STrAGE, sitcom tragicomica sulla vita dei tirocinanti italiani

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 06 Gen 2013 in Interviste

Un gruppo di giovani napoletani, età compresa tra i 23 e i 28 anni. Una, o anche due lauree in tasca, e la voglia di raccontare l’ingresso nel mondo del lavoro a partire dalla tappa ormai per tutti quasi obbligata: lo stage.stage lavoro O meglio, lo STrAGE, neologismo coniato per una nuova sitcom in otto puntate, in onda da pochi giorni sul portale You-ng. Il documentario è nato grazie a un concorso universitario, girato in un appartamento e autoprodotto grazie a un investimento iniziale dei ragazzi grazie al lavoro volontario di circa una ventina tra tecnici, registi e attori dilettanti, con il supporto di Massimo Masiello e Gigi Savoia, professionisti del panorama teatrale partenopeo. La Repubblica degli Stagisti ha intervistato Katia Muscariello (foto in basso a sinistra), 28 anni, aiuto regista e segretaria di produzione del gruppo, per conoscere il «dietro le quinte».

Come nasce l'idea di questa sitcom?
STrAGE è stato presentato la prima volta a un concorso presso l’università «Suor Orsola Benincasa» di Napoli, dove veniva chiesto di proporre nuove idee per il cinema e la tv. L’obiettivo della sitcom era quello di raccontare il lungo «calvario» dei giovani neolaureati italiani, argomento di cui si discute tanto ma solo per linee generali, senza mai scendere nei dettagli. Purtroppo - o per fortuna - l’idea non ha vinto ma il progetto. Dico per fortuna perché se avesse vinto, probabilmente la sitcom non sarebbe mai nata. Il concorso prevedeva peraltro che il vincitore rinunciasse a qualunque diritto sul progetto.

Quando è stata presentata STrAGE, che reazioni ha suscitato?

La prima presentazione non ufficiale di STrAGE è avvenuta alla nostra università. Siamo tornati alla nuova edizione del concorso del Suor Orsola e abbiamo presentato il trailer dello script che l'anno prima non era  preso in considerazione: volevamo dimostrare che non sempre è necessario vincere e ottenere dei finanziamenti per raggiungere un obiettivo. Gli obiettivi si raggiungono con la passione e la determinazione. Pur senza prenderci troppo sul serio, e senza avere la pretesa di fare un prodotto di pura denuncia sociale - del resto sarebbe assurdo in una sitcom - ci auguriamo comunque che dal riso scaturisca una riflessione.

Di chi è stata l’idea?

Di Chiara Amendola: secondo me è stata una trovata geniale perché mai nessuno si è preoccupato di raccontare, con un prodotto audiovisivo,  come i ragazzi vivono ed affrontano la lunga trafila di stage post-laurea. Oltre a Chiara c'è un elenco piuttosto lungo di persone che ha permesso a STrAGE di venire alla luce. Alcuni sono esordienti, altri sono nomi già noti a Napoli. Tra questi: Daniele Scarpati, co-sceneggiatore insieme alla Amendola, Pasquale Formicola, che si occupa di montaggio e postproduzione, il regista Roberto Colasante, del cast tecnico. Passando agli attori: Claudia Ascanio, Luca Di Gennaro e Gianni Spezzano, della compagnia teatrale Theaterm, Massimo Masiello, noto attore della scena teatrale partenopea e non solo, Laura Minichini, giovane promessa del teatro napoletano, e infine, un'istituzione del teatro campano come Gigi Savoia, nei surreali panni del Jolly. La colonna sonora è firmata dal gruppo Five pieces of lemon. Credo molto nel lavoro di squadra, senza di questo non esiste confronto e non c'è crescita. Condividere le emozioni derivanti dalle nostre esperienze, ci ha permesso di sdrammatizzare le situazioni più complicate e di fare di questo handicap un punto di forza.

