Stagisti col Bollino / Quando lo stage per fare la tesi si trasforma a sorpresa in contratto: l'esperienza di Elisabetta Balbi in Ferrero

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 16 Dic 2010 in Storie

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Elisabetta Balbi, oggi dipendente di Ferrero.

Ho 27 anni e sono cresciuta in un paesino dell’entroterra ligure. In casa mia si è sempre respirata un’aria «scolastica»: mia madre insegnante di matematica, una zia di latino e greco e un’altra di francese. Ho potuto quindi capire fin da piccola l’importanza dello studio: infatti dopo il diploma al liceo scientifico Fermi di Genova - con 100/100 - visto che mi sentivo portata per le materie scientifiche,  scelsi di iscrivermi a Ingegneria gestionale. Ingegneria biomedica sarebbe stata la mia seconda scelta, ma poi valutai che fosse troppo “specializzante”.
Inoltre sentivo un forte bisogno di indipendenza dalla famiglia e la sede del corso, nonostante l’università fosse quella di Genova, si trovava a Savona. Mi trasferii quindi lì, naturalmente con il supporto della mia famiglia, e in quei cinque anni condivisi sempre la casa con altre ragazze: inizialmente eravamo quattro, poi presi una casa più piccola solo con una ragazza e infine un altro appartamento in quattro. Durante l’università facevo piccoli lavoretti: bibliotecaria, hostess. In biblioteca lavoravo con un contratto di collaborazione occasionale, facendo un tot di ore a settimana per le quali mi facevano il contratto. L’impresa che gestiva la biblioteca era privata: purtroppo gli stipendi arrivavano sempre con molto ritardo!
Dopo la laurea triennale volevo fare un viaggetto all’estero, magari abbinato a un corso di lingua. Parlando con un professore venne fuori che esisteva un piccolo progetto al Boston College, negli Stati Uniti; però bisognava pagarsi sia il volo che l’alloggio. Economicamente quindi non era molto conveniente! Valutai che l’esperienza valeva la spesa e ne approfittai per fare poi, alla fine dello stage, un viaggione di tre settimane coast to coast.
All’interno del campus potevamo godere di tutte le agevolazioni destinate agli studenti, come per esempio la mensa, e usare gratuitamente i laboratori e le strutture. Il tema del progetto era costruire, tramite la tecnologia peer to peer, un simulatore che permettesse di calcolare la disposizione ottimale dei cassonetti della spazzatura in un comune, in modo da agevolare la raccolta e minimizzare i km. Lo stage durò due mesi; rimasi in America dal gennaio al marzo del 2006.
Tornata in Italia mi ributtai sullo studio. Dato che il mio percorso formativo prevedeva un stage obbligatorio prima del conseguimento della specialistica, decisi di non approfittare di quelli proposti dall’università ma di utilizzare il sito Monster. Inserii il mio curriculum nella primavera del 2007, a quattro esami dalla laurea, soprattutto con l’obiettivo di trovare un’opportunità all’estero. Invece poche settimane dopo fui contattata dall’ufficio Risorse umane di Ferrero per un primo colloquio nel settore della Supply chain a Pino Torinese. Ovviamente accettai; per non farmi tornare due volte di seguito dalla Liguria, in quell’occasione mi fecero sia la prima intervista con le Risorse umane sia il colloquio con il responsabile della Supply chain. Dopo due settimane mi chiamarono per un ulteriore colloquio con il direttore del settore, e fu lui stesso ad informarmi che avrei potuto iniziare lo stage il prima possibile. Ricordo che fino a quel momento non avevo chiesto nulla della retribuzione: prima di uscire domandai al responsabile HR se era previsto un compenso, e quello mi rispose «Certamente: mille euro netti» Ero felicissima! La mia esperienza in Ferrero cominciò all’inizio di luglio. Lo stage durava 6 mesi e non era volto all’assunzione; io lo presi soprattutto come un’opportunità per scrivere la tesi. Mi trasferii a Torino, a 10 minuti dal centro e a un quarto d’ora dalla sede Ferrero di Pino Torinese. Anche qui condividevo – e tuttora condivido  con le stesse tre ragazze – un appartamento, pagando circa 300-350 euro al mese incluse le spese: a seconda del mese le spese salgono a causa del riscaldamento.
Dopo qualche mese dal mio ingresso, in Ferrero venne istituita una nuova unità all’interno della Supply chain e mi proposero di farne parte dicendomi che a quel punto il mio stage avrebbe potuto trasformarsi in un’assunzione. E così fu! Tre giorni dopo la fine dello stage firmai un contratto di formazione di quattro anni che prevedeva una RAL (retribuzione annua lorda) iniziale di 23.600 euro, circa 1250 netti al mese. Sono passati quasi tre anni da quel momento. Da un anno e mezzo ho cambiato mansione, sempre all’interno della Supply chain: ora seguo un progetto molto interessante e coerente con i miei studi. Inoltre la RAL è cresciuta, cosa che non dispiace mai: oggi è circa 31mila euro, più o meno 1500 netti al mese, con cui riesco a mantenermi completamente da sola.
Oggi, pur tenendomi stretta la mia Supply chain, sono molto curiosa di scoprire altri settori, come per esempio il trade marketing e il marketing. Dopo 3 anni e mezzo in Ferrero, sei di stage e tre di lavoro, sento di aver accresciuto molto il mio bagaglio culturale, ma anche di avere moltissimo ancora da imparare.

testo raccolto da Eleonora Voltolina


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