L'artigianato si vende in Rete grazie alla startup fiorentina Buru-Buru

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 26 Mar 2013 in Approfondimenti

«Cercavamo una parola che descrivesse il valore aggiunto di un oggetto artigianale unico rispetto ad uno inserito nel circuito della grande distribuzione.Stagisti Ci siamo rifatte al verso, allo stupore di un bambino che vede qualcosa di nuovo». E così è nata Buru-Buru, la start-up che Lisa Gucciarelli (29 anni, al centro nella foto) ha fondato insieme alla sorella Sara (33) e a Sara Campani (27). L'azienda si occupa di «rendere più fruibile il prodotto delle piccole realtà creative italiane».

Non si tratta semplicemente di un sito di e-commerce. «Da un lato noi vendiamo creazioni artigianali selezionati, dall'altro produciamo internamente delle cose, selezioniamo delle grafiche che stampiamo su poster fine art e anche su t-shirt». L'idea di inserirsi in questo settore è nata partecipando a Free Shout, un festival della creatività andato in scena a Prato dal 2006 al 2009. «Abbiamo conosciuto molte persone che producevano complementi di arredo piuttosto che gioielli, molto belli e a prezzi accessibili ma che per diverse ragioni non riuscivano a venderli. Ci siamo rese conto che mancava un negozio trasversale e fluido nella gestione dei contatti».

Esattamente quello che Buru-Buru si propone di essere. Per arrivare a crearla, però, c'è voluto del tempo. Laureatasi nel 2006 in Organizzazione di eventi culturali, per tre anni Lisa Gucciarelli ha lavorato per una cooperativa di Firenze. Poi, nel 2009, è partita per Roma: «per sei mesi mi sono arrangiata con dei lavoretti, poi ho trovato in un settore affine al mio percorso di studi. Ma solo con contratti a progetto, nulla di esaltante». Finché, lo scorso anno, ha deciso di seguire una sua «aspirazione», quella cioè di «arrivare intorno ai 30 anni ad aver costruito un lavoro legato ad un progetto che fosse nato da me.Stagisti Le mie esperienze lavorative mi hanno portato a pensare che se in un contratto non c'è uno stipendio adeguato, né la tutela dei diritti, allora tanto vale provarci piuttosto che essere dipendente di qualcuno che non ti fa stare bene».

Per «provarci» Gucciarelli ha coinvolto la sorella Sara, laureatasi a Prato in Ingegneria dell'informazione telematica: «lei si occupa degli aspetti legati al software, mantenendo i contatti con gli sviluppatori». Poi è arrivata Sara Campani. «A maggio dello scorso anno siamo entrate nell'Incubatore tecnologico fiorentino», realtà creata dal comune e dalla Camera di commercio di Firenze per favorire la nascita di nuove imprese. Qui le due sorelle hanno ricevuto la proposta di partecipare a «Firenze crea impresa», un'iniziativa promossa da Confindustria per far incontrare dei giovani startupper con degli studenti di marketing, a cui veniva chiesto di realizzare una presentazione dell'azienda per cercare degli investitori. «Noi non ne abbiamo trovati, però Sara è rimasta con noi».

E così a settembre dello scorso anno le tre giovani hanno dato vita a Buru-Buru che, al momento, è una ditta individuale con il regime dei minimi intestata a Sara Gucciarelli. «È la forma che ci costava meno». Al momento l'azienda già sta fatturando, ma non in misura sufficiente a garantire uno stipendio alle tre fondatrici. Campani sta ultimando gli studi, Sara Gucciarelli continua a lavorare con ingegnere a partita Iva e solo la sorella Lisa è impegnata a tempo pieno nella start-up. «Ci aiuta nostra madre, la nostra business angel. Lei ha avuto un'attività per trent'anni e ora ha creduto di aiutarci a costruire un lavoro».Stagisti Grazie all'aiuto della famiglia, che una volta di più si conferma colonna del welfare in Italia, le tre imprenditrici possono lavorare al loro progetto. Intanto a dicembre hanno lasciato l'Incubatore fiorentino per trasferirsi all'interno di Nana Bianca, acceleratore d'impresa che ha sede sempre a Firenze. «Abbiamo trovato persone con cui confrontarci rispetto al web: ci aiutano a realizzare campagne pubblicitarie, a lavorare sulla user experience, ad ottimizzare il sito».

Il tutto in forma completamente gratuita. O meglio in base al principio del work for equity: «abbiamo firmato un contratto per cui ci impegniamo a dare all'acceleratore una quota della società non appena l'avremo costituita». Sì, perché le tre startupper sono alla ricerca di un finanziatore che consenta loro innanzitutto di dar vita ad una società a responsabilità limitata, quindi di investire sul marketing. «All'inizio abbiamo utilizzato i social network, da poche settimane abbiamo introdotto AdWords», servizio offerto da Google che permette di promuovere a pagamento il collegamento al proprio sito, che compare come link sponsorizzato come risposta ad alcune chiavi di ricerca. Ma l'obiettivo è quello di «acquistare spazi pubblicitari sui siti che si occupano di moda, nuove tendenze e artigianato». Mentre, a brevissimo, verrà aperto un blog, sul quale si potrà seguire il percorso di Buru-Buru. Che Gucciarelli traccia già con sicurezza: «abbiamo già iniziato a fatturare, contiamo a raggiungere il pareggio di bilancio entro la fine dell'anno». Per poi continuare a crescere.

Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it


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