnate nell'associazionismo, o comunque attive a livello personale come attivisti e/o in iniziative imprenditoriali. Essendo che, come detto, la candidatura di ogni progetto dev'essere portata avanti da almeno tre persone, sono avvantaggiati quei giovani che già fanno parte di reti giovanili, o di cellule locali di organizzazioni internazionali. I progetti possono avere un raggio d'azione sia locale sia nazionale, dev'essere realisticamente possibile metterli a terra nell'arco di sei mesi, e devono vertere su uno dei seguenti quattro macrotemi: Climate Change Mitigation and Adaptation Strategies, Sustainable Food Systems, Regenerative agricultural practices e Packaging sustainability innovations.Il primo, traducibile come “Strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici” si concentra sulle azioni per ridurre le emissioni di gas serra e rallentare il riscaldamento globale. Ciò include, spiega il sito dell'iniziativa, la promozione di economie a basse emissioni di carbonio attraverso l'uso sostenibile di fonti di energia rinnovabili, il rafforzamento dell'istruzione e della consapevolezza dei cittadini, la valutazione dei rischi correlati al cambiamento climatico per i siti naturali e culturali che sono classificati come “patrimonio dell'umanità”, il miglioramento della resilienza dell'ecosistema per mitigare gli effetti a cascata sui mezzi di sussistenza umani e il rispetto di principi etici quali giustizia climatica, sostenibilità, solidarietà e protezione delle generazioni future.Il secondo macrotema, “Sustainable Food Systems”, è focalizzato sulla produzione, lavorazione e sul consumo di cibo in modi che siano responsabili sia dal punto di vista ambientale che da quello sociale. Gli aspetti chiave qui sono la promozione della biodiversità, la riduzione dello spreco alimentare e la sicurezza alimentare, attraverso la produzione locale e catene di fornitura innovative.Terzo macrotema, “Regenerative Agricultural Practices” e cioè pratiche agricole rigenerative per ripristinare la salute dell'ecosistema e promuovere l'uso etico delle risorse, nell'ottica di consentire uno sviluppo sociale ed economico in armonia con l'ambiente naturale e con le tradizioni culturali locali. Ciò include tecniche come la rotazione delle colture e il pascolo olistico che migliorano la resilienza al cambiamento climatico, riducono la dipendenza da input sintetici, migliorano la qualità del suolo, proteggono i sistemi idrici vulnerabili, preservano la biodiversità e supportano lo sviluppo sociale inclusivo all'interno delle comunità.Infine “Packaging sustainability innovations”, cioè innovazioni di sostenibilità del packaging, per la creazione di imballaggi più eco-compatibili: dai materiali riciclabili o compostabili alla riduzione degli involucri utilizzati per impacchettare i prodotti, fino all'utilizzo di tecnologie intelligenti e altre soluzioni innovative per ridurre gli sprechi e migliorare la sicurezza dei prodotti.In palio, oltre agli 8.500 dollari che serviranno alle squadre vincitrici per dare il via al proprio progetto, ci sono anche altre quattro forme di supporto: un “Immersion Training” (cioè una “formazione immersiva”) attraverso workshop tenuti da esperti di Nestlé incentrati sull'imprenditorialità, la gestione dei progetti e il potenziale dell'azione guidata dai giovani; gli “Online Contextualized Trainings”, cioè percorsi di formazione online “contestualizzati” in base alla posizione geografica e al tema del progetto di ciascuna equipe, in modo da affrontare le sfide e le priorità locali con il supporto del personale Unesco; i “Monthly Online Trainings and Gatherings”, cioè formazione e incontri online mensili focalizzati sulla gestione dei progetti e su come integrarvi questioni sociali (all'interno di queste attività vi è anche la “Innovation Box” di Nestlé, un tool pensato per approfondire temi come l'ideazione, la validazione del cliente – quel processo che conferma che esiste un mercato per un dato prodotto e che i clienti sono disposti a pagare per esso – e poi la prototipazione e la presentazione); e infine il “One-on-One Mentorship”, cioè il mentoring individuale che consiste nella guida di un mentore esecutivo Nestlé, che supporterà i vincitori nella realizzazione del loro progetto e anche oltre.La timeline è indicata sul sito: fino al 15 aprile c'è la possibilità di caricare le candidature; dal 16 aprile al 9 giugno Nestlé e Unesco valutano tutte le candidature ricevute e selezionano per ogni area geografica le venti migliori, che poi verranno rivelate al pubblico il 18 settembre. I vincitori avranno la possibilità di realizzare il loro progetto nei sei mesi successivi, entro la fine di aprile 2026, con la tutorship da parte di Nestlé e di Unesco.«Vorrei tantissimo che ci fossero anche ragazzi italiani all'interno delle cento squadre che vinceranno» chiude Giovanna Raffi: «Che orgoglio sarebbe poter vedere un paio di team italiani tra i venti della regione Europa e Nord America!».