Nuovo apprendistato, più incentivi alle imprese e niente obbligo di assunzione

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 13 Lug 2015 in Notizie

Rendere l'apprendistato più appetibile per le imprese. È l'obiettivo che si prefiggono alcune misure approntate dal governo e da introdurre nei prossimi decreti attuativi del Jobs Act, sempre che il parlamento dia il suo beneplacito - per ora si tratta di uno schema di decreto legislativo. Lo ha annunciato il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba alla presentazione del rapporto Isfol sull'apprendistato, da cui è emersa l'ennesima conferma che questa tipologia di contratto tiene nonostante la crisi, senza però riuscire a decollare. Le assunzioni in apprendistato sono di nuovo scese nel 2015 del 14%, dopo una lieve salita - 4% - nel primo trimestre del 2014. Delle tre tipologie esistenti - professionalizzante, per il diploma e la qualifica professionale e di alta formazione - l'unica applicata nella pratica continua a essere solo la prima, che da sola copre il 91% di tutte le assunzioni in apprendistato.

Dati insomma non confortanti, a cui si vuole tentare di porre un argine intervenendo sugli incentivi alle imprese. In primis con l'aliquota contributiva: oggi è al 10%, la si vorrebbe portare al 5% «a titolo sperimentale, per le assunzioni con contratto di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma dì istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore a decorrere dalla data di entrata in vigore dei presente provvedimento e fino al 31 dicembre 2016», come si legge sulla bozza del provvedimento in esame alla commissione Lavoro alla Camera.

Verrò poi eliminato il «contributo di licenziamento» e introdotto «lo sgravio totale dei contributi a carico del datore di lavoro, incluso il contributo di finanziamento dell'Aspi», oltre a un finanziamento pari a «27 milioni di euro per ciascuna annualità da destinare ai finanziamento dei percorsi formativi degli anni 2015/ 2016 e 2016/2017 rivolti all'apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore». Una tentativo per ridare slancio alle tipologie di apprendistato meno diffuse e provare a realizzare quel sistema duale alla tedesca a cui il governo Renzi guarda dall'inizio del suo mandato.


I vantaggi per gli imprenditori sono anche quelli già entrati in vigore con il decreto legislativo 81, già legge dal 15 giugno«Per i datori di lavoro che occupano almeno 50 dipendenti scompare l'obbligo di stabilizzazione per gli apprendisti assunti con contratto di primo e terzo livello» ha chiarito Bobba «e non vi è vincolo di retribuzione per il periodo di formazione svolto fuori dell’impresa, mentre è fissata nel 10% la retribuzione del periodo di formazione dentro l’impresa».

Per la scuola è stata poi introdotta la possibilità di conseguire la maturità con l'apprendistato con un monte ore formative da svolgere in impresa da determinarsi tramite decreto interministeriale, oltre all'opzione di sviluppare percorsi di alternanza scuola-lavoro di 200 o 400 ore a seconda della filiera liceale o tecnica.


Per il sistema duale, si è pensato invece a un meccanismo che preveda il conseguimento della qualifica e del diploma professionale nel regime di apprendistato con la metà dell'orario svolto nella istituzione formativa e l'altra metà in azienda. In più la possibilità di conseguire i medesimi titoli sviluppando percorsi di alternanza al posto dell'apprendistato, con 400 ore annue di formazione in impresa.


«La strategia di questo governo per l'apprendistato è provare a far decollare quelli di primo e terzo livello, cioè quelli con preminente valenza formativa, per ridurre la dispersione scolastica e creare un collegamento stabile tra scuola e lavoro» ha spiegato Bobba in un'intervista disponibile sul sito dell'Isfol. Specificando che «il ruolo delle imprese è essenziale perché se non decidono di diventare formative prendendo giovani o in alternanza scuola-lavoro o in apprendistato avremo avuto grandi propositi ma la realtà resterebbe tale e quale».


E c'è da sperare che le imprese collaborino davvero, perché il contenuto del provvedimento è una virata tutta a loro favore, come si evince dai primi decreti attuativi del Jobs Act e dalla legge sulla Buona scuola appena approvata in Parlamento.


Ilaria Mariotti 

Community