Tirocini gratuiti, l’Unesco predica bene e razzola male

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 26 Feb 2024 in Notizie

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Sei mesi a Parigi, nella sede centrale dell'Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. Sei mesi di tirocinio in una delle città con il costo della vita più alto in Europa: ma senza un rimborso spese mensile, senza ticket per il pranzo o accesso gratuito a qualche mensa, senza tessera per i mezzi pubblici, senza rimborso anche parziale delle spese di viaggio o di alloggio.  L’esperienza di mettere piede per qualche mese, anche se solo da stagista, in un’organizzazione del genere fa gola a molti – ma ancora una volta potranno permettersi questa opportunità solo quanti hanno alle spalle una famiglia che si sobbarcherà tutte le spese di permanenza per sei mesi a Parigi.

E pensare che quando l’Unesco è nata, nel 1945, si era posta come obiettivo quello di contribuire alla costruzione della pace internazionale, di sviluppare il dialogo interculturale e combattere la povertà. Eppure oggi ritiene normale offrire dei tirocini senza prevedere un euro.


Nella descrizione dell’offerta di stage l’Organizzazione è molto chiara nel dettagliare l’opportunità, i requisiti richiesti, le competenze, gli obiettivi di apprendimento e anche i benefici e diritti per gli stagisti: «L’Unesco non paga i tirocinanti. Non è previsto alcun compenso, finanziario o di altro tipo, per gli incarichi di tirocinio. Gli stagisti hanno diritto a 2,5 giorni di ferie al mese durante il loro stage».

Nero su bianco, senza problemi. L'Unesco lo ricorda fin dal documento per far domanda: non vi diamo nulla. Quindi l’Organizzazione delle Nazioni Unite che vorrebbe «garantire che ogni bambino, giovane e adulto abbia accesso a un’istruzione di qualità per tutta la vita», ha però deciso di offrire un programma di stage solo per alcuni: quelli che possono permetterselo.


Le sedi di servizio dei tirocini saranno il quartier generale di Parigi e poi una delle altre 50 sedi sul campo distribuite in tutto il mondo o uno dei nove istituti o centri di prima categoria. Sempre senza alcuna indennità.


Non è certo una novità che l’Unesco non paghi: non l’ha mai fatto.
Sorprende, però, che dopo quasi dieci anni di proteste e movimenti nati per denunciare lo sfruttamento degli stagisti nella galassia delle Nazioni Unite, non sia cambiato nulla. Già dal lontano 2015 a Ginevra è attiva, infatti, la campagna Fair Internship Initiative per portare alla ribalta la pratica discriminatoria dei tirocini senza rimborso spese all’interno dei palazzi dell’Onu. Gran parte degli stagisti infatti provengono solo da alcuni Paesi e tutti sono costretti a sacrifici enormi per vedere realizzato il sogno di fare uno stage prestigioso.

Dopo tanti anni di manifestazioni e proteste qualche risultato è stato portato a casa. Se nove anni fa a pagare erano solo Ilo, Fao, Iom e Oms, oggi l’elenco è un po’ più lungo (e si può consultare su un database che i gestori della Fair Internship Initiative aggiornano periodicamente), ma ancora gli uffici più importanti come il Segretariato Onu, con tutti i dipartimenti collegati, o l’Unesco appunto, non prevedono indennità per i tirocinanti.


Per il Segretariato qualcosa potrebbe cambiare, almeno sulla carta, tra un paio d’anni, sempre che venga dato seguito a una riforma approvata nel marzo 2023. Sei anni fa, nel 2018, l’ispettorato delle Nazioni Unite (Join inspection unit) aveva, infatti, definito l’abitudine di non pagare gli stagisti in contrasto con i valori chiave e il mandato dell’Onu. A questo aveva fatto seguito una raccomandazione per il Segretariato generale a intraprendere una riforma del programma di tirocini che includesse una borsa di studio.

