Francesco Armentano, assistant auditor in PricewaterhouseCoopers: «In quattro mesi di stage ho imparato più che in tre anni di università»

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 19 Giu 2011 in Storie

Ho 24 anni e sono di Potenza, ma vivo a Milano da sei anni, da quando cioè mi sono iscritto ad Economia aziendale alla Bocconi: la mia famiglia possiede un cementificio, una cinquantina di dipendenti in tutto, e un giorno vorrei essere io a condurre l'azienda. Per non gravare troppo sui miei genitori, da studente ho fatto diversi lavoretti - cameriere, barista, commesso - con cui ho contribuito all'affitto di un monolocale a Milano e mi sono pagato qualche vacanza. Nell'ultimo anno della triennale ho passato un mese al Babson College di Boston con il progetto "Campus Abroad", con cui la Bocconi permette di seguire all'estero un corso universitario coprendo le spese di alloggio. Il nostro campus era fantastico, proprio come nei telefilm americani! Boston poi è una città molto "europea", mi ci sono trovato bene.
Mi sono laureato a settembre 2008 e ho proseguito con la specialistica, sempre alla Bocconi. Nel programma era previsto anche un tirocinio di circa 500 ore: dopo anni sui libri sono stato contentissimo di iniziare a capire dal vivo come funzionava quello che avevo studiato. Navigando sul Job Gate dell'università ho letto un annuncio di PricewaterhouseCoopers e mi sono candidato per la posizione di Junior Auditor, nonostante l'area amministrativo-finanziaria non fosse proprio quella che mi interessava. Non nego che il rimborso previsto -  800 euro più mensa gratuita - mi ha allettato. Quello della retribuzione è uno dei grossi problemi dello stage, a cui si aggiungono orari di lavoro stressanti e mansioni non in linea con la formazione dei ragazzi. A volte si può parlare di sfruttamento legalizzato. In pochi hanno capito l'importanza dello strumento stage: per il giovane, che scopre se quel lavoro può fare davvero al suo caso, e per le imprese, che si assicurano assunzioni di qualità.
A me con PwC è andata bene. Dopo due colloqui e un paio di mesi è arrivato il sì e ho iniziato a gennaio 2010, in piena busy season, occupandomi di analisi finanziaria, valutazione del rischio, ma anche di contabilità e contatti con i vari stakeholders. In quei quattro mesi ho imparato molto di più che in tre anni di università! È stata un'esperienza molto utile, che ho fatto con la giusta carica e che mi ha aperto le porte dell'assunzione. PwC non si fa scappare persone motivate e professionali. A pochi mesi dalla fine del tirocinio - a ridosso della laurea specialistica che ho discusso a dicembre - è arrivata la proposta per un contratto di apprendistato professionalizzante di due anni come Assistant Auditor con uno stipendio netto mensile di 1200 euro, più tredicesima, quattordicesima e buoni pasto. Per chi non vive nella sede di lavoro l'azienda invece dà un rimborso integrale sul pranzo e un forfait sulle spese di trasporto. Certo non posso fare la vita da ricco, ma mi mantengo da solo.
Per il momento voglio rimanere qui e continuare a imparare; andare all'estero magari, dato che l'azienda permette di fare esperienza presso una sede straniera del network. Un trasferimento definitivo per sfuggire alla crisi però non fa per me. Mi sono sempre detto «Mai mollare la barca che sta affondando!». Molti dei miei colleghi di università hanno iniziato a lavorare in banche d'investimento o, come me, in società di revisione e consulenza. Quasi nessuno è rimasto a spasso. C'è da dire comunque che chi frequenta la Bocconi  cresce in una sorta di mondo a sè stante, in cui c'è molta pressione a fare bene e grosse aspettative, anche a fronte di un grosso investimento economico. Molti dei miei amici di Potenza invece si stanno ancora "godendo" il periodo universitario e di lavoro ancora non se ne parla. Da buon terrone sono estremamente legato alla mia famiglia e alla mia terra, e tornare a casa mi farebbe molto felice, ma lo farò solo se ci sono davvero le condizioni. Mi sforzo di essere realista: certi treni passano una sola volta. E PwC è uno di quelli.

Testo raccolto da Annalisa Di Palo

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