No al lavoro al massimo ribasso, il ministero modifica un bando per restauratori dopo le proteste

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 25 Ago 2021 in Notizie

Beni culturali lavoratori sottopagati lavoro gratuito ministero della cultura

Un bando per la selezione di tre sole figure professionali che riesce a fare molto rumore e obbliga il Ministero della cultura a una retromarcia. È la selezione di restauratori di materiali cartacei pubblicata dal Mic il 15 luglio per una procedura comparativa finalizzata al «conferimento di tre incarichi individuali, per lo svolgimento di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di beni la cui tutela è affidata all’Istituto centrale per la grafica».  Apparentemente una buona notizia per il settore cultura, che viene da due anni di lavoro ai minimi termini, ma in realtà più che un’offerta di lavoro sembra una richiesta di prestazione gratis.

Il bando, infatti, nella sua prima versione prevedeva all’articolo 7 per la “valutazione comparativa delle candidature” la nomina di una Commissione interna che avrebbe accertato il possesso dei requisiti e attribuito dei punteggi per la valutazione di merito del curriculum secondo dei parametri ben definiti per titolo di studio ed esperienza lavorativa. Scorrendo la specifica saltano all’occhio i comma 7 e 8. Nel primo si precisava che sarebbero stati attribuiti 0,50 punti «per ogni riduzione di un euro sulla tariffa oraria definita nel bando di 35 euro per prestazioni per l’Istituto e per gli esterni», nel secondo, addirittura, che sarebbe stato attribuito un punto aggiuntivo «per la disponibilità di ogni ora lavorativa settimanale gratuita a favore dei beni dell’Istituto». In pratica il ministero della Cultura nel bando per la selezione di restauratori per l’Istituto centrale per la grafica metteva nero su bianco che chiunque avesse offerto una riduzione in euro quanto più alta sulla tariffa base oraria definita e una disponibilità a lavorare gratis per più di un’ora a settimana avrebbe avuto più punti e quindi più possibilità di essere selezionato.

Accetta di lavorare gratis e sarai selezionato. Un concetto a cui i giovani italiani, purtroppo, sono abituati, ma che stride più del solito se a dirlo è un ministero. Ad accorgersi dell’incredibile refuso è stata l’associazione Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali, che dal 2015 porta avanti una battaglia per la valorizzazione dei lavoratori dei beni culturali. E che il 20 luglio è partita all’attacco con una campagna sui social «Più lavori gratis più hai punteggio» o «Se lavori gratis, scali la graduatoria» chiedendo direttamente al ministero, su Twitter, «Stavolta l’hanno addirittura scritto nero su bianco, in una guerra al massimo ribasso. Non vi vergognate a speculare così sulle nostre vite?».

Grande stupore anche perché nemmeno due settimane prima, nel corso del G20 cultura, l’associazione era stata a Roma a manifestare e lì aveva incontrato il sottosegretario Lorenzo Casini portando come sempre avanti tutte le battaglie intraprese in questi anni. «A fine giugno avevamo manifestato davanti al ministero della cultura con le lavoratrici e i lavoratori esternalizzati di tutta Italia, da Taranto a Roma a Milano», spiega
alla Repubblica degli Stagisti Rosanna Carrieri, 25 anni, portavoce dell’associazione . La decisione di manifestare era stata presa dai lavoratori del settore culturale, «noi abbiamo colto questa richiesta e deciso di unirci alla protesta, vista anche la situazione sempre più difficile nel nostro settore, peggiorata a causa della pandemia». Grazie a questa manifestazione l'associazione aveva finalmente ottenuto un primo incontro con il ministero. Contatto stabilito, interlocuzione partita, e da qui la prima richiesta concreta: modificare il bando (di cui curiosamente, a oggi, è impossibile reperire la prima versione).
 
Ricapitolando: con questa selezione chi si offriva per una retribuzione più bassa aveva più chance di essere chiamato. Ma già il compenso di partenza scelto dal ministero – da cui quindi partire per la cifra al “ribasso” – era minimo: una tariffa oraria di soli 35 euro.

La protesta sollevata sui social dall’associazione Mi Riconosci? questa volta ha ottenuto un grande risultato. La denuncia pubblica, infatti, è del 19 luglio e già il giorno seguente l’ufficio stampa del Mic era uscito con un comunicato dichiarando che «Il capo di gabinetto del ministero della
cultura professor Lorenzo Casini ha provveduto a richiedere la modifica immediata del bando emanato dal Direttore dell’Istituto centrale per la grafica, con la richiesta di cancellazione della parte relativa all’attribuzione di un punteggio nella valutazione delle candidature che offrano “disponibilità di ore lavorative gratuite a favore dei beni dell’Istituto”. Il bando in questione dovrà essere modificato anche nel punto in cui si fa riferimento all’attribuzione di punteggio nei casi di “riduzione della tariffa oraria settimanale definita nel bando”, che dovrebbe essere ritenuta congrua per lo svolgimento delle attività ipotizzate».