Con tempi a dir poco biblici la riforma è stata, appunto, approvata lo scorso anno, rimandando però la discussione alla riunione di marzo 2025 (marzo duemilaventicinque!) quando il Segretariato dovrebbe ripresentarsi con una proposta. Per ora quindi tutto tace e il silenzio non fa ben sperare. Ma se anche durante la Fifth Commission del prossimo anno dovessero esserci novità positive, questo non andrebbe a intaccare quello che succede con gli stage all’Unesco.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, infatti, rientra tra le agenzie specializzate dell’Onu e in quanto tale ha un proprio budget e una propria assemblea composta dai rappresentanti degli Stati membri. Questo significa che è anche dotata di autonomia decisionale e che le scelte fatte in sede di Segretariato non devono necessariamente ripercuotersi su di essa. In teoria dovrebbe essere più semplice cambiare le cose all’interno di un’agenzia specializzata, ma ad oggi non c’è stata la volontà politica di fare un passo avanti verso i diritti degli stagisti. Che, infatti, mettono tutti quanti in luce la criticità dell’assenza di un rimborso spese su una piattaforma come Glassdoor, il sito internet su cui impiegati o ex impiegati recensiscono anonimamente aziende e superiori.

L’Unesco, quindi, ha un proprio bilancio di spesa biennale: l’ultimo è stato approvato a giugno 2022 per un totale di 1,5 miliardi di dollari, saliti a 1,8 nel bilancio approvato per il 2023/2024. Ed è proprio l’Unesco a sottolineare nel proprio sito che «l’ultimo anno di crisi ha evidenziato, più che mai, l’importanza cruciale di un’istruzione di qualità» e anche «della promozione dell’inclusione e della lotta alla discriminazione». Non solo, a causa della crisi pandemica, «quasi 1,6 miliardi di studenti sono stati colpiti dalla chiusura di scuole e università, causando la più grave interruzione dell’istruzione nella storia».

Eppure l’Organizzazione per l’educazione, la scienza e la cultura, non reputa necessario inserire in bilancio un capitolo di spesa per pagare i propri tirocinanti e questo nonostante abbia, a novembre 2023, approvato un aumento storico del proprio bilancio del 25 per cento per rafforzare «la propria azione a favore dell’istruzione, della scienza, della cultura e dell’informazione in tutto il mondo». Nessun richiamo ai tirocinanti occupati oggi gratuitamente nei propri uffici per i quali non è previsto alcun minimo rimborso spese. Il classico caso di chi predica bene e razzola male.

(Se nonostante gli aspetti negativi si volesse ugualmente far domanda, è necessario candidarsi entro il 30 giugno e si può farlo direttamente dal sito web dell’Unesco nella pagina dedicata alle offerte di tirocinio. Bisogna essere iscritti a un corso di laurea e avere almeno vent'anni. Quattordici i settori in cui è possibile farlo, a Parigi o in altre sedi).

L’auspicio è che in Unesco si apra il dibattito sulla necessità di pagare i tirocinanti, ma all’orizzonte non ci sono segnali di questo tipo. E purtroppo non stupisce visto che proprio il segretario generale dell’Onu, Antonio Guteress, già nel 2017 decise di rispondere a una domanda di uno stagista che chiedeva se a suo avviso fosse giusto non pagare i tirocinanti che «anche se non hanno un rimborso spese, ogni anno ci sono tante domande per questi tirocini perché sono un’esperienza straordinaria», aggiungendo che avrebbe preferito un sistema misto, quindi tirocini sempre senza rimborso spese ma «per chi non ha risorse per affrontarlo, delle speciali borse di studio».

Ma quello che servono non sono trattamenti speciali: bisogna semplicemente costruire un programma di tirocini equo, mettendo a budget le risorse per offrire una dignitosa indennità a tutti gli stagisti. Da parte di una Organizzazione delle Nazioni Unite votata all’educazione, la scienza e la cultura sarebbe, francamente, il minimo.


Marianna Lepore

Foto: logo Unesco da Wikimedia in modalità creative commons
Foto in alto a destra: da Flickr in modalità creative commons

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