Che fine ha fatto l'impresa a 1 euro per i giovani? Incagliata nella burocrazia

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 16 Giu 2012 in Approfondimenti

Il decreto Sviluppo votato ieri dal consiglio dei ministri ha eliminato il limite di età: d'ora in avanti chiunque potrà fondare una ssrl, anche gli over 35. StagistiPeccato che fino ad oggi non ci siano riusciti nemmeno gli imprenditori più giovani. Sì, perchè della società semplificata a responsabilità limitata, la cosiddetta «impresa a 1 euro», si sono perse le tracce. Il governo Monti con il decreto 1/2012, poi convertito nella legge 27 approvata il 24 marzo, aveva istituito questa formula societaria per i giovani. Condizione per fondarla: che i soci, alla data della firma dell'atto costitutivo, non avessero ancora compiuto il 35simo anno di età. Un limite che ieri è stato cancellato.
Obiettivo dichiarato della norma originaria era quello di favorire l'imprenditoria giovanile, sia riducendo i costi di avviamento che snellendo gli aspetti burocratici. In particolare abolendo l'imposta di bollo (65 euro) e i diritti di segreteria (92,60 euro), oltre agli oneri notarili, quantificabili tra i 600 e gli 800 euro. E concedendo di versare un capitale sociale pari a 1 euro anziché 10mila.
Un elemento, quest'ultimo, che non ha mancato di suscitare qualche critica. Una su tutte: come potranno queste aziende accedere al credito? Chi si fiderà a diventare loro fornitore visto che il capitale sociale, la garanzia in caso di mancato pagamento, è pari ad appena un euro? Anche per rispondere a queste sollecitazioni l'esecutivo ha deciso ieri che il 25% degli utili dovrà essere accantonato fino a che non sarà raggiunta la somma di 10mila euro, che diventeranno il capitale sociale dell'azienda.
La legge votata a marzo ha creato intorno a sé una grande attesa. Il testo prevedeva che entro 60 giorni dall'approvazione il governo avrebbe emesso un decreto attuativo, all'interno del quale avrebbe definito un modello standard di statuto societario. Quest'ultimo elemento è il 'grimaldello' che permette di abbattere i costi legati ai notai - che non dovrebbero più elaborare un atto, ma limitarsi a riempire il modulo tipizzato con i dati anagrafici dei soci.
I 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale sono però scaduti il 25 maggio, e del decreto attuativo nemmeno l'ombra. Un ritardo che viene segnalato anche da alcuni diretti o indiretti interessati, come
Franco Meloni sul blog aladinpensiero e Maurizio Frontera con una lettera pubblicata sul sito del senatore Pietro Ichino. «La legge viene applicata con comodità» è il commento amaro di Meloni [nella foto a sinistra]. Suo figlio Francesco, grafico 32enne, ha ricevuto un finanziamento nell'ambito deStagistil progetto Promuovidea: inizialmente pensava di dar vita ad una società individuale, ma si è fermato in attesa che venisse definita la ssrl. Il risultato è che è ancora fermo. Il padre, dopo aver scritto più volte ai ministeri competenti, è finalmente riuscito ad ottenere una risposta. In pratica, il ministero dell'Economia e quello dello Sviluppo economico hanno fatto la loro parte, inviando la documentazione al ministero della Giustizia il 18 maggio. Quest'ultimo, il 25 maggio, ha trasmesso il tutto al Consiglio di Stato, chiamato ad esprimere un parere ai sensi della legge 400 del 1988.
Peccato però che la richiesta sia partita in grandissimo ritardo: proprio il giorno in cui la legge avrebbe dovuto diventare pienamente operativa. Il CdS si è mosso anche in fretta, esaminando la questione lo scorso 7 giugno, ma il relatore non ha ancora messo per iscritto la decisione dei giudici. Stando al regolamento avrebbe un anno di tempo per farlo: ma, assicurano dall'ufficio stampa di Palazzo Spada, il parere verrà consegnato in «tempi brevi». Quanto, non si sa. Il Consiglio di Stato esprimerà le proprie osservazioni in un parere non vincolante che il ministero potrà recepire in tutto o in parte. Nel caso in cui il guardasigilli decida di modificare il decreto attuativo dovrà poi rimandare il testo perchè venga approvato dal ministero dell'Economia e da quello dello Sviluppo economico. A questo punto almeno non sarà più necessario un secondo passaggio al CdS.
Intanto, mentre la burocrazia è al lavoro, i giovani aspiranti imprenditori aspettano. Il problema per loro non riguarda solo la frustrazione ben riassunta da Frontera che, nella sua lettera a Ichino, si definisce «un giovane cittadino italiano che dà l’ultima possibilità al suo Paese prima di andare via». Al danno si aggiunge una piccola beffa: il parere del Consiglio di Stato è solo consultivo, non vincolante. In altre parole, paradossalmente il ministero della Giustizia potrebbe anche decidere di ignorarlo.
StagistiIntanto però aspetta di riceverlo prima di pubblicare il decreto attuativo - e di dare dunque la possibilità di fondare una ssrl. 
L'inerzia dell'esecutivo rispetto a questo provvedimento crea qualche malcontento all'interno della stessa maggioranza. La deputata Amalia Schirru [nella foto a destra] insieme ad alcuni colleghi del gruppo del Partito democratico ha infatti depositato lo scorso 6 giugno un'interrogazione parlamentare per chiedere al ministro Paola Severino «quali iniziative si intendano avviare perché venga adottato con la massima urgenza il provvedimento», così che si possano dare «risposte certe e rapide ai nuovi imprenditori».
I quali è bene che sappiano fin da subito che, anche quando il decreto attuativo verrà pubblicato, non potranno pensare di avviare un'attività con un solo euro. Lo slogan si riferisce infatti al solo capitale sociale ma ci sono alcune spese che il governo non ha affatto abolito: per fondare una società semplificata occorre comunque versare l'imposta di registro (168 euro), la tassa annuale per la bollatura dei libri contabili (309,87 euro) e l'iscrizione alla Camera di Commercio (200 euro). Sarà anche semplificata, insomma, ma l'«impresa a 1 euro» ne costa quasi 700. 
In più, gli over 35 che decideranno di usufruire di questa tipologia dovranno pagare l'imposta di bollo sull'atto costitutivo e sui libri contabili. Il testo approvato dal governo stabilisce poi che «il ministero della Giustizia fissa l’importo massimo per il rimborso delle spese generali che il notaio può chiedere nel caso in cui i soci abbiano età superiore ai 35 anni».
In ogni caso, al momento, sia over sia under 35 aspiranti fondatori di società semplificate a responsabilità limitata  restano in attesa - e ancora non si sa per quanto.


Riccardo Saporiti

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