Il comunicato è stato condiviso sui social network: «Per il ministero della Cultura nessuna prestazione professionale, per di più specializzata e altamente qualificata come quella dei restauratori, dovrebbe essere oggetto di meccanismi di ribasso retributivo» è la
precisazione del capo di gabinetto Casini. La soddisfazione dell’associazione Mi Riconosci? è palpabile: «Abbiamo dovuto lavorare e lottare per più di cinque anni, ma alla fine per la prima volta è successo: il ministero della Cultura ha modificato un bando facendo seguito a una nostra denuncia, con parole che sembrano uscite dal nostro ufficio stampa».

Un risultato importante che, però, è solo «una goccia in un vaso», visto che servono «riforme che blocchino tutti i bandi di questo tipo». E resta sullo sfondo una domanda: com’è possibile che dal ministero nessuno avesse pensato prima della pubblicazione del bando che una richiesta di quel tipo fosse sbagliata? L’associazione dopo questo importante traguardo raggiunto non demorde e va avanti contro tutti i bandi che chiedono il massimo ribasso e il lavoro gratuito.

Nel settore culturale «la situazione concorsi è abbastanza variegata,
e la pratica delle richieste al ribasso è abbastanza diffusa» spiega Carrieri: «Ma non dimentichiamo, ad esempio, il bando per la digitalizzazione che cercava figure altamente specializzate per dar loro solo dei tirocini sottoretribuiti con una cifra forfetaria». Come a dire: potrebbe andare anche peggio, anzi a volte va peggio.

Al momento è ancora possibile far domanda per questa selezione: il termine ultimo di partecipazione è la mezzanotte del 31 agosto. Bisogna ricordare che gli incarichi non hanno limiti temporali precisi, visto che all’articolo 5 il bando spiega che «quando il primo operatore raggiungerà un fatturato complessivo compreso tra i 10mila e i 12mila euro, gli subentrerà il secondo e così via il terzo e poi nuovamente il primo, fino a un massimo di tre». Il tutto per tre anni rinnovabile una sola volta, con un contratto «professionalmente autonomo».

L’associazione Mi Riconosci?... nel frattempo continua a portare avanti un dialogo con il ministero sulla gestione più ampia del settore culturale e dello sfruttamento dei lavoratori e lavoratrici del settore: «È la prima volta che il ministero accoglie in modo così evidente una nostra richiesta. In passato abbiamo evidenziato altre problematiche simili ma quando abbiamo chiesto tavoli di confronto siamo stati spesso ignorati», osserva Carrieri: «Perciò questo risultato è importante, probabilmente anche frutto della mobilitazione degli ultimi mesi. Non basta, però, rettificare un bando per risolvere tutte le difficoltà che ci sono nel settore». L’obiettivo, infatti, è continuare il dialogo con il ministero e «riuscire man mano a ottenere un vero riconoscimento delle professioni dei beni culturali tale da renderle professioni sostenibili».

Per questo motivo l’associazione era presente il 29 e 30 luglio a Roma per organizzare un Oltre il G20 insieme all’Unione sindacale di base, all’associazione nazionale archivistica italiana, all’associazione italiana biblioteche e a tante altre. L’obiettivo era porre in contraddizione questa riunione dei ministri della Cultura delle venti più grandi economie del mondo con lo stato attuale del mondo culturale. «C’è stato uno spettacolo passerella al Colosseo» si rammarica Carrieri, mentre il ministro Franceschini «continua a parlare a pochi eletti ignorando le lavoratrici e i lavoratori del settore culturale». Emblematico resta il video del dialogo tra il Presidente del Consiglio Draghi e Franceschini che l’associazione è riuscita a catturare durante una passeggiata all’interno del Colosseo nel G20, in cui a proposito delle critiche degli archeologi nei confronti del progetto Colosseo, l’attuale presidente del Consiglio diceva che «se uno ascolta troppo gli esperti non fa niente».  Una frase «che ci sembra abbastanza emblematica di quello che è stato il G20 cultura e di quanto ci fosse stato bisogno di manifestare in quei giorni».

Ora restano vive le battaglie per la stabilizzazione dei lavoratori esternalizzati e la richiesta di pieno riconoscimento: «Fin quando il ministero tratterà la cultura come un passatempo o un hobby non ci sarà un vero riconoscimento delle professioni dei beni culturali».

Marianna Lepore

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