Non più bambini, oggi le Cicogne portano babysitter

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 12 Giu 2012 in Approfondimenti

«Quando mi si è presentata quest'occasione, ho capito che non potevo rimandare».Stagisti Sarà stato il dna imprenditoriale - la madre ha un negozio per bambini, il padre un'azienda di sanitari - fatto sta che quando si è trovata di fronte alle condizioni giuste, Monica Archibugi non ha esitato. Ed ha fondato «Le Cicogne».
Quasi 24 anni, al primo anno del biennio di specializzazione in Economia e gestione delle imprese e dei servizi sanitari alla Cattolica di Roma, ha trasformato il passaparola in impresa. Sì, perché Lecicognebabysitter è un sito dove i genitori possono trovare studentesse universitarie disponibili ad accudire i loro figli, ad andarli a prendere a scuola, ad aiutarli a fare i compiti. «Lavoro da quando ho 18 anni. Ho fatto la commessa in diversi negozi, ho avuto un posto da segretaria, ho svolto anche un tirocinio in università. E ho fatto anche la babysitter: ma all'inizio solo sporadicamente».
Col tempo, Monica si è resa conto che «era il lavoro più comodo: si svolgeva vicino casa ed era quello maggiormente remunerativo». E garantiva 8 euro l'ora contro i 6 euro guadagnati facendo la commessa o la segretaria. Senza contare che si trattava di un impegno più flessibile e meno gravoso in termini di tempo. L'idea che ha permesso di fondare un'impresa è arrivata quando «mi è stato chiesto di accompagnare, con la mia macchina, una bambina a fare sport». Da qui è nato il «baby-taxi», uno dei servizi offerti dalle Cicogne. «In poco tempo la voce si è sparsa e io non facevo altro che girare per andare a prendere i bambini a scuola e portarli in palestra, a lezione di musica, alle feste di compleanno». Le richieste erano così tante che «non riuscivo più a gestire la domanda. Allora ho coinvolto delle amiche».
È stato in questo momento che ha visto
«un'occasione d'oro per fare incontrare la domanda dei genitori e l'offerta delle ragazze», capendo che non era possibile rimandare: «Se avessi aspettato, avrei perso i contatti con i genitori. In più, le ragazze arrivavano da sole, grazie al passaparola. Ho visto un bisogno e ho voluto approfittarne per creare un business».Stagisti Ecco quindi che, nell'ottobre dello scorso anno, è nato il sito: pensato per ragazze che hanno dai 18 ai 28 anni, che ancora studiano oppure si sono appena laureate e cercano un lavoro. E intanto arrotondano facendo le babysitter.
L'esistenza ufficiale delle Cicogne, con la dichiarazione di inizio attività e l'attivazione della partita Iva, è avvenuta però solo a febbraio 2012. «Mi ero rivolta alla Camera di commercio di Roma ma, registrando così la mia attività, avrei dovuto pagare ogni tre mesi 800 euro all'Inps, una cifra che non guadagno nemmeno ora». Continuando ad informarsi su Internet, Monica ha realizzato di possedere le caratteristiche di un lavoratore autonomo: «A quel punto sono andata all'Agenzia delle entrate dove è bastata una mattinata per ottenere la mia partita Iva». Nessun capitale versato, quindi, ma solo le spese di creazione e registrazione del sito, i volantini pubblicitari, i biglietti da visita e il materiale di cancelleria. Circa 2mila euro di risparmi che la giovane ha voluto investire per dare vita alla sua attività. Senza bisogno di un ufficio: «Lavoro da casa, dove ho collocato la sede legale», e grazie a degli amici disposti ad aiutarla nella realizzazione del sito, le Cicogne sono finite online.
Ma come funziona questo portale? In pratica, fa incontrare domanda ed offerta. Ai genitori l'utilizzo del sito non costa nulla, visto che versano quanto dovuto direttamente alle ragazze (chiamate
