Jessica Nazzari, studentessa lavoratrice: «Il primo stage a diciott'anni, il secondo a ventitré: e poi subito un lavoro»

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 26 Nov 2010 in Storie

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Jessica Nazzari, oggi dipendente di Sic - Servizi integrati & consulenze.

Sono del 1985 e ho fatto il mio primo stage a 18 anni, alla fine del quarto anno di ragioneria, nella sede milanese della Direzione finanza del Banco di Sardegna. Era il giugno del 2003: lo stage, di un mese, era organizzato dalla mia scuola, l’Istituto Argentia di Gorgonzola. Non era retribuito ma il mio tutor, il direttore dell’area finanza, era competente e disponibile. In quel mese ruotai in tutti i principali uffici ed ebbi l’occasione di “toccare con mano” il lavoro dei diversi professionisti, dalla gestione dei mercati esteri alle operazioni di tesoreria. Un’esperienza molto stimolante, che mi permise di capire il funzionamento e le mansioni dei principali uffici di una banca. Al termine dello stage chiaramente non mi venne proposto alcun contratto: non avevo ancora finito la scuola!
Dopo il diploma, nel 2004, decisi di cambiare totalmente settore e mi iscrissi alla facoltà di Comunicazione e società, indirizzo Comunicazione internazionale, alla Statale di Milano. Volevo studiare qualcosa che andasse al di là di numeri e teorie economiche, e in più avevo una grande  passione per la scrittura. Tre intensi anni di studio e nel novembre 2007 la laurea triennale: mentre studiavo facevo lavoretti saltuari, come le ripetizioni agli studenti delle medie e delle superiori, e poi avevo una piccola collaborazione con Mondolibri per recensioni che venivano pubblicate sulle riviste Il Circolo, Notizie Letterarie ed Euroclub. Il classico contratto co.co.pro., pagata mensilmente in base alle recensioni scritte: un modo come un altro per lavorare da casa, nei ritagli di tempo, e avere un minimo di reddito senza grandi sacrifici.
Dopo la laurea mi presi un anno di pausa dagli studi per cercare un lavoro. Ricerca lunga e per molti aspetti deludente: all’inizio ero carica di aspettative ma ben presto mi trovai disposta ad accettare qualsiasi occupazione, persino i tanto temuti call center. Fu in quel periodo che scoprii la Repubblica degli Stagisti, che all’epoca era ancora un blog. Pensavo e penso che sia un sito molto valido che permette di reperire moltissime informazioni sugli stage, anche dal punto di vista normativo.  Mi fu particolarmente utile soprattutto al momento del mio secondo stage: da neolaureata, senza grandi esperienze nel mondo del lavoro, non avevo idea di cosa aspettarmi né soprattutto dei diritti di cui godevo. Troppo spesso al giorno d’oggi lo stage è utilizzato come scappatoia per sfruttare forza lavoro a costi bassissimi per lavori di ripiego, le classiche fotocopie o le più banali mansioni di segreteria. E i neolaureati accettano uno stage dopo l’altro con la speranza – spesso vana – di un contratto. Siamo arrivati a un punto limite: è indispensabile una normativa più rigida che sanzioni tutte quelle aziende che utilizzano lo stage in modo inappropriato e premi invece quelle più corrette. E qui si inserisce magnificamente la Repubblica degli Stagisti con la sua Carta dei diritti dello stagista e le sue iniziative per le aziende, come il Bollino OK Stage.
Tornando al mio secondo (e per ora ultimo) stage: lo trovai grazie alla banca dati Vulcano della Statale e cominciai nel giugno del 2008. L’azienda era la Sic, che già si comportava in maniera virtuosa coi suoi stagisti – a me offrì un rimborso spese di 750 euro mensili e i ticket restaurant – e che infatti l’anno dopo fu fra le prime imprese “pioniere” ad aderire al Bollino. Mi occupavo principalmente della gestione delle assistenze ai clienti e della redazione di documentazione tecnica. Il rapporto con il tutor aziendale era ottimo: ero seguita passo passo. Mentre ancora facevo lo stage decisi di iscrivermi al corso di laurea magistrale in Comunicazione pubblica e d’impresa, indirizzo comunicazione politica e sociale, sempre in Statale.
Diventai così una studentessa lavoratrice: non frequentavo i corsi e studiavo in ogni momento libero. Nel frattempo infatti venni assunta da Sic con un contratto di apprendistato di quattro anni. Era il gennaio del 2009: avevo appena compiuto 23 anni.
Essere una studentessa lavoratrice non è stato facile. Ogni momento libero era dedicato allo studio, dalla pausa pranzo ai viaggi in treno. Fortunatamente la mia laurea magistrale prevedeva soltanto dieci esami e riuscii ad organizzarmi in modo da darne la maggior parte nel periodo estivo, cinque alla volta tra maggio e settembre. La preoccupazione maggiore riguardava la tesi, che richiedeva ricerche e approfondimenti difficili da concentrare nel weekend. Per scriverla utilizzai la maggior parte delle 40 ore annue che mi spettavano in quanto studentessa lavoratrice (in più avevo diritto anche ad un giorno di permesso in occasione degli esami). Tornando indietro rifarei questa scelta, e anzi la consiglierei anche ai più giovani: nonostante mi sia mancata la vita universitaria, portare a termine gli studi e contemporaneamente lavorare è stata una soddisfazione enorme.
A luglio di quest’anno ho concluso i miei studi, ma sento che il mio percorso di formazione non è ancora finito. Chissà, forse un giorno mi iscriverò a un master in comunicazione politica e marketing elettorale… Magari all’estero, che è un po’ il mio pallino: dopo la triennale il mio sogno infatti era di trasferirmi a Londra per completare gli studi e trovare lavoro. Oltre ad inviare curriculum, durante una delle mie visite nella capitale britannica ero stata anche in alcuni centri per l’impiego per chiarirmi un po’ le idee sulla fattibilità del trasferimento. Purtroppo però con la crisi economica e il blocco delle assunzioni da parte delle più importanti aziende, le prospettive lavorative sono peggiorate e quindi ho dovuto accantonare il mio progetto.
Oggi vivo ancora con i miei genitori a Vignate, un paese che, grazie al passante ferroviario che permette di raggiungere il centro di Milano in 20 minuti, è carissimo dal punto di vista degli affitti. 600 euro al mese per un monolocale, 900 per un bilocale! Con questi prezzi, nonostante guadagni circa 1200 euro netti al mese, non posso permettermi un appartamento tutto mio: per diventare completamente autonoma mi servirebbe uno stipendio di almeno 1600 euro. Insomma, per ora andare a vivere da sola resta purtroppo un sogno nel cassetto.

testo raccolto da Eleonora Voltolina

leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col Bollino

Community