stage lavoroSiete alla prima esperienza in questo tipo di produzione?
La maggior parte di noi ha una laurea in tasca, o anche due. Abbiamo alle spalle più o meno lo stesso percorso di studi in scienze della comunicazione, seguito dalla laurea specialistica in scienze dello spettacolo e della produzione multimediale. Altri, dopo la laurea triennale in comunicazione, scuole di regie o recitazione. Usciti dall’università ci siamo trovati ad affrontare il lungo calvario degli stage, alcuni decisamente surreali e ai limiti della realtà. Stiamo riuscendo, con sacrifici vari, a fare cose che rientrano nella nostra area professionale, ma abbiamo dovuto alternarle ad altre poco affini per riuscire a rientrare nelle spese. Il call center, il supermercato, l’animazione sono lavoretti che ci hanno permesso di coltivare i nostri interessi. Alcuni di noi sono giornalisti, altri si occupano di produzione multimediale, poi ci sono quelli che hanno intrapreso l’arte teatrale e della scrittura creativa. STrAGE è il primo prodotto confezionato in maniera professionale, ma ci siamo già in passato destreggiati con alcune idee per la radio. Vorrei sottolineare la presenza nel progetto di una grande componente femminile, sia nell’area creativa, sia in quella più tecnica e produttiva. Siamo brave non solo a motivare il gruppo, ma anche a metterci in gioco. 

Come sarà articolata e su quali canali sarà trasmessa?

STrAGE verrà trasmessa sulla web tv del portale www.you-ng.it, la cui filosofia ben si sposa con il progetto. You-ng è un portale di informazione giovane che nasce dalla volontà di reagire proprio a questo sistema. Parte dal concetto di meritocrazia, i suoi fondatori hanno lasciato lavori precari e sottopagati per dedicarsi a un progetto più ambizioso, che possa creare garanzie per il futuro. Abbiamo previsto otto puntate di circa dieci minuti ciascuna per la prima stagione ma non è detto che non possano aumentare. Quasi tutti i protagonisti, cinque in totale, hanno una «doppia vita». Alternano allo stage un secondo lavoro, necessario per pagare l’affitto [a sinistra, una foto del backstage]. Qualcuno di loro potrebbe essere in procinto di mollare i propri sogni per l’indipendenza, altri faranno di necessità virtù, come Ricky che non riuscendo a emergere come organizzatore di eventi, accetterà di lavorare nell’azienda di pompe funebri di famiglia reinventandosi funeral planner: lui aiuta le anime «a lasciare questo mondo con classe!»

Perché proprio il tema dello stage?

Oggi si parla tanto di disoccupazione e di lavoro precario ma in pochi approfondiscono l’argomento relazionandosi con chi è direttamente coinvolto. Noi vogliamo raccontare questa realtà in maniera non convenzionale. Ottenere uno stage non sempre rappresenta un’opportunità per crescere professionalmente. Spesso si tratta di esperienze in cui c’è ben poco da apprendere, senza orari definiti, senza un minimo di rimborso spese e soprattutto alle dipendenze di personaggi a cui non interessa altro che sfruttarti per evitare di assumere personale. Situazioni al limite dell’assurdo che però viste dall’esterno sono al tempo stesso divertenti e paradossali. 

Dal titolo si nota una certa accezione negativa...

In realtà la nostra intenzione è quella di affrontare il problema in maniera tragicomica, senza toni polemici. STrAGE è una sitcom, il suo principale obiettivo è divertire quindi chi la guarda.

E il suo punto di vista personale?

La mia esperienza con gli stage è stata quasi sempre negativa, fatta salva quella con Europroduzione che mi ha realmente fruttato un lavoro, anche se precario, e quella alla radio dell’università, che mi ha permesso di conoscere il mio attuale gruppo di lavoro. Tutte le altre volte che mi hanno contattata, esaminata o impiegata in uno stage - e sono davvero innumerevoli, credetemi - mi sono purtroppo trovata sempre di fronte a realtà lavorative poco serie, per non dire addirittura «malsane». In un mondo che funzioni decentemente, un datore di lavoro dovrebbe cercare stagisti per valutare, selezionare e formare un potenziale futuro collaboratore, contrattualizzato e regolarmente retribuito, e non per infoltire una schiera di «schiavi» intercambiabili e usa e getta da poter sfruttare all'interno del proprio organico. Uno stagista dovrebbe farsi le ossa, non farsele rompere, le ossa. Imparare a mettersi in gioco, e non essere trattato come un giocattolo. Avere la possibilità di accrescere il proprio bagaglio di competenze professionali, e non essere costretto a fare i bagagli ogni tre mesi per passare a una nuova azienda.  Anche a costo di sembrare populista, dico che non si sta facendo abbastanza per gli stagisti da un punto di vista legislativo, forse non si sta facendo un bel niente. Le soluzioni da adottare si possono racchiudere nelle parole «garanzia», «tutela» e «serietà». Quando si offre uno stage, si stanno offrendo speranze e aspettative a un aspirante lavoratore.

 

Guarda qui la prima puntata:

 

Chiara Del Priore

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