«cicogne»). Per ogni attività viene segnalato un prezzo di massima, ma Monica tiene a sottolineare che non prende alcuna percentuale: «Si tratta solo di indicazioni per aiutare i genitori e le babysitter a definire il costo del servizio». Resta, al momento, un problema: verificare che i pagamenti non avvengano in nero. «Purtroppo ancora non ho un meccanismo che mi consenta di farlo» ammette «ma io esorto le famiglie ad utilizzare modalità di pagamento regolari come i buoni lavoro o i contratti di tipo occasionale, addirittura part-time per quelle giovani che lavorano di più. Il problema più comune è la scarsa conoscenza: molti non conoscono queste tipologie o pensano che siano troppo complicate». L'intenzione, però, è quella di implementare il sito con una sezione informativa dedicata a queste tematiche.
I ricavi di quest'attività arrivano dunque dalle babysitter: 20 euro per registrarsi sul sito, più un rinnovo mensile dell'iscrizione, a partire dal terzo mese, di 10 euro. Per ora i pagamenti avvengono solo in contanti, in futuro anche online. «Sono partita a ottobre con cinque amiche, oggi abbiamo superato le 150 iscrizioni anche se le ragazze attive sono novanta». Cui si aggiungono anche dieci «Cicogne blu», ragazzi disponibili innanzitutto per le ripetizioni ma piano piano anche per le altre attività. A loro il compito di occuparsi dei figli di oltre un centinaio di famiglie che utilizzano i servizi offerti. Ovvero il classico babysitting, il «baby taxi» che ha dato vita a questa realtà e il «baby teaching»,  appunto le lezioni a domicilio.
Come vengono scelte, però, le cicogne? «Conosco personalmente
Stagisti tutte le ragazze e i ragazzi e questo è un fattore fondamentale. Voglio essere sicura che siano tutti educati, gentili, disponibili e soprattutto volenterosi». Una volta arruolati, è direttamente Monica a scegliere quale inviare nelle singole famiglie sulla base di tre criteri: la disponibilità nei giorni richiesti, la vicinanza, l'anzianità di registrazione sul sito. In futuro però questo meccanismo cambierà: «Voglio modificare il portale dando alle ragazze la possibilità di rendersi disponibili per una o più offerte. A quel punto i genitori potranno scegliere, tra le persone disponibili, una sola persona, in base alle referenze e ad un sistema di feedback che misuri il gradimento del servizio che verrà implementato sul nuovo sito». Prima di assumere una ragazza le famiglie non avranno accesso «alla foto, al cognome e nemmeno al cellulare». Questo «per evitare discriminazioni e per evitare che vengano sommerse di telefonate, magari anche per dei lavori troppo lontano da casa loro».
Una volta entrate in contatto con le famiglie, però, perché le Cicogne dovrebbero rimanere attive sul portale? «Per due motivi» risponde sicura Monica: «Intanto per trovare altre offerte di lavoro ed incrementare i guadagni, e poi per assicurarsi una sostituta in caso di necessità». Il sito offre infatti anche questo servizio, possibile grazie al fatto che «i genitori si fidano». Anche se è capitato che, dopo i primi due mesi, qualche cicogna abbia abbandonato il nido per continuare in solitaria. «Io sono felice comunque. Non voglio obbligare nessuno a rimanere registrato. E poi possono tornare in qualsiasi momento».
Fin qui il presente. Le prospettive per il futuro, però, non mancano. Un vero e proprio boom di contatti il sito li ha registrati dopo che, a fine marzo, Monica ha partecipato ad una puntata di «PiazzaPulita», il programma di Corrado Formigli su La7. Oltre a rac
Stagisticontare della sua esperienza di imprenditrice, la giovane ha avuto modo di dire la sua anche sulla modifica dell'articolo 18: «Licenziare più facilmente non è un tabù, anzi dovrebbe essere un modo per incentivare le persone a dimostrare che possono dare di più».
Anche grazie a questa visibilità mediatica, che ha portato «Le Cicogne» perfino sul Corriere della Sera, Monica punta ad espandere la sua attività: al momento sta partecipando ad un corso per start-up chiamato InnovAction Lab. Iniziato a metà aprile, entro fine giugno le permetterà di elaborare un business plan da presentare ad alcuni potenziali investitori. E chissà che tra loro Monica non trovi qualcuno disposto a spendere i 3mila euro necessari per modificare il sito, allargando così il volo delle Cicogne dalla sola città di Roma a tutta l'Italia.

Riccardo Saporiti

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