Tre stage e sei città diverse rincorrendo la ricerca: la storia della biotecnologa Claudia Parisi e la sua esperienza all'Efsa di Parma

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 27 Dic 2011 in Storie

L'Efsa, l'Autorità per la sicurezza alimentare di Parma, ha da poco aperto le selezioni per 25 tirocini semestrali ricompensati con un rimborso di oltre mille euro al mese. Tutti i profili vengono valutati, anche quelli non prettamente scientifici, in base alle necessità di ogni divisione. Per candidarsi è sufficiente compilare e spedire via mail il form in inglese: c'è tempo fino al 10 febbraio. Intanto la Repubblica degli Stagisti ha raccolto la storia di una ex stagista Efsa: Claudia Parisi.

Ho 29 anni e sono trentina. Ho frequentato il liceo scientifico a Riva del Garda, ma il quarto anno l'ho passato in Germania con un programma di scambio di Intercultura. Poi dopo le superiori mi sono trasferita a Bologna per studiare Biotecnologie; una scelta non semplice, perché non avevo un'idea precisa su cosa studiare e fino all'ultimo ho pensato di fare Lingue. Prima della pensione mio padre era addetto alla manutenzione in fabbrica e mia madre maestra elementare, quindi non avevo una strada già spianata da seguire.
Alla fine ho seguito le mie inclinazioni scientifiche. Noi del 1982 eravamo le prime
cavie della "riforma 3+2" e abbiamo fatto i conti con una certa confusione organizzativa, che ad esempio mi ha impedito di partire in Erasmus. Mi sono rifatta con la tesi in Spagna, a Santiago de Compostela, ricevendo una borsa di 3mila euro totali dall'università: un'esperienza che ricordo con molto piacere. Santiago è una città vivibilissima e molto economica - per una singola pagavo 150 euro al mese, mentre a Bologna in doppia ne spendevo 250. Ho discusso la tesi specialistica a marzo 2007 e poi sono rimasta qualche mese in Spagna per finire il progetto di laboratorio iniziato in tesi; e per quei tre mesi post laurea ho ricevuto altri 3mila euro, questa volta dall'Unione europea. Mi è stata proposto un dottorato sul progetto di laurea, ma ho rifiutato perché preferivo cambiare ambito di lavoro. Solo dopo ho capito di aver perso una grossa occasione.
Mentre aspettavo risposte ai curriculum mi sono proposta per un tirocinio al Sian, il Se
rvizio di igiene degli alimenti e della nutrizione dell'Ausl di Bologna, e per due mesi ho svolto per lo più funzioni amministrative, senza riceve soldi né grandi attenzioni. Nel frattempo però è arrivato il sì della Fao di Roma - anche in questo caso si trattava di un tirocinio gratuito per il quale mi ero candidata mesi prima -  e da aprile a ottobre 2008 ho lavorato nella divisione Food Quality and Standards Service, occupandomi di piante geneticamente modificate per l'agricoltura: rilevazione degli Ogm, campionamento, analisi di rischio per la salute, traduzione dei rapporti. La supervisione del mio lavoro era affidata a una ragazza in gamba e disponibile però, essendo agli inizi, avrei preferito essere più seguita e guidata. In compenso il mio inglese è molto migliorato e con il nome della Fao il curriculum ha acquisito più valore.
Dopo poco è arrivato il terzo stage, questa volta all'Efsa - European Food Safety Authority di Parma. È stato sufficiente un colloquio telefonico approfondito e a gennaio 2009 ho iniziato
i miei cinque mesi nell'unità che si occupa di Ogm, ricevendo un rimborso di mille euro al mese. Mi sono trovata benissimo: la mia tutor mi assegnava mansioni di ogni tipo e grado di difficoltà, imparavo continuamente, e anche il mio inglese ha fatto un salto di qualità. Alla fine dei cinque mesi il capo dell'unità mi ha proposto un'estensione dello stage di tre mesi, alle stesse condizioni. E finiti gli otto mesi di stage è arrivato un contratto interinale da mille euro al mese netti per sostituzione maternità. Di lì a poco però ho saputo di aver vinto un dottorato a Siviglia e ad ottobre 2009 ho lasciato Parma, dove vivevo ormai da quasi un anno condividendo un monolocale con il mio ragazzo. L'ho fatto a malincuore ma per accedere a contratti stabili nel mio campo il dottorato è indispensabile. Le precedenti esperienze non pagate - lo stage in Fao soprattutto - si sono rivelate determinanti per la vincita del dottorato, per cui non ho rimpianti, anzi; certo senza il sostegno economico dei miei genitori forse non ce l'avrei mai fatta.
Adesso sono al secondo anno di dottorato. Lavoro in un centro di ricerca della Commissione Europea, l'Ipts - Institute for Prospective Technological Studies, e presenterò a breve la tesi all'università di Cordoba. Ho un contratto di tre anni con uno stipendio lordo di 32mila euro all'anno e considerando gli standard sivigliani godo di un certo benessere. Vivo con il mio ragazzo in un appartamento in affitto in centro e sono molto contenta della mia vita; anche se nessuno di noi due ha un lavoro fisso e bisogna anche tenere un occhio al futuro. So di molti colleghi di biotecnologie che stanno lavorando all'estero come me, la maggior parte in progetti di dottorato o post dottorato in Regno Unito, Germania, Svizzera, ma anche Stati Uniti e Canada. Del resto già i nostri professori ci incoraggiavano a prendere la via dell'estero. Non sono sicura di voler continuare nel lavoro di ricerca, mi sentirei più sicura in un lavoro che segua schemi più precisi e regolari. Anzi sto valutando l'idea di cercare lavoro proprio all'Efsa, dal momento che mi ci sono trovata così bene. Anche quello è stato uno stage fruttuoso!

Testo raccolto da Annalisa Di Palo

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