Diario di una precaria (sentimentale), in scena il dramma ironico di una disoccupata

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 26 Mar 2011 in Approfondimenti

Assunta Buonavolontà ha 25 anni e si è appena laureata con il massimo dei voti in Scienze della comunicazione. Piena di aspettative per il futuro, Assunta (lo è solo di nome) scoprirà presto che non basta chiamarsi Buonavolontà - confidando nel nomen omen - per trovare lavoro: il precariato diventa il suo limbo permanente. Un'eroina moderna, interpretata da Maria Antonia Fama, che racconta con ironia dal palcoscenico le tortuose vicende paralavorative di una giovane dei nostri giorni, nel monologo Diario di una precaria (sentimentale), per la regia di Manuel Fiorentini. Tratto da un radiodramma - di cui la protagonista, giornalista di Radio Articolo 1, è peraltro anche autrice - poi diventato rubrica sul sito Rassegna sindacale, lo spettacolo è approdato in teatro un paio d'anni fa: la scorsa settimana è andato in scena a Roma, al Teatro Studio 1, con un buon successo di pubblico.

Il merito principale della messa in scena è di rivisitare in chiave ironica il tema – ben poco comico per la verità – della disoccupazione e del lavoro precario, non smettendo mai di far ridere per tutta l’ora e mezzo dello spettacolo. E dire che ce ne vuole: Assunta si è trasferita a Roma in un appartamento sulla Nomentana che divide con l’amica Lalla, ma praticamente passa le giornate in tuta sul divano o in fila in un qualche ufficio a caccia di lavoro. Bollette da pagare, curriculum inviati in ogni dove, Assunta arriva al suo primo colloquio di lavoro in un Cpi, il contrario del Cpt – spiega lei – perché si tratta di un «centro di permanenza infinita». Alla fine però il lavoro agognato arriva, ed è – neanche a dirlo – per il classico call center. Ecco che Assunta si ritrova a chiamare la signora Serviddio per la Suck up my sock, azienda specializzata nella vendita di aspiracalzini contro mariti disordinati, ma come se non bastasse deve subire le rispostacce al telefono di casalinghe imbizzarrite. Di lì allo psicanalista – una voce fuori campo che parla come il mitico Ruggero (Carlo Verdone) di Un sacco bello – il passo è breve. Assunta però sa già che il suo problema non è una «pulsione sessuale recondita, e un desiderio di sottomissione segreto», come vorrebbe farle credere lui.

E alla fine, tormentata da sogni notturni sul suo idolo Marcello Mastroianni, decide di buttarsi su quello che desidera davvero. Fare l’attrice. E scoprirà anche qui che il massimo che possono offrirle, non essendo una modella che «non sa fare niente ma lo sa fare con grande charme», è una versione soft del lavoro in nero, quello «grigio topo». Le soddisfazioni non tardano ad arrivare. Assunta viene subito scritturata per una fiction d’impegno su una madre coraggio: una che – racconta lei – fa sacrifici durissimi per permettere alla figlia di partecipare al concorso di Miss Maglietta Bagnata, ma alla fine viene premiata, perché incontra Fabrizio Frizzi che la sceglie per Miss Italia. Esilarante la scena finale. Presa dai rimorsi la nostra Assunta – avvolta in un’atmosfera da film horror - va in chiesa a confessare di aver peccato. Lei infatti è diventata una «perversa e pervertita precaria» che con i datori di lavoro non ha altro che rapporti occasionali. Per chi è nella stessa condizione di Assunta sembra di assistere alla rappresentazione della propria vita, accompagnata però da una sana dose di risate contro la depressione.


Ilaria Mariotti

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