Tekné Italia, quando la tradizione si fa start-up

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 11 Dic 2012 in Approfondimenti

Questa è una storia che mescola tradizione e innovazione. Sì perché Tekné Italia, l'azienda fondata nel luglio 2010 dai due fratelli Bonarrigo riporta in auge i carrettini del gelato che nel Novecento rinfrescavano i turisti sulle spiagge della Sicilia.
Figli d'arte, il padre ha un'azienda che produce frigoriferi nella quale entrambi davano una mano durante le vacanze estive, hanno deciso di «sfruttare l'alta immagine che, nonostante tutto, l'Italia gode ancora nei settori del food, del design e della qualità». A parlare è Giorgio Bonarrigo [a destra nella foto Giovanni Sempreviva], 23 anni e una laurea in Economia ancora da conseguire. Mentre il fratello Vincenzo di anni ne ha 26 e si è laureato in Architettura: è sua la mano dietro alle linee di Procopio, Katerina e Madia, i tre modelli di carrettino dei gelati finora prodotti. E distribuiti in tutto il mondo: dall'Australia al Messico, dagli Stati Uniti all'Indonesia, dallo Yemen al Venezuela. Mentre non c'è paese della comunità europea nel quale non si muova almeno una delle 'gelaterie mobili' prodotte nello stabilimento di Giarre, in provincia di Catania.
E pensare che «per noi tutto è cominciato come un gioco». Dall'età di dieci anni hanno preso a gironzolare per l'azienda del padre e, con l'adolescenza, hanno iniziato con qualche piccolo lavoretto: «facevamo le cose più disparate, dal frigorista alla contabilità. Mio fratello Vincenzo collaborava anche allo studio dei progetti dell'azienda». Fino a che, un paio di anni fa, non hanno deciso di mettersi in proprio. «Vedendo l'andamento dell'economia sentivamo l'esigenza di creare qualcosa che fosse nuovo, diverso». L'idea è stata quella di riscrivere la storia dei carrettini gelato.Stagisti O meglio di impegnarsi nella «progettazione, produzione e vendita di macchine speciali e corner dinamici per il settore della gelateria e della ristorazione».
L'idea di fondo è quella di «creare prodotti di alta qualità con grande attenzione al design», in linea con «la grande autorevolezza della manifattura di qualità che il made in Italy ancora riscuote», con l'obiettivo di generare «entusiasmo e soddisfazione» nel cliente finale. Il risultato sta nei 350mila euro di fatturato con cui l'azienda ha chiuso il 2011, superando già dopo i primi dodici mesi il punto di pareggio. E garantendo uno stipendio ad entrambi i titolari e ad un altro dipendente, assunto con contratto a tempo indeterminato.
Per la lo loro azienda, i fratelli Bonarrigo hanno scelto la formula della srl, convinti che sia quella adatta a coinvolgere entrambi nelle decisioni e soprattutto a dare «spazio all'espansione». Il capitale versato ammonta a 10mila euro, provenienti dai loro risparmi, ed è stato utilizzato per le prime spese. Ovvero per l'acquisto delle prime attrezzature essenziali e per la creazione di un sito Internet, che ad oggi rappresenta ancora l'unico veicolo pubblicitario di questa start-up, mentre dal prossimo anno «prenderemo parte alle fiere di settore». Per riuscire a sopravvivere nella fase più delicata della vita dell'azienda e per garantirsi liquidità per continuare negli investimenti Giorgio e Vincenzo hanno deciso di convincere i loro clienti ad accettare una particolare formula di pagamento: «il 50% all'ordine, il saldo prima della spedizione». In questo modo l'acconto versato dai primi compratori è stato impiegato per le spese di produzione e ha permesso di «acquistare altri strumenti e realizzare un portale Internet più professionale».
Non solo.Stagisti Questa decisione ha infatti permesso a «Tekné Italia» di non aver bisogno di ricorrere ad un finanziamento da parte delle banche. «Non l'abbiamo nemmeno chiesto perché non volevamo impelagarci in rate che non eravamo sicuri di poter pagare nella fase iniziale», spiega Giorgio, «inoltre siamo consapevoli che il sistema bancario, oggi più di ieri, non aiuta gli start-up come il nostro, che non ha alcun patrimonio da ipotecare». Ma questo è solo uno degli elementi che rende difficile l'ecosistema per gli startupper. Oltre alla burocrazia, che «gioca un ruolo antagonista», occorre fare i conti con un sistema fiscale che «giustamente fa pagare le tasse sul reddito netto». Ma che nel primo periodo rischia di soffocare le aziende visto che «oltre a versare l'importo relativo al primo anno di attività deve anche versare l'anticipo sull'anno successivo». Un sistema che «non agevola» e che i due fratelli hanno superato «grazie al nostro metodo di pagamento». Riuscendo ad imporre ai propri clienti di pagare in anticipo per i prodotti di una giovane Start-up. E garantendosi così un futuro.

Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it


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