Da Longarone al Ghana passando per il Mae-Crui a New York: la testimonianza di Paolo Dalla Stella, ex stagista UNV

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 20 Lug 2011 in Storie

Sono Paolo Dalla Stella e ho 28 anni. Originario di Longarone, nel bellunese, ora vivo ad Accra, in Ghana, dove sono programme officer presso L’UNDP (United nations development programme - programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) del paese.
Nel 2005 mi sono laureato in Sviluppo e cooperazione internazionale - laurea triennale; tre anni dopo ho conseguito, invece, la magistrale in Cooperazione e sviluppo locale e internazionale, entrambe presso la facoltà di scienze politiche dell’università di Bologna. La mia tesi specialistica, dal titolo “La decentralizzazione della gestione delle risorse naturali nel delta dell’Okavango in Botswana”, è stata realizzata grazie a un periodo di studi sul campo di tre mesi, da settembre a novembre 2007, effettuato presso istituzioni universitarie e di ricerca del Botswana e in alcuni villaggi di una delle aree più remote e marginali del paese. Obiettivo principale era compiere un’analisi di tipo istituzionale e socio-economico dei cosiddetti Community based natural resources management programmes - CBNRM - nella regione del delta dell’Okavango. Il mio soggiorno è stato finanziato da una borsa di studio di 3mila euro della facoltà di scienze politiche dell’ateneo di Bologna, che mi è servita a coprire tutte le spese di vitto e alloggio. Questa esperienza mi ha permesso di approfondire un altro grande interesse personale, quello per le tematiche ambientali. Le mie radici mi hanno sicuramente influenzato: il mio è un paesino di montagna delle Dolomiti, che nel 1963 fu  completamente distrutto dal disastro del Vajont. Ci furono quasi 2mila vittime e i miei familiari furono tra i pochi superstiti. La tragedia del Vajont è un chiaro esempio di cattiva gestione delle risorse naturali, una catastrofe provocata dall’uomo, che ha avuto effetti devastanti sulla comunità. Sono cresciuto ascoltando i racconti dei parenti e questo ha sicuramente avuto un impatto sulle mie scelte accademiche e di lavoro.
Dopo la laurea, è stata la volta degli stage: nel 2008 il tirocinio Mae Crui presso la rappresentanza italiana all’ONU di New York. Si sa che questo tipo di esperienza formativa non prevede rimborso spese né nessun altro tipo di benefit, se non l’assicurazione sul luogo di lavoro, quindi mi sono pagato il soggiorno in America da solo, con risparmi di lavoretti estivi e soldi accumulati dalle borse di studio vinte nel periodo universitario. A New York lavoravo a contatto con il personale diplomatico, partecipavo alle riunioni dell’Assemblea generale, assistendo a negoziati e altri eventi. In tutte queste esperienze all’estero la mia conoscenza delle lingue, inglese e spagnolo, mi ha sicuramente aiutato.
L’anno successivo sono stato a Roma, come stagista nel dipartimento internazionale di Legambiente: lo stage è durato cinque mesi ed era gratuito, ero principalmente di supporto ai membri del dipartimento internazionale.  A luglio 2009 ho fatto domanda per i tirocini UNV: li ho conosciuti tramite il passaparola di amici e mi sono sembrati un’ottima opportunità per avvicinarsi al mondo del lavoro ed entrare in contatto con la cooperazione internazionale. A due settimane dall’incontro mi hanno comunicato di essere stato scelto, destinazione Ghana, con mansione di project associate nell’Environment and energy unit di UNDP. Il tirocinio è durato 12 mesi, con un rimborso mensile di circa 1.700 dollari netti: una cifra cospicua, considerando che si parla di stage, sebbene il costo della vita ad Accra sia molto alto. Oltre all’emolumento mensile, gli UNV interns ricevono una somma iniziale chiamata settling-in-grant (ammonta a circa 2.100  dollari e serve a coprire le spese iniziali sostenute dagli UNV interns, come il soggiorno in hotel durante i primi giorni, acquisto di mobili o utensili per la casa), sono coperti da un’ottima assicurazione e hanno altri benefits, come il viaggio di andata e ritorno. Il mio ruolo era quello di programme officer, mi occupavo soprattutto di supportare l’ufficio e il governo nella formulazione, gestione e monitoraggio dei progetti in ambito ambientale portati avanti dall’Environment and energy unit di UNDP Ghana in collaborazione con il governo, con particolare attenzione al cambiamento climatico e alla riduzione del rischio di disastri naturali.  Dopo il tirocinio è arrivato il contratto con UNDP Ghana con la stessa mansione dell’UNV intern, anche se con maggiori responsabilità. Attualmente ho un contratto di un anno, rinnovabile, e la retribuzione è di 2500 dollari netti (circa 1760 euro).
Il giudizio sulla mia esperienza da stagista è positivo: ho avuto la fortuna di lavorare in un posto in cui i tirocinanti non vengono scelti per fare fotocopie, ma hanno varie responsabilità. Se, come me, ci si trova al posto giusto nel momento giusto, un’esperienza come questa non può non essere che formativa: sono convinto che, per chiunque intenda intraprendere la strada della cooperazione allo sviluppo, qualche anno di esperienza sul campo è fondamentale, per avere un contatto diretto con le realtà locali e comprendere le problematiche dei paesi in cui si opera. Non vorrei poi tralasciare l’aspetto «esperienza di vita», perché trascorrere 12 mesi in una realtà sociale e culturale così diversa arricchisce molto, sia da un punto di vista personale che lavorativo. Vivere in Ghana è più facile di quanto si possa pensare. Il paese sta compiendo significativi progressi sia in campo democratico che di sviluppo e viene spesso considerato un esempio da imitare. Offre tante opportunità e c’è un’ampia comunità  internazionale giovane. Il Ghana più interessante si trova fuori Accra. Ad esempio, lungo la costa atlantica, orlata di bellissime spiagge bianche, ci sono numerosi castelli e forti in cui venivano rinchiusi gli schiavi prima di salpare per le Americhe. Visitare le loro «prigioni», così piccole e disumane, crea un impatto emotivo molto forte. I ghanesi, poi, sono molto cordiali e hanno uno spiccato senso dell’umorismo. Credo di essermi definitivamente innamorato del Ghana durante i mondiali di calcio dell’anno scorso, quando i Black Stars sono arrivati ai quarti di finale (nella foto a sinistra, un momento di esultanza dopo una la vittoria di una partita ai mondiali), eliminati ingiustamente dall’Honduras. In quei giorni, c’era un atmosfera incredibile. Un senso di partecipazione emotiva e gioia cosi sinceri che non saprei come descrivere. Ora, dopo un anno e mezzo, sono ancora di essere contento di essere qui. Certo, non trovo tutte le comodità occidentali e ci sono aspetti a cui non è facile adattarsi, ma ora come ora mi sento ancora fortunato a trovarmi in Ghana e a svolgere un lavoro che mi piace e mi dà soddisfazione.

Testo raccolto da Chiara Del Priore


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